Un fuoco d’artificio esplosivo e cinque candelotti artigianali sono stati trovati dai carabinieri nel campo nomadi di via Regione Cravero, a Settimo Torinese durante un controllo straordinario svolto insieme alla polizia locale e all’ufficio tecnico del Comune. Scoperte anche alcune costruzioni abusive tra cui un capannone di circa 240 metri quadrati, costruite senza autorizzazione. Una giovane di 26 anni è stata denunciata per detenzione illecita di materiale esplosivo.
Raccolta tartufi: “Aiutiamo il Piemonte”
Così ha sintetizzato il presidente della terza Commissione, Claudio Sacchetto, al termine dell’audizione della delegazione dell’Unione delle associazioni tartufai del Piemonte sulle proposte di modifiche a livello nazionale della legge sulla ricerca, la coltivazione, la commercializzazione e la tutela del tartufo.
La delegazione era composta da Pierantonio Botto (presidente Associazione tartufai astigiani e monferrini) e Giancarlo Bressano (presidente Associazione tartufai del Monregalese e del Cebano).
Secondo gli auditi, “dovrebbe essere specificata nella nuova legge la possibilità della ricerca notturna dei tartufi che è coerente agli usi e costumi tradizionali e con il riconoscimento Unesco (ottenuto nel 2021 per tutta Italia). La normativa deve consentire la libertà di ricerca nei boschi e nei terreni incolti e non dovrebbe differenziare tra i vari tipi di boschi. Tutti gli anni le associazioni distribuiscono migliaia di alberi per poter continuare questo tipo di attività. Un’attività che aiuta a conservare la biodiversità. Bisognerebbe anche limitare le concessioni rilasciate dalle province, che dovrebbero essere distribuite comune per comune. I municipi, che conoscono meglio il territorio, dovrebbero forse essere loro a rilasciare le autorizzazioni. Sui terreni pubblici dovrebbe essere possibile la libera ricerca”.
Nel corso dei lavori sono intervenuti, oltre allo stesso presidente Sacchetto, Sarah Disabato e Alberto Unia (M5s), Fabio Carosso (Lega), Gianna Pentenero e Mauro Calderoni (Pd) e Daniele Sobrero (Lista Cirio).
Ufficio stampa CRP
Le Unioni Montane Valle Susa e Alta Valle Susa, preso atto dei continui disservizi sulla linea ferroviaria Torino-Susa-Bardonecchia, hanno segnalato più volte la questione a Trenitalia S.p.A. e a RFI – Rete Ferroviaria Italiana, chiesto interventi e proposto incontri che risultano, a oggi, ancora senza risposta.
Per portare all’attenzione pubblica e istituzionale i disservizi che da tempo affliggono la linea, lo scorso 28 marzo sindaci e amministratori locali hanno percorso l’intera tratta viaggiando insieme ai pendolari per rilevare di persona le criticità che, quotidianamente, rendono il trasporto ferroviario una fonte di disagio per migliaia di cittadine e cittadini. Anche in tale occasione la proposta di incontro con gli amministratori locali per affrontare il problema è stata ignorata.
«Una simile inerzia denota un atteggiamento totalmente irrispettoso nei confronti delle istituzioni del nostro territorio che, ricordiamo, annoverano tra le funzioni principali la tutela e lo sviluppo della montagna, con particolare riferimento al mantenimento dei servizi essenziali» hanno dichiarato il Presidente dell’Unione Montana Valle Susa Pacifico Banchieri e il Presidente dell’Unione Montana Alta Valle Susa Mauro Carena.
Il servizio di trasporto pubblico, così compromesso da ritardi, soppressioni e dal degrado progressivo delle stazioni, compromette gravemente ogni azione volta a contrastare lo spopolamento delle aree montane, già in posizione di svantaggio rispetto alle aree urbane, interferendo con la nostra missione istituzionale.
Le Unioni Montane hanno già avanzato la richiesta di un incontro con RFI lo scorso 28 marzo e rinnovano oggi la richiesta per un incontro urgente che porti a soluzioni efficaci e durature richiedendo, qualora necessario, un autorevole intervento dell’assessore regionale.
Cisl Piemonte: “Bene Filosa a Stellantis”
La nuova Responsabile della Delegazione di Torino di Fondazione Umberto Veronesi ETS, Giovanna Ardoino, ha rinnovato il suo impegno nei confronti della ricerca e cura dei tumori pediatrici, organizzando una nuova edizione della cena di raccolta fondi. L’obiettivo è contribuire al finanziamento del Protocollo internazionale LBL 2018 per i linfomi linfoblastici, che vede come obiettivo quello di stabilire una nuova stratificazione per i piccoli pazienti, identificando quei tumori che presentano caratteristiche di recidiva o resistenza ai trattamenti. I linfomi linfoblastici (LBL) costituiscono circa il 25-35% dei linfomi non-Hodgkin in età pediatrica. In Italia ogni anno circa 20-25 bambini si ammalano di LBL: si tratta di linfomi maligni che derivano dalla trasformazione tumorale di linfociti immaturi, la quale può avvenire in diversi stadi della maturazione. A loro volta, in base alle cellule da cui derivano e si differenziano, i linfomi linfoblastici vengono suddivisi in LBL di derivazione T-cellulare (T-LBL, circa il 70-80% del totale dei casi), LBL di derivazione B-cellulare (pB-LBL, circa il 20-25% del totale) e LBL di fenotipo misto mieloide/linfoblastico (MPAL), molto più rari.
L’evento si è tenuto martedì 27 maggio presso la Sala Fucine delle OGR – Officine Grandi Riparazioni in corso Castelfidardo 22 a Torino, dove oltre 350 partecipanti hanno potuto seguire gli interventi del Professor Paolo Veronesi, Presidente di Fondazione Umberto Veronesi ETS e Franca Fagioli, membro del Comitato Scientifico di Fondazione Umberto Veronesi e Direttore del Reparto di Oncoematologia Pediatrica e Centro Trapianti dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.
La nuova edizione dell’annuale cena di raccolta fondi è rappresentata per la Delegazione di Torino anche un passaggio di testimone da parte di Adele Artom e degli altri delegati verso la nuova responsabile Giovanna Ardoino, già membro da anni della delegazione torinese e da sempre preziosa sostenitrice di Fondazione. L’evento è stato anche l’occasione per celebrare i dieci anni di attività della Delegazione di Torino.
La performance musicale dell’evento, realizzato in collaborazione con Carosello Records, è stata affidata a Diodato, eccellente artista italiano che nel 2020 ha infranto tutti i record della musica in Italia, vincendo la 70^ edizione del Festival di Sanremo con il brano “Fai Rumore” (triplo disco di Platino), il Premio della critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa Radio Tv e Web e con il brano “Che vita meravigliosa” (disco d’oro). Diodato ha vinto il David di Donatello, il Nastro d’Argento e la Targa Tenco con “La mia terra” – canzone originale del film “Palazzina Laf” di Michele Riondino – per la categoria miglior canzone originale. Per il cantautore, è il secondo David di Donatello e Nastro d’Argento in carriera, vinti precedentemente nel 2020, sempre per la miglior canzone originale, con “Che vita meravigliosa”, colonna sonora del film “La dea fortuna” di Ferzan Ozpetek. Con “La mia terra”, inoltre, ha vinto il Ciak d’Oro per la categoria “Miglior canzone originale” e il Premio Amnesty International Italia 2024. Considerato cantautore tra i più intensi ed eleganti della nuova scena, è tra le voci più amate dell’attuale panorama musicale e tra gli artisti più premiati della storia della musica italiana.
In un mix tra rock, musica popolare e influenze derivanti dalla grande tradizione del cantautorato italiano, ma anche da quella della musica per film, ha negli anni consolidato una propria intenzione e cifra stilistica, riconosciute tra le più autentiche, profonde e raffinate. L’artista ha concluso un tour oltreconfine e un tour invernali nei teatri tutto sold out e sta per tornare live con 15 nuovi appuntamenti che lo porteranno ad esibirsi nei principali festival d’Italia nell’estate 2025. Inoltre è appena uscito il nuovo brano di Diodato “Non ci credo più”, dove l’artista dà voce alla propria volontà di reagire, di ribadire l’importanza di non lasciarsi sopraffare da una narrazione del reale che sembra avere come unico scopo quello di dividerci e farci tollerare l’inaccettabile.
Durante la serata – presentata e condotta dalla madrina Manila Nazzaro – i partecipanti hanno anche potuto accedere ad un’asta esclusiva tramite la piattaforma di Memorabid, per aggiudicarsi i preziosi lotti donati da generose aziende, continuando così a mostrare concretamente il proprio sostegno ai bambini e adolescenti malati di tumore. Anche quest’anno non è mancato un momento dedicato all’arte: prima della cena gli ospiti potranno prendere parte alla visita guidata delle mostre in corso delle OGR.
“L’annuale serata di raccolta fondi rappresenta un evento molto importante, durante il quale gli amici torinesi rinnovano la propria vicinanza e sostegno alle iniziative di Fondazione. La delegazione è da anni impegnata nel sostegno della ricerca scientifica in oncologia pediatrica per dare una speranza concreta di guarigione ai piccoli pazienti malati di tumore. Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno sostenuto le iniziative di raccolta fondi e di divulgazione sul territorio e tutti coloro che hanno dato il proprio contributo alla realizzazione di questa bellissima serata: le aziende a noi vicine, i partecipanti e il grande cantautore italiano Antonio Diodato” – ha affermato Giovanna Ardoino, neo Responsabile della Delegazione di Torino.
Un sentito ringraziamento al Consolato di Svezia, che ha patrocinato la serata, a Carosello Records per la collaborazione, e agli altri partner che l’hanno sostenuta: BTR ADVICE, Centrale del Latte d’Italia S.p.A., Immogroup Srl, KIWI Srl, L’’Astemia, SKF, Centro Noleggio, Lavazza che ha anche donato il caffè che verrà servito in serata, Cantine DAMILANO e Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Grésy, che hanno omaggiato i vini, Lauretana, che ha omaggiato l’acqua, Stratta Catering & Banqueting 1836 di Torino, che ha curato l’esclusivo menù e Ugo Nespolo. Un ringraziamento a tutte le aziende che hanno generosamente donato i lotti dell’asta.
Lago d’Orta, storia di una rinascita
Già dal titolo – Il lago d’Orta, storia di una rinascita – il libro scritto da alcuni ricercatori che hanno lavorato al Cnr e in altre istituzioni scientifiche (Marina Manca, Piero Guilizzoni, Rosario Mosello e Maurizio Gentilini) si presenta come un affascinante viaggio alla scoperta del secondo lago piemontese ( l’11° in Italia). Di origine glaciale e definito da viaggiatori e scrittori come il più romantico specchio lacustre del Bel Paese, ha visto le sue sponde testimoni e protagoniste delle varie stagioni dello sviluppo dell’Italia postunitaria, dalla prima rivoluzione industriale di fine Ottocento all’essere una delle mete turistiche più gettonate. Purtroppo le sue acque furono vittima a partire dagli anni venti del secolo scorso di un pesante inquinamento dal quale si sono affrancate nel tempo grazie a una nuova coscienza ambientale ed ecologica che impose, attraverso la ricerca scientifica e le sue applicazioni tecnologiche – una grande opera di risanamento sul finire degli anni ’80 con l’intervento di liming coordinato dall’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr. Il libro nasce dall’esigenza di fare memoria su questa originalissima vicenda e sulla storia del lago d’Orta che si è sviluppata nell’arco di due secoli. Circa un centinaio di anni sono trascorsi dall’inizio dell’inquinamento: lo 0,5% della durata complessiva della vita del lago, formatosi al termine dell’ultima glaciazione, nel Pleistocene. In questo geologicamente breve spazio temporale si è assistito ad uno dei più devastanti inquinamenti delle acque lacustri segnalati dalla bibliografia limnologica mondiale, per lunghi decenni, come scrivono gli autori, “ignorato o falsamente spacciato come anomalo fenomeno naturale”. Questo, è bene ricordarlo, in assenza di leggi adeguate a tutelare le acque naturali dagli inquinamenti e di organi di controllo in grado di denunciare quanto stava accadendo.
La Bemberg, azienda tessile di Gozzano, scaricava rame nel lago, immettendo ogni anno circa 2.000 tonnellate di azoto in forma ammoniacale. Queste sostanze davano luogo a reazioni chimiche che provocarono una grave acidificazione delle acque e la scomparsa della fauna ittica. Nonostante le denunce circostanziate e precise di due grandi scienziati limnologi come Rina Monti (1930) e Edgardo Baldi (1949) che segnalarono ripetutamente quanto stava accadendo, solo negli anni ’70 e ’80, con la legge Merli, con l’istituzione di organi di controllo e con la costruzione di due impianti di depurazione, si determinarono le condizioni per una sostanziale diminuzione degli scarichi. L’enorme massa di inquinanti accumulata, unita ai ridotti apporti idrici dal bacino imbrifero del lago, rendevano tuttavia molto lungo il tempo di recupero. Il trattamento di liming accelerò notevolmente questo processo, eliminando gran parte della tossicità delle acque. Più lungo e complesso fu il processo di recupero di un equilibrio ecologico nelle acque, con l’avvio del ristabilimento di una rete trofica che potesse dirsi in qualche modo equilibrata e alla ricostruzione di un popolamento ittico in grado di sostenere nuovamente una pesca sportiva e professionale. Su questi temi il Cnr di Pallanza, una delle grandi eccellenze della scienza e della ricerca italiane, è fortemente impegnato con studi sull’evoluzione dei popolamenti e sperimentazioni per tentare di accelerare i processi naturali. I processi di ripopolamento del lago, lenti per loro natura, sono ostacolati da organismi invasori, specie “aliene” o alloctone che, approfittando del vuoto creatosi nella rete trofica, si sono insediate nel lago in virtù di strategie riproduttive particolarmente efficaci. Le considerazioni che il libro propone riguardano i danni che inevitabilmente derivano in assenza di leggi e controlli ambientali, lasciando via libera ad attività produttive che permettono un lucro a spese dell’ambiente naturale e storico. Nel volume che esamina la rinascita del lago d’Orta gli autori hanno riassunto i progressi faticosamente fatti in questo senso, dapprima con leggi nazionali, quindi con provvedimenti dell’Unione Europea. L’inerzia e i ritardi hanno permesso nel tempo irrimediabili scempi in campo ambientale, dei quali gli eventi del Lago d’Orta costituiscono un caso esemplare.
“ Se è vero che tali avvenimenti saranno sempre ricostruibili a partire dalla memoria interna al lago stesso attraverso l’archivio sedimentario – sostengono i ricercatori – altrettanto non può dirsi per le vicende umane che li hanno accompagnati durante il lungo percorso che ha portato fino ai giorni nostri. Essi sono indissolubilmente legati alla vita e alle opere di coloro i quali di questo lago hanno fatto l’oggetto di studi e ricerche, lungo un percorso storico che ha le radici nell’esistenza stessa dell’Istituto di Pallanza”. Così, la ricostruzione delle vicende evolutive dell’Orta, della sua morte biologica e della sua rinascita, si intrecciano con la vita e le opere dei personaggi che nel tempo si sono avvicendati alla guida dell’Istituto Idrobiologico di Verbania. E di quelli che ne hanno portato avanti le ricerche: tecnici, ricercatori, studenti che con il loro lavoro hanno costruito quella gigantesca mole di dati e documenti che rappresentano un’eredità oggi da curare e valorizzare. Inizialmente poco compresi e considerati per il loro lavoro, nonostante i numerosi tentativi di rendere le loro risultanze accessibili al vasto pubblico, i protagonisti delle ricerche sul lago, si sono allargati a comprendere centri di ricerca in Italia e nel Mondo, molti dei quali collegati, quanto meno per le loro origini, all’Istituto stesso. Con il libro – Marina Manca, Piero Guilizzoni, Rosario Mosello e Maurizio Gentilini – hanno voluto dare visibilità alle istituzioni, alle persone e ai personaggi che del lago hanno documentato l’esistenza e la morte, pianificato il recupero, accompagnato la rinascita, in sostanza facendone la storia. Gli studiosi che hanno ereditato il testimone delle ricerche sull’Orta oggi godono di ampio credito, ancora una volta considerando questo lago come ambiente ideale per studi pionieri e l’applicazione di tecniche di avanguardia. Il recupero della qualità delle acque lacustri e di tutte le sue utenze, unita alle bellezze naturali ed artistiche presenti sul territorio, permetterà un ulteriore sviluppo di un turismo sostenibile e attendo all’ambiente. Infine, la lezione che deriva dalla storia del lago d’Orta deve fare riflettere sulle sfide future, riguardanti non solo quel lembo di territorio al nord del Piemonte ma ogni realtà. Gli autori rammentano come sia “enormemente aumentata la potenzialità dell’uomo e delle sue macchine di incidere sull’ambiente, attingendo a combustibili fossili con l’emissione in atmosfera di ingenti quantità di biossido di carbonio, ossidi di zolfo e azoto. Gli effetti sull’ambiente e sulla qualità della vita sono già ben evidenti, ma gli sforzi per fronteggiare la situazione non sono arrivati a risultati degni di nota. La grande differenza rispetto agli eventi del passato riguarda l’estensione delle aree interessate, prima limitate a porzioni di territorio, ora estesa all’intero pianeta”. Una bella sfida, impegnativa quanto necessaria, alla quale questo libro e la passione di chi l’ha scritto offrono un contributo qualitativamente notevole.
Marco Travaglini
Lite in zona Aurora. Un ferito grave
ALESSI (Fdi): È ora di dire basta!”
Torino, Circoscrizione 7, Aurora Via Bra. “Una lite violenta tra sudamericani. Una persona portata via in codice rosso. Cittadini impauriti”, denuncia Patrizia Alessi, capogruppo Fdi che aggiunge: “potrebbe esserci un altro morto, una violenza inaudita che come dico sempre scoppia da un attimo all’altro. Solo la Città non capisce la terribile situazione che si vive in questo pezzo di territorio. È ora di dire BASTA!”
La richiesta, in particolare, è quella di maggiori controlli all’interno degli immobili. “Spesso in piccoli appartamenti si trovano a vivere anche venti trenta persone, molte tensioni che poi sfociano in episodi di violenza nascono in contesti di degrado come questi. Su questo aspetto la Città di Torino può e dovrebbe intervenire”.
Tentato femminicidio a Grugliasco, dove un uomo di 61 anni ha accoltellato più volte la moglie, sua coetanea, durante un violento litigio nell’abitazione di famiglia. L’aggressione è avvenuta intorno alle 18:30 in via Moncalieri. La donna, colpita all’addome, è stata trasportata in condizioni critiche all’ospedale Molinette, in arresto cardiaco per emorragia: ha subito gravi ferite e ha subito l’asportazione della milza. È ricoverata in terapia intensiva e le sue condizioni sono disperate. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri. In casa era presente anche la figlia 24enne, che non è stata coinvolta nell’aggressione.
Un uomo di circa 80 anni è stato trovato senza vita nel suo appartamento di via Cesana, a Santena. La scoperta è avvenuta questa mattina, probabilmente a seguito di un decesso per cause naturali.
A lanciare l’allarme sono stati i servizi sociali, preoccupati per l’assenza di risposte ai ripetuti tentativi di contatto. Sul posto sono intervenuti il personale sanitario, i vigili del fuoco di Chieri e la polizia locale di Santena.
Secondo una prima ricostruzione, l’uomo sarebbe deceduto da alcuni giorni. Un triste segnale della solitudine in cui viveva.
A seguito delle nomine proposte dalla Banca, Socio Fondatore, si è insediato il nuovo Consiglio Generale della “Fondazione Passadore 1888” ente filantropico volto a sostenere, promuovere e svolgere iniziative nella tutela ambientale e del territorio, nella valorizzazione degli aspetti artistico-culturali, nell’utilità sociale e nel sostegno alla sanità e la solidarietà.
A seguito dell’ingresso dei due nuovi consiglieri Francesco Berti Riboli (imprenditore nell’ambito della sanità) ed Evelina Christillin (dirigente culturale, aziendale e sportiva), il Consiglio generale risulta così composto: Andreina Boero (Presidente), Federica Passadore (Vice Presidente), Francesco Berti Riboli, Matteo Bonelli, Evelina Christillin, Franco Lizza, Agostino Passadore, Marco Risso, Danco Singer, Alberto Sobrero. Il Segretario è Lucio Siboldi.
Il Comitato di gestione è stato confermato nella seguente composizione: Augusto Passadore, Francesco Passadore, Edoardo Fantino.
Confermato inoltre l’Avv. Francesco Illuzzi, Organo di Controllo.
La Fondazione è nata nel 2022 su iniziativa della Banca Passadore & C. come parte del più ampio percorso della Banca verso una sempre maggiore responsabilità sociale e rappresenta anche un punto di riferimento per tutti coloro che vogliano effettuare beneficenza rivolgendosi a una realtà affidabile e trasparente.
Nei primi tre anni di attività, la Fondazione ha sostenuto 121 progetti, deliberando interventi per circa 1.100.000 euro.
L’area che ha ricevuto il maggior stanziamento di risorse è stata quella del sostegno alla sanità e alla solidarietà con il 60% delle risorse destinate.