Per la prima volta sul fronte dell’inquinamento da smog sono stati indagati amministratori pubblici. E’ l’inchiesta di Torino riguardante la qualità dell’aria negli anni dal 2015 al 2020. I sindaci di allora, Piero Fassino e Chiara Appendino, Sergio Chiamparino presidente della Regione, gli assessori Alberto Unia, Stefania Giannuzzi, Enzo Lavolta e Alberto Valmaggia vanno a processo. L’attuale governatore del Piemonte Alberto Cirio e il suo assessore regionale Matteo Marnati sono stati invece stralciati e inseriti in un secondo filone ancora in corso di indagine relativo a un successivo arco temporale. Oggi si tiene l’udienza pre-dibattimentale. I magistrati Vincenzo Pacileo e Gianfranco Colace contestano agli amministratori di non avere adottato misure adeguate per contrastare il costante sforamento dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria previsti dalla legge. L’inquinamento avrebbe provocato, in base alle valutazioni dei consulenti tecnici della Procura della Repubblica, più di mille morti premature e numerosi ricoveri ospedalieri. Si tratta del primo processo penale del genere in Italia. L’esposto che ha fatto partire le indagini fu presentato dal comitato “Torino Respira”.
I giudici di Cassazione hanno stabilito un processo di appello per l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino per la tragedia di piazza San Carlo del 3 giugno 2017. È stato disposto che la responsabilità penale dell’ex prima cittadina è irrevocabile ma verrà ricalcolata l’entità della pena riducendola. L’allora sindaca era stata condannata a 18 mesi di reclusione nel procedimento in cui si ipotizzano, a seconda delle posizioni, i reati di disastro, omicidio e lesioni in forma colposa. In quella tragica serata l’ondata di panico durante la partita di Champions tra Juventus e Real Madrid provoco’ 1500 feriti e due vittime.
Pubblichiamo, di seguito il commento postato da Chiara Appendino sui social
Poco fa i giudici della Corte di Cassazione hanno rigettato il mio ricorso contro la sentenza di condanna per la tragedia di Piazza San Carlo, seppur stabilendo che la pena inflitta dalla Corte d’Appello dovrà essere diminuita.
Ancora oggi, a oltre 7 anni di distanza, porto con me il dolore e l’angoscia per quella maledetta notte in cui quattro rapinatori armati di spray urticante scatenarono il panico in piazza. Un gesto scellerato per il quale stanno scontando una pena di 10 anni per omicidio preterintenzionale.
Da allora non ho mai smesso di rivolgere i miei pensieri alle persone coinvolte e alle loro famiglie e credo che il dolore che provo non potrà mai scomparire.
Per rispetto di chi quella sera ha perso la vita o è rimasto ferito, oltre che delle istituzioni che ho rappresentato e rappresento, mi sono sempre difesa nel processo e mai dal processo. E oggi accetto la decisione della Cassazione ma, nel contempo, non posso nascondervi un senso di amarezza.
A iter giudiziario sostanzialmente concluso, penso di poter dire quello che penso, soprattutto per quanto riguarda la ripartizione delle responsabilità tra le istituzioni.
Da questo processo emerge infatti che l’unico ente ritenuto responsabile per quegli incidenti è il Comune (e io in quanto Sindaca), mentre tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti a vario titolo nell’organizzazione e nella gestione della pubblica sicurezza, ovvero Questura e Prefettura, sono stati archiviati o assolti nei vari gradi di giudizio.
È uno squilibrio che faccio fatica a comprendere ed accettare: il Comune e i Sindaci non possono continuare a essere il capro espiatorio di tutto, dalla pubblica sicurezza fino allo smog (per il quale, fra poche ore, dovrò affrontare un nuovo processo).
La domanda che mi pongo è: chi, a fronte di questo precedente, sarà ancora disposto a mettersi a disposizione della sua comunità come primo cittadino?
Ciò che auspico è che su questo punto si possa avviare una sana riflessione fra tutte le forze politiche e il governo. Ad oggi, gli innumerevoli moniti di Anci e l’appello sottoscritto da migliaia di sindaci di ogni colore politico sono rimasti inascoltati.
Concludo ringraziando di cuore la mia famiglia, i miei legali e tutte le persone che mi sono state vicine in questo difficile percorso e ribadendo la mia sincera vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime che resteranno per sempre nel mio cuore.
Quel 1994 nero
IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni

Nella primavera del 1994 Berlusconi vinse le elezioni politiche contro la “gioiosa macchina da guerra” della sinistra, che riteneva di aver già trionfato. Vinse a capo di una coalizione di salvezza nazionale con leghisti e missini che poteva suscitare dubbi, garantiti da lui. Dopo pochissimi mesi il governo entrò in crisi anche a causa di alcuni ministri. Il risultato storico di aver fermato la sinistra era stato comunque raggiunto. A volere la crisi fu soprattutto Bossi che domenica ha detto di votare il partito di Berlusconi alle Europee. L’intervista al Cardinale Ruini, 92 anni, uscita oggi ci da’ un particolare di non lieve importanza: il presidente Scalfaro, tradendo in modo clamoroso il suo ruolo di arbitro, tento’ il suo coinvolgimento nel defenestrare Berlusconi. Spero non sia vera quella dichiarazione perché i sistemi di Scalfaro, cattolico integralista e ministro degli interni accusato di una gestione di fondi mai chiarita per la quale a pagare fu il prefetto Malpica, sono davvero lontani da quelli di una repubblica democratica. Dopo qualche tempo Berlusconi venne accostato alle banane anche se quella Repubblica e’ da accostare a Scalfaro. Non stupiamoci: oggi è rivalutato e solo una piccola parte di faziosi, che porta l’odio oltre la morte, parla di lui come di un nemico della democrazia.
Animali, spettacoli e magia al bioparco Zoom
Quest’estate, un palinsesto ricco di novità animerà Zoom fino a tarda sera con tantissimi eventi e con un’offerta di intrattenimento capace di coinvolgere, divertire e educare.
Esibizioni teatrali al chiaro di luna, show di magia e abili illusionisti, animazione per bambini e, a partire da luglio, tanta musica live.
Il 21 giugno (ore 20.45) in occasione della Giornata Mondiale della Giraffa, ospite d’eccezione il duo Gi&Raf: Raf, ventriloquo, illusionista ed attore salirà sul palco insieme all’inseparabile e dispettosa giraffa Gi.
il 22 e 29 giugno (ore 21:45) le due Magic Night con Luca Bono: giovane illusionista, campione italiano di magia.
Sostenere i malati cronici non autosufficienti
Nella seduta del 17 giugno 2024, il Consiglio Comunale di Torino ha approvato una mozione (primo firmatario: Pierino Crema (PD) – con 23 voti favorevoli e 2 astenuti – che chiede di salvaguardare il diritto alle cure sanitarie delle persone anziane malate croniche non autosufficienti.
Tra le varie richieste, il documento impegna sindaco e Giunta Comunale ad attivarsi affinché sia ritirata la Dgr 10-5445/2022 dalla Giunta regionale del Piemonte e siano abrogate le Dgr 14/2013 e 34/2016 finalizzate al piano di rientro concluso nel 2017, i cui criteri legati alla valutazione economica e ai limiti di durata del ricovero sono già stati superati dalla sentenza del Consiglio di Stato n°. 1858/2019, e siano recepiti nuovi provvedimenti nel rispetto delle norme vigenti.
Il provvedimento chiede anche alla Regione Piemonte di superare le criticità delle liste di attesa e il rispetto della legge regionale 10/2010, mai abrogata, che prevedeva una spesa anche del Ssnnella domiciliarità, e di coinvolgere anche l’Anci.
Viene inoltre proposta una campagna informativa rivolta alla cittadinanza, di concerto con le associazioni aderenti al Consiglio dei Seniores e con le Circoscrizioni cittadine, volta a fornire ai congiunti degli anziani malati non autosufficienti la conoscenza dei diritti vigenti in materia sanitaria e socio-sanitaria per garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute ai propri cari e non dover sostenere oneri esosi e non previsti dalle leggi dello Stato.
La nostra Costituzione garantisce a tutte e tutti il diritto alla salute – ha dichiarato in aula il presentatore della mozione, Pierino Crema (PD) – ma ciò non vale per gli anziani cronici non autosufficienti nella nostra regione.
In Piemonte – ha spiegato – su 45 mila posti letto in Rsa, soltanto poco meno di 30 mila sonoconvenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale.
L’assessore al Welfare, Jacopo Rosatelli, ha ribadito la necessità che la programmazione della prossima agenda sanitaria regionale prenda in considerazione le tematiche affrontate dalla mozione, garantendo maggiori risorse per l’assistenza alle persone anziane.
Quando ci si divertiva con poco
I giochi, al tempo dell’infanzia nei primi anni sessanta del secolo scorso a Baveno, sul lago Maggiore ( fa persino effetto a immaginare lo scorrere del tempo..) erano molto semplici e ci si arrangiava con ciò che avevamo a disposizione. Non saranno stati un granché ma, accompagnati da una buona dose di fantasia – che, fortunatamente, non mancava – erano pur sempre meglio di niente. In fondo, di alternative non ce n’erano e conveniva accontentarsi. Così, la vecchia cascina diventava un fortino delle giacche blu che presidiavano la selvaggia frontiera del West e l’impolverato calesse padronale del cavalier Castiglioni, ricoverato nello stabile adiacente, si trasformava in una diligenza pronta ad attraversare la prateria da un paese all’altro, tra l’Arizona e il Texas. I rocchetti del filo di tessitura – grigi coni di cartone pressato – infilati uno sull’altro, formavano delle lance che nemmeno i cavalieri medioevali potevano permettersi nei tornei dove mettevano in mostra il loro ardimento.
L’arrugginito marchingegno per l’intrecciatura della canapa, dal quale uscivano lunghe e robuste corde, immaginavamo fosse una straordinaria arma in dotazione a civiltà extraterrestri, abbandonata alla fine di antiche colonizzazioni del nostro pianeta. Le letture delle mirabolanti avventure contenute nei libri di Jules Verne, il fascino delle foreste del grande nord che scaturiva dalle pagine de L’ultimo dei Mohicani di Fenimore Cooper, la vita ribelle e trasgressiva, ricca di colpi di scena, dei pirati della Malesia capitanati da Sandokan e dal fido Yanez, contribuivano a far galoppare la fantasia sui prati e tra gli alberi della Tranquilla. Se a colmare le ore delle sere d’estate erano i racconti avidamente consumati, insieme alla vista, sfruttando la luce fioca delle lampadine alimentate con la corrente a 160 volt, o il giocare a nascondino con i ragazzi che venivano in villeggiatura dalla provincia di Varese che, per noi, erano “i milanesi”, d’inverno ci si scapicollava sul prato innevato in ardite discese con la slitta.
Ovviamente le battaglie a palle di neve non mancavano così come la costruzione di sgraziati pupazzi di gelo, con tanto di pezzetti di corteccia per gli occhi e la bocca, una carota al posto del naso e una vecchia berretta colorata a fare da copricapo. Mai che ne venisse uno decente, però: erano goffi e flaccidi oppure rachitici e tremolanti. La neve si mangiava, a quel tempo. “Liscia” o con un po’ di limone che, almeno nelle intenzioni, non solo le dava quel poco di gusto ma contribuiva a disinfettarla da tutti quei microbi ( tanti, troppi) che raccoglieva scendendo lenta e soffice fino a posarsi a terra.
Con i legni di nocciolo, robusti ed elastici, si confezionavano archi e frecce. Viceversa gli stretti tubi di celluloide che dovevano ospitare i cavi elettrici ( ce n’era una buona quantità nel magazzino abbandonato sopra alla fabbrica del signor Arrivabene) diventavano – una volta sezionati nella giusta misura – delle micidiali cerbottane. I proiettili abbondavano, grazie a quelle palline dell’infiorescenza delle palme che in gergo erano ribattezzate “ball da can”. Davanti alla fabbrica Shelling, dove si producevano scardassi – pettini d’acciaio per cardare la lana – c’era un grande palmizio ( tutt’ora è lì, seppur molto malandato) che regalava delle piccolissime noci di cocco, in tutto e per tutto uguali a quelle più grandi ma che non arrivavano nemmeno a eguagliare la misura di una pallina da ping-pong. Erano buonissime e le aprivano con il martello. Anche a mia madre piaceva la polpa delle noci di cocco e quand’era il tempo della festa patronale di Baveno, a giugno ( i santi Gervaso e Protaso ) ne acquistava dei pezzi dai venditori che li esibivano in quantità su quelle strane fontanelle a piramide. E, accanto al cocco, era difficile resistere alla tentazione dello zucchero filato, del croccante alle mandorle e alle nocciole, delle rotelle di liquirizia, con buona pace per dentisti e dietologi. Erano tempi in cui ci si accontentava di poco. E quel poco di cui si disponeva non era mai troppo.
Marco Travaglini
Ricicliamo cellulari, piantiamo alberi
È stato siglato un accordo di cooperazione
tra Amiat, Lions Club International e Leo Club Italia
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L’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare al corretto recupero e riciclo di questi particolari RAEE e dei materiali preziosi in essi contenuti
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Per ogni 15 smartphone avviati a recupero verrà messo a dimora un nuovo albero
Torino, 17 giugno 2024 – Contribuire alla transizione ecologica e al miglioramento della qualità dell’ambiente attraverso un accordo che unisce la raccolta e l’avvio a riciclo di vecchi dispositivi telefonici e la piantumazione di nuovi alberi. Sono questi gli impegni contenuti nell’accordo di cooperazione sottoscritto tra Amiat Gruppo Iren, il Distretto 108ia1 del Lions Club International, con sede in via Cialdini a Torino, e il LEO Club Italia.
Il protocollo, di durata triennale, mira infatti a promuovere, da una parte, la diffusione della cultura del recupero e delle buone pratiche per contrastare l’errato conferimento o l’abbandono di telefoni e smartphone giunti a fine vita, e, allo stesso tempo, impegna le parti a innestare un meccanismo virtuoso per “trasformare” l’impegno sul piano dell’economia circolare in nuovo verde per la Città di Torino.
Nello specifico l’accordo prevede che Amiat fornisca al Lions Club International Distretto 108Ia1 contenitori specifici per la raccolta di questi particolari RAEE (Rifiuti da Apparecchi Elettrici ed Elettronici) che, posizionati nella sede di via Cialdini, nel quartiere Cit Turin, permetteranno la raccolta di vecchi smartphone.
L’iniziativa sarà sostenuta anche da momenti da momenti di approfondimento, in occasione di specifici incontri di sensibilizzazione e informazione dedicati ai membri del Club. Sarà poi Amiat a occuparsi dello smaltimento dei rifiuti e a impegnarsi, per ogni 15 telefoni recuperati, a piantumare, in collaborazione con l’amministrazione comunale, un nuovo albero sul territorio cittadino.
“L’avvio di questo progetto conferma la volontà di Amiat di operare diffondere la cultura della sostenibilità a vantaggio della transizione ecologica, migliorando quindi la qualità della vita dei cittadini a salvaguardia delle generazioni future – dichiara Paola Bragantini, Presidente di Amiat Gruppo Iren – “Questa partnership con Lions Club International e LEO Club Italia permetterà di sviluppare ulteriormente le nostre attività di raccolta e riciclaggio di RAEE, anche per il recupero di materie critiche presenti nei dispositivi telefonici, contribuendo così alla riduzione dell’impatto ambientale dato dalla loro estrazione”.
“I Lions e i Leo con questo service pongono l’accento sulle azioni che tutti noi ogni giorno possiamo fare per migliorare l’ambiente in cui viviamo – ricorda Michele Giannone, Governatore del Distretto Lions International 108 Ia1 – un’azione semplice come gestire correttamente lo smaltimento di apparati obsoleti diventa una tematica cruciale per la sostenibilità a lungo termine della vita. Infatti, partendo da un corretto smaltimento diminuiamo lo sfruttamento di nuove risorse naturali e contemporaneamente riduciamo potenziali criticità ecologiche. La seconda parte del service, grazie al processo di piantumazione di nuovi alberi, contribuisce al risanamento ambientale per dare una vita migliore alle future generazioni. Il service di quest’anno a livello nazionale ha visto il conferimento già di qualche migliaio di cellulari Per concludere l’intero progetto aiuta a creare una coscienza civica attiva che promuove una virtuosa abitudine di riciclo come passo semplice ma fondamentale a salvaguardia del futuro della Terra”.
Abbiamo intervistato Friedrich Nietzsche


Dopo i primi tre appuntamenti della scorsa settimana, il programma prevede per oggi, lunedì 17 giugno, alle 18, un concerto di world music della Torino Social Orchestra: l’iniziativa è proposta dall’associazione “Sfera culture – Scuola popolare di musica” e sarà replicata venerdì 21 giugno sempre alle 18.
Domani, alle 17, tocca agli Ala – artisti liberamente associati – che mettono in scena, per i più piccoli, letture animate e musicate dedicate alle avventure di Marco Polo fra oriente e occidente. Saranno replicate martedì 25 giugno, sempre con inizio alle ore 17.
Giovedì 20 giugno, alle 17.30, sarà protagonista il Teatro Carillon con l’animazione per bambini “Spazio creativo open air”. L’evento tornerà giovedì 4 luglio, sempre alle 17.30, mentre giovedì 27 giugno, alla stessa ora, il Teatro Carillon porterà lo spettacolo di burattini dal titolo “Le strane orecchie del Re”.
Mercoledì 10 luglio, il circolo Mossetto presenterà “Radici e culture nel mondo”, con la partecipazione degli artisti che hanno collaborato con il circolo nell’ultima stagione musicale “Sud e magia”. Ci saranno musiche brasiliane, con influenze indigene africane e sudamericane, miscelate con danze tradizionali e concertini acustici. La rassegna sarà replicata mercoledì 24 luglio.
Gli ultimi eventi sono quelli organizzati dal Club Silencio, associazione che promuove la valorizzazione dei musei e degli edifici storici d’Italia. Giovedì 18 luglio, alle 18.30, porterà ai giardini un “workshop artistico per under 30” . L’iniziativa sarà replicata, sempre con inizio alle 18.30, nelle giornate del 25 luglio, 19 settembre e 26 settembre. Mentre il 12 settembre, alle 18.30, il Club Silencio darà vita al talk tematico “Aurora sogna”. Fino al 2 agosto, in orario diurno, ai giardini Madre Teresa, si svolgeranno anche le attività legate a “Cogli l’estate”.
I giardini sono stati sottoposti ad un’ampia riqualificazione lo scorso inverno con la realizzazione di una nuova area giochi, comprensiva di uno spazio attrezzato per giochi d’acqua, con la collocazione di nuove attrezzature per l’attività sportiva (un campo da pallacanestro, nato dalla riconversione della piastra di corso Vercelli, un’area per il pattinaggio libero, un nuovo impianto per lo skate, oltre all’ampliamento dell’area fitness), e con il potenziamento delle aree erbose e del numero degli alberi.
Avvocato di strada Torino compie 10 anni
Lo sportello torinese di Avvocato di Strada compie dieci anni. L’associazione che offre assistenza legale gratuita ai senza dimora, nata a Bologna nel 2001, è arrivata a Torino nel 2014 e da allora sono stati tutelati i diritti di oltre 300 persone.
Dal diritto alla residenza alle cause di separazione e divorzio, dal recupero dei crediti da lavoro alla tutela di persone vittime di violenze e aggressioni sono diverse le tematiche affrontate dai legali e paralegali dell’associazione, unite però dalla volontà di dare dignità e voce agli ultimi, il tutto, gratuitamente.
«Siamo molto felici di essere riusciti a raggiungere questo importante traguardo – dichiara l’avvocato Elena Virano, coordinatrice dello sportello torinese- Quando si opera in un’associazione c’è sempre il rischio che l’individualità dei singoli prevalga sul gruppo. Nel nostro caso ciò non è successo ed è questa la forza del nostro sportello. Ogni volontario che ha fatto parte e che fa parte dell’associazione ci ha aiutati a crescere e migliorare e soprattutto ad aiutare concretamente tutti coloro che si sono rivolti a noi».
Al successo del progetto ha senza dubbio contribuito anche la fitta rete di associazioni, enti e istituzioni che in questi anni hanno ospitato i legali di Avvocato di Strada. Una rete con la quale ora è tempo di fare un bilancio che vada oltre i numeri, con cui confrontarsi su un tema, quello delle persone senza dimora, che accende sempre di più il dibattito tra i cittadini del capoluogo piemontese.
A dare il via al ciclo di incontri pensati per “tirare le somme” di questi primi dieci anni sarà l’avvocato Antonio Mumolo, presidente nazionale dell’associazione, che sarà a Torino venerdì 21 giugno alle 18.30 alla libreria Binaria – Centro Commensale del Gruppo Abele per presentare il libro Non esistono cause perse. Gli avvocati e la strada scritto a quattro mani con il giornalista Giuseppe Baldessarro.
La presentazione sarà un’occasione per conoscere l’associazione, la sua storia, le battaglie affrontate dentro e fuori dai tribunali, ma anche le tante storie di chi si rivolge agli avvocati di strada.
A dialogare con l’autore la giornalista e scrittrice torinese Rosanna Caraci.
L’incontro del 21 giugno sarà solo il primo evento per celebrare il traguardo dei dieci anni: nell’autunno, infatti, si terrà un convegno dedicato agli operatori e a tutti coloro che si occupano di senza dimora per porre le basi per affrontare le sfide del futuro.
L’associazione Avvocato di Strada: alcuni numeri.
Dal 2001 ad oggi i volontari di Avvocato di strada hanno tutelato oltre 40mila persone.
Ad oggi l’associazione è presente in 60 città italiane con all’attivo 1334 avvocati e volontari. Nello sportello torinese operano 15 persone tra avvocati, studenti e volontari.
Nel 2023 sono state 2691 le persone assistite gratuitamente per un valore del lavoro legale messo gratuitamente a disposizione degli ultimi pari a 1,8 milioni di euro.
Il libro Non esistono cause perse. Gli avvocati e la strada. Edizioni Intra.
Gli invisibili protagonisti della povertà contemporanea e la straordinaria missione dell’Associazione Avvocato di Strada – Prefazione di S.E. Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente CEI.
La prima cosa che viene in mente quando si vede un ‘barbone’ dormire per strada è che si tratta di una causa persa. Lo pensiamo, anche se a volte non lo confessiamo nemmeno a noi stessi. Nel linguaggio comune e nell’immaginario collettivo la “causa persa” indica un problema impossibile da risolvere o una persona che non si rialzerà. Nel linguaggio giuridico vuole anche dire lottare contro i mulini a vento ovvero proporre una causa quando si sa che la sentenza sarà molto probabilmente negativa. Per noi non esistono persone che non si possono aiutare e non esistono giudizi che non si possono affrontare, anche in situazioni molto complicate, perché c’è sempre la possibilità di ottenere sentenze innovative. Così come è sempre possibile provare a costruire un mondo migliore, più giusto. Per noi non esistono cause perse.
Gli autori
Antonio Mumolo (1962) avvocato giuslavorista, vive a Bologna. Da sempre impegnato nella tutela delle persone più deboli, è socio fondatore della Associazione Bologna Kurdistan, è socio fondatore della Associazione Amici di Piazza Grande, è socio fondatore e Presidente della Associazione Avvocato di strada. Ha curato la redazione del libro “I diritti e la povertà”, una raccolta di casi giuridici relativi alle dolenti figure della povertà contemporanea, e del libro “I diritti dei minori”, raccolta di casi affrontati in favore dei minori figli di persone senza dimora.
Giuseppe Baldessarro (1967) giornalista professionista. Cronista di Repubblica, dal 2015 vive e lavora a Bologna, dove si occupa di cronaca giudiziaria e nera. È autore di libri d’inchiesta per i quali gli sono stati assegnati diversi riconoscimenti. Tra i più noti, i premi “Pippo Fava” (Catania, 2010), “Borsellino” (Roseto degli Abruzzi, 2011), “Agende Rosse”, “Matita rossa matita blu” (Fondazione Falcomatà, 2011 e 2016) e il terzo premio “Piersanti Mattarella” (2018).