I Carabinieri della Stazione di Saluzzo hanno deferito in stato di libertà tre ragazzi dimoranti nel saluzzese, due dei quali minorenni, poiché ritenuti responsabili di furto aggravato in concorso.
Il bottino preferito dai tre erano le biciclette, ovunque esse fossero lasciate incustodite dai proprietari: bastava tagliare le catene che le tenevano legate ad un palo, oppure appostarsi per approfittare di una momentanea distrazione della vittima e fuggire via con la bicicletta. La tecnica, evidentemente rodata, in alcuni casi è stata anche immortalata dalle telecamere di videosorveglianza, da cui è stato possibile ricostruire i movimenti dei tre indagati che hanno commesso le azioni delittuose anche in forma autonoma. Gli episodi contestati si riferiscono ai furti aggravati di almeno tre biciclette, sottratte in pieno centro città, mentre i proprietari si trovavano nei negozi a fare compere. Tutte le persone sentite dai Carabinieri hanno concordemente riferito di essere entrate in un locale pubblico e, dopo esservi uscite, non avevano più trovato la bicicletta. In alcuni casi il velocipede è stato anche assicurato con una catena e un lucchetto, recisi però dai ladri mediante un utensile specifico. Nel corso delle indagini, una delle biciclette rubate è stata trovata in possesso di un extracomunitario a cui era stata venduta da uno dei tre indagati, per la somma di soli 20 euro. Il bene è stato recuperato e restituito all’avente diritto. I tre giovani dovranno rispondere di furto aggravato rispettivamente alla Procura della Repubblica di Cuneo e a quella per i Minorenni di Torino.
Nel corso dell’ultimo fine settimana i Carabinieri della Compagnia di Fossano hanno predisposto specifici servizi straordinari finalizzati, in particolare, a garantire una maggiore sicurezza della circolazione stradale attraverso controlli mirati ad individuare soggetti in stato di alterazione psicofisica alla guida di veicoli.
I controlli si sono concentrati nei centri di Fossano, Centallo, Carrù e Morozzo. A Carrù i Carabinieri della Stazione di Murazzano e del Radiomobile di Fossano hanno sorpreso un sessantenne alla guida del proprio veicolo in stato di ebbrezza alcolica; nelle fasi del controllo l’uomo, che nelle tasche nascondeva un coltello a serramanico, ha anche minacciato ed aggredito i Carabinieri. Il sessantenne è stato, quindi, tratto in arresto per resistenza ad un pubblico ufficiale e contestualmente denunciato per guida in stato di ebbrezza, minaccia e porto di strumenti atti ad offendere. La patente gli è stata immediatamente ritirata. I Carabinieri della Stazione di Centallo e di Morozzo hanno rispettivamente denunciato un quarantenne per guida in stato di ebbrezza alcolica e contestato ad un cinquantenne la sanzione amministrativa prevista sempre per la medesima condotta. In entrambi i casi le patenti di guida sono state ritirate.
Denunciato grazie alle telecamere di sicurezza un minorenne di Rivalta Rivalta di Torino, 09.04.19 È un ragazzo minorenne, residente in città, il responsabile degli atti di vandalismo compiuti la sera del 4 marzo in via Bocca, via Mellano e in viale Cadore, in pieno centro a Rivalta. Gli agenti della Polizia Municipale sono risaliti a lui dopo una scrupolosa indagine partita dall’esame dei filmati registrati dalle videocamere di sicurezza. Oltre ad avere imbrattato con disegni e scritte i muri e la porta di un’abitazione privata in via Bocca il giovane avrebbe teso un filo di nylon lungo una ventina di metri ad altezza uomo attraverso via Cadore e dello scotch in via Mellano. Uno scherzo di cattivo gusto, che avrebbe potuto avere serie conseguenze, soprattutto se ad imbattersi nella trappola fosse stato un ignaro ciclista. Per fortuna il filo è stato notato da un passante che, dopo averlo rimosso, ha segnalato l’accaduto sui social, allertando così le forze dell’ordine e l’amministrazione comunale. Lo scotch è stato invece rotto da un’auto in transito senza causare danni. Il giovane non avrebbe però agito da solo: stando a quanto risulta alla Municipale di Rivalta (e dalla visione dei filmati delle telecamere) durante queste azioni era accompagnato da alcuni coetanei minorenni, anche loro rivaltesi. I genitori del ragazzo hanno fatto sapere che risarciranno i proprietari dell’immobile per i danni causati dal figlio. Un gesto di buona volontà che comunque non eviterà al giovane la segnalazione all’Autorità Giudiziaria: la relazione della Municipale di Rivalta è stata inoltrata alla Procura della Repubblica Minorile. Contestato il danneggiamento (art. 635 del Codice penale) e il collocamento pericoloso di cose (art. 675 del Codice penale)
Proseguono incessantemente le attività volte a prevenire il fenomeno degli incendi di rifiuti attraverso la ricerca ed il sequestro di capannoni adibiti a discarica abusiva nel territorio, esercitate tramite lo sforzo congiunto dei Carabinieri del Noe di Torino e le varie componenti dell’Arma territoriale
A seguito di questi controlli, i Carabinieri del Noe e della Compagnia di Borgosesia individuavano, non lontano da quel centro, un’azienda operante nel trattamento di rifiuti di diverse tipologie. Il successivo controllo permetteva di riscontrare evidenti violazioni delle prescrizioni contenute nel provvedimento autorizzativo della Provincia, tra l’altro scaduto, in particolare nel capannone erano stati stoccati rifiuti eterogenei, più di 1600 tonnellate solo in parte cernite e differenziate, volumi di gran lunga superiore alle quantità ammesse e, soprattutto, tali rifiuti erano accatastati nelle aree esterne alla struttura, ammassati ostruendo i presidi antincendio e violando palesemente il layout aziendale. Il controllo riservava, però, altre sorprese, infatti il personale operante individuava nel vicino comune di Valduggia un altro capannone nella disponibilità dell’azienda, dove erano accumulate con modalità illecite altre 500 tonnellate di rifiuti oltre che macchinari per la cernita dei materiali. In questo caso le violazioni erano ancora più gravi, in quanto questo secondo edificio era assolutamente privo di autorizzazione a stoccare i rifiuti e a eseguire operazioni di trattamento degli stessi, cosa che invece avveniva nel più completo dispregio della normativa vigente. Conseguentemente, i Carabinieri del Noe di Torino procedevano al sequestro di entrambi i capannoni per una superficie complessiva di 7.000 metri quadrati allo scopo di imporre all’azienda il corretto smaltimento dei rifiuti nella salvaguardia della normativa.
Massimo Iaretti
Sulle tracce degli avvelenatori di cani
Sono tornate in Provincia di Asti le squadre cinofile antiveleno. Nello scorso febbraio, in un giardino privato di San Damiano d’Asti, un cane labrador aveva già “abboccato” al richiamo di un’invitante polpetta di riso quando il proprietario, che per fortuna era vicino a lui, s’era lanciato a sottrarre il boccone sospetto al cane, impedendo che lo ingerisse completamente. Giunto da un veterinario professionista, il cane era stato sottoposto alle cure mediche di profilassi necessarie a scongiurare il peggio, mentre i residui del boccone erano stati inviati dallo stesso veterinario all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino. Esaminato il reperto, l’Istituto confermava che verosimilmente si trattava di esca avvelenata, ossia appositamente approntata da qualcuno con sostanze velenose; l’avviava dunque agli opportuni accertamenti analitici. I militari della Stazione Carabinieri di San Damiano d’Asti che avevano seguito l’attività informativa sul caso, hanno quindi recentemente coinvolto i Carabinieri forestali di Villafranca d’Asti, i quali, pur in assenza dell’esito degli esami tossicologici dell’Istituto zooprofilattico , hanno a loro volta attivato l’unità cinofila antiveleno della Stazione Carabinieri Forestale di Borgo San Dalmazzo. È nella giornata di venerdì scorso che i militari e l’unità cinofila hanno accuratamente perlustrato l’area (un giardino di circa 3000 metri quadrati e le aree agricole adiacenti) alla ricerca di eventuali altri bocconi potenzialmente avvelenati. Le ricerche hanno dato esito negativo e l’area, grazie al lavoro di Kira (questo il nome del cane antiveleno utilizzato), è stata messa in sicurezza. Si resta in attesa dell’esito delle analisi tossicologiche; nel frattempo l’attenzione dei Carabinieri Forestali sul caso resta alta e l’attività svolta con i cani antiveleno si rivela ancora una volta un utile strumento di prevenzione. Kira ed il suo conduttore fanno parte delle squadre cinofile antiveleno che sono state costituite nell’ambito del progetto europeo Life “WolfAlps”. I cani sono addestrati nella ricerca di esche avvelenate e di carcasse di animali, che puntualmente segnalano in modo inequivocabile al proprio conduttore. L’utilizzo di bocconi avvelenati è vietato dalla normativa vigente e costituisce un vero atto criminale, in quanto il veleno, una volta immesso nell’ambiente, non sceglie le sue vittime, né quelle dirette né quelle (domestici o selvatici) che potrebbe raggiungere attraverso la catena alimentare. È importante quindi segnalare prontamente alle autorità competenti (Carabinieri forestali, ASL, Sindaci) il rinvenimento di bocconi sospetti e i casi di diagnosi di sospetto avvelenamento, perché si possa intervenire per tempo con tutte le misure necessarie per individuare i responsabili e per prevenire ulteriori danni.
Massimo Iaretti
Sgominata la gang di giovani che rapinava i coetanei
I Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Alba hanno identificato i componenti della banda di giovani che tra i mesi di gennaio e febbraio, hanno compiuto una serie di rapine ai danni di ragazzi presso il metrobus della città. I quattro membri della banda, tutti ragazzi frequentatori degli istituti scolastici della zona, sono ritenuti responsabili di tre violente rapine consumate ai danni di altri giovani, proprio nel momento in cui questi erano in attesa dell’autobus per tornare a casa a termine delle lezioni. Gli episodi contestati sono al momento tre, ma i Carabinieri albesi stanno raccogliendo le dichiarazioni di altre persone per capire se possono essere stati perpetrati altri fatti criminosi, non ancora denunciati per paura. In merito alle tre rapine:
- nella prima, la vittima è stata un ragazzo minorenne di Alba al quale, dopo essere stato accerchiato dai quattro, spintonato e preso a pugni, è stata strappata una catenina d’oro. In quell’occasione era intervenuto il fratello maggiore della vittima, giunto poco dopo sul posto, ma anch’egli era stato colpito a calci e pugni;
- nel secondo episodio la vittima è stata rapinata del proprio portafogli contenente pochi euro. Il ragazzo è stato minacciato con una sigaretta accesa che gli sarebbe stata spenta sul volto se non avesse consegnato quanto richiesto. Anch’egli è stato colpito con un pugno;
- la terza vittima è stata una donna che per un bottino di appena 5 euro, è stata fatta cadere in terra rovinosamente.M.Iar.
- In definita per uno dei quattro soggetti, di origine nordafricana, è scattata la misura cautelare del collocamento in una comunità. Un secondo giovane, nomade di etnia Sinti, è stato posto agli arresti domiciliari per un’altra rapina compiuta in Torino. Gli ultimi due, un italiano e un rumeno, sono stati deferiti a piede libero. Tutti dovranno difendersi nelle aule del Tribunale dei minori di Torino con l’accusa di rapina aggravata in concorso.
Dalla prime luci dell’alba di lunedì mattina 8 gennaio, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Frascati, in Roma, Guidonia, Fonte Nuova, Chiavari, Novi Ligure e Pozzuoli, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale emessa dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nei confronti di 18 soggetti (di cui 11 in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 5 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.), ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale di stupefacenti, porto abusivo di arma da guerra e associazione per delinquere finalizzata ad agevolare l’immigrazione clandestina.
Il provvedimento scaturisce dagli esiti di una rilevante attività investigativa, condotta dai Carabinieri di Frascati, che ha permesso di disvelare l’esistenza di un’organizzazione – formata in gran parte da cittadini di etnia albanese – che gestiva il traffico di ingenti quantitativi di marijuana provenienti dall’Albania e destinati al mercato della Capitale. La base dell’organizzazione era dislocata in Italia, tra i comuni di Guidonia e Fonte Nuova, ed era gestita da soggetti albanesi che, sfruttando le conoscenze di altri connazionali già residenti da anni nel nostro Paese, si muovevano all’interno dell’intera Provincia di Roma contattando i vari pusher con i quali perfezionavano gli accordi per la fornitura della sostanza stupefacente. Le indagini, che si sono avvalse anche delle intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno così consentito di individuare i vari acquirenti e di cristallizzare le diverse compravendite di marijuana da parte del sodalizio criminale.
Nel corso di uno dei servizi di pedinamento, è stato possibile, inoltre, sequestrare al promotore del sodalizio un ingente quantitativo di marijuana nonché un fucile mitragliatore AK 47 di fabbricazione estera, detenuto insieme ad altro materiale utilizzato per espletare l’attività illecita.
L’attività investigativa ha consentito infine di individuare i canali di approvvigionamento di sostanze stupefacenti che dall’Albania giungevano in Puglia e successivamente venivano trasportate, all’interno di autovetture, a Roma.
Nel corso delle indagini, è emersa l’esistenza di un altro sodalizio criminale, collegato al primo – formato da diversi soggetti albanesi e da un cittadino italiano residente in provincia di Napoli – ritenuti responsabili del reato di associazione per delinquere finalizzata ad agevolare l’immigrazione clandestina.
L’organizzazione faceva giungere in Italia cittadini albanesi sprovvisti di documenti, i quali, dopo essere stati accolti in bed e breakfast per alcuni giorni, venivano poi accompagnati in Inghilterra con un documento alterato.
In particolare, venivano utilizzati documenti intestati a cittadini italiani, sui quali veniva apposta la foto del soggetto interessato, somigliante per caratteristiche somatiche a quanto riportato sul documento. In Inghilterra, l’organizzazione si occupava inoltre di trovare una sistemazione al cittadino irregolare, il tutto dietro lauto compenso.
In tale ambito, grazie anche alla collaborazione della polizia inglese, è stato possibile riscontrare la tesi investigativa identificando una donna albanese che era giunta all’aeroporto di Londra utilizzando una carta d’identità intestata a una cittadina italiana. Nel corso del controllo, è stato possibile grazie alle informazioni fornite alle autorità britanniche, identificare anche l’accompagnatore della donna, messo a disposizione dall’organizzazione.
Le indagini in parola hanno già consentito di sottoporre a sequestro oltre 150 kg di marijuana e decine di dosi di cocaina ed eroina.
Nel corso delle fasi operative di questa mattina, i Carabinieri hanno rinvenuto nell’abitazione di uno dei destinatari delle misure cautelari 4 chili di marijuana, custodite all’interno di una valigia posta sul davanzale dell’abitazione e nel bagagliaio dell’auto 4 panetti di hashish da 100 grammi l’uno.
M.Iar.
I Carabinieri della Stazione di Cigliano hanno arrestato un 25enne del luogo perché ritenuto responsabile di tentato omicidio.L’episodio è avvenuto nella mattinata dell’8 aprile, alle 11:00 circa, a Cigliano. Con una telefonata al 112, una 70enne ha informato la Centrale Operativa dei Carabinieri di Vercelli che il proprio marito, 83enne, era stato colpito ripetutamente alla testa con una sbarra di metallo dal nipote. Immediatamente sono state inviate sul posto una pattuglia dei Carabinieri di Cigliano ed un’ambulanza del 118. Carabinieri e soccorritori lo hanno trovato a terra con la testa tra le mani, una vistosa ferita al capo ed un occhio tumefatto.I Carabinieri conoscevano quell’abitazione, e sapevano che il 25enne è da tempo affetto da una forma di schizofrenia. Nel passato, però, il giovane non si era mai evidenziato per comportamenti violenti, apparendo sempre tranquillo e taciturno. La patologia di cui soffre non aveva mai, sino ad oggi, evidenziato scatti d’ira o atteggiamenti violenti, le amorevoli cure dei suoi cari, intervallate da periodi di trattamento presso il Centro di Igiene Mentale di Vercelli, si erano sempre rivelate efficaci.Dal racconto dei presenti, i Carabinieri hanno potuto comprendere che il 25enne, nipote dell’anziano, che come accade ogni giorno aveva attraversato il cortile ed era andato a trovare i nonni, poco prima aveva raggiunto il nonno nel giardino di casa sua e, mentre l’anziana moglie era nell’orto, lo ha colpito ripetutamente al capo, senza motivo, con un tubo di ferro, verosimilmente raccolto poco lontano. Le grida dell’uomo hanno attirato la moglie che, raggiunti marito e nipote, ha chiesto al 25enne cosa avesse fatto, non ottenendo alcuna risposta. Il 25enne, quindi, è stato accompagnato presso il reparto psichiatrico dell’ospedale di Vercelli, dove è stato arrestato e sottoposto a ricovero.L’83enne è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Vercelli, con riserva di prognosi.
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M.Iar.
Donna tenta il suicidio, salvata dai carabinieri
Nella tarda mattinata di sabato, in un comune del tortonese in provincia di Alessandria, una donna di 34 anni ha cercato di togliersi la vita ingerendo quelle che sarebbero poi risultate oltre 100 pasticche di vari prodotti medicinali. Subito dopo, forse in un attimo di riacquisita lucidità emotiva, decideva di rivolgersi ai Carabinieri ai quali, senza dare altre informazioni, riferiva quello che aveva fatto e della sua volontà di farla finita. Il militare di servizio presso la Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Tortona, compresa la reale gravità della situazione, si attivava immediatamente per localizzare il luogo da cui era partita la chiamata e, subito dopo, inviava sul posto sia i militari della Stazione Carabinieri, che un equipaggio del Nucleo Radiomobile di pronto intervento, attivando nel contempo il personale medico del “118”. Giunti per primi presso l’abitazione della donna, che inizialmente si rifiutava più volte di aprire loro, i Carabinieri riuscivano alfine a rassicurarla e a convincerla a farli entrare. Una volta nell’abitazione, i militari si rendevano immediatamente conto che quanto riferito dalla donna corrispondeva al vero. Sul pavimento, infatti, ancora le confezioni dei farmaci ormai completamente vuote. Poco dopo, sopraggiungevano anche i sanitari che provvedevano a prestare alla malcapitata le opportune iniziali cure “salvavita”, riuscendo tra l’altro a farle espellere da subito qualche decine di pillole tra quelle in precedenza ingerite, provvedendo nel contempo al suo trasporto con ambulanza presso l’Ospedale di Alessandria, ove la donna, ricoverata, risultava aver ingerito circa un centinaio di pillole.