Così, in pochi secondi, il primo cittadino si è bruciata la credibilità – poca o tanta che fosse – che si era guadagnato in casa granata grazie al suo impegno per ricostruire il Filadelfia
Non credeva ai suoi occhi il consigliere comunale pentastellato Vittorio Bertola mentre, girando il video amatoriale, si accorgeva che il sindaco di Torino stava alzando ripetutamente il dito medio ai tifosi granata. Il caso mediatico – e che caso – era bello e confezionato.
Le strumentalizzazioni politiche e gazzettiere non mancheranno: il primo cittadino le ha servite su un piatto d’argento alle opposizioni, di destra e grillina. A parziale difesa del sindaco c’è da tenere conto, come ha sottolineato in suo soccorso Sergio Chiamparino, l’esasperazione del momento, dovuta agli insulti dei torinisti (“Fassino, gobbo di m…” e altre carinerie del genere).
Al tempo stesso, però, va detto che il rappresentante di tutti i torinesi non ha licenza di insultare una parte di loro in modo così volgare, oltretutto in occasione di una cerimonia in ricordo di una tragedia per la città, quale fu quella del Grande Torino.
Così, in pochi secondi, il sindaco si è bruciata la credibilità, poca o tanta che fosse, che si era guadagnata in casa granata grazie al suo impegno per ricostruire il Filadelfia. Il gestaccio di Piero Fassino non è stato uno dei più eleganti. Ma soprattutto, un sindaco (per di più tra i possibili candidati al Quirinale) non se lo può permettere.