Cosa succede in città- Pagina 52

Fondazione Arte Moderna e Contemporanea CRT acquisisce opere ad Artissima

Con il budget più alto degli ultimi dodici anni, anche quest’anno la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha confermato di credere alle proposte delle gallerie presenti ad Artissima acquisendo, nel corso dell’edizione 2024, 10 nuove opere realizzate da 5 artiste e artisti, destinandole come sempre alla fruizione pubblica, importanti lavori di Sara Enrico, Chiara Fumai e Zhanna Kadyrova confluiranno nella collezione permanente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, mentre le opere di Guglielmo Castelli e Chantal Joffe saranno rese disponibili per le sale della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.

Le opere acquisite a favore della GAM sono:

Guglielmo Castelli

Jingle Jangle morning, 2024

Olio su tavola

50 x 40 cm

Sylvia Kouvali Gallery

Guglielmo Castelli

Of aggression and possession, 2024

Tecnica mista su tessuto

90 x 70 cm

Sylvia Kouvali Gallery

Chantal Joffe

Jay Bernard, 2021

Olio su tela

100 x 70 x 2 cm

Monica De Cardenas Gallery

Chantal Joffe

Hanya Yanagihara, 2021

Olio su tavola

61 x 46 x 4 cm

Monica De Cardenas Gallery

Da quasi 25 anni, la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ente “art oriented” della Fondazione CRT, è uno dei partner principali della fiera internazionale di Artissima, che sostiene attraverso differenti contributi, il più rilevante riferibile alla campagna acquisizioni; questo nella ferma convinzione che Artissima rappresenti per la città di Torino un’opportunità straordinaria per confermare e consolidare il proprio ruolo sulla scena internazionale. Tanto che, per questa edizione 2024, la Fondazione ha deciso di incrementare lo storico fondo destinato alle acquisizioni portandolo dai 200.000 euro dello scorso anno a 280.000 euro, investiti nell’acquisto di opere per un valore commerciale di 400.500 euro. Si tratta del budget più alto degli ultimi 12 anni per quanto riguarda le acquisizioni effettuate nell’ambito della fiera torinese.

“In occasione del trentunesimo anno di Artissima, la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha incrementato il budget destinato alle acquisizioni in fiera a 280.000 euro. Si tratta dello stanziamento più elevato degli ultimi 12 anni, un segno del nostro impegno e una conferma del sostegno che la Fondazione assicura storicamente alla fiera. Le opere acquisite sono state scelte attraverso un accurato processo di selezione, operato dal prestigioso e autorevole Comitato scientifico della Fondazione, in sinergia con i direttori e i capo curatori del Castello di Rivoli e della GAM. Le opere sono destinate ai due musei, allo scopo di arricchire le loro collezioni in coerenza con le rispettive strategie e programmazioni” commenta Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.

Presente ad Artissima per il secondo anno il Comitato Scientifico della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, rappresentato quest’anno da Hans Ulrich Obrist (Direttore artistico Serpentine Galleries, Londra), Susanne Pfeffer (Direttrice Museum MMK für Moderne Kunst, Francoforte), e Manuel Segade Lodeiro (Direttore Museo Nacional de Arte Reina Sofía, Madrid); Suhanya Raffel (Direttrice Museum M Plus, Hong Kong), e Vicente Todolì (Direttore artistico Fondazione Pirelli Hangarbicocca, Milano) hanno contributo da remoto.

In merito alle opere di Guglielmo Castelli acquisite per la GAM, la Direttrice Chiara Bertola ha dichiarato:

“Guglielmo Castelli spesso affida al piccolo formato alcune delle sue opere più intense dove lo sguardo si addentra nella rappresentazione come tra le pagine di un libro. Il mondo immaginario di Jingle Jangle Morning, sprofonda, claustrofobico, nel piccolo teatro del dipinto, trascinando la figura in una rocambolesca caduta verso l’alto. Altrettanto importante è dare conto della sua produzione extrapittorica, che spesso unisce elementi realizzati su carta – prima cifra del suo fare artistico – con materiali tessili. Of Aggression and Possession è un’opera primaria, Castelli la considera un autoritratto e l’ha posta, quasi fosse un emblema di famiglia, nei primi spazi della sua personale a Venezia, in occasione dell’ultima Biennale.

E rispetto alle opere di Chantal JoffeChantal Joffe ha rappresentato un punto di riferimento nella rinascita della pittura contemporanea italiana e internazionale degli ultimi anni. I due dipinti selezionati sono parte di una importante serie intitolata Writers con cui dà seguito alla tradizione dei ritratti d’artista. I soggetti sono autrici e autori dei quali Joffe vuole celebrare la personalità: Jay Bernard è un poeta e scrittore, vincitore del Sunday Times Young Writers Award 2020 e del Ted Hughes Award 2017, mentre Hanya Yanagihara è un’apprezzata scrittrice di romanzi ed editor”.

 

Il Grande Fiume, biodiversità tra passato e futuro

Nell’ambito della mostra Change! Ieri, oggi, domani. Il Po, Palazzo Madama presenta il progetto espositivo Il Grande Fiume, biodiversità tra passato e futuro a cura del Museo Regionale di Scienze Naturali, il settore Sviluppo Sostenibile Biodiversità e Aree naturali della Regione Piemonte e il Parco Paleontologico astigiano, in collaborazione con le Aree protette del Po piemontese, del Ticino e Lago Maggiore e del CRIP (Centro Referenza Ittiofauna Piemonte).

 

Nel tempo, numerose specie animali hanno abitato il Grande Fiume. Mentre di alcune rimane ancora traccia grazie a reperti fossili rinvenuti e ottimamente conservati, oggi sono diventate molte le specie aliene che popolano le sue acque dolci, rappresentando un pericolo per la biodiversità autoctona e una sfida per tutelare le peculiarità del Fiume Po. Sono questi – reperti fossili e fauna ittica – i temi della mostra allestita nelle sale della Piccola Guardaroba e del Gabinetto Cinese.

 

Le aree protette regionali che tutelano gran parte delle aree circostanti il Grande Fiume, rappresentano un elemento fondamentale per contrastare la frammentazione degli habitat, la perdita di biodiversità e l’invasione di specie aliene in un ambito fortemente antropizzato come quello della Pianura Padana.

Partendo dalla Piccola Guardaroba, grazie alle splendide immagini subacquee del fotografo e videomaker Mattia Nocciola, la mostra rivela il mondo sommerso delle acque dolci esponendo un piccolo spaccato della varietà di specie ittiche autoctone che popolano il Fiume Po e le minacce rappresentate dalla presenza di specie aliene invasive.

Attraverso scatti realizzati in ambiente naturale ci “immergiamo” nel fiume per scoprire un mondo di bellezza e fragilità dove la biodiversità è sempre più compromessa, anche a causa dell’emergenza climatica.

 

Proseguendo nel Gabinetto Cinese, il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e il Parco Paleontologico Astigiano presentano al pubblico esemplari fossili che documentano i cambiamenti avvenuti nella comunità degli esseri viventi che hanno abitato la Pianura Padana in epoche remote. Testimonianze di organismi che, diversi milioni di anni fa, popolavano il mare che ricopriva tutta l’attuale area Padana, tra cui il Piemonte centro-meridionale con clima subtropicale. I pesci di Pecetto di Valenza, le conchiglie della Collina di Torino e dell’Astigiano, le foglie delle antiche foreste che ricoprivano le terre emerse confermano una storia lunga milioni di anni di questi territori.

 

Questa mostra – ha sottolineato l’assessore regionale alla Cultura, Marina Chiarelli – segna un importante passo avanti per il Museo Regionale di Scienze Naturali, che non solo si conferma un punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio naturalistico, ma amplia la sua missione educativa. Oltre alle sue collezioni, già ricche e apprezzate, il museo si arricchisce di nuovi contenuti didattici pensati per un pubblico ampio e diversificato, dalle scuole agli appassionati, fino ai semplici curiosi. Si aprono così ulteriori cassetti del sapere che permettono di approfondire tematiche cruciali come la biodiversità e la sostenibilità ambientale. Questo progetto all’interno di questa nostra scatola magica rappresenta un’occasione per sensibilizzare i visitatori sul delicato equilibrio degli ecosistemi e sul valore delle nostre radici naturali e storiche. È un’offerta culturale e formativa che punta a consolidare il legame tra scienza, territorio e comunità, facendo del museo un luogo vivo, al servizio della conoscenza e della consapevolezza ambientale.

 

Da 40 anni la Regione Piemonte è impegnata nel conservare la biodiversità attraverso l’istituzione delle aree protette – ha affermato l’assessore regionale alla Biodiversità e alle Aree protette, Marco Gallo – per cui oggi vantiamo 77 tra parchi e riserve naturali e quasi 200 mila ettari di territorio tutelato. Molte di queste zone hanno come cuore pulsante un fiume, autentico concentrato di vita. La mostra sulla biodiversità del Po apre il sipario su uno degli organismi più complessi della Terra, minacciato dai cambiamenti climatici e alterazioni ambientali causate, soprattutto, dall’intervento dell’uomo. Uno degli obiettivi della Regione è favorire l’equilibrio tra ecosistemi e pressione antropica per garantire un futuro ai corsi d’acqua. Prova ne sia l’ultimo intervento da oltre un milione di euro che mette insieme otto progetti per migliore le condizioni idromorfologiche dei corsi d’acqua in diverse zone del Piemonte, puntando tra l’altro a ripristinare la vegetazione tipica, messa a rischio dalla presenza di piante alloctone invasive.

 

In seguito al momento inaugurale, venerdì 6 dicembre alle 16:00, sarà possibile seguire la conferenza “Boschi e cambiamento climatico: l’esempio virtuoso della foresta condivisa del Po piemontese” a cura dell’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese e dell‘Accademia di Agricoltura di Torino.

INFORMAZIONI

palazzomadama@fondazionetorinomusei.it  – t. 011 4433501
www.palazzomadamatorino.it

 

ORARI: lunedì e da mercoledì a domenica: 10 – 18. Martedì chiuso.

Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.

 

BIGLIETTI: incluso nel biglietto di ingresso al museo: intero € 10 | ridotto € 8.

Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card.

 

Indovina chi viene a teatro? Rocco Siffredi!

Assaporato il successo torinese di “Rocky” (che verrà di certo consolidato nella tournée che porterà lo spettacolo sino ad aprile per l’Italia, toccando Trieste e Milano e Roma, Bari e Bologna e Napoli tra le varie piazze), ospitati “La sposa cadavere”, titolo caro a Tim Burton, il Woody Allen di “Central Park West”, dove l’autore americano ancora una volta costruisce dialoghi scintillanti e battute fulminanti per tratteggiare e portare in scena cinquantenni in preda a tradimenti sentimentali e “Dio è una signora di mezza età” dove la protagonista Emanuela Grimalda si chiede senza posa “ma se il Diavolo veste Prada, Dio cosa si deve mettere”, Fabrizio Di Fiore Entertainment elenca nelle sale dell’Alfieri e del Gioiello in questo inizio di novembre titoli che non potranno che riscuotere da parte del pubblico, ancora un sicurissimo successo.

Sabato 2 novembre (ore 19,30) e domenica 3 (ore 16,00) Andrea Rizzolini esplora con Th!nk” (fidatevi, nessun refuso, la scrittura esatta è proprio questa!) al Gioiello – grazie al suo stile unico che fonde momenti di teatro, letteratura e filosofia, a illusioni perfettamente congeniate – i limiti di una forma d’arte come oggi è inteso il mentalismo, ormai diventato tanto popolare quanto troppe volte frainteso. Uno spettacolo che ti tiene con il fiato sospeso e l’attenzione posta in guardia ad ogni istante, uno spettacolo dove non è più così ovvio che cosa è reale e che cosa non lo è. Negli stessi giorni, nella sala di piazza Solferino (con orari 15,30 e 19,30 il sabato e 15,30 la domenica), grandi brani con “Broadway Celebration”, appuntamenti imperdibili per quanti vogliono riascoltare i più grandi successi dei musical d’oltreoceano, i brani più famosi tratti da “Rocky Horror Show” a “Rent” e “Jesus Christ Superstar”, da “Mamma Mia!” a “Sister Act” e “Matilda”, da “Les Misérables”a “Cats” a “Hair”, da “Hairspray” a “Grease”, da “Evita” a “The Phantom of the Opera”. Per tutte le memorie e per tutti i gusti. Otto performer che compongono la sezione dei solisti, un’orchestra d’eccezione e, per la tappa torinese, il supporto di oltre 300 coristi. La regia è affidata a Melina Pellicano, ad Alex Negro il compito di dirigere questo enorme cast.

E poi, lunedì 4 alle ore 21, sul palcoscenico dell’Alfieri, Ladies (moltissime) and Gentlemen (parecchi, tutti lì a tentare di carpire qualche segreto) a riempire per “Siffredi racconta Rocco”, produce con gran fiuto Paolo Ruffini e dirige con leggerezza (si spera) Paolo Ruffini. Ospite d’onore, la consorte diletta Rózsa Tassi, nome d’arte – si diceva un tempo, a nascondere un’anagrafe non troppo ingentilita: per cui Maria Luisa Ceciarelli divenne Monica Vitti, Valeria Abbruzzetti Valeria Moriconi o Carolina Mignone la leggendaria quanto principesca Milly e quanto era brutto Rosa Antonia Falzacappa invece di Rossella Falk -, agghindato e esterizzato a ricoprire un più comune Rosa Caracciolo. Anche Rocco Siffredi nasconde il passato di Rocco Antonio Tano, sessantenne, ormai, di Ortona, un tempo catturato dal bell’Alain Delon che in “Borsalino” si era beccato appunto il nome di Roch Siffredi. Lui, una vita trascorsa tra porno e una pausa da modello, abituato a pagare le bollette di casa dando smoderata fiducia e attività a piene mani, senza scioperi o casse integrazione, a una fisicità amatoria che per decenni non ha conosciuto limiti, non fosse per l’appoggio incondizionato di papà Gennaro e mamma Carmela, felice di conquistarsi l’appellativo in terra madre di “colosso di Ortona” per ovvi motivi. Lui che ha viaggiato tra Riccardo Schicchi e Moana, che s’è messo felicemente sulla scia di Gabriel Pontello e di John Holmes, lui che ha vinto sul terreno del porno premi che stanno allo stesso livello degli Oscar (quando si parla di performances e doti interpretative!) e ha dato fiato alle trombe con la sua casa di produzione, che ha per un paio di volte interrotto l’attività per trovarsi con molta serietà altri gusti, interessi, indirizzi affidandosi alle qualità registiche, affatto trascurabili, della francese Catherine Breillat – oddio, eravamo sempre da quelle parti ma cercando qualche chilo in più di gusto e qualche riga in più di sceneggiatura: i titoli comunque erano “Romance” e “Pornocrazia” -, motivo non ultimo i figli che crescevano e che dovevano ricordare un padre che porno era stato in passato ma che ne stava uscendo e, senza rinnegare nulla, porno non era più. “Lunga promessa ecc”, avrebbe scritto dagli inferi padre Dante.

Lui che sente serpeggiare una crisi religiosa e sogna ad un tratto ogni rispetto per Rózsa e una vita votata alla monogamia, lui che si vede con il viso di Alessandro Borghi in “Supersex” che è la sua vita e tutto il suo credo, lui che otto anni fa ha costruito, con l’intera family, una serie che quotidianamente raccontava il suo nido familiare, “Casa Siffredi” che fa tanto Vianello e Mondaini ma con qualche fuoco e vibrazione in più, lui che s’è costruito un piccolo impero, da 215 milioni di dollari si vocifera, con una casa a Budapest con elicottero in giardino e una catena di ristoranti e una personalissima linea di moda e altro ancora, sennò come fai a vivere? Lui che, per la serie “anche i porno hanno un cuore”, s’è mostrato in lacrime davanti alla platea televisiva di più che mezza Italia, lo scorso anno – tutto padre e nulla porno – rimirando le gesta del giovane figlio Lorenzo a “Ballando”, sotto l’occhio complice della Carlucci, con il fine di lasciare sconcertata la cuoredipietra Lucarelli, caustica e feroce in ben altri numerosi momenti. Quella sera il monumento è riuscito completo. Un quadretto di vita e impresa familiare: ma che farà alle 21 di lunedì 4 novembre, sul palcoscenico dell’Alfieri? Ci vediamo a teatro.

e.rb.

Nelle immagini: la locandina di “Rocco racconta Siffredi” e Rocco Siffredi con la moglie Rózsa Tassi; una scena d’insieme di “Broadway Celebration”.

Ritorna Umbertissima alla sua seconda edizione nella galleria Umberto I

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Due giorni di arte, moda, design, musica e letteratura

Venerdì 1 e sabato 2 novembre, in concomitanza con il weekend dell’arte, la galleria Umberto I, ex ospedale di via della Basilica, a Torino, ospiterà per il secondo anno consecutivo la rassegna d’arte Umbertissima. Si tratta di due lunghe serate organizzate da JK’s Gallery e Cristinai & Co, dedicate ad arte, fotografia e design, moda, talk, musica classica, elettronica e jazz. Venerdì prenderà il via la rassegna alle 18 con le mostre “I Love You, Fuck You! Dedicated to…”, “Gallery friends”, “Galerie des Refusès”, “Gallery Face”, set fotografico e shooting di Gianni Oliva e Michele Rubino, “Fai un salto in galleria”, fotografie di Michele d’Ottavio. Alle 19.30, alla JK’s Gallery si aprirà uno spazio dedicato ai libri, che avrà un appuntamento importante alle 21 con “Boom del bookparty-quando la lettura diventa gesto sociale” con Abracabook. Sabato 2 novembre, alle 19.30, al fianco delle presentazioni librarie, ci saranno le performance di moda, che vedono in scaletta Cristina Pistoletto Parade, “Instant Collage Composition”, performance dell’artista, danzatrice, creatrice di moda Samanta Lai, in collaborazione con Belfiore Danza Contemporanea. L’atmosfera di Umbertissima sarà accompagnata da una colonna sonora composta da musicisti Jazz di musica classica e di set di Franco B.E. Non mancherà l’arte anche sotto forma di luci d’artista, in quanto la galleria accoglie la luce d’artista di Marco Gastini dal titolo “L’energia che unisce si espande nel blu”. 

Mara Martellotta 

Foto: Museo Torino

APART FAIR 2024, l’annuale appuntamento torinese con l’arte e l’antiquariato

Alla Promotrice di Belle Arti la mostra – evento visitabile sino al 3 Novembre

Quando il parco torinese del Valentino, unico per fascino e bellezza, si tinge dei colori e dell’incanto dell’autunno, la prestigiosa e storica Palazzina Promotrice di Belle Arti, di cui è presidente Giovanni Prelle Forneris, apre i suoi battenti all’ importante mostra d’arte ed antiquariato APART – Art and Antiques Fair,  che come ogni anno è l’apripista che introduce nella settimana torinese dedicata alle arti.

Giunta quest’anno alla sua ottava edizione, questa mostra prima per importanza nel mondo dell’antiquariato in Piemonte, visitabile dal 30 Ottobre al 3 Novembre, è diventata ormai un appuntamento molto atteso dagli operatori del settore e da un pubblico fedele, appassionato ed attento. Sono quaranta gli espositori che con le opere in mostra accompagnano il visitatore in un viaggio nell’arte attraverso i secoli in un accattivante percorso tra epoche e luoghi che dialogano tra loro con una varietà di stili che interessano i tre grandi continenti, Europa, Asia, America.

Sono tutte interessanti le offerte che vanno dall’archeologia al design contemporaneo con proposte che raccontano di terre e di culture diverse tra loro ma pur sempre compatibili se vissute attraverso il vocabolario dell’arte che parla una lingua che tutti conoscono, quello della bellezza. Per poter offrire al visitatore ed al mondo dei collezionisti una garanzia che sia anche sinonimo di certezza e di correttezza di attribuzioni, come per ogni edizione passata, l’Associazione Piemontese Antiquari che organizza l’evento, si avvale della presenza e del grande lavoro del Comitato scientifico della F.I.M.A, Federazione Italiana Mercanti d’Arte di cui è presidente Fabrizio Pedrazzini, con un gruppo di esperti che esaminano ogni singola opera presente in mostra, assicurandone e garantendone l’autenticità. Il “vetting” delle opere esposte  sottolinea il grande impegno degli organizzatori aderenti all’A.P.A. di cui è presidente il gallerista Aldo Ajassa in collaborazione con ASCOM Confcommercio Torino e Provincia, sotto la presidenza di Maria Luisa Coppa, con il Patrocinio della Città di Torino e della Regione Piemonte.

Nelle sale dei due piani della Palazzina l’offerta si sviluppa tra quadri importanti quali il “ Ritratto della signora Martinez de Hoz ”di Giovanni Boldini dei primi anni del 900, il “ Ritratto di Margherita de’ Medici Farnese “ di Justus Sustermans databile al 1639, lo stupendo liberty delle lampade di Emile Gallè, un interessante arazzo norvegese di metà Ottocento, sino a collezioni di tappeti, pregevoli mobili d’epoca, gioielli antichi ma anche soggetti più attuali quali i rari manifesti cinematografici degli anni 30 e 40 sul tema dei film di Sherlock Holmes. Nel salone centrale, come per ogni edizione, campeggia un’opera che si può definire l’ospite dell’anno.

Grazie alla collaborazione con la Galleria Lunetta 11 è presente un dipinto di grandi dimensioni del giovane artista Ismaele Nones che nelle sue opere si avvale di suggestioni catturate dal vasto mondo della letteratura, della storia dell’arte tra sacro e profano, con soggetti sempre essenziali e quasi geometrici destrutturando le barriere tra passato e presente e legando forme antiche a concetti moderni.

“ In questa lettura – sono parole dell’artista – nascono i miei lavori con l’intenzione di lasciare libere le emozioni di chi li osserva “. Anche per questa edizione è stato istituito un contest fotografico aperto ai giovani studenti dei corsi di fotografia in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design IED e con il quotidiano La Repubblica. Nutrito e di grande interesse il calendario di incontri quotidiani dedicati al vasto mondo dell’arte e dell’antiquariato con la presenza di studiosi e storici d’arte in collaborazione con il Museo Egizio.

Duemila anni di storia presenti quindi in un viaggio tra cultura e bellezza che puntualmente ogni anno il visitatore sa di poter incontrare in questo evento d’eccellenza che coniuga il lavoro e l’impegno svolto nell’arco dell’anno dagli antiquari presenti al fascino ed all’accoglienza di un angolo unico di Torino, ricco di storia e sempre di grande impatto.

Patrizia Foresto

                                                         

La Gipsoteca torinese Mondazzi ospita l’urban artist Etnik

Dal 1 al 3 novembre la Gipsoteca torinese Mondazzi ospiterà l’urban artist Etnik e sarà teatro di “Un/classic/, l’ultima innovativa mostra di Etnik. Questa esposizione, nata dalla collaborazione con Square 23 Gallery, galleria con la quale l’artista lavora da anni) si configura come un’operazione espositiva di rottura, un esperimento che decostruisce il concetto stesso di esposizione scultorea, collocandosi al confine tra classico e contemporaneo.

Inserita nel contesto di una gipsoteca, simbolo della tradizione scultorea classica, la mostra crea un ponte tra passato e presente, mettendo in dialogo forme e materiali classici con l’estetica urbana contemporanea di Etnik. Le sue opere nascono da una sintesi tra texture e geometrie urbane, risultato di oltre trent’anni di carriera pittorica.

Negli ultimi venti anni ha applicato e affiancato a questo percorso un’esplorazione scultorea e installativa raramente esibita.

‘Un/classic’ rappresenta una delle prime mostre di sola scultura nel mondo dell’arte urbana, offrendo una sinergia perfetta tra le opere classiche custodite nella gipsoteca e le creazioni innovative di Etnik.

L’artista con questa mostra offre una riflessione critica e visivamente potente sul mondo contemporaneo, in cui classico ed urbano si fondono in una nuova e originale visione estetica, creando sinergia attraverso l’incontro inedito dei due mondi del passato e del presente. L’inaugurazione si terrà il 1 novembre alle ore 18 e sarà arricchita dalla performance live del collettivo Pso e dal video mapping di Luca Torakiki. Capaci di trasformare lo spazio espositivo in un’esperienza sensitiva multisensoriale.

Etnik è un artista italiano di origini svedesi, noto a livello internazionale per i suoi murales su larga scala. Nasce negli anni Novanta come writer e ha evoluto il suo stile sviluppando un linguaggio personale che combina architetture urbano e geometrie astratte. Il tema del dualismo, centrale nella sua produzione, mette in relazione l’ambiente urbano e gli elementi naturali, riflettendo il precario equilibrio tra questi due mondi. Le sue opere scultoree, cosiccome i suoi murales, si presentano come un’analisi critica della città e dei suoi contrasti, offrendo una doppia chiave di lettura che varia in base all’osservatore. La sua arte, sia su tela, sia scultorea, su larga scala, si distingue per la sua continua ricerca di nuove forme di espressione, senza mai abbandonare le sue radici urbane.

Gipsoteca Mondazzi, via Orvieto 20/A

Orari:1 novembre dalle 18 alle 21, 2 e 3 novembre dalle 16 alle 20

 

Mara Martellotta

 

 

 

Waltzing with Brando, scritto e diretto da Bill Fishman, in anteprima mondiale al 42TFF

Il regista Bill Fishman e il protagonista Billy Zane presenteranno il film in anteprima mondiale al Torino Film Festival

Waltzing with Brando, scritto e diretto da Bill Fishman, sarà presentato in anteprima mondiale al 42TFF in occasione della cerimonia di premiazione di sabato 30 novembre. Insieme al regista, sarà presente il protagonista Billy Zane che interpreta, con una stupefacente e totale immedesimazione, l’iconica star Marlon Brando.
Il film, che si svolge principalmente tra il 1969 e il 1974, mentre Brando si prepara per i suoi memorabili ruoli ne Il Padrino e Ultimo tango a Parigi, è tratto dall’omonimo libro di memorie di Bernard Judge ed è interpretato, insieme a Zane, da Jon Heder (Napoleon Dynamite, Blades of Glory) con la partecipazione del Premio Oscar Richard Dreyfuss.
Uno dei titoli più attesi e richiesti nei mercati internazionali degli ultimi mesi, Waltzing with Brando segna l’epilogo ideale per il Torino Film Festival, che dedica proprio a Marlon Brando una grande retrospettiva per celebrare il centenario della sua nascita.
Billy Zane
Attore e doppiatore statunitense, dal suo esordio in Ritorno al futuro di Zemeckis ha preso parte a numerose pellicole di grande successo, come Ore 10: calma piatta al fianco di Nicole Kidman, Orlando con Tilda Swinton, Titanic nel ruolo del celebre antagonista, ai più recenti Samson e The Great War.
Bill Fishman
Regista indipendente, nella sua carriera ha diretto e prodotto numerosi film, titoli cult come Tapeheads e Car 54, oltre a pluripremiati video musicali. Tra le sue produzioni di maggiore rilievo: Posse, Underdogs, Odd Man Rush e Forgiveness.
Sinossi di Waltzing with Brando
La storia poco conosciuta e assolutamente vera che racconta di come Marlon Brando convinse l’architetto Bernard “Bernie” Judge che insieme avrebbero potuto costruire il primo rifugio ecologicamente perfetto del mondo su una minuscola e inabitabile isola di Tahiti. Brando credeva che questo grande esperimento ecologico avrebbe ispirato il mondo a un futuro migliore e più sostenibile. Così Bernie, il pratico risolutore di problemi, e Brando, il lunatico sognatore, iniziano un’incredibile avventura e lungo il percorso diventano improbabili amici. Ma questo sogno si realizzerà mai?

THE OTHERS, 50 espositori e 7 premi nella nuova location dell’Ilo

IL MONDO: L’ARTE COME VIAGGIO. TRA LIVE PERFORMANCE, PREMI, ARENA TALK, PROGETTI SPECIALI E FOCUS SULL’ARTE AL FEMMINILE

 

XIII edizione 31 ottobre – 3 novembre 2024 International Training Centre of the ILO
viale Maestri del Lavoro, 10 – Torino  www.theothersartfair.com

 

Immagine guida 2024 ‘Il Mondo’ realizzata dall’illustratrice Elisa Talentino

Un ricco collateral program: Live Performance e Arena Talk 

 

 

 

 Sarà l’evento di performing art ad inaugurare il 31 ottobre alle ore 16 la XIII edizione di The Others Art Fair. La fiera d’arte indipendente – ideata da Roberto Casiraghi Paola Rampini, con la direzione artistica di Lorenzo Bruni – aprirà le porte del Centro Internazionale di Formazione dell’ILO – Organizzazione Internazionale del Lavoro fino al 3 novembrecoinvolgendo il pubblico in una live performance a cura dell’Accademia di Belle Arti di Vienna dal titolo ‘Award’ che vedrà protagonisti gli studenti Larissa F. Zekl, Nora Köhler, Leonie Bramberger.

 

The Others 2024 proporrà infatti un percorso alla scoperta dei linguaggi dell’arte contemporanea ed emergente non solo attraverso le opere esposte ma anche grazie a un ricco programma collaterale che si dipanerà tra performance, talk e progetti speciali, per celebrare l’arte come viaggio, come punto d’inizio e punto d’arrivo. Al centro di tutto, il ‘Mondo’, reinterpretato nel manifesto di questa edizione dall’illustratrice Elisa Talentino, come principio di armonia cosmica e connessione con l’universo.

 

Con la XIII edizione, la Fiera amplifica inoltre la sua vocazione ‘nomade’, eclettica e internazionale approdando in un’area extraterritoriale a Torino, simbolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e Centro Internazionale d’eccellenza nella formazione continua, punto di riferimento a Torino per studenti, professionisti, diplomatici e politici provenienti da tutto il mondo, oltreché vero crocevia di multiculturalità e inclusività.

Un ambiente cosmopolita, dinamico, vivace e creativo, che quotidianamente mescola storie, incontri e competenze all’avanguardia e che riflette a pieno l’identità di The Others, da sempre in ascolto verso un sistema dell’arte in continuo cambiamento.

 

Sono infatti 50 gli espositori di questa edizione, provenienti da tutta Italia e dal mondo, tra cui Argentina, FinlandiaLituania, Slovacchia, Spagna e Perù. La Fiera aprirà al pubblico le porte di questa sede unica per quattro giorni e accompagnerà i visitatori in un vero viaggio alla scoperta del lavoro di artisti affermati e talenti emergenti, tra linguaggi, generazioni e provenienze differenti.

 

I TEMI DELLA XIII EDIZIONE

Il tema del viaggio rappresenta infatti il fil rouge di questa edizione e abbraccerà molti dei progetti che saranno proposti in Fiera. Come mostra la galleria solocontemporaneo di Buenos Aires, attraverso i lavori di cinque artiste argentine “nomadi” che nel loro peregrinare sono entrate in contatto con culture e sensibilità diverse. Le opere dell’artista Vero Murphy, ad esempio, sviluppano il concetto delle culture ibride e della memoria, gli oli e gli acquerelli di Silvia Salvagno esplorano i temi del cambiamento costante e della fragilità della vita, Sandra Botner porta avanti la sua ricerca attraverso la commistione di linguaggi, dalla video arte alle performance artistiche, così come le installazioni di Valeria Yamamoto traggono ispirazione dallo studio delle forme organiche che si trovano nella natura che ci circonda e i dipinti di Karina Chechik approfondiscono inoltre la relazione tra l’uomo e l’ambiente, con paesaggi che simboleggiano sia punti di origine che di destinazione.

La ricerca sul tema del viaggio viene affrontata anche da Almach Art Gallery che presenta le opere di Anna Pennati in dialogo con gli autori emergenti di Youngarthunters con cui condividerà lo stesso spazio, in un progetto espositivo ispirato proprio al senso dell’esplorazione. Artista di grande esperienza, Anna Pennati porta l’astrattismo ad un livello visivo e sonoro, fungendo da chiave di comprensione per l’inizio del tragitto. In parallelo, ogni artista emergente ha concentrato la sua esperienza culturale nelle proprie pitture, sculture e installazioni dove protagonisti sono i tratteggi labirintici di Ylenia Pigozzo, in arte Ipsilonpi, le figure preistoriche sottomarine con sculture e delicate pitture ad olio di Liubov Bochkova, i dipinti surreali di tinture armoniose e luoghi sospesi di Martyna Pietrasik e le figure femminili di Mauro Valsecchi in viaggio attraverso architetture organiche che richiamano le ‘Città Invisibili’ di Italo Calvino, ricordando a chi le osserva la monocromia incisoria delle stampe d’autore.

L’idea di completezza espressa dall’immagine guida di The Others è ad esempio interpretata dallo spazio espositivo ARTbite Project di Nicoletta Rusconi, che presenta ‘All-Around’ con i lavori di Arjan Shahaj (Patos, Albania, 1989), neo finalista del premio Cairo, e di Jaime Poblete (Santiago del Cile, 1981), reduce dalla collaborazione con la maison Gucci. Il titolo ‘All-Around’ allude alla forma scelta dagli artisti per le due opere in mostra, simbolo di circolarità e unione tra tecniche, popoli e ambiente.

Al tema della libertà e del coraggio sono dedicati anche numerosi progetti, a cominciare da quelli presentati dalla galleria Area/B che parlano della volontà di vivere secondo i propri desideri senza imposizioni esterne. Nei dipinti di Antonio Bardino, ad esempio, non vengono rappresentate piante curate e ‘dominate’ dall’uomo, ma l’artista ritrae gli elementi vegetali in modo lussureggiante, metafore del senso di libertà e della lotta contro le avversità del mondo. Nei lavori di Irena Balia troviamo riferimenti a canzoni, poesie, eventi quotidiani che indagano la costante ricerca di bellezza, il desiderio di restare per sempre giovani, in una società che non accetta l’invecchiamento. E così anche Loredana Galante, che utilizzando l’arte del ricamo per riflettere sulla contemporaneità, prova a smantellare i pregiudizi sul corpo femminile ritraendo in una serie di ricami donne nude, orgogliose del proprio corpo e che lo mostrano senza vergogna.

L’edizione 2024 di The Others Art Fair si arricchisce inoltre di progetti speciali e di un ricco collateral program, suddiviso tra performance e talk, pensati per approfondire i temi più innovativi e attuali nel panorama artistico contemporaneo e rendere l’esperienza dell’arte sempre più partecipata. Attraverso l’intervento degli ospiti fra esperti, artisti e professionisti del settore, gli incontri offriranno al pubblico un’opportunità unica per esplorare le connessioni tra arte, cultura, mercato e società. 

 

 

GLI APPUNTAMENTI DEL COLLATERAL PROGRAM

 

1. L’ARENA TALK

Il programma di talk e incontri, curato dalla consulente d’arte digital content creator Elisabetta Roncati @artnomademilan, si apre venerdì 1° novembre alle ore 15.30 con un appuntamento dedicato a The Glorious Mothers, un gruppo aperto di discussione e confronto tra madri artiste, che riflette sul tema della maternità nell’ambito delle arti visive, cercando di andare oltre stereotipi, canoni precostituiti, pregiudizi e preconcetti legati all’istituzione familiare etero normata.
Ne parlerà Miriam Secco, componente di The Glorious Mothers, insieme a Lýdia Pribišová, tra le curatrici di The Others, in un dialogo che affronterà l’esperienza genitoriale estesa alla ricerca artistica.

Ancora venerdì, l’Arena dei Talk proporrà alle 17.30 un’analisi approfondita del settore artistico in Asia in cui degli specialisti esamineranno le dinamiche del collezionismo e le tendenze emergenti in paesi chiave come Cina, Giappone e Corea del Sud. Un’opportunità unica per scoprire i trend del collezionismo asiatico e il crescente impatto degli artisti emergenti del continente nel contesto globale.

Nell’ambito della XIII edizione ci sarà anche spazio per un incontro fra arte, scienza e narrazione attraverso la presentazione del volume “Adriatico, Mare d’Inverno” (Artem edizioni, 2024), ideato e curato da Cristiana Colli, che sarà presentato al pubblico sabato 2 novembre dalle 15.30 alle 16.30 nell’Arena Talk di The Others. Ospiti dell’incontro, oltre all’ideatrice e curatrice, anche Maria Virelli dell’Agenzia Spaziale Italiana e l’architetto e designer Mario Cucinella. ‘Adriatico. Mare d’inverno’ è un progetto corale di architetti, scienziati, sociologi, artisti, scrittori, geografi, giornalisti, filosofi, navigatori, teologi. Una narrazione estesa e multidisciplinare, attraverso 11 tematismi, 7 regioni, 6 città col porto, 21 piccole capitali, centinaia di storie dietro le superfici e 38 autori che raccontano il rapporto irriducibile con l’acqua.

Sempre sabato, la trasformazione digitale in ambito collezionistico sarà al centro della conferenza delle 17.30 che vedrà partecipare anche Collecto, una start-up innovativa che propone un sistema di frazionamento delle opere d’arte. Si discuterà di come si possa democratizzare l’arte rendendo i collectibles più accessibili e introducendo nuove modalità di investimento.

Domenica 3 novembre, nell’ultima giornata di apertura, si terrà un evento speciale alle 15.30, il Collectors Summit, che aprirà le porte a un pubblico curioso di scoprire le pratiche e le strategie sottostanti il settore artistico. Collezionisti esperti offriranno una visione esclusiva su come determinate decisioni influenzino il panorama dell’arte contemporanea, rivelando alcune delle dinamiche di acquisto e scambio.

Infine, il misterioso mondo dei tarocchi e la sua ricca simbologia che che verrà  esplorata nell’ambito di un talk alle ore 17.30 che ne svelerà il legame con l’arte contemporanea. Un viaggio affascinante attraverso la storia e la cultura con un focus su figure quali Alejandro Jodorowsky per far comprendere al pubblico come i tarocchi possano fornire chiavi di lettura della società moderna.

Ancora una volta The Others 2024 cercherà di stimolare un dialogo profondo e critico, invitando il pubblico a riflettere sulle sfide e le opportunità che l’arte contemporanea affronta nel contesto attuale.

2. LE LIVE PERFORMANCE 

La XIII edizione di The Others è costellata anche quest’anno da una serie di appuntamenti esclusivi con l’arte performativa, pensati per stimolare una riflessione sulla commistione tra diversi linguaggi artistici e per far vivere al pubblico un’esperienza più immersiva del processo creativo. A cominciare dalle performance che vedranno protagonisti gli studenti dell’Accademia di Belle Arti e Design di Bratislava e dell’Accademia di Belle Arti di Vienna. Gli allievi mostreranno il loro lavoro all’inaugurazione alle ore 16 e per tutta la durata di The Others, presentando un ampio spettro di performance sia collaborative che solistiche, ognuna delle quali offrirà un’espressione creativa unica. La diversità degli approcci artistici emergerà sia nello stile che nel tema, mentre gli studenti esploreranno l‘identità, la memoria e il rapporto uomo-ambiente. Fondendo suono, movimento e arte visiva, si spingeranno oltre i confini della performance tradizionale, creando esperienze multidimensionali e offrendo uno spazio di connessione tra artisti e visitatori.

A coinvolgere i visitatori di The Others in momenti di live performing art anche alcune delle gallerie e degli espositori presenti in Fiera. L’artista Anto (Antonella Mellini), presentata da Artagora, inviterà il pubblico a partecipare attivamente, scrivendo messaggi segreti sui pezzi disposti a terra, che verranno poi uniti a formare l’opera collettiva “Menhir”Verónica Penagos, proposta dalla galleria Bloc Art, presenterà il ‘Fire Portal, un lungo velo, ispirato dalle forme dell’organo della vulva, che scivolerà tra le stanze di The Others e che il pubblico potrà attraversare come simbolo di nuova nascita. Infine, il pubblico sarà invitato a interagire con i “Corpi intessuti” di Fabio Cipolla, ovvero ‘mattoni’ di cemento ricoperti di lana, e con i melograni di Annamaria Nicolussi Principe, artisti presentati dalla galleria Febo e Dafne.

Flashback Art Fair dedicata all’“equilibrio”

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Con la partecipazione di importanti Gallerie nazionali e internazionali, la XII edizione della “Fiera” torinese

Dal 31 ottobre al 3 novembre

“L’uomo, dignitosamente vestito, cammina in punta di piedi su una fune ricercando l’equilibrio. Riuscirà a raggiungere il suo traguardo?”. Dove, per “traguardo” intendesi la capacità di “restare in bilico” (e anche trovare una qualche parvenza di “logica” e “convivenza”)  fra le molte diseguaglianze e precarietà del vivere quotidiano. Sforzo non da poco cui fa riferimento quest’anno l’immagine guida, “Italians no longer have work”, realizzata dall’artista leccese Sandro Mele per accompagnare il tema “Equilibrium?” su cui si articola la XII edizione di “Flashback Art Fair”, che si terrà da giovedì 31 ottobre a domenica 3 novembre negli spazi di “Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee” di corso Giovanni Lanza 75, a Torino. Una quarantina le Gallerie, internazionali e nazionali, partecipanti su una superficie di 20mila metri quadrati, un tempo brefotrofio e dal 2022 diventati, sotto la direzione di Alessandro Bulgini, luogo di ricerca e sperimentazione fra i più interessanti e innovativi per la città.

 “Questa dodicesima edizione della ‘Fiera’ – spiegano in proposito le direttrici Ginevra Pucci e Stefania Poddighe – non vuole dare risposte, ma sollevare domande”. Tenendo ben presente che “in ambito artistico, la presenza del disequilibrio sembra inevitabile, tanto da suggerire che nella dialettica dell’arte, così come nella vita, l’instabilità è parte integrante dell’esperienza umana”. Concetto con cui, per l’appunto, s’hanno oggi da fare i conti “vagolando” lungo i corridoi di “Flashback Habitat”, dove nelle opere esposte scopri mondi e linguaggi “simili” e altri in totale intrigante “antinomia”. Una ragione in più per accostare la totalità del mondo artistico d’ogni tempo e luogo. Scene di vita e di morte: da un lato“La Danza nuziale” (1566), caotica e gioiosa di Pieter Bruegel il Vecchio (De Jonckheere Gallery – Ginevra), dall’altro, il “Trionfo della Morte” (1944) di Franco Gentilin(Aleandri Arte Moderna – Roma) personificata da uno scheletro che marcia al ritmo della festa.

Non meno diversa l’interpretazione della donna: dalle novecentesche opere di Emilia Palomba e Maria Lai (Mancaspazio – Nuoro), con figure maestose e monumentali pur immerse nel lavoro e nella vita quotidiana dei vicoli sardi, alla magnificenza e sontuosità della seicentesca “Maddalena in estasi” di Franco Guerrieri (Galleria Giamblanco – Torino), fino all’erotica e sensuale immagine dell’“Odalisca” (1865-’70) di Hayez (Bottegantica – Milano) ed all’inedito gruppo scultoreo della “Madonna seduta in trono con il Bambino” (Flavio Pozzallo – Oulx Torino). Dissonanze e ancora dissonanze. Anche sul tema della “circolarità della forma” che vede contrapposti i “Tondi e altri” (1985-’87) di Emilio Vedova e il “Cemento” di grande formato creato appositamente per la Fiera da Arcangelo Sassolino, classe ’67, origini vicentine.

E ancora, “L’Arte contro i tiranni” (Galleria Aleandri Arte Moderna – Roma) con tre disegni antinazisti di Renato Guttuso, di cui due pubblicati sulla prima pagina de “L’Unità” ed un altro raffigurante partigiani della “Brigata Garibaldi” di un giovanissimo Pietro Consagra. In questo lungo percorso artistico, dove il visitatore è chiamato a riflettere sul concetto di “equilibrio”, emerge in modo distinto il contrapporsi della visione bucolica e serena del “Rinascimento” e del “Cinquecento Fiammingo” con la prospettiva dinamica e frammentata del “Futurismo” di Giacomo Balla; così come del gusto per l’ordinata “geometria” di Giulio Paolini (Galleria In Arco – Torino) con gli impulsi primordiali di Giuseppe Pisani (Galleria Carlo Orsi –Milano) e di Cristiano Carotti (Contemporary Cluster – Roma). E infine l’iperrealismo “dalle tinte oniriche” di Alfredo Serri in “Armonica e Ocarina” (Galleria Open Art – Prato) dialogante con l’astrattismo della “Natura morta” di Lucio Fontana (NP Art Lab – Padova). E, per rimescolare ancora di più le carte, in rassegna troviamo anche  preziosi e antichi tappeti persiani (Mirco Cattai Fine Art & Antique Rugs – Milano) e gli “anti-tessili” di Sadley (Małgorzata Ciacek Gallery – Varsavia), “feticci” fatti di reti intrecciate con legno e metallo, d’ispirazione “totemica e magica”. Il Bianco e il Nero. Il Tutto e il Contrario di Tutto. Appunto “Equilibrium?”“Equilibrio e disequilibrio – concludono gli organizzatori- sono concetti fondamentali che possono arricchire o depauperare la vita di ognuno: l’arte ha il potere di risvegliare e sensibilizzare gli animi”.

Gianni Milani

“Flashback Art Fair”

Flashback Habitat, corso Giovanni Lanza 75, Torino; tel.339/6455301 o www.flashback.to.it

Fino al 3 novembre

Orari: giov. 18/22 – dal ven. alla dom. 11/22

Nelle foto: Sandro Mele “Equilibrium?”; Pieter Brueghel “La Danza nuziale”, 1556; Renato Guttuso “China su carta con appunti a matita”, 1944; Giulio Paolini “Senza titolo”, 2015

Al teatro Carignano l’omaggio di Paolo Fresu a Miles Davis

‘Kind of Miles’ è il titolo che Paolo Fresu ha voluto dare al concerto dedicato a Miles Davis, tratto dal capolavoro che il trombettista di Alton, in Missouri, compose nel 1959, “Kind of blue”.

Martedì 29 ottobre, alle ore 19,30, andrà in scena al teatro Carignano, con replica fino a domenica 3 novembre, “Kind of Miles’ interpretato da Paolo Fresu per la regia di Andrea Bernard. Lo spettacolo è un’opera musicale e teatrale che evoca l’universo creativo di Miles Davis. In scena con Fresu una formazione musicale composta da Bebo Ferra (chitarra elettrica), Dino Rubino ( pianoforte e Fender Rhodes electric piano), Marco Bardoscia (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Christian Mayer (batteria), Filippo Vignato (trombone) e Federico Malaman ( basso elettrico).

‘Kind of Miles’ di Paolo Fresu è un’opera musicale e teatrale che evoca l’universo creativo e visionario dell’immenso musicista scomparso nel 1991. L’intento è quello di ricostruire la vita e la musica di un artista che ha segnato il Novecento attraverso la voce narrante di un unico attore/autore attraverso il suo universo sonoro e le sue relazioni artistiche e umane. La formazione musicale è composta da diverse personalità e strumenti, acustici e elettrici, che hanno segnato il suo percorso discografico e live sotto il profilo del suono e della ricerca.

Miles Davis è un artista mitico per antonomasia, un uomo capace di raccontare una storia recente che va al di là del jazz e della musica e la cui personalità marcata appare prepotentemente, non solo attraverso la sua tromba, ma anche negli occhi scavati e profondi e nel viso scavato degli ultimi anni che inchiodano lo sguardo e nelle mani rugose che hanno toccato il cuore. A noi del presente non ha solo lasciato un’icona, ma un soffio che è carezza e graffio. L’intento di ‘Kind of Miles’ è quello di ricostruire la vita e la musica di un artista che ha segnato il Novecento, attraverso la voce narrante di un unico autore/attore e attraverso il suo universo sonoro e le sue relazioni artistiche e umane.

Una scrittura intima puntellata da momenti personali di vita vissuta, soprattutto nel periodo dell’apprendistato del jazz tra gli anni Sessanta e i Settanta, la comparazione con l’alter ego Chet Baker, e da storie tratte dalla fiorente letteratura su Davis.

“Considerare Miles Davis un autentico genio – spiega Vittorio Albani nel Volume “La storia del jazz in 50 ritratti” è addirittura notazione superflua e sminuente. E può anche essere retorico affermare come la sua figura artistica sia autentica a di quelle che hanno segnato la storia tutta della musica moderna. Ma è pura verità. Chi lo conobbe da una platea o a una presentazione discografica lo ricorda come una persona scontrosa e asociale. Chi lo conobbe personalmente parla, invece, di una persona posata, gentile, matura, anche se insicura e forse proprio per questo molto diretta. Virtuoso del non virtuoso, nel corso di una carriera unica è riuscito a snocciolare l’enciclopedia dell’esecuzione totale, portando spesso la materia jazzistica oltre i suoi limiti, dando nobiltà alle pause e alla famosa “nota fantasma” che soltanto un creativo inventore può giungere a proferire.

Riuscì come nessun altro a evitare le classiche etichette e classificazioni, utilizzando sempre e comunque elementi stilistici differenti e incomparabili gli uni agli altri. La sua sonorità, in capolavori assoluti quali il modale ‘Kind of Blue’ ( uscito nel 1959 e per molti il miglior disco di jazz mai pubblicato), come in quelli successivi alla celebre “svolta elettrica” di “In a silent way” (1969) e ‘Bitches Brew’ (1970) è un marchio di fabbrica unico e forse irripetibile. Sia per lo stile trombettistsico puro, singolare molto personale, che per quello indiretto del suono elettrico filtrato, o anche per l’uso della sordina. Velato e incisivo, vigoroso e ricco di audacia, come il blues, che ha sempre permeato la sua anima e non lo ha mai abbandonato.

Nelle sue tante formazioni, spesso autentici laboratori di ricerca, sono passati quasi tutti i protagonisti del jazz moderno. Un giorno Miles Davis disse a Quincy Troupe “ Per me la musica e la vita sono una questione di stile”.

Info biglietteria

Teatro Carignano, piazza Carignano 6.

Orari degli spettacoli martedì giovedì e sabati ore 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45, domenica ore 16.

Mara Martellotta