Cosa succede in città- Pagina 148

Only pleasure swing’n’roll in quartetto Un travolgente repertorio di canzoni famose

Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 1 febbraio, ore 21.30

Only pleasure swing’n’roll in quartetto

Un travolgente repertorio di canzoni famose in chiave swing’n’roll

Gli “Only pleasure swing’n’roll” presentano mercoledì 1 febbraio in Osteria Rabezzana un travolgente repertorio di canzoni famose stravolte in chiave swing’n’roll. Il gruppo, composto sta Mariagrazia Vergnano, Alberto Comune, Marco Segreto, Giulio Arfinengo, suona insieme dal 2016 ed unisce lo swing al country-blues, spaziando dal rockabilly al soul in un crossover fra generi e stili, canzoni moderne e del passato.

Formazione

Mariagrazia Vergnano, voce

Alberto Comune, chitarra e dobro

Marco Segreto, basso e contrabbasso

Giulio Arfinengo, batteria e percussioni

Ora di inizio: 21,30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Bowie secondo Schapiro

 

In mostra all’“Archivio di Stato” di Torino, le foto che raccontano il “Duca Bianco” attraverso gli scatti iconici del grande Steve Schapiro

 

Fino al 26 febbraio 2023

Il loro fu un incontro fra due immani giganti. Ognuno nel suo campo, nella musica il primo, nella fotografia il secondo. David Robert Jones, in arte David Bowie (Brixton, 1947 – New York, 2016) e Steve Schapiro (New York, 1934 – Chicago, 2022) si incontrano per la prima volta, su richiesta del manager di Bowie, nel 1974, in un pomeriggio anonimo e in uno studio fotografico di Los Angeles. Per “The Thin White Duke” (“Il Sottile Duca Bianco”, nome ispirato al protagonista del film “The Man Who Fell to Earth” ruolo interpretato proprio da Bowie, snello biondo ed elegante) non erano tempi facili. Tutt’altro. A metà degli anni Settanta, infatti, dopo essere diventato mitica icona musicale in Inghilterra, Bowie con l’album “Diamond Dogs” e il relativo tour promozionale, si prepara ad imporsi sul mercato americano e si trasferisce a Los Angeles, dove, per sua stessa ammissione, vivrà uno dei periodi più complessi della sua vita, fra l’abuso di cocaina e l’ossessione per l’occultismo che misero seriamente a dura prova la sua salute fisica e mentale. A uscire da quel terribile tunnel furono allora il cinema, la sua musica e proprio l’incontro (trasformatosi in sincera amicizia) con Shapiro, che in quello studio fotografico di Los Angeles iniziò a confezionare – lungo un percorso durato fino alla fine degli anni Ottanta – una straordinaria galleria di immagini della star inglese, nate spontaneamente dalla mente eclettica del cantante stimolata da quella del grande fotografo – amico.

Oggi molti di quegli scatti sono raccolti nella mostra “David Bowie / Steve Shapiro. America. Sogni. Diritti” – a cura di “ONO arte”, prodotta in anteprima nazionale da “Radar”“Extramuseum” e “Le Nozze di Figaro” – e  allestita fino al 26 febbraio 2023, nelle sale espositive dell’“Archivio di Stato” di piazza Castello 209 – piazzetta Mollino, a Torino. In tutto una settantina di foto, in cui Shapiro interseca la storia biografica di uno dei più grandi miti della cultura popolare del XX secolo con le problematiche e le vicende più eclatanti della società americana dell’epoca: dall’avvento dei Kennedy passando per l’epopea pop di Andy Warhol e la sua Factory, dai movimenti per i diritti civili di Martin Luther King Jr. a personaggi dello sport come Mohammed Alì fino al cinema d’autore per il quale lavorò come fotografo di scena in pellicole memorabili come “Il Padrino”“Taxi Driver”“Un uomo da marciapiede” “Apocalypse Now”.

Altra ancora di salvataggio per il Bowie degli anni americani, il cinema. E la musica, sempre.  Fu in quel periodo che iniziarono le riprese di un film che lo avrebbe visto come protagonista, il primo della sua carriera. Grazie a “L’Uomo che Cadde sulla Terra” Bowie dovette, infatti, imparare a gestire sé stesso in modo da essere professionale sul set. Musicalmente parlando invece, scrisse alcuni brani che avrebbero dovuto essere inclusi nella colonna sonora del film: si trattava perlopiù di musica strumentale che non venne utilizzata per lo scopo che per il quale fu prodotta. Quei landscape sonori divennero però poco tempo dopo il tema principale di due dischi fondamentali come “Low” e “Heroes”, dischi che segnano il ritorno di Bowie in Europa e la sua rinascita come artista precursore e innovatore.

E, inoltre, prima di lasciare definitivamente Los Angeles, sotto le spoglie del suo nuovo personaggio, “The Thin White Duke”, Bowie registra il suo nono album in studio ovvero “Station to Station”. In tutte le fasi della sua avventura americana gli sarà sempre accanto, nei momenti più cruciali, Steve Schapiro, che sarà fotografo di scena di “L’Uomo che Cadde Sulla Terra” e autore degli scatti che compaiono sulla copertina sia di “Station to Station” sia di “Low”. Soggetti in cui prevale l’umanità sull’esaltazione figurale del personaggio. Concetto trasparente in mostra all’“Archivio di Stato” e assolutamente condiviso da Bowie e Shapiro che, al pari, condividevano una particolare sensibilità per quelli che erano i temi sociali dell’epoca, a cominciare dalle lotte per diritti civili degli afroamericani, delle donne e delle persone queer.  Temi, del resto, da sempre sposati da Bowie, che ebbe un’intensa collaborazione con molti musicisti di colore e che non esitò a denunciare apertamente “MTV”, colpevole di non dare sufficiente spazio agli artisti di colore, proprio in un momento storico nel quale nelle strade di molte periferie americane stava nascendo l’“Hip Hop”.

Gianni Milani

“David Bowie/Steve Shapiro. America. Sogni. Diritti”

Archivio di Stato, piazza Castello 209-piazzetta Mollino, Torino; tel. 011/5624431

Fino al 26 febbraio 2023

Orari: giov. e ven. 15/19; sab. e dom. 11/20

Nelle foto:

–        Bowie Blue 2, “©Steve Schapiro”

–        Bowie with Keaton book, “©Steve Schapiro”

–        Bowie Lazarus, “©Steve Schapiro”

–        Taxi Driver – De Niro: Graffiti, “©Steve Schapiro”

Damigiane di vino e tortellini alla panna Com’era bella quella vecchia Torino

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ

Non  tutti i mali vengono per nuocere. Sono in convalescenza perché operato al menisco.

Ovviamente grazie alla dottoressa Giulia Pesce per l’operazione. E grazie anche all’efficienza dimostrata. Alle 12 tampone per il covid e alle 17,30 prendevo la via del ritorno a casa.  Grazie alle mie figlie e alla moglie Paola che mi hanno amorevolmente soccorso esistenzialmente rendendo tutto più accettabile. Dolori attenuati e grande riposo del caso. A casa la noia è quasi d’obbligo.  Qualche telefonata per il lavoro.
Brevi incursioni di 10 minuti con stampella. Poi non ci rimane che organizzarci, mentalmente, s’intende. Ed il modo migliore di organizzarci sono i libri che dove abito non mancano. Anzi sono decisamente orgoglioso della qualità e quantità. Ovviamente non li ho letti tutti. Tutta la famiglia ha questo “vizio”.  Sembra non molto condiviso dal popolo italiano. Televisione? Sicuramente, ma ogni volta che la accendi sei pervaso di struggente angoscia. Prima di tutto notizie sulla guerra.
Notizie sulla crisi, notizie sul Covid.  Insomma non c’è da starne allegri. Altra cosa che mi aiuta è scrivere.  Intanto Virgilio e Libero da più di una settimana non funzionano.  E bravi loro che sostengono che non è stato un attacco hacker. Bene, ed allora che ripristinino il tutto. Confesso che in gioventù non sono stato un grande lettore. Sentivo che la vita doveva essere vissuta in strada e poi avevo una grande insofferenza per i posti chiusi come gli uffici.
Fortunatamente è arrivata l’Università e la necessità di approfondire. Mi mancano le lunghe passeggiate con il cane ed ascoltare le varie lezioni via internet. Geopolitica e poi tanta ma tanta storia.  Innaffiata da trasmissioni di costume e dunque di cultura direi sociale. Sicuramente ci tornerò perché camminare vuol dire soprattutto pensare e ricordare. Ho anche capito che anche una poltrona può essere luogo di pensiero, di ricordo, e di eventuali viaggi fantastici.
Il tutto viene stimolato nel “tuffarti” in queste belle librerie. Ed ogni libro diventa un’occasione di ricordo. Fino a 10 anni non ho avuto una mia stanza dove rifugiarmi.
Addirittura mi vergognavo nel dirlo a scuola.
Poi mio padre ne ricavo’ una all’interno della più ampia  loro camera da letto. Era piccolissima ma per me fu un sogno realizzato. In ogni spazio del muro possibile un poster.  Di due  in particolare mi ricordo.
L’intera poesia di Salvatore Quasimodo Lamento  del Sud. Il secondo del bambino che metteva un garofano rosso nella canna di un fucile.  Rivoluzione portoghese del 1974, per la democrazia. In via Cherubini l’alloggio era piccolo. Ma interamente foderato di libri.
Addirittura fu mio padre il costruttore delle librerie. Proprio così. Era un provetto tornitore e fresatore ma le imparava tutte.
Persona estremamente metodica, prima ipotizzava con un progetto di base. Poi andava dagli amici e compagni falegnami per ricevere  consigli. Per me fu uno dei momenti più felici. Mi “godevo” mio padre. Duro’ poco. In particolare ero affascinato dalle cerniere. Non mi ricordo di nulla di elettrico. Anzi mi ricordo bene il trapano a manovella. Come le lamentele di mia madre perché doveva pulire.
Orari e stagioni, con la luce a disposizione la facevano da padrone. Fine ottobre inizio novembre arrivavano i camion di damigiane piene di vino.  Principalmente arrivavano dall’astigiano. Generalmente barbera e dolcetto.  E si faceva il cambio di damigiane. Attrezzature necessarie. Bottiglie spesse un centimetro  molto scure.
Per allora manco sapevo l’esistenza del vino bianco. Le damigiane erano  da 48 o 54 litri.
Per tutto l’anno dovevano bastare 2 damigiane: una di barbera e una di dolcetto.
Mal contate un bicchiere al giorno. Solo mio padre beveva un bicchiere di vino a pasto.
Se poi non bastava c’erano sempre i pintoni da 2 litri e la cantina di via Cherubini. Le bottiglie vuote accuratamente lavate senza detersivo e con una apposita spazzola e coperta da un beccuccio fatto da listelle di giornale.
I tappi comprati in via Montanaro angolo via Cherubini. Si scendeva in un sottoscala e si compravano i tappi sciolti.  Mio padre preferiva quelli oliati. Non si rompono.
Che rito. Che magia. Imbuto e tubo con miscelatore.  All inizio si doveva fare attenzione a non sbloccare e non raccogliere il fondo delle damigiane. Poi Arrivarono i rasatori. Precisi si autoregolamentavano.  E con l’apposita macchina si faceva la tappaturra.
Una vita che duro’ tre anni.  Poi crescendo il ruolo pubblico di mio padre riprese rigorosamente.  Sposato tornai ad imbottigliare. Una collega di mia moglie ci faceva portare il dolcetto di Priocca. Un solo anno. Era più semplice comprare i bottiglioni.
E c’era un’altra bellezza : la totale assenza di plastica. Anche il latte lo compravi in bottiglia.
Tappo  rosso, intero. Tappo blu parzialmente scremato.  Solo a 18 anni conobbi i tortellini alla panna.  C’era una brasseria (diciamo così alla francese) dove si mangiava nel bancone così non si pagava il coperto. Pensandoci bene anche al fondo di corso Palermo quasi angolo corso Giulio Cesare. Sul lato sinistro. Tradizione il sabato sera. Ci si trovava in via Baltea  alla 35a sezione del pci.  Nel mentre chiudevano i banchi del mercato che erano lì dalle cinque del mattino. Arrivavano i camion  ed i netturbini per pulire. Ramazze e pale. Facevano dei mucchi successivamente portati via da piccole gru situate sui camion.
E tutto sembrava più semplice. Dal vino di mio padre agli aperitivi che consistevano in un bicchiere di vino e uova sode sul bancone con sale e pepe a disposizione. Persino la notte sembrava meno nera di oggi.
Con quelle serate di marzo dove il vento aveva spazzato via tutto e potevi vedere al fondo della via. Altro che movida. Poca gente per strada e le luci degli alloggi spente.
Il primo turno alla Feroce  ( Fiat) cominciava alle 6 e chi doveva arrivare a Mirafiori era sul tram già alle 5 del mattino. Proprio ma proprio  altri tempi in un’altra città.
Forse decisamente grigia ma che da un grande passato contava di avere un grande futuro. E sia ben chiaro non finisce qui. Alla prossima.

PATRIZIO TOSETTO

Rock Jazz e dintorni a Torino: Jim Jarmusch e Elio

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al teatro Sociale di Pinerolo Elio interpreta Jannacci. Al cinema Massimo il regista Jim Jarmusch in veste di musicista in duo con Carter Logan, sonorizza 4 cortometraggi di Man Ray dal titolo Squrl. Al Jazz Club suona il pianista Ilardo Massimo Danilo.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana si esibiscono gli Only Pleasure Swing’n’Roll.

Giovedì. Al Jazz Club è di scena la cantante Yelewna Babu affiancata dai Dipinti di Blues. All’Hiroshima Mon Amour arriva il rapper Rancore. Al Cafè Neruda suona il trio di Luigi Tessarollo con il sassofonista Gianni Denitto. Al Blah Blah si esibisce Monica P. Allo Spazio 211 suona l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp. Al Magazzino sul Po canta Blindur.

Venerdì. Al Jazz Club si esibiscono gli Swing Folks. Al Blah Blah suonano Kadabra e Warlung. Allo Ziggy sono di scena i Rasemiliani & The Marsili Explosion. Al Magazzino di Gilgamesh suona la Blues All Stars Band. All’Off Topic si esibisce il quintetto Foja. Allo Spazio 211 è di scena Erio. Al Magazzino sul Po si esibisce Baobab!. All’Hiroshima hip hop con Mondo Marcio.

Sabato. Al Peocio di Trofarello suona il chitarrista Luca Colombo. Al Folk Club suonano i Birkin Tree con Murty Ryan. Al Blah Blah si esibisce il quartetto Magazzino San Salvario. Al Magazzino sul Po suonano i Nabat. Allo Spazio 211 sono di scena I Fasti con Narratore Urbano.

Pier Luigi Fuggetta

Formidabili quegli Anni ‘70 in Barriera tra felicità e angoscia

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ

Era proprio brutta la moda negli anni 70.

Camicie con il collo a punte lunghe e poi quegli orribili pantaloni a zampa d’elefante. Anni ruggenti della prima crisi energetica. Delle domeniche a piedi. Dove si riscoprivano  le biciclette. Sia ben chiaro, non c’era nessuno che sgarrava. E poi girare in pullman o tram non era una novità. Si andava a piedi, quando si giocava in casa o in tram fuori casa. C’era sempre quell’odore acre di benzina bruciata e in inverno passavi le dita per togliere la fuliggine dai muri. In Barriera c’era anche chi viveva in negozi adibiti ad alloggi. Di giorno la saracinesca  alzata per ottenere un po’ di luce. Sentivi odori di cucina da improvvisati e pericolosissimi fornelli.
Giusto per una questione anagrafica siamo figli degli anni 70. Dove siamo passati dalla adolescenza alla maturità. Dalla  fine delle medie all’università. Anni in cui abbiamo perso la verginità in tutti i sensi. Anni di primi amori o di amori che sono durati anche trent’anni. E poi sport a gogò. Mi “diagnosticarono” instabilità psico-motoria. Insomma non ero capace a stare fermo. Così ginnastica artistica, atletica leggera , un po’ di calcio e pallavolo e poi, giusto per non farmi mancare nulla, ciclista per la squadra di Pezzani che aveva il laboratorio in via Feletto, quasi angolo corso Vercelli. E  la grande vittoria del liceo scientifico Albert Einstein in Barriera.
Anche i figli del proletariato volevano  laurearsi.
In Barriera arrivava tutta la zona nord. San Mauro o Settimo fino ad un bel pezzo del Canavese. Dopo il primo anno ci siamo inventati le ore di lezione di 50 minuti.
All’una del pomeriggio era tutto finito. Laboratori? Sulla carta c’erano. In pratica poca cosa. Alcuni “ritocchi” di fisica e qualcuno come Nando Cabrini che si sforzata di insegnarci la teoria della relatività.
Per allora , forse, la scuola più moderna. Ampi spazi, addirittura 2 palestre con canestri annessi. E due primi posti ai giochi studenteschi. Mica sono noccioline.
Il territorio era nostro e crescevamo. Furono dieci anni di felicità ed angoscia. Uno strano misto tra totale libertà e paura di quello che avveniva. Gli anni 60 furono appannaggio del terrorismo stragista nero. E proprio agli inizi anni 70 la fondazione delle  Br e il terrorismo rosso non si fermò più. Da un lato il 1975, quando tutte le grandi città d’Italia erano governate dalla sinistra. Dall’altra il 1976 con il recupero della Dc che sembrava immortale. Da un lato il colpo di stato fascista in Cile e dall’altro la libera generazione  del Vietnam del sud: il primo maggio a Saigon stanno sfilando i vietcong.
Pure l’Africa era in subbuglio. Mpla in Angola vincerà. Ed anche il Portogallo, Spagna e Grecia diventavano democratici  e Berlinguer si inventava l’euro comunismo. Speranze e delusioni si alternavano velocemente.
Bocciato a scuola e mio padre morto troppo presto. Sposo solo a 21 anni Antonella. Vero che non durerà tutta la vita ma che meravigliosa figlia come Alice oggi Avvocato che, fortunatamente, ha preso dalla madre.
E non siamo solo al ricordo. Quando si gira la boa,  navigando verso i 70 anni, c’è anche voglia di valutazioni esistenziali e morali.
Del resto l’etica è parte di noi. Gli anni 70 furono anche, se non soprattutto, questo:  anni formativi. Furono anche anni violenti, troppo violenti , ma pure anni di speranza. Indubbiamente contradditori.
Un po’ come  è stata la nostra vita.
Anni in cui è valsa la pena averla vissuta.

PATRIZIO TOSETTO

“Adotta uno scrittore”, l’appuntamento con il progetto off del “Salone del Libro”

Dal 31 gennaio (XXI edizione)

Ritorna per oltre trenta scuole di tutt’Italia di Torino

L’elenco è considerevole. Non solo scrittrici e scrittori, ma anche fumettisti, illustratrici ed illustratori, giornaliste e giornalisti, saggisti, librai, rapper, divulgatori scientifici e magistrati: con 40 autrici e autori che incontreranno 976 fra studentesse e studenti di 38 scuole (comprese un’ospedaliera, l’Ateneo torinese e 11 scuole carcerarie) di 9 regioni italiane, dal nord al sud della penisola (new entry, la Liguria), riparte martedì 31 gennaio prossimo Adotta uno scrittore”, l’apprezzato progetto didattico e culturale (giunto alla sua XXI edizione) rivolto alle scuole piemontesi e italiane, dalle elementari all’università, ideato e organizzato dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” e sostenuto dalla “Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria”, in collaborazione con la “Fondazione con il Sud”.

“In vent’anni di attività – dicono gli organizzatori – Adotta uno scrittore’ ha saputo creare non solo significativi momenti di approfondimento sulla lettura e formative occasioni di confronto sulla scrittura, ma anche felici opportunità di discussione e dialogo sui tanti temi e spunti che le pagine dei libri (dati in dono agli studenti coinvolti) sanno da sempre offrire, accompagnando bambine, bambini, ragazze e ragazzi sulla strada della formazione di uno spirito critico e di una buona capacità di riflessione, per aiutarli ad appropriarsi di un loro personale sguardo sul mondo”. Obiettivo: l’incontro diretto in classe fra libro e scuola, fra gli studenti e i protagonisti, i più vari, del mondo della scrittura e della cultura in generale. Quaranta, si diceva. Dal “Premio Strega” (ma non solo) Melania Mazzucco, con il suo ultimo libro “Self Portrait. Il museo del mondo delle donne” (Einaudi) dedicato ai capolavori di artiste note e meno note, alle torinesi Stefania Bertola e Giulia Muscatelli, fino alla giornalista Rai Tiziana Ferrario con “La bambina di Odessa” (Chiarelettere), ai fumettisti Leo Ortolani, autore del recente “Musa” (Feltrinelli Comics) e Daniel Cuello con il nuovo “Le buone maniere” (Bao Publishing) e alla magistrata Marzia Sabella, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, autrice de “Lo sputo” (Sellerio), in cui parla del coraggio della prima testimone contro la mafia. Alcuni nomi fra i tanti. L’elenco completo e gli abbinamenti alle scuole con le relative date su: www.salonelibro.it  Anche per il 2023, ognuna delle adozioni prevede tre appuntamenti in presenza per ciascun autore e il quarto conclusivo lunedì 22 maggio alla XXXV edizione del “Salone Internazionale del Libro” di Torino.  Complessivamente, grazie  al progetto, nel corso degli anni, sono state portate a termine 471 adozioni per un totale di 13.618 studenti, dalla scuola primaria alle università fino agli istituti carcerari, coinvolgendo 300 tra gli autori e le autrici più importanti della letteratura italiana degli ultimi quarant’anni. Anche quest’anno, inoltre, “Adotta uno scrittore” avrà uno spazio sul “Bookblog”, la piattaforma digitale curata dagli studenti per raccontare attraverso articoli, interviste, reportage le iniziative del “Salone del Libro” nel corso di tutto l’anno. Autori, studenti e docenti costruiranno insieme un racconto partecipato del progetto, rendendo i contenuti fruibili liberamente su bookblog.salonelibro.it.

Dichiara Nicola Lagioia, direttore dal 2017 del “Salone Internazionale del Libro” di Torino: “Adotta uno scrittore è uno dei progetti di cui il ‘Salone’ va più orgoglioso. Nel corso dell’anno, per tutto l’anno, alcune delle personalità più importanti, originali e stimolanti della nostra scena culturale si recano nelle scuole – dalle scuole primarie fino alle università, ma anche nelle classi presso gli istituti penali minorili, le case circondariali e le case di reclusione – per dare origine a un percorso di grande valore didattico. In una dimensione laboratoriale (prendendosi dunque il tempo necessario) studenti e autori hanno modo di confrontarsi, di discutere, di fare insieme un tratto di strada che risulta per tutti un’esperienza importante se non indimenticabile. ‘Adotta uno scrittore’ risponde in modo esemplare a una delle nostre più alte vocazioni: la cura e la formazione delle nuove generazioni”.

g.m.

Nella foto:

–       Tiziana Ferrario

Premio GiovedìScienza, il bando è aperto

12 EDIZIONE

Aperto il bando per giovani ricercatrici e ricercatori Under35

La ricerca scientifica svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della società: dalla medicina alle nuove tecnologie, dalle risorse energetiche al cambiamento climatico, le nuove conoscenze consentono di fronteggiare in modo più preciso le criticità dei giorni nostri. A fianco del lavoro di ricerca diventa dunque sempre più rilevante la capacità degli scienziati e delle scienziate di saper comunicare in modo chiaro ed efficace i risultati ottenuti. E diventa dunque cruciale promuovere e valorizzare il lavoro di giovani ricercatori e ricercatrici, creando occasioni di incontro e di scambio continuo di idee favorendo, al tempo stesso, la diffusione delle loro ricerche oltre i confini dell’università.

Il Premio Nazionale GiovedìScienza, giunto alla 12ᵃ edizione, si pone l’obiettivo di essere palcoscenico per ricercatori e ricercatrici under 35 che, con il loro lavoro, contribuiscono allo sviluppo scientifico-tecnologico del nostro paese.

Il Premio si proietta verso il futuro perseguendo gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone e per il Pianeta.

 

Dal 26 gennaio al 28 febbraio 2023 è aperto il bando per presentare le candidature.

L’iniziativa è rivolta alle ricercatrici e ai ricercatori under 35 che abbiano ottenuto risultati rilevanti dal punto di vista scientifico-tecnologico operando in un Ente di Ricerca italiano e che parallelamente abbiano dimostrato competenza nella diffusione di tali conoscenze al grande pubblico.

Il Premio si articola in 3 fasi: candidatura, selezione e competizione: oltre 100 i referees coinvolti in ogni edizione.

Una giuria tecnica, una popolare e un comitato di rappresentanti dell’ecosistema dell’innovazione decreteranno vincitori e vincitrici.

I premi da assegnare sono 4:

·         Premio GiovedìScienza: un premio per la capacità divulgativa pari a €5.000. Chi vincerà sarà inserito/a nella programmazione della prossima edizione di GiovedìScienza (2023/2024) con una conferenza dedicata.

·         Premio Speciale Elena Benaduce, dedicato a lavori di ricerca che si distinguano per avere ricadute dirette o importanti sul benessere delle persone e sulla qualità della vita. Premio in denaro pari a € 3.000.

·         Premio GiovedìScienza Futuro, assegnato al miglior studio di fattibilità delle potenziali applicazioni della ricerca. Premio di 3.000 € e un percorso di accompagnamento finalizzato allo sviluppo del progetto sostenuto da uno dei partner.

·         Premio GiovedìScienza Industria 4.0, per chi sviluppa la proposta progettuale partendo dal concetto di “Industria 4.0”: premio di 3.000 €.

Le candidature devono pervenire esclusivamente online nella sezione Premio del sito www.giovediscienza.it entro le ore 13:00 di martedì 28 febbraio 2023.

Bando e regolamento su www.giovediscienza.it/premio.

Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee inaugura il nuovo anno

 Con il lancio del bando per Living Rooms / Stanze viventi, in programma sabato 28 gennaio alle 11 in corso Giovanni Lanza 75 a Torino.

Dalle 12 visita ai locali e dalle 13 pasta e fagioli e vino per tutti,  ad ingresso libero. Chiusura alle h. 15

Dalla fiera d’arte Flashback Art Fair dello scorso novembre – definita da Artribune Migliore Fiera Italiana 2022 – ai primi progetti artistici site specific di fine anno, all’attuale lancio del bando pubblico per artiste e artisti che vivono e/o lavorano in Piemonte, Flashback Habitat in pochi mesi cerca di fare entrare l’arte nella quotidianità e di ridare vita a quanto è stato ignorato, trascurato, opere, luoghi o persone.


    “Quello che è stato fatto finora in corso Lanza 75 è solo l’inizio di quanto può succedere qui” afferma Alessandro Bulgini direttore artistico di Flashbak Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee. “Ora la sfida è così ambiziosa che va alimentata con una combinazione di ulteriori risorse e l’inizio di questa avventura, anche in connessione col nome Habitat, sta nel creare un dono, un ambiente favorevole, che sia un esempio fruibile da tutti.” Il bando si propone di riattivare 3.000 mq e 70 stanze che pertengono alla Palazzina A dell’ex Ipi (Istituto Provinciale per l’Infanzia, brefotrofio cittadino fino agli anni ’80) in corso Giovanni Lanza 75. Stanze abbandonate dal 2013 che torneranno a nuova vita grazie all’arte. Le stanze accoglieranno i progetti delle artiste e degli artisti selezionati dal bando pubblico e, una volta che avranno preso forma le opere durante il periodo di residenza artistica, ^saranno vissute da associazioni, artisti, musicisti, fotografi. Per partecipare al bando c’è tempo fino al 28 febbraio per presentare i progetti di opere site-specific inviandoli alla mail: specialprojects@flashback.to.it. Delle proposte che parteciperanno ne saranno selezionate 14 che verranno realizzate da marzo a novembre 2023.. I locali sono sempre visitabili tramite appuntamento tramite il sito.
   (s.s)
 info@flashback.to.it sito web: www.flashback.to.it

Al Teatro Astra di Torino “Storia di un’amicizia”, dalla tetralogia “L’amica geniale” di Elena Ferrante

In scena dal 27 al 29 gennaio

 

In scena dal 27 al 29 gennaio prossimi al Teatro Astra di Torino,“L’amica geniale”, firmata da Fanny & Alexander. Si tratta della tetralogia di Elena Ferrante, che è diventata un Best Seller mondiale. La regia è di Chiara Lagani, il progetto sonoro è curato da Luigi De Angelis insieme a Chiara Lagani e Fiorenza Menni.

Lo spettacolo, diviso in tre capitoli, si basa sulla storia dell’amicizia tra due donne, seguendo, passo passo, la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i sentimenti, le condizioni di prossimità e di distanza che, nel corso dei decenni, nutrono il loro reciproco rapporto.

Sullo sfondo si pone la coralità di una città/mondo, Napoli, popolata di personaggi archetipici e indimenticabili, dilaniata dalle contraddizioni del passato, del presente e del futuro, i cui feroci confini faticano ancora a delinearsi con nettezza. La biografiadelle due donne e la storia particolare della loro amicizia si intreccia con la Storia di un paese travagliato dalle sue metamorfosi, una sorta di agone narrativo, che procede per epifanie improvvise.

Nel romanzo in quattro parti della Ferrante, “Un’amicizia”, era il titolo del libro che, a posteriori, raccontava le vicende del rapporto tra le due donne; qui “Storia di un’amicizia” diventa il titolo di un racconto in forma di spettacolo che Elena Greco (Chiara Lagani) compone a partire dalle vicende di una vita che la legano a Lina Cerullo (Fiorenza Menni), la sua amica geniale. Nel primo tempo, tutto dedicato all’infanzia, le due amiche bambine gettano per reciproca sfida le loro bambole nella profondità di un nero scantinato e, quando vanno a ricercarle, non le trovano più. Sono convinte che Don Achille, l’orco della loro infanzia, le abbia rubate e, un giorno, trovano il coraggio di andarle a reclamare. Le due attrici si fanno fisicamente attraversare dal testo della Ferrante e narrano la storia attraverso i loro corpi. Essa lascerà su di loro un’impronta indelebile, fino a trasformarle in una strana, doppia e ibrida identità, che porta su di sé l’impronta della bambina, della donna e, al contempo, della bambola. Il secondo tempo risulta diviso in due parti e vede una delle due protagoniste, Lina, sposarsi, acquistare un nuovo cognome che la separa da un’intera fase della sua vita.

La terza parte è dedicata alla maternità . Anche la seconda protagonista, Elena, nel frattempo, si è sposata e ha avuto due figlie con un brillante compagno di università e si è allontanata dal rione per studiare e scrivere. Questo fatto l’ha portata lontano anche da Lila, reduce dalla fine del suo matrimonio.

MARA MARTELLOTTA

 

Biglietti e abbonamenti su fondazionetpe.it

Biglietteria Teatro Astra: Via Rosolino Pilo, 6

Telefono: 0115634352

Orari: martedi – sabato dalle 16:00 alle 19:00

Venerdì  27 gennaio ore 21

Sabato 28 gennaio ore 19.30

Domenica 29 gennaio ore 17.

Lunedì 30 chiude la mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia

Lunedì 30 chiude la mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia, allestita nella Sala Senato di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino dal 13 ottobre 2022.

L’esposizione, coordinata da Maria Paola Ruffino, ricostruisce la straordinaria figura della prima Regina dell’Italia unita, Margherita di Savoia: una donna tra due secoli, una Regina per il Paese, un’icona per i Savoia. Glamour, materna, benefattrice, musa e mecenate.

Oltre settanta opere d’arte, tra ritratti, dipinti, sculture, abiti e gioielli, strumenti musicali, manoscritti, tappezzerie e mobili, raccontano la Regina tra due epoche, che attraversa con gli italiani un periodo denso di cambiamenti politici, sociali e culturali.

 

L’esposizione è introdotta da dieci splendidi abiti della collezione privata di Mara Bertoli – sezione curata da Massimiliano Capella –  creazioni sartoriali che ripercorrono l’evoluzione del gusto e dello stile dagli anni cinquanta dell’Ottocento alla metà del secondo decennio del Novecento.

Chi non avesse ancora avuto l’opportunità di visitare la mostra, che ha registrato, dal 13 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023, 44.752 visitatori in 89 giorni di apertura – con una media giornaliera di 503 persone – può farlo in quest’ultima settimana.

INFO UTILI:

 

SEDE ESPOSITIVA E DATE                                  Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica,

piazza Castello, Torino

fino al 30 gennaio 2023

ORARI                                                                   Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

BIGLIETTI                                                               Intero € 12,00 | Ridotto € 10,00

                                                                               Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card

Mostra + museo: Intero € 16 | Ridotto € 14

INFORMAZIONI                                                  palazzomadama@fondazionetorinomusei.it   – t. 011 4433501                     www.palazzomadamatorino.it

PRENOTAZIONI                                                   011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com

Prevendita: Ticketone.it

 

VISITE GUIDATE

A CURA DI THEATRUM SABAUDIAE                Lunedì ore 11, sabato e domenica ore 16.30.

Venerdì 27/01 ore 16.30 visita tematica: La Regina Margherita tra moda e abbigliamento

011 5211788 o via mail a prenotazioniftm@arteintorino.com