CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 136

Gustav Klimt, le avventure di un capolavoro

Da Piacenza al valdostano “Forte di Bard”, in bella mostra il celebre “Ritratto di signora” dell’artista viennese

Fino al 10 marzo 2024

Bard (Aosta)

Al “Forte”, lo definiscono un “quadro evento”. Certamente, la sua esposizione al pubblico rappresenta un appuntamento più che speciale nell’ambito della stagione espositiva invernale. Dipinto dal funambolico destino, il quadro di cui si parla, e che sarà in visione negli spazi della “Cappella Militare” al “Forte di Bard”fino a domenica 10 marzo, è il famoso “Ritratto di signora” dipinto fra il 1916 e il 1917 da Gustav Klimt (Vienna 1862 – 1918), fra i più significativi e celebri artisti della cosiddetta “Secessione viennese – Wiener Secession”, da lui fondata (insieme ad altri diciannove artisti, simbolisti, naturalisti e modernisti) nel 1897, come rifiuto totale dell’arte accademica tradizionale.

L’opera arriva a Bard dalla “Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi” di Piacenza cui appartiene ed è una delle tre opere realizzate dal grande maestro viennese presente sul suolo italiano, nonché l’unica ad essere stata acquistata da un collezionista privato, a differenza della “Giuditta” (1901) della veneziana “Ca’ Pesaro” e de “Le tre età della donna” (1905) – entrambe appartenenti al “periodo aureo” di Klimt – della “Galleria Nazionale d’Arte Moderna” di Roma. Il quadro venne acquistato nel 1925 dal nobile industriale piacentino Giuseppe Ricci Oddi, per 30mila lire, dal gallerista milanese Luigi Scopinich che, a sua volta, lo aveva acquistato a Vienna dal gallerista austriaco Gustav Nebehay. Il dipinto fu inizialmente appeso in parte nella sala da biliardo di casa Ricci Oddi, per poi approdare alla “Galleria” aperta dal collezionista stesso nel 1931. La storia del dipinto, segnata da avventurose vicende, viene svelata al “Forte” valdostano attraverso un allestimento di grande impatto scenico grazie ad un progetto curato da “Forte di Bard”, “Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi” e “Skira”, il più antico e glorioso marchio nella storia dell’editoria d’arte internazionale. La tela appartiene al “periodo maturo” (o “fiorito”), all’ultima fase dell’attività di Klimt che, l’anno successivo, di ritorno da un viaggio in Romania, morirà colpito dall’epidemia di influenza spagnola. E’ un periodo per l’artista di forte “messa in discussione” del proprio linguaggio artistico, entrato in contatto e criticamente scontratosi con la produzione di artisti come Van Gogh, Matisse, Toulouse-Lautrec e, soprattutto, con la pittura espressionista di Egon Schiele ed Oskar Kokoschka (già suoi allievi) che lo portano completamente fuori dal precedente “fulgore dell’oro” e dalle decorative linee dell’“Art Nouveau”. La sua pittura si fa allora meno sofisticata e più spontanea, pronta ad abbracciare gli inviti spontanei di una tavolozza più accesa, con pennellate quasi “sbrigative”, rapide e marcate e meno attente ai rigori del segno per un approccio ai soggetti (ritratti femminili, in particolare, dai rossi accesi di labbra e gote e dai blu intensi degli occhi fino al nero corvino dei capelli) più emozionale e poeticamente più istintivo. Nel dipinto “Ritratto di signora” non  è nota l’identità della donna raffigurata, che con ogni probabilità è una delle tante modelle che posarono per l’artista. L’opera deve la propria fama alle incredibili vicende che l’hanno vista protagonista.

Spetta a una studentessa di un liceo piacentino – Claudia Maga – avere intuito nel 1996 la particolarissima genesi dell’opera poi confermata dalle analisi, cui la tela è stata sottoposta: Klimt la dipinge, infatti, sopra un precedente ritratto già ritenuto perduto raffigurante una giovane donna identica nel volto e nella posa all’attuale effigiata, ma diversamente abbigliata e acconciata.

Ma i colpi di scena non finiscono qui: il 22 febbraio 1997, la tela di Klimt viene rubata dalla “Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi” con modalità che le indagini non riusciranno mai a chiarire. Per la ricomparsa del dipinto occorrerà aspettare quasi ventitré anni e il suo ritrovamento sarà ancora più enigmatico del furto. Esso avviene il 10 dicembre 2019durante alcuni lavori di giardinaggio lungo il muro esterno del Museo piacentino. Qui, in un piccolo vano chiuso da uno sportello privo di serratura, viene rinvenuto un sacchetto di plastica, dentro al quale vi è una tela: è il “Ritratto di signora” di Klimt. Quando il caso s’allea con la fortuna!

Gianni Milani

“Gustav Klimt, le avventure di un capolavoro”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 10 marzo

Orari: feriali 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Lunedì chiuso

Nelle foto: Gustav Klimt “Ritratto di Signora” (dettaglio) e ambientazione, olio su tela, 1916 – ’17; Credits “Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi”  di Piacenza

“La materia parla”. A Chieri, un ricco panorama di “sculture d’autore”

In dialogo con i più importanti siti storici della Città

 

Fino al 7 gennaio 2024

Chieri (Torino)

Sculture d’autore. Sculture d’arte contemporanea di peso internazionale, proposta in una molteplicità di caratteri e sfumature su cui riflessione e dialogo sono chiamati, giocoforza, al confronto e alla più libera interpretazione. Sono 18 gli artisti rappresentati nella rassegna “La materia parla. Sculture in dialogo con la Città”, curata da Monica Trigona, e allocata in cinque punti strategici, fra i siti storicamente più rilevanti della Città di Chieri. Inaugurata il 31 ottobre scorso, in occasione della riapertura al pubblico (dopo un importante intervento di restauro conservativo) della seicentesca “Cappella dell’Oratorio di San Filippo Neri”, la rassegna si svilupperà, fino al 7 gennaio del prossimo anno, in altre quattro importanti location chieresi: la “Cappella dell’Ospizio di Carità (Giovanni XXIII)”, i sagrati della “Chiesa di San Filippo” e della “Chiesa di San Bernardino”, per finire con l’“Imbiancheria del Vajro”. Mix perfetto, che di più non si può, fra architetture di imponente classicità e declinazioni artistiche assolutamente contemporanee, la mostra non è evento isolato nel territorio, connettendosi idealmente ad altre esperienze espositive ricorrenti, volte a valorizzare quella “Fiber Art” che è consolidata espressione artistica del “Tessile” chierese, lecitamente raccontato “attraverso l’utilizzo di qualsiasi ‘medium’, a fronte di una forte e sincera verve creativa”. L’iter espositivo mette insieme un nutrito gruppo di opere “che dagli anni Ottanta del secolo scorso – spiega Monica Trigona – fino ai giorni nostri hanno concorso allo sviluppo della multiforme espressione contemporanea, attribuendo grande importanza all’elemento profondo e primario che è sostanza del proprio linguaggio”: la “Materia”, asservita ai voleri, al pensiero, ai “capricci” dell’artista per trasformarsi appunto in “materia parlante”. Quali opere troviamo, dunque, sul cammino ideato fra i cinque siti coinvolti nell’iniziativa? In primis vanno ricordate l’informale scultura bronzea (anni ’60) del grande “caposcuola della rivoluzione novecentesca”, Umberto Mastroianni, posizionata nel Giardino dell’“Imbiancheria del Vajro” (via Imbiancheria), mentre nella “Cappella dell’Ospizio di Carità (Giovanni XXIII)”, in via Cottolengo, troviamo la suggestiva riproduzione bronzea (seconda metà anni ’50) di Maria Lai, rappresentante un “Presepio” con due semplificate (“quasi geometrizzate”) figure umane, in cui si legge chiara la lezione di Arturo Martini, di cui l’artista sarda fu allieva. Nella stessa suggestiva cappella barocca svetta la “scultura tessile” di juta riciclata della giovane svedese Diana Orving e, ancora, negli spazi esterni dell’“Imbiancheria del Vajro”, ecco le due sculture in bronzo (fine anni ’80), che già dai titoli (“Lobby Star” e “Faccia di bronzo”) strappano un sorriso, dell’ironico orientaleggiante Aldo Mondino, mentre all’interno dell’edificio ci si imbatte nei lavori (“Latomia”, fine anni ’80) di Piero Fogliati, impegnato nel “trasmutare in pratica artistica la percezione di fenomeni fisici”. Il “palleggiare” continuo sui sentieri del “contemporaneo” ci porta a un lungo peregrinare fra la “Sottiletta” in lamiera, marmo e ferro del milanese Umberto Cavenago, posta nella “Cappella di San Filippo” dove troviamo anche il “carretto-giocattolo” del vicentino Silvano Tessarollo e il modellino di “sommergibile” inglobato in una bottiglia di vetro del visionario Antonio Riello da Marostica. Per continuare con i “gessi” di Giacinto Cerone e con le opere “patinate” di Carlo Pasini, fino agli “Incidenti planetari” di Marco Mazzucconi e alla “scultura esile” di Stefano Bonzano. Più vicine ai nostri giorni, spiccano le “plastiche in resina” di Domenico Borrelli, le quattro inquietanti “teste in cemento” con penzolanti stoffe colorate di Paolo Grassino, da cui staccarsi  per ritrovare un briciolo di sereno nell’“installazione ambientale” di Theo Gallino, così come nell’esibizione del prezioso tecnicismo di Gabriele Garbolino Rù nella “Cappella di San Filippo”, in cui trova spazio anche il “maestoso portale” in acciaio inox di Salvatore Astore, mentre sul sagrato della “Chiesa di San Filippo” termina il percorso con il gruppo scultoreo (figure stilizzate e dinamiche) più recente, opera del torinese Carlo D’Oria.

Da segnalare: a corollario dell’iniziativa, venerdì 24 novembre, alle 18, all’“Imbiancheria del Vajro” la “tavola rotonda” su “L’evoluzione della materia” alla quale parteciperanno la curatrice della mostra Monica Trigona, Roberto Mastroianni, docente all’“Accademia Albertina di Belle Arti”, e alcuni artisti partecipanti al percorso espositivo.

Tutte le informazioni sul sito: www.comune.chieri.to.it

Gianni Milani

Nelle foto: Salvatore Astore “Sconfinamenti”, acciaio inox, 2022 (Ph. Renato Ghiezza); Domenico Borrelli “Memorie – per abitarsi”, resina, 2016-2020; Paolo Grassino “Senza nome”, cemento e stoffe, 2021; Theo Gallino La valle dei pollini”, terracotta, acciaio corten, 2021

Luca Bono. L’Illusionista: one man show al Teatro Superga

TSN – Teatro Superga Nichelino (TO)

Mercoledì 27 dicembre, ore 21

Il primo one man show del giovane talento italiano della magia internazionale, diretto da Arturo Brachetti

“L’Illusionista” Luca Bono porta in scena mercoledì 27 dicembre al Teatro Superga il primo one man show, diretto da Arturo Brachetti, in cui ripercorre con sincerità e passione il proprio percorso umano e professionale, tra grandi illusioni, close up, manipolazione e coinvolgimento del pubblico in una formula originale e inedita per i palcoscenici teatrali che stupisce, emoziona, diverte e cattura gli spettatori di tutte le età.

In scena, un percorso spettacolare e tecnologico tra illusioni di grande effetto scenico ed emotivo, manipolazione di oggetti e close up. Ma non si tratta di uno show di sole illusioni, bensì di un lavoro teatrale autobiografico fresco e sorprendente che attraverso la magia veicola un messaggio forte: mai smettere di inseguire i propri sogni; allenamento, determinazione, motivazione possono far superare gli ostacoli che la vita riserva.

Al fianco di Luca Bono, Sabrina Iannece, artista ed assistente che da anni lavora al suo fianco e che in questo spettacolo è co-protagonista.

La regia è di Arturo Brachetti, il maestro internazionale del quickchange, che di Luca è direttore artistico. In alcuni momenti lo spettacolo si avvale di filmati e proiezioni su grandi schermi attraverso i quali il pubblico, anche più lontano, potrà rendersi conto che davvero “non c’è trucco e non c’è inganno” e che il close up e la prestidigitazione sono tecniche di pura maestria e non consentono di celare trucchi.

La produzione è curata da Muvix Europa, realtà di produzione artistica capace di coniugare l’illusionismo con le più diverse discipline dello spettacolo, per realizzare soluzioni su misura.

“L’Illusionista” è uno spettacolo unico che emoziona gli adulti e allo stesso tempo coinvolge e diverte i più giovani che vengono trasportati in un mondo di pura illusione, in cui sarà difficile distinguere i confini tra realtà ed apparenza.

LUCA BONO, BIO

Luca Bono (Pino Torinese, 1992) è considerato dai media tra i talenti magici più interessanti della sua generazione. Il suo primo importante riconoscimento lo conquista infatti a soli 17 anni con la vittoria al Campionato Italiano di Magia, e due anni dopo si aggiudica il Mandrake d’Or, riconosciuto come l’Oscar dell’illusionismo assegnato ogni anno ai più promettenti talenti internazionali.
Da allora i successi si susseguono: fa televisione e gira il mondo con Arturo Brachetti, anche suo direttore artistico e regista nello spettacolo “L’illusionista”, prendendo parte al tour di Brachetti and Friends e agli spettacoli “Comedy Majik Cho” e “Brachetti che sorpresa!” portati in scena in Canada e in Europa.
Luca è stato protagonista di “The illusionist – La grande magia” (Canale 5), primo talent dedicato all’illusione in cui Bono è stato l’unico italiano ad arrivare in finale. È stato insegnante di Marco Columbro e Catherine Spaak nella prima edizione di “Si può fare” (Rai Uno). Dal 1° dicembre 2017 al 2 marzo 2018 è stato protagonista in prima serata su BOING di “Vuuaalà! Che Magia!”, un programma dedicato a candid camera magiche e alle risate. In questi anni Luca ha sovente commentato l’attualità sul web creando video magici che sono diventati virali venendo ripresi sovente dalle testate giornalistiche nazionali, un modo sicuramente diverso e originale di fare magia.

Mercoledì 27 dicembre, ore 21

Luca Bono, L’illusionista

Scritto da Luca Bono

Con Sabrina Iannece

Regia di Arturo Brachetti

Produzione Muvix Europa

Biglietti: 17 euro galleria, 23 euro platea

La stagione 2023-2024 del Teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino e Sistema Cultura, con il sostegno di Fondazione CRT e Regione Piemonte, firmata dalla direzione artistica di Alessio Boasi, Fabio Boasi e Claudia Spoto, in collaborazione con Piemonte dal Vivo. Produzione esecutiva Fondazione Reverse. Creative mind: Noir Studio.

Info

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

011 6279789

www.teatrosuperga.itbiglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Orari biglietteria: mar, gio, ven e sab 16-19; mer 10-13 e 14-19

I biglietti si possono acquistare presso la biglietteria del Teatro Superga, sul luogo dell’evento nei giorni di spettacolo dalle ore 18

Donata al Castello di Rivoli l’opera NFT di Agnieszka Kurant

Sentimentite #57 (COVID-19 vaccines announced), 2022

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea è lieto di annunciare l’ingresso nella propria Collezione permanente dell’opera NFT di Agnieszka Kurant Sentimentite #57 (COVID-19 vaccines announced), 2022, generosamente donata al Museo da Pablo Rodriguez-Fraile, mecenate americano e grande collezionista di arte digitale.
L’opera di Kurant, che si compone di un NFT (non-fungible token), ovvero un’immagine digitale registrata con una tecnologia blockchain tramite uno smart contract, indaga il rapporto tra capitalismo digitale e geologia. Ispirandosi al modo in cui le forze naturali nel tempo modellano rocce e meteoriti, le forme in evoluzione della Sentimentite
la moneta minerale speculativa del futuro ideata da Kurant sono plasmate dai cambiamenti della società del XXI secolo: 100 eventi storici di grande portata, milioni di post raccolti su Twitter e Reddit e miliardi di emozioni umane aggregate. I tweet, le azioni e i like sono il nuovo petrolio e il nuovo gas.

Per Agnieszka Kurant “l’attuale abbandono delle energie dei combustibili fossili e la loro graduale sostituzione con le energie rinnovabili sembra coincidere con la smaterializzazione del denaro e la sua parziale sostituzione con le valute digitali, la cui produzione dipende principalmente dall’energia. L’estrazione tradizionale di combustibili fossili e minerali è oggi accompagnata dall’estrazione di criptovalute, non a caso definite nuove forme di gas”.

Quando vengono riscattati, questi NFT espansi si trasformano in sculture fisiche realizzate con il materiale fittizio di Agnieszka Kurant, la Sentimentite. Per realizzare l’opera, l’artista ha polverizzato 60 oggetti usati come valute nel corso della storia in questo nuovo minerale-moneta.

Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli, afferma “L’opera si compone di un breve video che aggrega i sentimenti in rete in costante mutamento, e di una possibile parte fisica nel futuro. La parte digitale, questo NFT #57 di Sentimentite, si aggiunge alla donazione di Beeple avvenuta nel 2022, costituendo la Collezione di prime opere digitali del Museo. Ringrazio Pablo Rodriguez-Fraile e Desiree Casoni per questo importante dono”.

Biografia

Agnieszka Kurant (Łódź, Polonia, 1978) è un’artista concettuale il cui lavoro indaga l’intelligenza collettiva, le intelligenze non umane e lo sfruttamento del capitale sociale all’interno del capitalismo di sorveglianza. Collabora spesso con scienziati e studiosi di diversi campi disciplinari. La sua ricerca dialoga con più autori tra cui gli scritti sulla plasticità e gli automatismi di Catherine Malabou e Franco Bifo Berardi, il lavoro di David Graeber, Manuel DeLanda e gli scritti del neuroscienziato Antonio Damasio.
Kurant ha ricevuto il LACMA A+T Award 2020, il Frontier Art Prize 2019, il Pollock-Krasner Award 2018 e il Google Artists + Machine Intelligence Grant 2021. Attualmente è Artist Fellow presso il programma Transformations of the Human del Berggruen Institute ed è stata artista in residenza al MIT CAST nel 2017 – 2019. Suoi lavori sono stati esposti al Museum of Modern Art di New York, alla Biennale di Istanbul, alla Kunsthalle Wien, al Kunstverein di Salisburgo, all’Hamburger Kunstverein, al De Young Museum di San Francisco, al MOCA di Toronto, al Jameel Arts Centre di Dubai e alla Triennale di Milano. Le sue mostre personali includono Agnieszka Kurant. Crowd Crystal, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2021); Error-ism, Museum Sztuki, Lódz (2021); The End of Signature, commissionato dal MIT List Visual Arts Center a Kendall Square, Cambridge, MA (2021); The End of Signature, Guggenheim Museum, New York (2015); Exformation, Sculpture Center, New York (2013) e Stroom den Haag (2014). Nel 2010 Kurant ha co-rappresentato la Polonia alla 12. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (in collaborazione con l’architetto Aleksandra Wasilkowska) presentando il progetto Emergency Exit al Padiglione Polacco. Il suo lavoro è stato esposto anche al Palais de Tokyo, Parigi; Guggenheim Bilbao; Witte de With, Rotterdam; Moderna Museet, Stoccolma; Whitechapel Art Gallery, Londra; Biennale di Cleveland; The Kitchen, New York; Bonner Kunstverein; Grazer Kunstverein; Kunsthalle Meinz; Museum of Modern Art, Varsavia; MOCA, Detroit; CAC, Cincinnati; Mamco, Ginevra; Frieze Projects, Londra; MUMOK, Vienna; Performa Biennial and Momentum Biennial. La monografia di Kurant Collective Intelligence è stata pubblicata da Sternberg Press / MIT Press nell’autunno del 2021.

Libri da Regalare o Regalarti per Natale

Il Natale si avvicina e con esso l’entusiasmante ricerca del regalo perfetto per le persone care. Tra le numerose opzioni disponibili, i libri rappresentano sempre una scelta apprezzata, offrendo l’opportunità di viaggiare con la mente, scoprire storie avvincenti, imparare nuove cose o riflettere su temi importanti. Per agevolare la vostra selezione, ecco una lista di nove libri che potrebbero soddisfare i gusti di chi li riceverà, spaziando tra novità editoriali e classici intramontabili, romanzi e saggi, generi diversi e autori di spicco.

  • Donne che pensano troppo di Susan Nolen-Hoeksema

Un saggio illuminante e pratico che esplora il liberarsi dalla trappola del pensiero eccessivo, una tendenza tipicamente femminile associata a depressione, ansia e bassa autostima. Questo libro offre utili consigli su come gestire le emozioni per vivere con serenità e fiducia in sé stesse.

  • Succede sempre qualcosa di meraviglioso di Gianluca Gotto

Un romanzo coinvolgente che narra il viaggio in Vietnam di Davide, un uomo alla ricerca di significato nella vita, e di Guilly, un personaggio misterioso e saggio che gli insegna un approccio alternativo e luminoso all’esistenza. Una storia di rinascita, accettazione e amore per la vita.

  • Omicidio fuori stagione di Arwin J. Seaman

Un giallo classico e avvincente ambientato sull’isola di Liten, dove il commissario Erik Winter deve indagare sull’omicidio di una giovane donna, figlia di un noto politico. Tra segreti, bugie e colpi di scena, Winter dovrà scoprire la verità in un’atmosfera nordica di irresistibile fascino.

  • Quando eravamo giovani di Charles Bukowski

Una raccolta di poesie dedicate alla giovinezza, intesa come quell’età incerta e misteriosa compresa tra adolescenza e prima maturità. Bukowski, con il suo stile crudo e sincero, esplora temi come amicizia, amore, sesso, solitudine, ribellione, sogni e disillusioni, regalando un mix di nostalgia e ironia.

  • Doveva essere il nostro momento di Eleonora C. Caruso

Un romanzo irriverente e surreale che segue le avventure di Leo e Cloro, due personaggi agli antipodi che si ritrovano a viaggiare in auto dalla Sicilia alla Lombardia proprio mentre l’Italia sta per entrare in lockdown. Attraverso dialoghi esilaranti e riflessioni profonde, i due scopriranno di avere più cose in comune di quanto credano.

  • Il mondo secondo Karl di Jean-Christophe Napias, Sandrine Gulbenkian e Patrick Mauriès

Un libro che raccoglie le frasi più celebri e divertenti di Karl Lagerfeld, il geniale stilista che ha rivoluzionato il mondo della moda. Un concentrato di saggezza, ironia e provocazione che svela il pensiero e lo stile di un’icona indimenticabile.

  • Destino di Paulo Coelho

Un libro che invita a scoprire la vita da nuovi punti di vista, cercare se stessi e realizzare il proprio luminoso destino. Attraverso le storie di vari personaggi, Coelho offre una serie di “non-regole” che possono aiutare ad amare la vita e la sua intrinseca incertezza.

  • Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald

Un capolavoro della letteratura americana che trasporta il lettore negli Stati Uniti degli anni ’20, l’epoca del jazz e del proibizionismo. La storia si concentra su Jay Gatsby, un misterioso e ricco personaggio che cerca di riconquistare il suo antico amore, Daisy, in una trama di passione, ambizione e illusione che riflette sul sogno americano.

  • La scienza dei cosmetici di Beatrice Mautino

Un manuale informativo e divertente che fornisce conoscenze approfondite sui prodotti di bellezza quotidiani. Dalla skincare allo shampoo, dagli ingredienti alle etichette, dalle bufale alle istruzioni per l’uso, questo libro aiuta a orientarsi nel mondo dei cosmetici, consentendo di fare scelte consapevoli.

Con queste nove proposte, avrete un’ampia gamma di opzioni per accontentare gli amanti della lettura nella vostra lista regali natalizia o per regalarlo a te stesso.

Buona lettura e buon Natale!

CRISTINA TAVERNITI

“La mia notte”, un turbinio di misteri

Fresco di stampa il romanzo di Roberto Lanzo – “La mia notte” (Intrecci Edizioni). Un noir caratterizzato da profonda introspezione psicologica e un set ricco di personaggi e storie che si intrecciano, con ritmo incalzante e una narrazione che sa nascondere fino all’ultima pagina la soluzione di ognuno dei misteri che avvolgono il protagonista in un turbinio di vicende e stati d’animo, talvolta schizofrenici. Perché niente, o quasi, è come appare…

“Nell’arco di una sola notte, un quarantenne torinese racconta l’ultimo anno della sua vita a una donna misteriosa, cercando di recuperare il senso degli eventi.

Ricky è legato da profonda amicizia e complicità alla sua ex moglie, Emma;  frequenta Davide, equilibrato e puntiglioso, e nel mondo virtuale ha costruito un legame tenero e intenso con Katia.

L’incontro con Valentina, sposata con un violento malavitoso, lo travolge.

Sia lui che Emma subiscono una serie di aggressioni, fino a rischiare la vita. Decidono di indagare per scoprire il mandante e tutto riporta al marito di Valentina.

Tra le pieghe del racconto, si intuiscono le fragilità del giovane uomo, affetto da Parkinson da alcuni anni, che nei momenti di crisi più buia si è abbandonato a un “limbo” fatto di esperienze trasgressive. Vive, inoltre, un incubo ricorrente – che affonda le radici nella sua infanzia: uno spettacolo di pagliacci che si conclude in un lago di sangue!

Quando nella sua vita arriva Sonia, Ricky scopre che è l’unica donna capace di amarlo anche per le sue debolezze. Sembra che ogni cosa possa andare finalmente a posto, ma la vita gli riserva un nuovo dolore e una cocente delusione.”

INTRECCI EDIZIONI
ROBERTO LANZO, torinese, classe 1963, ha iniziato a scrivere romanzi per poter esprimere e condividere una parte di sé che aveva voglia di uscir fuori ed essere raccontata, come i diciotto tatuaggi incisi sulla sua pelle, ognuno simbolo di un preciso stato d’animo.

Paleologo Oriundi a Casale

Illustre visita a Casale Monferrato. La città ha ospitato Andrea Paleologo Oriundi, ultimo discendente della stirpe bizantina che governò l’impero romano d’Oriente mediterraneo e il Monferrato fino all’avvento del ducato gonzaghesco.
La  visita è avvenuta in forma privata il 12-11-2023 accompagnato dalla moglie Gisella Crinò. Nel palazzo San Giorgio Gozzani (ora municipio) ha commentato con Armano Luigi Gozzano e Sandro Ricossa il significato della stemmologia di varia natura e i ritratti originali dei marchesi Gozzani di Vittorio Amedeo Grassi di Agliè, pittore ufficiale di corte a Torino e gli splendidi affreschi di Francesco Lorenzi, allievo del Tiepolo.
In particolare ci si è soffermati nel cortile del palazzo intitolato nel settembre 2023 a Flaminio Paleologo (1518-1571) patriota monferrino e antenato di Andrea. Nel vicino palazzo Treville Gozzani (sede della filarmonica) gli ospiti hanno potuto ammirare l’architettura e gli splendidi affreschi del casalese P.F. Guala. Infine nel castello Gozzani di San Giorgio, feudo imperiale delle dinastie Aleramica e Paleologa accompagnati dal sindaco Pietro Dallera, i coniugi si sono immersi nel passato dell’antenato Flaminio, proprietario del maniero avuto in dono il 10-4-1532 dal padre Gian Giorgio, ultimo marchese Paleologo, comprese le terre di Caluso e l’abbazia di San Pietro di Acqui. Nel 1524 Gian Giorgio rinunciò alla carica episcopale, pur non essendo mai stato ordinato sacerdote, per dedicarsi a tempo pieno alla reggenza del Monferrato unitamente alla cognata Anna d’Alencon, principessa francese moglie di Guglielmo IX° terzultimo Paleologo regnante morto prematuramente nel 1518.
Per scongiurare l’estinzione della linea maschile Paleologa e divenire sudditi di Guglielmo Gonzaga, la nobiltà casalese aveva tentato di convincere Gian Giorgio a legittimare il figlio Flaminio (già riconosciuto) avuto da una donna di bassa condizione e già maritata, legittimazione negata dalla cognata e vedova Anna d’Alencon riconosciuta governatrice dello stato dall’imperatore Carlo V° e affascinata da Guglielmo Gonzaga. Nel 1559 Gonzaga aveva nominato Flaminio capitano delle cacce monferrine, senatore e governatore generale del Monferrato con vere funzioni di sovrano. I Gonzaga però non riuscirono mai ad entrare in pieno possesso del Monferrato, in quanto non confinante con il ducato di Mantova e teatro delle guerre tra Francia e Spagna. Nella congiura del proconsole e grande agitatore casalese Olivero Capello, mirata ad eliminare i soprusi del Gonzaga, venne coinvolto anche Flaminio.
Arrestato e incarcerato prima a Casale e poi nella fortezza mantovana di Goito, fu condannato a morte ma la pena fu commutata in carcere a vita perché troppo amato dai casalesi. Morì il 24-5-1571 avvelenato dal medico del carcere e dal farmacista per ordine del governatore di Mantova. Anche il figlio Teodoro fu accusato come il padre ma riuscì a fuggire in Spagna dove in passato era stato conferito il cavalierato di S. Jago al padre Flaminio. Emigrato a Camerano presso Ancona, città originaria della moglie, Teodoro diede seguito alla attuale discendenza. La storia della famiglia Paleologo comprensiva di ventotto alberi genealogici è stata pubblicata a Malta dagli autori Charles A. Gauci di Malta e dal prof. Peter Mallat, noto studioso e genealogista di Vienna a cui era stato conferito il diploma Honoris Causa all’accademia di S. Sofia nel 1983, il quale ci ha fatto visita a Casale il 11-10-2023.
Il prof. Mallat ha avuto le informazioni storiche da Carlo Paleologo di Venezia, padre di Andrea, con manoscritti risalenti al 1903 di Arnaldo, nonno di Andrea Paleologo. Il soprannome Oriundi è stato assunto da Pietro II° Paleologo (1667-1704) da Massignano (AP) utilizzato ancora oggi come da sentenza del tribunale di Venezia del 1930. A Casale i Paleologi ci hanno lasciato lo stupendo castello edificato da Giovanni II° Paleologo nel XIV° secolo, sede della corte dei marchesi del Monferrato. Sopra l’ingresso principale del ponte levatoio troviamo due bassorilievi marmorei murati del 1469 raffiguranti le armi dei Gonzaga in quello inferiore, mentre in quello superiore le armi partite dei Paleologi e dei Gonzaga. La loro chiesa marchionale di S. Domenico in stile tardo gotico-rinascimentale costruita per volere di Guglielmo VIII° Paleologo reca le tombe antiche di famiglia e la città casalese ha intitolato alla loro dinastia la centralissima via Paleologi.
Guglielmo VIII° commissionò gli affreschi della cappella di S. Margherita nel santuario dell’Assunta di Crea recanti la propria immagine accanto ai suoi consiglieri e l’immagine della sua terza moglie Bernarda di Brosse con le figliastre nate dai precedenti matrimoni. Al santuario di Crea sono conservati i ritratti di Guglielmo IX° Paleologo e della moglie Anna d’Alencon, scorporati dalla pala originale raffigurante la Madonna col bambino e santi attribuita al pittore Macrino d’Alba. Lo stemma dell’impero bizantino di casa Paleologo Oriundi rappresenta la croce recante le quattro B (beta) iniziali del motto ‘Basileus, re dei re, regnante dei regnanti’. Le armi del gonfalone casalese rappresentano i blasoni di Bisanzio e Monferrato. Andrea Paleologo Oriundi e Gisella Crinò abitano a Milano e i loro figli Carlo e Marco garantiscono la continuità della nobile e antica dinastia. Le ultime pubblicazioni ‘La congiura di Olivero Capello’ del 2018 e ‘Storia degli Aleramici’ del 2019 sono visibili sul sito online dell’autore Andrea Paleologo.
Armano Luigi Gozzano

Sold out in anticipo per “Il piccolo principe” con i Germana Erba’s Talents

Il 26 dicembre al teatro Erba

 

Già tutto esaurito per Santo Stefano a teatro in compagnia de “Il piccolo principe”, con G.E.T Germana Erba’s Talents, che saranno presenti al teatro Erba martedì 26 dicembre, alle ore 16:00, in data unica. Questa volta il sold out anticipato nel salotto delle arti integrate è per il Santo Stefano a teatro, con tutta la famiglia. L’incasso sarà a favore delle borse di studio di Germana Erba’s Talents.

Dopo il successo riscosso in questi giorni a Piasco e per il pubblico delle scuole, torna a grande richiesta l’edizione de “Il piccolo principe” curata da Andrea Dosio e Gian Mesturino, per la regia di Andrea Dosio, impegnato anche come attore. Il testo è interpretato dai G.E.T, tratto dal romanzo di Antoine Saint-Exupéry.

“Il piccolo principe” è in scena in data unica (ma si possono chiedere nuove date a partire da gennaio, scrivendo a info@torinospettacoli.it). Le musiche sono di Bruno Coli, la preparazione vocale è affidata a Simone Gulli e le coreografie sono firmate da Gianni Mancini.

“Il piccolo principe” è il testo francese per l’infanzia più letto dalla sua pubblicazione. A cosa deve la sua fortuna? Sicuramente perché, pur trattandosi di un’opera per bambini, arriva a toccare il cuore di tutti, a qualsiasi età lo si scopra. Si tratta del racconto fantastico dell’incontro tra un aviatore, caduto col suo aereo nel deserto, e uno strano ragazzino caduto dalle stelle. Questo incontro permette all’aviatore, e a coloro che lo accompagnano nella sua sosta forzata nel deserto, di ritrovare il bambino nascosto nel proprio cuore, ma anche a tutti i bambini che, attraverso il piccolo principe, si rivolgono al mondo degli adulti per non dimenticare, nel loro percorso di crescita, di essere stati bambini.

“È partendo dalla forma del ‘ricordo’ – afferma il regista Andrea Dosio – coniugata attraverso l’arte teatrale fatta non solo di parole e racconti ma anche di musiche originali, luci e coreografie, che abbiamo la possibilità di recuperare le emozioni e la poesia del piccolo principe”.

In scena al teatro Erba martedì 26 dicembre ore 16:00, corso Moncalieri 241

Biglietteria: 011 6615447

 

Mara Martellotta

Teenage Dream Party, “festa anni 2000” al Teatro Concordia

A Marengo i pezzi napoleonici del Museo storico di Artiglieria di Torino

Sono approdati il 19 dicembre scorso a Marengo i pezzi napoleonici concessi in prestito dal museo storico di artiglieria di Torino, primo museo italiano ed uno dei primi del mondo, collocati nel luogo dove Giovanni Delavo raccolse la collezione che costituì uno dei primissimi tra i musei napoleonici al mondo.

‘Li abbiamo ottenuti – spiega Maurizio Sciaudone, consigliere provinciale delegato al Polo di Marengo – in esposizione temporanea per arricchire il Marengo Museum di autenticità, oltre che di antichità, per preparare la grande rievocazione del 2025. Siamo grati al Museo storico Nazionale di Artiglieria di Torino per l’attestato di stima nei confronti della provincia di Alessandria per aver realizzato questo spostamento di pezzi unici che avevo avuto modo di visionare insieme ad Andrea Puleo, Rievocatore storico e al nostro curatore Efrem Bovo.

Questo prestito può diventare il preludio di una partecipata collaborazione che consenta non soltanto id dare lustro al sito alessandrino, ma anche di portare al grande pubblico i tesori della storia militare italiana custoditi a Torino.

“Anche l’ammiraglio Cellerino ha suggerito il posizionamento dei “ cannoni” – prosegue Sciaudone – e tra l’altro uno dei due sistemati all’ingresso della Villa Delavo è simile a quello ai piedi di Napoleone, primo console rappresentato dalla Statua sita nel cortile d’onore di Marengo.

Mara Martellotta