CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 177

Borgo Cornalese, piccolo gioiello alle porte di Torino

È un borgo millenario alle porte di Torino, dove il tempo si è fermato, tra vecchi granai, scuderie, un mulino, lunghi porticati, un parco di 16 ettari, un giardino con roseto, viali di pioppi, tigli e querce. È poco conosciuto, lo sarà molto di più tra un pò di tempo, merita una visita, magari una domenica con un bel sole. Non è sempre visitabile, quindi bisogna controllare il sito online prima di partire. È il Borgo Cornalese, a Villastellone, presso Moncalieri, un grande complesso architettonico a 20 minuti di auto da Torino. Si tratta di un’area molto vasta e molto pratica tanto che i giornali locali la chiamano il “cinecittà” della provincia torinese, dotata di ampi spazi tra il borgo, la villa del Settecento, un antico mulino del ‘500, ormai abbandonato, sulle rive di un canale di irrigazione e una chiesa neoclassica.

Non manca un piccolo “giallo” ancora tutto da risolvere. La villa padronale settecentesca, di proprietà dei Conti de Maistre che ci abitano da diverse generazioni, è circondata da un grande parco e si trova all’interno del borgo composto da due corti agricole di 11.000 metri quadri e una chiesa dell’Ottocento dedicata alla Beata Vergine dei Dolori. La Villa è chiusa al pubblico, si può vedere il giardino all’italiana dal cancello di ingresso con oltre 100 rose di vari colori ed è comunque
è una delle principali attrattive del territorio. L’intera area di Borgo Cornalese è inserita tra le bellezze principali del programma MAB (Man and Biosphere) dell’UNESCO. In origine l’insediamento era una costruzione fortificata a difesa del territorio e in seguito è stato individuato un insediamento templare del 1100 attorno al quale si sarebbe sviluppato il ricetto fortificato. La sua storia inizia dalla stirpe degli Aleramo e si snoda tra il Marchesato di Saluzzo, quello del Monferrato e quello del Vasto. Dal Cinquecento in poi il Borgo si trasforma e diventa un centro agricolo alle dipendenze della famiglia de Maistre, originaria di Chambery. Nella villa di Borgo Cornalese i de Maistre ospitarono personaggi illustri tra cui la marchesa Giulia di Barolo. La cappella accolse anche Don Bosco di cui i de Maistre furono benefattori. Borgo Cornalese sarà presto oggetto di un complesso e ambizioso progetto di restauro conservativo che durerà anni e vedrà la ristrutturazione delle corti agricole, degli immobili e del mulino ad acqua non più funzionante che era messo in movimento dalle acque della bialera locale. Borgo Cornalese e in particolare la Villa de Maistre è una location che viene utilizzata per produzioni cinematografiche , televisive e pubblicitarie. Già, il “giallo” di cui si parlava.
Nella chiesa ottocentesca c’è un’Assunta, un grande quadro di cui non si conosce il pittore, forse, si dice, un allievo di Michelangelo. Neppure il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, giunto a Cornalese per sciogliere l’enigma, ha risolto il caso. Quando è aperto il borgo è animato dalle iniziative organizzate dagli “Amici di Borgo Cornalese”,  info@borgocornalese.it
Filippo Re
nelle foto, veduta di Borgo Cornalese con Villa de Maistre, chiesa Madonna dei Dolori, quadro dell’Assunzione

“Festival della TV 2024”. A Dogliani, tre giorni di incontri

“Tv e dintorni” nell’anno che celebra i 70 anni della Rai e della televisione in Italia

Dal 24 al 26 maggio

Dogliani (Cuneo)

Per tre giorni, da venerdì 24 a domenica 26 maggio, fra le meglio vigne e colline di Langa, un piccolo ma delizioso centro di 4mila e rotti abitanti, celebre per il suo magnifico Dolcetto, diventa indiscussa “capitale dei media, un paese-antenna”, in cui far festa intorno a “Sua Signoria, Madame la Tv”.

Siamo a Dogliani, dove anche quest’anno si celebrerà la tre giorni dedicata al “Festival della Tv”, tredicesima edizione ed unica manifestazione italiana del genere, con oltre cento ospiti, invitati a confrontarsi fra di loro e con il (sempre numeroso) pubblico sui temi di più stretta attualità della “comunicazione televisiva” e delle molteplici contaminazioni con i “media digitali”. Tema scelto quest’anno dagli organizzatori: i “Tempi Esponenziali”, ovvero “il tempo dilatato e apparentemente inafferrabile che stiamo oggi vivendo”. Dicono Federica Mariani (direzione artistica), Simona Arpellino (direzione organizzativa) e Mauro Tunis (direzione tecnica) dell’Agenzia “IL IDEE AL LAVORO” cui si deve il progetto, in collaborazione con “Dogliani Eventi”: “Il ‘Festival della TV’ sarà anche quest’anno l’occasione per ascoltare le storie e i retroscena della carriera di personaggi notissimi e giornalisti iconici, ma non solo. Al centro dell’attenzione anche il meccanismo della produzione delle trasmissioni più interessanti, dal percorso che porta un’idea a diventare un ‘format’ e poi una trasmissione”.

Tutti gratuiti, i numerosi appuntamenti si proporranno come un perfetto mix fra gli interventi più tecnici, legati all’informazione ed all’attualità, e occasioni di divertimento e leggerezza: musica, sport, cinema e arte insieme a politica, ambiente e ai grandi temi dell’inclusione, in un palinsesto ricchissimo e tutto da scoprire, per “una immersione di tre giorni al centro del contemporaneo”.
Anche in questa edizione saranno tantissimi i nomi coinvolti. Le tre piazze di Dogliani (Umberto I, Belvedere e Carlo Alberto) ospiteranno oltre cinquanta “panel”, incontri, interviste, spettacoli, per un incontro ravvicinato con i personaggi al centro del mondo dei media.

Il programma completo di relatori e orari di ciascun incontro è disponibile su: www.festivaldellatv.it e sui canali social del Festival.

Fra gli ospiti e gli eventi di maggior richiamo, ci limitiamo a ricordare, in piazza Umberto I, l’incontro – dialogo fra Barbara Palombelli e Urbano Cairo (mercoledì 24 maggio, ore 16) e sempre mercoledì (ore 19) quello fra Francesca Sforza e Monica Maggioni (past-president della Rai e vicepresidente dell’“Unione Europea di Radiodiffusione”), cui verrà assegnato il “Premio Diversità e Inclusione”.

Particolarmente intenso il programma di sabato 25 maggio. In agenda fra gli altri, in piazza Belvedere, l’incontro intitolato “Europa/America: elezioni a confronto nel quadro della crisi geopolitica mondiale” con Stefania Aloia, Francesco Cancellato, Emiliano Fittipaldi, Andrea Malaguti, Mario Sechi, Barbara Stefanelli e Annalisa Bruchi. E poiCristina Parodi, Gerry Scotti, Paola Perego,Giovanni Floris e la “belva” Francesca Fagnani in dialogo con Massimo Giletti, mentre Elvira Serra avrà il compito di farsi raccontare cosa significa fare il manager delle star da Lucio Presta.

Domenica 26 maggio il programma dell’ultimo giorno di Festival, in piazza Carlo Alberto, sarà ricchissimo e vedrà fra gli alti un dialogo fra Enrico Mentana con la vicedirettrice de “La Stampa” Annalisa Cuzzocrea, la comicità surreale di Dario Vergassola, un inedito “faccia a faccia” fra Giovanni Minoli e Salvatore Merlo, seguito da quello (per la grande “fiction”) fra Luca Zingaretti e Corrado Formigli.
Tanto spazio anche alla musica “che gira intorno”venerdì 24 maggioin piazza Carlo Alberto, Luca Morino racconterà il suo ultimo “De West”, mentre Luca De Gennaroincontrerà i “Santi Francesi”, Vinicio Capossela e Anna Bonalume.

Fra le novità, anche due spettacoli teatrali al “Teatro Sacra Famiglia” (piazza San Paolo, 10), con Aldo Cazzullo che porterà in scena venerdì 24 maggio (ore 19,30) lo script tratto dal suo ultimo libro “Quando eravamo i padroni del mondo”, “best seller” da oltre 250mila copie vendute, e con Linus, sabato 25 maggio (ore 18,30) con il suo primo spettacolo teatrale “Radio Linetti Live”, portato a Dogliani dopo lo straordinario successo delle dieci repliche milanesi.

Da ricordare ancora che, oltre al “Premio Diversità e Inclusione” assegnato, come ricordato, a Monica Maggioni, un altro Premio, quello alla “Sostenibilità” verrà consegnato, in accordo con “Ente Turismo Langhe, Monferrato e Roero” al biologo e conduttore televisivo, Vincenzo Venuto.

Gianni Milani

Nelle foto: Lo staff organizzativo; Monica Maggioni; Francesca Fagnani (credit Fabio Lovino); “Santi Francesi” (credit Mattia Guolo)

Pseudonimi, chitarre rosse e angeli

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

A proposito di etichette dall’assetto variabile… Gli elementi mutevoli potevano essere nello stile musicale, nei loghi, nelle colorazioni di fondo, nelle componenti grafiche del testo. In alcuni casi la variabilità era tale da instillare perfino dubbi sull’omogeneità e sulla continuità di una casa discografica (tempo, luogo, responsabili, produttori correlati etc.); in particolar modo la colorazione di base era elemento ingannevole, che non di rado fa tuttora incappare in errori cronologici non secondari, confondendo le idee specialmente riguardo alla spinosa questione delle copie promozionali, dei “reprinting” o dei problematici “bootleg”.

Un esempio di etichetta dai caratteri abbastanza mutevoli e dalle indicazioni di responsabilità “enigmatiche” fu la “Miramar Records [of Hollywood]”, attiva appunto a Los Angeles tra 1965 e 1969, che copriva generi e stili differenti (tra cui ovviamente il garage rock). Ne era responsabile tale Tony Cary (pseudonimo di Tony Luton), personalità eclettica e autore egli stesso di un paio di 45 giri e produttore di The Dovers e in parte anche di The Road Runners, Jimmy Burton ed altri.

Sull’etichetta compariva non di rado anche un’altra indicazione enigmatica: tale produttore “Alborn”, che nient’altro era che uno pseudonimo collettivo che fondeva le due persone di Alton Leo Jones (Al Jones) e Joe Osborn, anche nella forma “Alborn Music BMI”.

Da segnalare inoltre che l’indicazione “of Hollywood” dell’etichetta venne a cadere a grandi linee attorno a metà 1967. I loghi dapprima erano assenti (colore in tinta unita bianco, grigio antracite, rosso), poi comparve una chitarra rossa su campo nero con stelle rosse; dal 1967 circa, tutto mutò in un logo piuttosto ibrido, con immagine “borderline” tra volto di angelo con ali e farfalla, su fondo blu.

Si riporta qui di seguito la discografia Miramar finora ricostruita, sebbene ancora parecchio lacunosa nonostante le molteplici segnalazioni degli ultimi anni:

– Tony Cary “Dream World / One Of These Days” (107) [1965];

– James Burton “Love Lost / Jimmy’s Blues” (108) [1965];

– THE MEMPHIS MEN “Act Naturally / Oh What A Night” (109) [1965];

– Glenn and The Good Guys “Party A Go Go / Only In My Heart” (110) [1965];

– Tony Cary “She Belongs To Me” [promo] [1965];

– THE SPELLBINDERS “Casting My Spell / To Take A Heart” (115) [1965];

– THE ROAD RUNNERS “I’ll Make It Up To You / Take me” (116) [1965];

– THE DOVERS “She’s Gone / What Am I Going To Do” (118) [1965];

– Nick Hoffman “King Of The Moon / Blind And Leaving Blues” (119) [1965];

– THE DOVERS “I Could Be Happy / People Ask Me Why” (121) [1965];

– THE DOVERS “The Third Eye / Your Love” (123) [1966];

– THE DOVERS “She’s Not Just Anybody / About Me” (124) [1966];

– Fellowship “Just Like A Woman / Palace Of The King” (125) [1966];

– Miramar Soul Band [& Friends] “Mr. Tambourine Man / Party A Go Go” (127);

– Sonny Firmature “Love Lost / Mr. Tambourine Man” (128);

– Alexander’s Timeless Bloozband “Love So Strong / Horn Song” (101) [1967];

– Charles Lamont “Poems Of Carole Ann / Maybe Baby” (103/105) [1968];

– Zebra “Helter-Skelter / Wasted” (M-130) [1969];

– Sonny Firmature “Love Lost” [LP] (1002).

Gian Marchisio

“International Museum Day 2024” Il Castello di Rivoli risponde “Sì”

E tiene aperto fino alle 22 Sabato 18 maggio

Rivoli (Torino)

Sarà in prima fila il “Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea” nella celebrazione, sabato 18 maggio, dell’“International Museum Day 2024” (la “Giornata Internazionale dei Musei”), promossa dal 2020 da “ICOM – Consiglio Internazionale dei Musei”, al fine di evidenziare – secondo principi collegati agli obiettivi di Sviluppo Sostenibile propri delle Nazioni Unite – l’importanza del ruolo dei Musei come “istituzioni al servizio della società e del suo sviluppo”. Le attività in programma per la “Giornata”, che avrà un’apertura prolungata fino alle 22, rientrano nel nuovo programma “Museo dal vivo”, volto a promuovere “forme di sperimentazione transdisciplinare in cui arti visive, musica e cinema si fondono con le dinamiche della vita”. La riflessione al centro del programma di questa edizione verte sulla duplice natura della parola (parolona) “live” – “dal vivo” e “vivere” – per  mettere bene in luce l’indivisibile legame fra arte e “vita partecipata al Museo”.

Per l’occasione verrà presentata la storica performance “Entrevidas” (“Tra le vite”) di Anna Maria Maiolino. Appositamente riconfigurata per gli spazi esterni del Museo, la performance è stata realizzata dall’artista (origini calabresi, classe  ’42, emigrata a Caracas nel ’54 e nel ’60 in Brasile a Rio de Janeiro) per la prima volta in Brasile nel 1981 durante un periodo nel quale la dittatura militare iniziava a cedere il passo a processi di democratizzazione, restando tuttavia al potere.

Per celebrare la “Giornata”, le “Artenaute” del “Dipartimento Educazione” propongono inoltre una serie di visite guidate alle mostre recentemente inaugurate negli spazi del Castello.

Alle 11 è prevista la visita guidata a “Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo”, mostra a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani, allestita nella “Sala 18” al secondo piano. Alle 14 saranno le opere fotografiche della nuova mostra “Expanded With” allestita in “Manica Lunga” (e pensata da Marcella Beccaria, insieme ad Elena Volpato – curatore e conservatore alla “GAM” – in occasione di “Exposed”, il “Festival Internazionale della Fotografia di Torino”) a essere protagoniste della narrazione. Alle 16 si prosegue con la visita guidata alla mostra della barese di Molfetta (oggi residente ed operante ad Amsterdam) Rossella Biscotti, “Titolo primo, Ho sognato, Clara e altre storie”, allestita al terzo piano e curata da Marianna Vecellio. A seguire, alle 17, nel “Teatro” del Museo sarà presentata una rassegna di “opere filmiche”, sempre di Rossella Biscotti che “documentano i processi che si formano attorno ai luoghi, agli eventi e alla scultura”.


Alle 18, come detto, nell’“atrio juvarriano” i visitatori saranno accolti dalla performance “Entrevidas” di Anna Maria Maiolino, vincitrice del “Leone d’Oro alla Carriera” alla “Biennale di Venezia” di quest’anno e presente nella mostra fotografica “Expanded With”, con l’omonima opera fotografica “Entrevidas” (della serie “Fotopoemação” 1981-2010), originariamente presentata a Rio de Janeiro nel 1981, con il coinvolgimento dell’artista medesima che, in equilibrio precario, camminava lungo un selciato cosparso da centinaia di uova bianche fresche cercando di avanzare senza calpestarle. “Ricca di valori simbolici, a partire dal riferimento alla vita, all’espressione comune pisar em ovos’ (camminare sulle uova) fino, in ambito artistico, all’uovo di Lucio Fontana, la performance rappresentava anche un’azione di resistenza e adattamento nel complesso contesto politico del Brasile degli anni ottanta”. Per la presentazione al “Castello di Rivoli”, la performance vedrà la partecipazione della “Compagnia EgriBiancoDanza”, diretta da Susanna Egri e Raphael Bianco, con i danzatori Gianna BassanVincenzo Criniti e Oksana Romaniuk. Saranno gli stessi ballerini a coinvolgere il pubblico nel percorso performativo dell’opera.

Dalle 19 alle 22, presso il Ristorante del Castello si terrà un “DJ set” dell’artista e music producer (residente a Londra) Agostino Quaranta che proporrà brani di “Tecnopizzica”, una forma di sperimentazione sonora che mescola campionamenti ritmici e linguistici della danza popolare salentina, arricchendoli con la ritmicità distintiva del genere “techno”.

Dalle 18 alle 22 il pubblico potrà accedere al “Museo” e partecipare agli eventi acquistando il biglietto d’ingresso al prezzo speciale di 2 Euro.

Per info: “Castello di Rivoli”, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Gianni Milani

Nelle foto: Anna Maria Maiolino “Entrevidas – della serie“Fotopoemação”, 1981-2010; Anna Maria Maiolino (Ph. Livia Gonzaga); Paolo Pellion di Persano “Marisa Merz”, 1973 e Agostino Quaranta

A Trofarello la “Messa da requiem” di Verdi

Evento dell’anno sabato 25-5-2024 per il 50° anniversario della fondazione del Coro Haendel, nato nel 1974 con il maestro Luciano Turato. Dal 1992 la direzione del gruppo vocale è affidata al maestro Gabriele Manassi, polistrumentista laureato in direzione di coro, orchestra e matematica, insignito della cittadinanza onoraria il 2-6-2023 durante il concerto della festa della Repubblica. Manassi dirigerà l’Orchestra del Coro Haendel e un cast di solisti d’eccezione già collaboratori del Casale Coro: Oliviero Giorgiutti basso, vincitore dei concorsi internazionali di Milano, Rovigo e Spoleto; Claudia De Pian, contralto della Fenice di Venezia già del Regio dì Torino; Shin Young Hoon, tenore della Scala di Milano ed Eugenia Braynova, soprano bulgara del Regio dì Torino che si è esibita al Cairo e Alessandria d’Egitto, protagonista della commedia musicale “Mozart”. La partitura corale sarà affidata, oltre al Coro Haendel, alla Corale Vivaldi di Cambiano, al Casale Coro di Casale Monferrato e alla Corale “Il Castello” di Rivoli. Come a Verdi e ai compositori di tutte le epoche, anche a Manassi non è sfuggita la forte attrazione di scrivere la sua Messa da Requiem “In Dulci Jubilo”. Nel 1869 Verdi si fece promotore di una Messa da Requiem per Rossini, chiedendo ad altri compositori di comporre ciascuno una parte e scrivendo lui stesso il “Libera Me”, progetto non realizzato. Quattro anni dopo Verdi rimase molto colpito dalla morte di Manzoni, entrambi senatori del Regno e con il quale condivideva i forti ideali di giustizia e libertà del Risorgimento. Egli decise di comporre da solo il capolavoro che ritrae l’uomo davanti al silenzio dell’universo e nonostante l’incompatibilità con lo scrittore sulla visione religiosa (l’uno laico lontano dalla fede e l’altro di fede incrollabile) scelse di dedicargli la sua opera che dirigerà personalmente nella chiesa di S. Marco di Milano il 22-5-1874 e alla Scala di Milano il 25-5-1874, esattamente 150 prima del concerto di Trofarello. La città è conosciuta per l’intensa attività musicale dell’Associazione Filarmonica, Orchestra Fiatinsieme e Banda Musicale Santa Cecilia dirette dal maestro Tonetti, collega di Castagnoli e Manassi al Conservatorio di Torino. La Banda Musicale, fondata nel 1802 che figura tra le più antiche d’Italia, eseguì nel 1989 un concerto per il 60° compleanno del divulgatore scientifico e musicista Piero Angela. Il Requiem di Verdi fu eseguito a Casale Monferrato nel 2019 per il restauro della Cattedrale, organizzato dal Casale Coro.

Armano Luigi Gozzano

Il Piemonte si tinge di giallo

Un interessante evento culturale si è svolto domenica 12 maggio alle ore 11 nella Sala Lilla del Padiglione 2 al Salone del Libro di Torino.

La casa editrice Lisianthus Editore ha organizzato un convegno dal titolo Piemonte in Giallo per esplorare il fascino che Torino e le Langhe esercitano sui lettori di libri mystery.

Erano presenti gli autori Laura Graziano ed Enrico Cabianca, entrambi esponenti del genere giallo, ma con diverso stile e ambientazione. L’incontro è stato moderato da Federica Spagone che ha introdotto l’argomento con un excursus storico e ha posto molte interessanti domande ai due scrittori. Ne è emerso un quadro avvincente, dove il metodo di costruzione di un romanzo a enigmi si è fuso con l’importanza del tema sociale e del microcosmo che ne consegue.

Come si congegna la trama di un giallo? I due autori hanno sottolineato la differenza del loro procedimento creativo, spiegando come, a volte, scrivere di un omicidio sia la catarsi per allontanare le brutture del mondo.

Graziano e Cabianca hanno anche parlato di quanto il Piemonte sia carico di attrattive per gli amanti del genere. Sia Torino che le colline delle Langhe sono terreno fertile per i romanzi gialli. La prima per la sua tradizione storica di città misteriosa e ricca di segreti e le seconde per l’apparente pacifica calma che, come tradizione vuole, nasconde molto di più.

Un evento culturale dinamico e coinvolgente, quindi, che ha visto una folta partecipazione da parte del pubblico. Diverse persone, infatti, hanno posto curiose e stimolanti domande.

L’autrice piemontese Laura Graziano ha parlato del suo ultimo libro “Saverio Grave – delitto al buio”, seconda indagine ambientata nelle Langhe, mentre Enrico Cabianca ha presentato il suo ultimo romanzo “La dea muta – delitti senza nome”, opera vincitrice del Premio letterario e fotografico nazionale “Il Paliotto”. Entrambi i romanzi sono pubblicati da Lisianthus editore.

È per episodi come questo che amiamo il Salone Internazionale del Libro di Torino, che permette alla cultura di prendere il sopravvento e stregare ancora una volta i lettori – in questo caso di mystery – e tutti gli amanti dei libri.

Mara Martellotta

“Libraccio”: la sua storia raccontata da uno dei fondatori

Quando i sogni cambiano le regoleè possibile trasformare un’idea in un progetto imprenditoriale, come quello che sta dietro al “Libraccio”, la più importante catena di libri usati in Italia, che dal 1979 fa la storia dell’editoria italiana. Dalla sua prima sede storica, a Milano in via Corsico, oggi “Libraccioè una holding che controlla varie società e gestisce più di 60 librerie in Italia.

L’affascinante storia di questo progetto nasce dall’amicizia di quattro ragazzi che si incontrano casualmente nei mercatini di libri usati di largo Richini a Milano – Pietro Fiechter, Tiziano Ticozzelli, Silvio Parodi ed Edoardo Scioscia- che dalla comune condivisione di ideali e proposti daranno vita ad una realtà unica nel panorama nazionale.

La storia ce la siamo fatta raccontare- al Salone del Libro di Torino- proprio da uno dei padri fondatori del progetto iniziale, Pietro Fiechter.


Una grande idea e una solida amicizia sembrano esser stati gli ingredienti fondamentali per dare vita al “Libraccio”. Cosa vi ha spinto a partire con questo progetto?

È nato tutto a Milano negli anni 70 e, all’epoca, eravamo militanti di gruppo di sinistra. Ci sembrava un’idea politicamente corretta e affine al nostro pensiero quella di proporre i libri usati per le famiglie più povere.

 

Ma da lì a poco le cose si sono evolute diversamente.

Sì, infatti i nostri primi clienti sono stati i figli della “borghesia” milanese. Infatti le famiglie meno abbienti volevano mandare i loro ragazzi a scuola con i libri nuovi, mentre quelle più ricche- forse non avendo questo tipo di preclusione in generale- si sono avvicinati all’ usato con maggiore interesse.

 

Quando vi siete però resi conto che il vostro progetto stava funzionando?

Quando ci siamo resi conto che stavamo fornendo un servizio vero e proprio. Erano pochissime le librerie specializzate nel settore scolastico aperte durante tutto l’anno e noi eravamo tra quelli. Inoltre le persone potevano scegliere tra il nuovo o l’usato: è stato l’elemento che sicuramente ha determinato il nostro successo.

 

Oggi il modo di concepire il libro è completamente cambiato. Come vede questa nuova prospettiva?

Si diceva che il libro sarebbe morto nel giro di qualche anno;  ma nella nostra realtà i prodotti digitali rappresentano una piccola fetta delle vendite, fatta qualche piccola eccezione per i settori più tecnici.

 

I libri hanno sempre fatto parte della sua vita. Cosa rappresentano a livello personale?

Per me sono qualcosa di fondamentale. Avere un libro in mano in un qualsiasi luogo mi da una soddisfazione che il supporto digitale non mi trasmette. Infatti, oltre ad essere un librario, sono anche un collezionista di libri “rari” (prime edizioni e libri autografati). Per questo un evento come il Salone diventa un momento fondamentale: a mio parere ci vorrebbe un evento uguale anche nel centro sud.

 

Valeria Rombolà

Sembra troppo facile fuggirsene col malloppo!

Sul palcoscenico del Gioiello, sino a domenica 19 maggio

Arriva trafelato a casa il signor Henry Perkins, arriva sbigottito e terrorizzato dal momento che ha scoperto che nella “sua” ventiquattrore non stazionano più l’agenda di lavoro e il panino al formaggio non più freschissimo ma molto più di un milione di dollari. Chiaramente uno scambio, una borsa identica alla sua che ha cambiato mano. È chiaro che quei soldi puzzano e che qualcuno molto presto li verrà a cercare: per cui all’aria i festeggiamenti per il suo compleanno con la moglie Christie e i vecchi amici Vic e Betty, che sono in arrivo, qualcosa buttato velocemente in valigia, una chiamata al taxi e via in aeroporto. Un’isola lontana o Barcellona, qualsiasi direzione andrà comunque bene.

Questo il già caotico inizio di quel “Funny Money” – ribattezzato sul palcoscenico del Gioiello “In fuga col malloppo” (repliche sino a domenica 19) – che il prolifico Ray Cooney scrisse trent’anni fa per i successi newyorkesi dopo aver già scritto quegli esempi di sfacciato divertimento che in Italia sarebbero arrivati nelle mani di Pietro Garinei con i titoli di “Se devi dire una bugia dilla grossa” e “Taxi a due piazze”, casi di riprese e tournée infaticabili. Parole e battute e situazioni dentro cui si corre a rotta di collo, una montagna sempre più difficile da scalare, perché non soltanto si dovrà fare di tutto per camuffare la valigetta, perché da quella porta d’ingresso non soltanto entrerà la coppia di amici ma anche il taxista che scalda sotto i motori per arrivare in tempo alla partenza e un paio di sergenti di polizia e detective che da subito arrivano a ficcare il naso in quel contenuto che scotta, non ultimo il malandrino autentico proprietario del malloppo. Un ingranaggio che scivola via senza intoppi per il divertimento senza mezze misure del pubblico, un ritmo serrato che ha l’esattezza di un vecchio Feydeau, gli scambi di persona e le identità inventate di sana pianta che vengono ad affollare la scena e gli ingarbugliamenti del testo e degli attori, l’immancabile divano che suona come il refugium peccatorum di personaggi in cerca di riparo e di momenti di eccessiva ressa. Tutti quanti, personaggi e attori, vengono presi follemente nel meccanismo e per certi momenti paiono non uscirne vivi, catturati come sono dal trovarsi l’uno di fronte all’altro (inevitabilmente, gli interpreti) e perdersi nelle proprie risate e nelle proprie facce a cui non possono sottrarsi – con buon coinvolgimento del pubblico -, trovando anche l’occasione per reclamizzare lo sponsor che ha fornito l’arredamento per la scena e per quei farfugliamenti o forzature o storpiature – al termine dello spettacolo, tra applausi e ringraziamenti, verranno definiti “guittate” – che inaspettatamente buttano il più minuscolo sassolino nell’ingranaggio di cui sopra.

È lo spettacolo, bellezza!, direbbe qualcuno, con le sue leggi e i suoi peccati più che veniali. Restando tuttavia grati a Claudio Insegno (nessun compagno di cordata che l’abbia omaggiato mentre lui per gli altri s’è speso in un elenco interminabile di bellezze e di doti!) che, inventandosi un adattamento e riversando trovate e romanità in terra di States forse oltre il dovuto, trascina la vicenda come un buon guerriero al continuo attacco e spremendo il suo Vic con estrema simpatia: con tutti i suoi compagni, ad iniziare da Andrea Beltramo, impareggiabile, lontanissimo dal risparmiarsi, vera macchina da guerra all’interno dello spettacolo. Paure, eroismi, simpatia, sbalordimenti, voci diverse, invenzioni, ha spalle grandi ed eroiche per supportare tutto quanto. Con loro, infaticabili altrettanto, Carlotta Iossetti (non troppo ben trattata dall’autore che l’ha relegata in una ubriacatura pressoché continua), Lia Tomatis, Diego Casale, Ettore Lalli, Step Minotti e non ultimo Guido Ruffa, vero e puro divertimento a parte con le sue fantomatiche tazze di tè e la sua doppia personalità, un concentrato ben tagliato a metà di mansuetudine e irascibilità. Pubblico abbiamo detto facilmente coinvolto, ne consegue successo come di rado ci si imbatte a teatro.

Elio Rabbione

Ad Asti l’arazzo con l’opera di Gribaudo, dai Diari di New York

Giovedì 16 maggio, Arazzeria Scassa

 

L’Arazzeria Scassa, ad Asti, presenterà giovedì 16 maggio l’arazzo di Ezio Gribaudo, tratto dai Diari di New York.

La calata di un arazzo dal telaio rappresenta un autentico vernissage, durante il quale l’opera d’arte viene consegnata al mondo. Se si considera la laboriosità di questa forma d’arte, che richiede 500 ore di lavoro per la realizzazione di un metro quadro, si comprende la rarità e la portata della cerimonia per l’arazzo tratto da un dipinto dell’artista Ezio Gribaudo, che si svolgerà giovedì 16 maggio alle 18 ad Asti, nell’antica Certosa di Valmanera, sede di Arazzeria Scassa. C’è molta attesa e trepidazione nel mondo del collezionismo per il taglio dei fili di ordito dal liccio del telaio su cui ha preso forma la trama del prezioso arazzo (134×169cm) tratto da una delle opere di Gribaudo raccolte nei Diari di New York.

A seguire una conferenza moderata dal filosofo, curatore e critico d’arte Roberto Mastroianni. Interverranno a parlare di “Arazzi ad alto liscio oggi. Prospettive e sfide dell’arte contemporanea “ la figlia dell’artista Paola Gribaudo, presidente dell’Archivio Gribaudo, la storica dell’arte Silvana Cincotti e Massimo Bilotta, ad di Arazzeria Scassa.

La conferenza sarà anche l’occasione per conoscere più approfonditamente i segreti della tecnica di tessitura inventata da Ugo Scassa per rendere al meglio le sfumature dell’arte contemporanea e per scoprire la poetica e la sensibilità artistica di Ezio Gribaudo, uno tra i più acclamati artisti ed editori d’arte del Novecento, scomparso nel 2022, le cui opere sono conservate in numerosi musei quali il Moma, il Museum of Modern Art di New York, il Museum of Imagination di Hudson a New York, la Peggy Guggenheim Collection e Cá Pesaro di Venezia, il Museu di arte moderna di Rio De Janeiro.

L’incontro permetterà di approfondire le opportunità che gli arazzi contemporanei offrono agli artisti, le sfide tecniche della loro realizzazione e l’interesse del collezionismo per questa forma d’arte applicata, oltre che scoprire i dettagli del sodalizio tra Scassa e Gribaudo, che ha portato alla realizzazione di numerosi arazzi tratti dai lavori dell’artista torinese.

L’ingresso è libero.

Volpiano, un incontro con Enrico Pandiani


A partire dal recente «Ombra», un’occasione per riscoprire i successi del giallista

Venerdì 17 maggio alle 21, a Volpiano nella Sala «Maria Foglia» di via Trieste 1, è in programma un incontro con lo scrittore Enrico Pandiani; ingresso libero.

Così la presentazione: «Approfittando dell’uscita del suo ultimo giallo intitolato “Ombra” (2023), la biblioteca comunale di Volpiano ha invitato Enrico Pandiani per condividere con i lettori la sua esperienza di autore: un momento unico per ripercorrere i suoi successi e comprendere le sfumature di una delle penne thriller più apprezzate d’Italia».