Erano in procinto di salire su un regionale diretto ad Alessandria, nove ragazzi, tra cui due minori, sono stati fermati e sottoposti a controllo dalla Polizia Ferroviaria: due di loro sono stati indagati per detenzione e spaccio di stupefacenti e uno per possesso armi da taglio.
I poliziotti sono intervenuti in ausilio al Capotreno che ha indicato un gruppo di ragazzi che tentava di salire a bordo eludendo il controllo del titolo di viaggio. Accompagnati presso gli uffici di Polizia, alcuni si mostravano sin da subito nervosi e non collaborativi.
Cinque maggiorenni (nati rispettivamente a Torino, Varese, Caltagirone e in Romania) avevano a carico precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, la persona e la proprietà, ma nulla in pendenza. Pertanto venivano rilasciati.
Tra i restanti, due donne immediatamente hanno attirato l’attenzione degli agenti in quanto hanno assunto da subito un atteggiamento poco collaborativo.
L’accurato controllo ha permesso di rinvenire su una delle minori, italiana di 16 anni residente a Bra (CN), occultati nel reggiseno, 25 involucri contenente sostanza stupefacente tipo ‘anfetamine’, 5 pasticche di ecstasy, 25 involucri di sostanza granulosa tipo ‘MDMA’ e 12 involucri di stupefacente tipo ‘chetamina’. Nel marsupio della ragazza è stato ritrovato un bilancino di precisione. Notiziato il magistrato di turno del Tribunale per i Minorenni di Torino, la ragazza è stata denunciata in stato di libertà per possesso e spaccio di droga per lieve entità e ricondotta presso la casa familiare.
L’altra ragazza, minore di 17 anni e residente nella provincia di Torino, è stata trovata in possesso di sostanza stupefacente tipo ‘hashish,’ per cui è stata sanzionata amministrativamente e riconsegnata alle cure dei genitori.
Un’altra ragazza italiana, residente a Torino e maggiorenne, è stata trovata in possesso di un coltello lungo 19 cm con due lame richiudibili, una appuntita e l’altra seghettata; è stata pertanto denunciata per possesso di armi da taglio.
Altra sostanza illecita tipo ‘marijuana’ è stata rinvenuta nel borsello al seguito di un ventunenne residente a Bra (CN), nei cui confronti è stata effettuata perquisizione locale in una stanza di hotel nella città di residenza, dove il giovane dimorava recuperando la somma complessiva di 1.430 euro, suddivisa per taglio di banconote e celata in vari borselli ritrovati. Il ragazzo è stato indagato in stato di libertà per detenzione di stupefacente ai fini di spaccio per lieve entità.
Tutto il materiale rinvenuto (droga, il coltello ed i telefoni cellulari) è stato sequestrato per il proseguo delle specifiche indagini
Fu anche uno dei protagonisti della marcia dei Quarantamila contro lo strapotere sindacale. Era un monarchico da sempre, figlio di un sottufficiale del Regio Esercito. Se non fosse stato per la vista , il suo desiderio sarebbe stato quello di indossare la divisa militare anche lui. Fui io a sposarlo al Comune di Moncalieri, quando la fascia tricolore non si indossava ancora alla francese, nel 1973. La nostra fu una lunga amicizia iniziata nel 1963 e durata una vita intera. Da quando decise di trasferirsi in Perù, ci scrivevamo e ci telefonavamo spesso. E’ stato per tanti anni il mio uomo di fiducia in tante vicende della vita, in primis al Centro “Pannunzio” di cui fu uno dei fondatori,occupandosi con Peira e Lettini delle cose pratiche, nelle diverse sedi del Centro da via Bava a Corso Vittorio , da via Mercanti a via Maria Vittoria. Fu per anni il tesoriere del Centro. Era un uomo di nobili ideali. Era animato da quella idea espressa dal Col. Enzo Fedeli, secondo la quale i monarchici dovevano essere i migliori italiani. A quella massima si è sempre ispirato e credo sia morto pensando all’ Italia oltre che ai suoi tre figli. Mi disse che conservava in Perù una piccola bandiera italiana che gli diedi io quando decise di partire. Una bandiera con la croce sabauda, come voleva lui. Era stato più volte a trovare il Re Umberto II in Francia sulla Costa Azzurra e una volta ricordo che Umberto II si complimentò con lui. Era un uomo inflessibile sui principi, ma di grande umanità. Fu un uomo in parte sfortunato che affrontò con coraggio e dignità le avversità della vita che non riuscirono ad intaccare il suo carattere generoso e disponibile. Aveva dell’amicizia un’ idea quasi sacra che seppe testimoniare in tanti anni di vita anche quando si stabilì in Perù. Era orgoglioso di essere italiano, sentiva l’idea di Patria in modo quasi religioso. Io a volte gli dicevo che la sua religiosità patriottica mi faceva pensare a Mazzini. Lui mi replicava subito che il suo essere patriota era inscindibile dalla fedeltà al Re. Potrei raccontare mille episodi in cui ho trovato nella mia vita la presenza di Salvino. Una presenza fedele e disinteressata, oggi quasi impensabile. Ma voglio testimoniare che Salvatore Guerreri è stato un torinese fuori ordinanza, un uomo vero, come disse Mario Soldati che lo stimava molto. Ebbe animate discussioni con il prof. Mario Bonfantini sulla Resistenza che secondo Guerreri non era solo quella di sinistra. Fu tra i primissimi insieme a Liana De Luca a parlare di foibe e di esodo giuliano – dalmata, quando tutti ignoravano questi temi. Era un uomo libero ed appassionato, un uomo intero che abbiamo perso e di cui resterà il ricordo almeno negli amici. Aveva la stessa età di Giovanni Ramella mancato due anni fa. Tra i due non si può tracciare un confronto, ma entrambi, ciascuno a suo modo, hanno contribuito alla vita e alla crescita del Centro “Pannunzio” e non solo di quello.Se la Fiat fosse ancora un’azienda italiana con una memoria storica come un tempo, dovrebbe rendere omaggio a Salvatore Guerreri.