CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 174

Quando nel deserto del New Mexico nacque la bomba atomica

Sugli schermi “Oppenheimer” di Christopher Nolan

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Ci sono gli occhi di Harry Truman (un irriconoscibile Gary Oldman), difesi dagli occhiali cerchiati d’oro, a fissare lo scienziato: “La gente non si ricorderà di chi ha costruito la bomba ma di chi ha deciso di sganciarla”, rassicurante, mentre gli porge il fazzoletto con il quale simbolicamente lavarsi il sangue di cui ha sporche le mani. C’è l’agghiacciante sberleffo del politicante che, nella necessità di dover scegliere i bersagli su cui sganciare l’atomica, con un sorriso invita “va bene, allora siamo d’accordo su Nagasaki e Hiroshima ma per favore non Kyoto, è una città così bella, ci sono andato in luna di miele con mia moglie.” C’è, soprattutto nella frenetica prima ora di proiezione, svolta in un montaggio da brivido (di Jennifer Lame), un alternarsi di pioggia e di esplosioni, di fuoco che avvampa e che distrugge, c’è il puzzo e l’amara sensazione di distruzione che riportano con immediata memoria alle ultime ondate di un conflitto che già aveva visto la disfatta e la capitolazione dell’esercito tedesco e lo sfacelo del dittatore italiano, come un Giappone che di lì a poco avrebbe sicuramente deposto le armi. C’è il gioco spietato e subdolo, raggiunto con sottile perversione – parole dette e non dette, inviti e suggerimenti, affermazioni e negazioni, appoggi e voltafaccia -, della politica, le riunioni nella piccola e appartata sala dei segreti dove, in un gioco e in un impianto già del tutto costruiti lo scienziato “distruttore di mondi”, prima spinto e autorizzato secondo le sacre leggi del Bene Supremo della patria, viene colpevolizzato da Lewis Strauss, il presidente dell’”Atomic Energy Commission” (un Robert Downey jr. in odore di Oscar: e siamo pronti a scommettere che nel marzo prossimo non sarà l’unica statuetta pronta a convergere su un solo titolo): lui che nel 1942 ha contribuito a porre Robert jr. Oppenheimer a capo del progetto “Manhattan”, dettato dalla paura dei progressi fatti dalla Germania nazista nella ricerca sulla fusione nucleare e dalla necessità di ostacolarne i risultati.

Studi e preparativi che trovano spazio nel deserto del New Mexico, nella costruzione dei laboratori e degli alloggiamenti di Los Alamos, dubbi e sensi di colpa che avanzano e che trovano angoli concreti e distruttivi nel cuore e nella mente del fisico, deflagrazioni e squarci di futuro, frammenti storici e personali che costruiscono e irrobustiscono le anse della storia, i contrasti familiari e le occasioni per avventure del migliore dongiovannismo, le simpatie comuniste pronte a destabilizzare un destino e cancellate al momento giusto, l’ironia che entra negli interrogatori, gli appoggi di altri scienziati coinvolti, come Bohr e Rabi, Fermi e Lawrence, la collaborazione e la successiva inimicizia di Edward Teller, Albert Einstein che si chiama fuori del progetto, tutto in un gioire di bianco e nero e di colore, secondo la logica di un prima e di un dopo, di salti temporali che arzigogolano attraverso l’intera pellicola, del realismo degli effetti speciali, in questo “Oppenheimer” che il sempre visionario Christopher Nolan (con un budget di 100 milioni di dollari) ha ricavato dalla biografia “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica” scritta da Kai Bird e Martin J. Sherwin. Un autore che ha il privilegio mentale della grandiosità, che ha l’avventurosa coscienza di pensare sempre in grande, che mescola con rara intelligenza le carte del tempo e dello spazio, che sovverte ogni ordine per riaccompagnare immediatamente lo spettatore all’equilibrio del disegno, che supera le tracce del biopic e crede in una narrazione priva di ogni linearità, tutta movimenti e scatti, la visione completa di un immenso mosaico nel quale a tratti ti pare di perderti. Un grande film, non facile, che richiede attenzione costante, su cui ragionare, magari rivedendolo, imprigionando dentro di sé le forze a tratti troppo importanti e grandi della Scienza e della Storia.

E un grande autore che ha saputo regalarci non soltanto la trilogia del “Cavalier oscuro” ma titoli alti quali “Memento”, un forse non mai abbastanza considerato “The Prestige”, l’insuperato “Inception” e “Interstellar”, i sovvertimenti magici di “Tenet” come il cielo il mare la terra di “Dunkirk”, tra i panorami delle coste francesi. Sull’ultimo fotogramma, siamo indotti a pensare che “Oppenheimer” sia l’opera più profonda, profondamente pensata, complice quella Storia piena d’imbarazzo con cui Nolan si confronta, con quelle figure di vita e di morte, con quel giocare con i destini di milioni di esseri umani di cui si rischiò davvero di vederne la scomparsa.

Temi difficili, per molti lontani e incomprensibili (che tuttavia il pubblico ha accettato e continua ad accettare, se i botteghini oggi si fregano le mani e registrano nel mondo circa 800 milioni di dollari, in Italia in data 1° settembre arriviamo ai 14 milioni di euro, boccate d’aria fresca che si misurano con un recente passato non troppo felice). Non è facile accettare fisica quantistica e fusione e fissione, non sono facili le tre ore della durata del film, non è semplice essere spinto ad addentrarci in una storia d’oltreoceano che nelle proprie pagine non ancora del tutto chiarite è materia di studiosi. Ma “Oppenheimer” interessa, avvince, forse si tiene al riparo dalle emozioni ma certamente afferra lo spettatore e lo appassiona senza se e senza ma. Un interesse che ha una sua ragione, non ultima, nelle tempeste e nei venti d’attualità che circolano in un conflitto che a due passi dalle porte di casa nostra.

Nolan eccelle, cesellandoli di luci e di ombre, nella scrittura della sceneggiatura, s’affida alle musiche incalzanti di Ludwig Göransson e alla eccellente fotografia di Hoyte van Hoytema, chiama attorno a sé interpreti di assoluta sicurezza (Kenneth Branagh, Matt Damon, il luciferino Jason Clarke, Emily Blunt e Florence Plugh, possessiva amante filocomunista, Rami Maleck), in primo piano Cillian Murphy, dopo tante collaborazioni finalmente in veste di protagonista, un viso scavato per un tormentato Oppenheimer, che si porta appresso i suoi fantasmi, incapace nel ’52 di aderire alla costruzione della bomba all’idrogeno. Si ritirò alle isole Vergini, si comprò un terreno e si costruì una piccola modesta casa sulla spiaggia. Faceva lunghe gite in barca con la moglie e la figlia. Gli anni a venire furono ancora occasione per conferenze tenute e negate, per i timori circa i pericoli potenziali delle invenzioni scientifiche nei confronti dell’intera umanità, per le alleanze con Einstein e Bertrand Russell e nello stesso tempo per il rifiuto a firmare le varie proteste degli anni ’50 contro le armi nucleari, per l’onorificenza che il nuovo presidente Lyndon Johnson gli aveva voluto attribuire. Furono gli anni della malattia, verso la metà degli anni Sessanta, di un cancro che nel febbraio del 1967 lo portò alla morte. La moglie portò le cenere in quelle isole dove forse soltanto aveva ritrovato un po’ di tranquillità e le sparse in mare, a poca distanza dalla casa sulla spiaggia.

Elio Rabbione

La rassegna mensile dei libri

L’estate sta finendo? I libri da leggere non finiscono mai e lo sanno bene gli iscritti alla nostra community “Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri”, la più grande, tra quelle in lingua italiana, dedicata al mondo dei libri e della lettura.

E’ una fine estate malinconica, però, quella che ha accompagnato le nostre letture perché segnata dalla scomparsa di due autori molto amati e molto discussi nel nostro gruppo, così è stato inevitabile che tra i libri più commentati ci fosse  Q, il più emblematico romanzo di Luther Blissett il collettivo di autori fondato dal compianto Luca Di Meo, e Tre Ciotole, l’ultimo romanzo pubblicato da Miche a Murgia, anche lei scomparsa nel mese di agosto: I Miei Stupidi Intenti, di Bernardo Zannoni,  vincitore del Premio Campiello 2022 è invece un titolo che sta suscitando molto interesse e ne sentiremo parlare ancora a lungo; L’Esorcista romanzo scritto a quattro mani da William Friedkin, che ne realizzò anche un film entrato nella leggenda, e Willian P. Blatty. La morte dell’anziano regista ha riproposto ai lettori contemporanei un classico del brivido.

Incontri con gli autori

Questo mese abbiamo incontrato e intervistato per voi il giornalista e scrittore Alessandro Robecchi, autore della serie di romanzi gialli nota come “Ciclo Monterossi”; lo scrittore e giornalista   Roberto Alajmo che ha condiviso con noi alcuni aspetti legati al suo personaggio Giovanni Di Dio e il traduttore Pier Paolo Stoppino

Per questo mese è tutto. Vi invitiamo a seguire Il Passaparola dei libri sui nostri canali sociali e a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale, per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Una spada in onore dei Templari

Una spada nella pietra di fronte al castello medioevale della Rotta a Moncalieri, il castello che fu dei Templari e dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Un altro mistero attorno al maniero già ricco di leggende e fantasmi? Un nuovo capitolo nella storia di questo castello, templare ottocento anni fa, che continua a far parlare di sé e che attira studiosi e appassionati di storia medioevale da ogni parte d’Italia? Nulla di tutto ciò, nessun mistero, almeno questa volta, ma una sorpresa c’è. La novità è la presenza di una spada conficcata in una grossa pietra di fronte al castello. La spada è opera dell’artista e ricercatore storico Francesco Lorusso Léon nonché custode del castello de La Rotta. È in onore dei Templari e di tutti i cavalieri che hanno difeso il castello e che hanno servito l’Ordine del Tempio.
A una decina di chilometri da Moncalieri è diventato il castello più infestato di fantasmi della penisola come il fantasma del cavaliere templare a cavallo che, secondo la leggenda, girava attorno al castello con una croce al collo. Ma al di là di fantasmi e vicende esoteriche il castello, oggi in stato fatiscente, ha una storia antica e affascinante. Risale al XII secolo ma conserva un’origine romana e longobarda ed è stato teatro di molte battaglie in cui diversi cavalieri sarebbero stati sepolti nelle mura interne e i loro scheletri ritrovati durante alcuni scavi. Tra questi, quello di un cavaliere che portava una croce di ferro al collo i cui resti sono stati datati al XV secolo. Alla fine del 1100 il vescovo di Torino Arduino di Valperga consegnò l’edificio ai Cavalieri Templari, già presenti nell’area circostante, a Testona, Villastellone, Pancalieri e altrove in Piemonte e divenne sede di un presidio militare a protezione del ponte sul Banna di cui sono rimasti dei resti scoperti dall’archeologo Lorusso Léon.
Dopo la soppressione dell’Ordine del Tempio il castello fu acquisito dall’Ordine dei Gerosolimitani di Gerusalemme che nel Quattrocento lo ristrutturarono ampiamente. Con la torre di vedetta, il grande cortile interno, l’ospizio per i pellegrini, la cappella, le stalle, il pozzo e i magazzini presentava l’aspetto di una vera “domus” templare. Negli anni Ottanta il maniero fu restaurato. Sotto il castello ci sarebbe ancora oggi una galleria scavata per raggiungere Moncalieri o il borgo di Gorra. Come arrivare al Castello della Rotta? È facile ma ci si può anche perdere se non si conosce bene la zona. Quindi meglio usare il navigatore e segnare strada Tetti Sapini-Moncalieri ed è fatta. Si trova in campagna nella frazione La Rotta di Moncalieri, tra la statale e l’autostrada Torino-Savona e lo si raggiunge dopo aver percorso un breve sentiero sterrato.              Filippo Re

La Colonia di Marivaux al Teatro Romano di Torino

La Colonia di Marivaux al Teatro Romano di Torino  Domenica 3 e lunedì 4 settembre, nella suggestiva cornice  del Teatro Romano, nell’ambito della rassegna “Torino Crocevia di sonorità, i Musei Reali in collaborazione con l’Associazione Teatro Europeo, andrà in scena “La Colonia” di Marivaux per la regia di Beppe Navello.

Una commedia scritta nel 1750 sulla rivolta delle donne che ci permetterà di ascoltare le parole di un classico a proposito della questione femminile. A seguito di un naufragio su un’isola deserta, un gruppo di donne decide di ribaltare l’ordine sociale e prendere le redini del potere al posto degli uomini. L’intento della rivolta è anche costruire un nuovo mondo in quella colonia sperduta nell’oceano. La commedia, ripresa e tradotta in italiano per la prima volta dal regista torinese Beppe Navello, dopo aver debuttato al Teatro La Pergola di Firenze, fa parte delle cosiddette “utopie” di Pierre de Marivaux, insieme a “L’isola degli schiavi” nota nel nostro paese per una messa in scena realizzata da Giorgio Strehler. “La Colonia” con scene e costumi di Luigi Perego, le musiche di Germano Mazzocchetti e le luci di Orso Casprini è pensata per numerosi personaggi, più della metà donne, una rarità nella tradizione teatrale.

 

La compagine di interpreti che fa parte della “Compagnia di Sala Prove”, nata una decina di anni fa proprio grazie a Navello è composta da: Daria Pascal Ottolini, Marcella Favilla, Luigi Tabita, Luchino Giordana, Maria Alberta Navello, Fabrizio Martorelli, Giuseppe Nitti, Cecilia Casini, Giulia Lanzillotto, Claudia Ludovica Marino, Enrica Trinchera ed Alessandro Panatteri. In scena stasera e domani al Teatro Romano di Torino di via XX settembre. Il biglietto per i Musei Reali di Torino dà automaticamente l’accesso allo spettacolo.

 

Igino Macagno

Rock Jazz e dintorni a Torino: Stefano Bollani e Francesca Michielin

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Martedì. Al Foro Boario di Carmagnola si esibisce Marco Ligabue. A Chieri nell’Area Tabasso è di scena Aka 7even.

Mercoledì. Inaugurazione di “Ritmika” al PalaExpo di Moncalieri con i Santi Francesi.

Giovedì. Al Blah Blah suonano i canadesi Pointed Sticks. A “Ritmika” sono di scena Paola & Chiara. Al Museo d’Arte Orientale va in scena la performance “Crossing Borders” del produttore DjScotch Egg con la percussionista Shin Hyo In.

Venerdì. Al Blah Blah per il “D.U.I Fest” suonano Tons, Maddy Mama Davis e Baratro. Per “Ritmika” a Moncalieri esibizione dei Planet Funk e The Bloody Beetroots. A Ivrea per il “Papyrus Jazz Festival”,  tributo a Joni Mitchell da parte di Rossana Casale.

Sabato. Per “MiTo” in piazza San Carlo, l’Orchestra Rai diretta da Juraj Valcuha con al pianoforte Stefano Bollani, esegue musiche di Gershwin  e Berstein. Al Magazzino sul Po suonano i Green Milk From The Planet Orange. A Ivrea per il festival jazz si esibisce il trio del batterista Joey Baron. Chiusura di “Ritmika” con Francesca Michielin con Mobrici. A Villa Chiuminatto è di scena il quartetto della vocalist Joyce Elaine Yuille.

Domenica. Ancora a Villa Chiuminatto suona il pianista Dado Moroni in duo con il trombettista Gianpaolo Casati. Per “MiTo” all’auditorium Toscanini, il fisarmonicista Richard Galliano con  l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Alessandro Cadario, eseguirà musiche di Piazzolla.

Pier Luigi Fuggetta

Il Peperone Day, concerto di Enrico Ruggeri & The Supersonics

Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola

Lo spettacolo di Gianluca Impastato

La giornata di domenica 3 settembre si apre con il concorso mostra/mercato del peperone e la sfida tra i produttori locali, il gemellaggio del Peperone di Carmagnola con il Peperone Crusco di Senise e la Salsiccia di Brala Festa di Re Peperone e la Bela Povronera con la sfilata di oltre 300 personaggi in maschera tra cui, da Verona, il papà del Gnoco, la maschera più anziana d’Europa di 496 anni e il presidente del coordinamento Maschere Italiane, da Parma il presidente onorario del coordinamento Maschere Italiane e la maschera Al Dsevod, da Borghetto Santo Spirito (SV) il presidente dell’AMI – Associazione Maschere Internazionali, e il Peperone Day in tutti i ristoranti, osterie, bar e trattorie nazionali e internazionali che inseriscono domenica 3 nel loro menù uno o più piatti preparati con il peperone di Carmagnola.

Alle 21 a salire sul parco del Foro Boario per Il Foro Festival è Enrico Ruggeri, due volte vincitore al Festival di Sanremo e Premio Tenco 2021, accompagnato dalla nuova band dei The Supersonics. Nel 2022 pubblica “La Rivoluzione”, un album caratterizzato da sonorità innovative che la critica definisce uno dei migliori della sua carriera. Alle 22 nel Salotto della Fiera di piazza Sant’Agostino arriva da Colorado e dal Grande Fratello VIP edizione 2017, dove è rimasto nella casa per 36 giorni, Gianluca Impastato con il meglio del suo repertorio tra personaggi e gag che lo hanno reso popolare.

“Dialogo tra un poeta e una scrittrice”

E’ un’occasione di confronto tra due arti letterarie al Giardino dell’Anagrafe all’interno della rassegna “Estate in circolo”

 

Giovedì 14 settembre prossimo, alle ore 20.30, presso il Giardino dell’Anagrafe di via Carlo Ignazio Giulio 14, a Torino, si svolgerà  l’evento “Dialogo tra un poeta e una scrittrice”, all’interno della rassegna artistica “Estate in circolo”. Protagonisti della serata saranno il poeta Gian Giacomo Della Porta e la scrittrice Elisabetta Lugli.

Attraverso la lettura di alcuni estratti appartenenti a grandi opere e altri personali lavori dei protagonisti verrà proposto un dialogo tra poesia e prosa al quale il pubblico sarà chiamato a partecipare con domande e condivisioni. Sarà una preziosa occasione per entrare in contatto con la parte più profonda di noi stessi e citando il grande poeta americano Allen Ginsberg, “allargare l’area della coscienza”.

Le letture poetiche che verranno proposte, tutte di stampo intimistico, spazieranno da Leopardi e Foscolo fino a Caproni e Giuseppe Conte. Le letture di prosa riguarderanno grandi autori del Novecento tra cui Carlo Emilio Gadda, Antonio Tabucchi e Luigi Pirandello oltre a testi di poesia e narrativa che affrontano le stesse tematiche scritte da Della Porta e Lugli.

Gian Giacomo Della Porta è nato a Torino nel 1989, poeta e Editore, pubblica la sua prima silloge di poesia nel 2016 dal titolo “Voci dal pollaio”, vincendo il Premio Quasimodo. Nel 2018 pubblica la seconda silloge “Monete luride” e inizia a collaborare con nomi importanti del panorama artistico internazionale, quali Mogol e Alessandro Quasimodo.

Nel 2020 fonda la casa editrice Gian Giacomo Della Porta Editore e nel 2022 contribuisce alla creazione del festival Ariel Lerici PeaGiovani.

Elisabetta Lugli, scrittrice, ha pubblicato nel 2017 la sua prima opera di narrativa intitolata “La libreria degli amori impossibili”, pubblicata da Newton Compton Editori, di cui vi è  anche la traduzione in tedesco e il relativo libro in commercio.

Professionista nel mondo del food and drink tiene una rubrica per Torino Cronaca e scrive per diversi blog online.

MARA MARTELLOTTA

Setttembre a Torino con Gianduja e le marionette Grilli

Domenica 3 settembre, ore 17.00
GIANDUJA FRADIAVOLI
Alfa Teatro Compagnia Marionette Grilli
Di e con Marco Grilli

Belzepin stufo di prendere sempre bastonate da Gianduja durante gli spettacoli, chiama in suo aiuto il grande diavolo Belzebù, padre di tutti i diavoli dell’inferno. I due tramano, pensano, escogitano ed esclamano: “tremenda vendetta, Gianduja questa volta perirà!”. Ma c’è un problema, la porta per accedere al piano superiore è chiusa e questo per i due diavoli è un ” diavoloso” problema che dovranno risolvere prima di affrontare Gianduja. Come andrà a finire? Il bene vince, il male perde e tutti risero felici e contenti!
Per tutti
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“Ritmika”. Prosegue l’estate in musica al “PalaExpo” di Moncalieri

Dal 6 al 9 settembre

Moncalieri (Torino)

I nomi sono di grande richiamo. Dai “Santi Francesi”, vincitori dell’ultima edizione di “X Factor”, a “Paola & Chiara”, il duo dance più iconico della musica italiana, fino ai “Planet Funk”, fra le band di maggior blasone nel panorama elettro-dance internazionale, e a quella Francesca Michielin, veneta da Bassano del Grappa, podio d’onore nel 2011 alla quinta edizione di “X Factor” e oggi sicuramente fra le artiste più complete del panorama musicale italiano: saranno loro a fare il sold outassicurato alla 27esima edizione di “Ritmika”, il “Festival musicale della creatività e della sperimentazione” in programma, da mercoledì 6 a sabato 9 settembre prossimi, al “PalaExpo” di Moncalieri, nell’ex “Foro Boario” in piazza del Mercato 3bis.

Ad ingresso gratuito, “Ritmika Open” – anteprima del Festival – vedrà insieme sul palco, mercoledì 6, il giovanissimo casertano Giovanni Ti Amo (al secolo Giovanni Cantiello) e special guest i Santi Francesi. Usciti vincitori dall’ultima edizione di “X Factor”, Mario Francese e Alessandro De Santis hanno di recente pubblicato il loro Ep “In Fieri”, fatto di sei tracce, tra cui due cover – “Creep” e “Ragazzo di Strada”– e “Spaccio” ( in featuring con i “Fast Animals and Slow Kids”) che presenteranno a Moncalieri.

A seguire, giovedì 7 settembre, dopo dieci anni di stop e il successo del “Festival di Sanremo 2023” con “Furore”, a Moncalieri arriverà anche il duo dance più celebre della musica italiana: le sorelle milanesi Paola e Chiara Iezzi che, sul palco del “PalaExpo”, ripercorreranno i successi passati e sveleranno i grandi progetti futuri. Chiude il loro concerto l’abruzzese d’origine ma romana d’adozione Whitemary (al secolo Biancamaria Scoccia), un’artista che mescola il mood da dancefloorall’elettronica e al pop d’autore.

Venerdì 8 settembre i “Planet Funk”, da sempre capitani di innovazione tecnologica, sonora e di produzione, presentano i pezzi che hanno segnato la storia della musica elettronica nel nostro paese e i nuovi brani inediti, da cui è stato estratto il singolo “The World’s End”, che segna il loro primo lavoro dopo la scomparsa di Sergio della Monica, storico fondatore del gruppo, nato nel ‘99 dalla fusione fra i napoletani “Souled Out” e i sarzanesi “Kamasutra. A chiusura di serata il dj set di “The Bloody Beetroots”, l’artista mascherato dell’“EDM – Electronic Dance Music”nostrana, che ha collaborato con Paul McCartney, Tommy Lee e Steve Aoki.

L’ultimo appuntamento, sabato 9 settembre, è con Francesca Michielin, reduce dall’ottimo riscontro ottenuto come conduttrice di “X Factor”, il talent show che lanciò la sua carriera dieci anni fa, e dagli innumerevoli sold outregistrati dal tour “bonsoir! – Michielin10 a teatro”. Fra le artiste più complete ed interessanti del panorama musicale attuale, cantautrice e polistrumentista, il 24 febbraio di quest’anno Francesca ha pubblicato il suo nuovo progetto discografico “Cani Sciolti”. Con lei a chiudere la 27esima edizione di “Ritmika”, sarà  Mobrici (al secolo Matteo Mobrici), ex frontman e compositore dei “Canova”. Alternandosi tra chitarra e piano e con una scaletta che spazia da canzoni più intime a brani vivaci di denuncia sociale, Mobrici, dopo due date sold out a Roma e Milano e l’uscita del secondo album da solista “Gli anni di Cristo”, promette un set che andrà ben oltre la semplice esibizione musicale.

“Ritmika” è un progetto promosso dalla “Città di Moncalieri” e prodotto da “Fondazione Reverse”, con il patrocinio di “Regione Piemonte” e “Fondazione CRT”.

Biglietti su Ticketone o Dice.fm; inizio concerti, ore 21 – apertura cancelli, ore 18.

Per info: www.ritmika.it /info@ritmika.it

g.m.

Nelle foto:

–       “Paola & Chiara”, Ph. Paolo Santambrogio

–       “Planet Funk”

Festa patronale a Chieri senza il Tesoro del Duomo

“Ci vuole ancora un po’ di pazienza, l’esposizione è prestigiosa e richiede un allestimento particolare, forse per Natale, se sarà possibile..”. Don Marco Di Matteo, parroco del Duomo di Chieri, è tassativo. Per la festa patronale della Madonna delle Grazie a Chieri (1-10 settembre) non ci sarà nessuna mostra straordinaria del Tesoro del Duomo come era stato ipotizzato alcuni mesi fa.
Bisognerà aspettare ancora, anche perché bisogna trovare un luogo sicuro e adeguato per custodire il Tesoro che cinquanta anni fa fu rubato con un furgoncino. In pochi a Chieri ricordano quel giorno, una triste storia per l’arte e la fede dei chieresi. Cosa accadde la sera dell’11 luglio 1973? Agili come gatti, alcuni individui, si calarono dal tetto ed entrarono in Duomo. Aprirono le vetrine espositive collocate nella Cappella Gallieri e razziarono tutto quello che trovarono.
Con un furgoncino spariva il ricco e splendido Tesoro del Duomo di Chieri. Era composto da trentasei “pezzi” tra cui preziose reliquie della cristianità contenute in contenitori in argento dorato, il più antico dei quali risalente al 1230. La Pro-Chieri offrì una taglia da 1 milione di lire per ritrovare la refurtiva. Tra il 1974 e il 1981 furono recuperati diciannove oggetti dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. Tra questi il reliquario del braccio in argento di Santa Basilissa realizzato nel Trecento senza però la reliquia della Santa e senza l’anello d’oro donato da Papa Sisto IV al Duomo chierese.
Francesco della Rovere, nato a Celle Ligure e futuro Pontefice, aveva soggiornato a Chieri nel 1430 per studiare nel convento di San Francesco (oggi il Municipio). Gli oggetti furono ritrovati privi di alcune parti e senza reliquie. Ad oggi mancano ancora diciassette “pezzi”, le statue-reliquiari della Madonna col Bambino, di San Giovanni Battista, di San Giuliano, di Santa Genesia, di Sant’Apollonia, di Santo Stefano e San Saba, di San Bartolomeo, il reliquiario della Misura del corpo di Gesù Cristo oltre a sacre suppellettili come cinque calici, un ostensorio, una croce d’oro, una placca e una navicella, oggetti tutti fotografati negli anni Cinquanta.
Dopo i furti napoleonici in cui decine di carri carichi di dipinti, statue e mobilio partirono dai monasteri e dalle chiese di Chieri, il furto del Tesoro del Duomo nel 1973 fu un colpo durissimo per Chieri e i chieresi e non l’ultimo. Seguirono infatti altri furti riducendo sempre di più il patrimonio artistico e religioso della città. Il Tesoro recuperato è oggi custodito in un luogo segreto e si sta cercando di farlo tornare a Chieri e di collocarlo in un posto adeguato e super sicuro. Molti chieresi, soprattutto i più giovani, non sanno neanche che esiste e tanti altri ne hanno un ricordo approssimativo.                         Filippo Re