


Da Londra arriva in “Barriera” a Torino, il musicista Pouya Ehsaei, per la chiusura del “Festival di Musica Contemporanea”
Sabato 23 marzo
“In.FEST.ante”, come dire “musica di ricerca per l’attualità”. Sarà la “Galleria d’arte Gagliardi e Domke”, una realtà che, nel gennaio 2011, ha rilanciato la sua sfida cambiando sede e trasferendosi dal centro di Torino a Barriera di Milano, in uno spazio post-industriale di 700 metri quadrati con sale espositive, magazzini ed esposizioni permanenti, ad ospitare il gran finale della seconda edizione del “Festival di Musica Contemporanea tra didattica e ricerca”, promosso dal “Circolo Banfo” (partners“Babelica aps” di Torino e “Magma aps” di Roma, in collaborazione con “Arci Torino” e il sostegno di “Compagnia di Sanpaolo”), tenutosi, da gennaio a marzo, proprio a Barriera, in un quartiere che, contro i luoghi comuni, per gli organizzatori è “il più europeo della città e il più ricco di realtà ed energie creative”. L’ultimo appuntamento è per sabato 23 marzo, alle 19,30, in via Cervino 16 a Torino. Prima del concerto, sarà possibile ammirare una mostra dell’argentina Elizabeth Aro, con opere inedite, allestita da “Atelier Aro”.
Allettante e suggestivo il programma della serata. Si inizia con la performance della giovane danzatrice Jelix su musica composta e pensata appositamente per lei dai “Project_secret_open”, collettivo musicale composto da Andrea e Flavio Ullucci, con Rosy Togaci, direttrice di “In.FEST.ante”. La sua sarà una performance dove “il potere evocativo della musica si fonde con l’ebbrezza di gestualità magnetiche, innescando l’alchimia che fa vibrare il tempo e il contemporaneo”.
Alle 20, salirà sul palco l’illustre ospite in arrivo direttamente da Londra: è Pouya Ehsaei, artista di origine iraniana, leader della band “Ariwo” che porta al Festival torinese il suo progetto live “Matter”.
Partito alla fine degli anni ’90 dalla scena underground della sua città natale, Teheran, da allora Pouya si è esibito in luoghi acclamati come la “Royal Albert Hall”, il “Barbican Centre”, il “Southbank Centre” e la “Royal Academy of Arts”, oltre che in centinaia di Festival a livello internazionale. Ha realizzato anche due album da solista (“There”, 2014 e “RocRast”, 2020), programmi radiofonici e 12 spettacoli, prodotti sotto il nome di “Parasang”. Negli ultimi anni è stato sicuramente uno dei musicisti elettronici più prolifici di Londra, suonando con circa 80 musicisti di diversa estrazione.
A seguire è previsto un incontro post concerto condotto da Ilaria Goglia, storica dell’arte contemporanea del “MAXXI” di Roma. Una figura scelta anche perché l’idea di ospitare la serata alla “Galleria Gagliardi e Domke” è nata per creare un’interazione tra musica e arti visive, un dialogo multiforme con le opere d’arte esposte.
Ingresso libero, con la formula “up to you”
Per info: Galleria d’arte “Gagliardi e Domke”, via Cervino 16, Torino; tel. 011/19700031 o www.gagliardiedomke.com
g. m.
Nelle foto:
– Jelix
– Pouya Ehsaei
Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO) Domenica 24 marzo, ore 21 “Forte e Chiara” è un memoir, un racconto umano vivo e rivoluzionario, uno one woman show in cui Chiara Francini ripercorre la sua vita, unica eppure così simile a quella di tanti altri, con il sarcasmo e l’ironia tagliente che la contraddistinguono. Chiara si racconta attraverso la musica, vicende personali e pubbliche, dicendo sempre la verità, senza far sconti a nessuno, in primis a sé stessa. Domenica 24 marzo, ore 21 Forte e Chiara Di e con Chiara Francini Musiche originali eseguite dal vivo da Francesco Leineri Collaborazione artistica Michele Panella Regia di Alessandro Federico Una produzione Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Teatro In collaborazione con Argot Produzioni Con il contributo della Regione Toscana Biglietti: intero 18 euro, ridotto 16 euro
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Sabato 23 e domenica 24 marzo 2024
Elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it
IN PIEMONTE
Sabato 23 e domenica 24 marzo tornano le Giornate FAI di Primavera, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese: 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero, grazie ai volontari di 350 delegazioni e Gruppi FAI attivi in tutte le regioni (elenco dei luoghi e modalità di partecipazione, consultabili su www.giornatefai.it).
Le Giornate FAI di Primavera si confermano nella loro trentaduesima edizione uno degli eventi più importanti e significativi per conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Un’esclusiva opportunità di scoprire un’Italia meno nota, di luoghi solitamente inaccessibili, dalle grandi città ai borghi, da veri e propri monumenti a luoghi curiosi e inediti, che tuttavia ugualmente raccontano la cultura millenaria, ricchissima e multiforme del nostro Paese. Un modo per contribuire alla tutela e alla valorizzazione di questo patrimonio, che va innanzitutto conosciuto, frequentato, e prima ancora, raccontato. È questa la missione del FAI: “curare il patrimonio raccontandolo”, a cominciare dai suoi 72 Beni aperti al pubblico durante l’anno, ma ampliando e arricchendo questo racconto proprio in occasione delle Giornate FAI di Primavera, quando 750 luoghi saranno aperti in tutta Italia grazie a migliaia di delegati e volontari del FAI e agli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti appositamente formati per raccontare le meraviglie del loro territorio. Le Giornate del FAI offrono un racconto unico e originale dei beni culturali italiani, che risiede nella loro Storia intrecciata con la Natura, nei monumenti e nei paesaggi, nel patrimonio materiale e immateriale, e nelle tante storie che questi possono raccontare, che insegnano, ispirano e talvolta anche commuovono. Un racconto corale e concreto che si fonda sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati che in numero sempre maggiore vi collaborano grazie a una vasta e capillare rete territoriale con un unico obiettivo: conoscere e riconoscere il valore del patrimonio italiano per tutelarlo con il contributo di tutti, perché appartiene a tutti.
Le parole del Presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano Marco Magnifico in occasione della XXXII edizione delle Giornate FAI di Primavera: “Raccontare il patrimonio culturale per educare la collettività a proteggerlo e a prendersene cura: da questa necessità nacquero nel 1992 le Giornate FAI di Primavera dando vita, e poi corpo, e poi forza ad una impressionante struttura di volontariato – le Delegazioni del FAI -, che con entusiasmo e pervicacia eccezionali in questi trentadue anni hanno aperto al pubblico 15.540 luoghi dimenticati o difficilmente visitabili raccontandoli, appunto, con semplicità e passione a ben 12 milioni e 515.000 di cittadini. Ai benefici di questo raccontare se ne è ora aggiunto un altro: quello della fisicità e del ruolo che essa ha per un vero apprendimento.”
Ecco alcune delle aperture più interessanti in Piemonte:
TORINO
Palazzo Carpano già Asinari di San Marzano
Il Palazzo Asinari di San Marzano, ottimo esempio di dimora nobiliare della seconda metà del ‘600, sorge nel cuore di Torino in quello che un tempo era l’isolato di Sant’Aimo, costruito a seguito del secondo ingrandimento della città nel 1673, voluto dal Duca sabaudo Carlo Emanuele II. In questo luogo il marchese Ottavio Asinari di San Marzano fece costruire la propria residenza, affidando il progetto a un grande ingegnere di casa Savoia, Michelangelo Garove: il risultato dei lavori condotti tra il 1684 e il 1686 può essere considerato uno dei suoi capolavori. L’elegante palazzo è uno dei più raffinati e affascinanti esemplari del barocco piemontese, protetto dallo Stato italiano come monumento nazionale. Di grande impatto scenografico è l’atrio arricchito da colonne tortili che sorreggono una volta a vela che abbraccia coloro che entrano, mentre la presenza di alcune sculture seicentesche sottolinea il gusto raffinato dei committenti. L’atrio permette di accedere al cortile ideato per offrire alle carrozze l’agio di entrare e invertire la marcia; all’epoca esisteva anche un secondo cortile destinato alle scuderie e alla rimessa, ma nel 1885 venne chiuso dal fondale neobarocco per opera dell’architetto piemontese Camillo Boggio, tuttora visibile. Gli interni furono rinnovati a metà ‘700 dall’architetto Benedetto Alfieri e dal Martinez, in stile impero: i solai lignei colorati furono occultati da finte volte ornate a stucco, le sale arricchite da sovrapporte, boiseries, specchiere e arredi. Ritrovo in passato di politici e letterati, nel 1946 il cavaliere del lavoro Silvio Turati ne fece la sede della società Carpano, produttrice del famoso vermut, inventato nel 1786, il Palazzo oggi è sede di uffici. L’apertura durante le Giornate FAI prevede la visita dell’atrio, dello scalone composto da due rampe con balaustre in marmo rosa e dell’appartamento aulico al piano nobile, eccezionalmente aperto per il FAI e normalmente non fruibile.
Centro di Produzione RAI
Inaugurato nel 1968, il Centro di Produzione RAI di Torino è, con Roma, Milano e Napoli, una delle strutture in cui viene realizzata la maggior parte dei programmi televisivi dell’azienda. Progettato da Umberto Cuzzi e Felice Bardelli, il Centro si sviluppa su un’area di circa 3000 metri quadri che comprende, oltre agli studi televisivi e le redazioni, una serie di laboratori necessari alla produzione televisiva come quello di montaggio e sonorizzazione, quello di montaggio e grafica, quello di falegnameria, decorazione e arredi, quello di costumi e trucco e infine il Museo della Radio e della Televisione RAI. In più di cinquant’anni di attività, il Centro di Produzione RAI di Torino ha realizzato programmi di tutti i generi, dalle news alla fiction, dall’intrattenimento all’animazione, dalla musica all’educational. Un’occasione unica per scoprire il ‘dietro le quinte’ delle produzioni RAI grazie all’apertura eccezionale durante le Giornate FAI di Primavera dello Studio TV1 e lo Studio TV4. Lo Studio TV1, uno tra i più grandi di tutta l’azienda, ha una platea di 820 metri quadri di superficie, un’altezza di 12 metri con grigliato per il posizionamento delle luci sceniche e doppie pareti con intercapedine per garantire un adeguato isolamento acustico. Qui sono stati prodotti alcuni dei programmi più amati dal pubblico come Ulisse – Il Piacere della scoperta, L’Albero Azzurro, Passaggio a Nord Ovest e molti altri ancora. Lo Studio TV4, dedicato alla testata giornalistica TGR, ha una platea di 430 metri quadrati di superficie 2023 è tra quelli più all’avanguardia per le soluzioni tecniche ed ergonomiche grazie alla recentissima ristrutturazione del 2023. Da qui vengono trasmesse in HD le due edizioni giornaliere del telegiornale regionale del Piemonte, oltre alla striscia settimanale Buongiorno Regione e l’edizione del TG Leonardo a diffusione nazionale. Il percorso si chiude con la visita alle sale del Museo della Radio e Televisione RAI, rinnovato nel 2020, uno spazio esperienziale che invita il pubblico a vivere da protagonista un viaggio nel tempo che parte dai primi mezzi di comunicazione fino ai giorni nostri.
Accademia di Liuteria Piemontese San Filippo
Ingresso dedicato agli iscritti FAI
L’Accademia di Liuteria Piemontese San Filippo ha sede nel cuore della città di Torino, a pochi passi dal Museo Egizio e da Palazzo Carignano, presso il Complesso Monumentale di San Filippo Neri, costruito nel 1891 per volere del duca sabaudo Carlo Emanuele II allo scopo di ospitare la congregazione dei Padri Filippini. L’Accademia nasce nel 2010 da una collaborazione tra il Maestro liutaio Enzo Cena e la congregazione, con il fine di tramandare la bellezza e il rigore del mestiere di liutaio, straordinaria eccellenza piemontese. All’interno dei locali al pianterreno si potrà visitare la Sala Valfrè, che fino al 1998 ha ospitato la cappella di S. Anna, adibita alla celebrazione di matrimoni. Fu probabilmente qui che, nel 1863, il primo ministro Urbano Rattazzi sposò, quasi in segreto, Maria Wyse Bonaparte, nipote di Napoleone. Al piano superiore troviamo il laboratorio dove attualmente gli studenti seguono i corsi formativi per progettare, realizzare e collaudare lo strumento ad arco scelto. Oltre alla storica Sala Valfrè al piano terra durante le Giornate FAI si visiterà il laboratorio dove ascoltare, direttamente dalla voce degli studenti, la loro esperienza nella pratica e nel perfezionamento delle abilità manuali. Dopo un emozionante affaccio dall’alto sulla lunga navata di circa 70 metri di lunghezza e sulla caratteristica volta a botte della chiesa di San Filippo, sarà possibile visitare anche al piano “infernotti” la grande sala adibita a concerti ed eventi in cui ammirare gli strumenti, i legni e i materiali utilizzati per la loro costruzione.
Energy Center House (PoliTo)
Situato all’interno del campus del Politecnico di Torino, l’Energy Center House è il pilastro del progetto Energy Center Initiative (ECI), lanciato dall’Ateneo nel 2016 con l’obiettivo di avviare una serie di azioni e progetti per supportare e fornire consiglio strategico alle autorità locali, agli enti nazionali e transnazionali sulle politiche e le tecnologie energetiche da adottare. L’Energy Center House ospita start-up, pubbliche amministrazioni, aziende e altri soggetti attivi nei comparti della ricerca e sviluppo, del management, della policy e del decision-making in campo energetico. Al suo interno anche l’Energy Center Lab, il Centro Interdipartimentale che è il motore scientifico dell’iniziativa Energy Center, dove competenze multidisciplinari di ricercatori e docenti vengono condivise con l’obiettivo di sviluppare tecnologie e sistemi integrati per un utilizzo più responsabile delle risorse. La struttura, ideata per soddisfare requisiti elevati in termini di ambiente, prestazioni energetiche e di comfort termico, ha vinto l’Italian Gyproc Trophy ed è stata candidata all’International Saint-Gobain Gyproc Trophy 2016, nella categoria di Innovation & Sustainability. In occasione delle Giornate FAI i visitatori scopriranno le particolari caratteristiche architettoniche dell’Energy Center, costruito secondo i principi della sostenibilità: l’edificio, infatti, autoproduce parte dei propri fabbisogni energetici attraverso risorse on site, tra queste troviamo l’utilizzo di acqua sotterranea come fonte di calore e pozzo per riscaldamento e raffrescamento e pannelli fotovoltaici per la produzione di elettricità.
QUASSOLO (TO)
Centrale Edison Quassolo
Ingresso dedicato agli iscritti FAI
Il 15 settembre 2023, Edison ha inaugurato una nuova centrale idroelettrica a Quassolo, in provincia di Torino. Situata lungo la sponda sinistra del fiume Dora Baltea, è un impianto ad acqua fluente di piccola derivazione con una potenza installata di 2.700 kW e una producibilità di 8.300.000 kWh all’anno, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 3.000 famiglie e di evitare l’emissione in atmosfera di 3.300 tonnellate di CO2 all’anno. L’idea del progetto risale al 2013, mentre i lavori di costruzione, iniziati nel novembre 2021, si sono conclusi nel giugno 2023. In fase di progettazione è stata rivolta particolare attenzione agli impatti sul territorio e alla conservazione del contesto paesaggistico, con l’obiettivo di assicurare la naturale integrità ecologica del fiume Dora Baltea, a conferma dell’impegno di Edison per la tutela dell’ambiente. I residenti dei comuni di Quassolo, Borgofranco di Ivrea, Quincinetto, Tavagnasco, Montalto Dora e Settimo Vittone, oltre ai clienti di Edison Energia di tutta Italia, hanno contribuito al finanziamento per la realizzazione della centrale aderendo alla campagna di crowdfunding – Edison Crowd per Quassolo – lanciata dal Gruppo nel 2022, scegliendo così di supportare la transizione energetica sul proprio territorio. Edison è stato il primo operatore energetico in Italia a lanciare iniziative di questo tipo già nel 2018, concludendo con successo ben tre campagne di crowdfunding.
CASTIGLIONE TORINESE (TO)
Impianto di depurazione SMAT
Situato a circa 10 km da Torino, l’impianto di depurazione Smat di Castiglione Torinese è il più grande in Italia e rappresenta un importante esempio di connubio tra tecnologia e natura. Attivo dal 1984, l’impianto centralizzato Smat è il punto di incontro tra le esigenze di realizzare infrastrutture complesse, altamente tecnologiche e le esigenze di preservare un ambiente naturale di elevato pregio al fine di garantire la depurazione delle acque reflue. La costruzione dell’argine a protezione del sito con terre provenienti da cave del fiume Po, la successiva riqualificazione delle aree, la piantumazione di boschi e la realizzazione di aree naturalistiche, sono alcune delle attività eseguite nel tempo che hanno portato un importante valore aggiunto ad un’opera che è un “unicum” nel panorama italiano. Se fino ai primi anni Ottanta il Po riceveva le acque reflue con un forte scompenso ecologico, grazie al depuratore e a un processo di rinnovamento continuo, oggi vengono immesse nel fiume le acque depurate di ben 43 Comuni della cintura torinese, incluso il capoluogo. Operativo sette giorni su sette e ventiquattro ore su ventiquattro, in occasione delle Giornate FAI sarà possibile visitare, con un pulmino, i vari impianti del complesso e scoprire le fasi di depurazione. Il percorso terminerà nell’area verde con la visita alla vasca che raccoglie l’acqua potabile.
RONCO CANAVESE (TO)
Fucina del rame
In borgata Castellaro, sulla sponda sinistra del torrente Soana, sorge un’antica fucina per il rame risalente al 1675, come attestato da una scritta su pietra all’interno del fabbricato principale “IHS Glaudo Calvi 1675”. L’opificio rimase in attività fino al 1952 e la sua funzione produttiva è testimoniata dalle dimensioni inusuali come, ad esempio, la notevole altezza dei locali interni. Essa è la documentazione storica di un modo di lavorare che sfrutta le risorse locali: acqua, minerali e legname. Gli edifici della fucina sono stati ceduti al Comune di Ronco dall’ultimo proprietario, il signor Domenico Magnino, quando trasferì la sua attività a Cuorgnè. Il complesso è costituito da una fucina grande, adibita alla lavorazione del rame, da una fucina piccola per la lavorazione del ferro e dal carbonile, per la produzione del carbone di legna. Un canale, derivato dal Soana a monte dell’opificio, spingeva l’acqua sulle ruote in ferro che mettevano in moto i magli e su due trombe idrauliche in legno per la ventilazione delle forge. Si producevano principalmente manufatti utilizzati dagli abili calderai della Val Soana, ma non è escluso che in alcuni periodi storici – come quello napoleonico – la fucina sia stata adibita a produzioni belliche. In seguito a un accordo con il Comune, il Parco Nazionale Gran Paradiso ha ottenuto la gestione di tutto il complesso e ne ha curato la ristrutturazione e l’allestimento interno realizzando, tra l’altro, un moderno laboratorio didattico con dotazione di audiovisivi e una mostra di manufatti in rame realizzati dai calderai “ruga” della Valle. La fucina di Castellaro è ora un ecomuseo.
SANT’ANTONIO DI SUSA (TO)
Rifugio Antiaereo II Guerra Mondiale
Il rifugio antiaereo si trova nel comune di Sant’Antonino di Susa, nel giardino dei Medagli, di fronte alla stazione ferroviaria. Costruito nel 1943 a opera del Cotonificio Valle Susa – come risulta dalla lettera inviata dal commissario prefettizio al Comitato Provinciale di Protezione Antiaerea il 15/3/1943 e completato il 13 luglio dello stesso anno -, poteva contenere fino a 100 persone. L’edificio, realizzato in calcestruzzo a 4 metri sotto il livello di calpestio, è ricoperto in terra e non facilmente individuabile dall’alto. Di dimensioni contenute (circa 34 mq), sono ancora ben visibili una traccia per l’illuminazione elettrica e alcune condotte per l’areazione forzata, entrambi probabilmente azionate a pedali. La struttura era standard per edifici di questo tipo: una scala di accesso conduce alla stanza dove erano collocate le panche per i rifugiati ed era presente una via di fuga di emergenza. Il rifugio santantoninese è l’unica costruzione di questa tipologia ancora visibile in valle di Susa. La sua messa in sicurezza è stata realizzata di concerto dall’amministrazione comunale, i Vigili del Fuoco del Distaccamento di Sant’Antonino – Borgone e l’Unitre. Quest’ultima ha curato la ricerca storica e la preparazione del materiale documentario, mentre il Comune ha provveduto alla recinzione dell’area di accesso, nonché alla sua riapertura al pubblico il 15 ottobre 2016. In occasione delle Giornate FAI, sarà possibile rivivere la parte di storia della II Guerra mondiale che ha interessato questo tratto della Valle di Susa, grazie alle numerose storie che testimoniano il coinvolgimento delle famiglie nell’ospitare sfollati e offrire rifugio a famiglie ebree.
CASALE MONFERRATO (AL)
Palazzo Leardi
Ubicato nel centro storico di Casale Monferrato, Palazzo Leardi fu costruito alla fine del Settecento dal conte Diego Leardi su probabile progetto del Magnocavallo. Nel 1858, per volontà testamentaria del conte, fu trasformato in Istituto e convitto a beneficio dei giovani appartenenti alla classe meno agiata. Nelle sue aule sono passati insigni personaggi come il primo Preside Pio Rosellini, il cui famoso erbario, Flora Monferrina, è conservato all’interno nell’Istituto. Al momento della donazione il fabbricato era costituito solo dalla metà della facciata che oggi guarda via Leardi, sviluppandosi verso via Mameli. Il terreno rimanente era ed è ancora circondato da un muro di cinta che racchiude il giardino e la porta della chiesa di S. Maria Maggiore di Piazza, fatta ricostruire dal conte Leardi nel 1826. In occasione delle Giornate FAI i visitatori potranno scoprire il maestoso androne con la statua di Filippo Mellana, lo scalone realizzato con la tecnica del trompe-l’oeil, l’Aula magna, un tempo salone d’onore, l’aula degli insegnanti con l’esposizione di antiche strumentazioni di agrimensura e i disegni della scuola del grande scultore liberty Leonardo Bistolfi.
CASSANO SPINOLA (AL)
Palazzo Millelire
Aperto per la prima volta al pubblico in occasione delle Giornate FAI di Primavera, Palazzo Millelire è una casa signorile eletta a residenza della nobile famiglia genovese degli Spinola, quando il Castello di Cassano fu abbandonato in favore di dimore più lussuose e comode. Il palazzo, di cui abbiamo notizia già dal 1608, assume le forme architettoniche tipiche dei palazzi genovesi del XVII secolo: doppio loggiato, tetto a quattro falde, portale solenne, vasto salone riccamente affrescato e ampio giardino interno, conservatosi sino alla fine dell’800. Il palazzo rimase di proprietà degli Spinola sino al 1687. Si succedettero altri proprietari sino al 1851, quando l’edificio venne acquistato dalla nobile famiglia Albini-Millelire che lo trasformò in una comoda dimora dove ancora è possibile ammirarne il fascino ottocentesco. Il palazzo, oggi di proprietà della famiglia Merloni, conserva al suo interno una importante raccolta di dipinti del Seicento genovese. Si potrà quindi scoprire una pregevole pinacoteca con numerose opere di questo felice periodo, tra cui quelle di Domenico Fiasella, uno dei più importanti pittori dell’epoca, di Domenico Piola con il suo stile estroso e vivace, di grandi maestri come Luca Cambiaso e Bernardo Strozzi e di Anton Maria Maragliano, scultore tra i più rappresentativi dell’epoca.
TRISOBBIO (AL)
Castello e Borgo di Trisobbio
Adagiato nel verde delle colline dell’Alto Monferrato, il borgo di Trisobbio, compreso tra i corsi dell’Orba e della Bormida, si sviluppa secondo il modello urbanistico medievale del “recetto”: attorno al vertice della collina, dominata dal Castello, si dipanano tre anelli concentrici dove sono distribuite le abitazioni. La leggenda narra che il paese sia stato fondato da tre famiglie di uomini sobri, fratelli di sette uomini ebbri, fondatori di Strevi, e da qui Tres Sobri. Il borgo potrebbe avere addirittura origini etrusche, ma le prime notizie certe risalgono al 1023; i documenti, invece, attestano il nome Trexoblo a partire dal 1040. In epoca medievale Trisobbio fu feudo dei Marchesi del Bosco; dal 1240 passò ai Malaspina e, successivamente, alla famiglia Boccaccio. Nel 1536 entrò a far parte dei possedimenti dei Gonzaga e dopo degli Spinola. Occupato dalle truppe francesi, seguì, infine, la sorte del Regno di Sardegna, fino all’Unità d’Italia del 1861. Di proprietà comunale, il Castello che domina Trisobbio è stato costruito agli inizi del XIII secolo e conserva ancora oggi la forma originaria, mentre la torre è stata realizzata durante i lavori di ristrutturazione avviati nel 1913 dal marchese Spinola. Di particolare pregio la Parrocchiale, dedicata a Nostra Signora Assunta, risalente alla fine del XIV secolo e che oggi si presenta in stile barocco dopo vari interventi nel corso dei secoli. Al suo interno sono conservati gli affreschi realizzati dai fratelli Ivaldi, la cui produzione fu vastissima e spazia per l’intero Piemonte, e due tele di Michele Beccaria, nato a Trisobbio nel 1568, Parroco di Montaldo e pittore assai prolifico. In occasione delle Giornate FAI i visitatori saranno accompagnati lungo i tre anelli concentrici del borgo per scoprire il Castello, il Palazzo Comunale, la Parrocchiale e l’Oratorio attraverso la narrazione delle antiche vicende, delle tradizioni locali e delle peculiarità enogastronomiche. Infine, per gli amanti della natura, un percorso ad hoc che si sviluppa lungo l’incontaminato fondovalle del rio Stanavasso, di importante pregio naturalistico all’interno della tartufaia di Trisobbio.
ACQUI TERME (AT)
Castello dei Paleologi
Il Castello dei Paleologi, situato nel centro di Acqui Terme, è un complesso edilizio articolato: nacque come residenza vescovile, poi trasformato in fortezza militare, in seguito convertito in carcere e oggi ospita il Museo Archeologico e un parco cittadino dotato di un birdgarden ricco di essenze arbustive locali e popolazioni di insetti, uccelli, anfibi e minuscoli mammiferi. Eretto nel 1506, dal 1260 venne acquisito dai marchesi Paleologi del Monferrato che lo ricostruirono nella forma in parte ancora attuale e lo utilizzarono come fortezza militare. I Paleologi, salvo brevi intervalli in cui la città passò sotto l’egida di Roberto d’Angiò e poi sotto quella dei Visconti di Milano, ne conservarono il controllo fino al 1536; fu poi la volta dei Gonzaga di Mantova e, dal 1708, dei Savoia. Nei secoli la struttura subì molti danni a cui seguirono varie ricostruzioni; smantellata nel 1815 dai Savoia come presidio militare, impiegata poi come carcere, dal 1967 ospita il Civico Museo Archeologico. Del nucleo originario medievale del castello non rimane ormai più nulla. Le strutture più antiche attualmente esistenti, risalenti alla seconda metà del XV secolo, coincidono con il ponte levatoio e una parte della cinta muraria con torre difensiva angolare. Di epoca napoleonica è tutta l’ala separata delle ex-Carceri. In occasione delle Giornate FAI, oltre al birdgarden, alle sale e in via straordinaria ai depositi del Civico Museo Archeologico, sarà possibile visitare il rifugio antiaereo, aperto eccezionalmente e realizzato nel 1943 dall’ingegnere Venanzio Guerci.
BIELLA
Cittadellarte – Fondazione Pistoletto
Nata per volontà dell’artista Michelangelo Pistoletto, la Cittàdellarte è un tipico esempio virtuoso di riconversione industriale: acquistato dal noto artista italiano nel 1991, l’edificio ha ospitato fino agli anni ’70 del Novecento le attività del Lanificio Trombetta. In questo luogo vocato alla produttività, Michelangelo Pistoletto ha dato origine alla Fondazione che porta il suo nome, luogo di congiunzione tra il passato e il futuro di un territorio, il distretto industriale biellese, che ha fatto della creatività il proprio punto di forza. Un vero e proprio percorso di rigenerazione funzionale e culturale: l’ex fabbrica di tessuti, ristrutturata, diventa fabbrica di idee, cultura e progetti di grande valore sociale. È un laboratorio aperto e attivo, una Università delle Idee, che crede nella forza della creatività artistica. L’attività svolta dalla Fondazione Cittadellarte è oggi in costante ascesa ed entra concretamente in relazione con le strutture e le istanze del tessuto socio-economico, concependo e mettendo in atto progetti rivolti ad una trasformazione sociale, responsabile a livello locale e globale. Un laboratorio-scuola dedicato alla sperimentazione e allo sviluppo di pratiche che traducono in realtà il simbolo del Terzo Paradiso, concetto al centro della ricerca artistica di Pistoletto e che rappresenta, a livello filosofico, la connessione equilibrata tra l’artificio e la natura.
NOVARA
Palazzo Episcopale
Situato in pieno centro, il Palazzo Episcopale di Novara è composto da un doppio porticato, in origine con sei archi, scandito da colonne di ordine dorico al pian terreno e ionico al piano superiore, tutte realizzate in granito di Baveno. È probabile che una Domus Episcopi esistesse in quest’area sin dalla costituzione della diocesi. Successivamente, con l’affermarsi della Signoria Vescovile, mutò il nome in Palatium. Nel 1147 è nominato il Palatium Novum, nel 1233 il palazzo è chiamato Pictum, segno che era ornato di pitture anche all’esterno. I Vescovi della prima metà del sec. XIV, in particolare Guglielmo da Cremona, alzarono di un piano tutto il complesso e costruirono una nuova cappella palatina, sovrapposta alla precedente di S. Siro. Al primo piano, nell’atrio del salone della Maddalena, si notano alcuni resti dell’antico Palazzo Medievale: un affresco ed una colonnina con capitello antropomorfo. Notevole la Sala Verde con le grandi tele delle Storie di Mosè ed i Dottori della Chiesa. In occasione delle Giornate FAI, oltre a scoprire la storia di questo antico palazzo, si potranno ammirare, nel Salone della Maddalena, gli affreschi del XV secolo e alcune tele del XVII secolo.
MIASINO (NO)
Itinerario nel borgo
Il bellissimo borgo di Miasino sorge lungo la riviera occidentale del Cusio, a mezza costa tra il Lago d’Orta e la montagna. Di origine gallica, si è arricchito nel tempo di numerose residenze signorili, grazie alla folta presenza di famiglie borghesi e aristocratiche fra il Seicento e il Settecento. Tra le dimore più eleganti spicca Villa Nigra, caratterizzata da grandiosi loggiati interni, balaustre in granito e ferro battuto e decorata da pregevoli affreschi. L’itinerario di Giornate FAI per le vie del borgo ne consentirà la scoperta, insieme ad altri luoghi di interesse storico e artistico. Come la Chiesa parrocchiale di San Rocco, proclamata monumento nazionale, che conserva al suo interno un altare secentesco in marmi policromi e bronzi cesellati, oltre a importanti quadri e affreschi. In particolare, di grande pregio è la tela di Giulio Cesare Procaccini raffigurante i santi Carlo, Antonio Abate e Rocco e quella di Stefano Maria Legnani detto “il Legnanino” con Le nozze di Cana. E ancora, si potrà visitare il secentesco Palazzo Martelli Dathe, con la sua bella facciata barocca, le splendide logge, i camini monumentali e i raffinati allestimenti. Inoltre, sarà aperto Palazzo Sperati con il suo delizioso giardino all’italiana, che ospita una camelia e un rododendro centenari e da cui si gode di una suggestiva vista sulle alture del Lago. Attuale sede di uffici comunali e dell’Archivio storico del borgo, vi si ammirano un monumentale camino in granito, volte dipinte con motivi ottocenteschi e soffitti lignei a cassettoni di ottima fattura.
ROMAGNANO SESIA (NO)
Collegio Curioni
Situato nella parte alta di Romagnano Sesia, il Collegio Curioni è un complesso architettonico che comprende l’edificio centrale, il porticato e un giardino interno e che oggi ospita il distaccamento del Liceo Artistico “felice Casorati” di Novara. La struttura, esempio di architettura neoclassica, è stata edificata tra il 1875 e il 1880 su progetto di Giuseppe Locarni e nel corso degli anni ha subito diverse modifiche strutturali. In occasione delle Giornate FAI, il pubblico, accompagnato dagli Apprendisti Ciceroni, potrà visitare, oltre ai saloni oggi adibiti ad aule, il porticato, il cortile interno e gli ambienti dedicati al convitto. Un racconto a tutto tondo sulla vita scolastica del convitto anche attraverso documenti d’epoca.
VAPRIO D’AGOGNA (NO)
Villa Bono
Situata nel centro storico di Vaprio d’Agogna, piccolo borgo adagiato tra l’alta pianura novarese, Villa Bono, già di proprietà della famiglia Caccia nel XVII secolo e poi venduta a seguito di confisca, è nota per aver dato i natali a Gaudenzio Bono, garibaldino che partecipò alla spedizione dei Mille e cadde, a fianco dei cugini Cairoli, nella Battaglia di Mentana del 1967. La villa si sviluppa su quattro piani: le cantine cinquecentesche a volta, il piano terra con mosaici a pavimento e le volte affrescate, alcune delle quali per mano di Francesco Cantoia ad inizio del XX secolo, il primo piano con parquet e soffitti a cassettoni ed infine il sottotetto: ambiente unico con grandi pilastri e travi in legno. Limitrofi alla villa gli ambienti più rustici destinati un tempo alla servitù e ai fattori, con i soffitti di travi in legno e le cantine con volte in mattoni. La corte civile, che in epoca viscontea era dedicata alle scuderie, è uno spazio raccolto adiacente alla villa. Il parco di oltre 7000 metri quadrati è suddiviso in vialetti con antiche statue e trasporta il visitatore in epoche passate dal sapore romantico: la fontana con i putti, il laghetto dei pesci e la ghiacciaia cinquecentesca, testimonianza rara di come si conservavano i cibi nei secoli passati. Nel parco si potranno ammirare antiche camelie, il bambù nero e magnolie grandiflora.
VERCELLI
Basilica di Sant’Andrea by night
Ingresso dedicato agli iscritti FAI
Edificata tra il 1219 ed il 1227 per iniziativa del cardinale Guala Bicchieri, la basilica di Sant’Andrea è tra i monumenti più importanti e conosciuti di Vercelli. Primo complesso gotico del Piemonte, uno dei più precoci d’Italia in questo stile, la chiesa è un esempio di architettura romanico-gotica in cui convivono il romanico locale e lo stile gotico cistercense. Il complesso abbaziale ha conservato in ampia misura l’aspetto originale: all’inizio del XV secolo venne aggiunto, sul lato destro della chiesa, un nuovo campanile dello stesso stile dei due originari posti accanto alla facciata. Nel corso del XVI secolo – quando già ai canonici di San Vittore erano subentrati i canonici regolari lateranensi – venne rifatto il chiostro del monastero, conservando tuttavia le originali colonnine disposte a gruppi di quattro che si osservano ancora oggi. A distanza di dieci anni dal censimento I Luoghi del Cuore, quando la Basilica fu votata da ben 15.582 persone, promosso dal FAI e Intesa Sanpaolo ottenendo un contributo economico per avviare il progetto di valorizzazione multimediale, in occasione delle Giornate FAI, il pubblico, con ingresso riservato agli iscritti alla Fondazione, potrà eccezionalmente visitare in notturna la chiesa sabato 23 marzo e assistere alle ore 21 al concerto vocale delle Suore della Trasfigurazione di Vercelli organizzato nell’Aula Capitolare della Basilica, a cui seguirà, alle ore 22, la visita guidata arricchita dalla segnaletica immersiva, che unisce l’esperienza reale con la tecnologia digitale, offrendo al pubblico contenuti aggiuntivi e approfondimenti realizzati in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella Novara Verbano Cusio Ossola e Vercelli e del Segretariato regionale del Piemonte del MIC.
Sabato e domenica, per tutto il pubblico, saranno invece organizzate visite nell’isolato della Basilica, in occasione degli 800 anni della Fondazione dell’Ospedale Maggiore, ad essa collegato: saranno fruibili in modo straordinario diversi spazi dell’ex Ospedale, nato come “ospitale” per i pellegrini e tra le prime fondazioni ospedaliere italiane: dal Salone Dugentesca, aperto occasionalmente dal Comune per eventi, a Palazzo Tartara, oggi tra le sedi dell’Università del Piemonte Orientale, all’ex monastero di San Pietro Martire, che dopo il restauro concluso nel 2022, oggi ospita laboratori artigianali, start-up, attività nel sociale.
Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo libero a partire da 3€ utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi, e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali. Inoltre, fino al 31 marzo 2024 si potrà sostenere la missione del FAI donando con un SMS o una chiamata da rete fissa al numero 45584. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali, Geny Communications e, sempre per la rete fissa, di 5 euro da TWT, Convergenze, PosteMobile.
VENERDI 22 MARZO
Venerdì 22 marzo ore 14.30
PALAZZINA LAFLEUR E LA BIZZARRIA DEL NUOVO STILE LIBERTY
Palazzo Madama – percorso guidato in città
Il percorso guidato, legato alla mostra Liberty. Torino Capitale, in corso a Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024, intende presentare un’area della città fortemente caratterizzata da costruzioni sorte durante il periodo del Liberty con esempi di edifici destinati sia alla residenza che alla produzione e all’istruzione. Passeggiando lungo le strade sarà possibile cogliere esempi di architetture e decorazioni ispirate sia all’Art Nouveau floreale che ai modelli più geometrici tipici dello Jugendstil.
La zona intorno all’attuale Piazza Peyron e la parte terminale di Corso Francia presentano una serie di edifici ispirati al nuovo stile del Novecento. Abitazioni e stabilimenti vennero costruiti secondo lo stile floreale che troverà nella fantasia di Pietro Fenoglio il suo principale interprete a Torino.
Ritrovo in piazza Amedeo Peyron angolo via Bagetti
Costo singolo itinerario: 14€ intero; 11€ ridotto (possessori di Abbonamento Musei e under 18); gratuito under 6
Durata: 2 ore
Pacchetto tre visite: 38€ intero; 29€ ridotto
Ai visitatori che parteciperanno alla visita guidata della mostra Liberty. Torino Capitale (in calendario ogni lunedì alle ore 11 e ogni venerdì, sabato e domenica alle ore 16.30) abbinata a uno o più percorsi tematici sul Liberty sarà riservata una tariffa speciale:
costo visita guidata mostra Liberty. Torino Capitale + itinerario singolo Liberty in città: 18€
costo visita guidata mostra Liberty. Torino Capitale + pacchetto itinerari Liberty in città: 36€
Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun – dom 9 – 17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com
Prossimi appuntamenti
Venerdì 5 aprile ore 15: Un nuovo quartiere al posto della Cittadella
Domenica 14 aprile ore 10.30: Liberty in Borgo Crimea
Venerdì 22 marzo ore 16
MODA: ABITI, TESSUTI E ACCESSORI NEL LIBERTY DI PRIMO NOVECENTO
Palazzo Madama – visita guidata
Leggeri tessuti rivoluzionano la moda: ecco che il Liberty irrompe anche nella moda. Crinoline e ampie gonne cedono il passo a nuovi modelli e a nuove stoffe. La donna appare più elegante e, soprattutto, volge lo sguardo al nuovo secolo. Accessori ispirati alla natura e raffinatezza nuova: nuova per l’appunto come l’arte di quel tempo.
La visita si soffermerà su tali temi rivelando i segreti degli atelier e le tendenze di quegli anni.
Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).
Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com
SABATO 23 MARZO
Sabato 23 marzo ore 10
DANCE WELL
MAO – pratica di movimento / danza
A cura di DANCE WELL DANCERS, un progetto di Lavanderia a Vapore in collaborazione con CSC – Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa e Associazione Giovani Malati di Parkinson
Nell’appuntamento al MAO i visitatori del museo potranno partecipare negli spazi del museo alla pratica di movimento/danza condotta dai formatori di DANCE WELL DANCERS, un progetto di Lavanderia a Vapore in collaborazione con CSC – Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa e Associazione Giovani Malati di Parkinson: insegnanti, artisti, parkinson people e cittadini praticano insieme la danza contemporanea e la filosofia in luoghi dedicati alla bellezza (teatro, museo, parchi) per dare voce ad insolite comunità di ricerca.
Dance Well è una pratica artistica rivolta principalmente a persone affette dal Parkinson, attivata, ideata e promossa dal CSC Casa della Danza di Bassano del Grappa.
Dal 2018 la Lavanderia a Vapore di Collegno accoglie questa avvincente progettualità, contribuendo alla crescita dell’esperienza artistica facendola seguire da una pratica di filosofia, condotta da Propositi di Filosofia. Un momento dedicato al dialogo, grazie al confronto sui contenuti generati dalla pratica di danza contemporanea.
Nasce così in Lavanderia una insolita comunità di ricerca accompagnata da artisti e filosofi, che condividono uno spazio e un tempo per dialogare insieme mettendo a fuoco alcuni temi chiave. Un percorso che si sviluppa e si costruisce nel corso del tempo attraverso l’impegno reciproco al dialogo e all’opportunità di collaborazione. Rappresenta, in questo senso, una condizione indispensabile per lo sviluppo del pensiero critico, autonomo, creativo e collaborativo e per lo sviluppo di potenzialità riflessive. Nella comunità di ricerca si rispettano e favoriscono i differenti punti di vista nell’ottica di una co-creazione di contenuti.
Tariffe: ingresso ridotto € 8 (gratuito con Abbonamento Musei); attività gratuita.
Prenotazione obbligatoria t.011.4436928 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it
Sabato 23 marzo dalle 14 alle 17.30
L’ABITO DELLA COMPASSIONE
MAO – Visita guidata alle collezioni e laboratorio introduttivo di cucitura del Kesa
A cura di Theatrum Sabaudiae in collaborazione con il Tempio Enku-ji di Torino
L’itinerario inizia nelle sale dedicate alla produzione artistica dell’Asia meridionale dalle più antiche espressioni dell’arte buddhista al successivo sviluppo della raffigurazione antropomorfa del Buddha, per proseguire con l’arte di Sud-est asiatico, Cina e Giappone, soffermandosi sulle interpretazioni artistiche esito dell’incontro della diffusione del buddhismo con creatività e sensibilità locali, e concludere con il peculiare linguaggio della Regione Himalayana, manifestazione materiale della complessa ritualità e iconografia della tradizione Vajrayana.
Segue laboratorio introduttivo di cucitura a cura di Chiara Daishin Grassi. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto l’Abito della Compassione realizzato dal Tempio Enku-ji di Torino di Tradizione Zen Sōtō.
Il tema della pratica devozionale viene approfondito durante il laboratorio con il coinvolgimento dei partecipanti nel processo di confezione del Kesa, paramento rituale della tradizione giapponese simbolo della Trasmissione del Dharma, che si traduce in un momento di condivisione per comprenderne significato e rimandi simbolici.
Durante il laboratorio, preceduto da una breve presentazione della storia e delle valenze dell’Abito nella Tradizione buddhista, in particolare in quella Zen, verranno insegnate le tecniche base di cucitura e di lavorazione di un Kesa a 7 bande. Ogni partecipante potrà portare un pezzo di tessuto*, magari appartenuto ad un abito di una persona cara che non c’è più o legato ad un momento significativo della propria esistenza che, in una fase successiva, sarà cucito insieme a ‘pezzi vita’ di altri, andando a comporre un Kesa unico che entrerà a far parte della collezione dei Kesa del Progetto L’Abito della Compassione.
* Possibilmente di cotone – senza elastan – o tessuto leggero con le seguenti misure: 70 x 50 oppure 40 x 30 centimetri.
Prenotazione obbligatoria entro sabato 16 marzo, l’iniziativa verrà attivata al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti fino ad esaurimento posti disponibili.
Informazioni e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30).
Costo: 17 € a persona.
Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; ingresso gratuito per possessori di Abbonamento Musei.
Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio.
DOMENICA 24 MARZO
Domenica 24 marzo ore 15
BIMBI E BIJOUX
Palazzo Madama – attività per famiglie
Liberty. Torino Capitale, l’attuale mostra ospitata a Palazzo Madama, racconta quanto il Liberty abbia coinvolto con la sua raffinata eleganza ogni aspetto della vita e della società dell’epoca.
Tra queste manifestazioni spicca una produzione di gioielli e bijoux in metallo dalla linea morbida e sinuosa: spille, ciondoli e fermagli di forma fitomorfa, variamente evocati dalla natura.
Ispirati dai motivi visti in mostra, ciascuno realizzerà il proprio bijoux in lamina di rame e colori acrilici.
Età consigliata: 4/5 anni
Durata: 90 minuti
Costo bambini: € 8 (biglietto di ingresso alla mostra gratuito per i bambini fino a 5 anni)
Costo adulti accompagnatori: biglietto di ingresso alla mostra ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei
Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
Prenotazione obbligatoria e pagamento online
LUNEDI 25 MARZO
Lunedì 25 marzo ore 17
EREDITÀ DEL LIBERTY TORINESE
Palazzo Madama – conferenza con Roberto Fraternali
Terza conferenza del ciclo che approfondisce alcuni dei temi presentati nella mostra Liberty. Torino Capitale, in corso a Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024. Al centro della riflessione Torino e l’Europa, attraverso lo specchio dell’architettura, dell’urbanistica e delle arti figurative.
Le conferenze sono a cura di SIAT – Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino.
Torino ha adottato il gusto Liberty in tutte le sue declinazioni artistiche e in tutte le tipologie edilizie, ispirato da una vena barocca profondamente radicata. Esaurito il contesto storico-temporale originario, le principali qualità dello stile floreale, quali libertà compositiva, perfetta tecnica costruttiva, finalità estetica, risorsero grazie a maestri quali Mollino, Gabetti e Isola, Jaretti e Luzi, Derossi, le cui sottili critiche all’architettura loro contemporanea furono colte dall’attento sguardo critico di Paolo Portoghesi. Queste attitudini progettuali torinesi potrebbero rifiorire offrendo l’opportunità per una ripartenza tecnologico-economica, obiettivo possibile alla luce di un secolo di esperienza acquisita.
Roberto Fraternali
Roberto Fraternali si è laureato in Architettura con lode nel 1989 al Politecnico di Torino con una tesi progettuale sul Museo della Storia tedesca a Berlino. Inizia la libera professione nel 1996, che sfocia nella fondazione nel 1999, insieme all’amico e compagno di studi Ugo Quattroccolo, dello Studio Associato Fraternali-Quattroccolo Architetti, con sede in Torino. L’attività principale dello Studio FQa è indirizzata alla Progettazione e Direzione Lavori di edifici pubblici e privati, con approfondimenti tematici finalizzati all’architettura sostenibile e biocompatibile.
Un’attività costante è stata dedicata nell’ambito della promozione culturale attraverso pubblicazioni, ideazioni di mostre e conferenze; Roberto Fraternali è socio fondatore di alcune associazioni culturali quali La Città Liquida, il Gruppo M.A.R.E.S., ColoriQuadri, I.C.A.F., è stato consigliere della Società degli Ingegneri e Architetti in Torino dal 2002 al 2008, dal 2010 al 2016, dal 2019 a oggi, collabora con l’Ordine degli Architetti di Torino in qualità di consulente, tutor e docente per corsi di formazione, che svolge saltuariamente anche in ambito universitario e professionale, è vice-coordinatore del Focus Lavori Pubblici dell’Ordine degli Architetti di Torino.
Prossimi appuntamenti
Lunedì 29 aprile 2024 ore 17: Architettura e opera d’arte totale: dall’impaginato di facciata al dettaglio costruttivo con Beatrice Coda Negozio
Lunedì 20 maggio 2024 ore 17: Un salotto Liberty a Torino. Annibale Rigotti e Maria Calvi in via Oropa con Chiara Rigotti e Marco Corona
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 9.30-13; 14-16)
madamadidattica@fondazionetorinomusei.it
MERCOLEDI 27 MARZO
Mercoledì 27 marzo ore 18.30
MAYA AL KHALDI + SAROUNA. Voci e musica dal passato e dal presente palestinese.
MAO – performance nell’ambito del public program di Trad u/i zioni d’Eurasia
Maya Al Khaldi مايا الخالدي è un’artista, musicista e compositrice palestinese, con base a Gerusalemme. La sua pratica si basa sull’esplorazione della vocalità e della musica del passato e del presente palestinese e sul lavoro su materiali d’archivio. Il suo album di debutto “عالم تاني – Other World”, prodotto da Sarouna, si ispira al folklore palestinese immaginandone un diverso futuro sonoro. Tutti i brani includono testi, melodie o registrazioni dall’archivio audio della musica tradizionale palestinese del Centro d’Arte Popolare di Ramallah, in Palestina.Sarouna سارونا è una suonatrice palestinese di qanun, oltre che ingegnere del suono, produttrice e DJ nata a Gerusalemme. Fondatrice di Tawleef, un’etichetta discografica e spazio artistico palestinese indipendente guidata da donne, lavora ad un progetto musicale collaborativo tutto al femminile, con artiste palestinesi e della diaspora. Attualmente sta componendo il suo primo album, un’esplorazione elettronica della memoria attraverso campionamenti e qanun.
Tariffe: 15 € intero e 10€ ridotto studenti acquistabili presso la biglietteria del Museo il giorno stesso del concerto;
16 € intero (con prevendita) sul sito.
L’ultimo numero di Microprovincia, il 56° della fortunata rivista di cultura e poesia diretta da Franco Esposito, è interamente dedicato ai trent’anni della casa editrice novarese Interlinea con il suggestivo titolo “Coltivare fiori di parole”. Proponendo una ricca e interessante raccolta di testimonianze su tre decenni di attività editoriale di Interlinea, coinvolgendo gli autori e coloro che l’hanno fatta vivere dietro alle quinte con il lavoro redazionale, la cura dei testi e la promozione di collane che si sono affermate tra i lettori (da “Nativitas” e “Lyra” a “Le rane”) la rivista che si è sempre battuta contro i conformismi della cultura ufficiale rende omaggio ad una impresa culturale di assoluta grandezza fondata da Roberto Cicala e Mario Robiglio. Giuliano Vigini, nella presentazione della rivista subito dopo l’appassionato editoriale di Esposito, ricorda che “alle origini di una casa editrice c’è innanzitutto una speciale passione per quello che gli autori, le collane, i singoli libri che si vorrebbero privilegiare come emblema e portabandiera dell’attività che si sta per avviare possono lasciare come idea di un modo di fare letteratura e insieme di interpretare, dal vivo di tante espressioni e testimonianze diverse, le realtà del mondo e le esperienze di vita degli scrittori”. Ovviamente, non bastando la bontà e l’entusiasmo delle idee, ci sono volute “anche le risorse personali o la capacità di procurarsele, la condivisione ideale e pratica di chi è coinvolto in un determinato progetto” come è stato tra Cicala e Robiglio, lavorando con la perseveranza di chi non si accontenta di ciò che di volta in volta si è raggiunto “perché, essendo il traguardo sempre più in là, bisogna continuare a cercare, a scoprire, a lasciare segni nuovi”. Ed è così che nasce e prende corpo quella che oggi può essere definita, a buon titolo, una grande voce della cultura italiana contemporanea. L’originale storia della casa editrice che ha sede in via Mattei a Novara viene narrata in 250 pagine con molti interventi tra i quali si segnalano, pur senza far torto a nessuno degli altri, Pino Boero, Eugenio Borgna, Carlo Carena, Barbara Caristia, Graziella Cerutti, Gian Luca Favetto, Gian Carlo Ferretti, Walter Fochesato, Anna Lavatelli, Dacia Maraini, Gianni Mussini, Alessandra Alva Perez, Roberto Piumini, Giovanni Tesio, Sebastiano Vassalli e Giuliano Vigini. La stessa scelta del nome della casa editrice è originale e racconta molto: l’interlinea è lo spazio bianco tra due righe scritte o stampate, apparentemente inutile ma in verità necessario alla lettura. Infatti le parole si confonderebbero sulla pagina senza questa distanza, il cui bianco fa risaltare il nero del testo illuminando così il significato di un romanzo, di uno studio, di una poesia. Dall’inizio degli anni Novanta ad oggi sono stati riscoperti autori italiani dell’800 e ‘900, anche con inediti (da Rebora a Montale, fino a Soldati e Vassalli), aprendo la prima collana letteraria italiana legata al Natale e intitolata Nativitas con Dickens, Consolo, Rigoni Stern, Testori, Wojtyla, offrendo uno spazio importante alla critica letteraria, alla poesia, ai libri per bambini e ragazzi con la collana Le Rane. Scorrendo l’impressionante cronologia delle collane e dei libri pubblicati non si fatica a comprendere il valore del viaggio intrapreso trent’anni fa da quel “piccolo vascello di carta” che salpò da Novara e che, in tutti stesi anni, non ha chiesto altro “se non di avere lettori che sappiano leggere la verità di quelle parole vecchie e nuove nell’interlinea dell’editoria e della cultura italiana”.
Marco Travaglini
Il 22 marzo nella chiesa di San Massimo in via Mazzini
Prenderà il via venerdì 22 marzo, alle 21.15 dalla chiesa di San Massimo in via Mazzini 29/a, a Torino, la 29esima edizione di Antiqua, la rassegna di musica antica proposta dall’Accademia del Ricercare.
Antiqua nel corso degli anni ha saputo affermarsi come uno dei più importanti esempi di imprenditoria culturale in Piemonte , sino ad essere ammessa tra i soci del REMA, Early Music in Europe, un importante network rappresentativo della musica antica a livello europeo, che ha la legittimità di discutere di performance, creazione, patrimonio, inclusione, diversità e sostenibilità. La manifestazione non è rimasta circoscritta alla sola provincia di Torino, in cui è nata, ma si è evoluta fino a toccare una parte del Piemonte e territori extraregionali, collaborando con altre realtà stimate nell’ambito della musica classica.
Punto di forza del progetto Antiqua sono anche i corsi di perfezionamento alla prassi esecutiva della musica barocca eseguita con strumenti originali.
Nel corso degli anni il festival ha vantato docenti di fama internazionale quali Christophe
Rousset, Walter van Hauwe, Bob von Asperen, Keese Boeke e Dorothee Oberlinger.
In questa edizione Antiqua avrà l’onore di ospitare nuovamente la Oberlinger, flautista,
professore al Mozarteum di Salisburgo e, dal 2019, anche direttore del festival barocco di
Arolser, in Germania.
Venerdì 22 marzo il programma verterà sul brano del compositore Antonio Caldara (1670-1736) ”Magdalena ai piedi di Cristo”, proposto dall’Oratorio a sei voci con orchestra d’archi e B.C. dell’Accademia del Ricercare.
Durante la Settimana Santa e il periodo di Quaresima in tutta l’area cattolica era usuale l’esecuzione di oratori presso diverse istituzioni pubbliche e private che andavano dalle cappelle di corte ai palazzi aristocratici, alle chiese legate agli ordini più importanti, filippini e gesuiti. La nascita del genere dell’oratorio che, in forma musicale e teatrale, narrava le storie evangeliche, bibliche o dei santi dell’agiografia cristiana, si deve collocare nella Roma della prima metà del Seicento, con le Historiae Sacrae, in cui si faceva uso del latino, presso l’oratorio del S.S.Crocifisso, ed era la risposta curiale e ecclesiale al teatro musicale che si andava diffondendo via via in tutta Italia.
A dirigere il concerto il maestro Luigi Pagliarini
Ingresso a offerta libera a partire da 5 euro.
Per informazioni scrivere agli indirizzi segreteria@accademiadelricercare.com oppure telefonare al numero 331.1095412.
MARA MARTELLOTTA
Il 24 marzo prossimo, alle ore 17:30, presso la casa editrice di Paola Caramella, verrà presentato il libro “Scarabocchiando – un percorso nell’arte” (Paola Caramella Editrice) insieme alle autrici Cristina Costantini, Raffaella Galli e Katia Massafra. L’incontro sarà moderato dalla giornalista Mara Martellotta, protagonista inoltre della rubrica radiofonica “Una finestra sul mondo dell’arte” di Radio Sognare si può e Radio Moncalieri.
Questo libro è una raccolta di appunti, una sintesi narrativa e di rappresentazioni che nasce da contributi diversi riguardanti il mondo dell’arte, e il suo utilizzo nella didattica per i bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia.
Si tratta di un progetto dalle grandi potenzialità didattiche ed è finalizzato alla preparazione alla scrittura per sviluppare una sempre maggiore coordinazione oculo-manuale e sicurezza nel tratto, offrendo l’opportunità di percepire a tutto tondo la forma grafica sperimentando con il corpo, comprendendola ed elaborandola interiormente, ricreandola con la fantasia.
L’arte si rivela, ipotizzando un percorso verso la scrittura, una via privilegiata nel momento in cui, in modo giocoso, si avvicina ai segni non convenzionali utilizzati dai grandi pittori presi in considerazione, tra cui ricordiamo Capogrossi, Yayoi Kusama, Mondrian, Matisse, Paul Klee, Kandinsky, Giacomo Balla, Joan Miró, Picasso e Karla Gerard.
Gian Giacomo Della Porta
Ed eccoci nuovamente giunti al nostro consueto appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere. Cari amici lettori e lettrici, oggi andremo alla scoperta di uno dei monumenti presenti in una delle piazze più “frequentate” della città: sto parlando di Piazza Castello e del monumento ai Cavalieri d’Italia. (Essepiesse)
La statua è collocata in Piazza Castello sul lato destro di Palazzo Madama, rivolta verso via Lagrange. Il monumento rappresenta un soldato a cavallo su un piedistallo di granito,che poggia su un basamento a gradoni. Il cavaliere dall’aria vigile, scruta l’orizzonte volgendo lo sguardo alla sua destra mentre con il fucile in spalla, con una mano tiene le redini e con l’altra uno stendardo; la posa del destriero e del suo cavaliere è rilassata, lontana dalle immagini stereotipate di nobili cavalieri che caricano al galoppo. Di contorno al basamento vi sono una serie di alto rilievi con fregi militari.
Con il termine Cavalleria si è soliti indicare le unità militari montate a cavallo. Essa ebbe origini molto antiche, venne infatti da sempre impiegata per l’esplorazione dei territori, per azioni in battaglia dove venisse richiesta molta mobilità e velocità nell’attacco e fu anche strategicamente determinante in alcune battaglie. In seguito cominciò ad evidenziare i suoi limiti con il perfezionamento delle armi da fuoco e l’avvento dei treni e degli autoveicoli.
Riformata all’interno dell’Esercito Sardo sin dal 1850, la Cavalleria venne impiegata con l’esercito francese prima in Crimea ed in seguito contro gli Austriaci, ai confini della Lombardia all’inizio della II Guerra di Indipendenza. L’ Arma si conquistò così la fiducia e la stima degli alleati francesi. I Reggimenti combatterono, guadagnando numerose medaglie al Valor Militare, sia a Montebello che successivamente a Palestro e Borgo Vercelli; le battaglie più famose di questa guerra, quella di Solferino e di San Martino (alle porte del Veneto), si combattono con i francesi impegnati a Solferino e i sardo-piemontesi a S. Martino. Dopo il 1861, il Regio Esercito Sardo divenne Esercito Italiano e negli anni seguenti, tutto l’esercito venne riformato e uniformato. La Cavalleria, a partire dagli anni ’70, venne impiegata in Africa, dove furono formati Reggimenti di Cavalleria indigena, ed anche nella guerra italo-turca del 1911-1912.
In seguito il primo conflitto mondiale impose alla Cavalleria l’abbandono del cavallo in modo da adeguarsi alla guerra di posizione, in trincea, dove reticolati e mitragliatrici rendevano impossibile l’uso dell’animale. Verso la fine del conflitto però, la Cavalleria venne nuovamente rimessa in sella: nel 1917 fu impiegata a protezione delle forze che ripiegavano sul Piave, dopo la sconfitta di Caporetto. Verso la fine della Prima guerra mondiale, la II Brigata di Cavalleria coprì la ritirata della II e della III Armata, comandata dal generale Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, ed il 16 giugno 1918 fermò il nemico sul Piave. Questa data fu così importante per gli esiti del conflitto mondiale, che ancora oggi viene celebrata come festa della Cavalleria.
Per ricordare e onorare il valore dell’Arma, nel 1922 a Roma si istituì il Comitato generale per le onoranze ai Cavalieri d’Italia con l’intento di elevare un monumento equestre. Pochi giorni dopo il comitato, presieduto dal Re e dal senatore Filippo Colonna, propose alla Città di Torino di collocare l’opera in piazza Castello, dove era già ricordato il soldato dell’Esercito Sardo; questa proposta venne accolta con orgoglio ed onore dalla Giunta e dal Consiglio Comunale. La realizzazione del monumento venne affidata a Pietro Canonica che si offrì di lavorare gratuitamente, mentre il bronzo (materiale utilizzato per la costruzione dell’opera) fu offerto dal Ministero della Guerra.
Il monumento venne inaugurato, alla presenza di Re Vittorio Emanuele III, il 21 maggio del 1923, con una carosello storico, parate dei militari e delle associazioni. Nel 1937, per fare spazio all’opera dedicata ad Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, la statua venne spostata sul lato destro di Palazzo Madama, dove è situata ancora oggi. Nel 2008 il monumento ai Cavalieri d’Italia è stato restaurato ed il lavoro di pulitura del bronzo ha riportato finalmente alla luce l’originaria colorazione tendente al verde, una patina data come finitura dallo stesso scultore Canonica.
Simona Pili Stella