Cosa succede in città- Pagina 105

L’ELISIR D’AMORE Lirica a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 24 marzo, ore 19

Melodramma giocoso di Gaetano Donizetti, L’elisir d’amore (Milano, Teatro della Cannobbiana, 1832) è un prelibato racconto d’ambientazione popolare, in cui l’onesto amore del giovane e sprovveduto Nemorino per la furba e ritrosa Adina è sottoposto alla prova del raggiro e delle armi, per trovare alla fine la sua piena realizzazione nella malinconica, ma pur sincera, “furtiva lagrima”, segno della vittoria del cuore sul cinismo e sull’inganno.

INTERPRETI

Anna Bordignon, Adina

Enrico Iviglia, Nemorino

Omar Kamata, Belcore

Dario Giorgelé, Dulcamara

Achille Lampo al pianoforte

Guida il concerto Roberto Tagliani

PROGRAMMA

Quanto è bella, quanto è cara… Della crudele Isotta… Come Paride vezzoso (NemorinoAdina, Belcore)

Una parola, o Adina… Chiedi all’aura lusinghiera (Nemorino, Adina)

Udite, o rustici (Dulcamara)

Ardir! Ha forse il cielo… Voglio dire, lo stupendo (Nemorino, Dulcamara)

Caro elisir, sei mio!… Esulti pur la barbara… Tran tran, tran tran (Nemorino, Adina, Belcore)

Adina, credimi, te ne scongiuro (Nemorino, Adina, Belcore)

La nina Gondoliera e il senator Tredenti (Dulcamara, Adina)

Oh me infelice… Venti scudi? (Nemorino, Belcore)

Quanto amore! Ed io spietata (Adina, Dulcamara)

Una furtiva lagrima (Nemorino)

Ei corregge ogni difetto (Belcore, Adina, Dulcamara, Nemorino)

L’appuntamento è preceduto da un aperitivo di benvenuto, a partire dalle ore 18.30, incluso nel prezzo.

La rassegna Lirica a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazione con STM – Scuola del Teatro Musicale e Fondazione Ordine Mauriziano.

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino

I biglietti dei concerti hanno prezzo unico con posto assegnato: 35 euro, con aperitivo

Info e prenotazioni: 011.6279789 biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.it

Ufficio stampa Fondazione Reverse

Simona Savoldi

+ 39 339 6598721

simona.savoldi@fondazionereverse.com

Al teatro Vanchiglia, casa Fools: “Le nuove avventure dei musicanti di Brema”

 

A casa Fools , teatro Vanchiglia, domenica 24 marzo alle ore 17 andrà in scena “Le nuove avventure dei musicanti di Brema”, spettacolo d’attori con musica dal vivo per bambini dai 4 anni in su.

Un messaggio etico sul valore dell’accoglienza è alla base del riallestimento dello storico gruppo faentino della celebre fiaba dei fratelli Grimm, che sarà presentato a chiusura della rassegna Le domeniche spettacolari.

Se gli animali che i fratelli Grimm ci hanno fatto conoscere come i musicanti di Brema uscissero dalla loro favola o la continuassero fino ai nostri giorni, se si perdesse nelle nostre città, che storia racconterebbero?

Alberto Grilli, regista e direttore del Teatro Due mondi, introduce l’attualità de le nuove avventure dei musicanti di Brema, spettacolo che sarà preceduto da una merenda alle 16.

“se ai protagonisti della nostra storia, l’asino, il cane, il gatto e l’oca, che si unisce al gruppo dopo la morte del gallo, capitasse di incontrare una cicogna disorientata che sta facendo il suo lavoro nel distribuire bambini nel mondo, cosa accadrebbe? – si chiede il drammaturgo Gigi Bertoni in merito allo spettacolo che vede la direzione musicale di Antonella Talamonti e l’interpretazione di Tanja Horstmann, Angela Pezzi, Maria Regosi e Renato Valmori.

” Da qui parte il racconto di queste nuove avventure sulle strade d’Europa e dei nostri Paesi, alla ricerca di una città ospitale, un luogo che possa accogliere un bambino il cui colore della pelle racconta la provenienza da terre lontane. La storia di quel bambino è la storia di un’intera umanità a volte costretta ad allontanarsi o fuggire dalla propria terra alla ricerca di un luogo migliore in cui approdare e costruire il proprio futuro”.

Casa Fools, teatro Vanchiglia. Via Bava 39

Contatti 3923406259

prenotazioni@casafools.it

 

MARA MARTELLOTTA

Capodimonte alla Reggia di Venaria. Il ministro Sangiuliano e il percorso artistico tra grandi capolavori

Un allestimento ancora in fieri, l’apertura al pubblico il prossimo 29 marzo

L’Antea del Parmigianino, d’identità sconosciuta, dallo sguardo intenso e imperturbabile, avvolta nello splendido mantello giallo a cui fa da elegante abbellimento la scura pelliccia di zibellino (o martora), una mano guantata, è l’immagine guida della mostra “Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol” che aprirà i battenti venerdì 29 marzo, giusto in tempo per accogliere le frotte di visitatori e turisti che in tempo di Pasqua – e molto oltre, si chiuderà il 15 settembre – affolleranno il primo e il secondo piano della Reggia di Venaria. L’Antea dell’artista emiliano è l’immagine guida di un appuntamento che a ragione si vorrà definire ora e ripensare poi come uno dei più importanti che la Reggia abbia sinora ospitato, il vecchio ritornello della montagna e di Maometto, la conoscenza di una realtà qui, certamente, rarefatta nelle sue presenze (ci sarà svelato che al suo interno mostra e nasconde circa 49.000 opere, di poco inferiori a quelle degli Uffizi: sotto i nostri occhi ne passeranno poco più che sessanta) ma per molti un universo culturale sconosciuto o semplicemente un lontano ricordo che un percorso intelligentemente collaborativo ha condotto dal Golfo alle sponde del Po. Un percorso, un’intenzione da stabilire e da quantificare nata alla presenza del Presidente Mattarella, del francese Macron e del Ministro Sangiuliano nelle ampie sale parigine del Louvre, allorché un anno fa là la mostra trovò spazio e si fece ammirare.

Quella di stamattina è stata una conferenza stampa di quelle che mai (o raramente? mai successo a chi stende queste note, da sempre tutto già ordinato, composto, totalmente visitabile, con le sue belle indicazione di autore e di anno e di provenienza) succedono, anticipata com’era da una visita pressoché in solitaria, vale a dire estremamente libera, a guardare con occhio di sala in sala più curioso, se si escludono i gruppi e gruppuscoli di giornalisti e affezionati e addetti ai lavori che si aggiravano più o meno stupiti in mezzo a questo eccezionale work in progress. Un rasserenato girone dantesco, tranquillo e mai affannato, una laboriosa selva di operai che, al momento, con diligenza oscuravano i vetri delle finestre, di datori di luci che tendevano già a rendere al meglio i colori, i chiari e gli scuri delle opere già in loco, la bellezza della pennellata, responsabili che con amorosa cura toglievano da cassoni e scatole e involucri preziose ceramiche, altri che soli al centro di un’enorme sala dipingevano con cura i pannelli che con il loro blu intenso faranno da ambita cornice a talune tele. Una mattinata totalmente in fieri nella quale forse è sembrato – per un attimo, solo per un attimo – di essere parte di questi lavori, di vederli crescere, di assaporarli maggiormente, di guardarli sotto una diversa luce, di assistere, felicissimo testimone, all’intensificarsi di quei momenti che stanno correndo verso la vera e propria inaugurazione, la settimana prossima.

Si intuiscono, per ora, messi al loro esattissimo posto, ricavandoli dalle piantine delle sale che cadono sotto gli occhi, o guardandoli già in loco, capolavori smaglianti che hanno i nomi di Masaccio e di Tiziano, di Guido Reni e del Greco, di Ribera e di Luca Giordano, di Giovanni Bellini e Mattia Preti e Mantegna; di Artemisia Gentileschi, la cui Giuditta – il medesimo soggetto visto in tre momenti diversi, nel decretarsi, nel effettuare, nella liberazione che sopraggiunge al di là dell’uccisione commessa -, determinata e feroce, il sangue che copioso va a sporcare il lenzuolo del letto di Oloferne, il ricordo dell’affronto di Agostino Tassi, sempre presente, in quel gesto e in quella spada decisivi, è accompagnata già ai lati dalle opere del siciliano Piero Novelli e del calabrese Mattia Preti. A comprendere come la mostra si stia ancora costruendo, basterebbe pensare all’”Annunciazione” di Artemisia, realizzata nel 1629, che arriverà soltanto nel mese di aprile e – soprattutto, saremmo tentati di dire – il capolavoro della “Flagellazione” di Caravaggio, “la bellezza e l’incarnato chiaro del Cristo si contrappongono alla brutalità e ai corpi scuri dei carnefici”, già nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, ora in consegna cautelativa al Capodimonte, che vedremo soltanto dall’inizio di giugno, dopo il prestito al Museo Diocesano di Napoli. Altre opere inamovibili – il “San Ludovico di Tolosa” di Simone Martini, uno per tutti – meriteranno un viaggio nel capoluogo campano.

Una mostra che è anche una festa, un filo rosso che aspira a legare storicamente e culturalmente Torino e Napoli. Michele Briamonte, Presidente Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, parla di “una passeggiata dentro un manuale di storia dell’arte”, riconfermando che le opere esposte fanno parte di un “patrimonio da condividere, vista l’importanza che esse hanno per l’intera umanità.” Dopo che il sindaco di Venaria, Fabio Giulivi, ha ricordato l’importanza della stagione culturale piemontese, la facilità con cui la Reggia – “contenitore straordinario” – può essere raggiunto dall’aeroporto e dal capoluogo, il Governatore della Regione Alberto Cirio sottolinea l’importanza del turismo culturale che sempre di più spinge italiani e no a visitare il Piemonte (si è registrato nel 2023 il +9% di turisti e della totalità il 52% sono stati stranieri, dati che sono una rassicurante ventata di aria fresca, inequivocabilmente); non dimenticando l’ingresso in fascia alta dei nostri musei – la guest star della mattinata si chiederà perché nessuno, nel passato, ci abbia mai pensato -, il che significa più risorse economiche e maggiore managerialità e sempre più importanti iniziative.

A seguire le parole di Mario Turetta, Segretario Generale del Ministero della Cultura e Direttore ad interim dei Musei Reali torinese, in cui si dice particolarmente orgoglioso del risultato raggiunto, l’intervento della guest star della mattinata, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha preso le mosse da una frase di Benedetto Croce, che vuol significare molto e guarda oltre: “Finalmente siamo tornati all’aria aperta”, citando ancora una volta il matrimonio culturale tra le due importanti città, Napoli e Torino, non nascondendo le chiacchiere e gli appuntamenti ufficiali con il Presidente della nostra Regione che approdano sempre a qualcosa di fattivo, e approderanno, guardando alle civiltà del Mediterraneo e giocando in casa quando non può nascondere come Capodimonte sia un contenitore speciale, potremmo dire a tripla A ma altresì complimentandosi con tutti i realizzatori dell’opera in loco. Da un capo Eike Schmidt, attuale Direttore Generale di Capodimonte, dall’altro, da vero, autentico e appassionato conoscitore, Andrea Merlotti: “Un ottimo lavoro di squadra, un gruppo di esperti e studiosi e maestranze con cui si è davvero lavorato bene, un percorso che ci soddisfa e che deriva da altri appuntamenti, da quadri che ci hanno raccontato e che continuano a raccontarci il passato, le nostre radici, il tempo delle corti italiane e del loro mecenatismo: dal momento che si costruisce sempre su quello che è stato prima.” Anche Merlotti con l’augurio che “Capodimonte” rinverdisca i rapporti tra la reggia e quel museo, magari in un altro futuro di preziosi appuntamenti. Di altrettanto preziosi appuntamenti. Personalmente, sarà necessario tornare in queste sale e assaporare appieno quel percorso artistico che ancora una volta fa definire la nostra Grande Bellezza.

Elio Rabbione

Le immagini della conferenza stampa sono di Margherita Borsano; momenti dei lavori di allestimento della mostra.

Suggestioni luci & musica al palazzo della Luce

Dal 21 marzo a 26 maggio  al Palazzo della Luce di via Bertola
Un esperienza unica, immersiva sulle note di Vivaldi “Le Quattro stagioni ” e lo spettacolo di luci Enlinghtment. Omaggio al ciclo della vita sui e emblematico brani di Vivaldi adattati per l’occasione.


Si parte dalla Primavera, poi Estate, Autunno ed Inverno adattati e arrangiamenti a cura di Silvio Buchmeier.Seguono due composizioni rispettivamente dal titolo Sansara che descrive il ciclo infinito di rinascite e sofferenza in cui le anime sono intrappolate concetto che proviene dalla cultura induista e terminare con Nirvana uno stato di pace, libertà e illuminazione dell’anima dei suoi legami con il mondo, rappresenta la liberazione finale del dolore e della sofferenza.
Circa 40 minuti di immersione totale in sensazioni uniche, bellezza  per occhi, udito ed anima.
Uno spettacolo di luce immersiva che avvolge lo spettatore con musica suggestiva e animazioni straordinarie.
Biglietti solo on line.

Gabriella Daghero

I portalettere cambiano look. Si parte da Torino

Nuove divise per i portalettere del Centro di Distribuzione di TORINO RECAPITO NIZZA

Torino, 22 marzo 2024 Cambio d’abito per i 522portalettere di Torino, e 33 portalettere del CD di NIZZA, un nuovo design che unisce funzionalità ed estetica, tessuti riciclati per tutelare l’ambiente e capi versatili capaci di proteggere dal freddo in inverno e altamente traspiranti per i periodi più caldi, con i colori classici di Poste italiane, il giallo e il blu, a cui si aggiunge il grigio.

Dopo cinque anni, cambiano dunque le divise di chi ogni giorno lavora nel circuito del recapito consegnando ai cittadini pacchi e servizi a domicilio, nel segno del comfort, della sostenibilità e dell’innovazione secondo specifici requisiti di qualità che mirano a salvaguardare la sicurezza e la praticità lavorativa.

Nel dettaglio i pantaloni sono composti da materiali tecnici e traspiranti, foderati con tessuto K-Flex, comodi per chi svolge attività in continuo movimento, le polo, sia a manica lunga che corta, da fibre altamente protettive dai raggi UV. Per l’esterno la nuova divisa prevede una nuova giacca invernale 3 in 1 dotata di corpetto autoportante adattabile a qualsiasi contesto, in classe 2 per l’alta visibilità, in conformità alla normativa UNI EN ISO 20471:2017, classe 4per impermeabilità e traspirabilità, altamente protettiva con un peso contenuto. Tutte caratteristiche pensate per permettere agli addetti al recapito di svolgere sempre più efficacemente il loro ruolo al servizio della collettività, ruolo che è in continua evoluzione.

Torino è la prima città del Piemonte interessata nel progetto di distribuzione delle nuove divise che proseguirà nelle restanti province nel corso dei prossimi mesi.

Le divise si aggiungono ad altre dotazioni per i postini di Torino, tra queste ci sono i nuovi palmari che permettono di offrire a domicilio servizi come il pagamento dei bollettini di conto corrente o l’invio di una raccomandata; innovazioni che insieme alle consegne previste anche nel pomeriggio e nel weekend rendono sempre più ampia e flessibile l’offerta di poste italiane.

Poste Italiane, consapevole del ruolo cruciale che i portalettere ricoprono nei grandi e piccoli centri, si impegna quotidianamente nello sviluppo della logistica legata all’e-commerce con l’obiettivo di rispondere a tutte le esigenze dei cittadini in termini di semplicità, velocita e facilità di accesso ai servizi.

“Arco Elefante”, la più eccentrica e “camaleontica” arte contemporanea

Varca l’antica soglia del “Museo Regionale di Scienze Naturali” di Torino

Da venerdì 22 marzo, con “Una notte al Museo”

“E’ un passaggio immaginario tra Oriente e Occidente; l’incontro tra noi e gli altri può avvenire attraverso una tenda che deve essere attraversata. Il volto dell’animale ci osserva dall’alto e ascolta il suono dei sonagli che la nostra presenza muove”: questo vuole essere, secondo i realizzatori del Collettivo “Guerrilla Spam” (in collaborazione con Silvia Collura) quell’“Arco Elefante”, con cui il seicentesco “Museo Regionale di Scienze Naturali” di Torino apre le porte dal prossimo venerdì 22 marzo all’arte contemporanea. Contemporanea che di più non si può e che entrerà a far parte, presenza atipica, del patrimonio museale, in virtù di una preziosa donazione da parte dell’Associazione Culturale torinese “Club Silencio”, presieduta da Alberto Ferrari. Un elefante stilizzato che si fa, per l’appunto, “arco” o “portale”, in una commistione di stili capaci di cavalcare i secoli, coniugando Oriente e Occidente (l’“arco carenato” è tipico delle “nicchie” del Buddha, giunto dall’Asia in Europa e promotore del “gotico”), “la cui finalità resta il raggiungimento di un’arte simbolica che comunica a più livelli particolari significati all’osservatore”. In modo “anonimo, libero e autonomo”, pur mantenendo quella “capacità di comunicare” con le persone che è lo scopo primo della produzione artistica di “Guerrilla Spam”, Collettivo (dal nome che ben esplicita la “mission” aggressiva dell’arrivare a più persone possibili) nato nel 2010 a Firenze “come spontanea azione non autorizzata di affissione negli spazi urbani” e via via perfezionatasi in interventi di “muralismo”, installazioni, performance e workshop in Italia e all’estero, lavorando in spazi eterogenei, dalle occupazioni ai musei d’arte moderna e contemporanea, sino alle scuole, comunità minorili, carceri e centri di accoglienza, “privilegiando sempre l’uso dello spazio pubblico urbano come luogo della collettività”.

Opera di grandi dimensioni, alta due metri e mezzo, “Arco Elefante”, spiega Matteo Bidini di “Club Silencio”, “è dedicata a Abul Abbas, elefante di Carlo Magno, nato in Africa, morto di polmonite sulle sponde del Reno nell’810, e a Fritz, elefante di Re Carlo Felice di Savoia, nato in India, morto per asfissia mediante ossido di carbonio nella Palazzina di Caccia di Stupinigi nel 1852, e a tutte le bestie di ogni tempo e luogo catturate e deportate per gli usi e i trastulli degli uomini”. In quest’ottica, l’obiettivo è anche sollevare “un pensiero critico – continua – rispetto alla collezione che abbiamo intorno fatta sulle spalle e la pelle degli animali esposti”.

Per inaugurare l’opera (nata nel contesto del programma culturale “Tra cultura e natura”, curato dalla Fondazione “Circolo dei Lettori” per il “Museo Regionale di Scienze Naturali”), il “MRSN” e “Club Silencio” propongono venerdì 22 e sabato 23 marzo due serate speciali di Una notte al museo”, con lo scopo di stimolare la partecipazione di nuovi pubblici alla vita culturale cittadina. La maggior parte dei partecipanti infatti, è “under 35” e molto spesso non ha mai avuto occasione di visitare quello specifico spazio culturale.

Il nostro intento, dunque, spiega Alberto Ferrari, presidente di “Club Silencio”, è proprio quello di “stimolare sempre più i giovani a partecipare attivamente alla vita culturale e sociale del territorio. Quando abbiamo iniziato, qualche anno fa, abbiamo cercato un modo per abbattere la distanza tra i musei e i nostri coetanei. L’idea era ed è quella di renderli protagonisti del futuro della città”.

E a lui fa eco Marco Fino, direttore del Museo: Siamo felici di ospitare questa installazione d’arte contemporanea. Pensiamo infatti che il Museo debba essere uno spazio espositivo aperto a nuove esperienze che possano stimolare, incuriosire e appassionare il pubblico. In questo ambito è nata la collaborazione con il ‘Circolo dei Lettori’ e ‘Club Silencio’ così come l’idea di un’opera come ‘Arco Elefante’, ispirata a una delle infinite storie che si celano dietro i nostri reperti.

Per info: “Museo Regionale di Scienze Naturali”, via Accademia Albertina 15, Torino; tel. 011/4326327 o www.mrsntorino.it o www.clubsilencio.it

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Guerrilla Spam: “Arco Elefante”, ph. Federico Masini Studio

–       Alberto Ferrari: presidente “Club Silencio”, ph. Federico Masini Studio

–       Marco Fino: direttore “Museo Regionale di Scienze Naturali”

Caselle, nuova rotta: debutta il volo Torino – Comiso

La nuova rotta in partenza oggi avrà due frequenze alla settimana, il giovedì e la domenica. Inoltre, a partire da oggi torna operativo il collegamento Torino-Parigi Orly.

Caselle Torinese, 21 marzo 2024 – Volotea, la compagnia aerea low-cost delle piccole e medie città europee, inaugura il nuovo collegamento da Torino alla volta di Comiso: da oggi, 21 marzo, si potrà volare verso lo scalo siciliano, con due frequenze alla settimana, ogni giovedì e domenica, per un’offerta complessiva di più di 16.000 posti in vendita e oltre 90 voli. Ma c’è di più. Infatti, a partire da oggi, viene riaperta anche la rotta da Torino verso Parigi Orly, sempre con frequenza bisettimanale, il lunedì e il giovedì.

Per il 2024 sono 8 le destinazioni disponibili dallo scalo piemontese: 7 in Italia (Alghero, Cagliari, Comiso – novità 2024, Lampedusa, Napoli, Olbia e Palermo) e 1 in Francia (Parigi Orly).

“Siamo felici di inaugurare il collegamento alla volta di Comiso, che si aggiunge così alle destinazioni siciliane offerte da Volotea presso l’aeroporto di Torino – ha commentato Valeria Rebasti, International Market Director di Volotea –. Tutti i passeggeri piemontesi potranno pianificare le proprie vacanze nel sud della Sicilia, e allo stesso tempo, i viaggiatori in partenza da Comiso avranno l’occasione di raggiungere comodamente la città della Mole, alla scoperta dei suoi musei e palazzi storici”.

“Con il nuovo collegamento Torino-Comiso, frutto della proficua collaborazione con Volotea, si completa l’offerta voli per la Sicilia dal nostro scalo – ha dichiarato Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport -. Grazie alla compagnia aerea e ai suoi voli in programma il giovedì e la domenica verrà infatti soddisfatta la domanda di quel segmento che sceglie le splendide località della Sicilia sud-orientale come meta turistica, anche solo per un weekend lungo. Senza naturalmente dimenticare tutti coloro che necessitano di spostarsi da e per il Piemonte verso quell’area per ragioni familiari, di studio o di lavoro a prezzi davvero competitivi”.

Tutte le rotte Volotea sono disponibili sul sito www.volotea.com e nelle agenzie di viaggio.

Cosa Nostra spiegata ai bambini. A teatro la storia di Elda Pucci

La storia di Elda Pucci, prima e unica donna sindaco di Palermo, con Ottavia Piccolo e i solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo

TSN – Teatro Superga Nichelino (TO)

Venerdì 22 marzo, ore 21

 

Un’attrice, un ensemble di voci, il palcoscenico: la storia di una donna, di una città, di un anno. A volte, per spiegare le cose, servirebbe solo cercare le parole. Trovarle. Infine, dirle ad alta voce. La cosa più semplice. Raccontare di come a Palermo, il 19 aprile 1983, per la prima volta nella storia della città, una donna, Elda Pucci, la Dottoressa, è stata eletta Sindaco. Raccontare poi di come sempre nel mese di aprile di un anno dopo, il giorno 13, Elda Pucci, la Dottoressa, è stata sfiduciata. Raccontare infine di come a distanza di ancora un anno, il 20 aprile 1985, la casa di Elda Pucci è saltata in aria spinta da due cariche di esplosivo. Nel prima, nel mezzo, nel dopo, lì dove tutto si impasta come la calce, come la colla, i miliardi dell’eroina, gli assassini del Generale Dalla Chiesa, di Michele Reina, di Piersanti Mattarella, di Pio La Torre, dello scrittore Pippo Fava, il cemento di Vito Ciancimino, gli Inzerillo, i Badalamenti, i Buscetta, l’avvento di Totò Riina.

Ottavia Piccolo e i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo tornano a confrontarsi in scena con le parole di Stefano Massini, a dare forma e struttura a un teatro necessario, civile, in cui il racconto dell’etica passa attraverso le parole, i timbri e le azioni di coloro che spesso non hanno voce.

Venerdì 22 marzo, ore 21

Cosa Nostra spiegata ai bambini

Di Stefano Massini

Regia Sandra Mangini

Con Ottavia Piccolo e i solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo

Produzione Officine della Cultura – Argot Produzioni, in collaborazione con Infinito Teatro

Biglietti: 22 euro galleria, 27 euro platea

C’è la “Mezza” ma c’è anche la “Dieci” di Torino

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In città si torna correre con i grandi eventi organizzati da “Base Running ASD”

Sabato 13 e domenica 14 aprile

Avviso a tutti “runners” torinesi, piemontesi (e non). Che, mi risulta, essere davvero in tanti. Una bella fetta dei quasi 8milioni (fra i 16 e i 69 anni) “scorrazzanti” in lungo e in largo per il “Bel Paese”. Femminucce, maschietti, giovani, meno giovani, senza età. Occhio, dunque! Allenate bene gambe e fiato, perché a breve, la “Base Running” (“Associazione Sportiva Dilettantistica”, fondata a Torino nel 2007 da Alessandro Giannone, già nazionale e atleta professionista), tornerà “di corsa” ad aprire le porte della primavera con nuove, imperdibili proposte. Ve le butto lì. Ma cercate di non farvele scappare!


Presentate mercoledì 20 marzo scorso, in “Sala Colonne” al Municipio di Torino, si comincia fra meno di un mese con la cosiddetta “Mezza di Torino”, nona edizione e 21 chilometri di corsa (fra storia, arte e cultura) nel centro cittadino, in programma domenica 14 aprile. “Evento sportivo – spiega Alessandro Giannonefra i più partecipati, da sempre, nel calendario delle corse in Piemonte”, la “kermesse” è patrocinata da “Città di Torino” e “Regione Piemonte” e, anche questa volta, saprà coniugare sport e solidarietà.

Ma attenzione! Il programma di gare si apre già sabato 13 aprile, alle 15,30, con la IV edizione della “School Run”, la corsa dedicata agli alunni di elementari e medie. Con il motto “Bambino Aiuta Bambino” sarà devoluta all’ospedale pediatrico “Regina Margherita”di Torino la metà delle quote di iscrizione.

La domenica 14, invece sarà il momento clou con la partenza della “Mezza di Torino” assieme alla “Dieci”. Entrambe le corse partiranno alle 8,30 da via Roma. Il tracciato della distanza più lunga attraversa i punti più rappresentativi dal punto di vista storico e artistico del capoluogo piemontese. Il percorso più breve offre l’occasione della “prima volta” per chi intende affacciarsi al mondo delle gare di “running”.

Come da consuetudine anche quest’anno “Base Running” coinvolge nei propri eventi le studentesse e gli studenti di alcuni “Istituti di Istruzione” di secondo grado quali il Liceo Classico e Musicale “Cavour” di Torino e il “Liceo Juvarra” di Venaria Reale, allineandosi ai Percorsi per le Competenze Trasversali dell’Orientamento.

Torino

Programma:

Venerdì 12 aprileDalle 13 alle 19 -Via Lagrange/Via Soleri consegna pettorali e pacchi gara.

Sabato 13 aprileDalle 10 alle 19.30 – Via Lagrange/Via Soleri consegna pettorali e pacchi gara.

Il ritrovo della “School Run – Bambino aiuta Bambino” è dalle 14 in Piazza San Carlo; ore 15,30 – partenza prima batteria “School Run”; ore 17 – Premiazioni

Domenica 14 aprileore 7 – apertura “Race Village” presso Piazza San Carlo; ore 8,30 – partenza “La Mezza” e “La Dieci” di Torino; ore 9.45 – Premiazione “La Dieci” di Torino;  ore 10.30 – premiazione “La Mezza” di Torino.

L’Associazione Sportiva Dilettantistica “Base Running” è nata nel settembre 2007. L’idea iniziale è stata di Alessandro Giannone, già nazionale e atleta professionista. L’obiettivo era ed è quello di dar vita ad attività ed eventi che diventino un punto di riferimento per i “runner”. Attualmente conta su circa 500 soci. La prima gara è stata organizzata nel 2009: sette chilometri all’interno del Parco del Valentino (500 iscritti). Nel 2010 si aggiungono “Un Po di corsa” e “Pellerina Run”. Nel 2012 ecco “Corsa da Re” a Venaria e il “Campionato Regionale di Cross” a Cambiano. Nel 2013 nasce un’altra gara: “Lingotto Run”. E’ del 2015 la prima edizione de “La Mezza di Torino-Santander”. 55 le gare organizzate fino ad ora. Nel 2018 la prima edizione della “Maratona Reale a tappe”.

In questi anni l’associazione ha devoluto importanti cifre a varie “Onlus” tra le quali: “Forma Onlus – Fondazione Ospedale Infantile Regina Margherita”, “Fondazione Piemontese Ricerca Contro il Cancro – Candiolo” e “Rete del Dono”.

g.m.

Nelle foto: Immagini di repertorio e Alessandro Giannone

Guercino, più di cento opere ai Musei Reali: il mestiere del pittore

Oltre 100 opere di Guercino e di artisti coevi, provenienti da più di 30 importanti musei e collezioni – tra cui il Prado e il Monastero dell’Escorial – per presentare la grande arte del Maestro emiliano e insieme raccontare il mestiere e la vita dei pittori del Seicento, in un affascinante, grande affresco del sistema dell’arte.

Dall’importante nucleo delle collezioni sabaude a molti altri raffinati e monumentali capolavori di Guercino, una mostra sorprendente che, tra le novità, per la prima volta dopo 400 anni, riunifica anche il ciclo di dipinti commissionati a Bologna da Alessandro Ludovisi, futuro papa Gregorio XV.

«gran disegnatore e felicissimo coloritore: è mostro di natura e miracolo da far stupire chi vede le sue opere. Non dico nulla: ei fa rimaner stupidi li primi pittori»

(Ludovico Carracci a Don Ferrante Carli , riferendosi a Guercino – 25 ottobre 1617)

In un periodo di grande attenzione e di rinnovati studi sull’opera e la figura di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) e all’indomani della riapertura della Pinacoteca Civica di Cento, spicca la ricchissima esposizione che i Musei Reali di Torino – con Direttore avocante Mario Turetta, Segretario Generale del Ministero della Cultura – presentano nelle Sale Chiablese dal 23 marzo al 28 luglio 2024, prodotta da CoopCulture con Villaggio Globale International.

Un evento spettacolare e di grande originalità curato da Annamaria Bava dei Musei Reali e da Gelsomina Spione dell’Università di Torino, con un comitato scientifico di prestigio, cui partecipano: Daniele Benati, David García Cueto, Barbara Ghelfi, Francesco Gonzales, Fausto Gozzi, Alessandro Morandotti, Raffaella Morselli, Sofia Villano.

Al centro dell’esposizione è il mestiere del pittore nel Seicento esemplificato sulla figura di uno dei maggiori protagonisti della scena artistica dell’epoca.

Ripercorrendo temi e aspetti che attraversano tutta la carriera del Maestro, grazie a capolavori di primo piano, la mostra intende dare conto più in generale della professione del pittore a quel tempo: le sfide del mestiere, i sistemi di produzione, l’organizzazione della bottega, le dinamiche del mercato e delle committenze, i soggetti più richiesti.

A partire dal significativo nucleo di dipinti e disegni appartenenti alle collezioni della Galleria Sabauda e della Biblioteca Reale, oltre cento opere del Maestro emiliano e di artisti coevi come i Carracci, Guido Reni e Domenichino – provenienti da più di 30 importanti musei e collezioni, compresi il Museo del Prado di Madrid e il Monastero di San Lorenzo a El Escorial – daranno vita a un grande affresco del sistema dell’arte nel Seicento, guidati dal talento di quel “mostro di natura e miracolo da far stupir” che fu Guercino, secondo la definizione che ne diede Ludovico Carracci, impressionato dal suo talento.

Guercino, grazie a una strutturata bottega e alla ricchissima documentazione lasciata, alla rete di mentori e intermediari, ai rapporti con tanti e diversi committenti – richiesto come fu da borghesi, nobili, pontefici e prelati, ma anche dalle più prestigiose corti europee – diventa l’exemplum perfetto della vita, dell’iter creativo e del mestiere di ogni pittore.

Le importanti opere riunite a Torino nell’occasione – inclusi due dipinti inediti di collezioni private e le tele che permettono lo straordinario ricongiungimento dopo 400 anni del ciclo Ludovisi – sono dunque particolarmente significative per questo racconto, sviluppato in 10 sezioni tematiche tra confronti, parallelismi, testimonianze.

IL PERCORSO

Si parte dalla presentazione dell’artista.

Guercino ci appare, circa quarantenne, e con gli strumenti del mestiere, nel raro Autoritratto della Schoeppler Collection di Londra che ben introduce al percorso: un’opera intima e privata che proprio per questo non risulta nel suo famoso “Libro dei conti”, ma che testimonia il carattere di un uomo fiero e semplice ad un tempo.

La fase della formazione è debitrice, come per tutti i pittori, dello studio di opere di grandi maestri e dell’incontro con personalità che incidono nella maturazione di un artista: per Guercino punti di riferimento furono in particolare Ludovico Carracci, ammirato a Bologna ma anche a Cento – di cui si espone in mostra il prezioso olio su rame con l’Annunciazione dai Musei di Strada Nuova di Genova – e sul versante ferrarese (prima del viaggio a Venezia) lo Scarsellino e Carlo Bononi. Entrambi gli autori sono presenti nel percorso, accanto a due importanti lavori giovanili di Guercino: la piccola tavola con Il matrimonio mistico di santa Caterina in prestito dalla Collezione d’arte Credem e la suggestiva pala della chiesa parrocchiale di Renazzo con Un miracolo di san Carlo Borromeo.

Quindi l’incontro con la realtà e la spiccata vocazione per il quotidiano, che nei primi anni apre alle opere di paesaggio in analogia con quanto proposto da altri artisti come Annibale Carracci, Domenichino e Agostino Tassi di cui la mostra dà testimonianza insieme a importanti disegni di Guercino della Biblioteca Reale di Torino e alle pitture murali di Casa Pannini, che il giovane pittore realizza a Cento tra il 1615 e il 1617 insieme a collaboratori.

“L’ Accademia del nudo” sarà la fase successiva: Guercino ormai famoso in patria, apre la sua Accademia nel 1616 – così come era uso per i migliori -, facendone un punto di riferimento per molti giovani artisti.

In mostra – oltre all’interessante nucleo di 22 incisioni di Oliviero Gatti, tratte dai disegni di Guercino per farne dono al duca di Mantova (Pinacoteca Nazionale di Bologna), restaurate per questa speciale occasione, e accanto alle opere di Annibale e Agostino Carracci -, intenso e suggestivo è il dialogo tra i disegni di nudo del Maestro e il San Sebastiano curato da Irene (1619) proveniente dalla Pinacoteca di Bologna.

Richiesto da Jacopo Serra, cardinale legato di Ferrara e raffinato mecenate di Guercino, il dipinto è di qualità straordinaria, per il vivace e intenso naturalismo tipico della poetica del Maestro, che riesce a tradurre la vicenda sacra in vita quotidiana.

Prima di affrontare il tema della bottega e delle sue dinamiche, la mostra ricorda le fasi dell’affermazione del pittore e la geografia delle committenze, che sempre nella carriera di un artista rivestono un ruolo centrale.

 

In questo contesto, fondamentale risulta la figura di Alessandro Ludovisi, arcivescovo di Bologna e dal 1621 papa Gregorio XV. Questi aveva già conosciuto Guercino grazie alla mediazione di padre Mirandola, grande promotore dell’artista di Cento, e all’apprezzamento di Ludovico Carracci folgorato, come sappiamo, dalla pittura del giovane artista e chiamato dall’arcivescovo Ludovisi a valutare il costo delle opere da lui commissionate.

Tra il 1617 e il 1618 Guercino realizza infatti per Alessandro Ludovisi e il nipote Ludovico, quattro grandi tele, eccezionalmente riunite dopo quattro secoli nella mostra di Torino: Lot e le figlie proveniente da San Lorenzo a El Escorial, Susanna e i vecchioni prestata dal Museo del Prado, la Resurrezione di Tabita dalle Gallerie degli Uffizi-Palazzo Pitti e Il Ritorno del figliol prodigo dei Musei Reali .

Un dipinto quest’ultimo che non compare nell’inventario di Alessandro Ludovisi del 1623, ma che nel 1631 è già descritto nelle collezioni sabaude: forse un dono mirato al duca Carlo Emanuele I da parte del Ludovisi, nominato nel 1616 nunzio apostolico presso la corte di Torino per dirimere le controversie tra la casata dei Savoia e la Spagna.

Il ciclo di tele Ludovisi segna una svolta: con la salita al soglio pontificio di Gregorio XV, Guercino si trasferirà per alcuni anni a Roma, ricevendo nella capitale pontificia importantissimi incarichi.

A mostrare la varietà delle committenze che sugellano la fama di un artista, troviamo altri dipinti significativi, sia frutto di incarichi locali che di richieste dalle più prestigiose corti.

Tra questi: la splendida tela con Venere, Marte e Amore (1633) delle Gallerie Estensi, acquistata per Francesco I d’Este e inclusa nelle decorazioni della «Camera dei Sogni» nel Palazzo Ducale di Sassuolo; Apollo scortica Marsia (1618) di Palazzo Pitti, opera intensa che il Malvasia ricorda eseguita per il granduca di Toscana; e ancora l’Assunta (1620), un tempo nella chiesa del Rosario a Cento, alla quale il pittore era particolarmente legato.

Straordinaria la presenza anche della monumentale pala della Madonna del Rosario dalla Chiesa di San Domenico a Torino che dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso non era più stata visibile da vicino e che testimonia il legame di Guercino con il ducato sabaudo

La bottega diretta da Guercino, frutto del connubio tra i Barbieri e i Gennari – prima a Cento e dal 1642 a Bologna – era organizzatissima, con ruoli e metodi esemplari del sistema del tempo.

Il fratello di Guercino , Paolo Antonio Barbieri, ad esempio era specializzato nei dipinti con soggetti “di ferma”, come evidenziano la Natura morta con bottiglia, frutta e ortaggi di collezione privata e la Natura morta con paramenti vescovili e argenti dalla Pinacoteca di Cento; così all’interno di un’opera gli elementi naturali erano spesso già predisposti e Guercino interveniva aggiungendo all’ultimo le figure, come nell’affascinante Ortolana, che Giovanni Francesco termina nel 1655, sei anni dopo la morte del fratello, autore dei bellissimi cesti di frutta e ortaggi.

A rendere evidente, invece, la prassi della riproposizione dei modelli e il ricorso a un repertorio di invenzioni, la mostra offre alcuni accostamenti di grande efficacia: dalle due versioni di Dio Padre della Galleria Sabauda e della Pinacoteca Nazionale di Bologna (entrambe del 1646) poste accanto all’Immacolata Concezione dalla Pinacoteca Civica di Ancona (1656) – con in cielo un’analoga figura dell’Eterno – al suggestivo confronto tra il San Matteo e l’angelo, capolavoro dei Musei Capitolini (1622), e il coevo San Pietro liberato da un angelo, uno dei prestigiosi prestiti del Museo del Prado.

Un’ infilata di preziosi disegni del centese racconta dell’iter creativo e del momento fondamentale dell’invenzione tramite l’opera grafica: emblematico il “caso” della Vestizione di San Guglielmo ricordato grazie a tre degli oltre venti disegni preparatori originali.