Cosa succede in città- Pagina 445

"La detestata sogliola. Vita e opinioni di una gentildonna"

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Al Circolo della Stampa, presentazione del libro di Margot Galante Garrone
Per tutti era Margot. Nome d’arte, che l’ha sempre accompagnata anche nella vita privata, da quando entrò a far parte di “Cantacronache”, il gruppo di musicisti, letterati e poeti fondato a Torino nel 1957 – con lo scopo di valorizzare la canzone attraverso l’impegno sociale – dal compositore Sergio Liberovici e dal musicologo Michele Luciano Straniero, fra i precursori (Umbero Eco dixit) dei primi cantautori italiani, insieme ad altre figure di spicco della cultura torinese e nazionale come Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria e Mario Pogliotti. Nel gruppo, Margherita – Margot Galante Garrone, nata a Torino nel 1941 (figlia maggiore del magistrato e politico Carlo Galante Garrone, fratello del celebre storico e anch’egli magistrato Alessandro) e scomparsa a Genova nel 2017, si ritaglia subito un ruolo di primo piano; sposa, in prime nozze, Sergio Liberovici ( da cui ha un figlio, Andrea, oggi compositore e regista) e collabora per i testi delle sue canzoni– la più celebre, la ballata “proto femminista”, “Le nostre domande” – con scrittori e intellettuali, quali Italo Calvino, Franco Fortini e Gianni Rodari. Cantautrice, compositrice e, dagli anni Ottanta, anche regista teatrale – dopo aver fondato il “Gran Teatrino La Fede delle Femmine” con Paola Pilla e Margherita Beato, con cui realizza spettacoli di marionette “per adulti” – Margot sarà ricordata il prossimo mercoledì 20 febbraio, alle ore 17, presso il Circolo della Stampa – Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27 a Torino, attraverso le pagine del suo libro “La detestata sogliola”, pubblicato postumo nel 2018 per i tipi di “Marsilio Editore”. Sottotitolo “Vita e opinioni di una gentildonna”, in esso troviamo i ritmi e il racconto di un delicato ironico e spiritoso “ritratto famigliare”, le sue memorie, le sue passioni di donna e artista e i suoi anni trascorsi a Venezia, nella casa – fatta di muri e mirabolante fantasia – della Giudecca con il secondo marito Giovanni Morelli (celebre musicologo, docente alla lagunare “Ca’ Foscari”), con il figlio Andrea e un esercito di gatti. All’incontro, che sarà intervallato da letture dell’attrice Elisabetta Pozzi, interverranno il figlio Andrea Liberovici e il giornalista Bruno Quaranta. “Le parole – ebbe a scrivere di lei Cesare De Michelis, storico presidente della ‘Marsilio’- le fa diventare parte di una sua riflessione sul mondo…che ha la forza travolgente di un disincantato candore, di un’immediata e sconcertante sincerità”. E il figlio, Andrea, che è anche presidente dell’Associazione Culturale veneziana dedicata a Giovanni Morelli, ricorda: “‘La detestata sogliola’ è il titolo dell’unico libro scritto da Margot, che ho trovato sul desktop del suo computer un paio di mesi dopo la sua morte. Sapevo che era lì, perché ne avevamo parlato, ma non avevo avuto la forza di leggerlo. Ora posso dirlo: è bellissimo…Ho avuto la grande fortuna di crescere con Giovanni e mia mamma da quando avevo due anni e non posso non condividere uno degli scopi dell’Associazione Giovanni Morelli, ovvero quello, non soltanto di mantenerne viva la memoria, ma di farli conoscere ai più giovani attraverso l’esempio che ci hanno lasciato: l’umanità come centro e nutrimento di ogni loro gesto, creativo ed artistico, che sapevano condividere in forma di dono con tutti… senza distinzioni e copyright”.
Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per info: Circolo della Stampa – Sporting, Palazzo Ceriana Mayneri, corso Stati Uniti 27, Torino; tel. 011/5175146 o www.palazzocerianamayneri.it

Gianni Milani

Nelle Foto:
– Margot in una datata foto insieme al figlio Andrea
– Margot Galante Garrone

 

“La detestata sogliola. Vita e opinioni di una gentildonna”

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Al Circolo della Stampa, presentazione del libro di Margot Galante Garrone

Per tutti era Margot. Nome d’arte, che l’ha sempre accompagnata anche nella vita privata, da quando entrò a far parte di “Cantacronache”, il gruppo di musicisti, letterati e poeti fondato a Torino nel 1957 – con lo scopo di valorizzare la canzone attraverso l’impegno sociale – dal compositore Sergio Liberovici e dal musicologo Michele Luciano Straniero, fra i precursori (Umbero Eco dixit) dei primi cantautori italiani, insieme ad altre figure di spicco della cultura torinese e nazionale come Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria e Mario Pogliotti. Nel gruppo, Margherita – Margot Galante Garrone, nata a Torino nel 1941 (figlia maggiore del magistrato e politico Carlo Galante Garrone, fratello del celebre storico e anch’egli magistrato Alessandro) e scomparsa a Genova nel 2017, si ritaglia subito un ruolo di primo piano; sposa, in prime nozze, Sergio Liberovici ( da cui ha un figlio, Andrea, oggi compositore e regista) e collabora per i testi delle sue canzoni– la più celebre, la ballata “proto femminista”, “Le nostre domande” – con scrittori e intellettuali, quali Italo Calvino, Franco Fortini e Gianni Rodari. Cantautrice, compositrice e, dagli anni Ottanta, anche regista teatrale – dopo aver fondato il “Gran Teatrino La Fede delle Femmine” con Paola Pilla e Margherita Beato, con cui realizza spettacoli di marionette “per adulti” – Margot sarà ricordata il prossimo mercoledì 20 febbraio, alle ore 17, presso il Circolo della Stampa – Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27 a Torino, attraverso le pagine del suo libro “La detestata sogliola”, pubblicato postumo nel 2018 per i tipi di “Marsilio Editore”. Sottotitolo “Vita e opinioni di una gentildonna”, in esso troviamo i ritmi e il racconto di un delicato ironico e spiritoso “ritratto famigliare”, le sue memorie, le sue passioni di donna e artista e i suoi anni trascorsi a Venezia, nella casa – fatta di muri e mirabolante fantasia – della Giudecca con il secondo marito Giovanni Morelli (celebre musicologo, docente alla lagunare “Ca’ Foscari”), con il figlio Andrea e un esercito di gatti. All’incontro, che sarà intervallato da letture dell’attrice Elisabetta Pozzi, interverranno il figlio Andrea Liberovici e il giornalista Bruno Quaranta. “Le parole – ebbe a scrivere di lei Cesare De Michelis, storico presidente della ‘Marsilio’- le fa diventare parte di una sua riflessione sul mondo…che ha la forza travolgente di un disincantato candore, di un’immediata e sconcertante sincerità”. E il figlio, Andrea, che è anche presidente dell’Associazione Culturale veneziana dedicata a Giovanni Morelli, ricorda: “‘La detestata sogliola’ è il titolo dell’unico libro scritto da Margot, che ho trovato sul desktop del suo computer un paio di mesi dopo la sua morte. Sapevo che era lì, perché ne avevamo parlato, ma non avevo avuto la forza di leggerlo. Ora posso dirlo: è bellissimo…Ho avuto la grande fortuna di crescere con Giovanni e mia mamma da quando avevo due anni e non posso non condividere uno degli scopi dell’Associazione Giovanni Morelli, ovvero quello, non soltanto di mantenerne viva la memoria, ma di farli conoscere ai più giovani attraverso l’esempio che ci hanno lasciato: l’umanità come centro e nutrimento di ogni loro gesto, creativo ed artistico, che sapevano condividere in forma di dono con tutti… senza distinzioni e copyright”.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per info: Circolo della Stampa – Sporting, Palazzo Ceriana Mayneri, corso Stati Uniti 27, Torino; tel. 011/5175146 o www.palazzocerianamayneri.it

Gianni Milani

Nelle Foto:
– Margot in una datata foto insieme al figlio Andrea
– Margot Galante Garrone

 

Pittura Spazio Scultura alla Gam

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Nuovo allestimento per le collezioni del Contemporaneo

Il nuovo percorso, allestito nel seminterrato del Museo di via Magenta a Torino, inizia sotto il segno dell’ “essenzialità”, ben accompagnato a un’attenta riflessione, da parte degli artisti esposti in rassegna, su quanto s’è macinato e tramandato nei secoli a partire dalle origini del fare arte. Il primo impatto, allusivo quanto basta per agitare i più vivaci neuroni della mente e gli impulsi più segreti dell’emozione, è con i “grandi ferri” (“Archeologia” del ’78) di Giuseppe Spagnulo che sanno di fucina e altiforni – prodotti fianco a fianco con gli operai – il cui sviluppo pavimentale ricorda per certi versi il Minimalismo americano e che, sul piano scultoreo, sembrano la risposta alle “Macchie” (1969-’70) di Marco Gastini, cui l’artista torinese “aveva affidato la rigorosa bidimensionalità della pittura astratta”. Accanto, la tela bianca su tela grezza (“Senza titolo” del ’66) del genovese Giulio Paolini e quelle di Claudio Olivieri e Claudio Verna affidate in toto all’avventura di cromie quali elementi fondanti e primari del far pittura, alla stregua dei gesti scultorei – e dichiaratamente scultorei – alla base delle opere di Marisa Merz e di Alighiero Boetti, nate “da materiali non tradizionali piegati a volumetrie antiche”. Di origini ancor più remote ci parla poi l’“Impronta del pollice” del ’68 di Giorgio Griffa, dove il gesto ripetitivo si fa scrittura, diventa racconto affine per certi versi alla suggestione di millenarie pitture rupestri. Otto artisti, questi appena menzionati, assemblati in quella che possiamo definire la prima di sette sezioni in cui si articola il nuovo allestimento – curato da Elena Volpato – delle Collezioni del Contemporaneo della GAM, presentato il 15 febbraio scorso e prima edizione di un programma di diversi ordinamenti che si succederanno su base biennale. Ventitré sono gli artisti selezionati in quest’occasione, tutti operanti fra gli anni Sessanta ed Ottanta, tutti nati in Italia o che l’Italia scelsero quale Paese d’elezione. Una trentina le opere esposte, provenienti interamente dalle Collezioni del Museo, cui s’assomma un’interessante selezione di “Libri d’artista” arrivati grazie al contributo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea – CRT, cui si deve anche la recente acquisizione delle due opere esposte di Marco Bagnoli, “Vedetta notturna” del 1986 e “Iris” (racconto del cosmo proiettato verso l’infinito) dell’’87. Mentre “Animale terribile” (1981) di Mario Merz e “Gli Attaccapanni (di Napoli)”– scultura di luce e colore – di Luciano Fabro, appartengono a un ristretto gruppo di lavori provenienti dalla Collezione Margherita Stein e affidati alla comune cura della GAM e del Castello di Rivoli. Sottolinea la curatrice: “Alcuni degli artisti qui rappresentati sono legati alle vicende dell’Arte Povera, altri a quelle della Pittura Analitica. Altri ancora, dopo una stagione concettuale, hanno trovato nuove ragioni per tornare a riflettere su linguaggi tradizionali e su antichi codici espressivi”. A tenerli insieme non è solo un fatto di mera cronologia, ma la constatazione che “in tutti loro c’è più personalità e indipendenza di quanto le ragioni di un raggruppamento o le linee di tendenza del mondo dell’arte possano dire”. Indipendenza e singolarità che appaiono ben chiare, proseguendo il percorso, nelle opere di Pier Paolo Calzolari e di Giovanni Anselmo, da sempre esponenti di punta dell’Arte Povera, ma narratori concettualmente lontani e ben diversi, pur partendo da un comune rettangolo di tela bianca. Così come Paolo Icaro poeticamente attratto dalla matrice metafisica del gesso ed Eliseo Mattiacci che, con la sua “Cultura mummificata”, mette in scena libri illeggibili, resi tali dall’antica tecnica scultorea del calco. A proseguire, ci s’imbatte in “Ab Olympo” di Claudio Parmiggiani di effetto trompe l’oeil e di chiaro riferimento divin-mitologico; e ancora, di Hidetoshi Nagasawa (nato in Manciuria, ma vissuto nel Biellese) nella tenda “Era”, che “proprio come la tenda di Piero Della Francesca si apre sull’apparire del verbo incarnato, nella sua ‘Madonna del Prato’”. Sempre piacevole è, a seguito, la sorvegliata delicatezza cromatica di Salvo, mentre la scrittura visiva di Ketty La Rocca muove lungo il profilo mosso di una “Pietà” di Michelangelo, alla cui data di nascita è dedicata anche la sequenza di 99 disegni di Luigi Mainolfi. Sapere artigianale, pittura e scultura si fondano mirabilmente nelle opere di Luigi Ontani, quali caratteri rintracciabili anche nell’ultima sala che vede esposti gli “Affreschi” di Franco Guerzoni e quella suggestiva memoria di “architettura antica” che è la “Casa” del marchigiano Nanni Valentini. Quale il fil rouge che tiene insieme tutte queste opere e i loro autori? Sicuramente “il desiderio dell’arte – ancora la curatrice– un senso di appartenenza, la consapevolezza di tutto ciò che quella parola aveva significato sin lì e tutto ciò che ancora poteva rappresentare in virtù di quel passato”.

Gianni Milani

“Pittura Spazio Scultura”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 4 ottobre 2020 – Orari: dal mart. alla dom. 10/18, lun. chiuso

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Foto

– Particolare della prima sala – Photo Paolo Robino
– Alighiero Boetti: “Rotolo di cartone ondulato”, 1966
– Marco Bagnoli: “Iris”, affresco staccato, 1987
– Luciano Fabro: “Gli Attaccapanni (di Napoli)”, bronzo tela di lino acrilico filo in cotone, 1976-’77
– Mario Merz: “Animale terribile”, tubolari in ferro e tecnica mista su tela, 1981
– Claudio Parmiggiani: “Ab Olympo”, tempera su tela e legno, 1997

 

 

 

 

Principio di incendio, metropolitana ferma

La Metropolitana di Torino è rimasta bloccata da Porta Nuova al Lingotto per un principio d’incendio causato da un corto circuito nel locale delle batterie alla fermata Lingotto. Gtt ha attivato un servizio di bus sostitutivi tra Lingotto e la stazione ferroviaria. Il rogo è stato spento dai vigili del fuoco. Non ci sono danni a persone.

“Cardiologia dietro le quinte” al Mauriziano

Sabato 16 febbraio 2019 dalle ore 15 alle ore 18, si terrà l’evento “Cardiologia dietro le quinte”, nell’ambito del progetto “Cardiologie Aperte”, proposto da ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) – Fondazione per il Tuo cuore – HCF Onlus. La Cardiologia dell’ospedale Mauriziano di Torino invita i cittadini a conoscere e ad entrare nel vivo dell’attività quotidiana, presso il Padiglione 9 – piano terra dell’ospedale.

Alle ore 15 ci sarà l’accoglienza dei partecipanti con saluto iniziale e presentazione dell’organizzazione del reparto e delle figure che ci lavorano (luogo: Atrio padiglione 9).

Alle ore 15.45-16 si parte per un viaggio in 3 tappe, alla scoperta della Cardiologia:

– Vivi una giornata in Cardiologia (presso il reparto di degenza)

– Conosci il Progetto Banca del Cuore – BancomHeart (presso l’Ambulatorio di Cardiologia)

– Scopri come prevenire le malattie di cuore (nell’atrio del padiglione 9).

Infine alle ore 17 un buffet “Amico del Cuore” e piccolo spettacolo finale, a cura dal Gruppo Teatrale “Amici x Torino”.

Un abbraccio alle mamme in difficoltà

Un anno fa partiva il progetto di solidarietà nato dalla sinergia tra la storica associazione torinese e la cooperativa lattiero-casearia: aiutati già 80 nuclei mamma-bimbo e distribuiti 6.880 pacchi spesa a base di prodotti freschi. Obiettivo principale: garantire un’alimentazione sana anche in condizioni di povertà

 

La macchia ‘allegra’ impressa sulle confezioni del latte è diventata ormai familiare a tanti torinesi che ormai, oltre al simbolo, hanno imparato anche a conoscere il progetto di solidarietà che c’è dietro. D’altra parte Don Ciotti, nel tenerlo a battesimo, lo definì ‘un marchio che parla, che dà voce a chi è ai margini’. Compie un anno in questi giorni Abbraccia una Mamma, iniziativa nata dalla sinergia tra l’Associazione Gruppo Abele e Abit, consorzio cooperativo lattiero caseario che fa capo a Trevalli Cooperlat. Le due realtà hanno messo a sistema le rispettive forze e vocazioni per offrire un aiuto concreto a mamme che vivono situazioni di vulnerabilità e disagio economico: nel corso del 2018 sono stati inclusi nel progetto 80 i nuclei mamma-bambino che ogni settimana hanno potuto beneficiare di un pacco spesa consistente in prodotti lattiero-caseari freschi, per un totale di 6.880 pacchi distribuiti. Le realtà che hanno ricevuto i pacchi e che continueranno a beneficiare di questo progetto sono: la Drophouse, centro diurno per donne in condizioni di vulnerabilità, la comunità famiglie Il Filo d’Erba, la comunità genitore-figlio, che accoglie donne con minori in uscita da percorsi di violenza, le attività di Genitori e Figli, progetto che mira a creare spazi di incontro e di sostegno tra famiglie, e quindi Progetto Mamma+, madri sieropositive con i loro figli nel primo anno di vita che vivono condizioni di disagio socio-economico. Quello di cui stiamo parlando non è solo un freddo numero – specifica Beatrice Scolfaro, vicepresidente del Gruppo Abelema un indice umano che ci parla di una società indebolita e sfibrata dalle difficoltà, fatta di individui cui spesso manca tutto, finanche le basi della sopravvivenza“. Ed in effetti l’obiettivo del progetto non è solo rispondere ad alcune esigenze essenziali, ma anche garantire un’alimentazione quanto più sana possibile, spezzando l’assioma secondo cui a un tasso maggiore di povertà debba coincidere un’inferiore qualità del cibo. “L’alimentazione è un diritto essenziale. Mangiare e mangiare sano è ciò che assicura la base per una vita più degna di questo nome“, la chiosa di Scolfaro.  Abbraccia una mamma ha una durata triennale e, oltre alla distribuzione di prodotti lattiero caseari di prima necessità, tende anche all’attuazione di iniziative di formazione professionalizzanti e di educazione alimentare. In questo primo anno sono stati anche realizzati bagnetti per bambini presso la sede del Gruppo Abele e allestita una sala merenda con tavolini e seggioline a misura dei più piccoli. “Veniamo dal mondo e dalla cultura contadina: cooperazione, solidarietà e responsabilità sociale sono valori che rientrano nel nostro dna di impresa commenta Paolo Fabiani, vicepresidente Trevalli CooperlatVogliamo mettere a disposizione dei territori in cui operiamo la nostra esperienza e competenza, dando un contributo per la crescita, anche sociale, delle nostre comunità. In questa direzione va anche il nostro sostegno all’iniziativa La Fattoria in fabbrica, prevista il 29 e 30 marzo prossimi, dove offriremo una merenda a tutti i partecipanti e porteremo alcuni animali delle nostre fattorie“.

I robot in cattedra con gli insegnanti

Il futuro è arrivato anche a scuola! I robot salgono in cattedra e insegnano insieme ai docenti Matematica, Fisica, Geometria…

Non è la prima volta che nelle scuole italiane entrano i robot, in tante occasioni, da nord a sud, dalle elementari alle superiori, i ragazzi hanno avuto la possibilità di frequentare laboratori di robotica, ma è assolutamente la prima volta che i robot si integrano perfettamente nel programma didattico e affiancano i docenti nell’intero percorso scolastico, sin dai primi anni di studio. WINS – World International School of Torino – è la prima scuola in Italia che, proprio in questi giorni, ha iniziato a dare agli insegnanti l’opportunità  di utilizzare i robot nelle lezioni quotidiane con un obiettivo importantissimo: favorire una sempre maggiore diffusione delle discipline STEM, Soft Skills e Coding nei programmi didattici. Circa due ragazzi su tre, da adulti, svolgeranno una professione che non esiste ancora e adattarsi al cambiamento diventa fondamentale per preparare le nuove generazioni a ciò che li aspetta…e che solo in parte oggi possiamo prevedere. I ragazzi e gli insegnanti sono entusiasti del nuovo approccio! Il robot in classe è uno strumento utilissimo per gli insegnati che possono usare la Robotica per tenere attività didattiche pratiche e coinvolgenti sulle materie di loro competenza e per gli studenti che a scuola possono guardare più da vicino il mondo della scienza e della tecnologia. La piattaforma adottata da WINS si chiama e.DO LEARNING LAB ed è stata creata da Comau: offre esercizi, idee di esperimenti, lezioni di matematica e robotica e permette agli insegnanti di sviluppare con le loro classi importantissime competenze trasversali quali lavoro in team, Problem Solving, Creatività… Di fronte ad un mondo sempre più orientato a dare valore alle attività di coding e programmazione, il progetto e.DO™ LEARNING LAB darà la possibilità a tanti stu­denti delle scuole primarie e secondarie di utilizzare i robot per approfondire le mate­rie scolastiche e di formare solide basi per il loro futuro sviluppo professionale. “e.DO™ Learning LAB è un progetto innovativo – racconta Lara Pazzi, School Manager & Academic Coordinator di WINS  –  che si integra perfettamente in quella idea di scuola proiettata al futuro che la nostra scuola propone. Attraverso l’integrazione della tecnologia al servizio dell’apprendimento, educhiamo bambini e ragazzi ad un utilizzo intelligente degli strumenti tecnologici e li supportiamo nello sviluppo delle capacità logiche e del pensiero critico. In una prima fase il progetto ha coinvolto i nostri docenti, che sono stati formati da esperti Comau e, grazie alla piattaforma che fornisce loro anche slide, video, esercizi e tool di valutazione, hanno capito come integrare le loro lezioni con e.DO™ e come coinvolgere i bambini con la tecnologia.   Il vantaggio per gli allievi è di poter avere in classe un Laboratorio educativo di robotica e scoprirne tutte le potenzialità  con i propri insegnati”. “La collaborazione con WINS – sottolinea Ezio Fregnan, Comau Academy Director – nella realizzazione del primo e.DO™ Learning LAB in Italia, è la concreta espressione del potenziale di innovazione didattica e tecnologica presente in ambito scolastico sul nostro territorio. Il progetto e.DO™ Experience, di cui il Learning LAB è una parte integrante, è costruito intorno al nostro innovativo robot modulare e open source e.DO, e testimonia l’impegno di Comau nei confronti delle nuove generazioni, capaci di guidare la trasformazione digitale ormai in atto”.

  

 

www.worldinternationalschool.com

Via Traves 28. Torino

San Valentino… La parola al “primino”!

San Valentino non è solo la ricorrenza dedicata agli innamorati. Per chi frequenta il primo anno delle scuole medie o superiori può talora trasformarsi in un giorno “da incubo” legato alla paura di essere bersaglio degli scherzi dei compagni più grandi, impegnati nella cosiddetta “caccia al primino”. Un’usanza dal sapore goliardico che, seppur “datata”, è ancora in voga in alcuni Istituti scolastici. Per un San Valentino “fuori dagli schemi” l’Assemblea legislativa piemontese e la Garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza promuovono l’iniziativa “In(s)contro – San Valentino… La parola al ‘primino’!” che prende il via giovedì 14 febbraio alle 9.30 nell’Aula consiliare di Palazzo Lascaris . L’evento, che si colloca nell’ambito delle iniziative del Consiglio regionale in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo, è realizzato in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, UndeRadio – la web radio under 18 di Save the Children – e le Associazioni Essere umani, Relazioni&Conflitti e Resolutia, impegnate sul fronte della mediazione. Esso si propone come un’occasione, per chi frequenta le scuole secondarie piemontesi di I e di II grado, per vivere da protagonista un incontro a più voci sui temi della mediazione e della risoluzione dei conflitti in ambito scolastico. Dopo il saluto del presidente del Consiglio regionale Nino Boeti e della garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza Rita Turino, il programma prevede una diretta radiofonica sulle frequenze di Radio Flash in cui gli studenti e le studentesse, incalzati da Aline Silva e Federico Fais di UndeRadio, condividono esperienze e punti di vista legati ai temi della mediazione. Al termine della diretta, intorno alle 10.30, sarà proiettato il video del brano rap “Imparando a essere grande”, realizzato da Save the Children con il Comune di Torino e le Cooperative sociali “Esserci” e “Terremondo”, e si potrà assistere a una simulazione di mediazione di conflitti tra pari proposta dagli studenti e dalle studentesse dell’Istituto Avogadro di Torino accompagnati dalla professoressa Donatella Panaro e a una dimostrazione di Aikido degli allievi e delle allieve dell’Associazione sportiva dilettantistica Shisei di Torino accompagnati dal maestro Nino Dellisanti (VI Dan Aikikai). Una tavola rotonda, condotta e moderata da Laura Peinetti, laureanda all’Università di Giurisprudenza di Torino con tesi sui processo di mediazione in Norvegia, permetterà ulteriori riflessioni e approfondimenti. In chiusura, la performance musicale degli allievi del Liceo classico e musicale Cavour di Torino accompagnati dal professor Gianpiero Lobello. Intervengono gli studenti e studentesse degli Istituti Edmondo De Amicis di Cuneo, Felice Casorati di Novara, Giuseppe Curioni di Romagnano Sesia (No), Gobetti Marchesini Casale Arduino, Carlo Levi e Niccolò Tommaseo di Torino, Paola Garelli di Tetti Francesi di Rivalta (To) e Galileo Ferraris di Trino Vercellese (Vc).

“Esodo / Esodi”, la tragedia giuliano dalmata nel Giorno del Ricordo

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Mercoledì 13 febbraio, alle 17.00, nell’ambito delle iniziative del Giorno del Ricordo, il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, l’Istoreto e l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte promuovono l’incontro “Esodo / Esodi. Ricerca, letteratura, comunicazione”. L’evento si terrà nella Sala Conferenze del Polo del 900, in Corso Valdocco 4 a Torino, in collaborazione con l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e il Polo del ‘900. Nell’occasione saranno presentati tre lavori che rappresentano altrettante chiavi d’entrata nel tema delle profuganze e, più in particolare, nella conoscenza dell’esodo giuliano dalmata, i cui primi contingenti giunsero a Torino settantadue anni fa. Si tratta di uno studio storiografico a più voci, di un volume di racconti della scrittrice polense Nelida Milani e di un graphic novel sull’esodo da Pola. Dopo gli interventi introduttivi di Nino Boeti, Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte e Antonio Vatta, dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, i volumi verranno presentati,rispettivamente, da Patrizia Audenino (Università degli Studi di Milano)Enrico Miletto (Istoreto)Manfredi Toraldo (scuola di Comics). Coordinerà l’incontro Luciano Boccalatte, direttore dell’Istoreto. Il primo volume, “Una narrazione a lungo mancata”, affronta il tema della diaspora giuliano-dalmata e degli altri esodi del Novecento alla luce del tempo presente, è stato curato da Riccardo Marchis ed è edito dalla torinese Seb 27. A motivare questo studio a più voci la convinzione che l’esodo giuliano-dalmata non costituisca solo una proposta per restituire alla distratta storia italiana le motivazioni degli esuli, a lungo dimenticati ed emarginati, ma anche per affrontare temi che attraversano l’intero secolo passato e mostrano con rinnovato vigore la loro persistenza nel nuovo millennio. Il volume si conclude con una comparazione degli esodi di allora e di oggi alla ricerca di assonanze, somiglianze e differenze, condotta con rigoroso metodo storico e con passione civile.Nei racconti della raccolta “Lo spiraglio” ( Besa Editrice), Nelida Milani torna a narrare l’Istria dei “superstiti”, delle serrande chiuse e delle finestre abbassate per sempre, l’Istria della confusione e dello smarrimento, ma anche della convivenza e della molteplicità di lingue. Dopo il successo diBora, la scrittrice delinea con il tratto fine e delicato che le è proprio un mondo spesso dimenticato e rinnegato, attraversando gli anni e i decenni, traghettando lungo gli esiti della storia le vite di quanti hanno abitato, con fiducia e abbandono, una terra contesa all’incrocio di due mondi. Infine il graphic novel “Anime in transito”, ispirato alle vicende dell’esodo da Pola, è prodotto dall’Anonima fumetti, dall’Accademia di progettazione sociale Maggiora e dal Rotary Torino Sud est. Soggetto e sceneggiatura Nico Vassallo, disegni Marcello Restaldi, consulenza storica Enrico Miletto. Una storia d’amore sullo sfondo dell’esodo giuliano dalmata nella Torino del dopoguerra. Una vicenda di solidarietà e accoglienza da parte di un’intera città. La pubblicazione è gratuita e on line.

M.Tr.

I nipotini, illegittimi, di Bakunin

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I fatti violenti di sabato 9 febbraio 2019, che sono accaduti a Torino tra il pomeriggio e la sera hanno riproposto alcuni temi politici, sociali e culturali nella speranza che non sia l’inizio di una serie di altre violenze

La causa, il pretesto, lo sgombero di uno storico edificio, una volta era l’asilo Principe di Napoli, occupato da ventiquattro anni dagli anarchici, o almeno ritenuti o definitisi tali. Il tema dei centri sociali in Italia ed anche in altri paesi europei ha avuto alti e bassi con alcuni di questi che, negli anni, sono diventati delle vere realtà economico-sociali. Non solo di intrattenimento musicale ma anche attività sociali rivolte ai giovani ed in qualche caso anche all’esterno degli stessi centri. Il fenomeno riguarda non solo quanti, la stragrande maggioranza, fanno riferimento all’area dell’autonomia e dell’anarchia ma anche, molti di meno, alla destra. Unica voce, a Torino, se non a favore ma che ha cercato di difendere alcuni aspetti positivi dei centri sociali tra quanti in modo serio o sguaiato, ci tornerò più avanti, hanno criticato e chiesto interventi più duri, leggi più severe, la chiusura di tutti i centri sociali occupati, quella del regista Mimmo Calopresti. Chiariamo subito a scanso di equivoci o altro, che condanno le violenze di sabato, esprimo solidarietà alle forze dell’ordine ed a quanti hanno subito danni e violenze. Detto questo, mi permetto di fare alcune considerazioni: dopo vent’anni in Italia ci sono oltre duecento realtà occupate, molto diverse tra loro, con un numero di circa cinque-seimila frequentatori, oltre gli occasionali che portano il numero a decine di migliaia e comunque in netto aumento rispetto ai primi anni novanta. Un vero e proprio fenomeno sociale culturale che diventa difficile pensare di liquidare solo con provvedimenti di polizia. Molti gruppi musicali, alcuni anche di successo nazionale, sono passati e si sono affermati in quelle realtà. Il vuoto della politica e dei partiti, la debolezza e l’incapacità delle amministrazioni locali ha ridotto tutto ad un problema di ordine pubblico che la destra e lo “sceriffo dei navigli” che attualmente ricopre, più che altro indossa i giubbotti, il ruolo di Ministro degli Interni cavalcano. L’inazione delle amministrazioni locali, comprese quelle che si sono succedute a Torino e con quella attuale che svetta per incapacità, è clamorosa. Se un edificio pubblico è vuoto ed abbandonato da decenni non c’è poi da meravigliarsi che venga poi occupato. Pensare di sgomberarlo senza una progettualità di pubblica utilità non aiuta. Il comportamento poi degli occupanti, in molti casi, pseudo anarchici, chissà cosa direbbero di loro Michail Aleksandrovic Bakunin o i nostrani Gaetano Bresci o Giovanni Passanante, legittima ed alimenta le richieste di intervento e di sgombero. Occupare un edificio, seppure abbandonato e, colpevolmente, inutilizzato, imbrattare i muri di mezzo quartiere, disturbare ed in qualche caso rendere invivibile l’area adiacente non ha nulla di rivoluzionario né di lotta al “sistema “. Nessuna indulgenza da parte mia, anzi! Anni fa, una sede che usavo come ufficio politico e che dividevo con un parlamentare fu oggetto delle loro, autonomi e anarchici, attenzioni con lancio di un razzo, pietre e la classica e sempre attuale bottiglia molotov. Non si può però restare in silenzio quando un esponente, seppure locale e seppure non nuovo ad affermazioni che l’hanno già portato vicino a doverne risponderne nelle aule di tribunale, dimostrando così che per alcuni le lezioni non servono e che gli anni passano inutilmente, come il Consigliere della Circoscrizione 6 di Torino, Alessandro Ciro Sciretti, della Lega Nord che scrive sui social “ci vuole un po’ di scuola Diaz”. Quella è stata una delle pagine più brutte della nostra democrazia, dove i diritti furono sospesi, si costruirono finte prove, sempre le molotov, si eseguì un pestaggio indiscriminato da parte di un reparto della polizia di stato agli ordini di alcuni dirigenti. Seppure con ritardo e tra omissioni ed omertà ci furono condanne e lo stesso Stato italiano fu condannato, dalla corte europea, a risarcire un pensionato vittima delle violenze. L’auspicio è che nel ristabilire il rispetto della legge e del vivere civile, anche con severità se serve, si pongano in atto le azioni classiche della politica, del buon amministrare e governare che gestiscano un fenomeno come quello delle occupazioni.