Cosa succede in città- Pagina 16

Torna l’appuntamento mensile con Agriflor in piazza Vittorio

Domenica 27 ottobre, dalle 9 alle 19 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, torna l’appuntamento mensile con Agriflor, il mercatino di piante, fiori e prodotti agroalimentari artigianali organizzato da Orticola del Piemonte.

Dopo l’edizione 2024 di FLOReal alla Palazzina di Caccia di Stupinigi tenutasi a inizio ottobre, che ha aperto ufficialmente la stagione autunnale, una nuova occasione per tuffarsi nei colori, nei profumi e negli odori di questa stagione ricca di tesori.

Se le piante aromatiche, le piante verdi fiorite da interno ed esterno, le orchidee i cactus e le succulente saranno le proposte florovivaistiche dei vivaisti piemontesi presenti all’appuntamento, in questa edizione di ottobre grande spazio sarà dato alle numerose tipicità gastronomiche dell’autunno come per esempio i tartufi e i funghi, ma non mancheranno nocciole e miele, taralli e salumi, biscotti e crostate a base di fiori, prodotti a base di liquirizia e formaggi, oltre a frutta e verdura di stagione.

Agriflor ottobre metterà come sempre in piazza una rappresentanza di alcuni dei migliori vivaisti e produttori agricoli piemontesi: circa una trentina di espositori con le loro eccellenze vivaistiche e alimentari per offrire una giornata di svago immersi nel verde e nel sapore anche in centro città.

La Mole in arancione per i 120 anni di Anpas

Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) nasce nel 1904, ma affonda le sue radici nelle società di mutuo soccorso e nei movimenti risorgimentali di matrice laica. Eretta Ente Morale nel 1911 è un movimento autonomo, libero e democratico che fonda la sua attività sui principi costituzionali della democrazia, della partecipazione sociale e sulla attività di volontariato.

Durante il Congresso di Lerici, 24 ottobre 1987, avvenne la trasformazione della Federazione nazionale delle società di pubblica assistenza e di pubblico soccorso in Associazione nazionale.

A 120 anni dalla fondazione del movimento nazionale che attualmente conta oltre 100 mila volontari e volontarie, e 931 Pubbliche Assistenze si è celebrata proprio il 24 ottobre, per la prima volta, la Giornata Nazionale delle Pubbliche Assistenze Anpas.

Per l’occasione i capoluoghi di provincia, città e paesi hanno illuminato di arancione un monumento o un edificio simbolico, richiamando il colore che rappresenta l’identità delle pubbliche assistenze.

In Piemonte per celebrare l’impegno quotidiano degli oltre diecimila volontari e volontarie dell’Anpas regionale si sono ammirati illuminati di arancione la Mole Antonelliana di Torino, l’Obelisco di Rivoli, piazza Ottinetti di Ivrea, i Municipi di Sestriere, Villastellone, Ceresole Reale, Vinovo, Arquata Scrivia, il Castello di Grinzane Cavour, il Municipio di Ceva, la Cupola della Basilica di San Gaudenzio a Novara, il monumento a Galileo Ferraris e il Palazzo comunale di Livorno Ferraris, la Torre Civica di Santo Stefano a Casale Monferrato, i Monumenti ai Caduti a Ovada e a Villastellone e inoltre le facciate dei Municipi di molti comuni tra cui Ivrea, Villastellone, Sestriere, Santhià, e Ovada hanno esposto le bandiere del 120° anniversario di fondazione dell’Anpas.

Vincenzo Sciortino, presidente Anpas Piemonte: «La storia di Anpas è la storia di migliaia di persone comuni che, con dedizione e spirito di servizio, hanno fatto la differenza nelle loro comunità. Il volontariato non è solo un gesto di generosità, ma un vero e proprio strumento di partecipazione e cambiamento sociale. Ogni giorno, i nostri volontari dimostrano che anche le azioni più semplici possono avere un impatto straordinario. È grazie al loro impegno costante e alla loro capacità di fare rete che Anpas è in grado di rispondere ai bisogni del territorio, promuovendo valori di solidarietà e inclusione. A loro va il nostro più sentito ringraziamento. Sono loro la forza e l’esempio a cui tutti noi ci ispiriamo».

 

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta 80 associazioni di volontariato con 15 sezioni distaccate, 10.658 volontari (di cui 4.254 donne), 5.498 soci, 698 dipendenti, di cui 81 amministrativi che, con 460 autoambulanze, 249 automezzi per il trasporto disabili, 266 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 586.458 servizi con una percorrenza complessiva di 19.532.181 chilometri.

Exodos, il fotografico racconto dei popoli in cammino

 

Fino al 31 ottobre il Circolo della Stampa di Torino ospita in Corso Stati Uniti 27 la mostra “Exodos – Exit – popoli in cammino” con le fotografie di tredici reporter piemontesi sulle migrazioni.

Dare volto, voce e immagine alle donne e agli uomini in viaggio. “Exodos-Exit” (dal greco uscita) è un progetto fotografico nato nel 2017 da un’idea dell’Associazione degli ex allievi del Master di Giornalismo Giorgio Bocca di Torino con il sostegno della Regione Piemonte. Quest’anno la mostra è stata rilevata dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte che ha deciso di riproporla aggiornandone i contenuti. Ne sono coinvolti alcuni dei più importanti e noti fotoreporter piemontesi ( Marco Alpozzi, Max Ferrero, Stefano Stranges, Mauro Donato, Giulio Lapone, Matteo Montaldo, Giorgio Perottino, Mirko Isaia, Simona Carnino, Mauro Ujetto, Andreja Restek, Renata Busettini e Paolo Siccardi ) che nel loro percorso professionale hanno descritto il fenomeno delle migrazioni in diversi contesti mondiali.

Un racconto che parte dai paesi di origine dei migranti, in contesti spesso sconosciuti al grande pubblico, per arrivare a quanto accade nei nostri confini, da Trieste alla Val Susa fino a Ventimiglia. Immagini per testimoniare e per indurre alla riflessione su un fenomeno talvolta analizzato e discusso dimenticando che dietro ai freddi numeri delle persone in viaggio ci sono le storie e i volti di persone in carne, cuore e ossa. “Exodos”, come nella tradizione del migliore giornalismo, non ha l’obiettivo di indicare soluzione politiche, ma vuole fornire a chi la visiterà qualche strumento in più per formarsi un’opinione libera e documentata su un fenomeno complesso che non può conoscere semplificazioni. La mostra, che è stata esposta in quaranta città italiane e nel 2017 al Parlamento Europeo a Bruxelles, è stata premiata con la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Italiana. Inoltre ha ottenuto il Patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e il Patrocinio dell’Alto Commissario della Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

M.Tr.

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

VENERDI 25 OTTOBRE

 

Venerdì 25 ottobre

LUCI D’ARTISTA

Inaugurazione della 27° edizione e accensione di tutte le luci

Venerdì 25 ottobre dalle ore 18:00, con la prima accensione, Torino torna a illuminarsi e trasforma ancora una volta il suo cielo con installazioni luminose di grandi artisti pensate per lo spazio pubblico. Anche per questa edizione la Fondazione Torino Musei è stata incaricata dalla Città di Torino, nell’ambito della sua missione istituzionale, a operare per la valorizzazione e realizzazione di quello che è il suo progetto più longevo e rappresentativo del ruolo dell’arte contemporanea per l’identità e la vita culturale della città.

Per la 27° edizione, Luci d’Artista si arricchisce di due nuove installazioni luminose firmate da grandi artisti selezionati dal Comitato Scientifico di Luci d’Artista, che in quest’ultimo anno si è completamente rinnovato ed è oggi composto da Chiara Bertola e Francesco Manacorda, rispettivamente direttori della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e del Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, e dal curatore di Luci d’Artista Antonio Grulli.

La selezione dei due nuovi artisti di Luci d’Artista 27 è il frutto di una serie di incontri tra i membri del Comitato scientifico, durante i quali si è deciso di affiancare una stella dell’arte globale a un grande Maestro indiscusso. I nomi sono quelli di Andreas Angelidakis e di Luigi Ontani con le rispettive luci VR Man e Scia’Mano.

https://www.lucidartistatorino.org/

 

SABATO 26 OTTOBRE

Sabato 26 ottobre ore 15.30
IL TUO DIVALI A COLORI E PROFUMI
MAO – attività per famiglie

@Sporting Dora, corso Umbria 83, Torino

ATTIVITA’ FUORI SEDE a cura dei Servizi Educativi del MAO Museo d’Arte Orientale

In occasione dei festeggiamenti di Divali, la festa indiana delle luci

In collaborazione con Unione Induista Italiana, UIT-Sanjivani, Coordinamento Spontaneo Divali

Ispirati dai colori, dalle voci, dai profumi del Divali, la festa indiana delle luci, i partecipanti potranno usare materiali inconsueti per creare il proprio lavoro ispirato ai rangoli, i tradizionali disegni variopinti che si realizzano sul pavimento, con polveri e diversi materiali, in occasione di festività e cerimonie.

Età consigliata dai 5 anni in su

Partecipazione gratuita senza prenotazione fino a esaurimento posti disponibili

Sabato 26 ottobre ore 16.30

ONE WAY Together

MAO – Visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i musei della Fondazione Torino Musei ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

IL SOLE INCENDIA BRAHMS

Nella galleria dedicata all’arte islamica, brocche, coppe, basi di candelabro in bronzo e ottone raccontano diversi aspetti e momenti della produzione di manufatti in metallo mentre l’oro illumina le pagine di preziosi manoscritti. Tra i metalli mamelucchi prodotti sulle sponde del Mediterraneo e i capolavori miniati della poesia persiana, il percorso nella galleria di arte islamica si sofferma sugli oggetti che, per i materiali con in quali sono realizzati, per la loro funzione o per il loro apparato iconografico, evocano calore, energia e luce.

Visita guidata a pagamento. Costo: 7 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com – è possibile effettuare l’acquisto online https://www.arteintorino.com/

 

LUNEDI 28 OTTOBRE

 

Lunedì 28 ottobre

CROSSING. Attraversare una collezione

Palazzo Madama – apre la nuova mostra

In occasione di Artissima 2024, Palazzo Madama ha il piacere di presentare il progetto Crossing, una mostra – a cura di Cristina Beltrami – che tiene insieme quattro artisti di diversa formazione e provenienza che hanno accettato di confrontarsi con i maestosi spazi, la storia millenaria e la vastissima collezione di Palazzo Madama.

L’esposizione apre con le sculture di Frédérique Nalbandian – collocate in cima allo scalone juvarriano – in omaggio alla fondazione romana dell’edificio, e prosegue all’interno del museo, nella sala delle ceramiche, con una serie di vasi di grandi dimensioni realizzati da RunoB, giovane artista cinese di nascita e veneziano d’elezione, che porta a Palazzo Madama una serie di 10 vasi realizzati durante la sua recentissima residenza a Nove (Vicenza) e interamente dedicati alla vastissima collezione ceramica del museo.

La terza opera del progetto è il grande tondo di quasi due metri che Marta Sforni ha realizzato appositamente per Crossing, un omaggio al monumentale lampadario del 1928 dei Fratelli Toso che domina il centro della sala dedicata ai vetri, ma al contempo si inserisce in una ricerca, sia pittorica sia concettuale, che l’artista sta portando avanti da anni.

A chiudere il percorso, la veranda juvarriana ospita la grande installazione di Giuseppe Lo Cascio, giovane artista palermitano particolarmente attento ai temi della memoria e di un quotidiano restituito attraverso un uso inatteso e spettacolare degli oggetti.

Crossing intende dunque offrire un’occasione di riflessione sulla ricca collezione di Palazzo Madama partendo da una nuova prospettiva, una angolazione possibile e non vincolante, data da strumenti “altri” rispetto al nostro sguardo. Il visitatore si troverà dunque in quattro momenti di inciampo rispetto al consueto percorso di visita e sarà guidato ad ogni passo da una didascalia estesa che spiega la ragione della presenza dell’artista e dell’opera in quel luogo, nonché di un codice QR code che gli permetterà di approfondire il soggetto tramite testi critici e immagini.

Ingresso incluso nel biglietto delle collezioni permanenti.

 

MARTEDI 29 OTTOBRE

 

Martedì 29 ottobre 2024, ore 18:00, Inaugurazione. performance ore 18:15 di Maria Morganti Ostensione #1

MARY HEILMANN – MARIA MORGANTI

30 ottobre 2024 – 9 marzo 2025

GAM – DUE NUOVE MOSTRE

MARY HEILMANN

La GAM è lieta di presentare la prima grande mostra italiana dedicata all’artista americana Mary Heilmann, nata a San Francisco nel 1940. L’esposizione, curata da Chiara Bertola, direttrice della GAM, è stata realizzata con la collaborazione dell’artista e dello Studio Heilmann di New York.

Mary Heilmann è una delle più importanti pittrici astratte contemporanee. La mostra ripercorre i sessant’anni della sua carriera, dai primi dipinti geometrici degli anni ‘70 fino alle recenti tele sagomate in colori fluorescenti. Le sessanta opere in mostra attraversano la sua gioiosa produzione per offrire uno sguardo ampio sul suo approccio ludico all’astrazione, toccando passaggi fondanti e nuclei tematici della sua opera.

MARIA MORGANTI

La GAM è lieta di presentare la prima grande mostra antologica di Maria Morganti con un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1988 e il 2024. l cuore dello studio di Morganti si trasferisce al centro dello spazio espositivo della GAM. È un’opera esso stesso, denominata Luogogesto, si compone del Sedimentario – una struttura che contiene tutti i dipinti della serie Sedimentazioni – della Diarioteca – in cui si raccolgono tutte le opere denominate Diari – del Quadro infinito – un dipinto che l’artista va realizzando ogni giorno, strato dopo strato, dal 2006 – tutti elementi disposti attorno alla Pedana su cui l’artista si muove durante il lavoro. La sera dell’inaugurazione, il 29 ottobre 2024, muovendosi attorno il Luogogesto, due giovani artiste, Melania Fusco e Marta Magini, che hanno lungamente collaborato con Morganti, agiranno l’Ostensione #1: l’estrazione di tutte le Sedimentazioni e di tutti i Diari da lei dipinti in vent’anni di quotidiano lavoro nello studio, e la loro collocazione sulle pareti dello spazio espositivo, a formare una lunga linea del tempo composta di tele accostate le une alle altre. Alla fine della performance resterà al centro dello spazio lo Svuotamento del Luogogesto nella sua nuda struttura e, tutt’attorno, un lungo racconto cromatico.

 

MERCOLEDI 30 OTTOBRE

 

Mercoledì 30 ottobre ore 10 – 18

LA GESTIONE DEL RISCHIO IDRAULICO DI FRONTE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

A cura di AIPO Agenzia Interregionale per il fiume Po

Palazzo Madama – Giornata di studi nell’ambito della mostra CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il PO

Nella seconda metà del ‘900 e dagli anni 2000 sono state realizzate – e sono ancora in corso di adeguamento, esecuzione o progettazione – fondamentali opere di difesa idraulica lungo il fiume Po e i suoi affluenti (arginature, casse di espansione, chiaviche ecc). Inoltre, i modelli e le tecnologie finalizzati alla comprensione e previsione degli eventi critici hanno conosciuto un enorme sviluppo, accompagnato da forme di coordinamento e interscambio sempre più intensi tra i diversi Enti pubblici coinvolti.

I cambiamenti climatici in corso e il frequente ripetersi di eventi avversi estremi, spesso concentrati in tempi brevissimi e/o su aree delimitate, richiedono però un’ulteriore evoluzione delle strategie di prevenzione e difesa dalle piene, anche avvalendosi di apporti sempre più multidisciplinari.

È dunque necessario, oltre a proseguire nella manutenzione delle opere di protezione esistenti e nella realizzazione di quelle ancora necessarie, interrogarsi sugli strumenti e le migliori modalità, presenti e future, per la gestione del rischio idraulico.

Sala Feste – Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

“Share Festival. ALL – Natural”. L’arte e la cultura digitale di nuovo celebrate a Torino

 

XVIII edizione

Dal 30 ottobre al 3 novembre

“Possiamo immaginare un futuro in cui i materiali naturali e sostenibili come il legno o il marmo si integrino con tecnologie avanzate e diventino parte della nostra realtà tecnologica quotidiana?”: a porsi la domanda (assolutamente plausibile e comprensibile in tempi di esasperante e visionaria digitalizzazione) è lo scrittore di “fantascienza” americano (dal 2007 residente a Torino) Bruce Sterling, direttore artistico di “Share Festival”, appuntamento organizzato dall’Associazione “The Sharing” e di riferimento importante per l’arte e la cultura digitale, che a Torino (negli ex spazi industriali, condivisi anche quest’anno con “Paratissima”, delle “Palazzine Uffici” di corso Mortara 24) celebra la sua XVIII edizione, con il tema “ALL-Natural”, tesa ad esplorare in maniera creativa il dialogo fra “ambiente” e “nuove tecnologie”.

L’appuntamento è da mercoledì 30 ottobre a domenica 3 novembre, cinque giorni in cui il Festival offrirà un ricco programma di esposizioni, dibattiti e visioni di “opere innovative”, realizzate attraverso la fusione di “natura” e “tecnologia”, trasformando la città in un vero e proprio “laboratorio creativo” all’avanguardia. Come testimonia anche l’opera, allocata a completamento dell’edizione 2024, presso l’“Environment Park” di via Livorno 60, “Cristallo di Luce” (installazione di vetro e acciaio, alta sette metri, che, grazie a pannelli fotovoltaici,  riesce a caricare energia per la comunità) dello scultore torinese Diego Scroppo.

Come da tradizione, cuore del Festival sarà la mostra dedicata alla sedicesima edizione dello “Share Prize”, che premierà le migliori opere selezionate tra oltre 300 candidature internazionali. Le sei opere finaliste (fra cui le due riportate nelle immagini fotografiche a corredo del testo) esplorano le interazioni tra “natura” e “tecnologia” e saranno esposte per tutta la durata del Festival. La Giuria composta da Bruce Sterling, Jasmina Tešanović, Chiara Garibaldi, Silvia Casolari e Antonio Rollo annuncerà l’opera vincitrice mercoledì 30 ottobre.

La sezione “Artmaker Gallery” presenterà tre opere realizzate nell’ambito del laboratorio hi-tech “Artmaker”, offrendo uno sguardo approfondito sul rapporto tra “arte” e “tecnologia”. Le opere, nate dal progetto ALL-Natural”, includono “In circuito”, video di “Apotropia” (Antonella Mignone e Cristiano Panepuccia, performer e video maker romani), “Stammi vicino” del musicista e sound designer torinese Fabio Battistetti e “Cercavo te nelle stelle” dell’illustratrice e grafica torinese (residente a Bruxelles) Laura Viale.

Grazie alla collaborazione con l’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino, la sezione “Share Campus” offrirà, inoltre, una sezione didattica incentrata sul tema dell’“estinzione delle specie animali non umane”. Gli studenti dell’Accademia, sotto la guida della professoressa Ajani, presenteranno un’esperienza “in realtà aumentata” che inviterà il pubblico a riflettere su questi temi di urgente attualità.

Progetto Speciale: “Il Versificatore”

L’edizione 2024 del Festival vedrà, infine, il ritorno de “Il Versificatore”, un progetto ispirato al racconto fantascientifico di Primo Levi, che riflette sulle “implicazioni etiche” dell’automazione nella produzione letteraria, oggi più che mai attuale con l’avvento dell’“intelligenza artificiale”. Il modello del “Versificatore”, realizzato da Bruce Sterling, sarà esposto durante il Festival.

Nel racconto “Il Versificatore”, inserito da Primo Levi fra i 15 raccolti in “Storie Naturali” pubblicato, sotto lo pseudonimo di Damiano Malabaila, nel 1966, il celebre scrittore torinese (superstite e straordinario cantore dell’Olocausto, chimico di professione) immaginava l’avvento di una macchina scientifica capace di comporre niente meno che poesie. Ebbene, se la storia, negli anni Sessanta, poteva risultare quanto meno bislacca, oggi ci fa proprio trasalire poiché la vediamo avverarsi nella tecnologia di “ChatGPT – Generative Pretrained Transformer” (inventata da Sam Altman, uno dei nomi più conosciuti nel mondo digitale e delle nuove tecnologie, oggi fra gli imprenditori di maggior successo al mondo) capace addirittura di scrivere non solo una poesia, ma un intero libro. Levi profeta, dunque? Chi lo sa? Certo è che il suo talento fu riconosciuto appieno e le sue “Storie Naturali”vinsero nel ’67 il prestigioso “Premio Bagutta”.

 

Per info su orari, programma dettagliato e biglietti: www.toshareproject.it

 

Gianni Milani

 

Nelle foto:

–       Shin Jina: “The skin of a tree”

–       Ziyao Lin: “Love letters without recipient”

 

Rileggere il Risorgimento. Torino / Italia: 1884-2024

L’esposizione Rileggere il Risorgimento. Torino / Italia: 1884-2024curata da Alessandro Bollo, Silvia Cavicchioli e Daniela Orta, a Palazzo  Carignano vuole ricordare, a 140 anni dall’evento, il primo allestimento del Museo del Risorgimento: il Tempio del Risorgimento all’interno dell’Esposizione Generale Italiana del 1884 nel Parco del Valentino, un allestimento provvisorio, ma di respiro nazionale, preludio della successiva costituzione, nel 1901, del Museo.

Cosa resta di questi valori? Cosa significa oggi il Risorgimento? Come interpretarne le storie, i personaggi in una chiave attuale e contemporanea? Con Rileggere il RisorgimentoTorino / Italia: 1884-2024 si vuole riflettere su questi interrogativi e sulla contemporaneità di valori fortemente radicati nel passato, ma tuttora attuali.

Nel Corridoio Monumentale della Camera Italiana trovano spazio cimeli provenienti dalle istituzioni che oggi studiano e curano il Risorgimento in Italia: dipinti, oggetti – come l’imponente campana che suonò durante le Cinque Giornate di Milano, la chitarra di Giuseppe Mazzini o le pantofole di Garibaldi – e una selezione di spezzoni di film, a cura del Museo Nazionale del Cinema, che rimanda invece all’immaginario di celluloide.

La mostra Rileggere il Risorgimento. Torino / Italia: 1884-2024 ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Rileggere il Risorgimento. Torino / Italia: 1884-2024 è il risultato di uno sforzo corale e nazionale che ha visto coinvolti i più importanti musei italiani del Risorgimento nella sua realizzazione. I materiali esposti arrivano infatti da: Comune di Catanzaro – Palazzo de’ Nobili; Domus Mazziniana, Pisa; Fondazione Camillo Cavour, Santena (To); Istituto Mazziniano – Museo del Risorgimento, Genova; Museo Civico del Risorgimento, Bologna; Museo del Risorgimento “Leonessa d’Italia”, Brescia; Museo del Risorgimento – Civici Musei di Udine; Museo del Risorgimento “Vittorio Emanuele Orlando” – Società Siciliana per la Storia Patria, Palermo e Palazzo Moriggia – Museo del Risorgimento di Milano.

“Rocky”, storia d’amore e di rivincita, uno spettacolo pensato in grande

Sul palcoscenico dell’Alfieri, sino al 27 ottobre

A poco più di trent’anni dalla sua comparsa sugli schermi, nel 2008 l’American Film Institute lo inserì al 57mo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi e due anni prima era stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso. Un gran bel risultato d’eccellenza per un film che, economicamente, con una lavorazione conclusa in meno di un mese, aveva stanziato un budget di poco più di un milione di dollari e se ne era visti tornare a casa intorno ai 225. Come non credere che Sylvester Stallone, l’ormai mitico Sly, gran macinatore di sequel e di spin-off, attore pressoché sconosciuto sino al successo del primo capitolo, a cui nelle audizioni erano stati preferiti nomi già collaudati, Redford e Ryan O’Neal in primo luogo, non agguantasse l’occasione per portare sui palcoscenici, in compagnia di Thomas Meehan, il suo “Rocky”? Il boccone era ghiotto, la storia e le musiche anche lì potevano funzionare benissimo, la storia d’amore e di rivincita da un passato di povertà e di rinunce e di difficoltà anche al di là di un proscenio avevano i numeri giusti per portarsi appresso una gran bella quantità di pubblico. I sei mesi di repliche a Broadway e le candidature ai Tony Award furono il primo passo di un lungo successo.

Rocky the musical”, nella produzione di Fabrizio Di Fiore Entertainment, pensata lodevolmente in grande – una ventina di persone in scena e l’intero apparato tecnico, l’orchestra dal vivo in una di quelle buche che davvero a teatro non vedi più, la direzione musicale e gli arrangiamenti di Ivan Lazzara e Angelo Nigro, l’eccellente disegno luci di Valerio Tiberi, la struttura drammaturgica e l’esatto adattamento, la resa dei testi delle canzoni mai banali – e con la regia di Luciano Cannito, ha aperto nei giorni scorsi la stagione del torinese teatro Alfieri, affollatissimo in ogni ordini di posti, pubblico festoso e ricchissimo d’applausi, teso a sottolineare i momenti più forti o piacevoli della storia, un finale d’eccezione su tanto di ring a decretare fin d’adesso un successo che percorrerà sino ad aprile le tante tappe attraverso lo stivale. Perché il pubblico, giovane e meno giovane, pur preso dalla faccia televisiva io credo riesca a dimenticarla per circa le tre ore di spettacolo e non faccia troppa fatica a immedesimarsi, col sentirli davvero vicino a sé, in quei personaggi che cercano una rivalsa grazie sì con l’accarezzamento di un sogno ma attraverso la fatica, la dedizione, l’inseguire continuo un ideale che non è soltanto disciplina e punto d’arrivo ma altresì filosofia di vita. E lo spettacolo fa veramente la sua parte. “Musical mozzafiato” è stato detto ed è vero. Ci sono le musiche di Bill Conti e di Stephen Flaherty, c’è l’irruenza di alcune canzoni che hanno attraversato la vita di ognuno di noi, c’è l’iconico pugno alzato del campione, c’è una storia di fatica ma pure di poesia, disposta a contraltare che s’amplia in certi personaggi e in alcuni momenti valorizzati da una regia fatta certo di ampi lunghi poderosi movimenti, di una macchina teatrale che aziona con grande precisione e già funziona a meraviglia, e diverte, una regia che accomuna splendide e acrobatiche coreografie che non puoi non applaudire, ma anche capace di stringere perfettamente il campo, con mezzi tutti cinematografici, sui piccoli sentimenti, sulla agguerrita discesa ancora una volta sul ring del vecchio allenatore, sull’amore che nasce in una piccola stanza, in un angolo di palcoscenico ed è l’immagine della forza e del cercato rifugio mentre tutt’intorno le belle scenografie di Italo Grassi scorrono e sovrastano e costruiscono di volta in volta i vicoli e lo skyline di una Philadelphia piena di luci e di brume.

Lo spettacolo è l’affermazione di una autentica attrice dalla stupenda voce, che usa questa e le doti recitative che tocchi con mano a ogni intervento per entrare attraverso piccoli segnali e prepotentemente allo stesso tempo nella sua Adriana, per ispessire la debole commessa di un negozio d’animali stanca dei soprusi del fratelli e alla ricerca giorno dopo giorno della sua libertà e di un sentimento vero. Si chiama Giulia Ottonello, la si guarda, la si ascolta, con ammirazione, ti rendi conto a ogni passo di quanto riempia il palcoscenico. Rocky ha il fisico e il gancio, che dovrà battere Apollo Creed, di Pierpaolo Pretelli, il peccato di qualche incertezza, i mezzi espressivi pronti ad affinarsi e le repliche che gli consentiranno di buttar fuori – come personaggio e come interprete – tutta quella grinta e quella sfacciata padronanza che alla prima, certamente con i brutti scherzi che l’ansia da prestazione può fare, non ha mostrato appieno. Pietra d’inciampo vera e propria quello schermo messo sulla sua testa nell’incontro finale a testimoniarne espressioni e movimenti. La Gloria di Laura Di Mauro, la proprietaria del negozio, voce e divertimento a vendere, e il Mickey di Giancarlo Teodori, il vecchio allenatore, sono due belle presenze, con ogni carta in regola. Da vedere.

Elio Rabbione

Nelle immagini alcuni momenti dello spettacolo.

L’alta cucina è arte?

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Tra il 24 ottobre e il 3 novembre il bookshop Paint It Black ospita cene con piatti pensati da artisti e creativi. Anche mise en place e sedute sono d’artista, in una sala piena di opere ,tra performance, letture e concerti si svelerà il dilemma

L’alta cucina è arte? Una cosa è certa: agli artisti il cibo e’ sempre interessato la storia dell’arte, lo replica in ogni  epoche è piena e lo dimostrano gli autori contemporanei, coinvolti in un progetto pop up in partenza a Torino. La casa editrice indipendente Paint It Black trasforma infatti la sede del suo bookshop vicino Porta Nuova in un ristorante temporaneo, con non solo mise en place e arredi progettati ad hoc, ma anche piatti immaginati dai creativi. Soltanto dal 24 ottobre al 3 novembre 2024, in occasione della Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea Artissima.
Paint It Black: casa editrice fondata nel 2022, da quest’ anno ha aggiunto anche un bar, per avvalorare la libreria come luogo di incontro e scambio.

GABRIELLA DAGHERO

“Uomo. Professore. Autore”, tutta l’eredità di Tolkien tra editoria, cinema e arte

Alla Reggia di Venaria, sino al 16 febbraio

Oggetti di una vita. Tutti da ammirare. All’inizio, il vecchio baule che aveva
accompagnato il piccolo John Ronald Reuel Tolkien, di soli quattro anni, con mamma
Mabel ed il fratello minore, nel viaggio avventuroso da Bloemfontein in Sud Africa a
Birmingham, nel cuore della vecchia Inghilterra: doveva essere l’occasione di una
visita alla famiglia e divenne il ritrovamento delle proprie radici, per sempre.
Un’occasione e un lutto perché il padre, banchiere, a pochi mesi da quella partenza e
prima di poterli raggiungere, fu colpito da una febbre reumatica che lo condusse,
appena trentanovenne, alla morte. Quel baule è l’inizio di una vita, del passaggio da
un mondo antichissimo ad un mondo nuovo, di un’avventura personale, fatta di libri e
di letteratura, di studi e di insegnamenti, di una passione per la filologia e l’inglese
antico e medio e di un mondo accademico, di un grande attaccamento alla moglie
Edith Bratt e ai quattro figli e ai paesaggi inglesi che Tolkien tanto amava. Non
soltanto quello, certo: lungo il vasto percorso che s’intreccia nelle sale al primo piano
della Venaria dedicato a “Tolkien. Uomo, Professore, Autore” (visitabile sino al
prossimo 16 febbraio: il tutto all’insegna di quel dragone contrapposto a un
leggerissimo paesaggio immersi nella “Middle-heart” di Roger Garland, un olio e
acrilico del 1987) s’allineano manoscritti autografi, lettere, citazioni, fotografie di
famiglia e amici, le testimonianze dell’amicizia con C.S. Lewis, l’autore delle
“Cronache di Narnia”, libretti degli assegni, libri di studio in grande e sempre inseguita
quantità e di lettura, le note a margine che accompagnano il “Giulio Cesare”
shakespeariano, la riproduzione dello studiolo con il tavolo e i fogli sparsi e
l’immancabile pipa, posto nella sua abitazione al 20 di Northmoor Road a Oxford, i
ritratti e le opere d’arte, i contratti e i giudizi altrui sull’autore che aveva rivoluzionato
il mondo e che aveva offerto ai suoi lettori la visione “della terra in un tempo molto
lontano”. Una mostra che ha già alle spalle un lusinghiero successo, che arriva dalla
Galleria d’Arte Contemporanea di Roma e da Napoli, raccogliendo 80 mila visitatori in
ciascuna sede (ma la cifra napoletana qualcuno la dice ben maggiore), portandosi a
casa interrogazioni in sede politica e più di una vistosa lamentela da parte delle
opposizioni al governo (un quotidiano apertamente critico, un eufemismo, semmai
duramente ostile ad esso, scriveva già nel dicembre scorso che era stato il fu ministro
Gennaro Sangiuliano a “imporre” la mostra anche a Venaria), e che proseguirà a
Catania e a Trieste, tappa ultima di un percorso che avrà il suo termine nell’autunno
del ’25.
Un racconto avventuroso che ha la cura di uno studioso e specialista, Oronzo Cilli, con
l’organizzazione e la co-curatela di Alessandro Nicosia, capaci attraverso la propria
autorevolezza e la ricchezza delle raccolte e dei prestiti, “delle tante collezioni che
hanno messo a disposizione i loro patrimoni – dall’Università di Reading, dalla Tolkien
Society, dalla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce e dalla Warner Bros Discovery
tra gli altri – di dare vita ancora una volta alla Terra di Mezzo e ad un rinnovato
immaginario e a un nuovo interesse alla prima grande mostra dell’autore in Italia, di
un autore che con la trilogia del “Signore degli Anelli” ha venduto qualcosa come 250
milioni di copie e che pure ha attirato l’attenzione dei Beatles per un film purtroppo
mai realizzato, una mostra che supera certamente ogni altra concepita sinora, Oxford
Parigi Milwaukee, che avevano in sé un contenuto e un carattere più settoriale, che
“hanno raccontato principalmente – sottolinea Cilli – il Tolkien scrittore, sub-creatore e
artista, affiancando l’arte che egli stesso creò per dar immagine alla parola.” Qui, si è
andati ben oltre.
Nel dar corpo alla memoria di un essere immaginifico nel cinquantesimo dalla
scomparsa, si rivendica nelle parole della direttrice di freschissima nomina del
Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Chiara Teolato, l’importanza della mostra
per una città alle porte di Torino e per un complesso architettonico di maestosa
bellezza, “scenario perfetto: le architetture di Castellamonte e le loro parti affrescate
con storie di dei e di uomini, quelle di Juvarra, con seducenti giochi di luce e ardite
voluttà di stucchi e di marmi sembrano evocare, per esempio, le sale dei palazzi
presenti nel “Signore degli Anelli”, come Gandor, Meduseld e Osgiliath, ormai in
rovina.” Un corollario scenografico che non mette limiti – e divisioni – alle proposte
(ricordiamo che siamo appena usciti brillantemente, con 106 mila visitatori, dalle
bellezze di Caravaggio, di Reni, di Solimena arrivate dalla Reggia di Capodimonte) che
in queste stagioni si succedono, un omaggio “ambientatissimo” a quei volumi “scritti
ieri sulla carta di oggi con l’inchiostro di domani”, incide ancora Nicosia. Una mostra
che, ce da esserne sicuri, raccoglierà le medesime cifre almeno delle tappe
precedenti.
L’Uomo e la sua vita privata, il Professore, accademico tra i più giovani a ottenere la
cattedra all’Università di Oxford e autore di pubblicazioni importanti nello studio della
letteratura, l’Autore, che ha dato vita a “Lo Hobbit” (ricordate? “In un buco della terra
viveva uno hobbit” e Bilbo Baggins appare in una delle ultime sale realissimo nel suo
sorriso e nei suoi abiti) e al “Signore”, attorno alla cui “leggenda” trovano spazio
fantastiche prime edizioni, gli acquerelli originali realizzati da Piero Crida (primo
illustratore delle copertine delle opere tolkeniane edite da Rusconi, sarebbe sufficiente
l’acquerello che è l’immagine di Gandalf a misurarne la grandezza) e le preziose
immagini raccolte sino a oggi da Davide Martini, originario di Imola e innamorato di
quei mondi e del loro autore, direttore artistico del Greisinger Museum, le circa 900
edizioni che arricchiscono i due titoli principali, suddivise in 51 differenti paesi e sparse
qui in numerosi quanto ordinatissimi scaffali, sei ripiani d’altezza, tutto a decretare il
successo per chi può permettersi di agguantare un terzo posto in fatto di lettori, alle
spalle della Bibbia e del Corano.
Una sezione ci trasmette l’eredità dello scrittore, spina dorsale del fantasy futuro,
ricercato e finalmente inseguito dal mondo dei fumetti e dai film d’animazione (di
Ralph Bakshi che nel 1978 regalò una preziosa edizione) e da Hollywood (la trilogia di
Peter Jackson, dove Viggo Mortensen era Aragorn ed Elijah Wood era Frodo, vincitrice
di ben 17 premi Oscar. Un’altra non trascura certo l’amore di Tolkien per l’Italia (“sto
tenendo un diario. Sono innamorato dell’italiano, e mi sento abbandonato senza la
possibilità di cercare di parlarlo! Dobbiamo continuare a studiarlo”, scrive al figlio
Christopher nell’agosto del 1955, anno in cui visita Venezia e Assisi; ci sarebbe
ritornato sette anni dopo per recarsi a Stromboli, Civitavecchia e ancora Venezia). Non
ultima, una delle sezioni più interessanti della intera mostra, i rapporti tra l’autore e
l’editoria italiana, nei nomi di Mondadori e Rusconi e L’Astrolabio: laddove il primo,
nell’ottobre del 1962, attraverso il dattiloscritto di Elio Vittorini (“Inclinerei a scartare:
ma possiamo eventualmente provarci ad acquistare un solo volume come gli editori ci
propongono”) e di Vittorio Sereni (“Ma quando lo faremo? Se c’è tempo per farlo
chiederei un’altra lettura. Ma la conclusione mi sembra già un NO ed escluderei la
possibilità di arrischiare un esperimento”), decidono che per il momento non se ne
farà assolutamente nulla. Documenti anche questi che, a sessant’anni di distanza,
accrescono e lasciano pienamente comprendere il successo immenso di un autore.
Elio Rabbione
Nelle immagini, il ritratto di John R.R. Tolkien e alcuni angoli delle sale della mostra.

Unitre Torino, con il nuovo Anno Accademico ritornano i Caffè Letterari

Unitre Torino è stata la prima di una serie di Associazioni culturali legate alla terza età che dal capoluogo piemontese si sono estese a tutto il territorio nazionale con le attuali 345 sedi e gli oltre 80.000 associati in Italia, di cui oltre 3.500 solo a Torino.

Da un’idea nata in Francia, a Tolosa, presso l’Università delle Scienze Sociali, per iniziativa del prof. Pierre Vellas nel 1973, l’Università della Terza Età, libera e aperta a tutti, senza limiti di scolarità pregressa, è approdata a Torino e si è estesa in tutta Italia.

Sarà inaugurato il 23 ottobre prossimo presso il Cinema Ideal l’Anno Accademico della Fondazione Unitre Torino con tante novità: 23 nuove proposte che portano a 173 il numero dei corsi e a 171 i docenti impegnati, garantendo sempre un elevato livello di qualità della docenza.

Tra le novità di quest’anno vi sono i nuovi Caffè Letterari, organizzati da Giancarlo Bonzo, sulla falsa riga di quelli che sono stati per anni un must del Centro Congressi Unione Industriale quando ne ricopriva la carica di Amministratore Delegato.

Ho accettato con piacere l’invito della professoressa Lucia Cellino, il direttore dei corsi, ad entrare in questo nuovo mondo accademico – ha dichiarato Giancarlo Bonzo, consigliere di amministrazione della Fondazione Unitre Torino – un mondo accademico basato sul volontariato di tutti gli aderenti e ispirato all’Universitas del Medioevo, la cui organizzazione faceva capo agli studenti e in cui i docenti prestavano la loro opera gratuitamente perché ritenevano il sapere un dono”.

E il dono che Bonzo offrirà ai partecipanti di questi incontri è rappresentato dal fascino di un caffè espresso tra i libri, con la possibilità di incontrare e dialogare con alcuni autorevoli scrittori e di acquistarne i libri, promuovendo una formazione e un’informazione permanente nell’ottica di un vero e proprio ruolo sociale sul territorio.

C’è stato subito il sold out dei Caffè Letterari proposti da Bonzo, appena si sono aperte le iscrizioni ai nuovi corsi della Fondazione Unitre Torino.

Sono onorato per il successo della mia proposta e grato ad una eccellenza imprenditoriale del territorio, la Lavazza, che ha sùbito dimostrato ampia sensibilità e collaborazione ad offrire ai partecipanti un caffè di benvenuto prima di ogni appuntamento – ha affermato Bonzo – per diffondere la cultura sul territorio”.

Vi saranno 12 incontri ogni 15 giorni, sempre il lunedì dalle 15,30 presso l’Auditorium “Orpheus” dell’Educatorio della Provvidenza in corso Trento 13.

Saranno coinvolte varie case editrici con un ricco programma a cominciare dal 4 novembre prossimo con Margherita Oggero che presenterà i suoi recenti “Brava Gente” e “Passepartout”.

Successivamente il 18 novembre ci sarà Alessandro Perissinotto con “La guerra dei Traversa”; il 2 dicembre Younis Tawfik “l’ISIS raccontato da mia madre”; il 16 dicembre Luca Ponzi e “L’ultimo padrino”.

Dopo la pausa natalizia il nuovo anno inizierà con Beppe Gandolfo e il suo “Un anno in Piemonte”.

Seguirà il 27 gennaio Marina Rota con “Certe Donne a Torino”; il 10 febbraio Luca Iaccarino con il suo giallo “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia”; il 24 febbraio Paolo Battistel con “L’Arcolaio delle Fiabe”; il 10 marzo Carlo Grande e “La cavalcata selvaggia. L’odissea dei deportati in India”; il 24 marzo Bruno Gambarotta con “Fuori Programma. Le mie memorie dalla Rai”; il 7 aprile Pasquale D’Amore con “La forza dell’intelligenza emotiva: come resettare il cuore quando va in conflitto con la mente” e infine per chiudere questa carrellata letteraria il 28 aprile 2025 con Laura Pompeo con le due edizioni di “Da casa con…”.

Vito Piepoli