

STEFANIA AUCI, SUSANNA NICCHIARELLI, ILARIA TUTI, SANDRO VERONESI
(venerdì 16 e sabato 17 maggio 2025)
Nell’ambito della XXXVII edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino (15-19 maggio) il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte ha organizzato tre eventi pubblici in collaborazione con il Polo del ‘900, AIACE, ANPI ed Istoreto-Istituto piemontese per la storia della Resistenza, con la media partnership de “La Stampa”.
Gli incontri vedranno come protagonisti lo scrittore Sandro Veronesi, che dialogherà con il giornalista Alessandro De Angelis (venerdì 16 maggio, Sala Rossa), le scrittrici Stefania Auci (nella foto) ed Ilaria Tuti, intervistate dalla giornalista Miriam Massone (sabato 17 maggio, Arena Piemonte) e la regista Susanna Nicchiarelli, a confronto con il critico cinematografico Steve Della Casa (sabato 17 maggio, Sala Argento).
IL PROGRAMMA
LA FORZA DEL PASSATO, LA SCOMPARSA DEL FUTURO
SANDRO VERONESI in dialogo con Alessandro DE ANGELIS
Il suo ultimo romanzo “Settembre nero” (La Nave di Teseo, 2024) racconta l’estate del 1972 di un ragazzo di dodici anni che scopre la musica, la lettura, l’inquietudine e il desiderio, mentre alle Olimpiadi di Monaco si consuma una tragedia. Sandro Veronesi (Premio Strega nel 2006 con “Caos Calmo” e nel 2020 con “Il colibrì”) dialogherà con il giornalista Alessandro De Angelis (firma de La Stampa, già vicedirettore dell’HuffPost Italia) sul potere seduttivo e salvifico delle parole, in un’epoca connotata da rabbia social, disagio giovanile e oblio della Memoria.
Organizzano: Salone Internazionale del Libro di Torino e Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte
In collaborazione con: AIACE, ANPI, Istoreto–Istituto piemontese per la storia della Resistenza, Polo del ‘900. Media partner: La Stampa
RACCONTARE LA STORIA, RACCONTARE LE STORIE
STEFANIA AUCI e ILARIA TUTI
in dialogo con Miriam MASSONE (La Stampa)
Due autrici di bestsellers a confronto sulla forza del romanzo storico e le nuove generazioni.
Stefania Auci è nata a Trapani (1974), ma vive da tempo a Palermo, dove lavora come insegnante di sostegno. Con “I Leoni di Sicilia” (Editrice Nord), ha narrato le vicende dei Florio fino alla metà dell’Ottocento, conquistando i lettori per la passione con cui ha saputo rivelare la contraddittoria, trascinante vitalità di questa famiglia. Una passione che attraversa anche “L’inverno dei Leoni” (vincitore del Premio Bancarella), seconda e conclusiva parte della saga, che ci ha spalancato le porte del mito dei Florio, facendoci rivivere un’epoca, un mondo e un destino senza pari. La saga dei Florio ha avuto uno straordinario successo internazionale, un vero e proprio caso editoriale: oltre 1 milione e mezzo di copie vendute, più di cento settimane in classifica, in corso di traduzione in 42 Paesi. I due romanzi sono stati trasposti in una fiction tv diretta da Paolo Genovese con Miriam Leone e Michele Riondino.
Ilaria Tuti (1976) vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ha esordito nella narrativa con “Fiori sopra l’inferno” (Longanesi, 2018). Il secondo romanzo, “Ninfa dormiente”, è del 2019. Entrambi vedono come protagonisti il commissario Teresa Battaglia, la terra natia dell’autrice, la sua storia e i suoi misteri. Con “Fiore di roccia” (2020), e attraverso la voce di Agata Primus, Ilaria Tuti celebra un vero e proprio atto d’amore per le sue montagne, dando vita a una storia profonda e autentica. Nel 2021, con “Luce della notte” e “Figlia della cenere”, torna alle storie di Teresa Battaglia. Nel 2023 va in onda su Rai 1 la serie tv “I casi di Teresa Battaglia” diretta da Carlo Carlei con Elena Sofia Ricci. È inoltre autrice del romanzo “Come vento cucito alla terra” (2022), ispirato alla vera storia delle prime donne chirurgo durante la Prima guerra mondiale. Nel 2023 pubblica “Madre d’ossa”, un nuovo caso per Teresa Battaglia, e nel 2024 “Risplendo non brucio”, un romanzo storico ambientato tra i boschi della Germania e le vie di Trieste durante gli anni più bui e complessi del secondo conflitto mondiale. I suoi romanzi sono pubblicati in 27 Paesi.
Organizza: Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte
In collaborazione con: AIACE, ANPI, Istoreto–Istituto piemontese per la storia della Resistenza, Polo del ‘900. Media partner: La Stampa
LA RESISTENZA È UN FUOCO D’ARTIFICIO
Susanna NICCHIARELLI in dialogo con Steve DELLA CASA
Regista, sceneggiatrice ed attrice, Susanna Nicchiarelli (Roma, 1975), ha iniziato la sua carriera lavorando con Nanni Moretti e la Sacher Film. Ha diretto corti, documentari e lungometraggi (Cosmonauta del 2009, La scoperta dell’alba del 2013). Alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ha presentato Nico, 1988, biopic incentrato sugli ultimi anni della cantante Christa Päffgen, in arte Nico. La pellicola ha vinto il premio Miglior Film nella sezione Orizzonti. Nel 2020 ha diretto Miss Marx, coraggiosa rilettura punk rock della figura di Eleanor Marx, film premiato ai Nastri d’Argento e vincitore di tre David di Donatello. Al Salone del Libro, Susanna Nicchiarelli dialogherà con il critico cinematografico Steve Della Casa, presentando la fiction “Fuochi d’artificio” (Rai 1), film dedicato alla Resistenza e girato in Piemonte.
Organizzano: ANPI e Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte
In collaborazione con: AIACE, Istoreto–Istituto piemontese per la storia della Resistenza, Polo del ‘900. Media partner: La Stampa
I Paesi Bassi rappresentano gli ospiti d’onore al Salone del Libro di Torino, è una nuova opera d’arte urbana anima l’arte del Palavela di Torino,. Si tratta di “Le montagne dei Paesi Bassi”, il murales firmato da Zenk One, artista olandese, realizzato nell’ambito del progetto Crealiterary – Urban artists & Novel writers, ideato da INWARD Osservatorio nazionale sulla creatività urbana. L’iniziativa si colloca tra gli eventi inerenti alla presenza dei Paesi Bassi come ospiti d’onore al Salone del Libro 2025. L’inaugurazione ufficiale è avvenuta mercoledì 14 maggio, con la partecipazione dell’ambasciata consolare dei Paesi Bassi, della Fondazione Neerlandese per la letteratura, di Parco Olimpico Srl, l’associazione culturale Il Cerchio e le Gocce e di INWARD. Il murales sorge all’ingresso principale del Palavela, in via Ventimiglia 145, luogo simbolico dell’architettura torinese e teatro di eventi sportivi e culturali. L’opera trae ispirazione dal romanzo “Le montagne dei Paesi Bassi” di Cees Nootebon, uno dei più importanti letterati olandesi. Zenk One ha tradotto in immagine l’immaginario evocativo del libro, intrecciando letteratura e pittura murale in una narrazione visiva potente e suggestiva. L’associazione il Cerchio e le Gocce, storicamente attiva nella promozione dell’arte urbana, ha coordinato la realizzazione dell’opera.
“Questo murales è un ponte tra Italia e Paesi Bassi, tra scrittura e pittura, tra dimensione intima della lettura e quella pubblica dello spazio urbano – ha dichiarato Willem Van Eee, ambasciatore olandese in Italia”.
“L’opera di Zenk One avvicina le nuove generazioni all’arte e alla lettura – spiega Carlotta Salerno, assessora alle politiche educative della Città di Torino – trasformando lo spazio cittadino in un luogo di scoperta e di crescita”.
Zenk One, attivo negli anni Novanta, è noto a livello internazionale per il suo stile illustrativo semiastratto e per l’uso di una palette cromatica distintiva. Con opere realizzate in diversi continenti, l’artista continua a trasformare pareti urbane in esperienze significative che uniscono estetica e significato.
Mara Martellotta
Nella Sala Mostre della Biblioteca Civica, ventinove artisti si confrontano con la tecnica dell’acquerello
Fino a domenica 25 maggio
Carignano (Torino)
“In questi bambini ci sono io”: c’è un velo di malcelata commozione negli occhi e in quelle poche parole di Luciano Spessot nell’indicarmi i due bimbi del suo “Giochiamo con Pinocchio”, che s’improvvisano “burattinai” muovendo i fili del loro “pupazzo” di legno dal lungo naso, attore improvvisato di un teatrino d’altri tempi. I tempi in cui “scorrazzavo – ancora Spessot – nella mia campagna friulana” e i giochi s’improvvisavano con poche cose (sassi, sabbia, cordini, foglie, un rimasuglio di legno o un ramo abbandonato a terra capace di trasformarsi in “fionda” o in rutilante “spada”) costruite da bimbi, fantasiosi “artigiani” e (perché no?) a loro modo “artisti”, quando ancora erano roba dell’altro mondo parole come social, video, tablet e manco si poteva immaginare di parlare un giorno della possibilità “marziana” dell’a-venire di un’“intelligenza artificiale”! Che bello rivedere in parete gli acquerelli delicati di Spessot, poetico narratore di “storie” d’altri tempi, inserito oggi fra i 29 artisti (circa 60 le opere) messi insieme nella panoramica di una collettiva interamente dedicata all’arte “non facile” dell’acquerello ed ospitata, fino a domenica 25 maggio, con il titolo de “L’arte preziosa dell’acqua”, nella “Sala Mostre” della “Biblioteca Civica” di Carignano.
Curata con la consueta e impegnata maestria da Elio Rabbione (che fa di parte del catalogo un’erudita esposizione della “storia dell’acquerello” dai primordi fino alla rivoluzione cinquecentesca di Durer per arrivare, attraverso la Scuola inglese e francese ottocentesca, fino ai giorni nostri), la rassegna “vuole essere un omaggio – sottolineano il sindaco di Carignano Giorgio Albertino e Miranda Feraudo, consigliere alla ‘Cultura’ – a una forma artistica che qualcuno, in passato come nella nostra epoca, ha forse privato di quel giusto riconoscimento che invece merita appieno, quale tecnica che ad ogni occasione esprime difficoltà nel dover mettere in primo piano l’immediatezza, la ricerca delle diverse intensità cromatiche e quella lunga, approfondita esperienza che è la cifra prima del valido artista”.
“Il flirt è l’acquerello dell’amore”: diceva bene lo scrittore e saggista francese Paul Bourget. Delicato, leggero, un mondo “ancora tutto da esplorare – s’è anche giustamente scritto – un po’ filosofico, dove s’impara a controllare ma anche a lasciare andare”. Dove il segno deve accordarsi in giusta trasparenza al colore, in un lieve narrato “dove l’acqua rende il risultato in parte imprevedibile e mai ripetibile”. Flirt, immediatezza di “trasporto amoroso”. E l’amore verrà, se … vorrà. Come nel caso del gruppone di artisti raccolti in mostra a Carignano, che vanno dall’indimenticato Guido Bertello con la sua trasognata parigina “Place du Palais Royal” al “perfetto” Roberto Andreoli con i suoi tre visi di donne dagli “sguardi precisi – annota Rabbione – difficili da dimenticare”, accanto ai liberi “primi piani” di Alessandra Berger e ai dolci “micini” di Ines Daniela Bertolino, mentre Lidia Bracciano immagina complessi scorci monregalesi accanto alla segusina Lia Laterza che simbolicamente ci omaggia di “Memorie evocate” di una terra, la sua, fatta anche di non poche miserie mai del tutto rimosse.
Al paesaggio attingono anche le prove del rivolese Gianni Bombi, così come i “panorami piovosi” di Maurizio Rossi, il ricordo delle sue “betulle” di Luciana Pistone, la “storicità” dei luoghi di Teresio Pirra, gli intrepidi “Skyline” di Graziella Alessiato, insieme alle “personali ruvide carte” di Ezio Curletto, alle “acque” di luce vagamente “turneriana” di Giorgio Cestari contrapposte alle più grafiche spiagge di Gabriella Malfatti e all’aspra Sardegna di Marisa Manis. E ancora i lampioni, e i “ricami architettonici” dell’antica capitale sabauda di Paola Brencella, accompagnate dall’ombroso scorrere del “nostro” fiume di Dario Cornero, dalle “finestre e portoni segreti” di Cristina De Maria, dalle sfatte geometrie veneziane di Lidia Delloste e dalla pura poesia del bianco cigno che in acqua si fa largo lungo “cari percorsi antichi” di Sandro Lobalzo. Non mancano interessanti prove di astratta informalità con i rossi contrasti di “fuoco” di Giorgia Madonno e di Marina Monzeglio, accanto alle sfumate “maschere” di Rosella Porrati, agli aspri incalzanti blu accesi di Eleonora Tranfo e ai più blandi “primi raggi” di Magda Tardon. Per concludere con il “tema floreale”, perfetta messa alla prova per Mariarosa Gaude, Anna Maria Palumbo e gioia per gli occhi davanti ai vividi tulipani e al “viola imponente” delle melanzane di Adelma Mapelli, fondatrice del “Museo dell’Acquerello” di Montà d’Alba.
Gianni Milani
“L’arte preziosa dell’acqua”
Sala Mostre – Biblioteca Civica, via Fricchieri 13, Carignano (Torino); tel. 011/9698481 o www.biblioteca@comune.carignano.to.it
Fino al 25 maggio
Orari: lun. – ven. 15/18; sab. 10/12 e 15/18
Nelle foto: Luciano Spessot “Giochiamo con Pinocchio”, 1987; Roberto Andreoli “Tre storie”, 2024; Guido Bertello “Place du Palais Royale”, 1956; Adelma Mapelli “Composizione in viola”, 1987
Nuova tappa per Just The Woman I Am, in programma venerdì 16 maggio, alle ore 18, presso l’aula Magna Giovanni Agnelli del Politecnico di Torino, in corso Duca degli Abruzzi 24, con “Guarigioni”. In scena uno spettacolo incentrato sul tema del benessere femminile, un focus sulla salute della donna e, più in generale, sul concetto di salute, che fa da contraltare al grande argomento della malattia, le cui varie declinazioni tendono a caratterizzare il tempo della nostra società.
Si parla di salute del corpo, dell’anima, degli esseri umani e degli animali, indagata da sei brevi interventi da parte di docenti dei due atenei torinesi e il jazz di Silvia Carbotti con i Frubers in the Sky, con la narrazione di Riccardo Niceforo. I testi e la regia sono curati rispettivamente da Alessandro Perissinotto e Elisa Macario Ban.
Ingresso gratuito con prenotazione online https://www.swas.polito.it/dotnet/eventi/eventi_liberi/iscrizioni_ev.aspx?id=418
Mara Martellotta
Incontro con l’autore di Hotel Roma
15 maggio 2025 | ore 18.30 | Gymnasium di CAMERA
Via delle Rosine 18, Torino
Giovedì 15 maggio CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospita nel suo programma di appuntamenti aperti al pubblico lo scrittore francese Pierre Adrian, in un incontro realizzato in collaborazione con l’Alliance Française di Torino, per presentare il suo nuovo libro Hotel Roma (2025, Edizioni di Atlantide). Un’occasione per esplorare il legame tra scrittura e immagine, tra viaggio e identità, attraverso il racconto di un autore che – come il famoso fotografo francese Henri Cartier-Bresson, in mostra a CAMERA – ha fatto dell’Italia e dell’italianità un elemento chiave nella sua ricerca artistica.
Il libro di Adrian prende il titolo dal luogo in cui Cesare Pavese si tolse la vita il 27 agosto 1950, l’Hotel Roma di Torino, e ripercorre tra le pagine l’ultima estate dello scrittore, donandoci un’istantanea dell’Italia del dopoguerra. Un’Italia tra passato e futuro che ritroviamo anche nei numerosi fotoreportage realizzati da Henri Cartier-Bresson per le più importanti riviste dell’epoca in mostra a CAMERA. L’esposizione propone, fino al 2 giugno, un percorso immersivo che ripercorre i viaggi del maestro francese nel nostro Paese dagli anni Trenta agli anni Settanta. Un itinerario in 160 scatti e documenti originali che mettono in luce le tappe dell’evoluzione artistica del grande fotografo e il suo profondo rapporto con l’Italia.
A CAMERA, Pierre Adrian dialogherà con Simone Caltabellota, direttore editoriale di Edizioni di Atlantide, insieme a Geoffrey Félix, direttore dell’Alliance Française di Torino, e Walter Guadagnini, direttore artistico di CAMERA.
Biografia
Pierre Adrian (Francia, 1991), è uno scrittore. Nel 2015, ha pubblicato il suo primo libro, La Piste Pasolini, un racconto di viaggio iniziatico sulle tracce del poeta e regista italiano, per il quale ha ricevuto il Prix des Deux-Magots e il Prix François-Mauriac dell’Académie française. Pierre Adrian ha poi pubblicato Des Âmes simples (Prix Roger-Nimier), Le Tour de la France par deux enfants d’aujourd’hui (con Philibert Humm) e Les Bons garçons, anch’essi pubblicati dalla casa editrice Éditions des Équateurs. I suoi ultimi due romanzi, I giorni del mare e Hotel Roma, sono stati pubblicati in Francia dalle edizioni Gallimard e in Italia da Edizioni di Atlantide. Formatosi come giornalista, appassionato di calcio e di ciclismo, Pierre Adrian è cronista al giornale L’Équipe dal 2016.
Salone OFF – VENERDÌ 16 MAGGIO 2025 – ORE 18.00
Biblioteca Civica (via Vittorio Emanuele II, 1) – CHIERI
Venerdì 16 maggio, alle ore 18, in Sala Conferenze della Biblioteca Civica Nicolò e Paola Francone (via Vittorio Emanuele II, 1), a Chieri, il Salone OFF Torino e la Città di Chieri, organizzano-in occasione dellaXXXVII edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino-l’incontro con lo scrittore Antonio MANZINI, che presenterà “Max e Nigel” (Sellerio), in dialogo con giornalista de Sara Bauducco.
Ingresso libero.
Dopo il successo del vicequestore Rocco Schiavone, Antonio Manzini debutta nella narrativa per ragazzi con Max e Nigel, un racconto pieno di piccole grandi avventure, misteri da risolvere e sorprendenti scoperte vissute dai due giovani protagonisti, che, con la loro innata capacità di mettersi sempre nei guai, si destreggiano come ninja tra compagni arroganti, professori arcigni e genitori che credono di sapere tutto.
Max Pagani ha 11 anni e un talento nel finire sempre in qualche pasticcio. Per fortuna, però, può contare sul suo amico Nigel: insieme a Wheng e Roberto formano un quartetto inseparabile, i 4 desperados. Il nome del gruppo è tutto dire: non sono i più intelligenti della scuola né tantomeno i più belli. Le ragazze, manco a dirlo, non li degnano di uno sguardo, mentre i più grandi li prendono di mira senza sosta. Eppure, tra furti in classe, presenze misteriose e indagini impossibili, ne escono sempre sani e salvi. E si tolgono più di un sassolino dalle scarpe.
Un romanzo avventuroso (illustrato da Toni Tommasi) con personaggi destinati ad entrare subito nel cuore di ogni lettore. Perché, in fondo, Max e Nigel – con le loro idee bislacche, i dubbi amletici, le paure e le inscalfibili convinzioni – siamo sempre noi, ma diversi.
Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcio, La giostra dei criceti (del 2007, riedito da Sellerio nel 2017), Gli ultimi giorni di quiete (2020) e La mala erba (2022). La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ah l’amore l’amore (2020), Vecchie conoscenze (2021), Le ossa parlano (2022), ELP (2023) e Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? (2023). Con Sellerio ha pubblicato anche Sull’orlo del precipizio (2015) e Ogni riferimento è puramente casuale (2019).
La Belle Époque secondo Andrés Orozco – Estrada
A Torino, sarà nuovamente dedicato alle musiche della Belle Époque il concerto dell’OSN RAI di Andrés Orozco – Estrada in programma giovedì 15 maggio alle 20.30 presso l’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino, con diretta su Radio 3. Replica venerdì 16 maggio alle ore 20 anche in live streaming sul portale di Rai Cultura, che lo proporrà poi su Rai 5 in prima serata.
Si tratta della seconda settimana consecutiva in cui l’OSN Rai propone brani nati all’inizio del XX secolo su richiesta del grande impresario dei Balletts Russes Sergej Djagilev. In apertura sarà la volta di Pulcinella, di Stravinskij: il balletto in un atto per piccola orchestra con tre voci soliste, su musiche di Giovanni Battista Pergolesi. L’opera, creata tra il 1919 e il 1920 segnò una svolta nella produzione del compositore russo, inaugurando il suo passaggio al neoclassicismo, caratterizzato dalla ripresa degli stilemi della musica antica. Lo spunto nacque dall’intuizione artistica di Djagilev, che rimase affascinato dalla scoperta di alcuni manoscritti di Pergolesi, e invitò Stravinskij a orchestrali. Tra questi “Lo frate ‘namurato” del 1732, “Adriano in Siria” del 1734, “Flaminio” del 1735 e alcune Sonate in trio per due violini e basso continuo. Il risultato di uno straordinario connubio tra ‘700 e ‘800 su soggetto tipico della commedia dell’arte. La prima rappresentazione avvenne all’Opera di Parigi il 15 maggio 1920, con la coreografia di Léonide Massine, e le scene e i costumi di Pablo Picasso. A dar voce alla partitura sul palco dell’Auditorium, saranno il mezzosoprano Laura Verrecchia, il tenore Marco Ciaponi e il basso Pablo Ruiz.
Nella seconda parte della serata sono invece in programma pagine da “Daphnis et Chloe”, il balletto in un atto in la maggiore per orchestra di Ravel, del quale ricorrono quest’anno i 150 anni dalla nascita. Si tratta di due suite orchestrali che il compositore estrasse nel 1913 dal suo balletto composto fra il 1906 e il 1911, e che fu rappresentato dai Ballets Russes di Djagilev nel 1912 allo Châtelet di Parigi. I brani sinfonici scelti sono un raffinato compendio del lavoro, costellato di colori e immagini di gusto impressionista, che lo stesso Ravel definì “sinfonia coreografica”.
Biglietti: online e presso la biglietteria dell’Auditorium Arturo Toscanini di Torino
Auditorium Toscanini – via Rossini 15, Torino
Mara Martellotta
Al Teatro Colosseo in scena il 15 maggio
Dopo il grande successo teatrale di “Assange-colpirne uno per educarne cento”, Alessandro Di Battista torna sul palcoscenico con “Scomode Verità”, l’adattamento del suo ultimo libro, in scena al Teatro Colosseo di Torino giovedi 15 maggio alle ore 20.30.
In questo nuovo monologo teatrale, Di Battista conduce il pubblico in un viaggio lucido e coraggioso attraverso i conflitti che hanno segnato il nostro tempo, dalla guerra in Afghanistan fino ai drammi più recenti in Ucraina e Gaza. Un racconto crudo, militante e senza filtri che denuncia i massacri compiuti in nome della “civiltà”, le menzogne mediatiche che li hanno resi possibili e la complicità dei governi europei, e italiani in particolare, nel tradire principi costituzionali per assecondare gli interessi della grande finanza e dell’industria bellica.
La sua prosa è notevolmente coinvolgente, tribunizia, in grado di illuminare con drammatiche luci gli orrori di certi Poteri. Partendo dagli interventi militari in Iraq e Libia, fino a svelare le radici profonde del conflitto israelo-palestinese, Di Battista smonta le narrazioni belliciste di nazioni e imperi, riportandole a cosa veramente sono, analizzando, fra l’altro, il distorto ruolo dei media occidentali nella costruzione del consenso.
E’ un consenso borghese, spesso cieco, apparentemente indifferente rispetto alle situazioni sul terreno, esperite da comunità umane sconfitte da scontri epocali.
Un focus particolare è dedicato all’evoluzione dello Stato di Israele, alla strumentalizzazione dell’antisemitismo e al fenomeno del terrorismo di Stato.
Attraverso immagini e testimonianze, spesso ignorate dai canali d’informazione mainstream, al Colosseo, verrà mostrato il volto nascosto di queste guerre moderne.
Un monologo intenso di circa 85 minuti che si conclude con un invito alla speranza, all’impegno e alla partecipazione attiva: un’esortazione a schierarsi sempre al fianco dei “dannati della Terra”, quindi dalla parte giusta della Storia.
Teatro Colosseo – via Madama Cristina 71, Torino
Poltronissima € 25,00 / Poltrona € 20,00
Ferruccio Capra Quarelli
Anche se la musica è considerata l’arte del tempo per antonomasia, ha comunque bisogno di uno spazio all’altezza che le permetta di essere composta e suonata.
L’Auditorium Arturo Toscanini è, da più di un secolo, il punto di riferimento dell’arte teatrale e musicale del capoluogo piemontese. Lo è stato durante gli anni della monarchia, durante e dopo le guerre mondiali, e continua ad esserlo tutt’oggi, sotto la linea guida di Rai Cultura.
Quando si varcano le porte dell’Auditorium di Torino, si percepisce immediatamente che si tratta di un luogo strabordante di storia e racconti dal passato.
Gran parte della struttura attuale è risultato della grande opera di Carlo Mollino, architetto torinese che ha progettato anche il palazzo della Camera di Commercio in via San Francesco da Paola ed ha partecipato alla realizzazione del nuovo Teatro Regio, inaugurato nel 1973.
Quando si entra nel foyer si è accolti da uno spazio ampio, che mescola materiali e geometrie in teoria in contrasto tra loro, ma che, in realtà, sono perfettamente armonizzate. Il marmo di Carrara marrone scuro del pavimento riprende quello del parapetto della scala che collega il piano terra con la balconata del piano superiore, molto più chiaro, con tonalità del bianco. Oltre al marmo, il lato esterno del parapetto è arricchito da un mosaico delicato color panna e oro, lo stesso delle colonne che scandiscono lo spazio del foyer. Un dettaglio che a molti può sfuggire è la quasi totale assenza di angoli acuti: Mollino ha, infatti, cercato l’armonia e la morbidezza in ogni spigolo. Dalle colonne al design della balconata, ogni possibile incontro tra i vettori è stato smussato, riprendendo la sinuosità del marmo e, ovviamente, della musica.
Non c’è dubbio che gli ossimori visivi e percettivi siano ciò che rende questa architettura così interessante nel suo genere: la durezza del marmo si confronta con la fragilità del vetro di Murano del lampadario imperiale, così come la completezza delle colonne si compone dei frammenti del mosaico.
Nel 2006 si conclude l’ultima restaurazione ad opera dell’architetto Camerana, necessaria in quanto l’Auditorium di Via Toscanini non risultava adatto per accogliere la neo-nata orchestra nazionale, frutto dell’unione di quelle di Torino, Milano, Roma e Napoli nel 1993. Durante gli anni del restauro l’Orchestra fu momentaneamente spostata all’Auditorium Giovanni Agnelli al Lingotto. E’ proprio nel 2007 che l’Auditorium viene intitolato ad Arturo Toscanini, direttore d’orchestra di fama internazionale scomparso nel 1957.
LE TANTE VITE DELL’AUDITORIUM
Prima di diventare la casa dell’Orchestra Sinfonica Nazionale, l’Auditorium è stato un teatro lirico, ed addirittura un circo equestre.
La sua storia risale al 1856, durante la sovranità di Vittorio Emanuele II, re del Regno di Sardegna. Durante quegli anni, sorgevano in Europa i circhi stabili, che accoglievano spettacoli equestri a cui assisteva l’alta borghesia. Tali circhi erano costituiti da un’arena circolare di circa 14 metri di diametro circondata da gradinate, dalle scuderie e dai locali destinati al pubblico come i vestiboli, i palchi e le gallerie.
Il circo dell’attuale Via Rossini nasce in seguito alla scadenza della privativa che il sovrano aveva concesso al circo Sales, il primo della città, che però dopo vent’anni risultava inadatto ad accogliere una popolazione che da inizio secolo era salita dai sessantaseimila ai centottantamila abitanti.
Questo spiega anche come mai il foyer che è oggi il nostro ingresso per il teatro fosse in origine l’entrata per le carrozze del re. Quello che è oggi il parcheggio, un tempo era l’entrata che comodamente collegava i giardini del Re – e quindi la residenza di Piazza Castello – al circo stabile. Solitamente, infatti, la corretta entrata del pubblico dovrebbe avvenire dal lato opposto a quello del parco, come avveniva in origine, da Via Rossini, e non lateralmente, come facciamo noi oggi quando andiamo ad assistere ad uno dei concerti della stagione.
Tuttavia, il ruolo di circo equestre è stato presto scavalcato da quello di teatro di opere in musica e balli già nel 1869.
Come è ben noto, questi furono degli anni di profonda trasformazione per l’Italia, che nel 1861 si unisce in un unico Regno.
La prima restaurazione del Teatro Vittorio avviene solo nel 1901, quando il conte ingegnere Vandone di Cortemilia rinnova architettonicamente l’intero edificio. L’Auditorium inizia ad assumere le sembianze del teatro che conosciamo noi oggi: furono eliminate le entrate per i cavalli, si sostituì la luce a gas con quella elettrica, si inserirono la biglietteria e il guardaroba, così come i locali di servizio e la zona ristoro, il cui bancone è ancora visibile sulla balconata. I lavori di restaurazione terminarono definitivamente nel 1926: il teatro era stato rinnovato completamente nel suo aspetto e nella sua struttura. Ora è più moderno, ottimizzato negli spazi e nei servizi, con un’estetica più pulita e funzionale.
Infine, nel 1952, il Teatro Vittorio diventa una delle sedi di registrazione radiofonica della RAI e acquista il ruolo che ha oggi.
Come si è dimostrato da questo breve viaggio nella storia del tanto amato Auditorium Rai di Torino, questo teatro ha un passato invidiabile che traspare ancora vividamente dalle sue mura. L’edificio di Via Rossini è una testimonianza viva del passato del nostro Paese, che ha affrontato monarchie, Guerre Mondiali, rivoluzioni tecnico-industriali ed ora cerca di stare al passo con il futuro, che è già qui.
Da più di trent’anni l’Auditorium Rai è la casa dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai che, da ottobre a giugno, porta sul palco numeri musicali internazionali suonati dai migliori musicisti.
A pochissimi appuntamenti dalla conclusione della stagione, potete scoprire gli imperdibili concerti sul programma ufficiale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale.
Beatrice Pezzella
Foto: PiùLuce Orchestra Rai