Cosa succede in città- Pagina 69

Nuvola Lavazza compie 6 anni e festeggia il suo compleanno con la mostra “The Torineser”

La mostra è visitabile dal lunedi al sabato, sino al 15 settembre 2024 presso l’atrio della Nuvola Lavazza in Via Bologna 32.

 

Nuvola Lavazza, la sede del Gruppo Lavazza, compie 6 anni e in occasione di questo nuovo anniversario, ospita la mostra “The Torineser”, che sarà aperta al pubblico, all’interno dell’atrio di Nuvola Lavazza, da sabato 15 giugno fino al 15 di settembre 2024.

Fondata nel 1895 a Torino, Lavazza ha mantenuto nel tempo una forte connessione con la sua città.

Attraverso il suo percorso di sviluppo internazionale, che l’ha portata a diventare un gruppo multinazionale, conosciuto in tutto il mondo, Lavazza ha sempre mantenuto vivo il contatto e il dialogo con la città di Torino, il territorio e la sua comunità, anche attraverso l’attivazione di progetti di community engagement.

Nuvola Lavazza, il complesso architettonico firmato dall’architetto Cino Zucchi, si trova nel quartiere Aurora di Torino ed è stato pensato come uno spazio dinamico e aperto alla condivisione, un ecosistema articolato in una pluralità di espressioni, che unisce gli Uffici del Gruppo al Museo Lavazza, uno dei musei d’impresa più innovativi d’Italia, alla Piazza Verde, il giardino botanico che si trova nel cuore del complesso, al ristorante stellato Condividere, al Bistrot Casa Lavazza e alla Centrale, lo spazio destinato agli eventi.

Un unico luogo in cui bellezza, cultura, cibo, arte e nuove idee si incontrano per stimolare un continuo e vivace racconto, unendo Lavazza e Torino con il resto del mondo.

Ed è proprio per l’attenzione che da sempre Lavazza pone sul territorio e sulla valorizzazione delle sue bellezze architettoniche, artistiche, di design e di food, che l’azienda ha trovato nel format “THE TORINESER”, una affinità valoriale.

In questi 6 anni, infatti, Nuvola Lavazza ha accolto nel suo Museo quasi 400.000 visitatori e ospitato più di 400 eventi nella Centrale coinvolgendo circa 200.000 persone.

“Torineser in mostra” nell’atrio di Nuvola

Dal desiderio di narrare la città di Torino, attraverso l’illustrazione grafica, nasce “The Torineser”, un progetto collettivo che riunisce più artisti illustratori sotto un’unica visione: creare le copertine di una rivista immaginaria. Diverse e complementari, poetiche e umoristiche, ironiche o realistiche, queste illustrazioni sono finestre aperte su una città affascinante e tutta da scoprire.

“The Torineser” vuole rappresentare Torino nella sua quotidianità, con le sue luci e ombre, con le storie celebri dei suoi abitanti e i suoi angoli meno conosciuti. Ispirato al celebre “The New Yorker”, anche nel formato e nell’estetica, il progetto seleziona ogni settimana la copertina più creativa.

L’esposizione presenta una selezione di opere di diversi artisti, tra i quali il collettivo Truly Design e Ilaria Urbinati che catturano l’essenza di Torino, realizzando un viaggio visivo nella quotidianità e nell’arte del caffè. Le opere esposte rappresentano momenti di vita quotidiana a Torino, con una particolare enfasi sul caffè come simbolo culturale.

Truly Design e Ilaria Urbinati

Truly Design cattura l’essenza della città, celebrando l’incontro tra il ritmo quotidiano e l’arte del caffè, simbolo della cultura torinese. In una composizione surreale una figura femminile si staglia tra elementi urbani, immersa in un’architettura di portici. In questo scenario, coesistono due momenti distinti di vita cittadina: una pausa caffè e una passeggiata per le vie di Torino.

Ilaria Urbinati evoca l’essenza di Torino offrendo una visione poetica del rapporto tra la città e il caffè. Una donna sorseggia un caffè davanti a una finestra che affaccia su Piazza Carlo Alberto. Lo sguardo si rivolge verso l’esterno dove le tende si sollevano delicatamente rivelando la Mole Antonelliana. Tra dettagli sottili e simbolismi raffinati si palesa l’identità di Torino con l’esperienza del caffè.

Gli altri illustratori in esposizione sono:

Helga Aversa, Aurora Bartoli, Katia Boarino, Chiara Chinaglia, Alessandro Damin, Luca Grassi, Erica Lazzeri, Nice and the Fox, Cinzia Piazza, Luna Ronco, Alessandra Sartoris, Valerio Sigismondi, Taccigram, Andrea Tomasino, Vittoria Zorzi.

The Torineser” è curato e supportato dal team di Curve Creative Studio, che garantisce la qualità dei contenuti nonché il rispetto del lavoro degli illustratori.  

Rock Jazz e dintorni a Torino: Max Pezzali e Antonella Ruggero

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Gli appuntamenti musicali della settimana 

Mercoledì. Allo Stadio Olimpico si esibisce Max Pezzali. Al Blah Blah è di scena Bob Log III.

Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli il duo Ma.Ca.Bro, elabora musiche dalle improvvisazioni coreografiche del Balletto Teatro Torino. Al Blah Blah suona il chitarrista Luca Borgia. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Death Before Dishonor.

Venerdì. A Bruino suona il quintetto del bluesman Mark Dufresne. Ad Ivrea parte “Apolide” con l’esibizione fra gli altri di Motta, i Santi Francesi e Laila Al Habash.

Sabato. All’”Evergreen Fest” alla Tesoriera è di scena Antonella Ruggero. Per “Apolide” si esibisce Cosmo. Al Palaexpo di Moncalieri per il “Rock Burger Fest” suonano i Folkstone, Punkreas e Ufomammut. A Ferrere canta in piazza Alex Britti. Al Blah Blah si esibiscono i Latte+. A El Paso suonano :Lyon Estates, Insulsi e Sacro Cuore.

Domenica. Alla Tesoriera  per “Evergreen Fest” si esibiscono gli Statuto. Chiude “Apolide” con i Tre Allegri Ragazzi Morti, Ex -Otago ed Elasi. Al El Paso suonano i Whoresbation e gli Endorphines Lost. Al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna metal con Fear Factory e Biohazard.

Pier Luigi Fuggetta

In scena al teatro Carignano “Romeo e Giulietta” e “After Juliet” per Prato inglese

Prato inglese Sere d’estate al teatro Carignano rappresenta la rassegna estiva che il Teatro Stabile dedica al teatro shakespeariano, fruibile a prezzi accessibili. Dopo il “Sogno di una notte di mezza estate” dello scorso anno, quest’anno è la volta di un dittico per la regia di Filippo Dini incentrato su una delle storie d’amore più famose di tutti i tempi, “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, a cui si abbina lo spettacolo “After Juliet” di Sharman Macdonald, che narra un ipotetico seguito della tragedia shakespeariana.

Il dittico è coprodotto dal Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale e dal TSV Teatro Stabile Veneto, Teatro Nazionale e sarà replicato al teatro Nazionale di Verona il 17 e 18 luglio prossimi, nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese.

“Il dittico che metto in scena per Prato Inglese – spiega il regista Filippi Dini – “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare e “After Juliet” di Sharman Macdonald esprime due drammaturgie estremamente diverse. Tutto il progetto deve moltissimo all’impianto scenografico che rappresenta un parco giochi abbandonato, uno scivolo, una giostrina con i sedili, la cabina di una ruota panoramica. Il riferimento visivo usato come punto di partenza è la famosa foto del parco giochi della città fantasma di Pripjat, edificata a soli 2 km dalla Centrale nucleare di Chernobyl’ e subito evacuata dopo l’incidente.

La tragedia di Romeo e Giulietta può anche essere letta come uno scontro generazionale, ma è sostanzialmente una storia di ragazzi. Il dittico parla di un massacro, della fine di tutto ciò che possiamo riferire alla gioventù. Non si tratta di uccidere il bambino che è dentro di noi, ma di affrontare la morte delle generazioni più giovani, il massacro dal punto di vista mediatico. Le nuove generazioni sono uccise dai social, dall’ecoansia e già dalla nascita sono marchiate dal senso della fine del nostro pianeta. Questo senso di morte se lo porteranno dietro per tutta la vita e Romeo e Giulietta racconta proprio questo. In un ambiente violento, di faida, di guerra, nasce un amore tra due giovani. L’aspetto più istintivo, più bello legato alla natura più straordinaria dell’essere umano, la capacità di amare e di innamorarsi, viene vinta dall’odio, dalla guerra e dalla sopraffazione, che pervade il dramma.

Dal punto di vista sociale ci siamo disinteressati delle nuove generazioni, ancor più degli anziani. I giovani sono stati penalizzati dall’esperienza del Covid, sono stati segnati dalla solitudine e sono aumentati i casi di autolesionismo e di depressione. Tutti gli investimenti che riguardano i giovani, a partire da quelli dell’istruzione, vengono vandalizzati e divorati. Ecco un altro aspetto che parla dell’abbandono delle nuove generazioni.

Tutto questo ha a che fare con Romeo e Giulietta e con il nostro presente; in un’epoca di guerra, di violenza massacriamo i nostri giovani, non dando loro nessuna speranza. È esattamente così che accade in Romeo e Giulietta. Quando nasce, l’amore deve essere eliminato.

Se in Shakespeare ci troviamo di fronte alla tragedia e ad un linguaggio alto, in ‘After Juliet’ il linguaggio risulta appiattito, tutto è stato superato e non vuole neanche essere paragonato a quello di Shakespeare; l’opera di Sharman Mcdonald costituisce un sequel ideale di Romeo e Giulietta, è una favola moderna che parla di amore e odio, di speranza e redenzione. Protagonisti assoluti sono, ancora una volta, i giovani di una città che potrebbe essere la Verona del Seicento cosiccome Londra o Edimburgo, New York o Liverpool. In “After Juliet” scopriamo che la pace che è stata proclamata è fasulla e lo scoprono i ragazzi che si trovano a odiare e odiarsi, ancora, come i loro genitori. Odio oppure nulla, nulla totale. Vuoto. Tutto questo in un clima di attesa della fine, attesa del nemico da un momento all’altro. I ragazzi sono sempre in attesa, terrorizzati dal possibile arrivo dei coetanei della fazione opposta. La storia di “After Juliet” è quella di un odio ancora più feroce da parte di ragazzi ai quali è stata trasmessa solo la frequentazione di questo sentimento.

Ci troviamo in una posizione simile a “La strada” di Cormac McCarthy. Dopo che la fine è stata raggiunta, ci troviamo in una dimensione di attesa del nemico.

“After Juliet” è contraddistinto da una drammaturgia ruvida, al posto del verso shakespeariano, c’è il fatto, l’accadimento. Lo sbalzo linguistico è forte e lo spettacolo raccoglie la sfida dell’autrice proponendo la visione di un mondo onirico, dove la realtà è contaminata da visioni di sogni e ombre, fantasmi dolenti e disperati che chiedono giustizia, pace e ancora è sempre amore. “After Juliet” è una commedia noir ricca di pathos, che spinge a una riflessione sulle radici del nostro rancore, chiede di onorare tutti i morti, celebrando, al posto dell’odio, la fratellanza universale e la vita stessa”.

Teatro Carignano. Prima nazionale 18 giugno- 14 luglio 2024

“Prato inglese” Dittico di Filippo Dini

Mara Martellotta

On Stage Band School: bimbi e ragazzi a scuola di rock!

Al Cap 10100, in Corso Moncalieri 18 a Torino, una scuola prepara bambini e adolescenti a suonare in una band rock. I ragazzi si esibiranno domenica 16 al Blah Blah di Via Po 21, dalle 18.

Tutti abbiamo avuto un “cattivo maestro”, un insegnante fuori dagli schemi, informale, diretto e spiazzante. Sono gli insegnanti che in qualche modo riescono a sorprenderti, e il più delle volte a farti innamorare della loro materia. Il mio era quello di ora alternativa che spiegava la concezione di anima in filosofia.

Il cattivo maestro di cui parlo in questo articolo, questo il suo nome su Instagram, è in realtà un musicista torinese con pedigree lungo e blasonato. Nino Azzarà è un musicista che si muove nella Torino anni 1990, quella dei Murazzi, quando ancora si può parcheggiare in piazza Vittorio e tu, a notte ormai conclusa “scendi ancora al fiume per un altro round”. La citazione è un brano dei Mambassa, gruppo ormai sopito che ha lasciato più di un segno in città, e non solo. Ricordo Nino proprio nei Mambassa, alla “chitarra che fischia”, cosi lo aveva presentato Stefano Sardo, il cantante. E poi ricordo i Petrol, i Betty Page, sino a ritrovarlo su Instagram con numerosi progetti musicali. E tra questi, anche quello di una scuola per band rock rivolta a bambini e adolescenti.

On Stage Band School, questo il nome ufficiale, si trova al Cap10100 in Corso Moncalieri 18 a Torino. Partendo dal presupposto che “suonare insieme agli altri è molto più divertente che farlo da soli”, come recita il claim del video presentazione, i ragazzi imparano a suonare uno strumento e si esibiscono con concerti in locali cittadini. I corsi si svolgono dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 20. Si può scegliere tra canto, batteria, chitarra, basso e tastiere, anche se si è principianti. Per informazioni e costi si può contattare il 3926946541. Il progetto comprende anche un Summer Camp, sempre al Cap10100, a partire da martedì 25 giugno (info sempre al 3926946541).

Incontro Nino in una saletta del Cap 10100 dove sta per iniziare una lezione. L’ambiente è piccolo e funzionale. L’atmosfera è quella delle sale prova grunge che si vedevano nelle interviste su Videomusic o MTV. Immaginate di tornare adolescenti, di voler mettere su una band, e invece di provare in un garage, avete l’opportunità di iniziare come fanno i veri professionisti. Qui sono strumenti ovunque, casse, microfoni e una finestra che punta dritto sulla Mole e sui Murazzi. I ragazzi non sono ancora arrivati.

Nino, com’è nata l’idea di una scuola per band rock?

Ho iniziato con un progetto chiamato House of Rock con Robbo (Roberto Bovolenta, ex Amici di Roland, El Tres). Eravamo alle Lavanderie Ramone ma il posto era troppo piccolo. Poi mi sono spostato un paio di anni al Blah Blah, e ancora 5 anni in un circolo di Piazza Nizza, ora chiuso. In passato avevo fatto l’animatore in un centro educativo di Mirafiori nord e ho scritto molti progetti incentrati sul protagonismo giovanile secondo le direttive del comune. Quando ho conosciuto Valentina Gallo (direttrice artistica del Cap10100, N.d.A), lei mi ha proposto di tornare qui dove avevo già tenuto corsi nel 2016. Poi c’è stata la pandemia, ed ora rieccoci.

E come funziona la scuola?

L’idea è quella di insegnare ai ragazzi brani semplici da suonare. Robbo ha iniziato a sperimentare questa didattica con pezzi surf rock anni ‘50 e ‘60. Io gioco sul mio terreno d’azione, partendo dai Nirvana. Qui si impara a suonare insieme. E si lavora in modo artigianale.

E fai anche corsi individuali?

Si, quanto basta per inserire i ragazzi in una band. Insegno chitarra ma anche batteria o canto nei limiti della funzionalità per suonare in un gruppo. E negli anni questo progetto è diventato una sorta di salvaguardia di una certa cultura musicale. Si impara a suonare, a stare insieme ma anche a distinguere la musica di qualità dalla musica di massa. Che se ci pensi, è un esercizio per sviluppare lo spirito critico. E passare così a temi più importanti.

Quanti anni hanno i ragazzi?

Dai 6 ai 18, e molte sono ragazze. É come se questo sia diventato terreno di emancipazione.

E come li vedi?

L’inquietudine giovanile, spesso strumentalizzata dai mass media, io la sento nei miei allievi. Faccio parte di quella generazione che ha avuto uno stop alla passione politica e civile dopo i fatti del G8 di Genova. Quello che successe portò molta disillusione verso la necessità di manifestare. Ci siamo risvegliati a metà degli anni 10 che il mondo aveva cambiato verso e oggi questo è percepito come un problema effettivo. Nei ragazzi che animavo nel 2000 non sentivo dire “andiamo alla manifestazione”. Oggi i ragazzi che si prendono l’impegno di venire qui a suonare lo sentono come avere un impegno politico. E le ragazze si rendono voce di tematiche sociali di cui discutono. Anche se per me prima si fa musica.

Chi sono i genitori di questi ragazzi?

Ci sono quelli appassionati rock che vanno ai concerti e portano qui i figli per trasmettere loro la stessa passione o magari riviverla attraverso loro. Ma ci sono anche ragazzi che hanno visto school of Rock di Jack Black e vogliono provare a suonare o ancora quelli che hanno amici qui e vogliono aggregarsi.

I ragazzi arrivano alla spicciolata. Prima Aida, la cantante, poi Carlo, un chitarrista appena entrato nella band che oggi prova per prima. Dopo un po’ arrivano Maria, che suona il basso, il chitarrista Nicola e la batterista Camilla. Formazione classica: due chitarre, un basso, una batteria. I tre ritardatari arrivano concitati, circondano il maestro e lo travolgono con le scuse del ritardo. Confessano senza mezzi giri di parole: “ci siamo fermati per un gelato”. Hanno un concerto domenica 16 a partire dalle 18 al Blah Blah, in Via Po 21, dalle 18 (biglietti a 5 euro). Il più scricciolo è proprio Camilla, la batterista. Sono cuccioli chiassosi per pochi minuti. Il tempo di prendere posto, sistemare strumenti e microfono, e iniziare le prove.

Resto colpita dalla serietà dei ragazzi ma anche dal mood rilassato e dalla loro sicurezza. Sanno perfettamente cosa fare. Si guardano, si controllano, e si ritrovano. I commenti si fanno tra un brano e l’altro. “Se ti viene bene lo stoppato, nel pezzo lo facciamo così” dice il maestro. Parte un altro brano, che però il chitarrista nuovo non conosce. E allora il maestro li ferma e propone “un brano che sappia anche lui”. Si cambia e si ricomincia. Non ci sono divismi qui. Nessun capriccio. Si lavora come fanno i professionisti seri.

Si commenta e si discute tra un brano e l’altro. Camilla alla fine di un pezzo sbotta da vera girl boss: “è orribile questo, non si può fare. Chi ha suonato prima di me, le bambine? Loro fanno un pezzo dei Green Day e si sentono fighe”. Credo sia arrabbiata per la disposizione della batteria, ma non oso disturbare. Le prove proseguono. Un brano, due chiacchiere. Un altro brano. Altre due chiacchiere. Si parla di vacanze, dissing (litigi) tra rapper, della genialità di Tupac e del fatto che forse han trovato uno dei responsabili del suo omicidio. Tupac è un musicista assassinato nel 1996. Questi ragazzi, all’epoca, non erano nemmeno nei progetti più lungimiranti dei loro genitori. Eppure si illuminano a parlare di quella musica, che poi è quella della mia generazione.

Chiedo ai ragazzi com’è il maestro. “È molto paziente”, mi dicono tutti. E Nino sorride, sornione, fiero. Aida, la cantante, mi racconta che sta prendendo lezioni individuali con lui di chitarra, ma siccome non ha lo strumento a casa, si dimentica i pezzi da una volta all’altra e lui ogni volta li rispiega. Lei e Maria, la bassista, sembrano le più timide e silenziose, ma quando provano un pezzo delle Hole, Aida attacca senza indugi ed ecco che la voce esce sicura. Ora capisco perché Nino parla di emancipazione femminile; quello che ho sempre visto come un ambiente prevalentemente maschile, il punk rock da scena live, può essere invece un ring dove far sentire la propria voce. La nostra voce, care ragazze.

In questa scuola, attraverso il rock passa la coscienza politica. Ma anche la voglia di trovarsi. Ci si allena a seguire le regole per suonare tutti insieme, e a infrangerle per arrivare in ritardo con una buona scusa. Qui si impara il senso di responsabilità verso gli altri: se salti le prove, ne fanno le spese anche i tuoi compagni. E forse anche a rompere gli schemi. E infine, chiunque può trovare il proprio posto; anche allievi con disabilità, che, evidentemente, la musica non si permette di fermare.

Ripenso al mio cattivo maestro, al liceo. Era un rocker anche lui, faceva rock progressivo negli anni 70. Aveva i jeans stretti e gli stivali a punta. Mi insegnò ad approfondire un argomento invece che a girarci attorno, a mettere in discussione sempre tutto, lui compreso. Il primo anno da lui eravamo in tre: io, Alberto F e Fabrizio G. Poi si sparse la voce e le sue lezioni divennero sempre più affollate. Filosofia e musica. O meglio: filosofia e rock. Forse dovremmo augurarci tutti di incontrare un cattivo maestro.

A proposito, qualcuno dica a Gene Simmons che il rock non è morto ma risuona in una piccola sala prove a Torino, con vista Mole e Murazzi, dove giovani musicisti non si lasciano fermare facilmente. Beh, se escludiamo i gelati.

Testo: Lori Barozzino

Foto: S.D.

On Stage Band School

c/o Cap 10100

Corso Moncalieri 18, Torino

Info: 392 6946541

La nuova stagione dell’Unione Musicale “sempre più giovane”

Presentata la nuova stagione dell’Unione Musicale 2024- 2025 dal titolo “Classica+ Classica”. Il cartellone prevede tra Conservatorio e Teatro Vittoria 52 concerti con 211 artisti di cui 124 per la prima volta e ben 90 musicisti under 35 dal 16 ottobre al 21 maggio 2025.  La direttrice Cecilia Fonsatti ha sottolineato che dal 2020 al 2023, sono più che triplicati gli spettatori, con un aumento dei giovani del 65%, un ottimo risultato con numeri che sono ritornati in linea pre-pandemia. L’inaugurazione della stagione il 16 ottobre, proporrà il Quartetto Belcea con la violista Tabea Zimmermann con un programma tutto dedicato ai Quintetti di Mozart.

Tanti e prestigiosi i musicisti protagonisti come ad esempio Jordi Savall, Ute Lemper, le violiniste Julia Fisher, Clara -Jumi Kang, Janine Jansen. Numerosi anche i pianisti come Andràs Schiff, Rudol Buchbinder, Andrea Lucchesini, Alexander Lonquich. Tanti anche i Quartetti come il Cremona che festeggerà i 25 anni di carriera o il Jerusalem, il Quiroga e i Doric. Tra le varie sezioni al Vittoria da segnalare “L’altro suono” dedicata ai repertori di musica antica, Discovery per spaziare oltre il repertorio classico come ad esempio il concerto del percussionista Daniele Di Gregorio. La novità più “entusiasmante” sarà “Note tra noi”, ha voluto sottolineare il direttore artistico Antonio Valentino . Concerti pensati per rompere il muro che c’è tra il pubblico e i musicisti. Le persone potranno sedersi sul palco accanto ai musicisti per un esperienza unica ed emozionante. Al termine ci sarà un brindisi con gli interpreti e la possibilità di  chiaccherare con loro in uno scambio interessante.

Pier Luigi Fuggetta

Concerti per i trent’anni dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

 

L’orchestra Sinfonica Nazionale della Rai compie trent’anni e li festeggia con due concerti straordinari fuori abbonamento che procederanno la stagione orchestrale 2024/2025.

Entrambe le serate, all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino, sono affidate al direttore principale Andrés Orozco-Estrada e ricalcano quelli che sono i due concerti della neonata OSN RAI eseguiti nel settembre 1994. Nelle stesse date, il 25 e 30 settembre, vengono proposti gli stessi programmi che trent’anni fa furono affidati a due bacchette gloriose come quelle di Georges Pretre e Giuseppe Sinopoli. Mercoledì 25 settembre il concerto che fu di Pretre, recherà sfavillanti pagine come la Suite dal Rosenkavalier di Richard Strauss, quella dall’Oiseau de feu di Stravinsky e il Bolero di Ravel. Lunedì 30 settembre il concerto che fu di Sinopoli accosterà le due ultime sinfonie, entrambe numero 4, di Schumann e Brahms.

Andrés Orozco-Estrada tornerà sul podio anche per l’inaugurazione della stagione, giovedì 17 e venerdì 18 ottobre, per una serata interamente dedicata a Beethoven, con due capisaldi della sua produzione, il concerto per violino interpretato da Nikolaj Szeps- Znaider e la Sinfonia Eroica. La serata del 17 ottobre, che avrà luogo all’Auditorium Rai, sarà proposta da Rai Cultura in diretta in prima serata su Rai 5 oltre che su Radio 3 in diretta streaming.

Dopo i concerti per il trentennale e quello inaugurale, il direttore principale tornerà altre sei volte, per un totale di nove programmi diversi nel corso della stagione.

A dicembre proporrà pagine di Dvorak e Strauss insieme al violoncellista Fabio Ferrandez, oltre al tradizionale concerto di Natale con “Lo schiaccianoci” di Cajkovskij raccontato dall’attore Mario Acampa.

A febbraio vi sarà un omaggio a Sostakovic, nel cinquantesimo anniversario della scomparsa con la Sinfonia Leningrado. Ad aprile affiancherà Scozia e Spagna con la Sinfonia Scozzese di Mendelssohn e la Symphonie Espagnole per violino e orchestra di Edouard Lalo e Maria Duennassolista.

A maggio sarà la volta di un viaggio nella Belle Epoque francese, grazie a pagine come il Prélude à l’apres midi d’un faune di Debussy e Le Sacre du Printemps di Stravinsky l’8 e il 9 maggio o alle due Suites dal balletto Daphnis et Chloé di Ravel, affiancate ad un altro balletto, Pulcinella di Stravinskij ( 15 e 16 maggio).

Grande anche il coinvolgimento per il direttore ospite principale della compagine RAI, Robert Trevino, impegnato in quattro concerti tra febbraio e marzo.

Nel primo ( 13 e 14 febbraio) si confronterà con l’estrema eredità mahleriana, la Sinfonia n. 9.

Nel secondo l’offerta, il 13 e 14 marzo, proporrà un duplice omaggio a Luciano Berio nel centenario della nascita, con i Folk Songs interpretati da Justina Gringyté, e a Sostakovic, per i cinquanta anni dalla morte, con la Sinfonia n. 4.

Nel terzo concerto del 20 e 21 marzo affiancherà pagine di Brahms ed Elgar. Il 27 marzo l’ultimo programma fa parte del ciclo RaiNuovaMusica che costellerà anche quest’anno la stagione con proposte novecentesche e contemporanee. In programma brani di Castiglioni, Berio, Grisey e Adams.

Fabio Luisi, direttore onorario, salirà sul podio due volte, il 4 e 5 aprile proponendo il terzo concerto per pianoforte di Rachmaninov, il temutissimo “Rach 3”, con il pianista Tom Borrow, mentre il 5 e 6 giugno chiuderà il cartellone con l’Incompiuta di Schubert e la Settima Sinfonia di Bruckner.

Doppio impegno in stagione anche per uno degli altri direttori di riferimento dell’OSN RAI, Ottavio Dantone, noto per la sua straordinaria qualità di interprete di musica antica. Il 30 è 31 ottobre si cimenterà con la Sinfonia classica di Prokof’ev, che quel repertorio lo omaggia con uno sguardo novecentesco, con il concerto per clarinetto di Mozart, con il primo clarinetto dell’Osn Luca Milani come solista, e la Sinfonia Militare di Haydn. Tornerà poi il concerto di Pasqua, il 18 aprile, con la versione orchestrale delle Ultime sette parole sulla Croce di Haydn.

La stagione 2024/2025 segna il ritorno dopo alcuni anni di due direttori d’orchestra italiani di grande successo internazionale come Daniele Rustioni, il 24 e 25 ottobre con il pianista Francesco Pismontesi, e Andrea Battistoni, il 9 e 10 gennaio con la violoncellista Anastasia Kobekina.

Altri ritorni importanti saranno quelli di Marc Albrecht, il 20 e 21 febbraio con la pianista Marie-Ange Nguci per una serata interamente dedicata a Richard Strauss; John Axelrod, che il 16 è 17 gennaio omaggerà Berio nel centenario con Rendering affiancato a The Planets di Gustav Holst; Costantinos Carydis il 7 e 8 novembre, con la violinista Karen Gomyo, Stanislao Kochanovsky, il 22 e 23 maggio 2025, con il pianista Nikolai Lugansky.

 

MARA MARTELLOTTA

BTT moves al teatro Astra con il coreografo spagnolo José Reches

Secondo appuntamento con la stagione

 

Venerdì 14 giugno il palcoscenico del teatro Astra ospiterà una serata d’autore dedicata al coreografo spagnolo José Reches.

Tre i titoli firmati da Reches e portati in scena dal Balletto Teatro di Torino insieme alla giovanissima compagnia spagnola Larreal del Real Conservatorio de Danza Mariemma ei Madrid.

Il primo titolo, in programma venerdì 14 giugno alle 21, è quello di Galea per un’idea e la coreografia di José Reches, in collaborazione con il Festival di Acqui Piemonte.

‘Galea è un lavoro di gruppo basato su uno schema di ripetizioni di braccia e gambe, che si complica in termini di ritmo, spazio e movimento. Ispirato ad un’antica condanna, con uomini destinati a remare, una forma di schiavitù che privava la libertà di ogni sorta. Remavano insieme, in modo che la fatica fosse minore. Uno di loro teneva il ritmo con il tamburello o con la voce, monotonia incessante’.

Il secondo balletto, portato in scena dal Balletto Teatro di Torino, sempre per la coreografia di José Reches, si intona “Respira”. Il respiro è la funzione stessa della vita, fluttua con noi a seconda dei nostri stati d’animo, dall’inquietudine e irrequietezza dei respiri brevi, come se vivessimo a metà, a quelli più profondi, dove prendiamo coscienza del nostro corpo e trovano equilibrio le nostre emozioni.

Questo incontro unisce lo stato generale del corpo, la consapevolezza delle possibilità di movimento, il rapporto con l’ambiente, l’ascolto del proprio respiro, quello degli altri e del gruppo. Questi i segni identitari di ‘Respira’.

Sempre sul palcoscenico del teatro Astra la compagnia Larreal metterà in scena il balletto intitolato “Physical colors”, che nasce dall’idea di lavorare con i colori e il loro significato. I colori hanno da sempre un’importante influenza sul nostro stato fisico, mentale e spirituale. Alcuni sono stimolanti, altri conferiscono calma e quiete, talvolta possono esprimere malinconia. Ogni colore che percepiamo attraverso la vista e, in alcuni casi, attraverso la pelle, possiede lunghezze d’onda diverse, vibrazioni che si distinguono dagli altri. Partendo dalla libera scelta del proprio colore, i danzatori/performer esploreranno le diverse personalità, le emozioni che scaturiscono, indagando diverse qualità di movimento.

Bianco e nero, gli eterni opposti di vita e morte, tutto e niente, luce e buio.

Viola la spiritualità intrinseca, blu la pace interiore, la tranquillità, arancione la forza vitale. Come in un caleidoscopio, la ricerca emerge nel contatto reciproco dei corpi e nella consapevolezza del movimento del colore sulla pelle.

È possibile prenotare i biglietti scrivendo alla mail bttmoves@gmail.com o chiamando al numero 0114730189 oppure acquistandoli un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

MARA MARTELLOTTA

‘Musica Regina in Villa’ a villa della Regina

A cura del maestro Francesco Mazzonetto

Da mercoledì 12 giugno per concludersi domenica 23 giugno, con pausa giovedì 20 giugno si terrà la terza edizione dell’International Music Festival, Musica Regina in Villa, a cura del maestro Francesco Mazzonetto, a Villa della Regina

Si tratta di un programma incredibile che spazia tra tempo e stili, con la partecipazione di moltissimi artisti per due settimane di musica da vivere insieme.

Internazionale Music Festival viene ospitato dall’associazione Amici di Villa della Regina negli splendidi ambienti della residenza sabauda che sorge nel verde della collina torinese. Connessioni tra diverse forme di arte, in primis la musica, la recitazione, il cinema, connessioni tra persone. Tra il 12 e il 23 giugno prossimi un totale di 21 artisti internazionali calcherà la scena del Festival, sotto la direzione artistica per il terzo anno consecutivo di Francesco Mazzonetto, ideatore dell’iniziativa che sarà a sua volta parte attiva nel ricco cartellone del Festival.

“Oltre l’importante aspetto performative, il Musica Regina in Villa International Music Festival vuol fare riscoprire, attraverso la grande musica, lo spirito aggregativo e comunitario del recital musicale. Sin dalla prima edizione, il mio obiettivo è quello di favorire la costruzione di connessioni durature tra gli artisti – commenta Mazzonetto – agevolando lo scambio di idee e di visioni sulle diverse espressioni musicali e artistiche, accrescendo così, di anno in anno, il numero di artisti presenti a Villa della Regina, un luogo di estrema meraviglia architettonica e naturale, che è stato decretato patrimonio dell’Unesco. Uno degli obiettivi del Festival è anche quello di diffondere la conoscenza degli eleganti ambienti interni e dei magnifici giardini della Villa”.

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti previo acquisto del biglietto all’ingresso.

Mara Martellotta

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Evento  in collaborazione con:

 

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

SABATO 15 GIUGNO

 

Sabato 15 giugno ore 10

MISTERI AL MUSEO

Palazzo Madama – attività per famiglie a cura di Cultural Way e Misteri in villa

Hai mai risolto un giallo tra dipinti, sculture e opere d’arte?

Arriva Misteri al Museo! Un nuovo format interattivo in cui insieme alla tua squadra ti troverai all’interno di una vera e propria indagine comedy da risolvere. I partecipanti divisi in team completeranno un percorso accompagnati dai personaggi della storia alla scoperta dell’incredibile bellezza di Palazzo Madama! Un’esperienza avvincente adatta ad ogni tipo di pubblico.

Le visite spettacolo sono a cura di Misteri in villa e CulturalWay.

Costo visita spettacolo: € 15 (biglietto di ingresso al museo non incluso)

Prenotazione obbligatoriainfo@culturalway.it / www.culturalway.it / 339 3885984 (anche su WhatsApp)

DOMENICA 16 GIUGNO

 

Domenica 16 giugno ore 16:30

BUDDHISMO: aspetti storici, culturali e iconografici nelle collezioni del MAO

MAO – Visita guidata speciale a cura di Theatrum Sabaudiae

Il percorso di visita trasversale si concentrerà sui nuclei di opere afferenti al Buddhismo trattandone origini e ramificazioni in riferimento alle diverse tradizioni dei paesi asiatici che trovano rappresentazione nelle collezioni del MAO e relative interazioni, specificità ed elaborazioni figurative a livello stilistico e simbolico. L’itinerario inizia nelle sale dedicate alla produzione artistica dell’Asia meridionale dalle più antiche espressioni dell’arte buddhista al successivo sviluppo della raffigurazione antropomorfa del Buddha, per proseguire con l’arte di Sud Est asiatico, Cina e Giappone, soffermandosi sulle interpretazioni artistiche esito dell’incontro della diffusione del Buddhismo con creatività e sensibilità locali, e concludere con il peculiare linguaggio della Regione Himalayana, manifestazione materiale della complessa ritualità e iconografia della tradizione Vajrayana. L’esperienza si propone anche come riflessione sulla funzione originaria di soggetti e manufatti in esposizione per riscoprirne valenza religiosa e utilizzo cultuale.

Info e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

Costi: 6 € a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei.

 

MERCOLEDI 19 GIUGNO

Mercoledì 19 giugno dalle 10 alle 15:30

TRADURRE L’IMMAGINARIO DA SHIRAZ A FIRENZE: L’ARTE VISIVA DEL LIBRO DEI RE AL MAO

MAO – giornata di studi a cura di Veronica Prestini nell’ambito del public program della mostra Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded

Intervengono Veronica Prestini, Francesca Gallori, Michele Bernardini, Nicoletta Fazio, Francis Richard, Giancarlo Porciatti.

Nella cornice del public program di Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded, il MAO propone per mercoledì 19 giugno dalle 10 alle 15:30 una giornata di studi aperta al pubblico sullo Shahnameh, Il libro dei re, prezioso manoscritto illustrato del XVI secolo opera del poeta persiano Ferdowsi, giunto in prestito in occasione dell’esposizione dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.

Il manoscritto è presentato all’interno del percorso di mostra in dialogo con alcuni tessuti e ceramiche ottomane decorate con il motivo del cintamani, caratterizzato dalla presenza di tre sfere disposte a triangolo spesso accompagnate da due o più strisce ondulate, che a loro volta rimandano alla pelle di tigre e di leopardo, le vesti che indossa Rostam, l’eroe protagonista dell’epica raffigurato nelle finissime miniature dello Shahnameh. Un’intricata sovrapposizione di simbologie e tradizioni transitate dall’antico mondo iranico a quello turco.

L’esposizione del codice al MAO è stata resa possibile grazie a un delicato e complesso processo di restauro e digitalizzazione eseguito con il contributo del MAO e dell’Istituto per l’Oriente C. A. Nallino di Roma, operazione che ne consentirà anche una più semplice fruizione da parte della comunità di studiosi.

Ingresso libero.

(comunicato stampa in allegato)

 

Mercoledì 19 giugno ore 16.30

PIANTE OFFICINALI E D’ORNAMENTO

Palazzo Madama – Lezioni botaniche “Primavera nel Giardino Botanico Medievale”

La grande varietà di piante utili coltivate nel Giardino Botanico Medievale ci consente di osservare portamenti, fogliami e fioriture di ogni tipo e di grande aiuto per rendere più ornamentali i nostri giardini e balconi: liquirizia e enula campana, altea e malva, saponaria e artemisia sono ingredienti di molte ricette in erboristeria e cosmetica ma occupano anche prati e aree selvatiche in molti ambienti del nostro territorio e per questo è utile prendere ispirazione sulle loro strategie di sopravvivenza e colonizzazione degli spazi.

Costo per ogni incontro: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ ogni incontro

Durata: 1 ora

Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it
Prenotazione consigliata.

 

GIOVEDI 20 GIUGNO

 

Da giovedì 20 giugno al 9 settembre 2024

TEATRI E TEATRINI. Le arti della scena tra Sette e Ottocento nelle collezioni di Palazzo Madama

Palazzo Madama – apre la nuova mostra a cura di Clelia Arnaldi di Balme

La mostra presenta una selezione di materiali relativi alla storia del teatro, fra cui diversi nuclei di disegni scenografici: dalle opere di Filippo Juvarra per il teatro del cardinale Ottoboni contenute nei primi due volumi di disegni dell’architetto messinese, ai bozzetti scenografici dei Galli da Bibiena, dei fratelli Bernardino, Fabrizio e Giuseppe Galliari, di Pietro Gonzaga e di Romolo Liverani, realizzati per opere in musica messe in scena nei teatri di Torino, Milano e Parma dal 1750 a tutto il secolo successivo.

Accanto a questi capolavori grafici sono collocati il dipinto di Giovanni Michele Graneri che ritrae l’interno del Teatro Regio di Torino con la rappresentazione del Lucio Papirio del 1752, e il ventaglio raffigurante il Teatro Regio e il Teatro Carignano con i palchi e i nomi degli occupanti nella stagione teatrale del 1780 – 1781. La mostra è anche l’occasione per esporre una selezione di scenari per teatrini di marionette del XIX secolo, giunti a Palazzo Madama grazie al legato di Mario Moretti (1984). Si tratta di una serie di quindici fondali, ancora montati sulle bacchette originali, provenienti dal teatro detto di San Martiniano in Via San Francesco d’Assisi a Torino (sito presso la chiesa dei Santi Processo e Martiniano, oggi non più esistente), dove operava la compagnia Lupi – Franco. I soggetti raffigurati erano di attualità storico-politica e patriottici, in stretta relazione con gli ideali risorgimentali, e spesso questi oggetti riproducevano opere e balli rappresentati nei teatri veri e propri, talvolta con modifiche e revisioni critiche. Le scene erano realizzate dagli stessi pittori che operavano al Teatro Regio e al Carignano: tra gli altri, Giuseppe Bertoja, Giovanni Venere, Giuseppe Maria Morgari.  In mostra saranno inoltre presentati sei fondali e un teatrino, ovvero la struttura entro cui venivano montati e conservati i teli, provvisto di aste e pennacchi lignei.

Info: https://www.palazzomadamatorino.it/it/evento/teatri-e-teatrini-le-arti-della-scena-tra-sette-e-ottocento-nelle-collezioni-di-palazzo-madama


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Percorsi di educazione finanziaria al Museo del Risparmio di Torino

 
Il Museo del Risparmio  di Via San Francesco d’Assisi 33  presenta la prima Escape Room di educazione finanziaria: sabato 15 giugno si potrà provare gratuitamente la nuova attività, diffusa lungo le sale del museo 
 
 

Nella vita quotidiana, soprattutto in questo delicato e incerto periodo e economico, dove le scelte finanziarie devono essere calibrate fino all’ultimo centesimo, la gestione del proprio denaro non è affare semplice.  In realtà, quella che potremmo definire una vera e propria ‘ educazione finanziaria’, pochissimi ne sono stati o ne sono influenzati, abituati da sempre a far gestire ” ad altri” del settore, finanze o, i più caparbi, investimenti.

A ben vedere, tuttavia, la credibilità di un professionista, non solo operatore negli ambienti economici, ma chiunque abbia obiettivi finanziari, anche minimi , nel breve o nel lungo termine, dimostrare di avere competenze finanziarie di base, supportate poi dagli approfondimenti dai professionisti del settore, rappresenta un notevole  passo per essere ” avanti” in tanti aspetti della vita lavorativa e personale; per non incappare, ad esempio, in situazioni sgradevoli determinate da disattenzione o ignoranza.

Il Museo del Risparmio, progettato e voluto dal gruppo bancario di Intesa San Paolo, nasce quindi dall’idea di creare un luogo unico, innovativo, divertente dedicato alle famiglie, agli adulti e ai bambini. Uno spazio in cui sia possibile avvicinarsi ai concetti di risparmio e investimento con linguaggio chiaro e semplice, al fine di migliorare il proprio livello di ALFABETIZZAZIONE FINANZIARIA.

È, infatti, possibile fare buone scelte finanziarie anche senza essere in grado di usare formule matematiche complesse!

L’iniziativa di sabato15 giugno ha l’obiettivo di coinvolgere famiglie e ragazzi particolarmente sensibili alle tematiche a sfondo finanziaria,  attaverso varie attivitá immersive e che si sviluppano in diverse ambientazioni, accompagnati da giochi luminosi e situazioni di interattività digitale, creati per l’occasione

Un’esperienza di gioco  coinvolgente che, per la particolare tematica trattata, trae ispirazione dalla scalata in montagna, una delle attività sportive che più di tutte riporta alla fatica nel raggiungere la vetta, metafora della pianificazione finanziaria per arrivare all’obiettivo,  la ” vetta” . I giocatori,  cioè i risparmiatori, attaverso la ricerca degli strumenti per la ” scalata” , passo dopo passo, compiono tutti i processi per accantonare, investire e, appunto, imparare a risparmiare. Per non arrivare all’obiettivo scarichi di energia, vuoti di soldi.

Interessanti anche i totem digitali a racconto dell’evoluzione della moneta sino ai giorni nostri

Il pubblico potrà provare la nuova attività sabato 15 giugno in uno dei tre turni in programma: ore 15 , ore 16 e ore 17 prenotandosi all’indirizzo mail prenotazioni@civita.art. L’attività sarà poi riprogrammata anche a luglio e, da settembre, una volta al mese.

Chiara Vannini