Cosa succede in città- Pagina 178

Al via le iscrizioni per la terza edizione della “Maratona Reale” a tappe

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Correre, che passione!

https://maratonareale.it

“Reale” lo è a tutti gli effetti e in tutti i sensi la “Maratona” organizzata, cinque anni fa per la prima volta, dalla torinese Associazione Sportiva Dilettantistica “Base Running” (fondata nel 2007, al suo attivo la promozione a oggi di ben 55 gare) in collaborazione con la “Reggia di Venaria”. Fin dalla sua prima edizione, nel 2018, infatti, quella che è da considerarsi la gara di corsa più lunga dell’atletica leggera con i suoi 42,195 chilometri giusti giusti, ha permesso e permette al sempre più nutrito “esercito” di impavidi runner iscritti (d’ogni fascia di età) di “dar di gambe” immergendosi in itinerari che riassumono in sé panorami ineguagliabili dove lo sport si sposa alla perfezione, in un gioco di sorprendente magia, all’idea di arte, storia e cultura. Mix da incorniciare. Da sempre, infatti, il territorio coinvolto ruota intorno agli splendidi scenari offerti da quel “Consorzio delle Residenze Reali Sabaude” (le cui origini risalgono al 1563, quando il duca Emanuele Filiberto di Savoia, a seguito della Pace di Cateau-Cambrésis decise di trasferire la capitale del Ducato a Torino), nato nel 2017, con l’intento di collegare fra loro tutti i siti (molti dei quali, dal ’97, iscritti nel “Patrimonio Mondiale UNESCO”) che fecero parte della vita e degli splendori di Casa Savoia: dal “Palazzo Madama” ai “Musei Reali”, per continuare con “Villa della Regina”, il “Castello di Moncalieri”, il “Parco di Santena (Cavour)”, fino al “Castello di Aglié”, a quello di Racconigi, alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi e alla “Reggia di Venaria”. Date le difficoltà legate alla distanza da colmare, “un sogno di molti, ma un privilegio di pochi”, commenta Alessandro Giannone, responsabile di “Base Running”, già nazionale ed atleta professionista. “Ed è proprio partendo da questo presupposto che fin dagli inizi s’è pensato di frazionare la distanza in 4 gare la cui somma del chilometraggio risulta sempre essere di 42,195 chilometri”. Un format, dunque, aperto a tutti i runner più vogliosi che consentirà ad ognuno di poter dire “anch’io ho corso una Maratona”. Con buona pace di tutti. E per una Corsa che “reale” lo è anche nei numeri se si pensa ai 13mila partecipanti della prima edizione (il 10% proveniente da fuori Piemonte, nonché da Francia, Svizzera e Germania, con ricadute più che interessanti, quindi, anche sul settore economico-commerciale del Territorio) fino agli altrettanto numerosi  – stessa cifra all’incirca del 2018 – rilevati nell’edizione 2019. Ed eccoci all’edizione di quest’anno. “Dopo due anni – spiega Gian Piero Mazzarella, ‘architetto’ della manifestazione, in quanto responsabile delle ‘Relazioni Istituzionali’- rallentati dalle vicende alterne della pandemia ‘Base Running’ ripropone per il 2023 la Terza edizione della ‘Maratona Reale’ a tappe con una importante novità. Oltre al format abituale delle quattro gare verrà offerta una soluzione con due sole tappe, due mezze maratone certificate in occasione del primo e del quarto appuntamento per soddisfare tutti i ‘palati’ dei runner. L’intento è quello di aumentare l’offerta tecnica con lo scopo di includere e avvicinare un numero sempre maggiore di persone all’evento”. Questo il cronoprogramma:

16 aprile Piazza Castello | Palazzina di Caccia di Stupinigi – 10km | 21,097Km

18 giugno Castello di Moncalieri – 10km

17 settembre Castello di Racconigi -12,097km

15 ottobre Reggia di Venaria – 10km | 21,097Km

Nuovamente, anche per questa edizione come già per le precedenti, si pensa al coinvolgimento delle scuole del primo ciclo di istruzione con l’organizzazione della “School Run” (600 metri circa con partenza dai “Musei Reali” e arrivo sotto il portale della gara degli adulti) e della “Corsa del Principino” nella quarta frazione di Venaria, lungo via Mensa fino alla “Torre dell’Orologio”. Saranno anche nuovamente coinvolti gli studenti del “Liceo Cavour” di Torino (per la prima data) e dello “Juvarra” di Venaria (per la quarta frazione), in base ad un protocollo d’intesa che prevede la possibilità di impiegare ragazze e ragazzi nei vari servizi di gara: dalla consegna pettorali e pacchi gara alla consegna medaglie e ristoro finale, oltreché all’aiuto nei ristori intermedi e all’assistenza alle gare dei più piccoli, promuovendo così una forma attiva di “Peer Education”.

Ancora una manciata di mesi per il via, ma le iscrizioni sono aperte da alcuni giorni. L’invito è di affrettarsi.

Per info e iscrizioni: “Base Running Shop”, corso Cairoli 28, Torino; tel. 011/8127745 o https://maratonareale.it

g. m.

Nelle foto:

–       “Maratona Reale”, immagine di repertorio

–       Alessandro Giannone

Può far male il “Bombardamento d’Amore” Ultimi giorni

Negli spazi del “Centro Videoinsight” di Torino

Dal 4 novembre al 2 febbraio 2023


Il titolo in lingua inglese recita“Love Bombing. Gaslighting”. In italiano: “Bombardamento d’amore”. Espressione che potrebbe essere intesa positivamente come “cosa bella”. Come una sorta di (permettetemi l’espressione attempata) “mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Ma, a seguire, nel titolo leggiamo anche: “Gaslighting”. Ovvero “Manipolazione Psicologica” o, come dice Rebecca Russo, “Narcisismo Patologico – Abuso Narcisistico”. Rebecca Russo è un’importante Collezionista d’Arte Contemporanea, ma è anche Psicoterapeuta e Ricercatrice Scientifica. Della mostra in oggetto è la curatrice e promotrice. Nella sua duplice veste di Collezionista e di Psicoterapeuta, scientificamente convinta com’è che l’Arte Comporanea “possa rivelarsi molto efficace per conoscere la Personalità di chi la guarda, oltre che di chi la crea, perché attiva proiezioni, pensieri e risonanze emotive soggettive”. “Le immagini dell’Arte – dice ancora – possono curare perché promuovono il cambiamento in modo profondo, provocano, toccano le parti più nascoste della personalità”. Nasce di qui l’idea di “Love Bombing. Gaslighting”, prodotta dalla “Fondazione Videoinsight” (nata nel 2013 per volontà della stessa Rebecca Russo) e ospitata, in occasione dell’ormai prossima 29° edizione di “Artissima”, fino al 2 febbraio 2023, presso il “Centro Videoinsight – Spazio per l’Arte Contemporanea” fondato a Torino nel 2010, con sede in via Bonsignore 7 e l’obiettivo di creare “interazione psicologica con l’opera d’arte contemporanea, finalizzata all’attivazione dell’‘insight’, ovvero alla presa di coscienza trasformativa ed evolutiva provocata nella personalità dalla visione del prodotto artistico”. La mostra è il risultato di una “Open Call”, lanciata nel gennaio di quest’anno, a cui hanno risposto ben 80 artisti europei. 44 le opere selezionate, fra loro in competizione per aggiudicarsi il “Videoinsight Prize 2022”. Nelle sale del Centro di via Bonsignore, troveremo quindi una ricca Collettiva all’insegna del Contemporaneo, nelle sue più varie espressioni stilistiche, concettuali e tecniche: dalla Pittura alla Scultura, all’Installazione fino alla Multimedia Art, alla VideoArte, alla Fotografia, al Disegno, al Collage e all’Arte Digitale. L’opera vincitrice sarà acquisita dalla “Collezione Videoinsight”, una raccolta di Arte Contemporanea che “segue il filo della Cura attraverso l’Arte”.

 

Nello specifico, la rassegna che andrà ad inaugurarsi   il prossimo venerdì 4 novembre (opening dalle 19 alle 22), “è finalizzata – sottolinea la curatrice – alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema del ‘Narcisismo Patologico’ e sulla necessità di sostegno alle sue vittime”. “Le vittime di relazioni tossiche con i Narcisisti Patologici – ancora Rebecca Russo – presentano una condizione psicofisica traumatica caratterizzata da impotenza psicologica, crollo dell’autostima, ansia, depressione, sintomi psicosomatici, dipendenza affettiva. La mostra vuole focalizzare l’attenzione sul problema, risvegliare le coscienze, sollevare interrogativi, suggerire salvataggi. E questo perché l’Arte provoca, scatena un’esperienza intellettuale ed emozionale: fa pensare, fa sentire, fa cambiare”. E conclude: “Questa convinzione motiva il perché dell’elevata quantità delle opere finaliste esposte in mostra: più immagini si guardano, si introiettano, si elaborano, più si attivano pensieri, emozioni, ‘insight’, fondamentali per il cambiamento, per la cura”.

Per ulteriori info: www.rebecca.russo@fasv.it o ginevraelaluna@gmail.com

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Rebecca Russo

–       Immagine-guida della mostra

–       Gianluca Capozzi: “Untitled”, acrilici su lino, 2021 e opera fra le finaliste di “Videoinsight Prize 2022”

La Paura Fa 50, teatro comico. Uno spettacolo sul passare del tempo

GIANPIERO PERONE IN
LA PAURA FA 50

FEBBRAIO
VENERDì 3 ORE 21.00
DAVIDE ALLENA E STEFANO GORNO
IN

SMILE
FEBBRAIO

SABATO 4 ORE 21.00
PICCOLO TEATRO COMICO
VIA MOMBARCARO 99/B
TORINO ZONA SANTA RITA

Il Piccolo Teatro Comico in collaborazione con AICS Torino, con il patrocinio di Regione
Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Città di Torino e come media partner Radio Contatto,
presenta la stagione teatrale 2022/2023
“Punti di vista, incontro ed integrazione”
Una stagione unica comprendente diverse forme teatrali:

Il teatro comico
il teatro di prosa
il teatro di genere lgbtq+
il teatro di sperimentazione dal Mondo, teatro etnico

Il progetto nasce da un’esigenza del PTC nel rendere la cultura, una via pratica da percorrere,
incrociando il cammino di uomini e donne con esperienze diverse, tutte preziose, che si
arricchiscono incontrandosi, scontrandosi e permeandosi le une alle altre, tenendo conto delle basi
culturali di integrazione e rispetto verso se stesso gli altri e la natura che lo circonda.
Gli spettacoli diversi nella forma, messi in un unico contenitore, danno spazio all’idea di
Integrazione nei nostri diversi punti di vista.

Nono appuntamento della stagione è quello con Gianpiero Perone in La
Paura Fa 50, teatro comico.
Venerdì 3 febbraio ore 21.00, via Mombarcaro 99/b Torino

Spettacolo sul passare del tempo. Il protagonista deve affrontare la famosa età di mezzo, questa data così
fatidica, e ci porta a spasso tutte le paure e le manie che rendono comica e divertente la nostra vita. Si
parte da un confronto tra passato e presente per finire poi a disquisire di forma fisica, palestre e sport
estremi. Si parla di tecnologia e di come stare al passo coi suoi progressi, affrontando il tempo che passa
con un decalogo del tutto speciale.
Decimo appuntamento della stagione è quello con Davide Allena e Stefano
Gorno in Smile, stand up comedy e magia.
Sabato 4 febbraio ore 21.00, via Mombarcaro 99/b Torino
L’incontro tra Magia e Stand Up Comedy. Due universi paralleli che in questo spettacolo si
incrociano per dar vita a 80 minuti di risate tra Magia, Comicità, Sketch e Gag surreali con il
pubblico sempre coinvolto. Ospite gradito Ugo Patat che con le sue ricette “fantasiose” crea un
sipario culinario per uno spettacolo tutto da assaporare.

Il “PICCOLO TEATRO COMICO” costituito nel febbraio del 2002, è la continuazione di un
progetto artistico e di una poetica teatrale iniziata precedentemente nel 1988 con uno stesso staff
allora denominato “Canovaccio”. Obiettivo artistico e di programmazione del “PICCOLO TEATRO
COMICO”: la rivalutazione della commedia e di quel teatro “classico” da proporre nella sua
essenza primordiale e che possa raggiungere una comunicazione diretta ed immediata con un
pubblico eterogeneo per età, status e dislocazione.

Per info e prenotazione
Franco Abba 339.3010381
piccoloteatrocomicotorino@gmail.com
Prenotazione on line
https://www.teatrocostumitorino.it/punti-di-vista
Contributo associativo € 15,00
Link di contatto
www.teatrocostumitorino.it
Fb: https://www.facebook.com/piccoloteatrocomico
Inst: https://www.instagram.com/piccoloteatrocomico/
Google my business: piccolo teatro comico aps – assoculturaleciazione

Se Giannini censura Antonio Ricci

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Massimo Giannini è davvero un personaggio destinato ad entrare nella storia del giornalismo  per il modo in cui dirige “La Stampa” che è oggi ai minimi storici nelle vendite. Si tratta di un giornale carro  armato di tipo sovietico puntato contro chi non la pensa come il “direttore che ha sempre ragione”. Ovviamente il sindacato dei giornalisti tace e forse ci sono dei giornalisti che temono il  loro direttore che sembrerebbe rivelarsi più autoritario del  famoso Giulio De Benedetti che, almeno, era un grande direttore che prese un giornale distrutto dal Ventennio e lo porto’ ad essere una delle voci più autorevoli.

Una giornalista del quotidiano  torinese ha scritto un malevolo articolo su DrIve In, la straordinaria  trasmissione ideata da Antonio Ricci negli anni 80 che coniugava la satira sull’Italia del riflusso,  dell’ Edonismo reaganiano e  della Milano da bere, senza forzature ideologiche. Drive In era puro divertimento, pensiamo, ad esempio, al grande Giorgio Faletti. Federico Fellini diceva che era l’unico programma per cui valesse  la pena di avere la Tv. Umberto Eco, Oreste del Buono, Angelo Guglielmi amavano il lavoro di Ricci, Ingauno di Albenga con una visione mai provinciale, anche se ha sempre amato e difeso  la Città delle torri.  Si tratta di un uomo straordinario sempre pieno di idee, di coraggio, di anticonformismo e di umana generosità.  Conferendogli  il Premio Pannunzio dissi cose analoghe sia su Drive In sia su “Striscia”, Il telegiornale satirico che da’ le  notizie che gli altri ignorano.
“La Stampa” giunge ad assimilare le veline di Ricci con le escort di Berlusconi, forse senza neppure rendersi conto della insinuazione altamente offensiva per le veline e la loro dignità di donne. Ebbene, il direttore Giannini è un mese e mezzo che non pubblica una garbata ed ironica lettera dell’Ufficio stampa  di “Striscia “ che replica all’articolo su Drive In. D’altra parte, il giornale di Giannini è l’unico a non avere una rubrica di lettere se si eccettua la stantia e provinciale rubrica delle lamentazioni torinesi. I dissenzienti vengono condannati al cestino, a meno di invocare l’articolo 8 della legge sulla  stampa?  La vecchia “Stampa” di Frassati  e di Ronchey è rimasta quella di Rossella che strozzo’ “Stampa Sera”. Non è un fatto casuale che un numero sempre più alto di torinesi abbia optato per il Corriere della Sera. La censura nei confronti di Ricci dimostra una chiusura che va oltre l’immaginabile. Anche Ricci è uomo di sinistra, ma da vero uomo di sinistra, sa  rispettare la libertà.
Immagine di copertina tratta da Striscia la notizia 

Only pleasure swing’n’roll in quartetto Un travolgente repertorio di canzoni famose

Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 1 febbraio, ore 21.30

Only pleasure swing’n’roll in quartetto

Un travolgente repertorio di canzoni famose in chiave swing’n’roll

Gli “Only pleasure swing’n’roll” presentano mercoledì 1 febbraio in Osteria Rabezzana un travolgente repertorio di canzoni famose stravolte in chiave swing’n’roll. Il gruppo, composto sta Mariagrazia Vergnano, Alberto Comune, Marco Segreto, Giulio Arfinengo, suona insieme dal 2016 ed unisce lo swing al country-blues, spaziando dal rockabilly al soul in un crossover fra generi e stili, canzoni moderne e del passato.

Formazione

Mariagrazia Vergnano, voce

Alberto Comune, chitarra e dobro

Marco Segreto, basso e contrabbasso

Giulio Arfinengo, batteria e percussioni

Ora di inizio: 21,30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Bowie secondo Schapiro

 

In mostra all’“Archivio di Stato” di Torino, le foto che raccontano il “Duca Bianco” attraverso gli scatti iconici del grande Steve Schapiro

 

Fino al 26 febbraio 2023

Il loro fu un incontro fra due immani giganti. Ognuno nel suo campo, nella musica il primo, nella fotografia il secondo. David Robert Jones, in arte David Bowie (Brixton, 1947 – New York, 2016) e Steve Schapiro (New York, 1934 – Chicago, 2022) si incontrano per la prima volta, su richiesta del manager di Bowie, nel 1974, in un pomeriggio anonimo e in uno studio fotografico di Los Angeles. Per “The Thin White Duke” (“Il Sottile Duca Bianco”, nome ispirato al protagonista del film “The Man Who Fell to Earth” ruolo interpretato proprio da Bowie, snello biondo ed elegante) non erano tempi facili. Tutt’altro. A metà degli anni Settanta, infatti, dopo essere diventato mitica icona musicale in Inghilterra, Bowie con l’album “Diamond Dogs” e il relativo tour promozionale, si prepara ad imporsi sul mercato americano e si trasferisce a Los Angeles, dove, per sua stessa ammissione, vivrà uno dei periodi più complessi della sua vita, fra l’abuso di cocaina e l’ossessione per l’occultismo che misero seriamente a dura prova la sua salute fisica e mentale. A uscire da quel terribile tunnel furono allora il cinema, la sua musica e proprio l’incontro (trasformatosi in sincera amicizia) con Shapiro, che in quello studio fotografico di Los Angeles iniziò a confezionare – lungo un percorso durato fino alla fine degli anni Ottanta – una straordinaria galleria di immagini della star inglese, nate spontaneamente dalla mente eclettica del cantante stimolata da quella del grande fotografo – amico.

Oggi molti di quegli scatti sono raccolti nella mostra “David Bowie / Steve Shapiro. America. Sogni. Diritti” – a cura di “ONO arte”, prodotta in anteprima nazionale da “Radar”“Extramuseum” e “Le Nozze di Figaro” – e  allestita fino al 26 febbraio 2023, nelle sale espositive dell’“Archivio di Stato” di piazza Castello 209 – piazzetta Mollino, a Torino. In tutto una settantina di foto, in cui Shapiro interseca la storia biografica di uno dei più grandi miti della cultura popolare del XX secolo con le problematiche e le vicende più eclatanti della società americana dell’epoca: dall’avvento dei Kennedy passando per l’epopea pop di Andy Warhol e la sua Factory, dai movimenti per i diritti civili di Martin Luther King Jr. a personaggi dello sport come Mohammed Alì fino al cinema d’autore per il quale lavorò come fotografo di scena in pellicole memorabili come “Il Padrino”“Taxi Driver”“Un uomo da marciapiede” “Apocalypse Now”.

Altra ancora di salvataggio per il Bowie degli anni americani, il cinema. E la musica, sempre.  Fu in quel periodo che iniziarono le riprese di un film che lo avrebbe visto come protagonista, il primo della sua carriera. Grazie a “L’Uomo che Cadde sulla Terra” Bowie dovette, infatti, imparare a gestire sé stesso in modo da essere professionale sul set. Musicalmente parlando invece, scrisse alcuni brani che avrebbero dovuto essere inclusi nella colonna sonora del film: si trattava perlopiù di musica strumentale che non venne utilizzata per lo scopo che per il quale fu prodotta. Quei landscape sonori divennero però poco tempo dopo il tema principale di due dischi fondamentali come “Low” e “Heroes”, dischi che segnano il ritorno di Bowie in Europa e la sua rinascita come artista precursore e innovatore.

E, inoltre, prima di lasciare definitivamente Los Angeles, sotto le spoglie del suo nuovo personaggio, “The Thin White Duke”, Bowie registra il suo nono album in studio ovvero “Station to Station”. In tutte le fasi della sua avventura americana gli sarà sempre accanto, nei momenti più cruciali, Steve Schapiro, che sarà fotografo di scena di “L’Uomo che Cadde Sulla Terra” e autore degli scatti che compaiono sulla copertina sia di “Station to Station” sia di “Low”. Soggetti in cui prevale l’umanità sull’esaltazione figurale del personaggio. Concetto trasparente in mostra all’“Archivio di Stato” e assolutamente condiviso da Bowie e Shapiro che, al pari, condividevano una particolare sensibilità per quelli che erano i temi sociali dell’epoca, a cominciare dalle lotte per diritti civili degli afroamericani, delle donne e delle persone queer.  Temi, del resto, da sempre sposati da Bowie, che ebbe un’intensa collaborazione con molti musicisti di colore e che non esitò a denunciare apertamente “MTV”, colpevole di non dare sufficiente spazio agli artisti di colore, proprio in un momento storico nel quale nelle strade di molte periferie americane stava nascendo l’“Hip Hop”.

Gianni Milani

“David Bowie/Steve Shapiro. America. Sogni. Diritti”

Archivio di Stato, piazza Castello 209-piazzetta Mollino, Torino; tel. 011/5624431

Fino al 26 febbraio 2023

Orari: giov. e ven. 15/19; sab. e dom. 11/20

Nelle foto:

–        Bowie Blue 2, “©Steve Schapiro”

–        Bowie with Keaton book, “©Steve Schapiro”

–        Bowie Lazarus, “©Steve Schapiro”

–        Taxi Driver – De Niro: Graffiti, “©Steve Schapiro”

Damigiane di vino e tortellini alla panna Com’era bella quella vecchia Torino

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ

Non  tutti i mali vengono per nuocere. Sono in convalescenza perché operato al menisco.

Ovviamente grazie alla dottoressa Giulia Pesce per l’operazione. E grazie anche all’efficienza dimostrata. Alle 12 tampone per il covid e alle 17,30 prendevo la via del ritorno a casa.  Grazie alle mie figlie e alla moglie Paola che mi hanno amorevolmente soccorso esistenzialmente rendendo tutto più accettabile. Dolori attenuati e grande riposo del caso. A casa la noia è quasi d’obbligo.  Qualche telefonata per il lavoro.
Brevi incursioni di 10 minuti con stampella. Poi non ci rimane che organizzarci, mentalmente, s’intende. Ed il modo migliore di organizzarci sono i libri che dove abito non mancano. Anzi sono decisamente orgoglioso della qualità e quantità. Ovviamente non li ho letti tutti. Tutta la famiglia ha questo “vizio”.  Sembra non molto condiviso dal popolo italiano. Televisione? Sicuramente, ma ogni volta che la accendi sei pervaso di struggente angoscia. Prima di tutto notizie sulla guerra.
Notizie sulla crisi, notizie sul Covid.  Insomma non c’è da starne allegri. Altra cosa che mi aiuta è scrivere.  Intanto Virgilio e Libero da più di una settimana non funzionano.  E bravi loro che sostengono che non è stato un attacco hacker. Bene, ed allora che ripristinino il tutto. Confesso che in gioventù non sono stato un grande lettore. Sentivo che la vita doveva essere vissuta in strada e poi avevo una grande insofferenza per i posti chiusi come gli uffici.
Fortunatamente è arrivata l’Università e la necessità di approfondire. Mi mancano le lunghe passeggiate con il cane ed ascoltare le varie lezioni via internet. Geopolitica e poi tanta ma tanta storia.  Innaffiata da trasmissioni di costume e dunque di cultura direi sociale. Sicuramente ci tornerò perché camminare vuol dire soprattutto pensare e ricordare. Ho anche capito che anche una poltrona può essere luogo di pensiero, di ricordo, e di eventuali viaggi fantastici.
Il tutto viene stimolato nel “tuffarti” in queste belle librerie. Ed ogni libro diventa un’occasione di ricordo. Fino a 10 anni non ho avuto una mia stanza dove rifugiarmi.
Addirittura mi vergognavo nel dirlo a scuola.
Poi mio padre ne ricavo’ una all’interno della più ampia  loro camera da letto. Era piccolissima ma per me fu un sogno realizzato. In ogni spazio del muro possibile un poster.  Di due  in particolare mi ricordo.
L’intera poesia di Salvatore Quasimodo Lamento  del Sud. Il secondo del bambino che metteva un garofano rosso nella canna di un fucile.  Rivoluzione portoghese del 1974, per la democrazia. In via Cherubini l’alloggio era piccolo. Ma interamente foderato di libri.
Addirittura fu mio padre il costruttore delle librerie. Proprio così. Era un provetto tornitore e fresatore ma le imparava tutte.
Persona estremamente metodica, prima ipotizzava con un progetto di base. Poi andava dagli amici e compagni falegnami per ricevere  consigli. Per me fu uno dei momenti più felici. Mi “godevo” mio padre. Duro’ poco. In particolare ero affascinato dalle cerniere. Non mi ricordo di nulla di elettrico. Anzi mi ricordo bene il trapano a manovella. Come le lamentele di mia madre perché doveva pulire.
Orari e stagioni, con la luce a disposizione la facevano da padrone. Fine ottobre inizio novembre arrivavano i camion di damigiane piene di vino.  Principalmente arrivavano dall’astigiano. Generalmente barbera e dolcetto.  E si faceva il cambio di damigiane. Attrezzature necessarie. Bottiglie spesse un centimetro  molto scure.
Per allora manco sapevo l’esistenza del vino bianco. Le damigiane erano  da 48 o 54 litri.
Per tutto l’anno dovevano bastare 2 damigiane: una di barbera e una di dolcetto.
Mal contate un bicchiere al giorno. Solo mio padre beveva un bicchiere di vino a pasto.
Se poi non bastava c’erano sempre i pintoni da 2 litri e la cantina di via Cherubini. Le bottiglie vuote accuratamente lavate senza detersivo e con una apposita spazzola e coperta da un beccuccio fatto da listelle di giornale.
I tappi comprati in via Montanaro angolo via Cherubini. Si scendeva in un sottoscala e si compravano i tappi sciolti.  Mio padre preferiva quelli oliati. Non si rompono.
Che rito. Che magia. Imbuto e tubo con miscelatore.  All inizio si doveva fare attenzione a non sbloccare e non raccogliere il fondo delle damigiane. Poi Arrivarono i rasatori. Precisi si autoregolamentavano.  E con l’apposita macchina si faceva la tappaturra.
Una vita che duro’ tre anni.  Poi crescendo il ruolo pubblico di mio padre riprese rigorosamente.  Sposato tornai ad imbottigliare. Una collega di mia moglie ci faceva portare il dolcetto di Priocca. Un solo anno. Era più semplice comprare i bottiglioni.
E c’era un’altra bellezza : la totale assenza di plastica. Anche il latte lo compravi in bottiglia.
Tappo  rosso, intero. Tappo blu parzialmente scremato.  Solo a 18 anni conobbi i tortellini alla panna.  C’era una brasseria (diciamo così alla francese) dove si mangiava nel bancone così non si pagava il coperto. Pensandoci bene anche al fondo di corso Palermo quasi angolo corso Giulio Cesare. Sul lato sinistro. Tradizione il sabato sera. Ci si trovava in via Baltea  alla 35a sezione del pci.  Nel mentre chiudevano i banchi del mercato che erano lì dalle cinque del mattino. Arrivavano i camion  ed i netturbini per pulire. Ramazze e pale. Facevano dei mucchi successivamente portati via da piccole gru situate sui camion.
E tutto sembrava più semplice. Dal vino di mio padre agli aperitivi che consistevano in un bicchiere di vino e uova sode sul bancone con sale e pepe a disposizione. Persino la notte sembrava meno nera di oggi.
Con quelle serate di marzo dove il vento aveva spazzato via tutto e potevi vedere al fondo della via. Altro che movida. Poca gente per strada e le luci degli alloggi spente.
Il primo turno alla Feroce  ( Fiat) cominciava alle 6 e chi doveva arrivare a Mirafiori era sul tram già alle 5 del mattino. Proprio ma proprio  altri tempi in un’altra città.
Forse decisamente grigia ma che da un grande passato contava di avere un grande futuro. E sia ben chiaro non finisce qui. Alla prossima.

PATRIZIO TOSETTO

Rock Jazz e dintorni a Torino: Jim Jarmusch e Elio

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al teatro Sociale di Pinerolo Elio interpreta Jannacci. Al cinema Massimo il regista Jim Jarmusch in veste di musicista in duo con Carter Logan, sonorizza 4 cortometraggi di Man Ray dal titolo Squrl. Al Jazz Club suona il pianista Ilardo Massimo Danilo.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana si esibiscono gli Only Pleasure Swing’n’Roll.

Giovedì. Al Jazz Club è di scena la cantante Yelewna Babu affiancata dai Dipinti di Blues. All’Hiroshima Mon Amour arriva il rapper Rancore. Al Cafè Neruda suona il trio di Luigi Tessarollo con il sassofonista Gianni Denitto. Al Blah Blah si esibisce Monica P. Allo Spazio 211 suona l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp. Al Magazzino sul Po canta Blindur.

Venerdì. Al Jazz Club si esibiscono gli Swing Folks. Al Blah Blah suonano Kadabra e Warlung. Allo Ziggy sono di scena i Rasemiliani & The Marsili Explosion. Al Magazzino di Gilgamesh suona la Blues All Stars Band. All’Off Topic si esibisce il quintetto Foja. Allo Spazio 211 è di scena Erio. Al Magazzino sul Po si esibisce Baobab!. All’Hiroshima hip hop con Mondo Marcio.

Sabato. Al Peocio di Trofarello suona il chitarrista Luca Colombo. Al Folk Club suonano i Birkin Tree con Murty Ryan. Al Blah Blah si esibisce il quartetto Magazzino San Salvario. Al Magazzino sul Po suonano i Nabat. Allo Spazio 211 sono di scena I Fasti con Narratore Urbano.

Pier Luigi Fuggetta

Formidabili quegli Anni ‘70 in Barriera tra felicità e angoscia

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ

Era proprio brutta la moda negli anni 70.

Camicie con il collo a punte lunghe e poi quegli orribili pantaloni a zampa d’elefante. Anni ruggenti della prima crisi energetica. Delle domeniche a piedi. Dove si riscoprivano  le biciclette. Sia ben chiaro, non c’era nessuno che sgarrava. E poi girare in pullman o tram non era una novità. Si andava a piedi, quando si giocava in casa o in tram fuori casa. C’era sempre quell’odore acre di benzina bruciata e in inverno passavi le dita per togliere la fuliggine dai muri. In Barriera c’era anche chi viveva in negozi adibiti ad alloggi. Di giorno la saracinesca  alzata per ottenere un po’ di luce. Sentivi odori di cucina da improvvisati e pericolosissimi fornelli.
Giusto per una questione anagrafica siamo figli degli anni 70. Dove siamo passati dalla adolescenza alla maturità. Dalla  fine delle medie all’università. Anni in cui abbiamo perso la verginità in tutti i sensi. Anni di primi amori o di amori che sono durati anche trent’anni. E poi sport a gogò. Mi “diagnosticarono” instabilità psico-motoria. Insomma non ero capace a stare fermo. Così ginnastica artistica, atletica leggera , un po’ di calcio e pallavolo e poi, giusto per non farmi mancare nulla, ciclista per la squadra di Pezzani che aveva il laboratorio in via Feletto, quasi angolo corso Vercelli. E  la grande vittoria del liceo scientifico Albert Einstein in Barriera.
Anche i figli del proletariato volevano  laurearsi.
In Barriera arrivava tutta la zona nord. San Mauro o Settimo fino ad un bel pezzo del Canavese. Dopo il primo anno ci siamo inventati le ore di lezione di 50 minuti.
All’una del pomeriggio era tutto finito. Laboratori? Sulla carta c’erano. In pratica poca cosa. Alcuni “ritocchi” di fisica e qualcuno come Nando Cabrini che si sforzata di insegnarci la teoria della relatività.
Per allora , forse, la scuola più moderna. Ampi spazi, addirittura 2 palestre con canestri annessi. E due primi posti ai giochi studenteschi. Mica sono noccioline.
Il territorio era nostro e crescevamo. Furono dieci anni di felicità ed angoscia. Uno strano misto tra totale libertà e paura di quello che avveniva. Gli anni 60 furono appannaggio del terrorismo stragista nero. E proprio agli inizi anni 70 la fondazione delle  Br e il terrorismo rosso non si fermò più. Da un lato il 1975, quando tutte le grandi città d’Italia erano governate dalla sinistra. Dall’altra il 1976 con il recupero della Dc che sembrava immortale. Da un lato il colpo di stato fascista in Cile e dall’altro la libera generazione  del Vietnam del sud: il primo maggio a Saigon stanno sfilando i vietcong.
Pure l’Africa era in subbuglio. Mpla in Angola vincerà. Ed anche il Portogallo, Spagna e Grecia diventavano democratici  e Berlinguer si inventava l’euro comunismo. Speranze e delusioni si alternavano velocemente.
Bocciato a scuola e mio padre morto troppo presto. Sposo solo a 21 anni Antonella. Vero che non durerà tutta la vita ma che meravigliosa figlia come Alice oggi Avvocato che, fortunatamente, ha preso dalla madre.
E non siamo solo al ricordo. Quando si gira la boa,  navigando verso i 70 anni, c’è anche voglia di valutazioni esistenziali e morali.
Del resto l’etica è parte di noi. Gli anni 70 furono anche, se non soprattutto, questo:  anni formativi. Furono anche anni violenti, troppo violenti , ma pure anni di speranza. Indubbiamente contradditori.
Un po’ come  è stata la nostra vita.
Anni in cui è valsa la pena averla vissuta.

PATRIZIO TOSETTO

“Adotta uno scrittore”, l’appuntamento con il progetto off del “Salone del Libro”

Dal 31 gennaio (XXI edizione)

Ritorna per oltre trenta scuole di tutt’Italia di Torino

L’elenco è considerevole. Non solo scrittrici e scrittori, ma anche fumettisti, illustratrici ed illustratori, giornaliste e giornalisti, saggisti, librai, rapper, divulgatori scientifici e magistrati: con 40 autrici e autori che incontreranno 976 fra studentesse e studenti di 38 scuole (comprese un’ospedaliera, l’Ateneo torinese e 11 scuole carcerarie) di 9 regioni italiane, dal nord al sud della penisola (new entry, la Liguria), riparte martedì 31 gennaio prossimo Adotta uno scrittore”, l’apprezzato progetto didattico e culturale (giunto alla sua XXI edizione) rivolto alle scuole piemontesi e italiane, dalle elementari all’università, ideato e organizzato dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” e sostenuto dalla “Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria”, in collaborazione con la “Fondazione con il Sud”.

“In vent’anni di attività – dicono gli organizzatori – Adotta uno scrittore’ ha saputo creare non solo significativi momenti di approfondimento sulla lettura e formative occasioni di confronto sulla scrittura, ma anche felici opportunità di discussione e dialogo sui tanti temi e spunti che le pagine dei libri (dati in dono agli studenti coinvolti) sanno da sempre offrire, accompagnando bambine, bambini, ragazze e ragazzi sulla strada della formazione di uno spirito critico e di una buona capacità di riflessione, per aiutarli ad appropriarsi di un loro personale sguardo sul mondo”. Obiettivo: l’incontro diretto in classe fra libro e scuola, fra gli studenti e i protagonisti, i più vari, del mondo della scrittura e della cultura in generale. Quaranta, si diceva. Dal “Premio Strega” (ma non solo) Melania Mazzucco, con il suo ultimo libro “Self Portrait. Il museo del mondo delle donne” (Einaudi) dedicato ai capolavori di artiste note e meno note, alle torinesi Stefania Bertola e Giulia Muscatelli, fino alla giornalista Rai Tiziana Ferrario con “La bambina di Odessa” (Chiarelettere), ai fumettisti Leo Ortolani, autore del recente “Musa” (Feltrinelli Comics) e Daniel Cuello con il nuovo “Le buone maniere” (Bao Publishing) e alla magistrata Marzia Sabella, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, autrice de “Lo sputo” (Sellerio), in cui parla del coraggio della prima testimone contro la mafia. Alcuni nomi fra i tanti. L’elenco completo e gli abbinamenti alle scuole con le relative date su: www.salonelibro.it  Anche per il 2023, ognuna delle adozioni prevede tre appuntamenti in presenza per ciascun autore e il quarto conclusivo lunedì 22 maggio alla XXXV edizione del “Salone Internazionale del Libro” di Torino.  Complessivamente, grazie  al progetto, nel corso degli anni, sono state portate a termine 471 adozioni per un totale di 13.618 studenti, dalla scuola primaria alle università fino agli istituti carcerari, coinvolgendo 300 tra gli autori e le autrici più importanti della letteratura italiana degli ultimi quarant’anni. Anche quest’anno, inoltre, “Adotta uno scrittore” avrà uno spazio sul “Bookblog”, la piattaforma digitale curata dagli studenti per raccontare attraverso articoli, interviste, reportage le iniziative del “Salone del Libro” nel corso di tutto l’anno. Autori, studenti e docenti costruiranno insieme un racconto partecipato del progetto, rendendo i contenuti fruibili liberamente su bookblog.salonelibro.it.

Dichiara Nicola Lagioia, direttore dal 2017 del “Salone Internazionale del Libro” di Torino: “Adotta uno scrittore è uno dei progetti di cui il ‘Salone’ va più orgoglioso. Nel corso dell’anno, per tutto l’anno, alcune delle personalità più importanti, originali e stimolanti della nostra scena culturale si recano nelle scuole – dalle scuole primarie fino alle università, ma anche nelle classi presso gli istituti penali minorili, le case circondariali e le case di reclusione – per dare origine a un percorso di grande valore didattico. In una dimensione laboratoriale (prendendosi dunque il tempo necessario) studenti e autori hanno modo di confrontarsi, di discutere, di fare insieme un tratto di strada che risulta per tutti un’esperienza importante se non indimenticabile. ‘Adotta uno scrittore’ risponde in modo esemplare a una delle nostre più alte vocazioni: la cura e la formazione delle nuove generazioni”.

g.m.

Nella foto:

–       Tiziana Ferrario