Cosa succede in città- Pagina 21

Il Museo Egizio dedica un nuovo allestimento al corredo funebre della regina Nefertari

La seconda moglie di Ramesse

 

Ha inaugurato venerdì 9 agosto al Museo Egizio di Torino la nuova sala dedicata al corredo funerario della regina Nefertari. Si tratta di un allestimento curato da Enrico Ferraris, con la collaborazione di Cinzia Soddu e realizzato grazie al sostegno della Fondazione Crt, e che accoglie il ritorno al luogo di origine di quei reperti che per otto anni hanno viaggiato nei principali musei del mondo.

A centoventi anni dalla scoperta della tomba di Nefertari nella valle delle Regine, avvenuta nel 1904 ad opera di Ernesto Schiaparelli, allora direttore del Museo Egizio, il corredo verrà esposto nelle vetrine di inizio Novecento volute da Schiaparelli stesso.

Il riallestimento degli oggetti si accorderà ad un apparato testuale e a un video racconto, con disegni e foto d’archivio per restituire il contesto dei reperti provenienti dalla Valle delle Regine.

Per celebrare il ritorno di questo corredo il Museo Egizio ha invitato un ospite d’eccezione, Tarek Tawfik, presidente dell’Associazione Internazionale degli Egittologi e Direttore del Centro per gli Studi Archeologici e il Patrimonio Internazionale a Luxor. Alle 18 terrà una conferenza nella sala conferenze del Museo con ingresso libero, ma prenotazione obbligatoria.

MARA MARTELLOTTA

Cultura e spettacoli, tanti appuntamenti per chi resta in città

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Anche nei mesi di agosto e settembre proseguono le iniziative promosse dal Comune di Torino per chi trascorre l’estate in città. Con l’estate torna la voglia di stare all’aperto e di partecipare a occasioni di svago e socialità. Un desiderio cui la Città di Torino risponde con più di 300 appuntamenti tra giugno e settembre.

Scopri gli eventi e i luoghi in cui trascorrere l’estate 2024:

http://www.comune.torino.it/eventi/estate-2024/

Ferragosto di cultura: tanti visitatori nei musei torinesi

Nella giornata di Ferragosto i musei della Fondazione Torino Musei hanno accolto 4.930 visitatori, che hanno potuto visitare le mostre temporanee Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte, Expanded – I paesaggi dell’arte, Jacopo Benassi. Autoritratto criminale e Silenziosuono alla GAM, Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded al MAO, Change! Ieri, oggi, domani. Il Po e Teatri e teatrini a Palazzo Madama, oltre alle collezioni permanenti di MAO e Palazzo Madama.

In particolare, 1.221 persone hanno scelto la GAM, dove erano visitabili solo le mostre temporanee e non le collezioni, chiuse per riallestimento, 1.501 il MAO e 2.208 Palazzo Madama.

Se Caravaggio accresce lo splendore di una magnifica mostra

Capodimonte da Reggia a Museo”, alla Venaria sino al 15 settembre

Roberto Longhi scrisse che “una brutalità e una pietà infinita si dilaniano in essa” mentre due storici del Sei e Settecento la definirono “la più bell’opera che già mai fatto habbia questo illustre dipintore” e ricordarono come “la nuova maniera di quel terribile modo di ombreggiare, la verità di que’ nudi, il risentito lumeggiare senza molti riflessi, fece rimaner sorpresi, non solo i dilettanti ma Professori medisimi in buona parte.” Adesso che la “Flagellazione di Cristo” è giunta alla Reggia di Venaria a completare le sessanta opere delle collezione Farnese e Borbone portate, secondo un ben preciso asse verticale artistico Napoli-Torino, sino alle porte del capoluogo piemontese dalla Reggia di Capodimonte, ultima “ciliegina” di tutte quelle promesse da Eike Schmidt, ex direttore del museo napoletano e mancato sindaco di Firenze in questi ultimi giorni, è doveroso riprendere il discorso intorno a una delle mostre più suggestive viste in questi ultimi anni, veramente ammirata, un panorama di bellezza, “Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol”, curata da Sylvain Bellenger e Andrea Merlotti, che sta entusiasmando visitatori e appassionati, riprenderlo al di là di quanto si scrisse tre mesi fa in occasione dell’inaugurazione alla presenza del ministro Sangiuliano. Un successone che sembra aumentare proprio con l’arrivo del Caravaggio, datato 1607 – tela commissionata (sappiamo di un acconto di duecento ducati, sappiamo di un completamento durante il secondo soggiorno napoletano, sappiamo di ripensamenti dei personaggi in special modo alla base della tela), commissionato da Tommaso de’ Franchis per la cappella di famiglia che Ferdinando Gonzaga gli donò nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli: in età moderna tre tentativi di furto e dal 1972 in consegna cautelativa portata a Capodimonte -, un Grande Vecchio che nei primi mesi di quest’anno ha avuto parecchi “scossoni” – il trasporto nella capitale francese per la mostra “Napoli a Parigi” con successivo ritorno, il prestito al Museo diocesano napoletano e ora il viaggio ulteriore per la mostra di casa nostra – e ha necessitato quindi di preoccupazioni e cure. Un lungo viaggio, ancora quest’ultimo, ad attraversare pressoché l’intera penisola, fatto di mille precauzioni, la continua osservazione dal satellite, un funzionario del ministero e i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale in un accompagnamento senza sosta, un camion con la temperatura e l’umidità controllate e un rimorchio di grandi dimensioni per contenere una tela che misura 266 x 213; e ancora il parcheggio nella Citroniera e il posizionamento nella sala posta al primo piano della reggia, tramite una gru, che lo proteggerà sino al 15 settembre. La “Flagellazione” è sola nel vasto spazio, una stanza tutta per sé, a circondarsi di pubblico, a riempire gli occhi di chi guarda.

Nel periodo più tragico e combattuto della sua esistenza, fatto di risse e di processi, di un omicidio che lo costringe alla fuga da Roma, di una pena capitale che lo mette alla mercé di chiunque lo incontri, Caravaggio pensa ed esegue questo capolavoro, anche di forte natura simbolica, “quasi un passo di danza sul fondo di tenebra”, dove ferma i gesti dei tre figuri che circondano il Cristo alla colonna – già coronato di spine, la fronte bagnate da tre minuscole tracce di sangue, e chiuso nel proprio dolore fisico e in tutta la sua debolezza umana – e procura una grandissima drammaticità in quel contrasto della luce che scende da sinistra e delle ombre, che nelle opere di quegli anni reclamano insistentemente sempre più spazio, un corpo divino illuminato nel suo biancore a contrasto con la pelle brunita dei carnefici. Un corpo classicheggiante, plasticamente inteso e reso, a contrasto con la rozzezza e i grugni, con la bestialità degli aguzzini che gli sono a lato.

Per chi ama Caravaggio è un vedere e un tornare a vedere, un soffermarsi, uno studiare, uno scoprire tracce momenti particolari che appaiono nuovi, un entrare nella storia intima della tela. Ma chiaramente la mostra è La Grande Bellezza dell’arte italiana, è la scelta calibrata e necessaria e condotta con mano estremamente esperta da parte di chi offre a Torino quel percorso: anche se, nel rivedere le mostra e riandando ai viaggi fatti a Napoli, t’accorgi che un posto vuoto lo lasciano Brueghel il Vecchio (“La parabola dei ciechi”) o, allungandoci all’Ottocento, la “Luisa Sanfelice” di Toma, i Domenico Morelli e Boldini e De Nittis: si chiude con “Vesuvius” di Andy Warhol con immenso solluchero per i contemporanei.

Quel percorso ha tappe innumerevoli e importanti a cui fermarsi, “La crocifissione” di Masaccio e di Masolino la “Fondazione della chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma”, “San Gerolamo nello studio” di Colantonio (1445) per gustare i particolari di una pittura che guarda ai maestri fiamminghi e ai provenzali attivi alla corte di Renato d’Angiò, e poi Bellini con la luminosa e paesaggistica “Trasfigurazione” e Tiziano con “Danae” e “Papa Paolo III” in compagnia dei nipoti Alessandro, “Il Gran Cardinale”, e Ottavio, l’”Antea” del Parmigianino, serva o amante del pittore, forse donna sconosciuta che è l’allegoria della bellezza ideale, giustamente posta a immagine della mostra, Annibale Carracci e Guido Reni, Artemisia Gentileschi più “autobiografica” che mai nel tagliare la testa di Oloferne che con tutta probabilità ha le sembianze di Agostino Tassi, suo stupratore. Il giusto confronto da i due “Apollo e Marsia” di Jusepe de Ribera e Luca Giordano, il grandioso Solimena, l’Estasi di Santa Cecilia di Bernardo Cavallino, “La famiglia di Ferdinando IV di Borbone” firmato da Angelica Kauffmann sul finire del Settecento, al centro di un rigoglioso paesaggio, mentre i piccoli eredi accarezzano un cane, suonano l’arpa e giocano divertiti con un filo tra le mani.

Elio Rabbione

Prorogata la mostra “Palazzo Lascaris e i suoi abitanti”

La mostra storica e artistica intitolata “Palazzo Lascaris e i suoi abitanti”, allestita nelle sale del piano terreno di via Alfieri 15, è stata prorogata al 3 gennaio 2025. Orario di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17 (festivi e 16 agosto esclusi). Ingresso gratuito.

In questi mesi (la mostra è stata inaugurata il 25 marzo) centinaia di persone hanno apprezzato le ricerche storiche e gli approfondimenti legati ai quattrocento anni di vita di uno dei più sontuosi e meno noti palazzi barocchi del centro di Torino, trasformato nel tempo da residenza aristocratica in sede di uffici. La mostra ha la curatela del direttore della Fondazione Cavour di Santena Marco Fasano ed è stata allestita grazie ai numerosi prestiti di oggetti e documenti forniti dalla Camera di Commercio di Torino. Ai visitatori viene dato in omaggio il catalogo.

Il presidente Davide Nicco e l’intero Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, che si è insediato lo scorso 22 luglio, ha deciso di prorogarne l’apertura per permettere ai nuovi consiglieri di conoscere la storia del palazzo che li ospiterà per i prossimi cinque anni ed anche per riaprire le visite alle scolaresche: al link http://www.cr.piemonte.it/prenotazionevisite/scuole/scegli-data le classi possono prenotare la visita gratuita il giovedì o il venerdì mattina tra il 26 settembre e il 20 dicembre 2024.

Vigilia e Ferragosto alla Reggia

Il complesso della Venaria Reale (Reggia, Giardini e Castello della Mandria) resta aperto giovedì 15 agosto 2024, giorno di Ferragosto, dalle ore 9.30 alle 19 (con ultimo accesso alle 18).
Anche alla vigilia di
Ferragosto, mercoledì 14,
viene proposta un’apertura
speciale. In occasione della
Festa patronale di Venaria
Reale, la Reggia resterà
infatti aperta fino alle 23 con biglietto dedicato per un’edizione infrasettimanale di Sere d’Estate alla Reggia: dalle ore 18, alla Cascina Medici del Vascello, ad attendere i visitatori un ricco aperitivo con cocktail e l’incredibile musica di DJ Seba SJW. Dalle ore 21.30 la serata prosegue nel Giardino a Fiori e sotto le pergole del roseto con la possibilità di sorseggiare un cocktail al Chiosco delle Rose con selezione musicale a cura di Jazz Re:Found Selectors.
Come per magia, all’imbrunire i Giardini si illuminano con la luce di migliaia di candele: i visitatori sono invitati a passeggiare nel Giardino a Fiori e nel Giardino delle Rose per lasciarsi incantare dalla visione fiabesca della natura al lume di candela, un’esperienza davvero suggestiva ed indimenticabile, senza tralasciare la possibilità di visitare alle Sale delle Arti l’imponente mostra Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol.

Ferragosto nei musei della Fondazione

Giovedì 15 agosto GAM, MAO e Palazzo Madama aperti con orario regolare e tariffe speciali1€ per le mostre temporanee dei tre musei e per le collezioni di MAO e Palazzo Madama. Le collezioni permanenti della GAM sono chiuse per riallestimento ma le mostre tutte visitabili.

 

Una gita al museo è sempre una buona idea, soprattutto se si trascorre il Ferragosto in città!

Come ogni anno i musei della Fondazione Torino Musei saranno regolarmente aperti nella giornata del 15 agosto, e con tariffe speciali: con 1€ si potranno visitare le collezioni permanenti e le mostre collegate di MAO e Palazzo Madama. Le collezioni permanenti della GAM sono chiuse per riallestimento, ma le mostre sono tutte visitabili.

Al costo speciale di 1€ si potrà accedere alle mostre temporanee dei tre musei: alla GAM Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte (1€) e Expanded – I paesaggi dell’arte (1€), al MAO Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded (1€) e a Palazzo Madama Change! Ieri, oggi, domani. Il Po (1€).

ORARI E COSA SI POTRÀ VISITARE

Giovedì 15 agosto

GAM, MAO e Palazzo Madama saranno aperti dalle 10 alle 18 con ultimo ingresso alle 17.

 

  • Alla GAM: il pubblico potrà visitare gratuitamente le mostre temporanee Jacopo Benassi. Autoritratto criminale in Wunderkammer e Silenziosuono in VideotecaGAM. A tariffa speciale si potrà accedere alle mostre Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte (1€) e Expanded – I paesaggi dell’arte (1€) Le collezioni permanenti sono chiuse per riallestimento.
  • Al MAO: i visitatori potranno scegliere fra le cinque gallerie delle collezioni permanenti e Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded (+1€).

 

  • Palazzo Madama: oltre alle collezioni permanenti e alle esposizioni temporanee collegate La meraviglia della seta e del peltro a Torino e Teatri e teatrini. Le arti della scena tra Sette e Ottocento nelle collezioni di Palazzo Madama, i visitatori potranno visitare la mostra temporanea Change! Ieri, oggi, domani. Il Po (+1€).

 

 

LE VISITE GUIDATE DI FERRAGOSTO:

 

GAM

ore 15 mostra Expanded – I paesaggi dell’arte

ore 16:30 mostra Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte

 

MAO

ore 10.30 Gallerie dedicate a Cina e Giappone

ore 12 Gallerie dedicate a Asia Meridionale e Sud-Est Asiatico, Regione Himalayana e Paesi Islamici dell’Asia

ore 15 mostra Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded

ore 16.30 Gallerie dedicate a Cina e Paesi Islamici dell’Asia

PALAZZO MADAMA

ore 11 e ore 15 – visita alle collezioni Da Porta Romana a Castello a Museo

ore 16.30 – visita alla mostra Change!

Costo della visita guidata: 6€ a partecipante. Prenotazione obbligatoria.

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

La tariffa a 1€ è valida per tutti i visitatoriinclusi i possessori di Abbonamento Musei.

Ingresso gratuito: possessori di Torino Piemonte Card e aventi diritto.

ORARIO DI APERTURA: dalle 10 alle 18.

Le biglietterie chiudono alle 17.

Prenotazione consigliata ma non obbligatoria 

al numero 011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Quando la rozzezza non si ferma neppure di fronte alla morte – Mario Cervi – Il “Ferrante Aporti” devastato – Pinot Gallizio – Lettere

Quando la rozzezza non si ferma neppure di fronte alla morte
Pubblico questa mail inviata da un noto sodalizio torinese attraverso la segreteria avente per oggetto:
Comunicazione decesso

Buonasera a tutti,

d’ordine del Delegato, comunico con tristezza la dipartita del dott.
( omissis )
Per coloro che fossero interessati ad un ultimo saluto Rosario e funerale (omissis )

Buona serata a tutti.

 Il Segretario

Il burocraticismo, la mancanza di un minimo di delicatezza, l’augurio finale di buona serata, l’assenza di una parola di cordoglio da parte del delegato rivelano una rozzezza assoluta. Una barbarie ragionieristica che rivela i tempi schifosi a cui siamo condannati e che dimostra un associazionismo in crisi totale di identità. Il Fondatore, un grande giornalista di Milano, si rigirerebbe nella tomba, vedendo in che mani è caduto il suo club.

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Mario Cervi

Negli ozi marini trovo nella Biblioteca della casa al mare un libro di Mario Cervi sul Duca d’Aosta, invitto comandante della III Armata nella Grande Guerra, un libro che rivela imprecisioni e cadute storiche da parte dell’autore. Ho deciso di far spazio e di buttarlo. Su Cervi avevo tratto un pessimo giudizio quando lo conobbi a Torino: commisi infatti l’errore grave di invitarlo a ricordare Montanelli e lui si attribuì da vero maramaldo il merito quasi esclusivo della storia d’Italia scritta con Indro.

Adesso capisco i limiti di un’opera storica, notissima ma dimenticata, che si devono attribuire a Cervi. Dopo la penosa ed egocentrica conferenza che tenne, lo invitai a cena al “Cambio”, dopo essere andato ad attenderlo al binario per portarlo in taxi. Anche la conversazione privata fu grigia e mediocre perché si rivelò per dirla con Musil, un uomo senza qualità. Riportandolo in stazione, mi chiese 50 euro come rimborso spese per il taxi notturno che lo avrebbe riportato dalla stazione di Milano a casa. Il biglietto gli era già stato anticipato. Un ottantenne avido di soldi e senza stile. Anche al “Giornale” ci sono direttori cosi’. Per un anno non lessi più il giornale diretto da un rancino peggiore di Govi che lo faceva solo in teatro e non nella vita.

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Il “Ferrante Aporti” devastato
Il “Ferrante Aporti” devastato: milioni di danni scrivono i giornali .Cosa fa lo Stato per recuperare il danno inferto al carcere minorile torinese dai suoi “ospiti”? Guai se non fossero minori! Avrebbero distrutto tutto. E i reati commessi da questi manigoldi chi li persegue? Buonismo  fuori posto e luogo, davvero intollerabile.

Occorre l’autorità della legge ! Lo direbbe anche Beccaria. Un carcere non è un albergo a tre stelle. Chi sta dalla parte dei piccoli energumeni sta dalla parte sbagliata e oggi l’Italia deve recuperare autorità nelle carcere. Il sovraffollamento non è un argomento che possa giustificare la violenza e la rivolta. Su questo tema il dissenso con Marco Pannella che ho molto amato, è stato sempre abbastanza evidente. Mi spiace, io la penso così alla maniera di Carlo Casalegno.

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Pinot Gallizio

Il pittore e farmacista di Alba Pinot Gallizio manco’ nel 1964. Mio padre era un suo estimatore, mentre mia madre lo detestava. Qualche sua opera è  rimasta in casa. La sua presenza artistica è stata considerata provocatoriamente rivoluzionaria. Oggi la sua opera è dimenticata e tale deve restare. Non ho trovato il modo di vendere i quadri che tengo nel solaio. Più che un artista europeo fu un provinciale langarolo, malgrado l’impegno incredibile per farsi conoscere.

Fece anche per tre mandati il consigliere comunale di Alba per il Pci anche dopo l’invasione dell’Ungheria. Un altro segno dei limiti dell’uomo che oggi non merita nessuna attenzione. Spero  di liberarmi presto dei suoi quadri non gratis perché mio padre li pagò  profumatamente dall’artista che non disdegnava affatto l’agiatezza come anche l’eccentricità del vestire, così comune negli artisti senza talento.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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La ruota panoramica
Ogni tanto qualche gianduiesco personaggio che ritiene che il turismo abbia sostituito l’industria dell’auto, propone la ruota panoramica che la Sovrintendenza consente appena per 6 mesi, impedendo di ammortizzare le spese di impianto. E’ una ruota formato tascabile che qualcuno fa paragonata a quella londinese alta più del doppio  e che sarebbe alta un terzo del grattacielo Salza del San Paolo e un quarto di quello della Regione e più bassa di trenta metri della Mole. Cosa ne pensa?      Ing. Gigliola Franchi
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Penso che sia una ruota per un Luna Park. Il sindaco annuncia il bando ad agosto, dicendo che è una scommessa. Non commento. Tutta l’opera della mini ruota poco panoramica appare proprio una scommessa. Quanto costerà non è dato a sapere.
La strage del Martinetto
Ho letto del docufilm prodotto da alcuni dei più faziosi esponenti dell’ Istoreto  sulla “strage” dei partigiani del Martinetto e la testimonianza antifascista degli eredi dei martiri che in realtà è una sola persona; il Martinetto seguì  ad un regolare processo sia pure troppo breve, ma  non fu una strage perché in quel processo ci furono degli assolti o condannati al carcere a vita. Fusi, che venne assolto per insufficienza di prove, scrisse per fortuna nostra  la più alta e veritiera delle ricostruzioni senza astio che sono l’esatto opposto  del docufilm di questi  giovani dell’Istoreto. Non macchiò con il fanatismo ideologico il sacrificio del Martinetto. Io che sono stato un partigiano cattolico non posso tollerarlo. Lei che fu un grande amico di Fusi cosa ne pensa?  
G. R.
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Sono indignato come lei  con questi propagandisti fanatici senza credibilità che strumentalizzano una ottantenne figlia di un partigiano caduto. Il nome di Fusi, del nostro Fusi, deve restare fuori. L’aria creata è irrespirabile.

Torino dice addio a Wilma Zavart, “l’ultima soubrette d’Avanspettacolo”

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Torino dice addio a Wilma Zavart, al secolo Zavattaro, “l’ultima soubrette d’Avanspettacolo”, come l’ha definita in questi giorni nel ricordarla sui social una sua cara amica, la grande attrice napoletana Isa Danieli. Torinese, nata in via Principe Amedeo, come volle specificare con orgoglio in uno dei nostri incontri, Wilma Zavart, ed in seguito Wilma De Landa, come pretese Erminio Macario, quando divenne sua prima ballerina iniziò a calcare le scene giovanissima, quasi per caso.

Quattordicenne allieva della Scuola di ballo del Teatro Regio venne chiamata all’ultimo momento da una sorella più grande a sostituire una ballerina. Lì fu subito notata e chiamata a calcare i palcoscenici dei teatri torinesi, uno per tutti il mitico Maffei, e poi nel corso degli anni di tutta Italia. Lavorò molto con un altro torinese ricordato da tutti, Riccardo Miniggio, in arte Ric, al quale insegnò a ballare; fece inoltre molti Caroselli in tv, ma pochissimi programmi  televisivi, allora quelli sperimentali, a causa del suo carattere un poco ribelle. Seppure sempre dolce e gentile e mai aggressiva nella sua avvenenza, in via Montebello la chiamarono una sola volta e poi mai più.

Venne definita dalla stampa dell’epoca: burrosa, statuaria e sempre sorridente. Nel 1967 lasciò  improvvisamente il mondo dello spettacolo all’apice del suo successo “perché  non mi ci trovavo più e non volevo finire a fare spogliarelli una volta che il fantastico e magico mondo dell’Avanspettacolo oramai finì “, mi confidò, e decise quindi di fare altro.

Aprì e gestì anche un rinomato ristorante di pesce torinese. A testimoniare la sua carriera tantissime fotografie da lei gelosamente custodite nel suo appartamento a Porta Palazzo che furono esposte nel 2022 in una mostra a lei dedicata all’interno della Tettoia dell’Orologio di piazza della Repubblica, praticamente proprio sotto casa sua.

L’ultimo saluto a Wilma avverrà presso la Parrocchia di San Gioacchino, in corso Giulio Cesare, lunedì 12 agosto, dove verrà officiata la Messa alle ore 10,30. Alle 11,30, l’ultima testimone dell’Avanspettacolo torinese, verrà accompagnata al Cimitero Monumentale della sua amatissima città.

Igino Macagno