CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 150

Rosso Istanbul

IL LIBRO – Affacciata sullo stretto del Bosforo, Istanbul è il “portale che schiude mondi nuovi”, la città dai tanti nomi e dai tanti volti (Costantinopoli, Bisanzio, seconda capitale dell’Impero Romano). Ozpetek racconta un ritorno a casa che accende a uno a uno i ricordi

 

Ferzan Ozpetek è un grande regista. Nato ad Istanbul e naturalizzato italiano, nel giro di pochi anni è diventato una delle punte di diamante del nostro cinema. Dai suoi esordi fino alle opere della maturità si è sempre avvertita la sua urgenza nel proporre un preciso ventaglio di temi: la famiglia ( allargata e “tradizionale”), la ricerca del sé e dell’altro da sé, il potere della memoria, la separazione, l’esotismo e l’erotismo. Ma, oltre alla delicatezza e all’originalità che esprime dietro alla macchina da presa, è stata una piacevole sorpresa scoprirne il talento come scrittore. Il suo primo, e al momento unico, romanzo (“Rosso Istanbul”, 2013-Mondadori) è una straordinaria dichiarazione d’amore alla città dov’è nato. Affacciata sullo stretto del Bosforo, Istanbul è il “portale che schiude mondi nuovi”, la città dai tanti nomi e dai tanti volti (Costantinopoli, Bisanzio, seconda capitale dell’Impero Romano). Ozpetek racconta un ritorno a casa che accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; della nonna, raffinata “principessa ottomana”; delle “zie”, amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Narra del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo intenso dei tigli e delle languide estati sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto. Ma è Istanbul ad afferrarlo, trattenerlo, incrociando il suo destino con quello di una donna. Partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini, senza conoscersi , si incontreranno nella città della Moschea Blu e della cristiana Aya Sofya, del Topkapi , del mercato delle spezie e del Gran Bazar. Ma non è il caso di svelare oltre la trama di questo libro che, sinceramente, è tra i più belli che abbia mai letto.

 

Marco Travaglini

Il Latino? Un evergreen

Cosa vi ricorda rosa, rosaerosae? Sicuramente la scuola e le temutissime versioni di latino. Quante volte abbiamo pensato, probabilmente con sollievo, che la nostra relazione con questo antico idioma sarebbe finita lì,  che si sarebbe spenta al suono dell’ultima campanella alla fine del nostro percorso scolastico

 

Forse a quell’età non siamo in grado di comprendere l’importanza di questa lingua che ha dato voce e ispirazione a filosofi, a pensatori immensi, a personalità straordinarie che hanno segnato e lasciato tracce nella storia; o forse chi aveva il compito di farci entrare in sintonia con questa materia non è riuscito a farcela amare.

Di fatto siamo sposati con latino per tutta la vita, ci accompagna tutti i giorni ed è parte integrante delle conversazioni supportandoci nella comprensione di concetti e significati che altrimenti sarebbero troppo lunghi e complessi da spiegare.

Per capire quanto siamo legati a questa lingua, indubbiamente d’altri tempi ma evidentemente evergreen, possiamo fare un elenco, anche breve, di alcuni termini ed espressioni utilizzati quotidianamente nelle nostre conversazioni sia di carattere privato che professionale.

Agenda:  il calendario dove annotiamo le cose da fare o da ricordare e i nostri impegni, albumil raccoglitore dove teniamo le foto, bisaut aut: una scelta senza alternative, capsulacelluladatade visu: visto con i propri occhi, exferramentaformulagratisad interim: incarico provvisorio, iterlapsus: errore involontario, lavabolegendalibellulanon plus ultra: il massimo, nulla ostaopera omnia: l’insieme delle opere di un autore, pro capitepropaganda: cose da diffondere, prosit!: una forma augurale quando si brinda, raptus: un impulso improvviso,rebus: gioco enigmistico, referendumretrosolariumsosiastatussui generis: originale, supertotultrauna tantum: solamente una volta, vademecumvirus.

Che ne dite poi di parole decisamente attuali come monitorvideoaudiosponsor o tutor, inglese? No ancora latino. Il nostro latino quotidiano, un supporto linguistico, un sempreverde privo di data di scadenza che è parte viva della nostra meravigliosa lingua italiana, ma apprezzato ed utilizzato universalmente per il suo impiego nel linguaggio giuridico, medico o tecnologico.

Un amico quindi, un compagno che trasforma una parte della comunicazione in linguaggio globale ed ecumenico, un gergo immediato che innalza il tono della conversazione rendendola musicale e ricercata.

La nostra storia dunque, le nostre radici ma anche il presente e il futuro della nostra comunicazione; il latino è parte di noi  e quindi anche, e soprattutto, in questo caso Melius abundare quam deficerestudiamolo, amiamolo e usiamolo!

Maria La Barbera

L’isola de libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Emilia Hart “Weyward” -Fazi Editore- euro 20,00

E’ il bellissimo romanzo di esordio dell’anglo- australiana Emilia Hart, avvocatessa che oggi vive a Londra. Ed è stato subito un enorme successo di vendite e plausi della critica.

E’ una saga che si snoda nel tempo travalicando i secoli, attraverso tre protagoniste strettamente legate tra loro. Sono Altha nel 1619, Violet nel 1942 e Kate ai giorni nostri. Tutte Weyward, cognome di una dinastia matrilineare di donne segnate dalla loro stretta connessione con la natura, gli animali, lo spirito selvaggio e il fato.

Accomunate attraverso i secoli, una l’antenata dell’altra, chiamate dagli uomini Weyward -ovvero ostinate, caparbie e ribelli – perché non accettavano di piegarsi al loro volere e predominio. Le tre protagoniste che portano con orgoglio il loro nome, non sono solo tre donne, ma anche, simbolicamente, tre creature animali.

La prima antenata è la giovanissima Altha, “il corvo”, che dalla madre ha appreso il potere di guaritrice. Solo che nell’epoca buia in cui viveva poteva essere parecchio pericoloso. Tant’è che la giovane finisce nel buco nero delle prigioni ed imputata al centro di un processo per stregoneria.

Poi conosciamo Violet, “la damigella”, che a 16 anni vive a Orton Hall, figlia del nono visconte di Kendall; uomo spietato e duro, con parecchi scheletri nell’armadio. Della madre si intuisce subito che l’avvolge un mistero, nessuno sa che fine abbia fatto e comunque qualcosa di oscuro circa il suo destino aleggia nella magione e finirà per pesare su Violet. Quando subisce la violenza del cugino Frederick e resta incinta, il padre dimostra tutta la sua anima nera e la imprigiona nel fatiscente Weyward cottage che era appartenuto alla madre. E’ lì che Violet si ribella in un modo che non vi anticipo, ma sarà l’inizio di una catena di scoperte sul destino materno e sulla sua genealogia.

La terza eroina è Kate, “l’ape”, in fuga dal marito violento. Si rifugia nel Weyward cottage lasciatole in eredità dalla prozia Violet e lì scopre di essere incinta. Ma è proprio in quella casa in Cumbria (nel Nordovest dell’Inghilterra, quasi al confine con la Scozia) che Kate scoprirà i segreti legati alle sue antenate.

Intraprende una ricerca che le permette di ricostruire il loro passato e svelare cosa si cela dietro alle dicerie sulla zia Violet e le Wwyward in generale.

Una splendida storia di resilienza femminile trasmessa col sangue attraverso i secoli. Sappiamo che la stregoneria non esiste e proviene da superstizioni e ignoranza. Ma questa indimenticabile stirpe di donne, connesse in modo inscindibile alla natura, alle radici della terra, alle virtù delle erbe, all’alleanza con gli animali, un po’ streghe forse lo sono nel senso di custodi di un meraviglioso segreto.

 

Jenny Jackson “Pineapple Street” -Rizzoli- euro 18,00

Jenny Jackson è vicepresidente e direttore editoriale di una casa editrice newyorkese; una che di libri se ne intende. Questo romanzo è il primo in cui si cimenta come scrittrice e ci porta dritti nell’universo di una ricchissima famiglia della Big Apple: gli Stockton, grandi immobiliaristi blasonati da generazioni di denaro ed operazioni di successo.

Sono super ricchi che hanno scelto di vivere nel quartiere chic di Brooklyn Heights dove i nomi delle strade fanno riferimento alla frutta e convergono in Pineapple, Orange o Cranberry Street, configurando la toponomastica della narrazione.

Il romanzo ruota intorno a tre donne diversissime tra loro: le sorelle Stockton -Georgiana e Darley-, e Sasha che è la moglie del loro fratello Cord. Quest’ultima vive sulla sua pelle le difficoltà per essere accettata dal clan Stockton, che è parecchio snob e sospettoso nei confronti di chi non è reputato al loro livello.

Seguiamo le vicissitudini dei figli Stockton cresciuti nel lusso e nei privilegi, vacanze e hobby costosi, vestiti griffati e tutto quello che il denaro può comprare.

La primogenita Darley è sposata con il coreano-americano Malcom,

che non rientra nei canoni familiari, nonostante il prestigioso lavoro nella finanza. Per poterlo sposare Darley ha dovuto rinunciare alla sua parte di eredità e le cose si complicheranno quando Malcom verrà licenziato.

Georgiana è considerata ancora la piccola di casa nonostante i suoi 26 anni: timida, insicura e fragile, viziatissima e immatura che soffre per l’atteggiamento anaffettivo della madre Tilda, con la quale comunica solo giocando a tennis. Le cose precipitano quando poi si innamora dell’uomo sbagliato.

Sasha invece proviene da una famiglia semplice, ha sposato Cord ma viene trattata come un’intrusa. Lei e il marito abitano nella casa di famiglia a Pineapple Street, ma non può fare alcun cambiamento; per le cognate e la suocera lei non può vantare alcun diritto sulla proprietà. E patisce parecchio questo senso continuo di esclusione.

Ecco le tre prospettive femminili del romanzo, mentre il quartier generale di famiglia, la casa di Pineapple Street, è il terreno di incontro, confronto e scontro sul quale si muovono tutti i personaggi.

 

Emily St. John Mandel “Mare della tranquillità” -La nave di Teseo- euro 20,00

Potrebbe essere definito tra il filosofico e il fantascientifico questo libro della giovane scrittrice newyorkese che ha la capacità di tratteggiare un possibile mondo futuristico.

La storia attraversa molti secoli. Nel 1912 c’è il 18enne Edwin nato in una famiglia dell’alta nobiltà inglese della qual sente il peso. In rotta con la famiglia va in Canada dove lo attende un’esperienza indecifrabile che gli apre il varco su un’altra dimensione. Un portale annunciato dal suono di un violino, che poi si richiude, ma intanto l’ha sconvolto e ha impresso una nuova direzione alla sua vita.

Poi il salto di un secolo, agli albori della pandemia e due donne amiche, di cui una, Mirella, sta cercando di scoprire cosa sia successo all’altra che era morta, e quando era bambina, pare avesse avuto la stessa esperienza di Edwin.

Un altro balzo temporale, nel 2203, in cui una nota scrittrice, nata in una delle prime colonie lunari, luogo di lusso, sta facendo un tour promozionale nel momento in cui sta scoppiando un’altra pandemia.

Ancora un volo pindarico e ci troviamo nel 2400, in cui il giovane Gaspery-Jacques Robert è un detective dell’Istituto del tempo di Città Notturna (nome con cui è stata chiamata la Colonia Due), e vuole scoprire il fenomeno vissuto dagli altri personaggi.

Alla fine non resta che scoprire il mistero spazio-temporale. Una lettura che scaglia i germi di pensieri sul senso della vita e delle nostre esistenze che sembrano tendere a qualcosa…..

 

Carmen Mola “La bestia” -Salani Editore- euro 19,00

Carmen è lo pseudonimo adottato dai tre scrittori e sceneggiatori che hanno scritto a 6 mani questo thriller- fenomeno ambientato a Madrid; oltre un milione di copie vendute e 600 mila euro vinti con il Premio Pianeta.

Sono il 54enne Antonio Santos, il 61enne Jorge Díaz Cortéz e il 48enne Augustín Martínez. Sceneggiatori di serie tv di successo che un bel giorno hanno deciso di cimentarsi applicando lo stesso metodo di lavoro a un romanzo. Il nome di donna è stato scelto per focalizzare l’attenzione dei lettori sulla trama e non sul pool di autori.

La storia è di quelle che colpiscono subito duro. Il thriller storico è ambientato nella Madrid del 1834, decimata dal colera. Non lontano dal mattatoio in Calle de la Ribera de Curtidores è ambientata la prima scena, decisamente macabra: un cane gioca con la testa mozzata di una ragazzina, Bertha, una delle prime vittime della “Bestia”.

Diceria popolare o altro? A cercare di svelare il mistero dietro questa serie di efferati delitti da serial killer sono il giornalista Diego e il suo compare di bevute, il poliziotto Donoso.

A movimentare l’intreccio c’è poi la 14enne poverissima e orfana, Lucía, vergine dai capelli rossi che per sopravvivere si ritrova a lavorare in un bordello. La tenutaria è una certa Leona che nella fanciulla vede non solo la possibilità di guadagnare parecchio vendendo la sua verginità al miglior offerente, ma rivede anche se stessa e la sua lotta per la vita.

Tutto si complica quando a sparire è la sorellina di Lucia, la piccola Clara. Al centro di una serie di eventi compaiono monaci guerriglieri, uomini di chiesa, faccendieri di varia natura, politici e persino la Carboneria.

 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Edoardo Bennato e Giorgio Li Calzi

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Gli appuntamenti musicali della settimana

Lunedì. All’auditorium del Lingotto si esibisce Edoardo Bennato. Al Concordia di Venaria è di scena Willie Peyote.

Martedì. Allo Spazio 211 suonano i Protomartyr.

Mercoledì. Al Blah Blah è di scena Pierpaolo Capovilla con il violinista Nicola Manzan.

Giovedì. Al Circolo Sud si esibiscono i Pretty In Pink. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Dub Fx. Al Concordia suonano gli Ex-Otago. Allo Ziggy si esibisce Marky Ramone. Al campus Einaudi il trombettista Giorgio Li Calzi sonorizza il documentario “La neuropatologia”. Al Cap 10100 suonano Millais Flowe Honey, Eden4all,Spore e zYp. Al Magazzino sul Po suonano gli Indianizer e Azmari. Al Comala rilettura della canzoni di Leonard Cohen eseguite da Cristina Meschia e Federico Sirianni. Al Folk Club tango argentino con Ezequiel Acosta ed Elbi Olalla.

Venerdì. Al Circolo Sud Matteo Castellani rende un tributo a Jannacci. Al Circolo della Musica di Rivoli è di scena Ermanno Giovanardi dei La Crus affiancato da Cecilia all’arpa. Al Folk Club si esibisce Cristiano Godano. Al Blah Blah è di scena Dalila Kayros. All’Hiroshima si esibisce il rapper Mecna. Allo Ziggy suona la violoncellista Jo Quail con Paul Beauchamp.

Sabato. Allo Ziggy suonano Stato d’Assedio e Fil di Ferro. Al Capodoglio suona il pianista Fabio Giachino con il trombettista Aki Himanen. Allo Spazio 211 sono di scena gli Okkervil River. Alò Folk Club flamenco con Jose Valencia voce e Juan Requena alla chitarra. Al Magazzino sul Po si esibisce Marta Del Grandi. Allo Juvarra è di scena l’Hot Swing Sextet per un gala “lindy hop”.

Pier Luigi Fuggetta

Dai lager alle Doc, le due vite di Paolo Desana

Presso la sede di via Maria Vittoria al Centro Pannunzio, dove “si ritrovano i titolari del proprio cervello” secondo il motto dello stesso Centro, è stato recentemente presentato il libro scritto da Andrea Desana dal titolo “Paolo Desana: la storia di due vite tra lager e vini DOC”.

L’evento, che si è svolto grazie alla disponibilità del Presidente professor Pier Franco Quaglieni, ha visto l’introduzione di Stefano Morelli e, a seguire, le presentazioni, ognuna per ogni vita del Senatore monferrino, ad opera dello storico dell’internamento e giornalista de La Stampa Andrea Parodi e, la seconda vita, del giornalista e scrittore Cristiano Bussola. Presente l’autore Andrea Desana, per la prima parte è stata presentata ed approfondita la grande vicenda storica, per più di settant’anni volutamente dimenticata dallo Stato e dalla storia, degli Internati Militari Italiani ( IMI ) ovvero ben 650 mila giovani militari italiani che dopo il nefasto armistizio dell”8 settembre del 1943 furono catturati e tradotti nei peggiori lager tedeschi dove purtroppo ben 55 mila di loro persero la vita. Cristiano Bussola e Andrea Desana hanno invece parlato della seconda vita di Paolo Desana che il 12 luglio del 1963 riuscì a far approvare al Senato della Repubblica la legge delle Doc vinicole italiane, ovvero il DPR 930. In sostanza la vita di Paolo Desana fu contraddistinta da due forti “NO”, il primo di resistenza nei lager nei confronti del nazifascismo e del lavoro coatto imposto dagli aguzzini e il secondo “NO” contri i vini adulterati e generici privi di ogni garanzia di origine geografica e di salubrità per il consumatore. Oggi le 408 Doc vinicole attive sul mercato, i 123 Consorzi di tutela attualmente operanti sui numerosi territori vocati della nostra penisola e i 15 milioni di enoturisti che ogni anno visitano le italiche cantine sono la prova che la strada della DOC era quella giusta non solo per il mondo della produzione vinicola ma per lo sviluppo economico e turistico di numerosi territori italiani. Al termine hanno rivolto domande all’autore e svolto importanti considerazioni Salvatore Vullo sull’operato vinicolo di Paolo Desana e sulla importante strada che ha saputo tracciare e Antonella Bartolo Colaleo anch’essa autrice di un prezioso libro sull’internamento militare “Matite sbriciolate”.

Da sinistra: Bussola, Parodi, Desana

Una domenica con Lelio Luttazzi

Domenica 12 novembre il quartetto “Voci di Corridoio” si esibirà di nuovo insieme per il Maestro Lelio Luttazzi, in occasione del concerto per il Centenario del grande artista triestino, musicista, direttore d’orchestra, pianista e tanto altro…

 

All’Auditorium della Rai di via Rossini, alle ore 18, per il Moncalieri Jazz Festival 2023, il soprano Roberto Bacciolo, il contralto Elena Bacciolo, il tenore Paolo Mosele e il basso Fulvio Albertin, ovvero le “Voci di Corridoio” saranno i protagonisti, insieme all’Orchestra Sinfonica della Rai diretta da Steven Mercurio, a Fabrizio Bosso, Nico Gori e una house band formata da ottimi musicisti piemontesi, dello spettacolo “Studio uno – il mondo di Lelio”, un ricordo dell’eclettico artista che si è affermato per oltre 50 anni in Italia nei diversi campi dello spettacolo e della cultura. Una carriera che ha percorso la storia della radio, della televisione, del cinema e della letteratura. Ma prima di tutto veniva il suo amato, inconfondibile e personale jazz. Di questo genere musicale Luttazzi è stato il pioniere in Italia e sicuramente il primo musicista ad utilizzarlo nelle produzioni cinematografiche. Nato il 27 aprile 1923, inizia come autore e direttore d’orchestra alla radio e nel 1950 a Torino dirige l’Orchestra della Rai, inventando uno stile nuovo per il nostro paese: l’Orchestra d’archi ritmica. Presenta i più importanti e seguiti programmi radiofonici e televisivi come “Studio Uno”, “Doppia coppia” ma il suo più grande successo ed il più ricordato è la “Hit Parade”, alla radio, che conduce dal 1967 per un decennio, ogni venerdì, in diretta da via Asiago in Roma. Tra i tantissimi premi ricevuti quello certamente più amato, come ricorda sempre la moglie Rossana Luttazzi che sarà presente al concerto e che segue da anni la Fondazione ed il Premio a lui dedicato, è stato nel 1991 il San Giusto d’Oro, il prestigioso riconoscimento dei cronisti giuliani. La motivazione: riconosciuta nella sua arte la vera anima di Trieste.
Igino Macagno

Santi Francesi a “Sanremo Giovani”

Subito dopo aver partecipato quest’oggi alla cerimonia di apertura degli Apt Torino 2023 in piazza d’Armi, dove hanno regalato una breve performance a tutti i fan dopo i saluti istituzionali, piemontesissimi Santi Francesi, hanno appreso dall’annuncio ufficiale del direttore artistico Amadeus, della loro partecipazione a “Sanremo Giovani”. Il duo musicale di Ivrea composto da Alessandro De Santis (voce e chitarra) e Mario Francese (tastiere e producer), già vincitore di X Factor nel 2022, è tra gli 8 finalisti che prenderanno parte alla serata di Sanremo Giovani 2023, in onda dal Teatro del Casinò di Sanremo, martedì 19 dicembre, in prima serata su Rai1, Radio2 e in streaming su Raiplay. Gli altri artisti che hanno superato le audizioni, svoltesi nei giorni scorsi, dal vivo, nella storica sede della Radiofonia di via Asiago in Roma e che si aggiungeranno ai 4 cantanti provenienti da Area Sanremo sono: Bnkr 44, Clara, Grenbaud, Lor3n, Jacopo Sol, Tancredi e Vale LP. Il 19 dicembre in 12 si contenderanno tre posti tra i Big in gara al Festival di Sanremo che si svolgerà dal 6 al 10 febbraio 2024. Il titolo del brano in gara dei giovanissimi Santi Francesi, anno di nascita 1997, è: “Occhi tristi”.                           Igino Macagno

San Martino trionfa con El Greco

L’11 novembre si festeggia San Martino, un Santo venerato dalle chiese cattolica, ortodossa e copta. Patrono di mendicanti, albergatori e cavalieri, è diventato famoso per l’episodio del mantello. Secondo la tradizione popolare, il Santo vedendo un mendicante seminudo soffrire il freddo durante un temporale gli donò metà del suo mantello e poco dopo fece la stessa cosa con un altro poveraccio offrendogli l’altra metà del manto e subito il cielo si rasserenò e la temperatura si alzò. È da questa leggenda che deriva l’espressione “l’estate di San Martino” che indica un periodo in cui in autunno, dopo le prime gelate, le temperature diventano più miti con belle giornate di sole e un clima gradevole. Quest’anno San Martino di Tours trionfa nel celebre dipinto di El Greco in mostra al Palazzo Reale di Milano nell’esposizione dedicata al pittore cretese del Rinascimento, fino all’11 febbraio 2024. El Greco dipinse “San Martino e il mendicante” a Toledo alla fine del Cinquecento. L’opera è conservata alla National Gallery of Art di Washington.  FR

Asti, la città dalla storia millenaria

A cura di piemonteitalia.eu

Adagiata sulla riva del Tanaro e sulle colline del Monferrato, Asti è una cittadina piemontese che, oltre ai suoi eccellenti vini e prodotti enogastronimici, offre ai visitatori tante sorprese, che andrebbero gustate con calma.

La città vanta una storia millenaria, fondata inizialmente dai romani, nel IV secolo divenne ducato longobardo, almeno fino al 1159, quando si trasformò in un Comune libero, diventando, da questo momento in poi, la città più potente del Piemonte…

Continua a leggere:

https://www.piemonteitalia.eu/it/esperienze/asti-la-citta-dalla-storia-millenaria

Lovisolo, “Michele lascia il segno”

Ritornano alla “TeArt” di Torino i sogni e le fantasie, cariche di colore, di Michele Lovisolo

Fino al 22 novembre

Milani! Il piacere strabordante dell’incontro. E a seguire l’immancabile (guai non ci fosse!) abbraccio. Quello suo. L’abbraccio di Michele. L’abbraccio di Michi. Timido e potente, a un tempo. Carico di tutto il bene e l’affetto di questo mondo. Sono passati alcuni anni dal nostro ultimo incontro. In mezzo vicende anche poco piacevoli, che Michi pare aver metabolizzato. Lo incontro, insieme al suo “grande” papà Davide, all’ingresso dell’Associazione Artistico-Culturale “TeArt”di via Giotto, a Torino. Qui Michele Lovisoloespone per la terza volta, dopo “Scintille di emozioni” (2012) e “Narrare con i colori”(2019). L’attuale rassegna ha per titolo “Michele lascia il segno”. Titolo quanto mai azzeccato, perché Michi “lascia sempre il segno”. E non solo attraverso i suoi dipinti, ma nella quotidianità di una vita che è puro inno al candore dei sentimenti e forte argine di difesa contro le brutalità del mondo.

 

Oggi Michele ha 41 anni. Trent’anni fa (quanto sono vecchio!) è stato mio allievo alla mitica media “Pascoli” di piazza Bernini, ex “Educatorio Duchessa Isabella” e, dal 2015, sede dell’“Ufficio Pio Compagnia di San Paolo”. Presenza indimenticabile – e indimenticata – la sua. Già allora amava disegnare. Creare forme fantastiche, “pasticciare” in piena libertà con i colori. Credo, senza peccare di immodestia, che quei tre anni trascorsi alla scuola di piazza Bernini (leggendaria preside, la Mariolina Bertinetti e il Pippo Leocata, oggi artista di meritata notorietà, capace di instillare a fondo i germi buoni della “creatività” nei nostri ragazzi) abbiano dato tanto a Michi. Ma Michi, soprattutto, ha dato tanto a tutti noi che gli stavamo intorno. Ai suoi prof., alle sue compagne e ai suoi compagni di classe. E alla scuola tutta. Perché Michele era allora presenza importante in ogni attività (non solo di classe) per tutti i “pascoliani”. “Lasciava il segno”, e ben profondo, per riprendere il titolo della sua attuale mostra alla “TeArt”. Qui, in via Giotto, presenta fino a mercoledì 22 novembre, una ventina di opere, alcune realizzate negli ultimi anni e altre di recente composizione.  Varie le tecniche: oli, tempere, acquerelli e interessantissimi collages. Dietro tutte, gli insegnamenti ormai ventennali impartitigli dalla brava Anna Maria Borgna (suo autentico “Angelo custode” artistico) nell’atelier di via Belfiore, condiviso dalla pittrice con il compagno (di vita e d’arte) Mario Bianco. “La mia presenza amichevole – sottolinea Anna Maria Borgna – è quella di stimolare la curiosità di Michi verso nuove possibilità tecniche, materiali e strumenti a disposizione, di aiutarlo nelle scelte, facendo sempre un passo indietro per permettergli di esprimersi con la maggiore libertà possibile. Ad ogni incontro nell’atelier uno accanto all’altra, siamo alleati, complici e giocosi nella ricerca di una nuova scoperta. Perché a Michele piace molto scherzare, ma al momento buono si abbandona al piacere della pennellata che stende, che sovrappone, che lavora con vari e imprevedibili interventi fino a quando non è soddisfatto”.

Paesaggi, nature morte, ritratti femminili: la base su cui Michi si cimenta è sicuramente figurativa e, giustamente, scolastica, anche se in parete non mancano composizioni astratte, libere nell’ideazione dell’impianto segnico e nella stratificazione, spesso vorticosa (senza vincolo alcuno) del colore. Sono i “fuori gioco” di un piccolo grande artista che non riesce, nei momenti di migliore creatività, a trattenere la fantasia o il gusto esuberante del colore, di una matericità cromatica, in alcune pagine paesistiche soprattutto, tipicamente e piacevolmente espressionista. E qui Michele è il Michele che “parla ad alta voce”. Sicuro e contento di sé. Che si rivolge a noi a cuore aperto. Divertito. Appagato. Permettendosi anche dotte “citazioni”. Omaggi a Picasso, a Manzù, a Goya ma soprattutto al trasognato Mirò. Al surreale, eclettico, immaginario artistico del Maestro spagnolo, affascinato da quel suo prepotente “automatismo psichico” che a Mirò faceva trascrivere in pittura i propri pensieri, i propri voli onirici, “senza il filtro della ragione”. E Michele senta sua questa strada, praticandola con risultati pittorici di indubbia piacevolezza.

Dice ancora, in proposito, Anna Maria Borgna: “Michele negli anni è divenuto più audace e disposto alle novità, più autonomo nelle scelte, e questa è una meta importante, quanto il suo benessere e piacere nell’atto di dipingere. E potersi poi specchiare nella sua opera finita. Sono tante e svariate le sue opere finora … e quante nuove ci aspettano!”. Un augurio che facciamo nostro. Al prossimo abbraccio, caro Michele. Al prossimo “tuo” abbraccio. Timido e potente. Carico di tutto il bene e l’affetto di questo mondo.

Gianni Milani

“Michele lascia il segno”

Associazione Artistico-Culturale “TeArt”, via Giotto 14, Torino; tel. 011/6966422 o www.teart.associazione@gmail.com

Fino al 22 novembre

Orari: dal mart. al sab. 17/19

Nelle foto: “Omaggio a Mirò”, “Collages”, “Da Manzù, omaggio a Picasso”, “Paesaggio”