Cosa succede in città- Pagina 18

Torino, un giardino segreto chiamato Hotel Victoria

Nel cuore più raffinato e raccolto della nostra città, là dove Piazzale Valdo Fusi si sfiora con Piazzale Carlina, si cela una viuzza silenziosa e appartata: Via Nino Costa 4. È un angolo che sfugge allo sguardo frettoloso, un piccolo segreto urbano protetto dall’abbraccio verde di un’edera fitta e vibrante, che avvolge le pareti di un palazzo elegante come un abito d’altri tempi. Qui, in questo scorcio sospeso nel tempo, sorge un luogo dal fascino discreto ma profondo: l’Hotel Victoria. Non è solo un hotel, il Victoria. È un rifugio dell’anima, un piccolo gioiello incastonato tra le pieghe della storia torinese, la cui identità si intreccia intimamente con quella di una famiglia che lo ha sempre amato con devozione autentica. Una dedizione viscerale, la loro, che si percepisce in ogni dettaglio, in ogni gesto curato con pazienza e affetto, come si fa con le cose preziose di casa. Per cogliere davvero la magia che si respira in questo luogo, bisogna tornare indietro, agli albori della sua esistenza. L’edificio che oggi ospita l’hotel è, di per sé, un simbolo di rinascita. Fu costruito dalla famiglia Rolla nel dopoguerra, sulle ceneri di un tempo ferito dai bombardamenti. Dove un tempo c’erano macerie e silenzio, sorse questo palazzo come un atto d’amore verso la città, un segno tangibile di speranza e ricostruzione. In principio, l’edificio non nacque con l’intenzione di accogliere viaggiatori: era destinato a essere un luogo di lavoro, un sobrio complesso di uffici. Ma il destino, come spesso accade, aveva in serbo qualcosa di diverso. Fu nel 1961 che le sue stanze iniziarono a trasformarsi, grazie alla visione e alla determinazione della madre dell’attuale proprietaria.

Donna di grande intraprendenza, era già conosciuta per aver creato luoghi di cura sulle colline torinesi, spazi pensati per il benessere del corpo e dell’anima. Fu lei a intravedere, in quei muri, il potenziale di un’accoglienza diversa, più intima, più umana. L’Hotel Victoria cominciò così a scrivere la sua nuova storia, intrecciando il proprio destino con quello della città. Gli anni Sessanta portarono con sé un vento di modernità: era l’epoca di Italia ’61, e Torino si affacciava sul palcoscenico del futuro. In questo clima di fermento, anche il Victoria trovò il proprio respiro, divenendo non solo un luogo di ospitalità, ma un testimone silenzioso dei grandi eventi che animavano la città. Eppure, pur nel fluire del tempo, qualcosa è sempre rimasto immutato: l’anima del luogo. L’attuale proprietaria, erede di quella visione originaria, ha saputo imprimere un nuovo stile, più raffinato e personale, senza mai tradire lo spirito iniziale. Con il marito, il Dottor Vallinotto, hanno scelto con fermezza di non trasformare l’hotel in un ambiente impersonale o freddo. No, il Victoria non doveva essere un’azienda, ma una casa. E i clienti, mai semplici ospiti di passaggio, ma persone da accogliere con calore e rispetto. “Ogni dettaglio deve essere curato personalmente dalla famiglia” — questo è sempre stato il principio cardine. E in effetti, ogni angolo della struttura parla con il linguaggio delicato dell’attenzione e dell’amore. Dalla scelta delle luci soffuse, agli arredi raccolti nel tempo, ogni elemento è espressione di un desiderio profondo di bellezza condivisa. Un esempio emblematico di questa filosofia si trova nella sala colazioni. Qui, le pareti non sono semplici muri: sono tele vive, adornate con l’elegante carta da parati Zuber, una meraviglia artigianale dalle origini antichissime. Non è solo decorazione: è un atto d’amore per il bello, un gesto di generosità verso chi varca la soglia del Victoria. Perché l’estetica, qui, non è mai fine a sé stessa. È un invito silenzioso alla contemplazione, alla calma, alla cura. Questo senso profondo di accoglienza è arrivato fino alla terza generazione della famiglia, che ne custodisce l’eredità con la stessa passione. Lo stesso emerge anche nei dettagli delle stanze che risultano un rifugio dalla realtà accomodante ed accogliente. Il raffinato senso estetico e l’ardente passione per l’arte della padrona di casa si rivelano con disarmante eleganza in ogni angolo della dimora, ma trovano la loro massima espressione in un gesto tanto audace quanto poetico: le umili porte di un ascensore, timide e anonime per natura, sono state elevate a veri e propri scrigni di meraviglia. Su di esse, con mano visionaria, prendono vita i capolavori onirici di René Magritte, reinterpretati con tale maestria da confondere i confini tra sogno e realtà, lasciando chi osserva sospeso in un’atmosfera incantata, dove nulla è come sembra e ogni dettaglio è un invito a perdersi nell’illusione.

Con il passare degli anni, molte cose sono cambiate. I tempi si sono fatti più rapidi, i desideri della clientela si sono evoluti, diventando talvolta più sofisticati, più esigenti. Eppure, il Dott. Vallinotto Alberto- appartenente alla terza generazione e attuale proprietario dell’hotel- nonostante la mutevolezza dei gusti e delle mode, ha conservato il fascino del Victoria che è rimasto intatto, come una melodia che resiste al frastuono del mondo. Il Victoria è divenuto un rifugio amato da politici, scrittori, artisti e intellettuali che fanno tappa a Torino, chi per svago, chi per dovere. Un crocevia discreto di idee e pensieri, dove l’anonimato si coniuga alla raffinatezza. Merito, anche, del Dottor Vallinotto, figura di grande spessore e sensibilità, che con il suo impegno accademico e la sua visione aperta ha contribuito a fare del Victoria un luogo non solo elegante, ma anche colto. Grazie a lui, il legame tra l’hotel e il mondo universitario torinese si è fatto più solido, arricchendo ancora di più l’atmosfera di questo piccolo, prezioso universo sospeso tra tradizione e contemporanei. Spesso con i clienti che si fermano per più tempo si crea anche un profondo senso di affezione dovuto alle cure che ad essi riserva l’hotel e alla fidelizzazione.

Tra i tratti distintivi del Victoria, uno in particolare cattura l’anima e la conduce in un viaggio lontano nel tempo: la spa ISIDE, un luogo sospeso tra storia e benessere, custodita al piano terra della struttura come un prezioso tempio segreto. Varcata la soglia, ci si ritrova immersi in un’atmosfera che evoca la magia e il mistero dell’antico Egitto, in un omaggio raffinato al celebre Museo Egizio di Torino — vanto cittadino e autentica passione della proprietaria. Non è un caso che il centro prenda il nome di ISIDE: fu proprio l’aura mistica della dea a suggestionare la mente e il cuore della padrona di casa, spingendola a battezzare così questo rifugio di pace, dove il tempo sembra rallentare e ogni dettaglio invita alla contemplazione. Aperta sia agli ospiti dell’hotel sia ai visitatori esterni, la spa è pensata per offrire a chiunque un’esperienza irripetibile, sospesa tra mito e relax. E come in un dipinto bucolico, poco distante si apre il giardino interno: un angolo segreto al centro della struttura, dove la quiete regna sovrana e il verde si tinge delle atmosfere delicate di un giardino inglese. Qui, tra profumi di fiori e cinguettii discreti, è possibile gustare la celebre colazione mattutina, coccolati da un’armonia che pare uscita da un’altra epoca.

Si conclude così un viaggio che, più che una semplice permanenza in hotel, si è rivelato un’immersione profonda in un’atmosfera capace di avvolgere, rasserenare e far sentire davvero a casa. Il Victoria non è solo un luogo di passaggio, ma un rifugio dove relax, fiducia e un autentico senso di familiarità si fondono armoniosamente, offrendo a ogni ospite esattamente ciò che dovrebbe trovare in un’esperienza di vero ristoro.

 

 Valeria Rombolà

foto: Hotel Victoria

Camera, dal 13 giugno il fotografo americano Alfred Eisenstaedt

Celebre per lo scatto in cui, alla fine della seconda guerra mondiale,  in mezzo alla folla,  un marinaio bacia un’infermiera

Il programma espositivo del 2025 di Camera , Centro Italiano per la Fotografia di Torino, prosegue con una grande mostra inedita, che aprirà i battenti il 13 giugno prossimo fino al 21 settembre, che celebra in Italia il fotografo Alfred Eisenstaedt, autore della famosa immagine del “V JDAY In Times Square”, in cui un marinaio bacia un’infermiera in mezzo ad una folla festante al termine della seconda guerra mondiale. Eisenstaedt è  stato uno dei principali fotografi della rivista Life, per la quale ha raccontato il mondo e la sua contemporaneità, attraverso uno sguardo divertito e indagatore.

A trenta anni dalla sua morte e a ottanta dalla realizzazione del celebre scatto, l’esposizione, curata da Monica Poggi, presenta una selezione di 150 immagini, molte delle quali finora mai esposte, a partire dai primi scatti nella Germania degli anni Trenta, dove realizzò le inquietanti fotografie di gerarchi nazisti, tra cui quella celeberrima a Joseph Goebbels, ritratti che esprimono il suo talento vastissimo che, oltre ad essi, comprendeva reportage e immagini dal forte impatto visivo.

La mostra presso Camera, la prima in Italia dal 1984, ripercorre tutto l’arco della sua carriera, passando dalla vita vertiginosa degli Stati Uniti del boom economico al Giappone post nucleare, fino alle ultime opere realizzate negli anni Ottanta.

“Quando scatto una fotografia  – affermava Alfred Eisenstaedt – cerco di catturare non solo l’immagine di una persona o di un evento, ma anche l’essenza di quel momento”.

Ha realizzato anche ritratti a personaggi famosi, come Sophia Loren, Marlene Dietrich, Marilyn Monroe, Albert Einstein, e Robert Oppenheimer.

Due sezioni della mostra sono dedicate all’importante reportage che Einsenstaedt realizza in Europa, prima della seconda guerra mondiale,  e quello realizzato in Italia nel dopoguerra, dove i  cartelloni stradali iniziano a cambiare  le prospettive e i paesaggi, riflettendo  le trasformazioni sociali ed economiche in corso, prestando particolare attenzione ai dettagli del paesaggio urbano. In Italia, ad esempio, documenta l’impatto dei nuovi cartelloni pubblicitari sulle prospettive visive e sull’ immaginario collettivo. Le sue fotografie, in questo senso, diventano strumenti critici che riflettono sul tempo presente.

Lo stile di Alfred Eisenstaedt si colloca nel solco della grande tradizione documentaria americana, ma ne amplia i confini grazie a un linguaggio visivo personale e aperto alla contaminazione. Nei suoi scatti convivono rigore giornalistico e suggestione pittorica. Alcune immagini dedicate alle ballerine classiche evocano le atmosfere ottocentesche di Edgar Degas, mentre altri suoi lavori si avvicinano al surrealismo europeo, con le sue costruzioni stranianti e ironiche.
Questa duplicità rappresenta la chiave di volta del successo di questo fotografo, che sa essere cronista e poeta, testimone e narratore, osservatore e interprete.
Eisenstaedt ha continuato a fotografare fino agli anni Ottanta, attraversando decenni cruciali per la storia del Novecento. La sua lunga carriera rappresenta una testimonianza vivente del potere della fotografia come strumento di racconto, di analisi e di bellezza.
Dopo una vita trascorsa tra redazioni, viaggi, incontri e immagini, il fotografo, nato in Polonia  a Dirschau nel 1898, si è  spento nel 1995 all’età di 95 anni nella sua casa di villeggiatura di Martha’s Vineyard. A trent’anni dalla sua scomparsa Camera con questa mostra ne restituisce un ritratto vivo e complesso, quello di un artista che ha fatto della fotografia un’arte della presenza e della memoria.

Camera Centro Italiano per la Fotografia via delle Rosine 18, Torino

Mara Martellotta

Pasqua ai Musei Reali di Torino

 

LE MOSTRE, LE INIZIATIVE E LE APERTURE STRAORDINARIE

PER LE VACANZE DI PRIMAVERA

Sarà una Pasqua davvero speciale quella che si sta avvicinando per i Musei Reali di Torino. Grazie ad alcune aperture straordinarie, il pubblico potrà organizzarsi per visitare al meglio le collezioni permanenti e le mostre temporanee nel lungo periodo delle vacanze primaverili.

 

I Musei Reali rimangono infatti aperti con i consueti orari, dalle 9 alle 19, domenica 20 (Pasqua), lunedì 21 (Pasquetta), mercoledì 23, venerdì 25 (Anniversario della Liberazione), mercoledì 30 aprile e giovedì 1° maggio (Festa dei lavoratori), con chiusura biglietteria e ultimo ingresso alle ore 18. Il 4 maggio torna anche “Domenica al museo”, l’iniziativa promossa dal Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito a tutti i siti e luoghi della cultura statali.

 

La ricca offerta espositiva dei Musei Reali propone, nelle Sale Chiablese, la mostra “Da Botticelli a Mucha. Bellezza, natura, seduzione”, un viaggio attraverso le diverse forme di rappresentazione della bellezza nel corso dei secoli, tra Rinascimento e primo Novecento. La rassegna, aperta al pubblico dal 17 aprile al 27 luglio, prodotta dai Musei Reali di Torino con Arthemisia e curata da Annamaria Bava, presenta oltre 100 opere tra dipinti, disegni, sculture antiche e oggetti d’arte provenienti dai Musei Reali di Torino, dalle Gallerie degli Uffizi e da molte altre prestigiose istituzioni, con magnifiche statue e bassorilievi archeologici di età romana, passando da Botticelli e Lorenzo di Credi, di cui vengono messi a confronto due straordinari capolavori. Il percorso prosegue con opere rinascimentali, in un excursus per temi che tocca il mito, il fascino dell’antico, la natura e l’universo femminile, fino ad arrivare all’inizio del Novecento con la seduzione delle opere di Alphonse Mucha, maestro dell’Art Nouveau. Tra i capolavori si segnalano la Venere di Botticelli della Galleria Sabauda e la Giovane donna con l’unicorno di Luca Longhi da Castel Sant’Angelo.

Contestualmente, nel nuovo Spazio Leonardo, al primo piano della Galleria Sabauda, viene esposto lo splendido Volto di fanciulla, disegno autografo di Leonardo da Vinci realizzato tra il 1478 e il 1485 circa, proveniente dalla Biblioteca Reale. Lo Spazio Leonardo è un innovativo allestimento multimediale permanente per raccontare e valorizzare la raccolta dei disegni del maestro conservata nella Biblioteca Reale che, per ragioni di tutela, non può essere esposta con continuità; tra gli apparati informativi, un touch screen per sfogliare integralmente il Codice sul volo degli uccelli.

Il prezioso disegno con il Volto di fanciulla è esposto entro una teca blindata e climatizzata all’interno di uno scrigno rivestito con materiale specchiante, sul quale si riflettono scritture e disegni di Leonardo che rivestono le pareti.

 

Le feste pasquali regalano ancora l’opportunità di visitare la mostra Cleopatra. La donna, la regina, il mito, curata da Annamaria Bava ed Elisa Panero, eccezionalmente prorogata fino al 4 maggio nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda. L’esposizione, che s’inserisce nell’ambito delle celebrazioni dei 300 anni del Museo di Antichità (1724-2024), si avventura nella vicenda storica e nella leggenda della regina d’Egitto, donna di grande potere e fascino, attraverso un profilo del personaggio e del suo tempo, la nascita del mito e la fascinazione esercitata nel corso dei secoli.

 

Le vacanze primaverili sono il momento ideale per ammirare in tutta la sua bellezza il Giardino di Levante, riaperto al pubblico dopo i lavori di restauro finanziati con fondi PNRR, e la statua in marmo con l’allegoria della Primavera, copia fedele della scultura di Simone Martinez realizzata tra il 1740 e il 1753, appena ricollocata a contorno della splendida Fontana dei Tritoni, nuovamente in funzione.

 

Alle passeggiate nel verde si può abbinare una piacevole pausa negli ambienti aulici della Caffetteria Reale, recentemente restaurata e aperta con una nuova gestione, e concedersi qualche regalo nei bookshop Silvana Editoriale, al piano terreno di Palazzo Reale e al primo piano della Galleria Sabauda.

 

 

Musei Reali di Torino (Piazzetta Reale, 1)

 

Orari: dal giovedì al martedì, 9.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18); chiuso il mercoledì.

 

Aperture straordinarie: domenica 20 (Pasqua), lunedì 21 (Pasquetta), mercoledì 23, venerdì 25 (Anniversario della Liberazione), mercoledì 30 aprile e giovedì 1° maggio (Festa dei lavoratori).

Domenica 4 maggio: ingresso gratuito; i biglietti saranno emessi esclusivamente presso la biglietteria dei Musei Reali, non è possibile prenotare online.

 

Lo Spazio Leonardo è visitabile con il biglietto dei Musei Reali e con il combinato mostra Da Botticelli a MuchaBellezza, natura, seduzione + Musei Reali.

 

Informazioni: https://museireali.beniculturali.it/

Le festività nei musei della Fondazione: gli appuntamenti

PASQUA, 25 APRILE E 1° MAGGIO AL MUSEO

 

Apertura straordinaria di GAM e MAO lunedì 21 aprile.

Per il 25 aprile e 1° maggio ingresso a 1€ alle collezioni permanenti

di GAM, MAO e Palazzo Madama.

Tariffa ridotta a 1€ per le mostre temporanee.

 

 

Le feste di aprile e maggio si trascorrono all’insegna dell’arte!

GAM, MAO e Palazzo Madama saranno regolarmente aperti con orario 10-18 domenica 20 aprile (Pasqua), lunedì 21 (lunedì dell’Angelo), venerdì 25 aprile (festa della Liberazione) e giovedì 1° maggio (festa dei lavoratori).

In occasione della Festa della Liberazione, il 25 aprile, e della Festa dei Lavoratori, il 1° maggio, tutti i visitatori potranno approfittare della tariffa a ingresso speciale di 1€ per accedere alle collezioni permanenti, oltre che alle esposizioni temporanee Hanauri al MAO e Bianco al femminile e Peltri a Torino a Palazzo Madama.

Nelle stesse giornate, si potranno inoltre visitare le esposizioni temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni alla GAM, Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone, recentemente inaugurata al MAO, e Visitate l’Italia! a Palazzo Madama con l’aggiunta di 1€ per ciascuna mostra.

La tariffa a 1€ sarà applicata anche ai titolari di Abbonamento Musei, che non potranno utilizzare le tessere.

Ingresso gratuito per i possessori della Torino Card.

Cosa si può visitare:

  • Alla GAM: oltre alle collezioni permanenti e al Deposito vivente sono visitabili le mostre temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! (+1€) e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni nello spazio della Videoteca (+1€)
  • Al MAO: i visitatori possono visitare le cinque gallerie delle collezioni permanenti e la mostra temporanea Hanauri nella galleria giapponese, che chiuderà il 4 maggio, e Haori (+1€).
  • Palazzo Madama: oltre alle collezioni permanenti, sono visitabili le mostre temporanee Giro di postaBianco al femminile e Peltri a Torino, e Visitate l’Italia! (+1€).

 

Inoltre Cooperativa Mirafiori propone un ricco calendario di visite guidate:

GAM

domenica 20 aprile ore 16:30, venerdì 25 aprile ore 15, giovedì 1 maggio ore 12, giovedì 1 maggio ore 16:30 | Fausto Melotti. Lasciatemi divertire!

domenica 20 aprile ore 15, venerdì 25 aprile ore 16:30, giovedì 1 maggio ore 10:30, giovedì 1 maggio ore 15 | Seconda risonanza. Ritmo, struttura e segno

MAO

lunedì 21 aprile ore 16.30 | Asia Orientale: Cina e Giappone tra sacro e profano

lunedì 21 aprile ore 15, venerdì 25 aprile e giovedì 1 maggio ore 11 e ore 15 | Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone

venerdì 25 aprile e giovedì 1 maggio ore 16.30 | L’India e il Sud-est asiatico, il tetto del mondo, poi fino al Mediterraneo

PALAZZO MADAMA

domenica 20 aprile ore 15, lunedì 21 aprile ore 11 e ore 15, venerdì 25 aprile ore 10.30, giovedì 1° maggio ore 15 | Da castello a museo

domenica 20 aprile ore 16.30, lunedì 21 aprile ore 16.30, venerdì 25 aprile ore 12, giovedì 1° maggio ore 16.30 | Visitate l’Italia!

 

 

Informazioni e prenotazioni visite guidate:

T 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

Rock Jazz e dintorni. Il Torino Jazz Festival entra nel vivo

 

Martedì. Ultima anteprima del TJF al Circolo dei Lettori alle 18 con “Talkin To Jazz” voci dal TJF con il sassofonista Simone Garino.

Mercoledì. Inaugurazione del Torino Jazz Festival al teatro Juvarra alle 18 con Domenico Brancale & Roberto Dani. Alle 21 al teatro Colosseo suona il quintetto di Enrico Rava con il nuovo progetto “Fearless Five”. Al Blah Blah si esibiscono gli Acidmammoth. Al Jazz Club sono di scena i FunFunk. Al Vinile si esibiscono i Godfather of Soul &Funny Machine. Allo Ziggy suonano i The Devils.

Giovedì. Il TJF presenta alle 21 al teatro Colosseo i Calibro 35 con il loro progetto “JazzPloitation” mentre al Bunker alle 23 suona il settetto di Don Karate.

Venerdì. Il TJF al teatro Vittoria alle 11 presenta Zoe Pia con un quintetto di percussionisti. Alle 17 al Conservatorio suona il pianista Vijay Iyer. Giornata della festa della liberazione per il TJF  con  la GP Big Band e la JCT Big Band al Mauto alle 18 e in replica alle 21. Per il TJF All’Hiroshima Mon Amour alle 22 si esibisce Jan Bang Sextet.

Sabato.  Al teatro Vittoria alle 11 il TJF presenta la pianista Margaux Oswald. Alla Casa teatro Ragazzi e Giovani alle 18 il settetto di Tiziano Tononi / Daniele Cavallanti .  Al Conservatorio alle 21 Enrico Pieranunzi Trio  & Orchestra Filarmonica Italiana con il progetto “Blues And Bach”. Alla Divina Commedia suona la Pyramid Band. Al Jazz Club si esibiscono i The Boomers. Al Blah Blah suonano i Downtown’s Bad Company.

Domenica. Il Tjf alle 11 al teatro Vittoria presenta il quartetto Korale. Alle 18 al Conservatorio si esibisce Amaro Freitas al pianoforte e percussioni. Alle 21 al teatro Monterosa suona l’ottetto di Furio Di Castri. Alla Divina Commedia  è di scena Toni Scanta Group. Al Jazz Club si esibisce Lisa De Stefano & Fast Frank. 

Pier Luigi Fuggetta

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

30 notti con il mio ex – Commedia. Regia di Guido Chiesa, con Edoardo Leo, Micaela Ramazzotti e Anna Bonaiuto. La moglie di Bruno, Terry, è appena uscita da una clinica di igiene mentale e il consiglio della psichiatra è che vada a trascorrere un mese in casa del suo ex, Bruno, cinquantenne dall’ordine e dalle emozioni irrinunciabili. Dopo un primo rifiuto, l’uomo dovrà accettare la situazione, rendendosi anche conto che l’esistenza squinternata e la esuberanza della donna portano un piacevole scompiglio nel solito tran tran di casa. Motivi non ultimi per guardare al passato con occhi diversi e al futuro con una nuova speranza. Durata 102 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Ideal, Reposi sala 2,The Space Torino, Uci LIngotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Le assaggiatrici – Drammatico. Regia di Silvio Soldini, con Elisa Schlott. Autunno 1943. La giovane rosa, in fuga da Berlino colpita dai bombardamenti, raggiunge un piccolo paese isolato vicino al confine orientale. Qui è dove vivono i suoceri e dove il marito, impegnato al fronte, le ha scritto di rifugiarsi in attesa del suo ritorno. Rosa scopre subito che il villaggio, apparentemente tranquillo, nasconde un segreto: all’interno della foresta con cui confina, Hitler ha il suo quartier generale, la Tana del Lupo, Il Führer vede nemici dappertutto, essewre avvelenato è la sua ossessione. Una mattina all’alba Rosa viene prelevata, con altre giovani donne del villaggio, per assaggiare i cibi cucinati per lui. Divise tra la paura di morire e la fame, le assaggiatrici stringeranno tra loro alleanze, amicizie e patti segreti. Da un fatto vero, dal romanzo di Rosella Postorino. (Eliseo, Fratelli Marx sala Groucho, Ideal, Nazionale sala 3 anche V.O., The Space Torino, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

A Working Man – Azione, thriller. Regia di David Ayer, con Jason Statham. Levon Cade è rimasto vedovo e da solo cresce la sua ragazzina, lavora come operaio edile, nascondendo allo stesso tempo la sua identità di ex Royal Marine e agente speciale antiterrorismo. Sino a quando viene rapita la figlia del suo capo e lui deciderà di ritornare in azione. Durata116 minuti. (The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Biancaneve – Fiabesco. Regia di Marc Webbe, con Rachel Zegler e Gal Gadot. Biancaneve, bellissima principessa, è rimasta sola dopo la morte dei suoi genitori, il Re Buono e la Regina Buona, e deve combattere contro le macchinazioni della Regina Cattiva che vorrebbe vederla morta. Ha l’aiuto dei sette nani, che lavorano in una miniera di diamanti, e del ladro Jonathan. Durata 119 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Lingotto)

La casa degli sguardi – Drammatico. Di e con Luca Zingaretti, con Gianmarco Franchini. Marco ha 20 anni e una grande capacità di sentire, avvertire ed empatizzare con il dolore del mondo, scrive poesie, e cerca nell’alcol e nelle droghe “la dimenticanza”, quello stato di incoscienza impenettrabile anche all’angoscia di esistere e di vivere. Beve tanto Marco, beve troppo. È in fuga dal dolore ma soprattutto da se stesso. Per vivere si deve anestetizzare, dice. È incapace di “stare” nelle cose, a meno che il tasso alcolico del suo sangue non sia altissimo, e si è allontanato da tutti, amici e fidanzata, spaventati dalla sua voglia di distruggersi. Anche il padre, testimone di questo lento suicidio, è incapace di gestire tanta sofferenza ma tenta almeno di “esserci”, la madre è mancata da qualche anno lasciando un grande vuoto. Quando dovrà andare a lavorare nella cooperativa di pulizie del Bambin Gesù è convinto che questa esperienza, a contatto con i bambini malati, lo ucciderà. Tratto dal libro di Daniele Mencarelli. Durata 109 minuti. (Eliseo Grande, Romano sala 2)

Il caso Belle Steiner – Thriller. Regia di Benoît Jacquot, con Guillaume Canet e Charlotte Gainsbourg. Lui, Pierre, è un insegnante di matematica e lei, Cléa, lavora in uno studio d’ottica, non hanno figli, conducono una vita tranquilla in una piccola città. Le loro vite vengono sconvolte quando Belle, la figlia di un’amica e alla quale hanno dato ospitalità, viene trovata uccisa nella sua stanza. L’uomo diventa il principale sospettato dal momento che era l’unico presente in casa nel momento del delitto. Tratto dal romanzo di Simenon “La morte di Belle”. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 4)

Eden – Drammatico. Regia di Ron Howard, con Jude Law, Vanessa Kirby, Daniel Brühl e Ana de Armas. Nel 1939, il dottor Friedrich Ritter e sua moglie Dora fuggono dalla Germani di Hitler per trovare rifugio nell’isola di Floreana, nelle Galapagos. Troveranno una famiglia di coloni e saggeranno l’arrivo di una sedicente quanto felina baronessa, con amici/amanti al seguito. Sul finale ci scapperà qualche morto, pur tra paesaggi e panorami mozzafiato, rinunciando a quello studio di caratteri che in un cinema autentico, senza fregature, dovrebbe essere tutt’altra cosa. Grandi mezzi produttivi, insoddisfacenti interpretazioni, strombazzata presentazione in anteprima mondiale all’ultimo Torino Film Festival. Possiamo benissimo risparmiarci il dovere di vederlo (ho già dato, in quell’occasione). Durata (prolississima) 129 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

FolleMente – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Eduardo Leo e Pilar Fogliati, e con Emanuela Fanelli, Maria Chiara Giannetta, Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini, Maurizio Lastrico, Rocco Papaleo, Claudio Santamaria. Dopo l’enorme successo di “Perfetti sconosciuti”, Genovese sceglie di seguire le avventure – e i tanti sentimenti – di Piero e Lara, gli scombussolamenti più intimi che hanno inizio con il primo incontro, fatto per conoscersi meglio. Non devono prendere piede gli aspetti esteriori appunto, ma è necessario entrare nelle teste di ognuno e chiedersi quanto conosciamo davvero di noi stessi quanto prendiamo una decisione? E se dentro di noi esistessero più versioni del nostro IO, ognuna con qualcosa da dire? È uno svelare a poco a poco i pensieri più nascosti e le battagli interiori che tutti siamo portati ad affrontare, la volontà decisionista, e gli aspetti più romantici, le spinte impulsive con le paure e le disillusioni (per la parte femminile), l’idealizzazione e l’Eros e la parte più irrazionale di noi tutti (per la parte maschile). Durata 97 minuti. (Massaua, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

La gazza ladra – Commedia. Regia di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin. Maria si occupa con amore di alcune persone anziane, e non poche volte fa la cresta sulla spesa che fa per loro. Per un unico motivo: mettere da parte un po’ di quattrini per poter far dare al nipote, ragazzino quantomai dotato, delle lezioni private di pianoforte, per cui ha già preso contatti con il miglior maestro di Marsiglia. Si spinge anche a firmare assegni che sa benissimo non potrà mai assolvere. Grazie all’intervento di qualche anima buona, il caos annunciato rientrerà presto in tutto il suo ordine. Durata101 minuti. (Centrale anche V.O., Due Giardini sala Ombrerosse)

Guida pratica per insegnanti – Commedia. Regia di Thomas Lilti, con François Cluzet e Vincent Lacoste. Siamo al rientro dalle vacanze estive, all’inizio di un nuovo anno scolastico, e tra i docenti dell’istituto arriva Benjamin, un giovane dottorando senza borsa di studio che accetta di fare il supplente di matematica per potersi pagare gli studi. Spinto anche dalla famiglia a fare questa prima esperienza nell’insegnamento, Benjamin capirà presto quanto sia difficile questo lavoro. I suoi colleghi, con più esperienza di lui e momento affiatati tra loro gli mostreranno quanta dedizione e tenacia ci vogliano per andare avanti in questa professione. Il sistema dell’istruzione pubblica è un vero e proprio campo di battaglia, in piena crisi ed estremamente fragile. Benjamin dovrà contare sulle proprie forze e affrontare le dure prove alle quali verrà sottoposto, in un mestiere che si rivelerà più impegnativo e serio rispetto a quello che aveva immaginato. Durata101 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse)

Lee Miller – Drammatico, biografico. Regia di Ellen Kuras, con Kate Winslet, Alexander Skarsgard, Marion Cotillard e Hosh O’Connor. Lee, ex modella statunitense per Vogue dall’età di 19 anni e grande appassionata di fotografia, parte per l’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale in veste di fotoreporter proprio per la celebre rivista. La sua missione sarà quella di documentare le atrocità della guerra e mostrare al mondo il vero volto della Germania nazista. Attraverso i suoi scatti denuncerà i crimini perpetrati nei confronti degli ebrei e delle minoranze nei campi di concentramento. La giornalista produrrà un enorme archivio tra foto e appunti lasciando un’inestimabile testimonianza di quel periodo durissimo in cui lei stessa dovrà fare i conti con alcune verità del suo passato. Durata 116 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Greenwich Village sala 3)

Nonostante – Drammatico. Regia di e con Valerio Mastandrea, con Dolores Fonzi, Barbara Ronchi e Laura Morante. Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. È ricoverato da un po’ ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. È una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condiziione soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando. Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell’incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affrontare veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c’è alcun riparo possibile. Durata 92 minuti. (Romano sala 1)

No Other Land – Documentario. Un premio agli European Film Awards e altre candidature, una regia collettiva di quattro cineasti, per raccontare le immagini di Bazsel Adra, attivista palestinese, che inizia i propri ricordi con l’arresto di suo padre mentre manifestava contro gli espropri voluti dallo Stato di Israele, testimonianze vive, e di Yuval Abraham, giornalista israeliano, prima di una tregua, nei territori invasi dal sangue e dalle morti, tra gli orrori che ogni giorno invadono Israele e Palestina, l’insieme di 19 villaggi della Cisgiordania che è Masafer Yatta, le abitazioni in antiche grotte e un’economia a carattere rurale, esplosioni, bombe su scuole e ospedali, carneficine. Durata 96 minuti. (Fratelli Marx sala Chico V.O.)

Operazione Vendetta – Azione. Regia di James Hawes, con Rami Malek, Laurence Fishburne e Rachel Brosnahan. Un crittografo della Cia perde la moglie in un attentato terroristico a Londra. Deciderà di passare all’azione con una pericolosissima missione di vendetta, nel tentativo di scoprire chi ci sia dietro quella morte: da Berlino a Casablanca a Istanbul, dovrà combattere e destreggiarsi tra spie e sparatorie e mercenari pronti a tutto. Nella scoperta finale di macchinazioni e inattesi giochi politici. Durata 123 minuti. (Ideal, Lux sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco)

Puan – Il professore – Commedia drammatica. Regia di Maria Alche e Benjamìn Naishtat, con Marcelo Subiotto e Leonardo Sbaraglia. Marcelo è un insegnante di filosofia all’Università pubblica di Buenos Aires, quando viene a mancare il suo mentore il posto è vacante: sarebbe lui ad aspirarvi se un nuovo “pretendente”, famoso alle cronache anche per la sua relazione con una famosa attrice. Una vera lotta per la cattedra e con essa la situazione del paese che sta degenerando. Durata 109 minuti. (Centrale V.O.)

Queer – Drammatico. Regia di Luca Guadagnino, con Daniel Craig e Drew Starkey. All’inizio degli anni Cinquanta, William Lee è un americano, cinquantenne, omosessuale, espatriato a Città del Messico. Passa le sue giornate più o meno in solitudine, se si escludono le poche relazioni con gli altri membri della piccola comunità americana, trascorrendo le proprie giornate da un bar all’altro a bere bicchieri di tequila. Fino al giorno in cui ha l’incontro con il giovane Eugene Allerton, ex militare appena arrivato in città: per l’uomo è l’occasione per la prima volta di guardare alla possibilità di stabilire finalmente una connessione intima con qualcuno. Dal romanzo omonimo di William S. Burroughs. Durata 135 minuti. (Massaua, Massimo V.O., Nazionale sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Senza sangue – Drammatico. Regia di Angelina Jolie, con Demian Bichir e Salma Hayek. Manuel Roca, in un paese imprecisato, viene ucciso nella sua casa da un gruppo di uomini feroci e senza scrupoli: ma prima di morire riesce a mettere in salvo la sua bambina, Nina. Scoperta, verrà nascosta ancora a quegli uomini dal giovane Tito. Anni dopo, Nina, divenuta donna, si presenterà davanti a quell’uomo per rivedere con lui il proprio passato. Quinto film di Jolie nelle vesti di regista, il film è tratto dal romanzo omonimo di Alessandro Baricco. Scrive tra l’altro Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “(Jolie) non sempre riesce a esprimere radice e vita poetica dei sentimenti, allentando in dialoghi di servizio l’azione interiore e il cuore del problema.” Durata 91 minuti. (Fratelli Marx sala Harpo anche V.O.)

La storia di Patrice e Michel – Drammatico. Regia di Olivier Casas, con Yvan Attal e Mathieu Kassovitz. 1948. Michel e Patrice, due bambini di 5 e 7 anni, dopo essere stati abbandonati dalla madre in un campo estivo nei pressi di La Rochelle, fuggono nella foresta in seguito alla scoperta del cadavere del proprietario del posto che si è suicidato. Lì sopravvivono per sette anni e affrontano insieme continue avversità che fortificano ancora di più il loro legame. Patrice protegge sempre Michel arrivando pure a digiunare per di far mangiare lui. Trascorrono molti anni. Michel si è sposato, ha due figli, ed è diventato architetto. Patrice in vece è medico ed è direttore di una clinica ma un giorno sparisce. Così Michel molla tutto e lascia lasua famiglia per ritrovare il fratello che si è rifugiato in Canada. I segreti del loro passato continueranno però a tormentarli, anche a distanza di tempo e dall’altra parte del mondo. Durata 106 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse, Greenwich Village sala 1)

Sons – Drammatico. Regia di Gustav Moller, con Sidse Babett Knudsen e Dar Salim. Il film narra la storia della guardia carceraria Eva, la cui professionalità viene messa iun discussione dalla giustizia, dal momento in cui l’assassino di suo figlio viene rinchiuso nella prigione dove lei lavora. La donna chiede di essere trasferita nel reparto dove è detenuto i’omicida, senza rivelare, però, il legame che lei ha con il carcerato. Il desiderio di vendetta di Eva cresce sempre più, fino a mettere in gioco la sua morale e anche il suo stesso futuro. Durata 100 minuti. (Greenwich Village sala 2)

Sotto le foglie – Commedia, thriller. Regia di François Ozon, con Josiane Balasko, Ludivine Sagnier e Hélène Vincent. La premurosa nonna Michelle vive la sua tranquilla pensione in un piccolo villaggio della Borgogna, vicino alla migliore amica Marie-Claude. Michelle non vede l’ora di trascorrere l’estate con il nipote Lucas, ma quando sua figlia Valérie e Lucas arrivano a casa le cose iniziano a prendere una strana piega e nulla sembra andare per il verso giusto: Valérie mangia dei funghi velenosi raccolti da Michelle e il ritorno di Vincent, il figlio di Marie-Claude appena uscito di prigione, sembra sconvolgere ulteriormente gli equilibri. Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “Con la consueta sensibilità, Ozon descrive un paesaggio geografico e umano all’apparenza soave, dove le persone al contrario prima o poi mostrano comportamenti inaspettati, facendo emergere, sotto le foglie, il panorama problematico dei rapporti familiari e amicali, con la vicenda che si tinge di giallo, ambiguamente tra gesti amorevoli e sospetti atroci.” Durata 101 minuti. (Nazionale sala 2 anche V.O.)

The last Showgirl – Drammatico. Regia di Gia Coppola, con Pamela Anderson e Jamie Lee Curtis. Shelly ha saputo che lo spettacolo di cui lei era la stella a Las Vegas sta per chiudere: dovrà cercare una sistemazione per vivere, forse dovrà rinunciare alle sue aspirazioni artistiche, pronte ancora per il futuro, sarà necessario per lei rivedere i rapporti con la sua figlia Hannah che ha sempre abitato a Tucson, affidata a conoscenti, una ragazza che vede nella professione della madre il motivo che le ha sottratto affetti e l’abitudine a stare insieme. Davvero è stato “normale” abbandonare tutto questo, per ritrovarsi adesso senza un futuro? Durata 88 minuti. (Fratelli Marx sala Chico)

The Shrouds – Segreti sepolti – Drammatico. Regia di David Cronenberg, con Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce, Rimasto vedovo di Becca da quattro anni, Karsh ha faticosamente trovato il modo di elaborare il lutto. Grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari ha fondato una società, GraveTech, che fabbrica sudari speciali, che permettono di riprendere con videocamere i defunti e di farli osservare post mortem ai congiunti attraverso un dispositivo elettronico. Soprattutto Karsh può così osservare Becca in ogni momento, anche morta. Così facendo, scopre un’anomalia nelle ossa di Becca, come se queste stessero mutando sottoterra. Nel frattempo il cimitero GraveTech, dove ha sepolto la moglie, subisce un atto di vandalismo, apparentemente riconducibile a un gruppo di ecoterroristi islandesi. Maury, cognato di Karsh, e Terry, la sua ex moglie e sorella di Becca, identica a lei tranne che per carattere e acconciatura, pensano che siano coinvolti servizi segreti russi e cinesi, interessati alle potenzialità strategiche offerte dai sistemi GraveTech. Durata 116 minuti. (Nazionale sala 4)

La vita da grandi – Commedia drammatica. Regia di Greta Scarano, con Matilda De Angelis, Yuri Tuci, Maria Amelia Monti e Paolo Hendel. Irene sta costruendo una vita regolare a Roma, quando è costretta a tornare a Rimini, la sua città natale, per prendersi cura di Omar, suo fratello autistico di 40 anni. Scoprirà che Omar ha idee chiare sul suo futuro: non vuole in nessun modo vivere con lei una volta che i genitori non ci saranno più. Convince Irene a tenere per lui un corso intensivo di adultità che gli permetta di essere autonomo, ma soprattutto di realizzare i suoi sogni, come partecipare al Talent che lo renderà un cantante famoso. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)

E’ tempo di “Seconda Risonanza” alla GAM di Torino

Sotto il collante tematico di “ritmo, struttura e segno”, un super – tris di mostre dedicate a Melotti, Cattaneo e Fioroni … e non mancherà il solito “Intruso”

Fino al 7 settembre

Fra i massimi esponenti dei movimenti d’avanguardia del secolo scorso, da “Novecento” fino alle voci più o meno assonanti degli artisti  gravitanti intorno a “Il Milione” – Lucio Fontana in primis – a Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) scultore, pittore ceramista musicista e scrittore, la “GAM” dedica, fino a domenica 7 settembre, l’attuale “mostra d’apertura” della seconda stagione di “Risonanze”, iter espositivo cui fa capo la nuova programmazione del “Museo”, così ideata dalla direttrice Chiara Bertola“Ritmo, struttura e segno” i termini-chiave cui s’ispira (dopo la prima incentrata su “luce, colore e tempo”) l’attuale “Risonanza” di “seconda stagionalità” che, insieme all’artista roveretano, ospita altre due personali dedicate alla milanese Alice Cattaneo e alla progettazione filmica di Giosetta Fioroni.

L’attuale mostra di Fausto Melotti, dal titolo “Lasciatemi divertire!” (titolo che ben rappresenta “l’approccio giocoso e sperimentale” che nel tempo è stata cifra singolare della sua ricerca) arriva oltre cinquant’anni dopo la personale a lui dedicata nel ’72 dalla stessa “GAM”, che gli guadagnò (a lui che con Torino mantenne sempre un costante rapporto negli anni) il blasone di “cittadinanza onoraria” da parte del grande indimenticato Marziano Bernardi. Curata da Chiara Bertola e da Fabio Cafagna, in collaborazione con la “Fondazione Fausto Melotti” di Milano, la rassegna  si articola in otto sezioni e  comprende oltre 150 opere, ordinate secondo una progressione cronologica e tematica che tocca i vari “gesti” creativi dell’artista passando dalle prime “creazioni astratte” (anni ’30), per arrivare alle sezioni dedicate a “Intervalli e Contrappunti” e a “Pioggia e vento”, in cui traspare quella passione di Melotti per il ritmo e la musica che è componente costante delle sue opere e che trova forma singolare in composizioni di estrema lievità e seducente silenziosa attesa, che furono (curiosità!) fervida fonte d’ispirazione letteraria per il grande suo amico Italo Calvino nella stesura de “Le città invisibili” del ’72. Ampio spazio, in un allestimento che va a coinvolgere non solo le sale espositive, ma anche atrio, vestibolo e giardino della “Galleria”, è infine riservato alla “Ceramica” e ai famosi “Teatrini” abitati da originali  figure antropomorfe e realizzati da Melotti a partire dalla metà degli anni Quaranta.

Accanto alle fantasiose plastiche elucubrazioni del Maestro roveretano, troviamo le cosiddette “anti-sculture” dell’artista milanese Alice Cattaneo, raccolte sotto il titolo di “Dove lo spazio chiama il segno” (suggeritole, pare, da un maestro vetraio di Murano: il vetro s’ha da tagliare “là dove chiama il materiale”) ed accompagnate dalla curatela del critico veneziano Giovanni Giacomo Paolin. Ferro, legno, vetro e carta i materiali utilizzati per strutture di “visionaria precarietà”, che “ possono essere lette – spiega Paolin –  come ‘interruzioni di pensiero’, gesti mossi da una necessità figlia della sua stretta relazione con lo spazio espositivo, seguendo una linea di azione per cui l’artista è chiamata a rispondere secondo le proprie modalità espressive”.

E a chiudere la triade espositiva, una rassegna, a cura di Elena Volpato, dedicata ai film (quattro: “Coppie”“Gioco”“Goffredo” e “Solitudine femminile”) realizzati nel ‘67 da Giosetta Fioroni (Roma, 1932) e conservati nella “Videoteca GAM”. La mostra ha il suo incipit in uno dei suoi dipinti dal titolo “La ragazza della TV” del ’64, un profilo di donna tracciato a riserva nell’argento del fondo che si va sistemando i capelli con le mani. Sottolinea Elena Volpato“Le immagini di Fioroni sembrano sempre consapevoli di essere immagini di immagini, perennemente intente a scrutarsi in qualche riflesso, a truccarsi o pettinarsi, a posare per l’obiettivo o a catturare lo sguardo di qualcuno”. E la stessa Fioroni: “Cercavo la leggerezza quasi di un’antica sequenza dei Fratelli Lumière, del primo cinema, qualcosa che proprio trascorre […], qualcosa che poteva suggerire in chi guardava un che di tremulo, di estremamente lieve: un’apparenza, una dissolvenza”.

Infine. L’immancabile ad ogni “Risonanza” che si rispetti, “Intruso”. In quest’occasione trattasi dei curatori e sound artis Chiara Lee e Freddie Murphy. Loro l’idea di trasformare, in collaborazione con il “MAO” (di cui da circa tre anni curano il public program “Evolving Soundscapes”) gli interstizi delle scale del “Museo” in strumento musicale. A tener loro bordone l’artista sakha (Siberia orientale) Aldana Duoraan.

Gianni Milani

“Seconda Risonanza”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e contemporanea”, via Magenta 31; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 7 settembre

Orari: mart. – dom. 10/18. Chiuso il lunedì

Nelle foto: Allestimento (Ph. Gonella); Fausto Melotti “Il carro dei rabdomanti”, ottone, 1959 ca.; Alice Cattaneo “Untitled”, ardesia vetro, ferro, 2019; Giosetta Fioroni “Coppie”, 1967

Porte aperte a Palazzo Lascaris

Da venerdì 18 aprile 2025 Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, entra a far parte dei palazzi storici delle istituzioni torinesi aperti al pubblico con regolarità con l’iniziativa “Porte aperte a Palazzo Lascaris”.
Grazie ai servizi forniti da Turismo Torino e Provincia, il terzo venerdì di ogni mese alle ore 17 e in alcune altre occasioni straordinarie, il pubblico potrà entrare gratuitamente nel palazzo con una visita guidata su prenotazione. Le scuole invece possono prenotare le visite didattiche appositamente organizzate in altri giorni della settimana.
Il percorso di visita attraversa l’atrio affrescato (recentemente restaurato) e le sale auliche del primo piano. Residenza nobiliare costruita nel 1600, Palazzo Lascaris è ancora oggi ricco di stucchi, affreschi, decorazioni e arredi che testimoniano i suoi quattro secoli di storia, legati prima alla corte sabauda e nel ‘900 alle principali realtà economiche della città.
Le visite saranno condotte – all’interno del palazzo in cui ha sede del 1979 il Consiglio regionale del Piemonte – da Guide turistiche professioniste appositamente formate iscritte al sistema di prenotazione di Turismo Torino e Provincia.
Il 25 aprile, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione, Palazzo Lascaris sarà uno dei sette palazzi delle Istituzioni aperti al pubblico gratuitamente con l’iniziativa “I Palazzi delle Istituzioni si aprono alla città 2025” che prevede un articolato percorso di visita attraverso: Palazzo Civico, i Musei Reali (Palazzo Reale e l’Armeria), il palazzo delle Segreterie di Stato (Prefettura), l’Aula del Consiglio provinciale, l’Archivio di Stato e Palazzo Madama.

Calendario delle prossime date di apertura al pubblico di Palazzo Lascaris
(prenotazioni: https://turismotorino.org/visite-palazzo-lascaris )

Venerdì 18 aprile – una visita alle ore 17
Venerdì 25 aprile – Liberazione – due visite straordinarie: ore 14 e 15.30
Venerdì 16 maggio – una visita alle ore 17
Domenica 18 maggio – Salone del Libro – due visite straordinarie: ore 14 e 15.30
Lunedì 2 giugno – Festa Repubblica – due visite straordinarie: ore 14 e 15.30
Venerdì 20 giugno – una visita alle ore 17
Venerdì 18 luglio – una visita alle ore 17
Domenica 28 settembre – Salone Auto Torino – due visite straordinarie: ore 14 e 15.30
Le visite didattiche a Palazzo Lascaris – esclusivamente rivolte alle scolaresche nelle mattinate di giovedì e venerdì – proseguono invece con il consueto sistema di prenotazione online all’indirizzo: https://www.cr.piemonte.it/prenotazionevisite/scuole/scegli-data

Nuovi arredi scelti dai piccoli pazienti del Regina Margherita

“È con i piccoli gesti di ognuno di noi che il mondo può cambiare in meglio o in peggio “.
Queste parole riassumono molto bene le finalità di Neuroland ETS, Associazione che proprio in questi giorni festeggia i 10 anni di attività.
Si vuole condividere la realizzazione di un sogno: grazie all’aiuto di tanti e preziosi sostenitori si è riusciti a portare a termine la riqualificazione del reparto di Alta Intensità Chirurgica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.
Sono stati donati gli arredi di tutti i locali, non solo delle stanze di degenza, e sono state decorate le pareti con soggetti scelti dai piccoli pazienti. Lo scopo è stato quello di rendere più funzionale e di umanizzare ogni spazio sia per i bambini, i loro genitori de il personale, che ogni giorno si prende cura dei piccoli pazienti ricoverati.
La spesa è stata significativa: circa 120.000 euro.
Un ringraziamento va alla Direzione dell’ospedale, con la quale si è lavorato in perfetta sinergia in ogni fase dei lavori.
Neuroland ETS e i suoi tre soci fondatori, Paola Peretta, Marco Guglielminotti e Giorgina Negro, si propongono di contribuire ad aumentare il benessere di tutte la persone che, a vario titolo, afferiscono alla Neurochirurgia Pediatrica e non solo.
Vengono acquistate apparecchiature per le sale operatorie e per il reparto, si finanziano percorsi di aggiornamento per il personale sanitario, si pagano buoni pasto per famiglie in comprovate difficoltà economiche.
Per un progetto  che si conclude altri si affacciano: entro la fine del 2025 Neuroland ETS si propone di implementare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e di riqualificare altri locali all’interno dell’ospedale.
Tecnologia e umanizzazione rappresentano la sua missione!

Abracabook | Book Party, il format nato alla Scuola Holden con Francesca Manfredi

In un’epoca fatta di notifiche, velocità e distrazioni continue, ritagliarsi un’ora di silenzio condiviso per leggere un libro è un gesto che ha qualcosa di poetico. E anche di profondamente politico. È questo lo spirito di Abracabook | Book Party, il format nato alla Scuola Holden, che in questo aprile ha riempito ancora una volta la sala grande del Circolo dei lettori a Torino, in compagnia della scrittrice Francesca Manfredi.

Il concept è semplice quanto potente: ciascunə porta il proprio libro, si siede su un cuscino colorato e legge, in silenzio, per circa un’ora. Poi si chiudono i libri e si apre un momento di dialogo libero e orizzontale, senza palchi, né scalette. Solo parole che nascono dall’ascolto.

Non solo un evento, ma un manifesto culturale

Da Manhattan al cuore delle città italiane

In un tempo che corre veloce, c’è chi sceglie di fermarsi. A Manhattan lo fanno nei Reading Rhythms, leggendo in silenzio tra sconosciuti. A Torino, succede nella sala grande del Circolo dei Lettori, tra cuscini colorati, libri aperti e parole condivise. Qui, grazie ad Abracabook, leggere insieme è diventato un gesto di comunità. E di controcorrenza dolce.

Ma di cosa stiamo parlando esattamente?

Per chi ancora non ne fosse a conoscenza, nel 2012 negli Usa nacquero i Silent Book Club come risposta alla iperconnessione. A Manhattan in particolare, con Reading Rhythms, il format è esploso nel 2023.

In questo ritorno all’essenziale e al piacere della lentezza e confronto letterario con dialogo e pagine da sfogliare, Abracabook ha molte affinità con l’esperienza americana appena citata.

Ma un tocco italiano viene aggiunto: la presenza di autori affermati o emergenti, resa possibile dalla Scuola Holden, storica fucina di narratori fondata da Alessandro Baricco.

Ma cos’è davvero Abracabook?

La nostra redazione, con l’inviata Cristina Taverniti, l’ha domandato direttamente ai suoi organizzatori, in particolare a Lorenzo Carnielo, project manager del progetto e anima dei book party, e a Francesca Manfredi, ospite dell’ultima edizione.

Book Party: quando leggere insieme diventa un atto rivoluzionario

Crediamo che, in un mondo sempre più frenetico e iperconnesso, fermarsi per aprire un libro sia un gesto rivoluzionario. La vera identità di Abracabook — come spesso accade quando c’è di mezzo un’urgenza collettiva — è venuta fuori agendo: abbiamo organizzato il primo book party e poi, un po’ alla volta, abbiamo definito il format. È tra un evento e l’altro, ascoltando, che ci siamo resi conto del cuore della faccenda: quanto sia fondamentale costruire e presidiare spazi offline, lenti, non performativi, dove ritagliarsi del tempo per leggere.”

Non solo lentezza: anche libertà, accessibilità, orizzontalità. “Un altro valore per noi fondamentale è l’assenza di gerarchie intellettuali”, aggiungono. “Senza nulla togliere ai contesti accademici, che in Italia sono forti e necessari, è importante avere spazi più informali dove confrontarsi sulla letteratura. Non a caso siamo tuttə sedutə per terra, su cuscini colorati: partecipanti e ospiti.”

Il legame con gli eventi americani e i tre desideri

Come già introdotto, Abracabook ha molte affinità con esperienze nate negli Stati Uniti negli ultimi anni. In particolare, con i Silent Book Club, nati nel 2012 a San Francisco, e con Reading Rhythms, incontri che ci hanno fatto sognare e desiderare anche oltreoceano.

Sì, quei movimenti sono stati per noi una grande ispirazione”, confermano gli organizzatori. “C’è un bisogno collettivo di spazi come questi, e stanno germogliando in tutto il mondo. Per noi è bellissimo, perché vuol dire che l’intuizione è giusta.”

C’è un tratto comune: la voglia di rallentare, di leggere insieme ma senza vincoli. Tuttavia, Abracabook si distingue per tre desideri unici o meglio tre regole non scritte:

  • Porta il libro che vuoi – dal classico al manga.

  • Nessun esperto in cattedra – l’ospite è una guida, non un professore.

  • Vietato vergognarsi – «Una volta una ragazza ha detto: “Non leggo da anni”. Eravamo tutti lì per lei» ricorda Carnielo.


“Per dirla in breve: ad Abracabook puoi chiacchierare con il tuo scrittore o la tua scrittrice preferitə, trovandolə sedutə sul cuscino davanti al tuo. Come se fossi con un amico al bar.”

Il Circolo dei lettori: cuore culturale a Torino e casa perfetta per Abracabook

Ospitare un evento come Abracabook | Book Party al Circolo dei lettori a Torino non è solo una scelta logistica: è una dichiarazione d’intenti.

Questo luogo, che si affaccia con elegante discrezione da Palazzo Graneri della Roccia, è molto più che uno spazio per la cultura.

È un simbolo della città, uno di quei rari luoghi capaci di far sentire chiunque – lettrici e lettori forti, ma anche semplici curiosi – parte di qualcosa.

Fondato a Torino nel 2006, progetto della Fondazione Circolo dei lettori, il Circolo (che oggi ha sedi anche a Novara e Verbania) è diventato negli anni un punto di riferimento imprescindibile per la vita culturale torinese. Accoglie ogni mese decine e decine di eventi – incontri con autori, festival, gruppi di lettura, cicli tematici, approfondimenti sul romanzo, la non fiction, pensieri sul presente e il mondo di oggi–diventando un rifugio per chi ama le parole ma anche per chi cerca ispirazione, confronto, bellezza.

La sua forza sta nella capacità di aprirsi: non è mai stato un luogo chiuso o elitario, ma una casa condivisa. È amato dai torinesi – e non solo da chi legge molto – proprio perché è accogliente, inclusivo, attraversabile. C’è chi entra per una chiacchiera, chi per un tè, chi per ascoltare, chi per raccontare. È uno spazio vivo, intergenerazionale, che ha saputo conquistarsi un posto speciale nel cuore della città.

Ecco perché l’incontro tra Abracabook e il Circolo è stato così naturale.

Il Book Party nell’era moderna in Italia

Chi partecipa ad Abracabook? Non solo lettori forti.

C’è chiunque. Ci sono lettorə compulsivə, persone che leggono per lavoro, ma anche chi ha ripreso in mano un libro dopo anni. Ci sono studentə, pensionatə, genitori, artistə, lavoratorə. Persone di tutte le età. La cosa più bella è che si crea un clima che permette a chiunque di sentirsi a suo agio. All’ultimo book party una persona ci ha detto ‘sembra di leggere mettendo più a fuoco le cose’. È bellissimo, ed è intergenerazionale.” Ci confermano i membri dell’organizzazione.

Chi partecipa porta con sé un libro, una storia, un punto di vista. C’è chi si porta il libro che sta leggendo, chi deve leggere per lavoro e lo fa con noi. L’autore o l’autrice che modera non ha il ruolo di esperto, ma di guida empatica. Perché di palchi ce ne sono tantissimi, soprattutto nella cultura; di luoghi orizzontali, non performativi, dove esprimersi secondo le proprie possibilità, no. E vanno costruiti.”

Un riferimento viene anche da un video virale in cui il poeta Edoardo Prati difendeva la libertà di leggere Dante “alla TikTok”:

Continuare a credere in una Cultura con la C maiuscola, con qualcuno degno di parlarne e qualcuno no, fa solo male alla cultura stessa. Ecco: noi aggiungiamo che tuttə devono anche avere il diritto di parlarne, di quell’emozione.”

E se dovessimo descrivere Abracabook in breve?

Un movimento culturale di Scuola Holden che crede nel potere rivoluzionario di pochi gesti semplicissimi: fermarsi, aprire un libro, leggerlo e parlarne.”

Ecco cosa è accaduto il 5 aprile a Torino. E cosa accadrà ancora a Torino e in Italia.

CRISTINA TAVERNITI