Cosa succede in città- Pagina 28

Palazzina di Caccia di Stupinigi: c’è il Gran ballo in calzini

Domenica 5 gennaio, ore 15-17

 

Spaiati, rotti, colorati, buffi: per partecipare al Gran ballo in calzini alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, domenica 5 gennaio, basta indossare i calzini più strani e divertenti per occupare il Salone d’Onore della residenza reale a passo di giochi danzati. L’esperienza di danza che mira a sprigionare la creatività del corpo, è dedicata agli adulti e ai bambini dai 5 anni di età.

L’attività è a cura dei Servizi Educativi della Palazzina di Caccia di Stupinigi, in collaborazione con Artemista, conduce Elena Maria Olivero, danza/arteterapeuta e operatrice culturale.

È richiesta puntualità, vestiti comodi e calzini antiscivolo.

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 5 gennaio, ore 15-17

Gran ballo in calzini

Durata dell’evento: 2 ora circa

Quota di partecipazione: 5 euro + biglietto di ingresso

Biglietto di ingresso: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Prenotazione obbligatoria entro venerdì 3 gennaio

Info e prenotazioni: 011 6200601 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

In questi giorni di festa una puntata al cinema

In questi giorni di festa una puntata al Cinema ci sta, e due pellicole da non perdere sono Conclave che ti inchioda alla sedia fino alla fine con una sorpresa e Diamanti di Ozpetek il regista turco che ci ha abituato a dei capolavori. Dopo Rosso Istambul e le Fate Ignoranti in Diamanti, Ozpetek ha scelto con cura e classe il cast del film con moltissime figure femminili e l’insostituibile Accorsi, a sorpresa anche la Vernier che ha stupito per naturalezza, profondità e autenticità con cui ha vestito i panni del suo personaggio.

Diamanti, ambientato tra gli anni ’70 e il presente, racconta le vicende di un gruppo di donne legate a una sartoria cinematografica romana. Prodotto da Greenboo Production, Faros Film e Vision Distribution in collaborazione con Sky, il film è già considerato uno dei lavori più significativi di Ozpetek. La sceneggiatura, scritta da Carlotta Corradi, Elisa Casseri e dallo stesso regista, intreccia epoche e luoghi con grande eleganza.

GABRIELLA DAGHERO

La magia della grande danza con “Roberto Bolle and Friends”. Dal 3 al 5 gennaio al teatro Regio di Torino

Il 2025 inizierà al teatro Regio con la magia della grande danza di Roberto Bolle con il suo Gala, l’ormai celeberrimo “Roberto Bolle and Friends”, presente in tre nuovi spettacoli il 3, 4 e 5 gennaio.

Nel 2025 il danzatore, nato a Casale Monferrato, celebrerà i 25 anni di “Roberto Bolle and Friends”, una kermesse diventata ormai un appuntamento fisso dell’inizio d’anno torinese, che approda per tre repliche andate esaurite da mesi.

Vi è ancora riserbo sul cast che accompagnerà l’étoile in questi nuovi appuntamenti per un programma che viene ogni volta pensato e ideato da Bolle mescolando il repertorio classico a quello contemporaneo, pezzi inediti ad altri più celebri.

Roberto Bolle mancherà, invece, dal Capodanno televisivo e dal programma “Danza con me” che aveva interessato in passato milioni di italiani il primo gennaio. Questa volta è stato cancellato. È, invece, comparso in “Note del Natale- Speciale Giubileo”, dopo la Messa della Vigilia e il Rito di inaugurazione del Giubileo presieduto da Papa Francesco.

 

Mara Martellotta

Quella “grande arte” che, in Italia, sdoganò il “Contemporaneo”

Dalla “Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea” di Roma ai “Musei Reali” di Torino, oltre 70 opere della prima avanguardia

Fino al 2 marzo 2025

Anni ’50 – ’70. Signori miei, che anni quegli anni! Per il Paese (a maniche in su per la benefica ricostruzione post-bellica che avrebbe portato agli anni del boom economico ma anche alle inquietanti avvisaglie dei terribili “anni di piombo”), un ventennio di sovvertimenti burrascosi e totali. Nel bene e nel male. Che non mancarono di travolgere anche il mondo dell’arte, trasformatosi in un vero e proprio “movimento artistico tellurico”, portato avanti da un gruppone solido e coraggioso di “protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell’allora contemporaneità”.

A sottolinearlo è Luca Massimo Barbero, curatore con Renata Cristina Mazzantini (direttrice della “GNAM-Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea” di Roma) dell’inedita rassegna “1950-1970. La Grande Arte Italiana” ospitata, fino a domenica 2 marzo, nelle “Sale Chiablese” dei “Musei Reali” di Torino. 79 le opere esposte, provenienti dalla “GNAM” e riunite, per la prima volta, al di fuori del “Museo” di appartenenza, in una mostra prodotta dai torinesi “Musei Reali” e da “Arthemisia”, nonché fortemente voluta e resa possibile da Mario Turetta, “Capo Dipartimento per la Attività Culturali” del “Ministero della Cultura” e direttore delegato dei “Musei Reali” di Torino. 21, gli artisti rappresentati in un iter che coinvolge 12 Sale“La mostra vuole porre – afferma la direttrice della ‘GNAM’ Renata Cristina Mazzantini – l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria romana rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione”. Stagione irripetibile. Annunciata in rassegna da due opere che subito ti avvertono delle dirompenti visionarie “bizzarrie” che ti aspettano nel lungo percorso espositivo: un astratto-materico “Rilievo con bulloni” del ’58-’59 del parmigiano Ettore Colla e “L’arco di Ulisse” del ’68 realizzato dal pugliese Pino Pascali (con lana d’acciaio su struttura in legno), cui si deve anche quel rosso fuoco “Primo piano labbra” del ’64, sarcastico rimando all’aggressività massmediale di certa pubblicità rivolta al pubblico femminile di allora.

In entrambe le opere, colpiscono l’invenzione e la capacità di trasformare il ludico esercizio manuale in opere di indubbia matrice artistica. Varcato l’ingresso, ecco i lavori di Giuseppe Capogrossi, fra cui la grande “Superficie 207” con quel caratteristico “segno” (“pettine” o “forchetta” per i critici) che il romano Capogrossi seppe elaborare e trasformare in tutte le maniere possibili. E, a seguire, un focus su quegli anni ’50, in cui l’arte amava palesarsi nell’utilizzo di materiali non convenzionali, da quelli di riciclo (sacchi di juta, plastiche, catrami o metalli) firma inconfondibile di  Alberto Burri, fino al gesto estremo della “lacerazione dei manifesti pubblicitari” del calabrese Mimmo Rotella, che in mostra firma anche una “realista” silhouette nera del presidente Kennedy, di spalle, al telefono. Sala monografica, a seguire, per il friulano Afro Basaldella e il suo, meno irruento e vagamente memore dell’immagine, “lirismo astratto”, cui s’oppongono le fluttuanti e vivide (verticali o orizzontali) fasce di colore di Piero Dorazio, così come i celebri “Concetti Spaziali” (concretizzazione del suo “Manifesto Blanco”) di Lucio Fontana. Fra le donne, meritano uno spazio speciale la romana Giosetta Fioroni fortemente ispirata (non meno di Sergio Lombardo e Tano Festa) alla “nuova mitologia” creata dai “nuovi media” (tv, cinema e rotocalchi) e la siciliana Carla Accardi, artista dal segno “auto generativo” e figura fra le più rappresentative dell’“Arte Povera”.

E che dire della maestosa imprevedibile “Superficie lunare” di Giulio Turcato o del “Poetry Reading Tour” in cui Gastone Novelli riesce a fondere pittura e scrittura e segni, in un’azione (molto diversa da quella simile in partenza di Toti Scialoja) di bizzarro collante fra realtà e immaginazione. Un altro inedito confronto si sviluppa, infine, fra un intenso monocromo nero di Franco Angeli ed alcuni importanti “Achrome” di Piero Manzoni, fra le più rivoluzionarie figure dell’arte italiana. A conclusione, le sale dedicate all’iconico quadro specchiante del ’68 di Michelangelo Pistoletto, insieme alle celebri “Cancellature” di Emilio Isgrò, all’“Incidente D662” di Mario Schifano e all’ironico (fin dal titolo) e dissacrante “Bachi da setola” del già citato Pino Pascali. Fra le Sale si cammina e si osserva incuriositi. Dentro la consapevolezza di non incontrare limiti all’ingegno dei “nuovi” (in allora) artisti.

Gianni Milani

“1950-1970. La Grande Arte Italiana”

Sale Chiablese-Musei Reali, piazzetta Reale, Torino; tel. 011/1848711 o www.museireali.beniculturali.it

Fino al 2 marzo

Orari: Da mart. a dom. 10/19. Lunedì chiuso

Nelle foto: Pino Pascali “Primo piano labbra”, tela smaltata tensionata su struttura lignea con camere d’aria, 1964; Giuseppe Capogrossi “Superficie 207”, olio su tela, 1957; Lucio Fontana “Concetto spaziale. Teatrino”, idropittura su tela con buchi e legno laccato, 1965; Mimmo Rotella: “Senza titolo”, Décollage, 1962

“New Color Lights”. Insieme l’“Accademia Albertina di Belle Arti” e la “Fondazione Chierese per il Tessile”

Un progetto – moda sostenibile, per “vestire il futuro”

Dal 19 dicembre al 19 gennaio 2025 e dal 1° al 15 febbraio 2025

Obiettivo “nobile” e non da poco: mettere in atto una sperimentazione di ricerca nell’universo moda che possa guardare ad una più equa e sostenibile visione del futuro. Il progetto didattico ed espositivo vede da tempo la collaborazione fra due realtà torinesi di assoluto prestigio nel campo del design e del “tessile”: l’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino e la “Fondazione Chierese per il Tessile”. Ideata da Vincenzo Caruso, direttore del Corso di “Fashion Design” dell’“Ateneo” (presieduto da Paola Gribaudo e diretto da Salvo Bitonti), in collaborazione con i docenti Valentina Rotundo e Melanie Zefferino, l’iniziativa ha visto attivamente coinvolti oltre 40 studenti, allievi del Corso biennale di “Progettazione Artistica per l’Impresa” (con indirizzo, per l’appunto, di “Fashion Design”) che si sono attivamente dedicati allo studio e all’impiego del cosiddetto “tessuto bandera”– realizzato con fibre naturali , cotone o lino – di antica tradizione a Torino e dintorni, nei colori limitati ancora oggi ai bianchi ed écru, per  realizzare una “capsule collection” di “abiti a trapezio”, icona del guardaroba anni ’60 ideato dallo stilista Yves Saint Laurent, moderno e versatile diventato un eterno evergreen. Sul bianco ottico di questo tessuto in puro cotone, prodotto dalla “Pertile srl” con certificazione “GOTS – Global Organic Textile Standard” (il più importante stan-dard internazionale per la certificazione dei prodotti tessili realizzati con fibre naturali da agricoltura biologica), si innestano gli inserti della stessa stoffa tinta con coloranti naturali nei sette colori dell’arcobaleno, usando tecniche che gli studenti hanno sperimentato nel corso di un workshop condotto al “Museo del Tessile di Chieri”.

Gli abiti protagonisti, dalla caratteristica forma ad “A”, si trasfigurano “nell’affascinante materia del prisma – spiegano i docenti responsabili – mentre cenni di colore sapientemente studiati emergono dal bianco di ognuno dei capi, dando vita ad una totale immersione nel mondo vibrante e potente dei cromatismi. Il trapezio veste il corpo della donna, come dell’uomo, in un atto di rivelazione che, dalla sua purezza e versatilità, parla di luce e rinascita culturale. I colori dell’arcobaleno, simbolo di bellezza e diversità, ci ricordano l’importanza dell’inclusione all’interno della società”.

Gli allievi, inoltre, della scuola di “Cinema, Fotografia e Audiovisivo” diretti da Fabio Amerio, hanno documentato il work-in-progress del progetto e curato lo “shooting” fotografico, al quale hanno collaborato anche gli studenti del corso di “Trucco e maschera teatrale” di Arminda Falcione. L’iniziativa risponde concretamente alle istanze per il raggiungimento di “obiettivi chiave” (“SDG – Sustainable Development Goals”) dell’“Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” in termini di “sostenibilità dei processi, rispetto dell’ambiente, educazione di qualità, lavoro dignitoso e creativo”.

Gli esiti di questa progettazione artistica “multanime”, ovvero gli abiti e gli elaborati visivi, saranno protagonisti di un’esposizione che ha ricevuto il patrocinio della “Città Metropolitana di Torino” e della “Città di Chieri” e che si inaugurerà all’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino (via Accademia Albertina 6), nell’ipogeo della “Rotonda del Talucchi”, giovedì 19 dicembre (ore 18), per protrarsi fino a mercoledì 19 febbraio 2025 (sab. dom. e festivi 10/18) e per approdare successivamente al “Museo del Tessile” di Chieri sabato 1° febbraio 2025 (via Santa Clara 6 – 10), dove resterà visibile fino a sabato 15 febbraio ( merc. e sab. 15/18, mart. 10/12).

Per info: siti web di riferimento www.albertina.academy e www.fmtessilchieri.org

G.m.

Nelle foto: “New Color Lights” immagini shooting fotografico

Mike Bongiorno, una mostra in occasione del centenario della nascita

Anche Torino, e non solo Milano, ha la sua mostra su Mike Bongiorno, in occasione del centenario della nascita del mitico “Re del quiz”, di quello della Radio e dei 70 anni della televisione, celebrazioni che stanno per concludersi con il 2024. Alla Biblioteca civica Centrale di Torino, in via della Cittadella 5, sono esposte, sino al 4 gennaio 2025, venti fotografie in bianco e nero scattate con una Leica M9 ed un obiettivo solo, un 35 mm, del set della fiction “Mike”, girata in città, dal fotografo di scena Alfredo Betrò, ma anche tante riproduzioni inedite da vedere di materiali utilizzati nelle due puntate che hanno fatto il massimo degli ascolti nel mese di  ottobre su Rai1.

Dalle cartelline usate per i suoi quiz, ai bozzetti delle cabine di “Rischiatutto”, alle brochure dell’Hotel Savoy dove nel corso del Festival di Sanremo 1967, presentato da Mike Bongiorno con Renata Mauro, morì tragicamente Luigi Tenco.

La vita di Bongiorno ha sempre camminato di pari passo con quella del nostro Paese ed è stata raccontata in questa fiction del regista Giuseppe Bonito con un Mike da giovane interpretato dalla rivelazione Elia Nuzzolo e da Claudio Gioè da adulto.

Alfredo Betrò con le sue fotografie racconta l’allestimento del set della fiction “Mike” che a sua volta racconta l’allestimento del set di alcuni programmi televisivi del passato diventati mitici come “Lascia o raddoppia” e “Rischiatutto”.

 

Igino Macagno

“Semiramide” di Cesare Saccaggi arricchisce le raccolte dei Musei Reali

Sino al 21 gennaio la tela è esposta a Palazzo Reale

Si formò alla torinese Reale Accademia Albertina Cesare Saccaggi, tortonese di nascita (1868 – 1934), allievo di Andrea Gastaldi e Giacomo Grosso, per distinguersi poi negli anni a ridosso del ’90 in vari concorsi. Spirito eclettico, pianista e musicista, partecipò alle esposizioni della Permanente di Milano, e ancora a Genova, Bologna, Firenze e alla Biennale di Venezia, sempre oltre ai ritratti legato a scene in costume o di genere, temi sacri e volti alla mitologia, paesaggi e nature morte, ampliando il proprio successo nella capitale dove conosce i Preraffaelliti. Non ancora trentenne partecipa alla decorazione della chiesa di San Gioacchino a Torino, con gli affreschi della VII stazione della Via Crucis, per soggiornare negli anni successivi a Parigi, dove espone ripetutamente ai Salons ed è presente all’Esposizione Internazionale Universale del 1900, aggiudicandosi una prestigiosa medaglia di bronzo. Pittore alla moda nella capitale francese, realizzerà affiches, illustrazioni per calendari, cartoline illustrate in vasta produzione.

Le raccolte dei Musei Reali si vedono oggi arricchite di quella stupenda opera del Saccaggi che è “A Babilonia (Semiramide)”, dipinta intorno al 1905 – e lo svelamento nei giorni scorsi nel Salone delle Guardie Svizzere a Palazzo Reale è stato, come sottolineava Annamaria Bava, di “un grande effetto teatrale” (l’opera rimarrà là esposta fino al 21 gennaio prossimo per passare poi alla Galleria Sabauda per far parte del gruppo di opere del primo Novecento). Semiramide, fondatrice di Babilonia, altera, lo sguardo seduttore e fiero verso chi le sta di fronte, incede con il corpo coperto di una veste leggera e trasparente, impreziosita da una ricca rete di piccoli gioielli che mettono ancor più in mostra la bellezza del corpo, lasciandosi intravedere la nudità del seno, laddove l’abbassarsi di una spallina provoca un atteggiamento non privo di provocazione. Bracciali e anelli a ornare mani e piedi, richiamano facilmente in tutta l’abbondanza d’oro che è sparsa all’intorno, a cominciare dal toro alato con testa antropoforma (Lamassu) proveniente dal palazzo del sovrano assiro Sargon II, sicuramente ammirata da Saccaggi in una sua visita al Louvre, quell’influenza che la Secessione Viennese ebbe sull’artista – la “Giuditta” di Klimt – o gli abbigliamenti e gli atteggiamenti vistosamente cari alle femme fatale dell’epoca, Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse o ancora la marchesa Luisa Casati che amava, come la sovrana babilonese, accompagnarsi nelle sue passeggiate o nei ricevimenti con un leopardo al guinzaglio. Rimandi e ricerche soprattutto da parte di Saccaggi, non ultima la raffigurazione del copricapo sulla tela ricavata dalla “Dama di Elche”, antico busto femminile ritrovato nel 1897 in Spagna: come alla cultura del pittore fanno rimando le citazioni letterarie, dall’Inferno dantesco (la sovrana travolta dalla bufera eterna del V canto, con lei “Cleopatràs lussuriosa”: alla regina d’Egitto è dedicata sino al 23 marzo prossimo una mostra che illustra “la donna, la regina, il mito”, corredata di un piccolo quanto esauriente catalogo che mostra la figura nella Storia e nei ritrovamenti, nel mito e nella monetazione, nella pittura dell’Occidente, nella letteratura dall’antichità al teatro elisabettiano al cinema d’oggi che in varie occasioni s’è appropriato di lei) ai romanzi e alle tragedie di Voltaire, alla “Semiramide” a cui Rossini avrebbe nel 1823 dato musica.

La tela, prima in collezione privata e in seguito appartenuta alla galleria Fidia di Reggio Emilia, è stata dietro segnalazione di Beatrice Bentivoglio acquisita nel 2024 dal Ministero della Cultura per i Musei Reali torinesi, con diritto di prelazione. Essa torna a occupare quegli spazi che le appartengono di diritto e che documentano anche oggi quel legame e l’apprezzamento che all’artista riconobbero la committenza borghese e Casa Savoia. Andrà ad accompagnare un’altra opera di Saccaggi già presente nelle raccolte, “Jone”, ancora un ricordo letterario tratto dalle pagine di “Gli ultimi giorni di Pompei”, che Erward Bulwer-Lytton scrisse nel 1834, dipinto acquistato da Umberto I e Margherita di Savoia alla XXXIX Esposizione del Circolo degli Artisti si Torino verso la fine del 1897 per la somma di 350 lire.

Elio Rabbione

Nelle immagini, l’opera di Cesare Saccaggi e momenti della presentazione nei giorni scorsi a Palazzo Reale

Il Natale al Teatro Colosseo

Il Natale al Teatro Colosseo con “The nightmare before Christmas”, poi Oblivion e Roberto Vecchioni apriranno il 2025

Giovedì 26 e venerdì 27 dicembre è in programma al Teatro Colosseo un’esperienza imperdibile che trasforma il classico natalizio di Tim Burton, “Nightmare Before Christmas”, in un evento unico. Sul grande schermo in versione italiana, il film sarà accompagnato dalle musiche iconiche di Danny Elfman, vincitore del GRAMMY Award, eseguite dal vivo da un’orchestra sinfonica, mentre le canzoni originali rimarranno intatte, proprio come nel film. Un’occasione straordinaria per immergersi nella magia gotica di Jack Skellington e vivere le sue avventure in modo ancora più intenso e coinvolgente, perfetto per celebrare il Natale in modo originale.

Apriranno il 2025 del Teatro Colosseo, domenica 5 gennaio alle ore 20.30, gli Oblivion. Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli, ovvero gli Oblivion, tornano in scena con il loro nuovo spettacolo “Tuttorial”, una realtà alternativa dove Galileo Galilei è una star di TikTok, Leonardo da Vinci non riesce a produrre contenuti virali e Marco Mengoni canta all’Ikea. Senza senso e senza tempo, personaggi di varie epoche allietano le giornate dei loro follower in cambio dell’agognato successo. Spaziando dai litigi tra Bell e Meucci sull’invenzione del telefono, al presentarci le creature tipiche delle modernità come l’infaticabile Rider e il pavido Leone da Tastiera fino ad arrivare alla satira di costume, alla politica e all’attualità. TUTTORIAL è un vero e proprio strumento di orientamento grazie al quale in poche e semplici note, i grandi interrogativi umani avranno risposte alla portata di tutti; uscirete dal teatro più saggi di Siri, più fluidi di D’Annunzio, più caldi del riscaldamento globale.
Oblivion “Tuttorial”.

Seguirà, giovedì 9 maggio alle 20.30, il concerto di Roberto Vecchioni, uno dei più grandi cantautori e poeti italiani, che torna al Teatro Colosseo dopo l’emozionante concerto della scorsa stagione con il suo nuovo tour “Tra il silenzio e il tuono”: un viaggio profondo che prende il nome dal suo ultimo lavoro letterario tra le note e le parole che hanno segnato la sua straordinaria carriera artistica. Conosciuto per la sua capacità di fondere poesia e musica, Vecchioni regalerà al pubblico una serata indimenticabile, in cui i suoi brani più celebri si alterneranno a nuove composizioni, creando un ponte tra il passato e il presente, tra il silenzio delle riflessioni intime e il tuono delle emozioni più forti, un’esperienza immersiva, in cui la musica si intreccia con la narrazione, portando gli spettatori a riflettere su temi universali come l’amore, la vita, la sofferenza e la gioia. Vecchioni, con la sua inconfondibile voce e il suo carisma, guiderà il pubblico in un percorso emozionale unico, arricchito da arrangiamenti musicali raffinati e coinvolgenti.

Tutte le informazioni sul sito e sui profili social del Teatro www.teatrocolosseo.it (http://www.teatrocolosseo.it/)

 

Mara Martellotta

Isa Bluette, Erminio Macario e Fred Buscaglione rivivono in “Whiskey e Soubrette”

Torna nel periodo natalizio Whiskey e Soubrette al teatro Juvarra, spettacolo di Tedacà

Al teatro Juvarra dal 26 dicembre al 12 gennaio 2025 un cast di giovani artisti racconterà la memoria storica e artistica di Torino, durata ben quarant’anni, ripercorrendo le orme di tre grandi artisti torinesi come Isa Bluette, Erminio Macario e Fred Buscaglione. Questo accade in ‘Whiskey e Soubrette’, spettacolo di Tedacá, che torna in scena, dopo il successo delle due precedenti stagioni, presso il teatro Juvarra, in via Juvarra13, negli spazi teatrali tra i più affascinanti torinesi.

Si tratta di un’opera che miscela prosa, ironia, danza e musica dal vivo e che vedrà gli interpreti impegnati in 16 repliche a partire da Santo Stefano, terminando nel 2025, con una replica speciale per la notte di Capodanno.

La biglietteria prevede ingresso a 18 euro, intero, 15 euro ridotto per tutte le repliche, mentre per lo speciale Capodanno i biglietti sono previsti intero 40 euro ( spettacolo + brindisi) e 25 euro ( ridotto spettacolo +brindisi).

‘Whiskey e Soubrette’ rappresenta un evento speciale della stagione “Almeno noi nell’universo” di Fertili Terreni Teatro. Per maggiori informazioni contattare il sito www.tedaca.it/whiskey-soubrette oppure contattare il numero 334.8655865 dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18.

Siamo nella notte di Natale e l’ex oste Bruno ripercorre alcuni momenti vissuti all’interno della sua locanda. Dalla sciantosa Isa Bluette al duro Fred Buscaglione, passando per la comicità stralunata di Erminio Macario, i suoi racconti tramandano la conoscenza degli artisti torinesi che hanno incrociato la sua vita.

Il protagonista Bruno ha attraversato quaranta anni di storia e memoria torinese, è stato amico e collega di lavoro di Isa Bluette, quando entrambi erano impiegati alla manifattura Tabacchi; ha visto nel suo locale i primi spettacoli di Erminio Macario ed è stato confidente di Fred Buscaglione, seguendo il suo percorso artistico dagli esordi alla prematura scomparsa nel 1959. I suoi ricordi si materializzano sul palco, immergendo lo spettatore in alcuni momenti passati insieme a questi grandi personaggi, ed esplodono inoltre in canzoni e coreografie che richiamano i numeri di varietà della gioventù. Tutto questo succede ogni Natale quando Bruno si reca al Cimitero monumentale dove riposano Isa Bluette, Erminio Macario e Fred Buscaglione, che aspettano quella magica notte per tornare a raccontare pezzi della loro esistenza.

Le vicende di Bruno sono un escamotage narrativo di finzione per attraversare le vite di Isa Bluette, Erminio Macario e Fred Buscaglione. Tutti gli episodi che riguardano le vicende dei tre artisti torinesi sono frutto di una ricerca storica con documentazione reperita a Torino, Milano e Roma. La stessa accuratezza è stata riservata alle coreografie e ai costumi che richiamano il periodo d’oro del varietà torinese e nazionale. Anche la musica, cantata e suonata dal vivo, traccia un percorso che attraversa quaranta anni di storia nazionale. Si passa dai motivetti del primo Novecento , fino alle canzoni rese celebri da Isa Bluette come “Creola” e da Erminio Macario (“Turin) per poi terminare con alcuni capolavori di Fred Buscaglione come “Che notte”, “Eri piccola “ “Juke Boxe”, “ Guarda che Luna”. Tutte le musiche sono state riarrangiate e ricomposte da Antonio Dominelli, fra cui alcune sperimentazioni sonore che accompagnano dal vivo le scene dello spettacolo.

Dopo il successo degli ultimi due anni, con sold out in tutte le repliche dello spettacolo, Whishey e Soubrette va in scena proprio al Teatro Juvarra, un gioiello architettonico e culturale fra i più interessanti ed eleganti della città, nato in un’epoca di grande trasformazione per Torino, quando essa stava diventando capitale industriale, quando Torino ha saputo interpretare i mutamenti della società e diventare luogo di confronto e di incontro per le sue diverse anime.

Whiskey e Soubrette nasce da un’idea di Marco Musarella, Valentina Renna, Simone Schinocca, Livio Taddeo, con regia di Simone Schinocca e coreografie di Bqb e musiche di Antonio Dominelli. Il cast è composto da dodici giovani artisti della scena piemontese.

Mara Martellotta

La libreria Luxemburg cambia sede e riapre in una delle gallerie più eleganti di Torino, la Subalpina

Dal 20 gennaio prossimo, la Libreria Internazionale Luxemburg, pur rimanendo fedele alla sua anima, cambia sede e si trasferisce a pochi passi dall’attuale posizione su via Cesare Battisti nella Galleria Subalpina, una delle più eleganti della città. Si verrà così a trovare immersa nell’architettura ottocentesca e nell’atmosfera parigina che la collocano a metà strada tra piazza Castello e piazza Carlo Alberto. Pur mantenendo il suo carattere storico, essendo stata fondata nel 1872 quale bottega, si arricchirà di elementi contemporanei, quali gli interni completamente rinnovati, pur nel mantenimento della tradizione. La novità principale sarà l’angolo della caffè. I nuovi proprietari, Tonino Pittarelli e Gigi Raiola, hanno creato un angolo caffè in collaborazione con Baratti & Milano, con l’ingresso su via Cesare Battisti. Il progetto è stato curato da un’azienda leader nelle superfici in ceramica, la Mutina, capace di dar vita a un’atmosfera accogliente attorno a un banco centrale ispirato alle cucine domestiche. 216 mq costituiranno gli spazi ampi e luminosi della libreria, nati dall’unione di tre unità immobiliari, con pavimenti in legno, pareti scure e soffitto con mattoni a vista. Vi sarà all’interno della libreria il ritorno del “Punto Einaudi”, dove i lettori potranno tornare a sfogliare il catalogo della casa editrice con una selezione di collane storiche e novità editoriali. Gli architetti del progetto della nuova sede, Barbara Brondi e Marco Rainò, hanno voluto conservare lo spirito della Luxemburg reinterpretandone il logo storico. Infatti l’insegna della vecchia sede, che è vincolata, verrà smontata lettera per lettera, trasformata ciascuna in opera d’arte da battere all’asta, e il ricavato sarà devoluto per la ricerca sul cancro dell’Istituto di Candiolo. La novità sarà poi una catena umana di lettori e amici che trasporteranno gli ultimi 1000 libri nella nuova sede della libreria, creando un fil rouge tra passato, presente e futuro.

 

Gian Giacomo Della Porta