CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 136

Libri, la rassegna del mese

Il Libro del Mese – La Scelta dei Lettori

Il libro più discusso nel gruppo Un Libro Tira L’Altro Ovvero Il Passaparola Dei Libri nel mese appena trascorso è stato Conclave di Robert Harris, il romanzo ambientato in Vaticano recentemente riportato alla ribalta anche da un film di Hollywood.

 

Novità in libreria

Ecco l’immancabile appuntamento con le novità che ci aspettano sugli scaffali delle nostre librerie, fisiche o digitali, per garantirci ore felici in compagnia dei nostri amati libri.

Agli appassionati di cronaca nera segnaliamo Il Labirinto Del Mostro Di Firenze (Mimesis, 2025) a cura di Lorenzo Iovino e altri; un saggio che, come un prezioso filo di Arianna, guida il lettore attraverso i meandri più oscuri delle indagini sulla saga criminale più controversa della storia italiana , tra esoterismo e vita rurale toscana, voyeurismo ed eversione nera, offrendo una chiave per esplorare gli insondabili misteri che ancora la avvolgono.

 

 

Usciranno il 18 febbraio C’era La Luna (Einaudi, 2025) il nuovo libro di Serena Dandini , delicato romanzo di formazione ambientato negli anni Sessanta e Luna Comanche (Einaudi, 2025) di Larry McMurtry, quarto capitolo della saga di Lonesone Dove che finalmente vede una traduzione italiana dopo oltre trent’anni dalla sua pubblicazione negli Stati Uniti.

 

 

Consigli per gli acquisti

Questa è la rubrica nella quale diamo spazio agli scrittori emergenti, agli editori indipendenti e ai prodotti editoriali che rimangono fuori dal circuito della grande distribuzione e questo mese abbiamo selezionato:

Luciana Lo Sicco (Auto-pubblicazione, 2024) di Emiliano Castagna, un thriller che appassionerà i lettori di Appassionati di thriller ma anche chi è sensibile alle tematiche LGBTQ+, e desidera esplorare la complessità delle questioni di genere e diritti civili.

 

 

Il Sogno Contaminato (Auto-Pubblicazione, 2021) è un romanzo di formazione, esordio di Manuel Mazzola, che racconta la fatica di crescere e il bisogno di allargare i propri orizzonti, il dolore di un sogno che si infrange e la dolcezza della speranza che risorge.

 

 

Incontri con gli autori

Questo mese abbiamo incontrato Emilio Castagna esordiente che vive a Palermo e ha pubblicato da poco il romanzo Luciana Lo Sicco (Auto-pubblicazione, 2024), un thriller dalle forti connotazioni sociali, ambientato proprio in Sicilia.

Carlo Calabrò, scrittore e sceneggiatore, ha di recente tentato la via della narrativa con Meccanica Di Un Addio (Marsilio, 2024) un romanzo che unisce temi sociali a una solida trama da thriller, con il quale l’autore torna a parlare di Brasile.

 

Per rimanere aggiornati su novità e curiosità dal mondo dei libri, venite a trovarci sul sito www.ilpassaparoladeilibri.it

 

“Open Book Club”, il primo Club del “Libro Accessibile”

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Nasce a Torino nello spazio “Open”, promosso dalla “Fondazione Time2”

Un “tema” e un “libro”. Il primo scelto non a caso, in linea con gli obiettivi e i principi (ispirati alla piena inclusività sociale) della “Fondazione” promotrice; il secondo, come compagno concreto di viaggio per l’intero percorso calendarizzato fino al prossimo marzo e teso alla più rigorosa focalizzazione e comprensione del “tema”.

Nasce in un perfetto mix di tali elementi “Open Book Club”, il primo gruppo italiano di “lettura accessibile”, pensato per “accogliere ogni diversità e garantire risorse e modalità di partecipazione che possano rendere l’esperienza della lettura condivisa praticabile per chiunque”. L’iniziativa nasce nello spazio aperto di diversità “Open” (da cui prende il nome), sede torinese della “Fondazione Time2”, realtà, fondata e guidata dalle sorelle Manuela (presidente”, e Antonella Lavazza (vicepresidente), con lo scopo di promuovere una cultura che favorisca i diritti dei “giovani con disabilità” e permetta la costruzione di un “progetto di vita indipendente”.

 

Il “tema” che guiderà, infatti, questa prima esperienza dell’“Open Book Club” sarà “Passaggi di Vita: ovvero il passaggio all’età adulta, “affrontato e discusso in modo intersezionale”. In quest’ ottica, il “primo libro” selezionato per la lettura condivisa è “Intermezzo” (Einaudi, 2024), il quarto romanzo – i primi tre hanno venduto in Italia decine di migliaia di copie – dell’acclamata scrittrice irlandese Sally Rooney (Castlebar, 1991), lanciata in patria dal suo editore come la “Salinger della generazione Snapchal” o (appellativo probabilmente da lei preferito) come la “Jane Austen dei Millenial”. Alla discussione finale, che si terrà mercoledì 12 marzo (alle 18,30) nello spazio “Open” di Corso Stati Uniti 62/B a Torino, parteciperà il traduttore del volume Norman Gobetti.

“Il progetto vuole essere – sottolineano gli organizzatori – un appuntamento pensato per tutte le persone a prescindere dalla confidenza che si ha con la lettura”. E aggiungono: “Il ‘book club’ di ‘Fondazione Time2’ è ideato per essere fruibile e garantire gli strumenti di accessibilità che permettano la piena partecipazione di tutti, anche a chi trova barriere nella lettura”.

Qualche notizia “per l’uso”. L’iscrizione a “Open Book Club”  è gratuita: in fase iniziale ogni partecipante riceverà un “kit di lettura”, pensato appositamente dalla “Fondazione”, contenente una “tessera di partecipazione” e un “righello” per facilitare la lettura. L’iniziativa – cosa particolarmente interessante – è organizzata in collaborazione (collaborazione che dura da sempre) con la “Libreria Binaria” del “Gruppo Abele”, che offre alle persone iscritte al “Book Club” uno sconto del 5% sull’acquisto dei libri. Presso “Open” sono inoltre disponibili i libri cartacei dei gruppo di lettura e anche una selezione di libri dedicati ai temi della disabilità.

Durante il primo incontro verrà consegnata a ogni persona iscritta una scheda del libro facilitata, inoltre sarà possibile far parte di un gruppo “Whatsapp” dedicato alla discussione del volume in fase di lettura e volto a organizzare “incontri informali” nella “sede Open” di corso Stati Uniti per leggere e/o ascoltare insieme il libro in vista dell’incontro finale.

Questo ultimo appuntamento avverrà con una “cadenza bimestrale”, così da poter permettere a tutte le persone iscritte il tempo necessario per leggere o ascoltare il libro. L’incontro conclusivo sarà l’occasione per incontrare l’autore del volume o professionisti che hanno lavorato alla realizzazione del libro e discutere direttamente con loro le proprie impressioni o trovare lo spazio per le curiosità. Tutti i partecipanti del “Book Club” collaboreranno attivamente “per aiutare eventuali altri partecipanti che abbiano difficoltà nella lettura, nell’ascolto o nella comprensione della storia letta”.

Gli incontri, per quest’anno, saranno nel complesso cinque. Sul sito www.open.fondazionetime2.it saranno, a breve, disponibili le date e i titoli selezionati per i futuri appuntamenti.

g.m.

Nelle foto: immagini “Open book Club” e cover “Intermezzo” ( “Einaudi”, 2024) di Sally Rooney

“Penso di essermi perso senza di te”

Music Tales, la rubrica musicale 
“Penso di essermi perso senza di te
mi sento schiacciato senza di te
sono stato forte per così tanto tempo
che non ho mai pensato quanto ho bisogno di te
Penso di essermi perso senza di te”
Quando si è seduta al suo pianoforte, l’intera Storia mondiale del Tennis – insieme agli spettatori presenti e a quelli collegati da ogni parte del globo – ha trattenuto il respiro. In rigoroso silenzio, per immergersi nella sua musica e abbandonarsi alla sua voce. Un momento emozionante avvenuto durante i festeggiamenti organizzati per celebrare il centenario del prato verde più famoso del mondo, il campo principale dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, nei pressi di Londra, dove si svolge ogni anno Wimbledon, il più antico torneo di tennis. Un santuario dello sport, per l’occasione diventato il palcoscenico per la passerella d’onore dei campioni di oggi e delle leggende di ieri che hanno scritto la storia di Wimbledon: da Novak Djokovic (vincitore dell’ultima edizione) a Roger Federer, vincitore di otto titoli tra il 2003 e il 2017, da Rafael Nadal ad Andre Agassi, Björn Borg, Stan Smith, Chris Evert e tanti altri ancora. È stato davanti a tutti questi leggendari tennisti, accolti da continue standing ovation, che è iniziata l’emozionante performance della cantante britannica.
Nata il 19 aprile 1994 a nord di Londra, Freya Ridings è la figlia dell’attore e musicista britannico Richard Ridings, che ha interpretato Alan Ashburn nel dramma televisivo Fat friends ed è la voce di Daddy Pig in Peppa Pig. Freya ha imparato fin da bambina a suonare la chitarra sulle orme del padre, ma contrariamente a quella di Richard, la sua carriera è stata sempre nel mondo della musica: dal singolo di debutto, Blackout, nel maggio 2017 a soli 23 anni, fino a Lost without you nel novembre 2017, il suo lavoro più rivoluzionario, che ha scalato i vertici della Top 10 della classifica dei singoli del Regno Unito, raccogliendo ben oltre 35 milioni di visualizzazioni su YouTube. Sebbene sia questa la sua canzone di maggior successo, anche Castles, nell’album eponimo sta ottenendo grandi risultati di ascolto con oltre 33 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Abiti maestosi, voile di seta vaporoso e tanto colore, sono queste le tre peculiarità delle sue mise scelte nelle occasioni più importanti, dai concerti live al red carpet dei The BRIT Awards 2020. Rimane indimenticabile l’outfit scelto per intrattenere durante la London Fashion Week, creando un dolce sottofondo per la sfilata firmata Richard Quinn: per l’occasione ha sfoggiato un leggerissimo vestito dalla stampa bouquet, dal retrogusto retrò.
Mi piace assai questa ragazza….ascoltate il suo disco!!!
“Il bello non è ritrovarsi, è il non essersi mai persi veramente.”.
Ascoltatela bene ma bene proprio. Ve ne prego.
CHIARA DE CARLO
scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!
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Ecco a voi gli eventi da non perdere!
Vi invito a seguire le pagine sottostanti per far parte di una comunità che vuole cambiare le cose.
Che vuole più educazione al rispetto per le donne e lo fa con uno spettacolo chiamato “Respect” che, a breve, sarà nelle vostre piazze.
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Uno spettacolo intenso interamente cantato da uomini affinchè sia la voce maschile ad esortare al rispetto per le donne.
Oltre 30 artisti tra cantanti musicisti ballerini e performer, al lavoro per offrire un’esperienza immersiva che trasmette un grande senso di appartenenza e gruppo.
In aiuto all’associazione Scarpetta Rossa per un sostegno concreto a chi, dall’inferno della violenza, è già passato ed è riuscito a fuggire.
Vuoi far parte della rivoluzione? Seguici!
Prima data 05 aprile 2025 Parco Michelotti Torino

Giuseppe Scalco, baritono. Da Casale Monferrato a Teheran 

Il baritono Giuseppe Scalco (1933-1983) dalle eccellenti dote canore nato a Cittadella di Padova si stabilí a Casale con la famiglia, si dedicò allo studio del canto con il maestro Bruno Riboni scopritore di giovani talenti che lo indirizzò al conservatorio Verdi di Milano sotto la guida del maestro Ettore Campogalliani, pagandosi gli studi interpretando fumetti del cinema. Diplomatosi con lode, nel 1960 vinse i concorsi internazionali Voci Nuove di Milano, Voci Verdiane di Busseto, Achille Peri di Reggio Emilia, Lirico Sperimentale Beniamino Gigli di Macerata e Giovan Battista Viotti di Vercelli. Queste vittorie gli consentirono di debuttare nel 1961 con I Pagliacci al Teatro Nuovo di Milano e nel 1965 partecipò all’inaugurazione della stagione lirica di Busseto con Lucia di Lammermoor.

L’anno seguente a Reggio Emilia e Bologna avvenne il suo battesimo nella Bohème con un gruppo di giovani artisti, opera sempre pronta all’eccitazione dei sentimenti, guidati dalla sensibilità del maestro Gianandrea Gavazzeni e riproposta a Carpi, Modena e Bolzano. Nei giorni 8 e 10 settembre 1966 la Bohème fu rappresentata a Sarajevo da interpreti d’eccezione, Luciano Pavarotti nel ruolo di Rodolfo, Giuseppe Scalco in Marcello e Mirella Freni in Mimì diretti dal maestro Leone Madjera, segnando il lancio definitivo del baritono casalese.

Nel 1968 si esibì nella Traviata ad Ancona e nel Signor Bruschino a Pesaro e Reggio Emilia, terra della tradizione lirica. Il Don Pasquale ad Avignone e Reggio Emilia nel 1969 e le recite multiple del Ballo in Maschera ad Istanbul costituirono un ambìto traguardo ma le quattro recite del Nabucco al Gaiety Theatre di Dublino segnarono un evento sensazionale e determinante nella classifica dei baritoni all’altezza del biblico personaggio, la cui statura rappresentò un lancio decisivo nella ambiziosa carriera di Scalco. Con le successive e superlative esibizioni nell’Aida, Tosca e Andrea Chenier di Dublino fu richiesto dalla Scala di Milano, dove apparì nell’Ulisse di Luigi Dallapiccola. Nel cast stellare della Scala nella stagione lirica 1969-70 figuravano, oltre al nostro baritono monferrino, Placido Domingo, Mirella Freni, Luciano Pavarotti, i direttori d’orchestra Claudio Abbado e Riccardo Muti.

Il 1971 fu l’anno della definitiva affermazione con una ventina di rappresentazioni di Haensel e Gretel, il mondo delle fate di Himperdinck, Manon Lescaut e Capitan Spavento di Gian Francesco Malipiero. Nel 1973 ad Ankara apparve in Otello e Andrea Chenier, a Rouen nella Traviata e nel Teatro Roudaki di Teheran interpretò magistralmente l’Elisir d’Amore, i pucciniani Tabarro e Gianni Schicchi davanti allo Sciá di Persia, confermato per l’anno successivo con tre opere liriche. A Trieste fu interprete in Maria Golovin di Gian Carlo Menotti e a Brema nel Nabucco. Nel piazzale del Santuario di Crea fu protagonista di un concerto lirico, purtroppo molto disturbato dal pubblico, organizzato nel 1982 dal Teatro Nuovo di Torino e Regione Piemonte con il soprano Edda Piccinini e il tenore Franco Previdi dell’Associazione Lirica Alto Milanese. La Bohème fu l’opera pucciniana preferita da Scalco che da piccolo aveva provato la miseria e disse di Verdi “Il maestro di Busseto fu un grande imprenditore, ancora oggi ci permette di lavorare”.

Partecipò a foto e cineromanzi, incise per la Rai di Torino e per la Radio Svizzera Italiana. Giornali internazionali, tra cui Le Figaro, The Irish Times, Il Resto del Carlino, Gazzetta di Modena, Journal de Teheran, Gazzetta di Parma, Cronaca di Siena, Paris-Normandie, Rassegna Melodrammatica di Milano, gli attribuirono ottimi consensi. La piena maturità baritonale in un eclettico repertorio operistico dell’ottocento e novecento, la capacità di rilevare i contorni umani dei personaggi diabolici per i quali l’interpretazione è indispensabile, il volume e il colore di cantante moderno fecero di lui un interprete richiesto ad alto livello. Dalla moglie Lidia Radessich, conosciuta durante una tournée in Jugoslavia ebbe due figli, Raffaella e Andrea. Solo un male incurabile poteva segnare il tramonto delle illusioni e  fermare l’incredibile vertiginosa ascesa artistica di Giuseppe Scalco, antidivo e grande lavoratore dello spettacolo nel senso nobile dell’espressione, scomparso martedì 6 settembre 1983 e sepolto nella tomba di famiglia di Casale Popolo.
Armano Luigi Gozzano 

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

 

 

 

Shifra Horn “Figlie di Gerusalemme”

-Fazi Editore- euro 20,00

Shifra Horn, nata a Tel Aviv nel 1951, da madre sefardita e padre russo, ha trascorso maggior parte della sua vita a Gerusalemme, ed è scrittrice, giornalista, antropologa.

In questo romanzo riannoda i fili delle vite di 4 donne della sua famiglia, componendo un puzzle in cui le piccole vicende quotidiane incrociano la grande storia di Israele; avanti e indietro tra varie generazioni, dall’epoca ottomana fino a metà anni 90 del Novecento.

Voce narrante è quella di Alexandra Davidovitch, 40enne colta e sensibile; ogni giorno lascia a casa il marito appena pensionato (ha 15 anni più di lei) e si rintana nello studiolo che ha affittato per poter scrivere, in tutta tranquillità, le memorie familiari. Proprio nell’edificio in cui avevano vissuto le sue antenate, ora adibito a residenza per gli artisti.

A ispirarla è la foto sbiadita di una bambina che offre un mazzo di fiori al principe inglese in visita in Terra Santa. La piccola è sua bisnonna Victoria, che a 4 anni fu scelta dal console britannico per consegnare l’omaggio al principe d’Inghilterra, giunto in Israele nel 1862.

Quell’immagine è l’innesco del libro che prende forma grazie ai racconti tramandati dalla nonna Edwarda.

Un albero genealogico prevalentemente al femminile. Inizia con le vicissitudini di Gershon e Shoshana, poi della loro figlia Vittoria, e a seguire -di generazione in generazione- quelle di Edwarda e di Abigail, che è la madre di Alexandra.

Emerge una stirpe di donne forti, accomunate dall’aver incontrato uomini che le abbandonarono e, così facendo, ne segnarono le esistenze.

Tutte si dimostrarono capaci di: cavarsela da sole, affrontare grandi sfide in un mondo in via di rapido cambiamento, andare contro le regole dell’epoca in cui vissero, trasformare le difficoltà in forza. Denominatori comuni: resilienza e desiderio di indipendenza.

Un affresco che lascia incantato il lettore.

 

 

Joan Didion “Ultime interviste” -Il Saggiatore- euro 16,00

Questo libro è un altro importante tassello alla scoperta di Joan Didion, attraverso 8 conversazioni con giornalisti e scrittori, tra i quali Dave Eggers, Sara Davidson, Terry Gross.

Un caleidoscopio di domande e risposte che contribuiscono a svelarci ancora più a fondo la personalità di una delle più influenti scrittici del XX secolo; nata a Sacramento, in California, nel 1934, morta a New York nel 2021, all’età di 87 anni, per complicazioni del morbo di Parkinson di cui era affetta.

8 incontri in cui altrettanti personaggi del mondo culturale americano ripercorrono parte della vita della Didion e di come abbia raccontato un’intera generazione. La sua è stata una vasta produzione tra saggi, romanzi, memoir, articoli e interviste, sceneggiature cinematografiche e teatrali. Ha spaziato tra i vari generi e raccontato i fermenti culturali degli anni 60 e 70, i dinner party con stelle del calibro di Warren Beatty e Janis Joplin, i reportage su Cuba ed El Salvador, articoli di geopolitica, autobiografia e tanto altro.

La cifra più significativa della sua opera è stata la sovrana abilità nel trasformare il suo vissuto in opere letterarie di immenso spessore. Esperienze dolorose e universali, come la morte delle persone più care, sono traslate in memorie che toccano il cuore.

Nello straordinario “L’anno del pensiero magico” c’è il resoconto degli stati d’animo successivi alla morte del marito, lo scrittore John Gregory Dunne, fulminato da un infarto davanti a lei. Pagine immense che parlano di come abbia affrontato il lutto e il senso della fragilità umana.

Straziante, l’anno dopo, la morte prematura della figlia adottiva Quintana, precipitata nel tunnel del coma, ripresasi in un primo tempo, poi deceduta a neanche 40 anni.

Anche allora Didion seppe traghettare il dolore scrivendone; nei momenti peggiori metabolizzò la sofferenza aggrappandosi alla scrittura. E se volete entrare ancora di più nell’anima della scrittrice, il suggerimento è guardare il documentario girato dal nipote, Griffin Dunne, “Joan Didion: il centro non reggerà” da recuperare su Netflix.

 

 

Sally Rooney “Intermezzo” -Einaudi- euro 22,00

E’ il quarto romanzo della giovane scrittrice irlandese (nata nel 1991) considerata la voce dei “Millenial” e la Salinger della generazione di “Snapchat”, abile nel romanzare le complesse relazioni affettive dei suoi personaggi. In “Intermezzo”, l’autrice, si addentra in un nuovo territorio che ha a che fare con la morte, ed imbastisce una trama dove non ci sono solo bianco e nero nell’affrontare i marosi dell’esistenza.

L’intermezzo del titolo consiste nel momento in cui irrompe una morte e il periodo che ne segue, in cui chi rimane si trova a seppellire non solo il defunto, ma anche la sua vita di prima, per rimodellarla in uno spazio-tempo senza più quella persona.

Protagonisti due fratelli diversissimi tra loro, alle prese con la morte del padre, e avvolti nel marasma di emozioni profonde, complicate e conflittuali.

Peter Koubek ha 32 anni, è un brillante avvocato di successo, ha una giovane amante bellissima, ma è realizzato solo in apparenza. In realtà è in una fase della vita caratterizzata da una forte apatia. Dopo la dipartita paterna cerca faticosamente di far funzionare anche la vita privata, ed oscilla tra ansiolitici, alcol e pensieri suicidari.

Ivan Koubek ha 22 anni, scacchista di successo che dopo aver inanellato un bel po’ di vittorie, ora vive una fase di stallo ed indolenza. Da sempre è insicuro e timido col genere femminile. Ha patito moltissimo il decorso della malattia paterna, e la relazione con il fratello è difficile anche per il senso di inferiorità che vive nei suoi confronti.

Caratteri e traiettorie di vita opposti sono alla base del divario tra i due, e il conflitto, da sempre latente tra loro, esplode. Entrambi poi sono alle prese con relazioni amorose che aggiungono pathos alla trama.

 

 

Lidia Yuknavitch “L’impulso” -Nottetempo- euro 19,00

Sfugge ad una precisa definizione questo romanzo -visionario, affascinante, complesso e difficile da riassumere- dell’autrice; nata nel 1963, che è stata docente di Scrittura creativa e Studi femminili alla Eastern Oregon University.

Protagonista è Laisvé, una ragazzina che sa vivere l’acqua e da lei ha imparato ogni cosa. L’oceano le ha strappato la madre, ma in compenso le ha regalato un’esistenza incredibile, fuori dal comune. E’ l’unico elemento del globo che ha il potere di calmarla, trasformandola in una sorta di sirena con poteri straordinari.

Siamo in un futuro inimmaginabile in cui Laisvé è sopravvissuta al “Grande innalzamento delle acque”, che ha stravolto il globo. L’azione inizia in un futuristico 2079 in cui la Statua della Libertà sprofonda negli abissi. Laisvè è colei che visita la donna subacquea e fa incontri straordinari.

Ha la capacità di viaggiare dentro l’elemento primordiale come se si muovesse nel tempo infinito; soprattutto ha il potere di vivere resti del passato sotto forma di ricordi, oggetti e personaggi del tempo che fu.

Per esempio, resuscita gli operai che assemblarono la Statua della Libertà, mettendo insieme i 350 pezzi del suo corpo impacchettati in 214 imballaggi. E incontra lo scultore Frédéric Bartholdi che nel 1800 la disegnò. Lui e altre persone le vengono portate dalla corrente e poi di nuovo allontanate tra le onde.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Alberto Fortis e i Birkin Tree

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suonano gli Smallable Ensemble per un tributo ai Beatles.

Giovedì. Al Cafè Neruda suona la Easy Big Band Orchestra. Al Magazzino sul Po si esibisce Francesca English+Awa Fall e Abram Fall Mirone. All’Off Topic è di scena Alessio  Bondì. Al Blah Blah si esibisce Gianni Tbay. Allo Ziggy suona Ottone Pesante. Al Polo delle Rosine per 3 giorni consecutivi, Alberto Fortis suona e si racconta. Un viaggio tra musica e storia con ospiti attorno al pianoforte.

Venerdì. Al Circolo Sud si esibisce Loris Dalì. All’Hiroshima Mon Amour suona la Rino Gaetano Band. Al Magazzino sul Po è di scena Jesse The Faccio. All’off Topic si esibisce Lamante. Allo Spazio 211 suonano i Navenera. Al Blah Blah sono di scena i Fase. Allo Ziggy suonano i Slug Gore+ Thirst Prayer. Al Cafè Neruda tributo a Wes Motgomery & Jimmy Smith eseguito dal Max Gallo Trio.

Sabato. Al Magazzino di Gilgamesh suona Egidio “Juke” Ingala & The Jacknives ft. Alberto Marsico. Al Capolinea 8 sono di scena i Fratelli Lambretta Ska Jazz. Al Folk Club suona Birkin Tree Feat.Aoife Nì Bhrìain. Al Blah Blah sono di scena i Dobermann.

Pier Luigi Fuggetta

Al Marenco di Novi Ligure una nuova rassegna di danza contemporanea

“La memoria non si ferma mai. Appaia i morti ai vivi, gli esseri reali a quelli immaginari, il sogno alla storia”. Parole che sono tra quelle iniziali de “Gli anni” che Annie Ernaux, nata in Normandia, nella cittadina di Lillebonne, nel 1940, ha scritto sessantottenne, “autobiografia impersonale”, immagini per un affresco che accompagni il lettore dal dopoguerra ai giorni nostri, tappa importante di quel cammino che la condurrà al Nobel per la Letteratura del 2022. In una coproduzione che vede tra gli altri gli apporti del Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e della Fondazione CR Firenze, del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, di Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale e ancora di Tanzhaus di Düsseldorf, “Gli anni” sfidano oggi lo spazio del palcoscenico nella scrittura coreografica di Marco D’Agostin – successi in Italia e all’estero e vari riconoscimenti come tra gli altri il Premio Ubu e il BEFestival – e l’interpretazione di Marta Ciappina – formatasi a New York al Trisha Brown Studio e al Movement Research, docente alla Scuola Luca Ronconi del Piccolo milanese, premio Danza&Danza nel 2022 come interprete e nel 2023 il Premio Ubu come Performer. “Gli anni” è uno dei tre titoli che riuniti in rassegna di danza contemporanea vengono ad arricchire la attuale stagione del teatro Marenco di Novi Ligure, sinergia tra Piemonte dal Vivo e il Balletto Teatro di Torino, compagnia diretta da Viola Scaglione, a cui è stata affidata la curatela della selezione degli spettacoli, progetto che vede il soddisfacente e sempre più auspicabile uso di spazi teatrali e che è la piena conferma della volontà di ampliare e diversificare l’offerta culturale del territorio. La rassegna che si è aperta l’11 gennaio – con “White Pages – Dedica al dinamismo” e “Play_Bach divertissement”, coreografie di Manfredi Perego per una produzione del Balletto Teatro Torino, ospitando in chiusura la compagnia “Larreal” del prestigioso Real Conservatorio di Danza “Mariemma” di Madrid con la serata “Race/Eleven11/Galea”, danzatore ospite Pablo Vàzquez, ad unire tradizione e innovazione coreutica, con la valorizzazione di giovani talenti della danza contemporanea spagnola – ha la sua centralità (7 febbraio) nella proposta de “Gli anni”. Sottolineano i responsabili della proposta: “Qualcuno ha scritto che c’è una distanza incolmabile tra quel che è successo un tempo e il modo in cui ci appare ora, ammantato di una strana realtà. La coreografia de “Gli anni” è costruita per tentare di ricucire questo strappo: l’incandescente storia di un singolo – Marta Ciappina, interprete unica per itinerario artistico e peculiarità tecniche nel panorama della danza italiana – invita gli spettatori a giocare con la propria memoria. Il corpo di Marta e gli occhi di chi guarda intraprendono un viaggio che fa la spola tra il presente – il momento della performance, irripetibile incontro romantico – e il passato di ognuno, in una trama di andate e ritorni che confonde le storie, le canzoni e i ricordi. Su palco e platea si stende lenta l’ombra di un romanzo: l’invito è a scriverlo insieme, un’opera a cento mani che ci esorti ad attraversare le rovine guardando in alto.” Inserito tra le ospitalità della stagione del teatro Astra, “Gli anni” potrà essere già visto nella sala di via Rosolino Pilo nella serata del 5 febbraio, alle ore 21. Fedele al percorso portato avanti da Marco D’Agostin, “lo spettacolo si distacca dai consueti canoni di “messa in scena” che la danza, anche quella contemporanea, ci ha abituati a seguire e porta in scena una intensa riflessione coreografica sui tempi del tempo e della memoria intrecciando racconti di vita e dinamismo corporeo coinvolgendo gli spettatori in un’esperienza intima e universale”.

e.rb.

Con l’immagine della rassegna, due momenti di alcuni spettacoli: Marta Ciappina ne “Gli anni” (foto di Michelle Davis) e “Galea” (foto di Alfonso Sastre).

Mary non è solo la figlia di Ezra Pound

Al Centro Pannunzio un incontro su Mary de Rachewiltz, figlia del grande poeta statunitense

 

Giovedì 31 gennaio, presso la sala conferenze del Centro Pannunzio di via Maria Vittoria 35h, a Torino, si è svolto l’incontro di presentazione del libro “Processo in verso – Tutte le poesie italiane”(Bertoni, 2024) , un volume unico che contiene tutte le poesie italiane di Mary de Rachewiltz, figlia illegittima di Ezra Pound, curatrice e divulgatrice in Italia dell’opera dello straordinario poeta statunitense. L’evento, introdotto dal poeta e scrittore Loris Maria Marchetti, ha avuto come relatori Luca Borrione, docente di Italiano, Storia e Filosofia al Liceo Salesiano Valsalice, lettore e studioso di Ezra Pound, e Daniele Gigli, archivista documentalista, poeta e studioso di T.S.Eliot, di cui ha tradotto gli Ariel Poems, The Hollow Men e Ash-Wednesday.

Borrione e Gigli, partendo da un’affermazione che stimola alla riflessione – “ Mary non è solo la figlia di Pound”- hanno evidenziato l’importanza che Mary de Rachewiltz ha avuto come traduttrice e curatrice in Italia dell’opera del padre, facendo pubblicare nel 1985 la traduzione integrale dei “Cantos” in italiano e, contemporaneamente, come poetessa e saggista indipendente e abbastanza forte da emanciparsi dalla figura paterna. Il percorso tracciato dai due relatori, biografico e letterario, ha messo in luce le fasi principali della vita di Mary de Rachewiltz, nata nel 1925, a Bressanone, da una relazione tra Ezra Pound e la violinista Olga Rudge. La sua condizione di figlia inizialmente non riconosciuta la costrinse a spostarsi dalla Val Pusteria, dove venne affidata a una famiglia di contadini tirolesi, a Firenze, fino a Sant’Ambrogio, sopra a Rapallo. All’età di 14 anni entrò in contatto con il mondo della poesia e dalla traduzione grazie al padre Ezra, che le affidò come “esercizio” alcune traduzioni di sue poesie. Un mondo che la vide protagonista non solo come curatrice e traduttrice dell’opera del padre, ma anche come firma di importanti traduzioni italiani di poeti americani come Edward Estlin Cummings, Robinson Jeffers, Ronald Duncan e Denise Levertov, oltre a essere a sua volta poetessa e autrice di raccolte tradotte in Italia e in altri Paesi. Il memoriale “Discrezioni. Storia di un’educazione” (1973), di cui Luca Borrione ha letto diversi passaggi, è considerata dai critici la sua opera più importante. Nel 1946 sposò l’egittologo Boris de Rachewiltz, dal quale ereditò il cognome, e si stabilì a Castel Fontana, una frazione di Tirolo, dove custodisce oggi l’archivio paterno.

Mary ha assorbito l’ombra del padre in modo da trasformarla in una forza e non in un’oppressione – ha dichiarato il relatore Daniele Gigli – e questo è evidente in molti suoi testi e traduzioni, in cui accanto a un’ispirazione letteraria paterna vivono dei versi intensi, indipendenti”.

Il volume “Processo in verso – Tutte le poesie italiane”, curato dal Professor Massimo Bacigalupo, è acquistabile in tutte le librerie, presso il sito dell’editore Bertoni e sulle principali piattaforme online.

 

Gian Giacomo Della Porta

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Le luci d’artista di piazza Carignano ancora in funzione rabbuiano – Alda Croce, dov’è la targa? – Torna la tesina alla Maturità – Lettere

Le luci d’artista di piazza Carignano ancora in funzione rabbuiano
una delle più belle piazze di Torino, rendendola insicura a causa dell’oscurità. E’ mai possibile che l’arte entri in conflitto con la sicurezza in tempi in cui quest’ultima è trascurata?  In quella piazza oltre palazzo Carignano che dovrebbe semmai essere illuminato di più, esistono teatri, gelaterie, ristoranti.
Chi pensa a queste luci d’artista, creazione dell’assessore Alfieri, non pensa che il buio favorisce la micro criminalità. Anche in termini estetici una piazza Carignano  buia è penalizzante per un gioiello torinese che va valorizzato. E il selciato della piazza non è neppure curato. Il rischio è quello di inciampare non vedendo le eventuali buche  di un porfido privo di una manutenzione adeguata.
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Alda Croce, dov’è la targa?

La targa dedicata ad Alda Croce continua a mancare. Malgrado gli interventi e le promesse dell’assessore Bresso in Consiglio comunale la targa in ricordo di una torinese illustre come Alda Croce, malgrado una interpellanza del Consigliere De Benedictis, la targa non è tornata al suo posto. I vandali ancora una volta prevalgono. Non commento, certo è tutto molto triste.

 

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Torna la tesina alla Maturità
Per chi ha avuto il 6 di condotta allo scrutinio di ammissione alla Maturità è  prevista una tesina di educazione civica da discutere all’esame. Un 6 di condotta aveva una conseguenza preclusiva all’ammissione all’esame. Oggi si torna ad un qualcosa di totalmente negativo e di facilistico: la tesina.
Qualche foglio compilato con il copia incolla che non serve a nulla . Un mero atto formale a cui sono sottoposti i maturandi con il voto basso in condotta . Un pannicello caldo per curare l’indisciplina a scuola che si combatte sanzionando in modo severo  i comportamenti gravemente scorretti. La tesina è una presa in giro già praticata alla Maturità in passato: pochi fogli quasi sempre  scopiazzati. In passato erano i genitori a compilarla o qualche universitario amico. Insieme alla spruzzata di latino facoltativo   alla media per recuperare un po’ di cultura classica( sic !), la tesina  è un altro segnale non positivo per l’attuale ministro. Così la scuola non si riprenderà mai.
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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com

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L’antisemitismo dei centri sociali
Nel giorno del ricordo in Comune il Rabbino Capo di Torino ha colto l’occasione per denunciare il violento antisemitismo dei centri  sociali. E c’è stato chi ha avuto da ridire.  Cosa ne pensa? Italo Ruggiero
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Lei sfonda una porta aperta. Io sono sempre stato filo israeliano e con il Rabbino Capo di Torino ho un ottimo rapporto anche personale. L’antisemitismo galoppante ha tentato di porre il bavaglio al Rabbino Capo di Torino Finzi. L’Anpi torinese  per merito del suo presidente Boeti è cosa diversa da quella milanese e quindi non ci  sono motivi di polemica. La situazione dell’Anpi milanese è invece  intollerabile. Chi accusa di genocidio Israele è uno sprovveduto in malafede che ignora la storia.
Gianni Oliva ha scritto in proposito un articolo illuminante. La parola genocidio può essere usata rispetto ai 6 milioni di ebrei ammazzati da Hitler. I pro Palestina violenti e faziosi  vezzeggiati da certa sinistra vanno denunciati per quello che sono. La Procuratrice  Generale  Lucia Musti è stata chiara e il suo discorso coraggioso volto ad evidenziare come Torino sia diventata la capitale della violenza  e’ caduto nel silenzio di molti che hanno vergognosamente  taciuto.  Torino si sta avviando verso una situazione che deve allarmare tutti i democratici veri e più  semplicemente gli stessi torinesi, sempre più consapevoli della china dove stiamo precipitando.
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Di Pietro
L’ex magistrato Antonio Di Pietro dopo essere stato un giacobino arrabbiato e violento  quando era in politica e prima ancora durante Tangentopoli, oggi cambia idea: a favore della divisione delle carriere dei magistrati e contro il reato (al massimo e’ un errore politico) ascritto alla Meloni per aver rispedito in Libia il generale – mostro che agita le acque della politica italiana. Invecchiando si migliora?  Jacqueline Empoli
Non saprei dirle se si migliora. Certo che il Di Pietro del processo contro Craxi e i toni inquisitori da giustiziere che provocarono dei suicidi a causa di incarcerazioni volte a estorcere confessioni forzate, sono state pagine nefaste per la giustizia. Anche il Di Pietro politico, ministro(!), capo popolo dell’Italia dei valori appartiene ad un passato da condannare senza indulgenze. Che oggi modifichi il suo modo di pensare o anche solo di parlare  può essere giudicato in diverso modo. Alcuni hanno detto che è un ritorno alla destra. Per altri versi il primo Berlusconi gli propose di fare il ministro. Il migliore Di Pietro a me pare sia il contadino che guida il trattore. In quel ruolo è perfetto.
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Sdoganamenti
Ho letto ciò che ha detto un giovane rampante di Fratelli d’Italia che nega che sia stato nel 1994 Berlusconi a sdoganare il MSI che uscì dal serraglio degli intoccabili, ancora prima di Fiuggi. Cosa ne pensa?    Filippo Giugni
L’onorevole in questione dice una cosa non vera. Fu Silvio Berlusconi a sdoganare il MSI e a federare il centro – destra che Fini mise in crisi. Che adesso riappaia l’uomo della casa di Montecarlo un po’ mi indigna. Berlusconi può piacere o meno, ma è stato lui con realismo politico, se vuole un po’ spregiudicato, a mettere insieme Lega e MSI. E ‘ Silvio il vero protagonista che è passato alla storia, sconfiggendo la “macchina da guerra” di Occhetto. Nessuno può essergli paragonato, neppure Tatarella che ebbe un ruolo importante nel cancellare la “Fiamma tricolore”. Tentativi di egemonizzare un discorso non rivelano intelligenza politica e tendono ad offendere e umiliare il ruolo di Forza Italia.