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IED Torino: una mostra che mette al centro della riflessione il design e la creatività

IED Design Show_A Snapshot of Today. Il contemporaneo attraverso gli occhi degli studenti IED 

 L’Istituto Europeo di Design presenta IED Design Show_A Snapshot of Today, una mostra allestita negli spazi della storica Sede IED Torino di via San Quintino 39, che sarà aperta al pubblico, dal 13 luglio al 30 settembre, per celebrare e raccontare ai visitatori il lavoro degli studenti e invitare la comunità del design e il pubblico a scoprire nuove leve del panorama italiano del design.

IED Design Show_A Snapshot of Today è uno spazio di narrazione che, muovendosi tra i molti linguaggi espressivi e le discipline del design che lo IED alimenta con i suoi insegnamenti, lascia emergere il punto di vista e gli sviluppi progettuali di giovani designer. A loro è affidata la complessa interpretazione del contemporaneo, studiata attraverso gli strumenti del design che acquisiscono e, allo stesso tempo, sperimentano.

Così l’aula magna, le classi, i laboratori, gli uffici e i corridoi della sede vengono popolati da centotrentasette lavori che hanno coinvolto più di duecento studenti IED, neodiplomati e diplomatidei Corsi di Design, Moda, Arti visive e Comunicazione, selezionati e scelti dalle curatrici Sara Fortunati, Direttore del Circolo del Design di Torino, e Benedetta Lenzi, Manager Culturale, per raccontare il grande fermento creativo che la scuola produce quotidianamente.

Ogni giorno, nelle aule e nei laboratori della nostra Scuola, prendono forma i progetti degli studenti che sperimentano la visione del design da diverse angolazioni, grazie alla guida di docenti professionisti e alla collaborazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni, che permettono loro di misurarsi continuamente con il sistema produttivo e culturale dichiara Paola Zini, Direttore IED TorinoCon questa mostra, desideriamo presentare al pubblico la complessità del contemporaneo, tradotta dagli studenti attraverso leloro progettualità. IED Design Show_A Snapshot of Today è il ritratto collettivo di una generazione, un’istantanea che mostra una chiave di lettura del nostro presente”.

Il percorso si snoda lungo sezioni tematiche racchiuse in aule scrigno, che contengono abiti, campagne digitali, reportage fotografici, progetti di interni, gioielli, studi di identità visive,modelli di concept car, video, illustrazioni; risultati progettuali che aprono scorci su grandi questioni dell’oggi, originati da percorsi anche molto diversi, ma attraverso cui è possibile cogliere rimandi, assonanze, sensibilità comuni.

La mostra permea non solo le aule, ma si propaga anche negli spazi comuni, quotidianamente vissuti dai ragazzi, dai docenti e dallo staff IED.

A realizzare e curare lallestimento, un collettivo di studenti provenienti dai Corsi Triennali in Interior Design, Graphic Design e Illustrazione, guidati da Marilivia Minnici, Exhibition Designer e Eleonora Diana, Direzione tecnica, Lighting Designer e docente IED.

Il racconto visivo di IED Design Show_A Snapshot of Today èrealizzato dalla creatività di Irene Scanavacca, studentessa del Corso di Illustrazione, Francesca Piano e Patrick Ometto, studenti di Graphic Design. Sotto la guida di Sara Maragotto, Coordinatrice del corso di Illustrazione, e Flavia Giolito, Graphic Designer e docenteIED del corso di Illustrazione, il team ha illustrato il costante scambio e le interazioni quotidiane tra gli studenti, le discipline e i corsi, nelplayground di una scuola di creatività. Il main symbol è rappresentato dai cerchi, molecole che, sovrapposte, unite, collegate, rimandano a persone e idee che si attraggono e aggregano, formando nuovi organismi progettuali.

IED Design Show_A Snapshot of Today

Istituto Europeo di Design – Via San Quintino 39, Torino

Apertura al pubblico: 13 luglio – 30 settembre 2022

Orario: 10 – 17

Chiusure: sabato e domenica; dal 6 al 21 agosto 2022

compresi

Ingresso: libero

I Sette Cluster Tematici di IED Design Show_A Snapshot of Today

1. Geografie del Sé

I progetti esposti in questa stanza indagano l’Io e il corpo,intraprendendo un cammino di auto narrazione e affermando nuovi percorsi di identità, attraverso la ricerca di un incontro tra percezione interiore e realtà esteriore, la stimolazione dei sensi o la scoperta di una dimensione intima che si rispecchia negli spazi che abitiamo, l’esplosione del che emerge dalle viscere.

Tra i risultati progettuali esposti, spicca Emersioni, progetto di Tesi in Illustrazione di Luca Bretani. La questione centrale del coming out per le persone LGBT+, chiave di lettura del lavoro di Bretani, riguarda una dimensione intima relativa al sé, che esplode per raccontarsi al mondo. Le figure illustrate in Emersioni compiono un viaggio dantesco nelle profondità della terra per conoscersi, contorcersi imbevute di misticismo e, infine, per auto-determinarsi, per “riveder le stelle”.

2. Coesistenze

All’interno di Coesistenze, ci si immerge in una riflessione sul profondo cambiamento del rapporto dell’individuo con l’ambiente e le risorse naturali, sul rimodellamento di nuove modalità di relazione, in cui Uomo e Natura possano interagire e ritrovarsi in sinergia.

All’interno di questa stanza si trova Chirp Chips, parte delprogetto di Tesi in Product Design della studentessa Lucilla Ligrani.

Il lavoro di ricerca della studentessa verte sulla cantautrice e producer alessandrina Elasi, partner di Tesi, per la quale gli studenti hanno realizzato due tipologie di prodotti differenti: pezzi in edizione limitata per l’oggetto on-stage e oggetti riproducibili in serie per il merchandise. Lucilla Ligrani interpreta il significato della canzone Cicale dell’artista Elasi – che parla delle ansie delle giovani generazioni che fluttuano in un mondo di esseri ibridati con gli insetti in un prodotto di merchandise rappresentato da un pacchetto di “patatine”, a base di farina di grillo, realizzato con una bioplastica compostabile. Uno snack inusuale, giocoso e innovativo in grado di coniugare, in chiave pop, alternative biologiche ed ecosostenibili.

3. Gli Altri

L’altro è specchio, proiezione di , oggetto di conoscenza, punto di osservazione. E se l’isolamento, come scelta o come costrizione, è un qualcosa di cui ormai abbiamo fatto tutti esperienza, i legami con gli altri ci portano a percorrere strade di continuo avvicinamento e allontanamento emotivo, a riscoprire connessioni profonde attraversate dal tempo, a restituire valore ad ognuno dei nostri sensi nell’esplorazione dell’altro.

Il progetto di Tesi in Fotografia di Marco Corbo, dal titolo Gli Altri, narra visivamente la vita di quattro persone che l’autore definisce lontani da tutto, dalla società, dal caos della vita urbana. Per indagare le identità altrui, Corbo si è avvicinato alla loro quotidianità rispecchiandosi in essi. Scoprendo la storia degli altri, scoprendo le loro abitudini, la solitudine dei protagonisti scompare: è la natura, la luce, il rapporto con l’arte a riempire ciò che verrebbe considerato vuoto.

4. Sentirsi a Casa

Sentirsi a casa è un luogo affettivo costruito su ricordi e gesti, ma anche su abitudini e regole, riconosciute e condivise. Da lì si parte in esplorazione del mondo, per scoprire diversi modi di vivere in comunità, indagare norme sociali distanti o inusuali, fino a viaggiare nel futuro o nello spazio. Lì si torna, anche attraverso oggetti affettivi che stimolano i nostri ricordi o un senso di familiarità, gesti del passato che recuperiamo per ritrovarci, rituali che costituiscono le nostre abitudini domestiche.

Ci si sente a casa sfogliando i progetti di Tesi gli studenti del Corso di Graphic Design che, sotto la guida del Coordinamento editoriale Italiano di Touring Club, hanno studiato e sviluppato nuove soluzioni a livello grafico per le Guide Verdi e Guide Verdi Pocket,immaginando un’operazione crossmediale di rilancio del prodotto fra carta e web. I risultati rielaborano il tema del viaggio raccontandolo in un percorso che si compone, pagina dopo pagina, tra i luoghi e le esperienze, customizzando la tradizionale guida secondo le esigenze del moderno viaggiatore.

Progetti in esposizione:

Una guida alla mano, di Sara Chiarella, Matteo Dessì, Benedetta Tesauro, Sara Tortore;

Pimp My Guide, di Veronica Mocchetti, Vincent Morello, Anastasia Pinto, Francesca Tavarone;

Destinazione Futuro, di Francesco Agosta, Alexandra Cataraga, Elena Cavigiolo, Costella Javgureanu.

5. Dentro lAssurdo

L’assurdo è un’arma. Usa l’ironia come via di fuga, ne esalta il potere di mettere in discussione la realtà, ne acquisisce il punto di vista lucido e distante. Gioca portandoci in una dimensione di sospensione di giudizi e regole della vita di tutti i giorni, esaltando il coraggio di una leggerezza, spesso non priva di profondità. Si traduce in progetti che riescono a esorcizzare le contraddizioni del nostro tempo con capacità trasformativa e carica provocatoria e in un design che aggira la funzionalità e sovverte la logica.

In questa stanza, il visitatore incrocia un bizzarro esercito di outfit stravaganti, extralarge, psichedelici, risultati dei progetti di Tesi degli studenti in Fashion Design, realizzati per la cantautrice e producer alessandrina Elasi. A raccontare gli eccentrici capi, un video che riprende una bizzarra premiazione tra realtà e iperrealtà: gli attori sono persone reali e avatar che convivono nello stesso contesto, ripresi attraverso alcuni schermi in situazioni che accadono contemporaneamente, seppur in contesti differenti. L’unica a rimanere dietro gli schemi sarà Elasi, in un cameo finale, a incarnare la realtà e la stravaganza delle creazioni degli studenti.

Progetti in esposizione:

Cimarròn, di Gabriele Falaguerra. Photo credit: PEPE Fotografia;

Le Me Sleep, di Giovanni Marchetti. Photo credit: PEPE Fotografia;

Filler, di Giulia Nani. Photo credit: PEPE Fotografia;

Sinapsi, video dei progetti di Tesi di Product e Fashion Design a.a.21/22. Video credit: PEPE Fotografia.

6. Creare Mondi

Si entra, in questa stanza, attirati dal lavoro sui simboli, da figure allegoriche, da immaginari stereotipati, dalla ricerca sugli elementi visivi che caratterizzano estetiche nuove o tradizionali, dallacodificazione e decontestualizzazione di rituali, codici e costumi.

Qui si sperimentano sensazioni di viaggi virtuali, navigando tra contenuti creativi, come i progetti di Tesi del Corso di Design della Comunicazione, sviluppati dagli studenti per Anzi Besson, Partner di Tesi.

I mezzi di trasporto con i quali esplorare esplorano nuove vie di comunicazione? Un visore per la realtà virtuale e un display navigabile, che danno accesso ai progetti digitali, sviluppati con il supporto di Revibe – Metaverse factory.

7. Distanze

In questo spazio espositivo, la relazione tra le grandezze e le loro percezioni viene espressa in distanze da attraversare, da abitare, da rappresentare: atmosfere sospese di luoghi prossimi che appaionoremoti, il disorientamento proprio del passaggio all’età adulta. Tempo e spazio aprono possibilità sfumate, si dilatano e si comprimono nei luoghi di lavoro e vita privata un tempo scissi, valorizzano la capacità di accelerazione, ci spingono a oltrepassare la superficie del nostro pianeta.    

Tra i progetti esposti, significativo è il progetto My Travel NaTUra, dello studente Alessandro Paone del Corso in Design del Gioiello e Accessori. Rispondendo al brief dell’azienda committente, Foglizzo, che ha chiesto la realizzazione di un accessorio che rimandasse movimento, Paone convoca il rapporto ritrovato con una natura che, negli ultimi anni, ha potuto prendere il sopravvento sull’uomo, in particolar modo durante l’esplosione della pandemia e i lockdown forzati, in forte contrasto con i paesaggi cementificati in cui la natura non aveva più spazio.

Torna a risplendere la Raggiera sull’altare della Cappella della Sindone

 A quattro anni dalla riapertura al pubblico della Cappella della Sindone e dopo la restituzione dell’altare, avvenuta nel marzo 2021, durante la chiusura dei Musei Reali per la pandemia, anche la raggiera dorata torna a risplendere. 

 

L’opera è stata realizzata grazie alla collaborazione tra i Musei Reali, il Teatro Regio di Torino e la Fondazione La Stampa-Specchio dei tempi e si inserisce nel più ampio intervento di restauro sostenuto dal Ministero della Cultura, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, con gli sponsor tecnici Iren Spa e Performance in Lighting. L’allestimento è stato realizzato con il contributo dell’Impresa Salvatore Ronga Srl.

 

La grande raggiera sommitale, compiuta dagli intagliatori Francesco Borello e Cesare Neurone tra il 1692 e il 1694, era parte integrante del progetto dell’altare realizzato da Antonio Bertola a partire dal 1688. Completamente distrutta nell’incendio del 1997, viene ora riproposta a compimento del lungo e complesso intervento di restauro, teso, fin dai suoi primi passi all’inizio degli anni Duemila, a una ricomposizione quanto più possibile fedele al progetto originario della Cappella della Sindone.

 

La raggiera è stata ricostruita grazie a un progetto coordinato per i Musei Reali dall’arch. Marina Feroggio, che è partito dallo studio dei documenti d’archivio e che ha affrontato anche tutte le problematiche di realizzazione, trasporto e montaggio. L’opera ha un diametro di 3,5 metri per un peso di circa 70 kg, ed è stata ricreata adattando e semplificando la forma del suo disegno originale, utilizzando legno Samba e cartapesta. Ogni elemento è stato ignifugato, trattato con gesso di Bologna, dorato a missione con foglia a imitazione oro, patinato con mordente color noce e rifinito con vernice trasparente per rallentarne l’ossidazione nel tempo. Per il trasporto e il montaggio è stato ideato un manufatto componibile in loco, con otto elementi da inserire tra le due piastre ovali di ferro.

 

«Il progetto di ricostruzione – dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali – si è basato sulle fonti d’archivio, adattando e reinterpretando il manufatto per renderlo compatibile con le esigenze attuali. La raggiera restituisce alla sommità dell’altare la sua funzione scenografica di punto prospettico, soprattutto nella visione dalla navata della cattedrale. Il risultato è stato possibile grazie a un lavoro di squadra che ha coinvolto competenze diversificate, provenienti dai Musei Reali, dal Teatro Regio, dalla Soprintendenza di Torino e dal mondo imprenditoriale, che hanno lavorato in perfetta sintonia per raggiungere questo importante risultato».

 

L’intervento è stato finanziato anche grazie ai fondi donati dai cittadini torinesi e raccolti dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi all’indomani dell’incendio del 1997.

 

«La generosità dei lettori de La Stampa sostiene non solo i numerosi progetti di solidarietà sociale in corso, ma è attenta ai simboli dell’identità storica e civile della nostra città – dichiara Lodovico Passerin d’EntrèvesPresidente della Fondazione. – Specchio dei tempi negli anni ha dedicato grande impegno a supporto a Torino e al Piemonte. Ma anche in situazioni di emergenza, come la pandemia e, negli ultimi mesi, in supporto della popolazione ucraina. Un esempio unico, un orgoglio per la nostra città. Ancora una volta, cittadini e aziende hanno mostrato la vicinanza e l’attenzione ai più deboli».

 

La raggiera è ora riproposta in forma semplificata, per restituire l’impatto scenografico originario, grazie alla collaborazione con i Laboratori Artistici del Teatro Regio di Torino diretti da Claudia Boasso.

 

«Il Teatro Regio è un “marchio” autorevole e apprezzato in Italia e all’estero, ed è nucleo centrale del progetto culturale di Torino – dichiara il Sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin – Sono molto felice di intraprendere il mio percorso alla guida di un Teatro così amato e integrato nel territorio. Lo spettacolo dal vivo è condivisione, partecipazione, sicurezza, fiducia, basi fondanti del sentirsi parte di una comunità, e questa è anche la mia visione di un Teatro che si apre al territorio e che si mette al servizio della collettività. Uno spirito di collaborazione che ha, da sempre, contraddistinto il Regio e che fa emergere anche all’esterno il patrimonio di competenze e professionalità che sono racchiuse in un grande Teatro. Preparazione, passione e cura per il dettaglio, che è il fiore all’occhiello dei nostri Laboratori Artistici, capaci di realizzare gli imponenti allestimenti di titoli d’opera, di esprimere tutta la sua versatilità nel collaborare con il cinema per la realizzazione di scenografie e ambientazioni, fino allo studio e alla esecuzione minuziosa di questa nuova splendida raggiera dorata per l’altare della Cappella della Sindone».

 

La collaborazione tra i Musei Reali e il Teatro Regio rientra nel Protocollo d’Intesa siglato nel 2021 per dare impulso a uno scambio di competenze volto ad accrescere le professionalità di entrambe le parti e ad arricchire l’offerta culturale da proporre alla comunità.

Il Protocollo è già stato attivato con successo in occasione della mostra Splendori della tavola, inaugurata il 17 marzo 2022 per celebrare i 161 anni dell’Unità d’Italia e per la quale il Teatro Regio ha curato la creazione dei costumi esposti nella Sala da Pranzo di Palazzo Reale fino al 17 luglio.

 

Il ripristino della raggiera ha completato l’opera di restauro della Cappella della Sindone e ha restituito al mondo l’insieme incomparabile di uno dei monumenti simbolo del Barocco europeo, vincitore nel 2019 del prestigioso riconoscimento European Heritage AwardsEuropa Nostra per la categoria Conservazione.

 

Il prossimo appuntamento è fissato per il 23 settembre 2022, quando i Musei Reali presenteranno La Cappella della Sindone tra storia e restauro, gli Atti del Convegno Internazionale di Studi che si è tenuto il 28 e il 29 settembre 2018, a corollario della riapertura al pubblico del monumento.

ph credits Andrea Guermani

Orchestra e Coro del Regio per una grande Festa in musica a ingresso gratuito

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CONCERTO D’ESTATE

Con il patrocinio di Ministero della DifesaMinistero della Cultura Città di Torino

REGIO OPERA FESTIVAL
Seconda edizione

Torino, Cortile di Palazzo Arsenale
Sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, Via dell’Arsenale 22

Venerdì 29 luglio 2022 ore 21

Il Cortile di Palazzo Arsenale, sede del Regio Opera Festival (foto Andrea Macchia © Teatro Regio Torino)
Venerdì 29 luglio alle ore 21 si terrà un concerto a ingresso gratuito, ultimo appuntamento del Regio Opera Festival prima della pausa estiva. L’Orchestra e il Coro del Teatro Regio si riuniscono per una grande festa in musica al Cortile di Palazzo Arsenale, sul podio il maestro Andrij YurkevichAndrea Secchi maestro del coro.

Il Sovrintendente Mathieu Jouvin afferma: «Abbiamo deciso di unificare i due ultimi appuntamenti del Regio Opera Festival, che vedevano protagonisti il Coro e l’Orchestra del Teatro, in un unico grande concerto per l’Estate e alle atmosfere di luoghi lontani. Un ringraziamento per il nostro affezionato pubblico che ci ha seguito con passione e che ritroveremo a settembre per gli appuntamenti con la danza internazionale».

In una Festa musicale d’estate, non può mancare il brano più conosciuto di Felix Mendelssohn-Bartholdy: Sogno di una notte di mezza estate, per soli, coro femminile e orchestra. Capolavoro romantico che il compositore tedesco scrisse per la commedia di Shakespeare A Midsummer Night’s Dream, con la sua celeberrima Ouverture, come introduzione del particolare clima espressivo, a metà strada tra fantasia e mistero, che connota la commedia di Shakespeare, in cui gli amori del mondo delle Fate e degli Elfi si intrecciano con quelli degli umani in una Grecia mitologica; e la famosissima “marcia nuziale”, ancora adesso suonata in tutto il mondo per il momento più atteso e commovente del matrimonio: quello in cui la sposa avanza solennemente verso lo sposo.

Dalle atmosfere del mondo fatato a quelle mistiche e delicate dei Veda indiani e delle pianure dell’Est, un suggestivo percorso che ci regala il compositore inglese Gustav Holst, viaggiatore entusiasta e studioso di astrologia, passione che lo portò a scrivere il suo brano più celebre, The Planets, composizione spesso citata nella colonna sonora di Guerre stellari. La magia del canto corale e della voce si fondono anche nei brani di Holst in programma: Two Eastern Pictures, “Spring” e “Summer” per coro femminile e arpa e gli Inni Corali dal Rig Veda (Hymn to the DawnHymn to the WatersHymn to VenaHymn of the Travellers). «Sono molto curioso di sentire come il canto delle rondini, che ho scoperto essere grande protagonista al Cortile di Palazzo Arsenale, si fonderà con le voci del nostro Coro e accompagnerà l’Orchestra in questa serata che abbiamo deciso di regalare per augurare a tutti una serena e gioiosa estate» questo l’augurio del Sovrintendente Mathieu Jouvin.

Sul podio il direttore ucraino Andrij Yurkevych: già Direttore musicale del Teatro di Odessa e attualmente del Teatro Nazionale di Chisinau (Moldavia), in ambito sinfonico vanta un repertorio che spazia da Mozart ai maggiori compositori russi, ed è stato protagonista in concerti a Milano, Amburgo, Monaco, Bonn, Varsavia e Santiago del Cile, dirigendo l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, i Münchner Symphoniker, l’Orchestra Arturo Toscanini e l’Orchestra Sinfonica di Madrid.

L’ingresso al Concerto d’Estate è gratuito – fino a esaurimento dei posti disponibili – con biglietto da acquisire alla Biglietteria del Teatro Regio, sul sito www.teatroregio.torino.it o la sera stessa alla Biglietteria di Palazzo Arsenale.

Il concerto del 5 agosto è annullato.

Il Regio Opera Festival è realizzato con il patrocinio del Ministero della Difesa, del Ministero della Cultura e della Città di Torino. Media Partner è Publitalia ’80.

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI

Biglietteria
Piazza Castello 215 – Tel. 011.8815.241 e 011.8815.242
biglietteria@teatroregio.torino.it
Orario di apertura: da lunedì a sabato 13-18.30; domenica 10-14
Un’ora prima del concerto è aperta la Biglietteria
presso il Cortile di Palazzo Arsenale
Biglietteria online: www.teatroregio.torino.it

Informazioni
Ingresso Uffici del Teatro Regio, piazza Castello 215
da lunedì a venerdì: ore 9-17.30
Tel. 011.8815.557 – info@teatroregio.torino.it

Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto: “Your Country Doesn’t Exist”

Terzo appuntamento: “Your Country Doesn’t Exist” (2003, attualmente in corso) del duo spagnolo-islandese Libia Castro & Òlafur Òlafsson

Inaugurazione > Mercoledì 13 luglio, alle ore 18.30

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

Mercoledì 13 luglio, alle ore 18.30 in piazza Bottesini a Torino, inaugura il terzo appuntamento di Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto, progetto ideato da Alessandro Bulgini e curato, per questa edizione dedicata all’arte islandese, dall’artista Jòn Gnarr.

Nell’alternanza creativa dei manifesti 6×3 metri in piazza Bottesini, questa sarà la volta del duo spagnolo-islandese formato dagli artisti di fama internazionale Libia Castro Ólafur Ólafsson, team creativo fuori dagli schemi che porterà a Torino Your Country Doesn’t Exist (Il Tuo Paese Non Esiste), una campagna di progetti artistici iniziata nel 2003 e attualmente in corso.

In attività dal 1997, quella di Castro e Ólafsson è una pratica collaborativa, concettuale, socialmente impegnata e multidisciplinare. Nel corso degli anni, infatti, hanno invitato altri artisti, professionisti e persone di ogni estrazione sociale a lavorare attraverso il binomio arte e attivismo, creando collettivi temporanei.

Nella loro corposa attività hanno ottenuto l’Icelandic Art Price nel 2021 con The Magic Team, un collettivo avviato nel 2017, e il loro lavoro è stato esposto in iniziative d’artista, università, tetti, strade, piazze, musei e biennali, tra le quali l’8ª Biennale dell’Avana, il Museo Van Abbe, Manifesta 7, la 54ª Biennale di Venezia, il CAAC di Siviglia, la Kunst-Werke di Berlino, la 19ª Biennale di Sydney e molte altre.

A Torino portano Your Country Doesn’t Exist (Il Tuo Paese Non Esiste), un progetto che affronta il tema della cittadinanza ponendo in questione l’identità nazionale.

Il progetto è stato presentato per la prima volta alla Platform Garanti CAC di Istanbul nel 2003, un anno segnato dalle più grandi proteste globali contro la guerra, da allora, Your Country Doesn’t Exist ha viaggiato da una nazione all’altra – Bosnia e Herzegovina, Ungheria, Olanda, Islanda, Stati Uniti – intervenendo in contesti differenti e includendo forme e media diversi come poster, performance musicali, opere video, pubblicità televisive e radiofoniche, sculture, francobolli, opere a pavimento per piazze pubbliche e insegne monumentali al neon per le facciate degli edifici (come alla Biennale di Venezia del 2011).

Affermano gli artisti: “Inserendo il termine ‘tuo’ solleviamo il problema dell’appartenenza, dell’avere il controllo; chi possiede il tuo paese, chi possiede i paesi?… anche i paesi sono una costruzione, sono una creazione, li abbiamo fatti, continuiamo a cambiarli…”.

A ogni trasmigrazione il progetto assume nuove vesti e nuovi significati e in piazza Bottesini si connette strettamente alla storia passata e presente del territorio, un territorio “di tutti”, un territorio di approdo dove la diversità, reale e quotidiana, può rappresentare opportunità e ricchezza. A chi afferma il tuo paese non esiste, rispondiamo che è vero, non esiste, perché in Barriera ciò che stiamo creando è un nuovo mondo, un nuovo paese, ancora in divenire, un paese di tutti.

Il progetto artistico di Opera Viva, il Manifesto ha portato, dal 2015, in Barriera di Milano a Torino più di 40 artisti, italiani e stranieri, interpreti dello spazio pubblico di 6×3 metri (Cimasa 50530) in piazza Bottesini.

Le statue “volanti” di Palazzo Madama

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ARTE. VOLANO” NEL CIELO DI TORINO LE 4 STATUE MONUMENTALI DI PALAZZO MADAMA PER TORNARE ALL’ANTICO SPLENDORE

Rimosse dalla sommità con un innovativo intervento di sezionamento, ingabbiate e calate a terra con uno spettacolare sistema di gru dall’altezza di 27 metri: saranno restaurate “live” in un padiglione trasparente visitabile dal pubblico
Indagini specialistiche con magnetoscopi e georadar hanno permesso di scoprire il “cuore” di questi speciali “guardiani” della città
Fase decisiva del grande cantiere di restauro e consolidamento della facciata interamente finanziato da Fondazione CRT

Foto, rendering e video al link:https://vcloud.ilger.com/cloud14/index.php/s/BXxC5w5ZW8ePbSL

Torino, 11 luglio 2022 Giustizia, Liberalità, Magnanimità e Abbondanza spiccano il “volo” nel cielo di Torino per tornare all’antico splendore. Inizierà domani l’operazione dispostamento a terra delle quattro monumentali statue in marmo di Brossasco, alte più di 4 metri e pesanti oltre 3 tonnellate ciascuna, che coronano la balaustra del corpo centrale di Palazzo Madama e raffigurano ermetiche allegorie del “Buon Governo”. Dopo un innovativo intervento di sezionamento, le statue saranno ingabbiate e calate con un eccezionale sistema di gru dall’altezza di 27 metri in piazza Castello, dove verranno restaurate “live” in uno speciale padiglione trasparente visitabile dal pubblico.

Lo spettacolare intervento condotto dalla Cooperativa Archeologia di Firenze e da Arte Restauro Conservazione di Arlotto Cristina Maria, sotto la direzione dell’arch. Gianfranco Gritella rappresenta un momento decisivo del grande cantiere di restauro e consolidamento strutturale della facciata juvarrianadell’edificio, grazie alla sinergia tra Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni museali, e Fondazione CRT, storico e principale sostenitore privato di Palazzo Madama (17,5 milioni di euro stanziati complessivamente), che finanzia interamente quest’ultimo intervento con un impegno straordinario di 2,4 milioni.

“Quattro capolavori, testimoni della storia e del ruolo di Torino nel Settecento europeo, che per la prima volta, grazie all’illuminato mecenatismo della Fondazione CRT, potremo ammirare da vicino, in un cantiere di restauro offerto all’attenzione e riflessione dei cittadini sul piano di piazza Castello. Un’occasione unica di incontro non solo per comprendere l’arte di uno dei massimi protagonisti della scultura tardobarocca, e i meccanismi della creazione, ma anche per riacquisire coscienza dei valori per secoli propugnati dalla nostra città capitale”, afferma il Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario.

È certamente un evento più unico che raro vedere le statue volare: non è il set di un film, ma un’avveniristica e spettacolare operazione di recupero storico-artistico, che abbina la tecnologia più innovativa e le migliori maestranze per salvare la grande bellezza della cultura. Un risultato reso possibile dalla sinergia pubblico-privato tra la Fondazione Torino Musei e la Fondazione CRT, da sempre impegnata per la rinascita e la valorizzazione di Palazzo Madama”, dichiara il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

Le statue – formate ciascuna da quattro blocchi marmorei scolpiti e sovrapposti e del peso di circa 3.200 kg – sono opera dello scultore carrarese Giovanni Baratta (1670-1747), chiamato a Torino da Filippo Juvarra a più riprese tra il 1721 e il 1730 per portare a compimento queste sculture e altre opere a Superga, Venaria Reale e nella chiesa torinese di S. Filippo. Furono sbozzate nel laboratorio dello scultore a Carrara, poi trasportate in pezzi separati via nave fino a Savona e, infine, condotte su carri trainati da buoi e muli a Torino, dove furono montate in opera e portate a compimento.

LO STATO DI SALUTE DELLE STATUE. Lo stato conservativo delle statue è oggi assai compromesso e molto eterogeneo. Quella che evidenzia maggiore degrado, anche strutturale, è la statua della Giustizia (la prima verso nord). L’opera fu già smontata e calata a terra una prima volta tra il 1846 e il 1847, in occasione dei lavori di consolidamento delle fondamenta del palazzo, diretti dall’architetto Ernesto Melano e realizzati per l’insediamento nell’edifico del Senato Subalpino.

L’aggressione degli agenti atmosferici, i danni bellici, gli antichi restauri incongrui, l’ossidazione dei perni in metallo che trattengono i singoli blocchi lapidei e i rifacimenti ottocenteschi in marmi diversi hanno causato un degrado diffuso e problematiche di conservazione evidenti anche nella tecnica costruttiva utilizzata dallo scultore settecentesco. Baratta, infatti, adottando una tecnica di antica tradizione, per alleggerire il peso e facilitare il trasporto e il montaggio in opera delle sculture, fece svuotare gran parte del lato posteriore non visibile di ciascuna figura. Il profondo incavo che ne derivò fu poi colmato con una muratura di mattoni e calce, nella quale è infissa una barra in ferro che assicura la stabilità delle statue alla sottostante balaustra alta circa 2 metri. Un complesso sistema di perni e staffe in ferro e bronzo, alcune visibili, altre nascoste all’interno delle statue, ma individuate mediante indagini specialistiche con magnetoscopi e georadar, rivela la tecnica costruttiva impiegata per garantire stabilità alle opere trattenendo intere parti lapidee, scolpite separatamente e poi applicate al corpo principale della statua.

IL SEZIONAMENTO. Il distacco e il trasferimento delle quattro Allegorie dalla base su cui appoggiano sarannoresi possibili dall’allestimento in quota, a 27 metri dal suolo, di speciali macchine operatrici, che utilizzano la tecnica del taglio murario mediante lo scorrimento di un filo diamantato e lubrificato ad acqua, tecnologia tradizionalmente utilizzata nelle cave di estrazione del marmo. Il processo di taglio avviene mediante una macchina a motore elettrico dotata di pulegge su cui scorre ad alta velocità uno speciale cavo metallico ad anello, dotato di uncini costituiti da diamanti artificiali, che avanza su un carrello collocato su guide in acciaio: queste ultime sono posizionate su una piastra di base che garantisce un avanzamento guidato assolutamente lineare e continuo. L’operatore agisce tramite un’unità di comando elettronica a distanza.

L’INGABBIATURA, IL “VOLO” E IL RESTAURO “LIVE”.Contestualmente alla progressione del taglio, che avverrà secondo due direttrici contrapposte e in due fasi operative, nelle fessure così ricavate verranno inserite due piastre in acciaio debitamente sagomate e rinforzate. Su queste piastre verrà fissata una “gabbia”, anch’essa in acciaio, che conterrà a sua volta una cassa lignea in parte aperta, che ingloberà e rende stabili le statue precedentemente pre-consolidate e protette. Al fine di non compromettere l’equilibrio statico dell’architettura marmorea, al posto delle statue rimosse verranno collocate sulla balaustra delle zavorre in calcestruzzo armato di peso equivalente alle statue, zavorre a cui saranno vincolate le ultime strutture del ponteggio superiore e della soprastante copertura provvisoria.

Sollevate da una gru, le statue e le loro imbracature, del peso complessivo di 6.000 kg, verranno calate a terra e poste su basamenti provvisori, in attesa di essere collocate in un padiglione ad hoc che sarà allestito dinanzi a Palazzo Madama, dove avverrà l’intero processo di restauro, visibile direttamente dal pubblico in piazza Castello, anche tramite visite guidate.

Il fascino dei “Cuori selvaggi” nello sport

Disponibile, dallo scorso giovedì 7 luglio, il nono episodio del podcast “Fuoriclasse” del “Salone del Libro” di Torino

Su www.salonelibro.it – SalTo+
“Cuori selvaggi” è stato il tema e il titolo dell’ultima edizione (XXXIV) del “Salone Internazionale del Libro” tenutasi a Torino, nel maggio scorso. E a “Cuori selvaggi” nello sport è dedicato anche il nono episodio dei podcast “Fuoriclasse”, con cui il “Salone” intende aprirsi alla narrazione sportiva: una  serie di episodi, rilasciati una volta al mese, dedicati ciascuno a storie di personaggi sportivi “fuoriclasse” (perché fuori dal comune, irregolari, precursori che hanno scritto pagine di storia), oppure a momenti storici differenti, che si intrecciano, raccontati attraverso due voci, quelle di Marco Pautasso, vicedirettore del “Salone del Libro” e di Federico Vergari, giornalista, scrittore e consulente del “Salone”. Disponibile dallo scorso giovedì 7 luglio su SalTo+ e sulle principali piattaforme di streaming gratuite“Cuori selvaggi” presenta  una decina di storie, una decina di persone che nello sport e nella vita ci hanno sorpreso con il loro coraggio, la loro forza, la loro determinazione e la loro capacità di “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, per confrontarsi con i propri limiti, e che “con la loro attitudine e i loro valori – sottolineano Pautasso e Vergari – ci hanno insegnato che vale sempre la pena seguire le proprie passioni, ma anche sapersi ritirare, quando è il momento, nel rispetto di se stessi e degli altri”. Protagoniste e protagonisti nella vita e nello sport. Un unicum per tutti. Dall’americana  Roberta (Bobbi) Gibb, che nel 1966, sfidando le regole che impedivano alle donne di gareggiare in una maratona, si presentò a quella di Boston, camuffandosi da uomo, e la portò a termine a Kathrine Switzer, che l’anno successivo corse anche lei a Boston, spianando così la strada alle generazioni future di donne appassionate del running. Per proseguire con il nostro DDRDaniele De Rossi, il calciatore romano di nascita e romanista di maglia (oggi assistente del ct Mancini in nazionale azzurra), che ha dedicato alla squadra della sua città una carriera intera, senza mai cedere alle tentazioni, o con Stelvio Della Casa, che dopo la Seconda guerra mondiale giocò in Serie A con il Novara, ma che disputò la sua partita di calcio più importante nell’inverno del ‘45, tra le fila del Casale contro i fascisti delle Brigate Nere. Altri “cuori selvaggi”, il ciclista Michele Scarponi, che nel maggio 2016, in fuga sul Colle dell’Agnellosa, sa farsi da parte per lasciare vincere il Giro d’Italia al capitano Nibali, via via fino a Maria Moroni, prima donna a competere nel pugilato, in un Paese in cui la box femminile esiste solo da una ventina di anni, seguita dalle campionesse Stefania Bianchini, Simona Galassi e Irma Testa. E poi, ancora, Assunta Legnante, pesista e discobola napoletana, che non si arrese alla perdita improvvisa della vista e continuò nella sua determinazione, riuscendo a ottenere diversi ori e un argento gareggiando a livello paralimpico; il velocista Manlio Gelsomini, che, catturato dai fascisti, subì torture, ma non tradì i suoi compagni, e che il 24 marzo 1944 fu ucciso con un colpo alla testa alle Fosse Ardeatine; la ginnasta americana Simon Biles, atleta del 2021 per il Times, record mondiale con il maggior numero di medaglie conquistate, che ha avuto il coraggio di raccontare al mondo il suo “disagio” e si è rifiutata di soccombere alle aspettative esterne, ritirandosi; Amèlie Mauresmo, campionessa francese di tennis che ha saputo convivere con le proprie fragilità e ha sfidato i benpensanti, rivelando pubblicamente la sua omosessualità contro tutte le insinuazioni su di lei e il quarterback  americano Colin Kaepernick, che il 26 agosto 2016 nel match tra “San Francisco 49ers” e “Green Bay Packers” non si alzò durante l’inno nazionale statunitense ( rendendo il gesto di inginocchiarsi un atto dal forte significato civile e politico diffuso in tutto il mondo ) che gli costò però la fine della carriera. Spiegano ancora Marco Pautasso e Federico Vergari: Nell’epoca dello ‘storytelling’ applicato a qualsiasi cosa, politica compresa, non si può pensare a un evento sportivo senza un adeguato racconto. Che avvenga per radio, in video, su un sito, con un libro o su un quotidiano è ormai un dato di fatto che la qualità della narrazione influirà sensibilmente sulla costruzione di un preciso ricordo sportivo. L’epica sportiva non manca ultimamente. Ci sono trasmissioni TV, case editrici e riviste che fanno dello sport una questione prima letteraria e poi sportiva. Parlare di sport significa prima di tutto parlare di uomini e donne. Ogni uomo e ogni donna si portano dietro una loro storia. Ognuno con la sua storia, ognuno con la voglia di spostare i limiti un po’ più in là”.

g.m.

Nelle foto
–       Immagine podcast “Cuori selvaggi”
–       Marco Pautasso e Federico Vergari

Caramba, che spettacolo di costumi!

Dal 7 aprile al 4 settembre

Era il suo frequente, brioso intercalare. Al posto di un roboante “poffarbacco!” o di un “caspita o di un “accipicchia!” o di altre simili esclamazioni, se ne usciva spesso con uno spagnoleggiante “caramba!” Di qui il soprannome affibbiatogli, fin dai tempi del liceo, quando già si dedicava alla critica teatrale sulla rivista da lui fondata e diretta “Libellula”, dagli amici buontemponi che ogni giorno lo vedevano entrare vestito in modo sempre più eccentrico, al “Caffè Molinari” di piazza Solferino a Torino. A Luigi Sapelli (Pinerolo, 1865 – Milano, 1936), in arte, per l’appunto “Caramba” – simpatico pseudonimo che, insieme a “Mago”, si porterà incollati addosso per tutta la vita – la “Fondazione Accorsi-Ometto” di via Po dedica un’eccellente mostra, dal titolo “In scena! Luci e colori nei costumi di Caramba”, magistralmente curata dalla critica d’arte Silvia Mira.

L’esposizione mette in risalto l’altissimo livello della produzione del costumista piemontese, di certo il più grande della sua generazione. Una quarantina i costumi esposti, provenienti dalla torinese collezione “Devalle”, mentre i magnifici e dettagliatissimi bozzetti arrivano dalla collezione della “Sartoria Teatrale Pipi” di Palermo. Tra i pezzi iconici del lavoro della “Casa d’Arte Caramba”, fondata dal Sapelli nel 1909 a Milano (dopo promettenti esordi come caricaturista e illustratore in campo giornalistico) troviamo esposti preziosi esemplari per il dramma dannunziano “Parisina” e per la prima della “Turandot” del 1926 con la direzione di Arturo Toscanini alla Scala di Milano, accanto ai costumi rinascimentali (di luce e colore) realizzati con i preziosi velluti di Mariano Fortuny e quelli per Elisa Cegani e Luisa Ferida, nel film del 1941 “La corona di ferro” di Alessandro Blasetti. In mostra si trovano anche diversi tessuti della “Manifattura Mariano Fortuny”, a sottolineare la collaborazione tra i due artisti iniziata all’indomani della creazione della “Casa d’Arte Caramba”, vera e propria “fucina” del saper fare, che riuniva diverse professionalità, dai sarti, alle ricamatrici, ai calzolai, ai fabbri, in grado di dar vita a costumi di eccezionale valore artistico. Particolarmente interessanti anche le “scoperte” fatte in fase di preparazione della rassegna. Due in particolare. La definitiva assegnazione dello splendido manto “piumato”, che fino ad oggi non si sapeva per quale opera fosse stato realizzato, alla “Parisina” di Pietro Mascagni con libretto di Gabriele D’Annunzio, indossato nel 1913 dalla soprano Tina Poli Randaccio e poi esposto nel 1987 a Venezia per la mostra “Fortuny e Caramba”. E ancora, l’individuazione del manto usato da Elisa Cegani nel film “La corona di ferro” come quello indossato in seguito da Maria Callas per il “Nabucco” al “San Carlo” di Napoli il 20 dicembre del 1949. Erano passati tredici anni dalla morte del Maestro e ancora ci si rivolgeva ai laboratori della sua “Casa d’Arte” a Roma. A lui il grande merito di aver saputo “rimodernare” la concezione del costume per lo spettacolo, “creando – annota Silvia Miracapolavori che prendevano vita da uno studio attento e filologico del tempo, del contesto e del personaggio che dovevano rappresentare”. Fondamentale per Sapelli nel 1897, l’incontro a Torino con il direttore d’orchestra Arturo Toscanini e il produttore napoletano di operette Ciro Scognamiglio.

Con il primo, la collaborazione cominciò solo nel 1922, quando “Caramba” fu chiamato alla “Scala” come direttore degli allestimenti scenici. Da allora un successo dietro l’altro. Dall’“Opera” di Parigi al “Metropolitan Opera House” di New York, “Caramba” fu adorato da tutte le grandi dive del tempo, da Lydia Borelli alle sorelle Gramatica, da Virginia Reiter fino alla mitica Eleonora Duse che per la creazione dei propri abiti poteva permettersi cifre da capogiro. Gli anni trascorsi alla Scala furono quelli della sua piena maturità artistica coronata da innumerevoli chicche, come la rappresentazione postuma della prima della “Turandot” di Giacomo Puccini, con la direzione di Toscanini e il suo allestimento scenico. Due giorni dopo la sua scomparsa (10 novembre 1936), alla sosta del suo feretro davanti alla “Scala”, dal balcone del teatro, le allieve del corpo di ballo lo salutarono con una triste pioggia di petali floreali.

Gianni Milani

“In scena! Luci e colori nei costumi di Caramba”

Fondazione Accorsi-Ometto, via Po 55, Torino; tel.011/837688 int. 3 o www.fondazioneaccorsi-ometto.it

Fino al 4 settembre

Orari: mart. merc. ven. 10/18; giov. 10/21; sab. dom. 10/19

Nelle foto:

–       “Parisina”, manto femminile, 1913, Collezione Roberto Devalle

–       “Turandot”, abiti maschili, 1926, Collezione Roberto Devalle

–       “La corona di ferro”, abito femminile, 1941, Collezione Roberto Devalle

–       “Parisina”, bozzetto di costume, Collezione Sartoria Teatrale Pipi, Palermo

I migliori parco giochi per bambini in zona Crocetta a Torino 

Chi dice che la felicità è qualcosa di estremamente semplice per i bambini dice bene.

Molto spesso ai più piccoli per essere felici basta davvero poco, a volte solamente uno spazio aperto e immerso nel verde dove poter giocare, creare fantasiose avventure e condividerle con i loro piccoli grandi amici.

 

E soprattutto chi vive in città grandi come Torino per far divertire i bambini sfrutta i parchi giochi cittadini, aree verdi attrezzate con strutture ludiche adatte alle esigenze dei più piccoli.

 

Ecco i migliori parco giochi per bambini in zona Crocetta a Torino.

  1. Parco Giochi Crocetta ‘Adriano Olivetti’ –  Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa

 

In una delle zone più belle di Torino sorge anche uno dei parchi giochi per bambini più belli di tutta la zona della Crocetta.

 

Tre le aree gioco contigue seppur separate che si possono trovare nella zona compresa tra corso Galileo Ferraris e corso Duca degli Abruzzi. I tre parco giochi situati in Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, il grazioso e tranquillo cuore della Crocetta, sono in parte recintati e defilati dal traffico cittadino oltre che tutti piacevolmente attorniati da alberi e da viali pedonali quasi car free. Numerosi i giochi a disposizione dei bambini: altalene, scivoli, animali a molla, pareti per l’arrampicata, entusiasmanti percorsi e persino una nave con cui salpare mari immaginari.

  1. Giardini Cristoforo Colombo –  Via Antonio Genovesi, 19

 

Una splendida e coloratissima area gioco completamente recintata e alberata sorge tra corso Re Umberto, via Massena, via Genovesi e via Filangieri.

 

All’interno vi sono giochi sia per i bambini più piccoli, tra gli 0 e i 2 anni, sia per quelli più grandi dai 3 anni in sù: quattro diversi scivoli alcuni addirittura a tubo, una graziosa casa sull’albero, un ampio gioco a molla capace di ospitare almeno 8 bambini, strutture per l’arrampicata, spalliere e anche giochi musicali per piccoli e grandi amanti delle sette note.

 

In quest’area non mancano le panchine e proprio davanti c’è un comodissimo turet, la tipica fontana di acqua potabile torinese.

 

  1. Giardino Cesare Valperga di Masino – Corso Filippo Turati, 66

 

All’interno dell’alberato giardino intitolato a Cesare Valperga di Masino a due passi da Corso Re Umberto e proprio davanti a Corso Filippo Turati si nasconde un piccolo parco giochi recintato. Raccolto e poco esposto al traffico cittadino qui i bambini possono trovare un angolo a loro misura con altalene, uno scivolo, giochi a molla e uno spazio abbastanza ampio dove giocare a pallone oltre ad un’area con numerose panchine sotto le fronde degli alberi.

 

Il giardino di Corso Turati è immerso nel verde ed oltre ad un parco giochi per i più piccoli ospita anche un’area cani non troppo lontana.

 

  1. Giardino La nuova Piazza – Corso Rosselli 108

Nel cuore di una piazza interamente pedonale –  piazza Don Franco Delpiano – alle spalle di Corso Rosselli e Corso Mediterraneo sorge un grazioso parco giochi per i bambini della zona Crocetta di Torino.

 

Le dimensioni del giardino “La nuova Piazza” sono sicuramente ridotte così come il numero dei giochi disponibili ma il grande vantaggio di questa area recintata a disposizione dei più piccoli e riconoscibile anche per le sue panchine rosse circolari, è sicuramente quello di sorgere in una piazza interamente pedonale, nella quale il traffico è interdetto e dove quindi non circola nessun’auto. Tutto ciò regala ai bambini la possibilità di giocare nel pieno centro di una città come Torino quasi come “una volta” e come ogni tanto capita (anche se ormai molto raramente) nei piccoli borghi.

 

  1. Giardino Silvio Geuna Partigiano –  Largo Re Umberto ( in rifacimento)

Su Largo Re Umberto all’incrocio con via Fratelli Carle c’è un piccolo triangolo verde per i bambini della zona Crocetta di Torino. Il giardino è intitolato al partigiano Silvio Geuna e si divide in diverse aree: oltre a una zona di relax in cui sono state installate numerose panchine e un’altra dedicata all’orto urbano in cui è rigogliosa la vegetazione con fiori e arbusti piantati di recente vi è anche una piccola area gioco per bambini in cui vi è uno scivolo, dei giochi a molla e una rete da arrampicata.

 

Forse non è il parco giochi per bambini all’interno del quartiere della Crocetta più attrezzato ma l’area è utilizzata da numerose famiglie della zona che proprio per questo hanno richiesto al Comune di Torino che vengano svolti,  il prima possibile, interventi mirati per adeguarla alle esigenze della fascia di età compresa tra gli 1 e i 10 anni.

 

Nello specifico è stata richiesta l’installazione di una recinzione perimetrale, al momento completamente assente, la sostituzione della pavimentazione antiurto e l’ampliamento delle attrezzature con giochi più inclusivi per le diverse fasce di età.

 

  1. Giardino del Passante Ferroviario – Corso Galileo Ferraris / Corso Tirreno ( in rifacimento)

 

Una zona storica di Torino, l’area verde del Passante Ferroviario situata al fondo del Parco Clessidra, anche molto utilizzata dai cittadini del quartiere della Crocetta che però necessita urgentemente di un intervento mirato per quanto riguarda l’area gioco dei più piccoli. I cittadini del quartiere Crocetta di Torino hanno pertanto richiesto al Comune la sua riqualificazione sollecitando una manutenzione sia sotto il punto di vista della sicurezza che di quello della fruibilità degli spazi.

 

Nello specifico è stato richiesto che nell’area gioco che si trova tra corso Galileo Ferraris e via Tirreno vengano installati ombreggianti e una recinzione perimetrale che separi l’area gioco dalla strada e dall’area cani limitrofa oltre alla sostituzione della pavimentazione antiurto, un ampliamento delle attrezzature che attualmente contano solo uno scivolo e due giochi a molla e l’installazione di sistemi di videoripresa a scopo dissuasivo al fine di evitare che l’area venga vandalizzata.

Rossella Carluccio

Con CNA Federmoda, alla Torino Fashion Week: otto brand made in Turin indipendenti e gli stilisti di domani

Villa Sassi, 11 luglio

 

Lunedì 11 luglio alle h. 17,30 gli studenti di tre scuole moda torinesi e alle h. 20.30 otto stilisti torinesi indipendenti di CNA Federmoda, insieme, grazie al contributo della Camera di Commercio di Torino, presenteranno le loro collezioni per il settimo anno consecutivo attraverso la sfilata Made in Italy. A seguire ci sarà un concerto dei Just Quartet di Torino.

Saranno tre primari istituti moda torinesi ad aprire la sfilata “Made in Italy” di CNA Federmoda, alle ore 17,30. Presentano i propri lavori in tandem le studentesse e gli studenti dell’Associazione Scuole Tecniche San Carlo di Torino e dell’Agenzia Formativa Scuola Professionale Orafi E.G. Ghirardi per un abbinamento perfetto tra alta sartoria e gioielleria artigiana. A chiudere la passerella degli stilisti di domani sono gli studenti del percorso di studi Sistema Moda dell’I.I.S. Romolo Zerboni di Torino, che collabora con enti locali, aziende e atelier di Torino e provincia.

Fioridiluna, brand della stilista italo-vietnamita Nga Dang, propone abiti realizzati all’uncinetto a tema floreale dall’allure unica, ispirati alla storia del Ricamo di Lanzo che conquistano le donne di ogni età e si adattano perfettamente alle loro forme. Soho di Daniela Bosco è un marchio che fa della sostenibilità il proprio punto di forza e i suoi outfit, esempio di moda etica, traggono ispirazione dal vintage e dal riuso dei materiali e ne fanno una testimonial convinta del movimento dell’upcycling. Anyta Style di Sara Marrari è un brand legato all’abbigliamento per il ballo che nasce dalla passione della stilista Sara Marrari per la danza. I suoi capi sono studiati per le atlete che durante l’esibizione o la gara devono indossare un capo che ne faciliti i movimenti e abbiano un perfetto effetto scenico. Camden Style di Rossella Calabrò propone outfit da giorno e da sera che rievocano il passato, ma uniscono la praticità più attuale, e in cui corsetti e stringivita sono i protagonisti assoluti. Inside di Carmen Miucci racconta il sogno professionale ormai compiuto di lavorare nel mondo del fashion che si traduce in capi dal taglio sartoriale curato e unico. La giovanissima fashion designer Daiana Rat, alla sua prima passerella, porta sul red carpet di Villa Sassi il suo approccio positivo verso il mondo che traduce in abiti pieni di vitalità e colore. Laboratorio Sartoriale di Federica Pitton realizza abiti su misura studiati per enfatizzare la fisicità femminile, perché è il vestito che deve adattarsi al corpo e all’anima della donna.  I gioielli di Patrizia Giachero, attraverso il brand Patrizia J, realizzati con i materiali del bosco, a tema green (bacche, legni e frutti invecchiati), sapientemente abbinati a perle e filati naturali, sfileranno in abbinamento alle stiliste Nga Dang e Federica Pitton.

 

Il casting e le sfilate sono a cura di Fashion Team, il maquillage di GV Make up Academy supported by Kryolan e l’hairstyling di Wella Professionals supported by Giovio & Silvestro. Il digitale è firmato da Sei Stream e le foto da Paolo Ratto e Erik Castello.

 

Torino Fashion Week

Moda, ma anche cultura e inclusione per la settima edizione della Torino Fashion Week che unisce momenti istituzionali, talk sulla giustizia sociale e sui cambiamenti climatici, B2B, cocktail party e dj set. Perché la TFW è a tutti gli effetti un evento culturale innovativo e internazionale oltre che la prima fashion week al mondo a dedicare spazio agli stilisti emergenti e la prima a riportare la moda a Torino.

Il claim della Torino Fashion Week 2022, che grazie ad Autoingros avrà la Lancia Y Alberta Ferretti come auto ufficiale, è La moda veste la pace tema attuale non solo per la cronaca di questi mesi, ma perché in passerella ci saranno, tra le altre, sia una delegazione di stilisti ucraini sia Maki e Tukwini Mandela rispettivamente figlia e nipote del Premio Nobel per la Pace Nelson Mandela il cui tour italiano sarà supportato da Leasys Rent.

Villa Sassi, dimora seicentesca della collina torinese un tempo residenza di principi e baroni, farà da sfondo alle sfilate che si terranno in live streaming sulla pagina Facebook Torino Fashion Week e in presenza il 10 e 11 luglio e il 13 e 14 luglio sia al pomeriggio che alla sera e al termine di ogni sfilata ci sarà un cocktail party gestito in collaborazione con Villa Sassi (Str. al Traforo di Pino 47).

Rock Jazz e dintorni: Madame e Yann Tiersen

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

 

Lunedì. Al Teatro Concordia di Venaria, si esibisce Il Solito Dandy. A Collegno per “Flowers” sono di scena Rico Mendossa, Noyz Narcos.

Martedì. Al Sonic Park di Stupinigi si esibisce Marracash. Unica data italiana allo Stadio Olimpico per i metallari Rammstein.

Mercoledì. Al MAO è di scena l’artista cinese Li Yilei. A Gressan in Val d’ Aosta arriva Jovanotti. Per Flowers sono di scena Ditonellapiaga e Margherita Vicario.

Giovedì.Alla Tesoriera per l’” Evergreen Fest” si esibisce Federico Sirianni. Per Flowers e di scena Yann Tiersen. Al Concordia di Venaria si esibiscono Luca Carocci, Pier Cortese e Roberto Angelini.

Venerdì. A Chivasso suona il quartetto del chitarrista Adrien Marco. Per Flowers sono di scena Eugenio in Via di Gioia e Rovere. “Estate in Circolo” nel cortile dell’Anagrafe è di scena Daniele Ronda.

Sabato. A Canelli il pianista cubano Omar Sosa si esibisce con Ernesttico alle percussioni. A Stupinigi e di scena Irama. Per Flowers si esibisce la giovane cantante Ariete. A Chieri suonano i Marlene Kuntz. Per “Collisioni” ad Alba sono di scena Frah Quintale, Madame, Tananai, Sangiovanni e Coez.

Domenica. Allo Spazio 211 suonano Messer, Chups, Rock’n Roll Kamikazes e altri. Per “Collisioni” recital di Valerio Lundini &I Vazzanikki. A Stupinigi si esibisce LP.

 

Pier Luigi Fuggetta