Il Museo Etnografico Maison de Cogne Gerard Dayné prestigiosa architettura che valorizza il patrimonio artistico-culturale della valle, ha accolto in permanenza, datate tra il 1963 e il 1974, molte opere del noto pittore piemontese Pier Luigi Borla (Trino 1916- 1992), grazie alla donazione della figlia Bruna e del genero Mauro Galfrè anch’egli affermato artista.
I bellissimi scorci del villaggio di Cogne, luogo amato e scelto per trascorrere le vacanze estive, siano essi disegnati di getto a matita, penna a sfera e ad inchiostro nero, oltre ai cromatici dipinti ad olio confermano il temperamento riservato e meditativo di Borla che, tra le montagne del Gran Paradiso, trovava l’ambiente adatto per soddisfare il proprio senso estetico della bellezza intesa anche come suggestiva occasione d’arte.
Le raffigurazioni della parrocchiale di sant’Orso, la chiesetta di Sant’Antonio, la piccola cappella votiva di Rue Revettaz, le stradine che collegavano agglomerati di tipiche abitazioni, molte delle quali non esistono più o sono state rimaneggiate, costituiscono una preziosissima e documentata memoria del tessuto urbano di quegli anni.
Contrassegnate da un’atmosfera avvolta nel silenzio escludendo la presenza di figure umane (tranne nel disegno del circo arrivato in paese dove si notano figurine pressoché impercettibili quasi potessero turbare e contaminare la purezza e l’incanto della montagna), le opere sono fissate nell’immobilità, bloccate per sempre nel tempo per preservarle dall’oblio.
Ancor più i paesaggi, verdeggianti o innevati, che riprendono le vette del Gran Paradiso pervaso dal senso di sospensione, vengono trasferiti in uno spazio mentale avvicinandosi in qualche modo alla più prepotente atmosfera metafisica soffusa nelle figure muliebri dipinte in atelier che rendono Pier Luigi Borla “il pittore dei silenzi e delle attese” come acutamente è stato definito.
Giuliana Romano Bussola






RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
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