CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 151

“C’è una foto di noi in uno strato di polvere…”

MUSIC TALES – LA RUBRICA MUSICALE

“C’è una foto di noi

In uno strato di polvere

Sulla mensola del camino

Proprio accanto alle sigarette che fumo da quando te ne sei andata

Perché hai detto che dovevi volare

Nel tuo cielo di ottobre”

Yebba, pseudonimo di Abigail Elizabeth Smith classe 1995, è una cantautrice statunitense.

Salita alla ribalta con la sua vittoria ai Grammy Award nella categoria Miglior interpretazione R&B tradizionale per How Deep Is Your Love, ha visto la svolta commerciale nel 2019 dopo aver collaborato con Mark Ronson nel singolo Don’t Leave Me Lonely, incluso nel suo album in studio Late Nights Feelings, che le ha valso il suo primo ingresso nella Official Singles Chart.
La cololaborazione con Sam Smith la mette in luce ancora di più e consolida quella che è la sua posizione nel panorama musicale.
Adoro questa voce, spero piaccia anche a voi.
 Scelgo questa canzone per la delicatezza e per l’armonia coinvolgente.
“October Sky” è un nostalgico tributo alla splendida stagione autunnale e all’importanza del ricordo, anche di chi non c’è più.
Un versione live di estrema intensità che sono certa vi regalerà momenti di malinconia mista a leggerezza.

Finché ci sarà l’autunno non avrò abbastanza mani, tele e colori per dipingere la bellezza che vedo.

(Vincent Van Gogh)

Vi invito all’ascolto di questo acustico che mi è fa sognare ogni volta

Buon ascolto

https://www.youtube.com/watch?v=8ysq5GzTXfc

CHIARA DE CARLO

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Scurati il Commendatore

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Il prof. Quaglieni

Anch’io nel lontano 1987 venni nominato dal presidente Cossiga commendatore dell’ordine della Repubblica, ma nessuno allora disse o scrisse che quella nomina avesse un qualche rapporto con la mia carriera di docente e di studioso e che desse ad essa una qualche autorevolezza aggiuntiva. Poi mi  promossero con onorificenze più importanti, ma nessuno pensò che esse mi dessero titoli scientifici maggiori. Anzi qualcuno mi prese un po’ in giro su un giornale  perché solo chi non ha titoli più importanti si fregia di queste titoli che Vittorio  Emanuele II non negava a nessuno insieme ad un sigaro. Vi racconto queste piccole annotazioni personali perché in Liguria c’è stata una presentazione di uno dei soliti libri faziosi di Antonio Scurati presentato  come commendatore della Repubblica e Ambrogino d’Oro. I titoli scientifici non ci sono perché  Scurati è un romanziere che si è proposto di scrivere libri pseudo-storici, avrebbe detto Croce, contro l’odiato Mussolini contro cui conduce una sua crociata personale. Scurati non sa che la storia non è mai giustiziera e che ascolta, anzi deve ascoltare anche l’altera pars. Forse non ha neppure studiato il latino e quindi il commendatore non sa di cosa stia parlando. Non citiamo neppure Renzo De Felice che ha dedicato la vita a studiare il fascismo e Mussolini e che il romanziere non deve avere mai aperto perché considerata da Nicola Tranfaglia un’opera da mettere all’indice dell’antifascismo. Una volta si ironizzava sui ricchi commendatori con tanto di pancia che erano protagonisti  di barzellette spesso sconce. Scurati che non ha la pancia e scrive libri, non suscita ilarità né barzellette. Lui è un reduce dell’antifascismo che combatte una battaglia che invece di creare nuovi adepti rischia di incrementare le truppe della Meloni. Senza voler  esibire  un pizzico di cultura elitaria, è proprio il caso di parlare  di “eterogenesi dei fini”. Detto più semplicemente, il libro raggiunge scopi diversi, anzi opposti, da quelli che si proponeva.

La scelta di Macron: Missak Manouchian al Panthéon

Con l’ingresso di Missak Manouchian al Panthéon, il tempio laico parigino della storia e della repubblica francese, il presidente Macron ha celebrato i partigiani stranieri ai quali la “Francia è riconoscente”. È la prima volta che viene reso omaggio a degli stranieri resistenti. Joséphine Baker, entrata al Panthéon tre anni fa, aveva acquisito la nazionalità francese mentre la Resistenza era già rappresentata da Jean Moulin fino a Geneviève De Gaulle-Antonioz. L’armeno Missak Manouchian, operaio emigrato in Francia dopo il genocidio del suo popolo, resistente antifascista, comunista e poeta, capo militare dei Ftp-Moi ( i Francs Tireurs Partisans ) venne fucilato al Mont-Valérien, alle porte di Parigi, con altri ventuno partigiani del cosiddetto “gruppo Manouchian”. Aveva 37 anni e la moglie Melinée, anch’essa resistente di origini armene le cui spoglie riposeranno al Panthéon assieme a quelle del marito che sono state traslate dal cimitero parigino di Ivry, sopravvisse alla guerra e morì molti anni dopo, nel 1989. Tra i martiri fucilati quel 21 febbraio 1944 al Mont-Valérien c’erano resistenti di origini italiane Rino Della Negra (operaio di 20 anni, promessa del calcio alla Red Star di Argenteuil ), Spartaco Fontanot, Cesare Luccarini, Antoine Salvadori e Amedeo Usseglio. Al Panthéon, accanto ai due feretri inumati nel caveau numero XIII, ci sarà una targa con i nomi dei 23 condannati a morte al processo cosiddetto dell’Affiche Rouge che furono ricordati nel 1955 da Louis Aragon nel poema Strophes pour se souvenir, parafrasando l’ultima lettera scritta da Manouchian alla moglie. Una poesia che venne successivamente trasformata nel 1959 nella canzone L’Affiche Rouge da Léo Ferré. L’Affiche Rouge fu un manifesto dove dominava il color porpora, affisso nel marzo 1944 in 15mila esemplari dagli occupanti tedeschi per denunciare i “liberatori”, definiti “l’esercito del crimine”, equiparati a terroristi, denigrati come stranieri e giudeo-bolscevichi. Venivano rappresentati i volti di dieci “criminali”, sette dei quali erano ebrei. Il Manifesto Rosso, grazie ad Aragon e Ferré, diventò il simbolo dell’eroismo degli stranieri nella lotta antinazista. La decisione di portare le spoglie di Manouchian nel luogo simbolo dove riposano, tra gli altri, Voltaire e Rousseau, Victor Hugo ed Emile Zola, Alexandre Dumas e i coniugi Curie, era stata annunciata da Emmanuel Macron lo scorso 18 giugno in occasione dell’anniversario dell’Appello di De Gaulle alla resistenza. Una scelta con la quale il capo dello Stato francese ha inteso rendere simbolicamente omaggio alle migliaia di resistenti stranieri che lottarono contro l’occupante nazista e i collaborazionisti durante la Seconda Guerra Mondiale. ”Ebrei, ungheresi, polacchi, armeni, comunisti, hanno dato la loro vita per il nostro Paese”, ha dichiarato Macron in un’intervista al giornale comunista l’Humanité. Attraverso di essi, ha aggiunto, “è tutta la resistenza comunista e straniera” ad entrare nel tempio delle grandi figure della Patria, al fianco di Jean Moulin e della resistenza gollista, onorata già dagli anni Sessanta. La prossima personalità che verrà tumulata al Panthéon sarà Robert Badinter, il ministro della Giustizia socialista negli anni di Mitterand che abolì la pena di morte nel 1981, con una scelta coraggiosa pur avendo contro buona parte dell’opinione pubblica.

Marco Travaglini

L’espressionismo di Pier Tancredi de Coll’ in mostra in Versilia a villa Bertelli

Si è aperta a villa Bertelli, a Forte dei Marmi, nel cuore della Versilia, la personale di Pier Tancredi de Coll’, curata da James Castelli.

L’evento vede anche l’esposizione di alcune opere del celebre artista Mario Schifano, scelte per creare un ponte generazionale tra due interpreti significativi dell’arte contemporanea. L’esposizione è stata inaugurata il 17 febbraio scorso e sarà visitabile fino al 15 marzo.

Tancredi de Coll’, nato a Torino nel 1959, ha iniziato il suo percorso artistico presso lo studio del pittore Serafino Geninatti, emergendo come vignettista per importanti quotidiani. La sua versatilità artistica si è espressa non solo attraverso collaborazioni interdisciplinari, ma anche con pubblicazioni di disegni e poesie.

Innumerevoli le mostre che lo hanno affermato nel panorama artistico italiano.

Al primo piano di Villa Bertelli sono presenti circa 25 opere pittoriche della collezione Art & Design dell’artista piemontese, selezionate dal gallerista romano James Castelli.

Soggetto preferito in questi dipinti acrilici su tela sono le scene in ambienti dell’alta borghesia, tema caro all’artista, che lo reinterpreta in chiave contemporanea.

Apertamente influenzato dalla pittura del Novecento, come lui stesso afferma, De- Coll’ fa parte della corrente romana dell’Effettismo, ispirata ai canoni dell’espressionismo.

Mario Schifano, figura chiave del panorama artistico del Novecento, è conosciuto a livello mondiale per il suo ruolo pionieristico nel postmoderno. È il maggior esponente della pop art italiana, influenzato dai grandi innovatori internazionali quali Andy Warhol, Jaspers Johns e Robert Rauschenberg. L’utilizzo di svariati materiali come lo smalto e l’acrilico e la carta da imballaggio come supporto in lui si accompagna alla sperimentazione di nuove tecniche, tra cui la rielaborazione grafica tramite il computer, le cosiddette tele computerizzate. È stato tra i primi a proporre la contaminazione tra pittura, fotografia, musica, cinema e video. Nella rappresentazione della natura tende all’astratto e all’informale.

Le sue opere spaziano dalla pittura alla fotografia e alla videoarte, offrendo una lettura critica della società contemporanea e del rapporto tra uomo e tecnologia.

La mostra è a ingresso libero, aperta in orario pomeridiano fino al 15 marzo prossimo.

MARA MARTELLOTTA

Doppia inaugurazione della mostra “3 G” Dall’Art Design alla Post Pop Art

Presso lo spazio espositivo di Open Ada di Torre Pellice

 

Da sabato 2 marzo a sabato 6 aprile prossimo riapre, con un intreccio di linguaggi creativi, la stagione espositiva di Open ADA, in via Repubblica 6, a Torre Pellice. Protagonisti della scena i “3 G”, ovvero Diego Maria Gugliermetto, Luciano Gallino e Beny Giansiracusa. Il primo si distingue per i suoi oggetti e arredi di design, Luciano Gallino per le fotografie tra tango e design, Beny Giansiracusa per le serigrafie e opere uniche. Tutti e tre gli artisti sono esempi creativi di un Piemonte che sa distinguersi per capacità di sperimentare e innovare le espressioni artistiche del nostro tempo, ognuno nella sua specificità.

Trattando il tema del rapporto tra mondo formale seduttivo e l’ergonomia tra uomo e materia, all’inaugurazione di sabato 2 marzo, prevista per le ore 16, alla presenza degli artisti e della curatrice Monica Nucera Mantelli, vi sarà l’esibizione di tango della coppia formata da Marco Cavalli e Tiziana Ignazzi, eleganti ballerini reduci da “Ballando on the road” di Milly Carlucci.

Domenica 3 marzo, nel pomeriggio, abbinato alla mostra 3 G, visitabile dalle 15 alle 17.30, sarà presente il Convivio dei Sensi a partire dalle ore 18, tra vino, tango, cioccolato presso il Caffè Arnaud, in collaborazione con Fiorella Cordin, Les Accordeon du Villar, Casa de Tango Etnotango e una coppia di ballerini a sorpresa.

Info: progettimantelli@gmail.com

 

Mara Martellotta

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Creative Jazz Quartet all’Osteria Rabezzana

Via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 21 febbraio, ore 21.30

Il cool jazz californiano

 

Un repertorio che ripercorre il songbook americano, l’interpretazione di melodie intramontabili con una sonorità caratteristica priva di strumento armonico, reminiscenti del cool jazz californiano e rese famose dal quartetto del sassofonista Gerry Mulligan.

Lo swing, lo stile contrappuntistico, gli arrangiamenti originali e l’improvvisazione sono gli ingredienti principali che contraddistinguono l’interpretazione dei più famosi standards della storia del jazz da parte del Creative Jazz Quartet.

L’accurata scelta del repertorio permette di ricordare i musicisti più rinomati, da Louis Armstrong a Stan Getz. Non mancano le esplorazioni della scena “underground” del jazz degli anni ’50 e ’60 con artisti come Gigi Gryce, Sonny Clark e Freddie Red, avvalendosi, per alcuni progetti, della collaborazione artistica del sassofonista newyorkese Chris Byars come arrangiatore e “guest soloist”.

FORMAZIONE

Stefano Bassalti, flicorno e tromba

Francesco Senia, sax baritono

Fabio Mazzola, contrabbasso

Stefano Bonacina, batteria

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

I tesori dell’Accademia delle Scienze

Un’altra meraviglia nel cuore di Torino.

Nel pieno centro della nostra meravigliosa città si trova un bel palazzo seicentesco originariamente progettato per ospitare un collegio gesuitico e trasformato, in seguito, nella prestigiosa sede dell’Accademia delle Scienze.

Sebbene tra le carte ufficiali non ve ne sia traccia, la paternità di questo edificio è stata a lungo attribuita a Guarino Guarini. A supporto di questa tesi, o che Guarini ebbe un coinvolgimento nei lavori quantomeno parziale, vi è la certezza che l’architetto in quel periodo fu impegnato nel cantiere di Palazzo Carignano che si trova proprio a due passi dall’Accademia; sono visibili, inoltre, chiari influssi dello stile di cui Guarini era uno dei massimi esponenti, il barocco piemontese, che si possono osservare in diverse parti dell’edificio, ma soprattutto ammirando il magnifico scalone.La prima pietra fu posata nel 1679 da Maria Giovanna di Savoia di Nemours, l’idea di costruire il palazzo fu del gesuita Carlo Vota mentre l’urbanista Michele Garove diresse i lavori. Nel 1773 l’ordine dei gesuiti venne abolito e, dopo che la proprietà del palazzo diventò sabauda, il palazzo fu concesso alla neo costituita Accademia delle Scienze.

L’entrata è arricchita da due figure allegoriche femminili: Veritas, rappresentata da una donna appoggiata sul globo, e Utilitas, ritratta con cornucopia e il bastone alato con due serpenti, le statue sono divise tra loro dallo stemma coronato dei Savoia.

Sono diversi i tesori custoditi all’interno di questo luogo prezioso, ma certamente i più importanti e unici si trovano nel cuore dell’edificio, il piano nobile, nella Sala dei Mappamondi che prende il nome, appunto, dai due straordinari globi realizzati dal cartografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli. Entrambi hanno un diametro di 110 cm e rappresentano, il primo, la cartografia terrestre e l’altro quella celeste. Le decorazioni della sala, realizzate nel 1787, sono di Giovannino Galliari.

I particolari da non lasciarsi sfuggire negli angoli della volta sono davvero molti tra cui una bussola, un astrolabio un compasso, un coccodrillo e un termometro, mentre il timpano riporta le iniziali di Re Vittorio Amedeo III che istituì l’Accademia. Sopra la porta che conduce alla Sala lettura troviamo i ritratti di Euclide e Pitagora mentre all’interno di questo spazio, colmo di edizioni prestigiose accolte all’interno di ricche librerie, spiccano immagini ornitologiche e tondi con suggestive figure di animali. L’ultima sala, dalla forma stretta e lunga, ospita gli schedari storici, le pubblicazioni periodiche dell’Accademia e i repertori bibliografici per agevolare la consultazione delle opere.

Un’altra ricchezza torinese, un altro pezzo di storia che conferma quanto il patrimonio culturale di questa città, sede di memorie ed eredità culturali, sia di straordinario valore.

MARIA LA BARBERA


Per richieste di informazioni generiche su eventi e iniziative: info@accademiadellescienze.it

Fonte:

Accademia delle Scienze di Torino

Al Museo MIIT Gianna dalla Pia Casa e  Gian Piero Nuccio

Inaugura giovedì 22 febbraio prossimo una duplice mostra presso il museo MIIT di Torino, in corso Cairoli 4. Si tratta delle due personali di Gianna Dalla Pia Casa “Tristano e Isotta. Opere in acrilico” e Gian Piero Nuccio “Sfasature. Opere di incisione” che si terranno fino al 5 marzo prossimo, con inaugurazione giovedì 22 febbraio dalle 17.30.

Si tratta di artisti e linguaggi differenti, ma al tempo stesso complementari per sensibilità e intuizione creative, che danno vita a una doppia esposizione dai contenuti raffinati e intensi e che pongono in luce idea, mestiere e unicità espressiva.

“Da alcuni anni, dopo il passaggio dall’Iperrealismo, la mia ricerca è orientata all’analisi del segno pittorico e del grafismo della scrittura, al recupero di simboli e soggetti classici e arcaici e alla riflessione sull’impatto del colore. In questa mostra il filo conduttore, palese nei titoli, è la leggenda di Tristano e Isotta, tratta dal celebre “ Tristan und Isolde” di Richard Wagner nella traduzione italiana. Il connubio tra segni di scrittura, stesure pittoriche e immagini simboliche, invitano a una doppia lettura per la stratificazione di significati su sfondi chiaramente astratti. Sono un esempio la “treccia” o intreccio del racconto, il “nodo” o nodo del discorso, l’uso della spirale di Fibonacci, nella sua versione geometrica. Il colore resta importante per le sue suggestioni visive ancor più delle regole principali della pittura. La nuova mostra al MIIT viene pensata come un sistema interattivo, una ripetizione del tema centrale alla ricerca di un’armonia d’insieme”.

“Nietzsche trovò nel Tristano wagneriano – afferma Gian Piero Nuccio – l’opera in cui la logicità apollinea del mondo socratico platonico si scontrava con la dissolvenza incontrollabile del mondo dionisiaco. Un amore indotto da pozioni magiche non riesce a sottostare alla ragione di stato. Acidi cromatismi e sospensioni armoniche creano la suspense e l’incertezza su cui si fonda l’intera opera, mentre la musica non riesce a descrivere la rappresentazione scenica, ma i simboli e i sottintesi che ne nascono. Nietzsche restò affascinato da questo recupero della sensualità dell’irrazionale operata da Wagner, trovandola così vicina alla sua intenzione di un superamento della razionalità, come ben descrive ne “La nascita della tragedia greca” (1872). Affrontare la traduzione di tutto ciò nel linguaggio pittorico è impresa piuttosto ardua. L’artista, ben consapevole del senso di attesa cui lo spettatore è sottoposto, traduce in simbolismi i cromatismi e le sospensioni armoniche. Nulla, dunque, nell’opera pittorica risulta chiaro, esplicito, tutto è lasciato alle interpretazioni. Trecce e nodi ( Isotta? Tristano?) sono sparsi per i vari quadri, indistricabili entrambi, unici soggetti figurativi di tutta l’opera. Il resto è astrazione, fumi di colore che si mescolano l’un l’altro, nebbia che avvolge e nasconde le due figure, segni e scritture non traducibili in sensi letterari conosciuti. La mancata definizione informale, come le catene di dissonanze wagneriane, crea l’attesa mai colmata, come il desiderio che, nei due amanti, si riproduce continuamente. La risoluzione finale starà nella morte dei due protagonisti. Ma nei quadri questo non è detto. L’artista lascia i soggetti indefiniti e lo spettatore si porta dietro questa suspense per tutta la mostra.

Nei lunghi viaggi tra Inghilterra e Irlanda le nebbie marine – qui tranquilli rosa, azzurri, pallidi ocra – offuscano una realtà sempre inafferrabile e quindi tragica, tanto quanto la condizione umana angosciante della non accettazione della propria finitezza”.

Gianna dalla Pia Casa è nata ad Este, nel Padovano, ma vive e lavora a Torino dove conduce un’intensa attività espositiva con mostre personali e collettive. All’Accademia di Belle Arti di Torino è stata allieva di Sergio Saroni, Davico e Francesco Franco. Nel suo interesse perle Arti figurative, ha anche insegnato, trova spazio la poesia visiva che interpreta con particolari declinazioni. Le sue ricerche si sviluppano su diversi piani interpretativi, concettuale, intellettuale e formale, realizzando un percorso unitario tra l’idea, il suo richiamo storico e culturale e la stesura formale che soddisfa il suo piano estetico.

“in uno scritto sulla contemporaneità – precisa Gian Piero Nuccio – Agamben afferma che la contemporaneità è ‘quella relazione con il tempo che aderisce ad esso attraverso una sfasatura o un anacronismo’. Per chi si occupa di arte e, in particolare, di arte contemporanea, questa affermazione risulta particolarmente stimolante. L’arte contemporanea ha da tempo consegnato tutta la validità dell’opera al concetto, ritenendo superati, in un’epoca di incontenibile sviluppo dei mezzi espressivi, problemi relativi al saper fare.

In questo modo l’artista viene liberato dal peso degli inganni “illusionistici” come il chiaroscuro o la prospettiva, che dimostravano la sua capacità di creare una realtà altra, in grado di coinvolgere pienamente lo spettatore nella narrazione. Resta il fatto che si possano generare pericolosi fraintendimenti, quando non facili speculazioni. L’utilizzo della tecnica incisoria, complessa e certamente démodé, dovrebbe eliminare questo pericolo. Di qui l’approdo a quella sfasatura di cui parla Agamben. Questa tecnica arcaica, prossima all’arké, cioè all’origine, continua ad agire nella contemporaneità dove il segno rupestre, il tratto scavato , durano tutt’oggi. L’altra grande responsabilità della contemporaneità risiede negli intenti contenutitrovi che l’artista esprime nelle sue opere. Italo Calvino nelle sue Lezioni americane descrive come , per conoscere in profondità il mondo e per indagarlo e scoprirlo, occorra prenderne le distanze. Solo così lo si può superare e rappresentare.

Lo sguardo va dunque rivolto al mondo con leggerezza per svelare l’invisibile, andare oltre la superficie e scoprire cosa c’è sotto. Rientra in gioco la sfasatura rispetto al tempo corrente. Perseo guarda Medusa riflessa nel suo scudo per non essere tramutato in pietra dal suo sguardo. Le vaste campiture nere sono l’invito a osservare il mondo non direttamente, ma di riflesso. L’ombra definisce le luci. Nella calma, nella profondità e nel silenzio dei neri la leggerezza svela l’invisibile”.

 

Museo MIIT Museo Internazionale Italia Arte

Gianna dalla Pia Casa. “Tristano e Isotta. Opere in acrilico”

Gian Piero Nuccio “Sfasature. Opere di incisione”.

Dal 22 febbraio al 5 marzo 2024

Orario dal martedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30. Sabato 10.30-12; 15.30-19.30

 

Mara Martellotta

Johnny Depp a Torino per il film su Modigliani

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La star a Torino per girare le scene di “Modì“, il biopic su Amedeo Modigliani con protagonista Riccardo Scamarcio. Tra i produttori del film Andrea Iervolino e Monika Bacardi.  “Modì” sarà girato presso la sede dislocata dei Tuscany Film Studios di Andrea Iervolino.

 

Torino, 19 febbraio 2024 – Johnny Depp arriva a Torino per girare alcune scene di “Modì”, biopic su Amedeo Modigliani che lo vede per la seconda volta dietro la macchina da presa. “Modì” sarà girato preso la sede dislocata dei Tuscany Film Studios di Andrea Iervolino.

Sono orgoglioso di portare a Torino una star internazionale del calibro di Johnny Depp, con cui abbiamo spesso collaborato negli scorsi anni, come ad esempio nella serie animata ‘Puffins” e nel film “Waiting for the Barbarians”. Ha commentato Andrea Iervolino, CEO del Gruppo ILBE, di Tatatu e fondatore dei Tuscany Film Studios. “La città di Torino ha il potenziale per affermarsi quale polo cinematografico a livello globale, e la presenza degli studi a Torino, sede dislocata dei Tuscany Film Studios, costituisce un elemento fortemente attrattivo per le produzioni nazionali e internazionali. I Tuscany Film Studios nascono infatti per portare l’arte di fare cinema in tutta Italia, non solo in Toscana“.

Oltre alla regia di Johnny Depp, nel cast sono già stati annunciati Riccardo Scamarcio, che interpreta Modigliani, Al Pacino, nelle vesti di Maurice Gangnat, e Luisa Ranieri, nei panni di Rosalie.

Apocalisse di San Giovanni, opera da 250 x 3 metri di Enrico Mazzone

Ospitiamo l’intervento dell’artista torinese Enrico Mazzone attualmente “rifugiatosi” in Finlandia

 

Si conclude in data 1 febbraio 2024, in Finlandia il primo segmento dell’opera colossale inerente alla rappresentazione dell’ Apocalisse di San Giovanni, riprodotto su di un foglio da 250 x 3 metri.
La bobina di carta nera ( tinta NERO VANTA ) è sponsorizzata dalla cartiera tedesca Koehler, con sede a Greiz, non distante dalla celebre Foresta Nera.
Materiale, trasporto e presentazione ad Amburgo è stato offerto e sponsorizzato dall’organico della sede principale con a vertice Holbach- Basler-Braun-Rühling.

Il foglio nero è disegnato con penna rossa, a l fine di giorcare sulla visione ottica di raccapezzare la trama avvicinandosi al foglio. A differenza dell ́opera precedente ( Rubedo ), diligentemente disegnata a tecnica puntinista e in stile figurativo sul foglio da 97 x 4 metri , L’Apocalisse ha segni definiti da linea di contorno, in quanto il nero e´in grado di assorbire in prominenza parziale la visione . Inoltre, in quanto anche conosciuto come ” Libro della Rivelazione ” le immagini letteralmente si rivelano all’osservatore in un percorso in cui l´avvicinamento è
parte della performance dell’opera ( per non citare una retta oculazione alla fede di vedere apparire qualcosa ).
L´opera nasce da un incidente accaduto alla Filanda di Monesiglio , in cui l’opera Rubedo accidentalmente collassa nella sua struttura e si strappa, creando un danno notevole che porta l’opera ad essere restaurata al centro restauro di Venaria, grazie all’ intervento certosino della Dottoressa  Maddalena Trabace. Lo strappo ha creato di primo acchito dolore e rabbia, ma per tale motivo ho scritto di polso ( e stomaco ) delle rime , che oggi ufficialmente fanno da “invocazione o Proemio ” verso la città ́di Torino, che in modo funesto fa da scenario ad una possibile futura esposizione alla Mole Antonelliana.
Da questa trafila di pensieri contorti ma molto articolati ( ed accurati ) nasce dunque la voglia di mettermi in gioco e riprodurre in immagine il mio pensiero, anche al fine di trascendere l’amarezza passeggera, terminati con una bella gita a Genova, nel sontuoso Cimitero di Staglieno che diede il colpo di grazia per essere stimolato dalle voluttuose statue, unica su tutte la Tomba Pizzorni dello scultore Vittorio Lavezzari.
Vorrei dissacrare il Tuo funerale
con il canto del Capro ed il grugnito del maiale
per versare sul tuo capo, battezzato Augusta
il solenne pentimento di vantare un’eta’ si funesta.

Fosti creola per convenienza,
imputtanita di abbellimenti e simulacri cristiani ,
egizi fortuiti ardenti gia’ mai su fondazione coesa
o per riluttante e schietta demenza dei tuoi incensi
ove i figli senili circondan le falde.

Taurasia fu un sogno ch’il disagio manco’
al Giovanni Padre assalito dalla visione dell’Apocalisse
che rende sì attuale delle sette cetre ,
le Corde a timone delle tue coscie calde
sui rispettivi peccati.

La fuga di un Sudario ( se lercio s’ affoga )
Fu’l sussulto d’Emilio ” degli Antecristi e’ mai l’ora !
 ” Augusta superba dinanzi al Gemello,
 concedi perdono al Suicida Novello “
Tra Praga e Salgari, mai metter coltello !”

Del poliamorismo poi fosti corteccia
sul suolo fangoso ( con lacrime e feccia )
a renderti otre, pelosa bisaccia
lussuria d’incanto e dincesto due fiumi
ti rigan feconda dei malvagi numi .

L’Avaro poi avanza dal basso dei Monti
fe’ del periscopio il ragguaglio dei Conti
 mai al 45 la storia s’avvinse
se nel Settentrione l’unione ammalata
dei gradi abbassaron diottria si oculata.

 Accidio il terreno per ogni stagione
i Figli s’atteggian con la presunzione
di aver tra le cinta un gran benestare
tra flemma, distacco e pretesa di amare
Giaveno qui insegna l’istina pittura
di Vera certezza su Coerva Bravura

Augusta ricordi di esodi libici
austera all’invidia di Templi Augustei..?
Se fosse diaspora di ebrea matronale
Cuciresti due nei tra il Giovane Oriente e la Madre Puttana perinealmente

Di Gola e Mestizia intercedano tre fochi
Tre Punti Superbi che lascino rochi
per grida iraconde le Anime Avulse
A chi pensa ” Io Folle o Io Apocrifo !:
” Espulse !” da quella grondaia attraverso la quale
il Gran Vecchio primeggia su di una Torino letale.


Con quanta rivalsa io noto gibboso
sul metabolismo di spazio concesso
non dato, non visto, sentito e odorato
da generazioni private del sesso:
L’eterno riposo , schifoso latrato
dal canto del capro mi sento umiliato.
Vorrei infine lanciare un appello a Michelangelo Pistoletto ed avere un fraterno ma profondo confronto al fine di smantellare la messa in mostra di Arte Povera in una città´come Torino, in cui banche e fondazione private hanno da 60 anni impegnato grandi quantità di  denaro che hanno in parte rattrappito luoghi pubblici con opere non consone e forse un po’ oblique al patrimonio artistico cittadino.  Se mi sono infatti rifugiato in FInlandia è proprio grazie all’ottusità ed aridità che in campo artistico a Torino primeggia sotto l’ípocrisia di street Art , Gallerie da circoli e “Arte Povera” per ricchi.
Enrico Mazzone
foto di  Riitta-Liisa Metsämarttila