CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 130

Nobili parentele monferrine

 

L’antica e nobile famiglia dei Sordi, oriunda di Cremona risalente al secolo XI° di origine greca dal generico significato nominativo attribuibile a differenti individui senza precisa identità e origine, era presente a Piacenza nel XVI° secolo, ramo estinto con Orsola Sordi e Bernardo Anguissola, membro della aristocratica famiglia piacentina di origine bizantina aggregata al patriziato veneziano da cui aveva avuto origine Sofonisba Anguissola, importante pittrice vissuta tra il ‘500 e ‘600. Nei secoli, la famiglia Anguissola si imparentò con illustri famiglie lombarde come i Gonzaga del principe Maurizio Ferrante (*1938), figlio di Luisa Anguissola-Scotti. I Sordi erano già presenti nel XIII° secolo a Milano, Crescentino, nell’abbazia di Lucedio con don Pietro Sordi e in Monferrato.
A Casale risiedeva Giovanni Pietro Sordi primo consignore infeudato di Coniolo nel 1589, presidente del Senato sia di Casale che di Mantova, ambasciatore del duca Vincenzo Gonzaga presso papa Clemente VIII° e autore di opere legali stampate a Lione, Francoforte e Venezia. Il figlio Guglielmo I° Sordi fu il primo conte infeudato di Torcello nel 1623, contea acquistata dal nonno materno Camillo Becchio di Occimiano da Francesco Fassati di Balzola nel 1576. I Fassati (o Fassato) discendevano dai Sordi, nominati promiscuamente conti di Torcello e Coniolo che nel 1530 acquistarono il primo cascinale di Balzola con Giovanni Francesco, marito di Isodina Sannazzaro dei conti di Giarole.
Illustre parentela fu generata dalla marchesa Fulvia Maria Fassati, figlia del governatore di Casale Evasio Ottaviano marchese di Coniolo e Balzola e di Cecilia Natta (figlia del conte Vincenzo di Fubine) con il primo marchese di San Giorgio Fabrizio Gozzani, nonno di Giovanni Battista che edificò il palazzo casalese San Giorgio, attuale sede
comunale. Nel 1705, in occasione del matrimonio, Fulvia ebbe in dote dal padre la Communa di Altavilla, proprietà redatta dall’agrimensore Pietro Francesco De Giovanni di Torcello con atto rogato dal notaio Evasio Bellati nello stesso anno.
Luigi Guglielmo III° Sordi conte di Torcello, signore di Coniolo e Rosignano, sindaco di Casale nel 1832 e gentiluomo da camera di sua maestà Carlo Alberto, generò una importante parentela con i Gozzani casalesi sposando Clara Maria Teresa, figlia del marchese di Treville Luigi Gaetano e di Carlotta Tarsilla, figlia del marchese Faussone Scaravelli di Montaldo (Mondovì), sepolta nel sepolcreto di San Germano.

Di rilievo il matrimonio del conte di Conzano Pio Gerolamo Vidua con Marianna Gambera, figlia dei conti Fabrizio Bernardino e Paola Gaspardone (figlia del conte Onofrio Del Carretto) cugina del marchese Giovanni Gozzani di Treville marito di Lucrezia Gambera, edificatore all’inizio del ‘700 dello splendido palazzo Treville di Casale progettato da Giovanni Battista Scapitta, nonno di Vincenzo Scapitta agrimensore delle proprietà Gozzani.
Il conte di Conzano Carlo Domenico Giuseppe Maria Vidua, figlio di Pio cresciuto dai nonni materni Gambera dopo la prematura scomparsa della madre Marianna, fu collezionista ed esploratore (unitamente ad un cugino Gozzani) e la città di Torino, a cui sono state donate collezioni e raccolte, gli ha intitolato una via nella zona San Donato. Leggende monferrine narrano di indagini commissionate dal re Vittorio Emanuele I° sul simbolismo dei Gozzani di Casale, effettuate da Guglielmo Sordi e Pio Gerolamo Vidua, le cui conclusioni sono opposte allo studio eseguito dall’autore sugli ipotetici blasonatori di Corte.
Armano Luigi Gozzano

“Concordia Extralive”, rassegna estiva al chiaro di luna

A Venaria Reale

Dal 4 al 20 luglio, sempre dalle ore 21

Venaria Reale (Torino)

Nove spettacoli fra musica, comicità, recital e teatro: dal prossimo giovedì 4 a sabato 20 luglio, la Venaria by night non lesinerà serate “ a tutto spettacolo” per gli amanti di concerti e tant’altro tenuti all’aperto, al “chiaro di luna” o “sotto le stelle”, come più v’aggrada.

“Piatto forte” d’avvio per chi ha almeno un angolo di cuore ancora fortemente legato all’indimenticabile musica anni ’70 – ’80, quello di giovedì 4 luglio con Nada (al secolo Nada Malanima, da Gabbro), cantante indimenticata, cantautrice e anche scrittrice di diversi libri, ultimo pubblicato in ordine di tempo “Come la neve di un giorno” edito nel 2023 da “Atlantide”. Sul palco del “Concordia”, sarà “Nada Duo”. La cantautrice livornese accompagnata da Andrea Mucciarelli – talentuoso chitarrista della scuola jazz/blues senese – riprende quello che era il concerto del “Nada Trio”, un progetto nato nel 1994 con la collaborazione di Fausto Mesolella e Ferruccio Spinetti, chitarra e contrabbasso degli “Avion Travel”. Lo spettacolo ripropone i due lavori musicali prodotti dal “Nada Trio” e brani storici come “Il porto di Livorno”, la popolare “Ma che freddo fa”, grandi successi come “Amore disperato”“Ti stringerò” e classici della tradizione popolare come “Maremma”, fino alle canzoni di oggi.

Imperdibile, venerdì 5 luglio, lo spettacolo di Emanuela Cappello, che dopo aver mostrato la sua incontenibile comicità con esilaranti sketch diventati virali sui social, porta sul palco “Emanuela Cappello Show”, in cui riversa tutto il suo mondo fatto di “metro C, poesia zoppa, amori fuggenti, working class, bikini e cacio e pepe”.

A seguire, sabato 6 luglio si torna ancora indietro nel tempo agli anni ’70, con l’“Akuakiara Battisti Lover Band”, che farà rivivere la magica atmosfera delle canzoni di Lucio Battisti e la poesia senza tempo di Mogol.

Giovedì 11 luglio a salire sul palco è Matthias Martelli con la riproposizione di “Mistero Buffo” considerato il capolavoro di Dario Fo, seguito (di tutt’altro genere) da “Tut a post” che dopo “Badola” é la sintesi dei migliori pezzi dei “nostrani” irrisistibili Marco e Mauro, sul palco venerdì 12 luglio.

La sera dopo, sabato 13 luglio, il torinese  Domiziano Pontone in “Quel bravo ragazzo” racconta Martin Scorsese, tra i più importanti registi viventi e perfetto “esemplare” di italoamericano, di cui Pontone porta a scoprire le opere, le storie, i retroscena, le curiosità, gli spezzoni più rappresentativi del suo cinema “con un’affabulazione che diventa spettacolo, affascinante e divertente”.

“Mia mamma è una marchesa” è, invece, il monologo di Ippolita Baldini in cui la voce narrante della protagonista è sempre accompagnata dai commenti della madre che svolge quasi un ruolo da “spalla comica”. Una storia privata diventa così, attraverso questo strano dialogare, uno strumento di riflessione più ampia sul desiderio di realizzazione personale, in uno spettacolo, che andrà in scena giovedì 18 luglio e che strizza l’occhio al vecchio varietà all’italiana con sketch comici, canzoni e tanta ironia.

Con la sua inconfondibile aria da “giovane scapestrato” capitato lì per caso, Alberto Farinavenerdì 19 luglio, racconterà, in “La mia famiglia e altre volgarità”, aneddoti più o meno verosimili della sua stravagante famiglia e della sua controversa vita di coppia.

A chiudere davvero in grande bellezza la rassegna estiva di “Concordia Extralive”, sabato 20 luglio, sarà la  “Banda Gaber racconta il sig. G”, lo spettacolo che vuole essere un “omaggio/racconto”, tramite canzoni e aneddoti, del noto cantautore milanese, da parte della storica formazione di musicisti che, per vent’anni, lo accompagnò nei suoi concerti in giro per l’Italia. I loro nomi: Luigi Campoccia e Luca Ravagni alle tastiere, Claudio de Mattei al basso, Gianni Martini alla chitarra, Corrado “Dado” Sezzi, Gianni Cerone alla batteria e Luca Nesti, voce e ideatore dello spettacolo.

biglietti sono acquistabili online su Vivaticket e Ticketone, oppure presso la biglietteria del teatro. Apertura cancelli: ore 20. Inizio spettacoli: ore 21.

Per ulteriori info: “Teatro della Concordia”, corso Puccini, Venaria Reale (Torino); tel. 011/4241124 o www.teatrodellaconcordia.it

g.m.

Nelle foto:

–       Nada

–       Emanuela Cappello

–       Marco e Mauro

–       “Banda Gaber racconta il sig. G”

Torna “Bellezza tra le righe” in tre dimore storiche del Pinerolese

“Ci vuole coraggio”

Dal 30 giugno al 13 ottobre

L’obiettivo è sempre quello: “portare autori e voci autorevoli del presente nei Parchi e nei Giardini di alcune fra le principali dimore storiche del Pinerolese”. Compie cinque anni “Bellezza tra le righe”, la rassegna che quest’anno coinvolgerà, fino a domenica 13 ottobre, i suggestivi spazi di “Casa Lajolo” a Piossasco, del “Castello di Miradolo” a San Secondo di Pinerolo e di “Palazzo Conti di Bricherasio” a Bricherasio.

Il via domenica 30 giugno. “Ci vuole coraggio”, il tema scelto quest’anno dagli organizzatori. Che spiegano: “L’idea è riflettere sul coraggio necessario per agire, pensare, parlare, andare oltre o controcorrente, per obiettare, chiedere, fermarsi, per scrivere, per osservare a fondo, per pensare diversamente. Il coraggio ha sede nel cuore, ma agisce fuori, nel mondo, portando gesti e scelte e voci che si fanno esempi, modelli, occasioni per riflettere”. Di qui l’impegno, non semplice, di andare a “caccia di storie”, in cui l’essere coraggiosi trascenda il personale, per raccontare avventure dolorose ed impegnative (guerre, scelte difficili, appuntamenti tragici con la vita) dove il “cuore” sappia diventare tramite emotivo, occasione di riflessione e chiaro insegnamento per parlare e confrontarsi con gli altri.

Secondo una formula già sperimentata con successo l’anno scorso, l’inaugurazione di “Bellezza tra le righe” avverrà in modo congiunto. Tre appuntamenti nella stessa giornata, quella di domenica 30 giugno. Per la prima volta, novità 2024, anche la chiusura della rassegna sarà congiunta ed è in programma per domenica 13 ottobre, con una giornata tutta rivolta ai lettori di domani e tre interessanti proposte riservate ai più piccoli.

Domenica 30 giugno, alle 15, si inizia al “Castello di Miradolo” dove arriva Claudio Marinaccio con Trentatré raggi ionizzanti”(“Feltrinelli comics”). L’incontro sarà  moderato dalla consulente editoriale ed organizzatrice culturale Enrica Melossi.

Marinaccio, torinese, classe ‘82, è un apprezzato vignettista di fumetti, strisce e articoli di graphic journalism per diverse riviste e quotidiani, tra cui “Internazionale” e “La Stampa”. Lo scorso anno è stata molto apprezzata da pubblico e critica “Non può piovere per sempre”, l’inchiesta a fumetti sulla salute mentale dei ragazzi realizzata per “SkyTg24”.

Nel suo “Trentatré ragazzi ionizzanti”presentato a “Miradolo” racconta di come  a 36 anni, scopre e affronta l’inaspettato suo imbattersi in una grave malattia: al centro della narrazione, il coraggio di affrontare la subdola compagna di viaggio, attraverso un “diario di bordo”, un iter quotidiano pieno di ottimismo, spontaneità e pura gioia di vivere. Nell’incontro Marinaccio, in anteprima italiana, svelerà anche alcuni argomenti della sua ultima pubblicazione, “Aimone l’airone” (“D Editore”, 2024), uscito di recente in libreria

A “Palazzo Conti di Bricherasio”, invece, alle 16,30, fa capolino Antonella Manduca, nella vita mercante d’arte, vissuta fino al 2000 a Pinerolo e poi trasferitasi, proprio per lavoro, in Francia. Presenta “Diamanti in cambio”(“Argonauta”), un romanzo dove protagonista è il mercante d’arte spagnolo Manuel Delgado che trova, nello scomparto segreto di un prezioso e antico scrittoio, un sacchetto di diamanti grezzi. Forte stupore. E d’obbligo le domande. Chi li ha nascosti? E quando? Ma, soprattutto, “scotteranno”? Una storia che apparentemente inganna perché, nonostante le vicissitudini perfettamente riconducibili a un thriller, vi sono “profondi spunti di riflessione sulla difficoltà di fare delle scelte che possono non piacere a molti, sul problema dell’accettazione a ogni costo e sulla sofferenza dell’allontanamento necessario”. Parigi e Nizza sono gli scenari ideali per questo palcoscenico.

Infine, alle 18, nel giardino di “Casa Lajolo” a Piossasco, arriva la fotoreporter Andreja Restek, giornalista di origine croata, residente a Torino, fondatrice e direttrice di “APR news”. Andreja presenta “La solitudine della verità. In viaggio tra le ombre delle guerre”(Youcanprint”), uscito nell’aprile scorso: un’autobiografia che non è solo una storia di crescita personale e professionale, ma anche un’esplorazione profonda dell’impatto della guerra sull’umanità.

Attraverso un viaggio personale e commovente, dall’infanzia trascorsa in un piccolo paese, dove la realtà spesso sembra priva di pietà, fino alla sua ascesa come fotoreporter di guerra di fama internazionale, la Restek testimonia e documenta le atrocità e le sfide umane dei conflitti che hanno scosso il mondo. La sua storia è un esempio tangibile di determinazione e impegno e dimostra che ogni obiettivo è realizzabile con la giusta volontà. La giusta determinazione. E il giusto “coraggio”.

Tre appuntamenti di tutto rispetto segnano, dunque, l’avvio di “Bellezza tra le righe”. Tutto il calendario con le relative proposte su: www.bellezzatralerighe.it. Qui saranno anche caricate le registrazioni di tutti gli incontri.

g. m.

Nelle foto: Immagine guida, Claudio Marinaccio, Antonella Manduca e Andreja Restek.

Montaud Festival, una collina di eventi

FESTIVAL MUSICALE, CON BIRRA ARTIGIANALE E STREET FOOD

CONCERTI DALLE ORE 21

Prosegue “Montaud Festival – Una collina di eventi”: una rassegna musicale che nasce dalla collaborazione tra due realtà punto di riferimento nel chierese per gli eventi, il buon cibo e il buon bere: La Nave dei Folli, e il birrificio Grado Plato. Durante l’evento sarà possibile infatti apprezzare lo street food del rinomato food-truck “Rustycone” e degustare le numerose (e pluripremiate) birre del birrificio. Tutti i concerti saranno ad ingresso gratuito.

Proprio nella sede dello storico birrificio piemontese Grado Plato, a Montaldo Torinese (Via Bardassano,8), si avvicenderanno sul palco gruppi di diversi generi musicali: dal rock, al jazz, passando per il blues, l’indie, il jazz e la musica cantautoriale. I concerti iniziano alle ore 21.


Venerdì 28 e sabato 29 giugno è il momento del “Montaud Jazz Festival”: il 28 si esibirà l’Orchestra Eleven’s Band. Chiude, sabato 29, Flavio Boltro con Fabio Giachino.

Eleven’s Band. Un gruppo di amici, insegnanti e allievi di musica che grazie agli ambienti della Filarmonica Chierese, con esperienze musicali eterogenee hanno deciso di dar vita ad un nuovo progetto musicale. Una big band composta da 11 elementi che spazierà dallo swing al pop ed altri svariati generi, con un sound che “strizza l’occhio” alle migliori Big Band Americane.

Flavio Boltro con Fabio Giachino. Un incontro straordinario caratterizzato da una carica espressiva di altissimo livello alternata a momenti di profonda intensità artistica in un repertorio che si muove liberamente tra composizioni originali e standard jazz.

Flavio Boltro tromba di riferimento del jazz italiano insieme a Fabio Giachino, tra i più virtuosi giovani pianisti italiani, danno vita a “Things to say”, il nuovo lavoro discografico prodotto da Cam Jazz che uscirà nel 2021.

I due artisti hanno condiviso insieme numerose esperienze musicali giungendo ad una intimità artistica che trova la sua massima espressività in questo lavoro in cui le cose da dire sono molte, ma sono soprattutto intense ed uniche.

Oltre alle illustri collaborazioni internazionali tra cui spiccano i nomi di Michel Petrucciani, Freddie Hubbard, Marcus Miller, Cedar Walton, Danilo Rea, Gino Paoli e molti altri, Flavio Boltro è stato citato da Winton Marsalis sul “Down Beat” tra i dieci trombettisti migliori al mondo.

Fabio Giachino è tra le figure più interessanti della nuova generazione di pianisti, si è aggiudicato numerosi premi internazionali (tra cui Premio M.Urbani 211, C.Bettinardi 2011) e ha collaborato con artisti del calibro di Randy Brecker, Dave Liebman, Gavino Murgia, Javier Girotto.

Alba Jazz Festival 17^ edizione

Al via la diciassettesima edizione dell’Alba Jazz Festival dal 27 al 30 giugno prossimi nell’Arena Estiva del Teatro Sociale di Alba

 

Alba Jazz Festival, per la direzione artistica di Fabio Barbero e l’organizzazione dell’Associazione Amici di Alba Jazz, è giunto alla sua diciassettesima edizione e si svolge  presso l’Arena Estiva del Teatro Sociale dal 27 al 30 giugno.

Saranno quattro giorni in cui il pubblico potrà godere di un’edizione brillante, solare e vitale per i suoi interpreti, capace di coniugare divertimento, giovani, energia e creatività.

Giovedì 27 giugno hanno aperto il festival edizione 2024 i giovani, i musicisti di Erios Jazz Orchestra, alle 21, con il loro omaggio a Duke Ellington, nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Giovani talentuosi che hanno cominciato proprio da bambini in orchestra e si sono fatti poi apprezzare a livello internazionale. Un repertorio ellingtoniano importante, che fa riscoprire la preziosa suite Mood Indigo e quanto sia attuale la musica di un musicista intramontabile, del quale pare non si sia ascoltato ancora abbastanza.

Venerdì 28 giugno Gegé Telesforo presenterà il suo nuovo disco Big Mama Legacy, coinvolgendo il pubblico con note blues, black music e jazz anni Cinquanta, riviste in chiave contemporanea. Sul palco accanto all’artista un quintetto di giovani talenti della nuova generazione jazz, quali Matteo Cutello alla tromba, Giovanni Cutello al Sax alto, Christian Mascetta alle chitarre, Vittorio Solimente all’organo e alle tastiere, e Michele Santoleri alla batteria.

Un’anteprima per l’Italia sarà sabato 29 giugno con Vincent Garcia, giovane bassista spagnolo, virtuoso dello strumento con le sue composizioni originali jazz, funky. I suoi video in rete lo hanno fatto conoscere in tutto il mondo. Ora è un musicista affermato a livello internazionale e i suoi concerti sono praticamente sold out. Nel concerto di Alba presenterà il suo nuovo album dal titolo “Ventura “. Con Vincent Garcia sul palco il fantasioso e strepitoso batterista Jay Kalo, che era già a 17 anni batterista della Lincoln Jazz Orchestra di New York con Wyonton Marsalis, Antonio Narvaez alla chitarra, Manu Pardo alla tromba e David Cases al sassofono.

A chiudere la diciassettesima edizione di Alba Jazz Festival sarà domenica 30 giugno Jeremy Pelt, uno dei trombettista più celebrati del momento e protagonista del concerto finale. Il disco che questo musicista presenterà ad Alba con il suo quintetto si intitola “Tomorrow’s another day”. Si tratta di un jazz sperimentale, coinvolgente, energetico, ipnotico. Suoneranno con lui ad Alba Jazz Festival Jalen Baker, vibrazioni, Misha Memdelenko, chitarra, Leighton Harrell, basso, e Jared Spears, batteria.

Ingresso giovedì 27 giugno ore 21 gratuito.

Venerdì 28, sabato 29 e domenica 30 giugno ore 21 10 euro.

Info 3483351660.

MARA MARTELLOTTA

Film Music Concert. Le più belle colonne sonore

Cortile d’Onore Palazzina di Caccia di Stupinigi (TO)

Venerdì 28 giugno, ore 21

Film Music Concert

Le più belle colonne sonore eseguite dall’Orchestra e Coro Magister Harmoniae, con un tributo a Ennio Morricone, special guest Carlo Romano, oboista del Maestro

 

 

L’ultimo spettacolo della stagione del Teatro Superga, in programma venerdì 28 giugno nel Cortile d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, è “Film Music Concert” dell’Orchestra e Coro Magister Harmoniae con la direzione del M° Elena Gallafrio.

Da Ennio Morricone ad Hans Zimmer, da John Williams ad Astor Piazzolla, passando da Adele, Luis Bacalov e altri: il concerto ripercorre le musiche e le colonne sonore di alcuni film entrati nella storia.

Ospiti: l’armonicista internazionale Alberto Varaldo, le cantanti Marta Lauria, Antonia Piccirillo e Julie Blax, con la partecipazione straordinaria del coro The White Gospel Group di Grugliasco. Special guest: Carlo Romano, oboista del Maestro Morricone nel brano “Gabriel’s Oboe” dal film “The Mission”.

L’Orchestra Magister Harmoniae di Grugliasco è formata da giovani professionisti e vanta collaborazioni con musicisti internazionali, come Stefano Bollani, e una straordinaria esibizione nel 2023 nel tempio della musica mondiale, il “Musikverein di Vienna” dove è stata invitata nuovamente a partecipare a luglio 2024 per il prestigioso “Summa Cum Laude International Youth Musica Festival”.

 

PROGRAMMA

Caruso (Lucio Dalla 1943–2012)

Pirates of the Caribbean (Hans Zimmer 1957-*)

Jurassic Park (John Williams 1932-*)

C’era una volta in America (Ennio Morricone 1928-2020)

Libertango (Astor Piazzolla 1921-1992)

Skyfall (Adele 1988-*)

Il Postino (Luis Bacalov 1933-2017)

Mission Impossible (Lalo Schifrin 1932-*)

Stand by Me (Ben E. King 1938-2015)

Medley Morricone (Ennio Morricone 1928-2020)

Gabriel’s Oboe dal Film “The Mission” (Ennio Morricone 1928-2020)

The Avengers (Alan Silvestri 1950-*)

The Greatest Showman (Pasek & Paul)

Chevaliers de Sangreal (Hans Zimmer 1957-*)

Music (John Miles 1949–2021)

 

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino

Biglietti su Ticketone

Prezzo: da 23 a 34,50 euro

www.teatrosuperga.it

L’artista iraniana Bahar Heidarzade tra fughe e dolori e ricordi

Dieci anni” alla Galleria Riccardo Costantini Contemporary

Ha abbandonato il proprio paese a ventisei anni Bahar Heidarzade, quell’Iran in cui non può esprimere una propria opinione, in cui le è impedito un accenno di trucco o un abito, in cui le è proibito studiare musica o ballare o cantare, dove non può togliere l’hijab, anzi più volte è arrestata per il modo in cui lo indossa. Nel 2007 si trasferisce in Armenia e successivamente in India: ma è l’Italia che raggiunge sei anni dopo, scegliendo Torino per quelle montagne – dice – “che alle spalle della città ricorda i luoghi dove sono nata e ho vissuto”, s’iscrive all’Accademia Albertina frequentando il corso di Pittura. Sperimentando differenti tecniche pittoriche e linguaggi differenti d’espressione, tra pittura installazioni fotografia e performance dà il via a una produzione artistica che la porterà a esporre al torinese Palazzo Barolo, a Venezia e Genova, alla Fondazione Sandretto e al Castello di Govone, a Paratissima e al Castello Scaligero di Malcesine.

Sino al 22 settembre (con chiusura per l’intero mese di agosto), Heidarzade espone alla Riccardo Costantini Contemporary di via Goito 8 a Torino, la mostra s’intitola “Dieci anni”, dieci anni incastonati in una vita, accompagnata dalla cura di Elena Radovix. Che introduce e parla nel nome dell’artista: “Può la memoria riemergere da un passato mai raccontato? Quasi fosse materica e onnipresente alla vita di ognuno. Taci, non racconti, sembra che tutto passi… ti illudi che tutto passi e mentre continui il cammino della tua vita, improvvisamente nel lacerante silenzio, qualcosa in te urla.” E allora sono ricordi e visi e momenti che affiorano lentamente e poi si spalancano, sono immagini ed esperienze che ritornano, che sono antidoto ai dolori, sono fantasmi che si ripresentano alla mente e ai quali tu devi con impellenza restituire un luogo e un tempo. Prendi coscienza di una consapevolezza, la necessità d’esprimere un ricordo attraverso gli acrilici e la tecnica mista, attraverso il leggero magma cromatico che s’imprime, il colore e il gesso e la cera, il colore che si libera in estrema libertà, finché la tela si riempie, grande o quasi impercettibile nella vasta parete, senza più ritegno, dentro una liberazione ricercata per anni. Ma sono anche ricordi difficilmente tollerabili, facce su cui è meglio stendere un largo tratto di colore blu, a nascondere, a dimenticare, a fuggire; non soltanto dipinti ma fotografie in bianco e nero (ma sono anche anfratti forse d’abitazioni: altro tempo, altro ricordo, altra dolorosa suggestione) di donne e bambini (“Memorie”), sono personaggi giovanili che sembrano materializzarsi e prendere consistenza, sono frazioni, frammenti inseriti nella tela, sono visi che si fa di tutto per camuffare, incappucciati e divenuti anonimi, centrati con il loro colore in una cornice bianca.

Non sempre di facile lettura, il lavoro di Heidarzade tuttavia affascina, ti conduce per mano, senza forzature ma con garbo, come è garbata Bahar quando si presenta, si fa ricerca all’occhio di chi guarda e ti spinge al convincimento, lavoro rarefatto, sospeso, evanescente e senza tempo, anche se per l’artista quel tempo è ben determinato. Ci sentiamo obbligati a confrontarci, per un attimo a entrare in quelle immagini e in quei ricordi, tutti e senza distinzione, pensare a una terra e a un affetto abbandonati, partecipi di una verità (troppo?) lontana da noi, un lavoro che necessita “della nostra empatia, di silenzio, di ascolto”. Arte e vita s’incrociano, l’uno entra nel territorio dell’altra, mentre “in questo processo di condivisione l’artista si espone in tutta la sua fragilità e forza enigmatica coinvolgendoci in una profonda riflessione umana, a noi il compito di continuare la narrazione con profondo rispetto”.

Bahar da quando ha lasciato l’Iran, non vi è più tornata.

Elio Rabbione

Nelle immagini, alcune opere di Bahar Heidarzade.

Between Good and Evil, tra spirito e forma

Sabato 8 giugno scorso abbiamo assistito a una bella mostra collettiva presso Open ADA, una vivace realtà artistica sita a Torre Pellice in via Repubblica 6, dal titolo “BetweenGood and Evil, TRA SPIRITO E FORMA. Hanno partecipato 33 Artisti, esponenti di arti visive e plastiche che  si sono concentrati su temi che coinvolgono la quotidiana fragilità bifronte del mondo contemporaneo, mai come ora sospeso fra il Bene e il Male.

L’avvenimento è a cura de La Natura torna ad Artecontesto critico dell’esposizione (che si protrarrà con altri avvenimenti culturali fino al 3 agosto) gestito dalla dott.ssa Monica Nucera Mantelli.

Il giorno del vernissage, ci siamo mossi sui due piani dei generosi spazi di OPEN DATA, fruendo la bellezza di dipinti, fotografie, sculture, digital art e installazioni, confermando l’avvenuto successo promesso dalla locandina (che purtroppo non sempre si raggiunge nelle collettive a tema).

Infatti il corpus della ricerca è stato centrato da artiste e artisti che hanno saputo inquadrare secondo stili e sensibilità personali le varie tematiche connesse al tema del Bene e del Male nella natura, sia nel singolo, che nella società.

In un pomeriggio primaverile ma dai toni plumbei per tante nuvole cariche di pioggia, sono stati parimenti apprezzati la partecipazione di un gran Maestro nel settore filosoficonaturalistico di Bonsai, che ha esposto una sua magnifica pianta (prodotto assolutamente in tema con la mostra) e le improvvisazioni al sax del musicista Dario Paone.

L’intelligente titolo della mostra Between Good and Evil è spaventosamente d’attualità e nessuno di noi può considerarsi estraneo da questo dilemma. Infatti tutti ci siamo da sempre immersi, perché il mondo continua ad essere contraltare fra il bene e il male, un male che tutti teoricamente sfuggiamo ma che ci è sempre compagno di banco.

Sant’Agostino di Ippona (recentemente ripreso dal filosofo Paul Ricoeur), con una sorprendente modernità, scrissequasi 1700 anni fa: “Si Deus est, onde malum?”

Già … se esiste un Dio, da dove verrebbe il male?

Si tratta di quesiti che hanno fatto tremare i polsi alle menti più eccelse della teologia e della filosofia, anche se in queste righe non saranno fortunatamente da dibattere.

Il tema però rimane ed è fondamentale per tutti. Possiamo fare il Bene, rispettando ogni essere umano ed animale?

La risposta è retorica, perché indirettamente presente nella domanda. Fare del Bene è un dovere morale, come un attuale dovere è parlare di Ambiente, problematica collettiva dove Good and Evil sono ancora una volta drammaticamente connessi.

Il tema è enorme e la creatività di chi ha esposto i suoi lavori a Torre Pellice non ha purtroppo la bacchetta magica. Molto pragmaticamente, la curatrice dell’evento ha però voluto provocare la fantasia, l’intelligenza, gli stili e i metodi in questi 33 artisti per verificare le loro prese di posizione sull’argomento e soprattutto per portare il pubblico alla riflessione.

Perché l’arte ha un’enorme responsabilità, oltre ad educare al Bello: far crescere le coscienze di chi Arte vedrà e fruirà.

FERRUCCIO CAPRA QUARELLI

 

Tutte le info alla pagina: FB OPEN ADA

Per motivi gestionali lo spazio Open ADA di Torre Pellice rimarrà chiuso il 28 e il 29 giugno ed il 26 e il 27 luglio 2024.

La galleria è APERTA nei consueti giorni e orari di visita: Venerdì e Sabato ore 15 – 18 del 21 e 22 giugno, 5 e 6 luglio, 12 e 13 luglio, 19 e 20 luglio, 2 e 3 agosto.

 

 

Giuseppe Campese, luce poetica. Mostra al castello di Casale

Figlio d’arte, nato da famiglia da più generazioni legata alla pittura e scultura, il padre Nino uno degli allievi più bravi di Giacomo Grosso all’Accademia Albertina, il nonno intagliatore e decoratore di fantastici cavallini in legno per le giostre insieme agli zii, geniali estroversi artigiani, che seppero oltrepassare la sottile linea di demarcazione tra arte applicata e arte vera e propria, Giuseppe Campese ereditò da ognuno amore per il Bello e dedizione al mestiere.

La passione per l’arte fu la stessa senza rimanere influenzato dall’autorità del padre, ancora legato al classicismo novecentista, bensì si avvicinò al movimento Chiarista sorto negli anni trenta a favore di scioltezza della forma svuotata di volume, di colori delicati e tonali escludenti il chiaroscuro e di visioni rarefatte con reminiscenze scapigliate e impressioniste.

Un chiarismo, il suo, del tutto particolare poiché non escludeva la realtà affidandosi a visioni oniriche ma teneva sempre presente il vero, anche se evanescente, guardato tra le ciglia socchiuse.

Da uomo sensibile, mite, intimista, raffinato, i suoi dipinti rappresentano la compenetrazione di stile di vita e stile artistico.

Affascinato dalla natura negli aspetti fuggevoli, al pari del mondo fluttuante giapponese, da cogliere nell’immediatezza prima che svaniscano, godeva con spirito epicureo delle piccole cose quotidiane, senza pretese che gli davano felicità; bastava una piccola diafana rosa immersa in un umile bicchiere di vetro per essere invogliato a dipingerla; scorci sommessi di periferia destavano in lui la stessa considerazione data a prestigiosi monumenti storici mentre gli imponenti castelli sulla collina, visti in lontananza ed appena accennati, suggerivano memoria dell’incanto di fiabe e leggende del suol d’Aleramo.


La timidezza che gli viene attribuita in realtà non era dovuta ad insicurezza bensì al temperamento gentile, educato, rispettoso, eppure pronto ad imporre coraggiosamente la propria onestà quando notava ingiustizie e strumentalizzazioni nel campo dell’arte.

Intimista, non amante di mondanità, mai approfittò delle occasioni di accrescere la notorietà grazie agli elogi di critici al pari di Leonardo Borgese e di Raffaele De Grada che lo ritenevano il più grande chiarista italiano.

Dava l’impressione di voler dipingere per se stesso.

Da sottolineare la sua cultura attraverso tante letture di libri e saggi sull’arte e il grande interesse per la musica, in particolare la settecentesca, nell’atelier risuonavano le Quattro Stagioni di Vivaldi che, essendo prevalentemente a carattere descrittivo, lo accompagnavano nel lavoro.

Gli piacevano anche le ariette metastasiane dai sentimenti leggeri come sospiri mentre gli adagi di Benedetto Marcello e di Tomaso Albinoni gli comunicavano emotività e nostalgia nel dipingere magici angoli di Venezia.

Essendoci stata fra noi una fraterna amicizia e avendogli organizzato e presentato diverse mostre, ho potuto constatare la sensibilità di uomo puro, genuino, rinchiuso nella propria interiorità, umile ma nobile artista che non deve essere dimenticato.

La mostra esposta nel castello di Casale si propone proprio questo scopo.

Giuliana Romano Bussola