Cosa succede in città- Pagina 435

Usò la penna contro il mitra. Casalegno 40 anni dopo

Sulla rivista “Torino Storia” di novembre è uscito un importante articolo di Pier Franco Quaglieni su Carlo Casalegno a 40 anni dal suo assassinio.” Un articolo controcorrente- rileva in una nota il Centro Pannunzio – anche rispetto a certe paludate e persino fastidiose celebrazioni da parte di chi non ha neppure conosciuto o frequentato Casalegno e di chi vanta amicizie inesistenti nei confronti della vittima delle Br “

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Nell’Aula Magna dell’Università degli studi di Torino il Magnifico Rettore Rinaldo Bertolino conferì nel 2004 la laurea honoris causa in Giurisprudenza alla memoria di Carlo Casalegno. Patrocinatore dell’iniziativa fu Giovanni Conso, Presidente dell’Accademia dei Lincei, che in un precedente convegno in ricordo di Casalegno aveva lanciato la proposta di un riconoscimento accademico al giornalista ucciso dalle Brigate Rosse. Fu un fatto importante che anche l’Università non si casalegno-2dimenticasse dell’antico allievo della Facoltà di Lettere Casalegno, che fu professore di liceo e giornalista, autore di migliaia di articoli e di pochi libri. Se le BR non gli avessero stroncato la vita a 61 anni, Casalegno – me lo confidò più volte con speranza per il futuro e rammarico per il passato e il presente – si sarebbe dedicato ad opere storiche che aveva in mente e che allora erano incompatibili con i ritmi di lavoro di un giornalista.

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Casalegno, quando venne brutalmente ferito a morte sotto casa dai brigatisti, suscitò unanime pietà, ma non altrettanta solidarietà. Pochi operai parteciparono ad uno sciopero indetto dopo l’agguato terrorista ed alcuni si lasciarono andare ad incredibili dichiarazioni di indifferenza nei confronti dell’attentato. Erano ancora i tempi in cui c’era chi parlava di «sedicenti Brigate Rosse» ed altre simili banalizzazioni di un fenomeno terroristico che avrebbe colpito nel 1979 anche il sindacalista comunista Guido Rossa. Nel 1977 venne coniato lo slogan «Né con lo Stato né con le BR» che conteneva in sé un significato del tutto inaccettabile nei confronti delle istituzioni repubblicane.

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Ci fu chi, nel mondo intellettuale, definì Casalegno sprezzantemente un «moderato» e per alcuni esponenti della sinistra di allora fu un sacrificio di non poco conto scendere in piazza per dimostrare contro l’orribile delitto nei confronti di un uomo che, pur provenendo dalle file del Partito d’Azione, non ebbe nel corso degli anni mai indulgenze verso la contestazione, il permissivismo dello Stato, le  ambiguità nei confronti dei “sedicenti brigatisti” e dei “compagni che sbagliano”. La sua rubrica Il nostro Stato sul quotidiano “La Stampa” era emblematica di un certo modo di concepire lo Statobrigate-rosse democratico come fondamento delle regole civili che sovrintendono la vita sociale. Egli sentiva il richiamo del Risorgimento liberale e della tradizione subalpina dello Stato, rifiutando con fastidio i contestatori che nel loro velleitarismo ideologico e nel loro richiamo e ricorso alla violenza, non solo verbale, si opponevano a quella civiltà fondata sulla tolleranza, profondamente amata da Casalegno. Spadolini lo definì giustamente un cittadino esemplare dell’«Italia della ragione» . Casalegno ebbe il torto, o meglio, il grande merito e soprattutto il coraggio e la lucidità, di vedere la deriva terroristica anche come frutto dell’estremismo contestatore. E questo sbocco eversivo egli denunciò con fermezza, pagando con la vita. E in quegli anni di piombo rispondere con l’arma della penna a chi usava il mitra per affermare le sue farneticazioni ideologiche fu la scelta di un democratico moderato che rifiutava per cultura, ma prima ancora per scelta morale, la violenza estremista.

 

Pier Franco Quaglieni

Civich, concorso nel 2018. E arriva il nuovo comandante

Nel 2018 il Comune di Torino bandirà un concorso per vigili urbani. La notizia giunge direttamente dalla sindaca, Chiara Appendino, che ha preso parte al Teatro Carignano alla festa per i 226 anni del Corpo della Polizia municipale. “L’organico è una priorità in un momento in cui la sicurezza è tra i temi caldi, che creano più preoccupazione”, ha commentato  la prima cittadina. Durante la cerimonia è stato presentato il nuovo comandante dei civich, Emiliano Bezzon di 53 anni, già comandante della polizia locale a Varese. 

 

(foto: Claudio Benedetto www.fotoegrafico.it)

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

L’antimafia – Ostia, i giornalisti, i violenti – Mario Altamura liberale d’altri tempi – Francesco Tabusso  piccolo e grande artista 


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L’antimafia

Ho sempre avuto stima ed ammirazione per don Luigi Ciotti che una volta ,quando ricevemmo insieme il Premio “San Giovanni” fu largo di elogi nei miei confronti. Ma un conto è don Ciotti ,un conto è il donciottismo  torinese e non. Il donciottismo fa inevitabilmente pensare ai professionisti dell’Antimafia ,come li definiva Sciascia, fa pensare a Grasso e alla ineffabile Rosy Bindi, per non parlare dell’ex magistrato Ingroia . Sono persone che  personalmente non sopporto. Mi è venuto alla mente questo ricordo leggendo il testo  del nuovo Codice Antimafia. Il partito radicale in un suo documento ha espresso un giudizio critico che merita di essere conosciuto di più e nel quale mi identifico. “Il nuovo Codice antimafia estende sequestri e confische in assenza di giudicato ai sospettati di tutti i reati contro la pubblica amministrazione, compreso il peculato. Con questa norma ci troviamo con un diritto penale e processuale che fa dell’emergenza la regola, del sospetto la prova, delle garanzie carta straccia, del giudicato un’inutile ritualità”. Il non basarsi sulle prove, ma sugli indizi e sulle congetture, il non prevedere un vero contraddittorio tra accusa e difesa anticipa la punizione  rispetto alla condanna e rende inutile il processo. E’ una minaccia grave allo Stato di diritto e alla libertà dei cittadini.


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Ostia, i giornalisti, i violenti
La violenza bestiale di Spada che colpisce un giornalista a testate va condannata con assoluta fermezza,ma non è giusto che alla violenza contro un giornalista sia dia immenso spazio mediatico ,mentre le violenze subite da semplici cittadini vengono di fatto ignorate e soprattutto non perseguite. C’è chi dice che far violenza ad un giornalista è più grave perché rappresenta il diritto all’informazione che hanno i cittadini. Forse è anche vero ,ma resta il fatto che la categoria ,meglio la corporazione, giornalistica appare privilegiata . Non sempre il comportamento dei giornalisti è accettabile.Non mi riferisco al caso di Ostia,ma potrei citare esempi di protagonismo riprovevoli.Una giornalista torinese si fece passare per poliziotta per carpire con la famiglia di una vittima,per carpire notizie che potevano violare la privacy. Quel caso venne dopo troppo breve periodo dimenticato. Spada verrà perseguito e condannato con rapidità e in modo esemplare contrariamente a quanto avviene in tanti altri casi anche molto più gravi.

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Mario Altamura liberale d’altri tempi

Mario Altamura fu un medico che per 25 anni fu consigliere comunale di Torino di cui fu anche assessore e per lo spazio di un mattino anche pro Sindaco. Non si può dire che fosse un politico perché per lui la professione medica fu sempre al primo posto e il servizio agli altri attraverso la politica fu un un prolungamento del fatto di essere e di sentirsi medico. Fu anche eletto due volte consigliere provinciale di Torino, anche se ,quando nel 1985 il suo partito ebbe l’opportunità di ottenere la presidenza della Provincia che naturaliter gli sarebbe spettata, non venne ricandidato. Aveva un vastissimo elettorato personale, ma sarebbe sbagliato parlare di clientelismo nei suoi confronti perché i suoi sostenitori erano donne e uomini appassionati e legati da sentimenti profondi verso la sua persona, come avviene al Sud. Era Pugliese, nato vicino a Taranto ,venuto a Torino come ufficiale del R. esercito con le truppe del Corpo italiano di Liberazione . Diresse l’ospedale profughi di Venaria. Apparteneva all’Artiglieria da Montagna e l’unico distintivo che gli vidi indossare -insieme all’immancabile papillon- era quello dell’associazione alpini. Appartenente ad una importante famiglia meridionale, aveva studiato medicina all’Universita ‘ di Napoli ed aveva iniziato la professione medica a Torino .Fu anche vice presidente della Banca del Sangue e ricopri molti altri incarichi con un disinteresse già raro ai suoi tempi. Eletto la prima volta in Consiglio comunale nel 1956 nel PNM ,venne rieletto nello stesso partito monarchico unificato nel 1960.Poi nel 1963 scelse di entrare nel PLI ,convinto di poter così meglio servire quegli ideali liberali e risorgimentali che sentiva anche come un patrimonio famigliare. Una scelta che fece anche l’altro consigliere monarchico ,il col. Enzo Fedeli, vero leader carismatico dei monarchici piemontesi a cui fu impedito di essere eletto deputato per la discesa in campo dell’imprenditore Piero Ferrari il quale riuscì con i suoi finanziamenti a monopolizzare il partito monarchico in Piemonte . Mentre nel partito monarchico era osannato e il suo abbandono significò il crollo di quel partito a livello torinese, nel partito liberale non ebbe le attenzioni che meritava. Nel 1968 fu il primo escluso alla Camera dei Deputati, malgrado l’assoluto non appoggio, per non dire l’ostacolo, del partito nei suoi confronti.  Il Pli era un partito molto snob e l’elettorato di Altamura raccolto attorno all’associazione” Nord Sud”, non veniva visto bene in via delle Orfane, sede del partito. Inoltre la sinistra liberale non lo amava per il fatto di essere monarchico. Anche gli ex compagni di partito del PDIUM si accanirono contro di lui con azioni indegne di vera intolleranza e di sabotaggio che durarono anni, in quanto lo consideravano un” traditore da mettere alla gogna “. Ebbe solo la collaborazione fedele della funzionaria del PLI Giuseppina Corniati che il partito gli mise a disposizione per l’associazione Nord Sud la quale ebbe una piccola sede nel cuore di San Salvario, in via Sant’Anselmo .Giacomo Bosso,eletto senatore a Torino centro, stava molto dietro ad Altamura, avendo compreso la sua forza elettorale. In ultimo, anche Zanone e Altissimo che dimostrarono di non amarlo, cambiarono idea su di lui per il consenso che poteva rappresentare, anche se non ebbe mai un riconoscimento adeguato al suo impegno. Significativo che per un suo gesto di coraggio che salvò da morte sicura la vittima di un incendio, non ebbe dal ministro della Sanità Altissimo la Medaglia d’oro per la Sanità come gli sarebbe spettata.  La moglie di Altamura era di origini triestine e questo lo rese particolarmente sensibile ai temi delle foibe e dell’esodo giuliano- dalmata in anni in cui neppure i liberali ne parlavano. Molti suoi elettori erano esuli costretti a lasciare tutto per venire in Italia, come molti lavoratori meridionali immigrati fecero per raggiungere il lavoro a Torino. Amava molto la musica e le prime del “Regio” erano un appuntamento per lui irrinunciabile. Amava anche suonare il pianoforte.  Era un politico rigoroso e limpido, le sue abituali passeggiate sotto i portici di via Roma tutte le sere e nei giorni festivi consentivano a chiunque di avvicinarlo e di parlargli. La sua apertura umana era nota ed apprezzata, così come la sua non faziosità politica. Fu capogruppo del PLI dopo Luciano Jona, come oppositore di Novelli Sindaco da cui Altamura dissentiva, ma senza manicheismi settari. Con Novelli, anzi, mantenne un buon rapporto personale durato nel corso degli anni e personalmente non ho mai capito quali affinità potessero legare due persone così distanti e diverse. Negli ultimi anni aveva ripreso la tradizione religiosa della sua famiglia ed ogni domenica non mancava mai alla Messa di mezzogiorno alla “Consolata” ,altro aspetto atipico del suo liberalismo che per molti liberali torinesi si identificava in un acceso laicismo o addirittura, come nel caso di Zanone e di altri, nell’ adesione alla Massoneria. Ammalato, andava da solo a sottoporsi alla chemioterapia, nascondendolo alla famiglia, fin quando fu possibile. Un gesto eroico. Era nato nel 1915 e morì poco più che settantenne, nel 1988.Tornai dalle vacanze per partecipare ai suoi funerali. E’ sepolto a Piscina dove aveva una casa di campagna che amava molto, come amava quella del mare ad Albenga che aveva scelto, dopo tanti anni di vacanze sulla costa adriatica. Io sono stato molto suo amico. Abbiamo condiviso ideali, ma anche quando le nostre strade si separarono, rimanemmo amici,profondamente amici. Era un gentiluomo di antico stampo e mi è spiaciuto di non essere stato io a ricordarlo nel 2005 insieme a Nicoletta Casiraghi, in Consiglio Comunale. Forse avrei potuto dire di più di Nicoletta,ma sicuramente con meno distacco perché alla notizia della morte ho pianto. Fu anche il mio medico curante per molti anni disponibile ad ogni ora del giorno è anche della notte.Ho condiviso con lui tante battaglie ed a volte amava sentirmi per uno scambio di idee che i politici oggi nella loro autosufficienza  non vogliono .Visse una vita semplice,austera,parsimoniosa. Comparve in un libro nel 1968 che era un uomo della Fiat nelle istituzioni perché aveva un ottimo rapporto personale con l’avvocato Agnelli. Era un monarchico fedele al Re Umberto in esilio che gli conferì le massime onorificenze sabaude tra cui il cavalierato mauriziano. In effetti Mario fu un gentiluomo d’altri tempi in cui lo stile nel rapportarsi con gli altri, non solo con gli amici ,era improntato a valori umani che si sono persi. Non oso pensare come  si troverebbe a disagio a vivere oggi ,lui ispirato a valori antichi da uomo del Sud che aveva trovato nella regal Torino una nuova patria, senza rinnegare  mai il suo sentirsi un meridionale che amava il Risorgimento . Come Croce, come Omodeo, De Ruggiero.

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Francesco Tabusso  piccolo e grande artista 

Francesco  Tabusso era nato a Sesto San Giovanni nel 1930.Appena adolescente passi gli anni della guerra sfollato a Rubiana che diventerà insieme a Varigotti e Bardonecchia , uno dei luoghi più amati di vacanza dell’artista. Maturità classica,frequentò lo studio di Felice Casorati.Nel 1954 a 24 anni partecipa  alla Biennale di Venezia.Da quel momento Tabusso diventa un pittore di successo che avrà sempre di più una notorietà internazionale con mostre a New York, Mosca,Bruxelles, Alessandria d’Egitto. Sicuramente tra i pittori torinesi della sua generazione è stato il primo in assoluto. Anche perché non si è lasciato invischiare in quell’impegno politico che finì di toccare tutti gli artisti torinesi di un certo periodo. Francesco amava la montagna,la Langa, il mare,le donne e i piaceri della vita. Una volta a una cena di amici disse con linguaggio colorito che desiderava spesso “la fuga nella figa .” Sono famosi i suoi nudi e il forte desiderio di sensualità che pervase la sua vita e la sua arte. Claudia Ghiraldello ha scritto :”Tabusso si chiamava Francesco e di Francesco d’Assisi incarnava l’ardore per la semplicità. La flora, la fauna, il creato. Nelle sue opere si contempla la vita quotidiana, tra verismo e rivisitazione estatica. Il mistero del semplice ricercato con entusiasmo. L’eredità di Casorati nel dominio del colore, vissuto come contatto fisico della materia. Il tutto svaporato assai spesso in un sogno, in una sorta di riproposta fiabesca per un’interpretazione terapeutica del reale”.  Sicuramente è vero,ma non avendolo conosciuto di persona,trascura il vitalismo di questo piccolo uomo che seppe superare gagliardamente la sua inferiorità fisica con l’arte e con una vita appassionata. Sono stato suo amico e le ore passate con lui erano straordinarie,si passava dal serio al faceto  in un continuo gioco di ragionamenti,di cultura,di battute. Era bello per i boschi di Rubiana andare in passeggiata a cavallo con lui. Lui montava un cavallo sardo,ma era sempre il primo nella galoppate. E poi le cene con lui e le bevute che ci rendevano allegri. Tabusso era davvero ,come lo fu Mario Soldati che gli chiese di illustrargli due libri,una di quelle persone uniche che quando vengono a mancare lasciano un vuoto incolmabile anche se egli rivive ogni giorno nella sua arte.
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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com
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Attenzione a non ghettizzare i gay

Caro professore, ma quelli che dicono “io adoro i gay” quale ancestrale complesso da ansia di apparire progressisti hanno? Io non adoro i gay. Come non adoro chi ha i capelli biondi o gli occhi neri. Dire che si adorano gli omosessuali significa avallare la ghettizzazione di cui sono stati vittime e in parte lo sono tuttora. Esistono persone che mi piacciono, e persone che non mi piacciono. Alcune di loro hanno i capelli scuri, altre gli occhi chiari. Alcune sono gay. Ma non mi verrebbe mai in mente di dire “io adoro i gay”. È così squallidamente discriminatorio. Come chi lo dice.

                                                                                                                                              Anna Priuli
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Lei è entrata in un campo minato, questo è un tema difficile da affrontare. I gay sono stati oggetto di discriminazione e di scherno per decenni, la Chiesa li ha condannati, richiamandosi alle pagine della Bibbia. Oggi appare in larga parte tutto cambiato. Con le Unioni civili si è giunti a pochi passi dal vero e proprio matrimonio tra  persone delle stesso sesso. Il principio liberale stabilisce che la vita intima delle persone sia inviolabile. Cosa diversa è il tema dei figli. Ma il discorso ci porterebbe troppo lontano. Lei nella sua lettera evidenzia una moda che anch’io giudico discutibile. ma quante altre mode sono discutibili! Oggi si ragiona per luoghi comuni.
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A proposito di Chiara e Giordana
 
Ho letto i suoi ripetuti attacchi alla Sindaca Appendino. Mi sembrano troppo aspri per una persona che tende all’equilibrio come lei.
Pier Vincenzo Fenili
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Io a priori non ho né simpatie né antipatie preconcette. Quando ho conosciuto la signora Appendino in maggio, ne ho avuto una buona impressione. Molto diversa fu l’impressione quando conobbi il suo capo di gabinetto Giordana. Ho scritto denunciando la sua inesperienza e anche il suo senso di superiorità. Mi sembra che Fassino fosse un sindaco molto migliore. Certi ruoli non si improvvisano e un conto è fare il consigliere comunale di opposizione e un conto il sindaco di una grande città.  Specie se dietro il sindaco manca una squadra di gente competente. Affidarsi a Giordana fu, a mio parere, un errore fatale.
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La resistenza sul Piave e Diaz

In questi giorni ,cent’anni fa, dopo la  disfatta di Caporetto l’Italia reagì con la resistenza sul Piave, ma quest’ultima non viene ricordata. Dopo cento anni un certo antimilitarismo pacifista  ancora prevale ?
                                                                                                                               Gino Lugli
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In effetti è così. Anche gli articoli di giornale e i convegni hanno analizzato soprattutto Caporetto che rischiò di decretare  la “finis Italiae” con un arretramento possibile fino a Milano. Furono giorni drammatici. Ma l’Italia resistette. Ci fu il convegno di Peschiera in cui risaltò la figura del piccolo Re soldato ,che decise con gli alleati la resistenza sul Piave. Soprattutto ci fu la nomina del Generale Armando Diaz a comandante supremo al posto di Cadorna. Il napoletano Diaz che parlava in napoletano ai soldati meridionali segnò una svolta nella storia dell’esercito italiano, ancora con vertici prevalentemente piemontesi. La sua umanità significò un rapporto diverso con i soldati. L’eccessivo rigore di Cadorna venne abbandonato. E sotto il comando di Diaz dopo un anno l’Italia vinse la guerra contro l’Austria Ungheria che dopo Caporetto sembrava irrimediabilmente perduta.

Il Fila potrebbe essere riaperto al pubblico a breve

La considerazione più amaramente realistica la fa il sito filotorinista Torinogranata.it: “Ma com’è possibile che un impianto nuovo di zecca, qual è il Filadelfia, sia stato costruito senza rispettare tutte le norme vigenti in materia di sicurezza? Verrebbe da rispondere siamo in Italia, non c’è da stupirsi poiché ci sono innumerevoli esempi di impianti e strutture inaugurate dopo anni di lavori e tanti denari spesi che nel giro di poco tempo vengono chiusi o persino non sono mai inaugurati per problemi di sicurezza e gestione”. C’è da sperare che a Torino le cose vadano meglio. Sì, perchè lo storico Filadelfia, inaugurato soltanto lo scorso maggio, è stato bocciato dalla Commissione di vigilanza del Comune, che avrebbe  rilevato  criticità di sicurezza all’interno dell’impianto, che  così  sarà vietato al pubblico. Non però ai giocatori che potranno allenarsi regolarmente al suo interno. Non si tratterebbe di problemi importanti: mancherebbero cartelli nel parcheggio sotterraneo, e sarebbe da sistemare una bocchetta dell’impianto di aerazione andrebbe sistemata.

UNA GIORNATA PER LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL CAVO ORALE

Da anni è in essere una fattiva collaborazione con la LILT inerente alla prevenzione sia primaria che secondaria dei tumori maligni del distretto cervico cefalico. L’incidenza mondiale dei tumori della testa e del collo è di 500.000 casi per anno con un tasso di mortalità annuo di 270.000. In Italia rappresentano il 5% di tutti i tumori maligni. Ogni anno vengono diagnosticati 12.000 nuovi con un tasso di incidenza annuo   di 16 casi per 100.000 italiani. Sono colpiti più frequentemente gli uomini rispetto alle donne (in una proporzione di circa 6 ad 1) e la fascia di età più colpita è quella compresa tra i 50 ad i 70 anni. Molte di queste neoplasie sono correlate a determinate abitudini di vita come abuso di fumo ed alcool (tumori della laringe e del cavo orale), ad attività lavorative, come la esposizione alle polveri del legno (tumori del naso e dei seni paranasali), o ad infezioni virali (es. EBV e HPV). Non sempre l’identificazione precoce della neoplasia è agevole. Negli stadi iniziali della malattia, la sintomatologia è sfumata o addirittura assente e questo spinge il paziente a sottovalutare i sintomi e i segni con conseguenti ritardi diagnostici. Individuare i tumori in fase precoce (prevenzione secondaria) è di fondamentale importanza; dà infatti la possibilità di ridurne la mortalità, l’invasività dei trattamenti terapeutici e di migliorare la qualità della vita. In questa ottica è stata organizzata il 10 novembre 2017 una giornata di visite preventive dei tumori del cavo orale presso la Clinica ORL dell’Università degli Studi di Torino (Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino) in collaborazione con la LILT Torino. Negli anni precedenti sono stati sottoposti a visita preventiva   più di 180 persone. Tali iniziative, per la loro importanza, devono essere incentivate con il massimo impegno per sensibilizzare la cultura della prevenzione quale strumento indispensabile alla lotta contro i tumori.

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La Sezione Torinese della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) organizza:

UNA GIORNATA PER LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL

CAVO ORALE FARINGE E LARINGE

 

Venerdì 10 novembre 2017

dalle ore 12.00 alle 14.30

 

Ambulatorio I Clinica ORL

Azienda Ospedaliera Città della Salute – Molinette

Direttore Prof. Roberto Albera

Via Genova, 3

Prof. Giancarlo Pecorari

 

PRENOTAZIONI OBBLIGATORIE

Al numero 011/83.66.26

Dal Lunedì al Giovedì 14.00/17.00

TELEFONACI!!!

PENSA ALLA SALUTE

IL POLITECNICO DI TORINO ATTRAE LE ECCELLENZE DELLA RICERCA

Il vincitore di un ERC Grant da 2 milioni di euro Francesco P. Andriulli cercherà a Torino il “Santo Graal” dell’elettromagnetismo computazionale

 

Il Politecnico di Torino è sempre più competitivo nel quadro della ricerca internazionale e riesce ad attrarre un’eccellenza in ambito europeo: Francesco P. Andriulli,  vincitore di uno dei prestigiosi riconoscimenti  dell’ERC-European Research Council,  ha scelto infatti di condurre  la sua ricerca al Politecnico.

Andriulli, dal 2010 docente in Francia, si è aggiudicato un ERC consolidator grant da 2 milioni di euro; si tratta del premio istituito nel 2007 dall’Unione Europea per supportare progetti di eccellenza “altamente ambiziosi, pioneristici e non convenzionali”, a sostegno dell’indipendenza scientifica e del consolidamento del gruppo di ricerca e delle attività dei ricercatori e docenti europei. Salgono così a 10 i progetti ERC condotti al Politecnico di Torino.

 

La scelta di Andriulli è in controtendenza: il nostro Paese, infatti, ottiene ottimi risultati nell’assegnazione di riconoscimenti ERC, ma dei 644 grant assegnati nei primi 10 anni del programma a scienziati italiani ben 294 sono stati in realtà ottenuti da nostri compatrioti che lavorano all’estero: “L’acquisizione di finanziamenti ERC è un indice riconosciuto della qualità della ricerca di un istituzione e testimonia un ambiente favorevole allo sviluppo di  progetti innovativi e di frontiera; il rientro di un ricercatore di grande valore nel nostro Paese è sempre una vittoria per la ricerca italiana”, commenta il Rettore Marco Gilli, che prosegue: “Il nostro Ateneo non solo ha incrementato sensibilmente il numero di progetti ERC presentati internamente ma, negli ultimi anni, è riuscito ad attrarre ricercatori che, avendo vinto il riconoscimento ERC presso un’altra istituzione, scelgono di condurre la loro ricerca al Politecnico: senza dubbio si tratta di un risultato che qualifica ulteriormente il nostro Ateneo come una research university riconosciuta a livello internazionale ed è il risultato di politiche mirate volte a favorire la creazione di un ambiente di ricerca solido e internazionale”.

 

“Scelsi il Politecnico di Torino già come allievo ingegnere e ora sono lieto di potervi tornare da docente assieme alla mia ricerca. Il progetto ERC e le sfide che attendono me e la mia equipe non potranno che trarre beneficio dal dinamismo scientifico e dal prestigio di questo Ateneo.”, commenta Francesco P. Andriulli, che dall’1 settembre scorso si è trasferito al Politecnico come Professore Ordinario di Campi Elettromagnetici (tra i più giovani d’Italia), dove condurrà il suo progetto ERC “321-from Cubic To Linear complexity in computational electromagnetics”, che si propone di semplificare la complessità dei modelli matematici nell’elettromagnetismo computazionale, con applicazioni in tutte quelle tecnologie che utilizzano i campi elettromagnetici (dai telefoni cellulari, ai satelliti, alle macchine biomediche come la risonanza magnetica, alla rilevazione dell’attività elettrica del cervello umano).

 

L’obiettivo è di trovare la soluzione a un problema che la comunità scientifica dell’elettromagnetismo computazionale si pone da diversi anni: le tecnologie emergenti nell’ambito dell’ingegneria elettromagnetica divengono sempre più miniaturizzate e complesse, per cui emerge la necessità di applicare a questi nuovi oggetti modelli matematici che permettano di semplificare la fase di simulazione numerica.  Il progetto ERC “321”, che si pone come ricerca multidisciplinare  tra l’ingegneria avanzata, le matematiche e l’informatica ad alte prestazioni (high performance computing), si focalizza sullo studio di tecniche di calcolo altamente predittive per modellizzare e predire fenomeni elettromagnetici ad elevate dimensioni o grado di complessità. Questi modelli matematici si possono applicare a una grande varietà di tecnologie come, ad esempio, lo sviluppo di dispositivi di risonanza magnetica più precisi ed affidabili, a tecniche di imaging del cancro più avanzate e sicure o al neuroimaging in tempo reale – cioè la riproduzione dell’attività elettrica del cervello – per il trattamento dell’epilessia e lo sviluppo di interfacce cervello-macchina.

 

 

 

Biografia

 

Francesco P. Andriulli da settembre 2017, a 36 anni, è Professore Ordinario al Politecnico di Torino dove si è laureato in Ingegneria Elettronica nel 2004. I suoi studi sono proseguiti negli Stati Uniti alla University of Illinois at Chicago per un Master of Science e alla University of Michigan at Ann Arbor per il dottorato (2008). La sua carriera di ricerca è proseguita in Francia  all’École Nationale Supérieure Mines-Télécom Atlantique (IMT-Atlantique) dove è stato professore ordinario e presso il quale dirige il Computational Electromagnetics Research Laboratory (CERL).

 

Le sue attività di ricerca si concentrano sull’elettromagnetismo computazionale e hanno ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali tra i quali svariati premi per il miglior articolo scientifico, il premio L. B. Felsen for Excellence in Electrodynamics del 2015 e l’URSI Issac Koga Gold Medal2014-2016, una medaglia d’oro assegnata solo ogni tre anni dall’Unione Radioscientifica Internazionale.

 

Francesco P. Andriulli è membro di varie Honor Societies americane e di numerose società scientifiche, è Editore Associato di molteplici riviste scientifiche internazionali tra cui l’IEEE Transactions on Antennas and Propagation, IEEE Antennas and Wireless Propagation Letters e IEEE Access. Inoltre è membro del Comitato Scientifico di molti congressi internazionali del suo settore e del consiglio direttivo della European School of Antennas (EsoA). É autore di più di 40  articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali e di 80 conference proceedings. Ha coordinato come Principal Investigator numerosi progetti scientifici nazionali ed internazionali.

 

Pinocchio, un mito fiabesco per ricordarsi dei diritti dei più piccoli

Si intitola “Pinocchio, diritti e rovesci di un bambino di legno” la mostra organizzata dalla Associazione culturale Magica Torino, allestita nella Galleria Spagnuolo di Palazzo Lascaris dal 7 novembre al 7 dicembre 2017.L’esposizione raccoglie opere pittoriche, grafiche, oggetti e pubblicazioni originali legate al personaggio dell’opera di Carlo Lorenzini (in arte Collodi) provenienti da varie collezioni private.Accompagna la mostra un video di 12 minuti intitolato “Pin-Occhio” in cui il regista Alex Donadio ha raccolto brani scelti di opere teatrali, film e video clip sul burattino più famoso del mondo: dai film di Walt Disney, Comencini e Benigni, all’interpretazione di Totò e di Carmelo Bene in teatro e della cantante francese Milene Farmer.    L’occasione per parlare della figura del celeberrimo burattino è legata alla tutela dei diritti dell’infanzia, celebrati ogni anno il 20 novembre con la Giornata internazionale dei Diritti dei Bambini, istituita dall’Assemblea generale dell’Onu il 20 novembre 1989.Per approfondire il tema dei diritti dell’infanzia giovedì 30 novembre si svolgerà un convegno a Palazzo Lascaris con interventi di esperti su temi giuridici, sociali ed educativi. All’inaugurazione hanno partecipato: Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Barbara Colombotto Rosso, presidente associazione Magica Torino Alex Donadio, Comitato Scientifico associazione Magica Torino, Roberto Mastroianni, filosofo e critico d’arte che hanno curato anche il ricco catalogo della mostra. “Quello di legno era un burattino nelle mani del mondo – ha commentato il presidente Laus durante la presentazione – di un sistema oppressivo, ancorato alla paralisi della conservazione, all’assurdità delle consuetudini. Pinocchio in carne e ossa è invece una persona che ha trovato le proprie peculiarità,  ha gettato alle spalle il passato e affronta a viso aperto il futuro. Ora è indipendente, può scegliere il buono che ha ereditato e cercare di vivificarlo. Non ha più bisogno di tutori, non ha timori né speranze trascendentali. Ha tanta voglia di vivere una vita in presa diretta, di mettere alla prova le sue energie, le sue capacità intellettuali e le sue virtù sentimentali”.

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  La mostra “Pinocchio, diritti e rovesci di un bambino di legno”, aperta al pubblico dal 7 novembre al 7 dicembre, è allestita a Palazzo Lascaris, via Alfieri 15 Torino, orario di apertura: 9 – 17 dal lunedì al venerdì, ingresso gratuito.

FC – www.cr.piemonte.it

Ricerca, formazione e capitale umano nel bilancio del rettore del Poli

Un Ateneo in crescita, competitivo a livello internazionale, che si candida a svolgere un ruolo chiave per promuovere, orientare e governare lo sviluppo delle tecnologie del futuro

 

“L’inaugurazione di questo anno accademico avviene al termine del mio mandato di Rettore e mi consente di presentare un Ateneo che in questi sei anni ha accresciuto la sua reputazione, si è accreditato tra le migliori Università tecniche europee ed è pronto ad affrontare le sfide di ordine scientifico, tecnologico e culturale che ci attendono. Per questa ragione, ritengo sia giunto il momento di ampliare gli orizzonti e provare a delineare un modello di Università e più in generale del sistema dell’Alta Formazione e della Ricerca Scientifica, capace di comprendere le potenzialità e l’impatto della rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo e di contribuire significativamente a orientarne e governarne lo sviluppo”.

È questo il tema chiave che domani farà da filo conduttore per l’inaugurazione dell’anno accademico 2017/2018  del Politecnico di Torino, nel corso della quale il Rettore Marco Gilli presenterà al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quadro di un Ateneo in crescita, che ha rafforzato il proprio posizionamento nazionale e internazionale nel corso degli ultimi sei anni. Lo ha ricordato il Rettore, che nella conferenza stampa di oggi ha tracciato il bilancio del suo mandato alla guida del Politecnico.

STUDENTI E FORMAZIONE

Il primo dato che emerge è l’incremento delle domande di immatricolazione, cresciute dal 2012 a oggi del 50%: nel 2012 erano 8.000 gli studenti che hanno richiesto di immatricolarsi presso i Corsi di Laurea triennale, mentre si è raggiunta quota 12.000 nel 2017. “Sono significativamente diminuiti gli abbandoni ed è sensibilmente migliorata la qualità degli studenti italiani, provenienti da tutto il Paese, e in modo ancor più marcato la qualità degli studenti internazionali, che rappresentano ormai il 15% del totale, con una crescita negli ultimi cinque anni del 24%”, commenta il Rettore, che prosegue evidenziando un dato di grande interesse per studenti e famiglie: “In controtendenza con il dato nazionale, sono ottime le prospettive occupazionali dei nostri laureati, come è riconosciuto dalle statistiche ISTAT e da quest’anno certificato anche dal QS Graduate Employability Ranking – 2018: il Politecnico si colloca al primo posto al mondo, con riferimento all’indicatore più importante: il “Graduate Employment rate”, calcolato come rapporto tra le percentuale di occupazione ad un anno della Laurea Magistrale dei nostri studenti (pari al 94%) e la media degli Atenei italiani esaminati (pari al 76.2%)”.

“Ma siamo consapevoli”, aggiunge il Rettore, “che l’offerta formativa richiede di essere continuamente rivisitata: per questa ragione abbiamo predisposto un investimento complessivo di 10 milioni di euro per l’aggiornamento e la riqualificazione dei laboratori didattici e per l’avvio di iniziative progettuali che si avvalgano delle nuove tecnologie, stiamo avviando le Lauree triennali professionalizzanti e consolidando la nostra Scuola di Master”.

RICERCA SCIENTIFICA E CONDIVISIONE DELLA CONOSCENZA

Una crescita rilevante ha riguardato la Ricerca e le attività di Trasferimento Tecnologico: il Politecnico, negli ultimi sei anni, ha incrementato in modo significativo numero e proventi dei progetti e dei contratti. Per quanto riguarda la ricerca fondamentale, l’Ateneo conta 12 progetti finanziati dallo European Research Council nell’VIII Programma Quadro Horizon 2020, a fronte dei soli due progetti finanziati nel VII Programma Quadro, ed è in aumento il numero di ricercatori italiani all’estero, vincitori di progetti ERC, che sceglie come sede il Politecnico.

Nell’ambito della ricerca competitiva e collaborativa, il Politecnico è l’unico partner italiano di entrambe le iniziative Flagship della Commissione Europea (“Graphene” e “Human Brain Project”); sono stati inoltre acquisiti 207 progetti nazionali e regionali, che mostrano il grande coinvolgimento del territorio, 40 progetti internazionali e 127 progetti UE nell’ambito di Horizon 2020 nel solo biennio 2014-2016, che in termini di finanziamento pro-capite, pongono il Politecnico ai primi posti in Italia.

Sono state consolidate le politiche di trasferimento tecnologico con azioni coordinate. Innanzitutto la costituzione di un Laboratorio interdipartimentale, che ha consentito di stipulare più di 40 accordi di partnership con attori industriali, che agiscono su scala territoriale, nazionale e internazionale, di favorire percorsi di innovazione presso le piccole e medie imprese e la creazione di nuove realtà imprenditoriali, di incrementare sensibilmente il numero di brevetti attivi e di valorizzare i risultati più rilevanti dell’attività di ricerca mediante un esteso finanziamento di Progetti di fattibilità – Proof of Concept.  Inoltre è stato rafforzato il Centro di Ricerca Applicata/Trasferimento Tecnologico, “Links” (Leading Innovation and Knowledge for Society), sul modello degli Istituti Fraunhofer tedeschi, in partnership con la Compagnia di San Paolo.

INVESTIMENTI STRATEGICI

“Negli ultimi anni ci siamo attrezzati per affrontare le sfide poste dalla transizione tecnologica, avviando una serie di investimenti strategici e una progressiva rivisitazione delle strutture di ricerca, in linea con le esperienze e le sperimentazioni internazionali di maggiore successo, dal MIT al Technion, dall’ETH all’EPFL. La prima e più importante iniziativa è stata la costituzione di 11 Centri Interdipartimentali, con un finanziamento complessivo triennale dell’ordine di 30 milioni di euro, focalizzati su aree tecnologiche emergenti, che richiedono l’integrazione tra ambiti scientifici/culturali differenti, un approccio multidisciplinare e l’acquisizione di rilevanti attrezzature”, aggiunge il Rettore, che sottolinea anche gli altri investimenti messi in campo: “Un’ulteriore iniziativa strategica, probabilmente unica tra gli Atenei italiani, consiste nel destinare una parte rilevante dell’utile di esercizio a un insieme articolato di investimenti strategici pluriennali”si tratta di 22 milioni di euro l’anno, dedicati a rafforzare la ricerca fondamentale, la progettualità dipartimentale e a promuovere una crescente sinergia tra Dipartimenti e Centri Interdipartimentali;  5 milioni l’anno per il potenziamento del Dottorato di Ricerca; 4 milioni di  Starting Grant, per consentire ai Professori di I e II fascia, provenienti da sedi esterne, prevalentemente estere, e a tutti i giovani ricercatori di avviare la propria attività di ricerca; circa 2 milioni per l’attrazione di Visiting Professor di alta qualificazione scientifica ed elevata reputazione internazionale.

RISORSE UMANE

“Ma l’investimento più importante, quello che ci pone veramente nelle condizioni di affrontare con ottimismo le sfide che ci attendono,  ha riguardato le risorse umane, continua Gilli: “Un investimento, anche questo, in controtendenza con il dato nazionale, che registra da anni una progressiva diminuzione del numero dei docenti e anche una certa disaffezione da parte dei giovani per i ruoli universitari. Un’ambiziosa programmazione, probabilmente unica tra gli Atenei italiani, ha consentito di destinare consistenti risorse al personale tecnico amministrativo e di prevedere, nel periodo 2013-2020, 869 posizioni per il personale docente (486 posizioni da Professore di ruolo di I e II fascia e 383 nuove posizioni da Ricercatore a Tempo Determinato) di cui oltre 500 già coperte o bandite. Si è trattato del maggior investimento in risorse umane degli ultimi vent’anni, l’avvio di un ricambio generazionale necessario ed irrinunciabile per una struttura universitaria, che si confronta con uno scenario internazionale sempre più competitivo”.

MASTER PLAN DI SVILUPPO EDILIZIO

In conclusione, il Rettore ha presentato il Master Plan che delinea le linee di sviluppo edilizio dell’Ateneo da qui al 2025, che prevedono l’estensione del Campus dell’Architettura e del Design presso il complesso architettonico di Torino Esposizioni, con un investimento di oltre 30 milioni di euro,  e nel medio termine la realizzazione di oltre 30.000 metri quadrati presso il Campus della Scuola di Ingegneria, destinati ad accogliere aree per la didattica e per le nuove forme di organizzazione della ricerca e la nuova biblioteca di Ateneo.

 

“In questi anni”, riepiloga Gilli, “in un contesto di bassi investimenti in Formazione Terziaria e in Ricerca e Sviluppo (pari all’1% e all’1,33% del PIL nel nostro Paese, a fronte di una media OCSE dell’1.6% e del 2.38% rispettivamente), il Politecnico si è mosso in controtendenza, in particolare su due aspetti qualificanti, che ritengo cruciali: da un lato, a fronte della diminuzione del numero complessivo di  giovani che scelgono gli studi universitari e di una percentuale di laureati tra i 24 e i 35 anni che ci pone agli ultimi posti tra i Paesi OCSE, noi dal 2012 al 2017 abbiamo registrato un aumento delle domande di immatricolazione pari al 50%; dall’altro, a fronte della complessiva diminuzione del numero di docenti e ricercatori universitari nel Paese, noi, pur ricorrendo alle uniche posizioni consentite dalla Legge, i Ricercatori a Tempo Determinato, siamo riusciti ad avviare un ricambio generazionale, che porterà il numero complessivo di Professori e Ricercatori a raggiungere nel 2020 la soglia di 1000 unità, superando il livello degli anni 2005/2006”.

“Nonostante la crisi, il Politecnico in questi anni è significativamente cresciuto, in alcuni ambiti al di là delle nostre stesse aspettative, e soprattutto è stato in grado di avviare ingenti investimenti strategici, che gli consentiranno di diventare sempre di più un punto di rifermento per il Territorio, al servizio della comunità scientifica internazionale e del Paese”, conclude il Rettore Gilli.

 

Polemiche d’artista sulle luci distrutte a sassate alle Vallette

Colpi di sassi hanno  gravemente danneggiato nel quartiere delle Vallette, una delle opere di Luci d’artista. Su Fb un post di  Luca Beatrice, critico d’arte molto conosciuto e presidente del Circolo dei Lettori dice: “Per decenni le Luci d’Artista sono state rispettate e amate dai torinesi. Ma ora a qualcuno per puro spirito demagogico è venuto in mente di portarle in periferia. Ci sono luoghi dove la bellezza e la cultura non arrivano; vanno lasciati al loro destino”. C’è il sospetto che la polemica sia stata studiata ad (non a caso) arte, come provocazione nei confronti dei benpensanti che – infatti – hanno immediatamente urlato allo scandalo. Massimo Giovara, consigliere comunale M5s e presidente della commissione Cultura in Municipio, l’assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi e il senatore Pd Stefano Esposito hanno sottolineato via social il loro disappunto per le dichiarazioni del critico, che sarebbero un insulto per l’intero quartiere periferico e la sua popolazione.