ilTorinese

In scena al teatro Carignano “Hybris”

Con Antonio Rezza e Flavia Mastrella. In scena fino al 9 giugno

 

martedì 4 giugno alle 19.30.

Si tratta di uno spettacolo scritto e diretto da Antonio Rezza e Flavia Mastrella, già vincitori del Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 2018.

Antonio Rezza va in scena con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e Maria Grazia Sughi. L’habitat è di Flavia Mastrella, il disegno luci di Dario Crispino, le luci e la tecnica di Alice Mollica.

Lo spettacolo, coprodotto dalla Compagnia Rezza/Mastrella, la Fabbrica dell’attore Teatro Vascello, Sardegna Teatro e Spoleto Festival dei due Mondi resterà in scena per la stagione in abbonamento del Teatro Stabile fino a domenica 9 giugno.

Il nuovo lavoro di Rezza-Mastrella approda al teatro Carignano, portando con sé tutta la sua dirompente forza dissacratoria e innovativa. La loro folle ma, al tempo stesso, lucida scrittura scenica questa volta è incentrata su una porta, aperta e richiusa una decina di volte durante lo spettacolo, che diventa qui la cesura tra un ambiente e l’anticamera di un altro mondo o il filtro tra un dentro assoluto e un indefinibile fuori, tra l’essere, l’esserci e un eventuale sarei. Un pastiche teatrale e linguistico accuratamente studiato e calibrato per apparire disorientante quanto esilarante.

‘Come si possono riempire le cose vuole? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista? La porta… perché così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno in terra. L’uomo fa il verso alla belva che lui stesso rappresenta. Senza rancore. La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre e chiude sul nulla. Si ode quello che non c’è; intorno un ambiente asettico fatto di bagliori.

L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara. Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte di solito è insabbiata, al bambolotto queste cose sembrano inutili sofferenze, antiche volgarità. La porta attraversata dal corpo, che è di cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto. Al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma il bambolotto si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro e consapevole di dare una direzione sua alle cose. La spina dorsale si allunga e si anima, finalmente si divide. Aprire la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere e la meschinità dello stare. Chiunque sta in un punto. Detta legge in quel punto. Ci si conosce sotto i piedi, nulla può durare a lungo quando due persone si incontrano esattamente dove sono… I rapporti finiscono perché nascono sotto i calcagni, senza rispetto. Piccoli dittatori che fanno della posizione la loro roccaforte. Ma poi barcollano con una porta davanti gestita da un carnefice inesatto che stabilisce dove gli altri vivono. Non cambia molto essere un metro oltre o un metro prima, ma muta lo stato d’animo di chi sapeva dove era e adesso ignora dove andrà perché non sa da dove parte.

Chi bussa sta dentro, chi bussa cerca disperatamente che qualcuno da fuori gli chieda “Chi è“. Bussiamo troppo spesso da fuori per tutelare le poche persone che vivono all’interno , si tratta di famiglie di due o tre elementi , piccoli centri di potere chiusi a chiave. Dovremmo imparare a bussare ogni volta che usciamo perché fuori ci sono tutti, l’esterno è proprietà riservata, condominio esistenziale, casa aperta. L’educazione va sfoggiata in mezzo agli altri e non pretesa quando ci si spranga insieme al parentato. La famiglia la sera chiude fuori tutta l’umanità, che senso ha accogliere il diverso quando ogni notte ci barrichiamo dichiarando l’invalicabilità della nostra dimora? Infimi governanti delle pareti domestiche, come le bestie, L’uomo diventa circense, domatore della proprietà privata.

Teatro Carignano, piazza Carignano 6

Orario degli spettacoli martedì, giovedì e sabato ore 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45

 

Mara Martellotta

La squadra 100% UGI dei ragazzi guariti da tumore scende in campo allo Stadio Filadelfia

La squadra 100% UGI dei ragazzi guariti da tumore scende in campo allo Stadio Filadelfia nel Torneo dell’amicizia Sabato 1° giugno 2024 dalle ore 13,30 allo Stadio Filadelfia, nel “Tempio del Toro” (ingresso via Filadelfia 36), si terrà il Torneo dell’amicizia. Il grande cuore Toro a favore di UGI (Unione Genitori Italiani ODV). Sarà una giornata di sport e solidarietà, in collaborazione con i Toro Club. All’evento calcistico parteciperanno la squadra 100% UGI, la prima squadra di calcio formata esclusivamente da adolescenti guariti da un tumore presso l’Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino (diretta dalla professoressa Franca Fagioli), e prestigiosissime squadre del Torino FC Academy. Presenterà il mitico speaker del Torino FC Stefano Venneri con la partecipazione di altri importanti ospiti del mondo granata. Per l’ingresso l’offerta minima sarà di 5 euro. Il ricavato della giornata sarà devoluto all’UGI per l’allestimento del “Centro riabilitativo multidisciplinare”. “Sarà una grande giornata di calcio e solidarietà per chi scenderà in campo e per i tifosi, che potranno assistere ad un evento unico. Ringraziamo il Torino FC per la consueta disponibilità dimostrata nei confronti di UGI e per aver dato la possibilità ai nostri ragazzi di poter giocare sul glorioso terreno del Filadelfia” dichiara il professor Enrico Pira (Presidente UGI). “Che emozione poter vedere scendere in campo al Filadelfia i nostri ragazzi grandi e piccini che hanno vinta la partita della vita dopo una lunga battaglia ed ora si accingono a giocare una partita di calcio molto significativa nel loro percorso di crescita” afferma la professoressa Franca Fagioli.

Elaboriamo il lutto

Il lutto è stato, e per alcuni versi lo è tuttora, uno dei temi più sentiti dall’umanità che lo ha percepito (e lo percepisce) in modo diverso a seconda delle epoche, della cultura e della fede.

La morte di un individuo è vissuta, tanto dalla comunità a lui più vicina quanto, se famoso, da un pubblico molto più vasto, secondo regole codificate, a partire dai momenti immediatamente successivi alla morte, alla diffusione della notizia, all’abbigliamento dei parenti più stretti, all’inumazione o cremazione fino al periodo successivo, che può durare anni nel caso di una vedova in alcune zone anche dell’Italia.

Si ha nei confronti del “de cuius” un’attenzione, un senso del dovere che spesso non gli venivano tributati neppure in vita, temendo di attirarsi la sua ira dall’aldilà.

Il lutto assume spesso un aspetto esteriore quasi teatrale, con cori di donne pagate appositamente per lamentarsi, talvolta per persone che neppure conoscevano; è il caso di alcune zone del sud Italia dove, anche se in maniera minore rispetto ad alcuni anni fa, alcune donne siedono nella stanza dove giace il cadavere (se deceduto in casa) e cantano alcune litanie.

Un esempio famoso di cordoglio collettivo è quello citato nell’Iliade quando Ettore muore e la moglie Andromaca, la madre Ecuba e la compagna di suo fratello Paride, Elena, intonano un coro cerimoniale.

I tempi, poi, hanno modificato enormemente il concetto tanto dellutto quanto della concezione della morte stessa: sempre più persone scelgono la cremazione al posto della tradizionale inumazione sottoterra o della tumulazione in un loculo e, tra questi, alcuni scelgono di conservare le ceneri presso la propria abitazione ed altri di disperdere le ceneri in mare o in altro luogo, rinunciando ad avere un luogo dove recarsi a pregare e vedere l’ultima dimora del proprio caro.

Nei casi di morte improvvisa, soprattutto se il defunto era giovane ed in buona salute, è normale lo scoramento per la perdita improvvisa; immaginate, per esempio, quando muore un figlio, un evento innaturale al punto che in nessuna cultura esiste un vocabolo per designare chi perda un figlio come c’è, invece, per chi perde un genitore.

Molte persone non si rassegnano all’idea di perdere un congiunto che, magari dopo mesi o anni di malattia, riesce cessa finalmente di soffrire; l’egoismo ci fa pensare più al nostro dolore, alla perdita di chi ci è caro, di qualcuno che non potremo più vedere, sentire ed incontrare, anziché pensare che il morto ha finalmente raggiunto la pace.

Pensiamo soltanto alla dignità compromessa dalla necessità di farsi cambiare il pannolone, di essere accompagnato in bagno, messo a letto, vestito, lavato, ancor più se la testa è lucida ed è soltanto il fisico a non rispondere più.

Eppure, quasi nessuno ha mai messo al primo posto la serenità acquistata finalmente dal deceduto anziché il proprio personale dolore.

Avete mai visto i funerali a New Orleans? Il tipico rito funebre locale inizia con un corteo cui partecipano la famiglia con conoscenti ed amici, accompagnati da una banda di ottoni fino al luogo di sepoltura. Le musiche sono cupe, tristi: Al termine della sepoltura, il tono della musica cambia e la banda inizia a suonare motivi allegri, spirituals o melodie per indicare che ormai il corpo è stato “liberato” e la vita ricomincia.

Perché non possiamo anche noi concentrarci sulle sofferenze del corpo che cessano in virtù della morte? Il defunto ci vorrebbe tristi, addolorati per la sua dipartita o preferirebbe saperci sereni perché ha smesso di soffrire?

Uno scritto, erroneamente attribuito a Sant’Agostino, in realtà opera dello scrittore Henry Scott Holland recita:

La morte non è niente. Non conta.

Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.

Non è successo nulla.

Tutto resta esattamente come era.

Io sono io e tu sei tu e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme

è immutata, intatta.

Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.

Chiamami con il vecchio nome familiare.

Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce,

non assumere un’aria solenne o triste.

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.

Sorridi, pensa a me e prega per me.

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima.

Pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. [..]”

Sergio Motta

Aumentano i costi, ecco come cambia la linea Metro 2: sarà più corta

Proseguono le attività propedeutiche per la realizzazione della linea 2 della metropolitana di Torino.
Il commissario straordinario Bernardino Chiaia ha inviato al Ministero dei Trasporti, come previsto dalla legge 29/4/2024 n.56, la proposta di rimodulazione dell’intervento necessaria per “garantirne la realizzazione per lotti funzionali con le risorse disponibili a legislazione vigente”.

Le modifiche proposte contemperano la necessità di garantire la copertura dei costi, aumentati del 36% a causa del caro materiali rispetto all’approvazione del PFTE (Progetto di fattibilità tecnico ed economica) ottemperando alle richieste del Ministero.

Le stazioni previste dal primo lotto funzionale proposto, che si conferma andrà da Rebaudengo a Porta Nuova, saranno 10 con la prospettiva di proseguire poi, con nuovi finanziamenti, fino al Politecnico. Restano centrali nel progetto le tre fermate ubicate lungo il Trincerone ferroviario (Via Gottardo/Via Sempione) nella zona nord della città, da cui partiranno i lavori, e la possibilità futura di realizzare lo sfiocco verso San Mauro; la stazione Corelli sarà spostata di cento metri verso est e accorpata alla stazione Cimarosa per dare vita alla nuova fermata Corelli/Tabacchi, garantendo un servizio efficiente al futuro polo della ex Manifattura Tabacchi.

“Il notevole caro materiali ha imposto una revisione del PFTE necessario per non bloccare l’avvio dell’opera e accumulare ritardi. La rimodulazione proposta consente di raggiungere comunque l’intersezione con la Linea 1 in corrispondenza di Porta Nuova e preservare lo sfiocco a nord verso San Mauro e Pescarito. È stato svolto un importante lavoro tecnico – dichiara Bernardino Chiaia, Commissario straordinario della linea 2 – che consente di salvaguardare le esigenze di tutto il quadrante Nord Ovest della Città tenendo conto dei finanziamenti erogati e dell’esigenza di poter rendere comunque funzionale l’intero lotto Rebaudengo-Porta Nuova rispettando il cronoprogramma già fissato. Siamo già al lavoro con le istituzioni per individuare in tempi brevi ulteriori risorse che consentano di far proseguire la linea verso Sud, come da progetto”.

Nel riepilogo del Progetto Definitivo si evidenzia che l’investimento totale ammonta a 1 miliardo e 828 milioni di euro. Le prime gare verranno bandite entro l’estate di quest’anno mentre l’avvio della realizzazione dell’opera è previsto entro la fine del 2025.

Il Sindaco di Torino, nel prendere atto della necessità della revisione del PFTE a causa del notevole incremento dei costi dovuto al caro materiali, esprime comunque apprezzamento per il difficile lavoro tecnico svolto in questi mesi dal Commissario che ha consentito di non mettere in discussione l’opera nonostante l’extra costo di oltre il 30%. Nella sua rimodulazione proposta al MIT il Commissario ha infatti raccolto le istanze della Città limitando al massimo possibile le modifiche, salvaguardando l’esigenza di realizzare il primo lotto funzionale nella zona nord, la realizzazione dello sfiocco per la futura connessione con San Mauro e Pescarito fondamentale per la futura diramazione nord e nel contempo garantire la indispensabile interconnessione con la Linea 1 a Porta Nuova. Modifiche che consentiranno di rispettare il cronoprogramma delle gare e dell’avvio dei lavori. La Città è già impegnata da tempo nel chiedere al Governo ulteriori risorse a copertura del necessario prolungamento verso Sud e il Sindaco auspica che queste possano essere rapidamente recuperate già a partire dalla prossima legge finanziaria.
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Stupinigi a passo di danza

Il progetto “Orme sonore” con il Primo Liceo Artistico Statale Coreutico di Torino alla Palazzina di Caccia di Stupinigi (TO)

 

Nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, un tempo destinato alle feste e ai balli di corte, si è concluso con una performance a passo di danza il progetto “Orme sonore” che, per il secondo anno consecutivo, ha coinvolto gli studenti del Primo Liceo Artistico Statale Coreutico di Torino.

A febbraio è iniziata l’esperienza di ascolto di brani classici correlati con gli ambienti della Palazzina, individuati insieme ai Servizi Educativi del Teatro Regio di Torino. Attraverso coreografie ed improvvisazioni di danza, le classi coinvolte avevano il compito di riconoscere e valorizzare i contenuti artistici (architettura ed apparati decorativi) della palazzina, simbolo dell’arte e dell’architettura barocca e rococò. Acquisiti gli strumenti, i ragazzi hanno progettato – in collaborazione con i Servizi Educativi della Palazzina di Caccia di Stupinigi guidati da Serena Fumero – una performance basata su una visione trasversale del luogo. La natura, gli animali e le correlazioni con la musica li hanno portati ad esplorare il Carnevale degli Animali di Camille Saint-Saëns e le storie legate al mito, da Fetonte a Diana e Atteone attraverso composizioni musicali contemporanee realizzate dagli stessi docenti. Durante le due giornate di restituzione, a museo aperto, sono stati anche presentati i lavori di scenografia relativi al brano Acquario del Carnevale degli Animali.

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

www.ordinemauriziano.it

Quelle “staffe perdute”… e poi ritrovate!

“Palazzo Madama” lancia un crowdfundingper l’acquisizione degli “smalti di Limoges” trafugati dal “cofano” di Guala Bicchieri

La storia avrebbe tutti gli elementi per poter essere raccontata nelle pagine di un avvincente “giallo piemontese”. Ambientato in epoca medievale. Ma anche spingendosi oltre. Si parte dalla notizia di questi giorni, in arrivo da “Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica” di Torino. Che, attraverso la sua conservatrice, Simonetta Castronovo, fa sapere che dallo scorso 28 marzo è in corso un’importante campagna di crowdfunding dal titolo “Ritorno a casa. Il cofano ritrova smalto” (per aderire c’è tempo fino a martedì 31 dicembre prossimo) per riportare alle antiche origini un “capolavoro identitario”dello stesso Museo, ovvero un prezioso “cofano” (scrigno o bauletto da viaggio con coperchio e maniglie attestato fin dai tempi più remoti come contenitore di oggetti di vario genere, spesso anche di valore) appartenuto al cardinale Guala Bicchieri o Giacomo Guala Beccaria (Vercelli,1160 – Roma, 1227), fondatore dell’abbazia di “Sant’Andrea” di Vercelli, nonché legato di Papa Innocenzo III, diplomatico, bibliofilo e collezionista. Il suddetto “cofano” sarebbe stato oggetto di latrocinio delle “cinque staffe” – elementi metallici con decoro floreale in smalto champlevé – che originariamente decoravano il coperchio o il retro del cofano ligneo, conservato a “Palazzo Madama” e decorato da medaglioni in oreficeria e smalto, con animali fantastici e scene profane.

E qui parte il nostro piccolo “giallo”, un piccolo “giallo storico” (all’Umberto Eco? Esageruma nén”), con tanto di Abbazia, monaci, un furto (non risultano omicidi, per carità!) e un mistero che tale è ancora oggi.  Cominciamo dall’inizio. L’opera in oggetto, donata dal cardinale per legato testamentario alla sua “Abbazia”, rimase a Vercelli fino al 1824, quindi entrò in una collezione privata e venne infine acquistata da “Città di Torino” e “Regione Piemonte” nel 2004. Tuttavia, alcuni degli elementi in rame e smalto che lo impreziosivano in origine risultano oggi mancanti: verosimilmente trafugati (questa è l’ipotesi) durante la permanenza dell’opera nella chiesa di “Sant’Andrea” di Vercelli, tra il XIII e il XVIII secolo. In particolare sono andati perduti i dieci medaglioni del coperchio, i dieci che ornavano il retro, oltre a diverse staffe e cantonali (elementi in rame e smalto champlevé, anch’essi con decoro floreale, che rivestivano gli spigoli del cofano). E qui entra in gioco un “personaggio chiave”. Nel 2019 un antiquario di Parigi contatta il “Museo del Louvre” per sottoporgli i “cinque smalti” in questione e subito dopo “Palazzo Madama”, cui propone in vendita le “cinque staffe”, in tutto e per tutto compatibili (fin dalle prime descrizioni) con le opere decorative del “cofano Guala Bicchieri”. L’offerta è ghiotta. Che fare, dunque? Per poter verificare tale ipotesi, il conservatore di arti decorative Simonetta Castronovo non ci pensa su tanto e si reca in sopralluogo presso la Galleria francese, organizzando nel contempo con il “Dipartimento di Chimica” dell’“Università di Torino” una campagna di indagini diagnostiche (analisi XRF), per approfondire lo studio scientifico delle staffe. Che – nessuna sorpresa! – coincidono esattamente per dimensioni e disegno degli elementi floreali con quelle ancora presenti sul cofano “torinese”. Riprese a questo punto le trattative con Parigi, a fine 2023, “Palazzo Madama” ha ben pensato di procedere, per quest’importante acquisizione, con una campagna di crowdfunding, su modello di quella compiuta nel 2013 per il servizio da tè, da caffè e da cioccolata con “stemma Taparelli” detto “Servizio d’Azeglio”, che ebbe un particolare successo permettendo al Museo di raggiungere la cifra richiesta e di acquisire l’opera nell’arco di pochi mesi. E, attenzione, il tempo stringe anche per il nostro “scrigno”, di cui pare ne esistano solo sei al mondo e che pare essere già “osservato speciale” di un Museo americano.


Per porre in atto, dunque, la “campagna di raccolta fondi”, il “Museo” di piazza Castello si appoggia alla piattaforma “Rete del Dono”, attraverso la quale sarà possibile fare le donazioni online. La “campagna” si articolerà in conferenze, video, storytelling. La cifra richiesta dall’antiquario è di 50mila euro e la scadenza per arrivare a tale importo è fissata per fine dicembre 2024. Dal sito di “Palazzo Madama”, www.palazzomadamatorino.it, è possibile accedere, tramite apposito link, alla pagina  dedicata sulla “Rete del Dono”, dove sono assicurate tutte le tipologie di pagamento.Le donazioni possono inoltre beneficiare dell’“Art Bonus”: un incentivo fiscale che consente una detrazione, fino al 65%, per chi effettua donazioni a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Sono naturalmente previsti anche reward specifici per tutti i donatori: dall’iscrizione del nome sul “donor wall” del sito di “Palazzo Madama”, all’emissione di ingressi omaggio in Museo, fino alla visita guidata delle collezioni e del Palazzo, fuori orario, con il Direttore.

E il “giallo”? Certo non è stato e non sarà risolto. La polvere dei secoli ha coperto inesorabilmente volti, nomi, fatti e misfatti. Ma noi, per quanto possa interessarci, un piccolo gesto possiamo compierlo. Per riparare, almeno in parte, al maltolto. E, di certo, “Palazzo Madama” e Torino – la Torino più sensibile al valore del patrimonio artistico e culturale del territorio – ringrazieranno.

Gianni Milani

Nelle foto: Bottega orafa di Limoges, “Serie di cinque staffe” provenienti dal “cofano di Guala Bicchieri”, 1220-1225; Il “cofano” di Guala Bicchieri; Simonetta Castronovo, conservatrice di arti decorative a “Palazzo Madama”

Al via l’European Football Week di Special Olympics

Con la cerimonia di apertura che si è svolta ieri mattina ai campi di corso Appio Claudio 106 è partita la XXIV edizione dell’European Football Week organizzata da Special Olympics. L’obiettivo della manifestazione è quello di promuovere il calcio come sport per tutte le abilità. Durante l’intera durata del torneo le squadre degli istituti scolastici partecipanti di ogni ordine e grado potranno liberamente promuovere delle partite amichevoli con altre scuole, mini tornei, allenamenti o esercitazioni di avviamento al calcio assistiti dai propri docenti.

All’European Football Week di Torino sono presenti quattordici istituti superiori e cinque medie cittadini e della prima cintura. Ogni formazione sarà composta da ragazzi e deve comprendere almeno tre ragazze nel proprio organico con o senza disabilità intellettive. Non bisogna dimenticare che il prossimo anno, dall’8 al 16 marzo, la nostra regione ospiterà per la prima volta in Italia i Giochi Mondiali Invernali Special Olympics che coinvolgeranno circa 2.500 atleti, 625 allenatori, 3.000 volontari e migliaia di persone tra medici, familiari, giornalisti e delegati.

Marco Aceto

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Lutto per la morte del titolare del notissimo bar

Grande cordoglio per la scomparsa improvvisa di Gianni Pitossi, 80 anni, titolare per quasi mezzo secolo  del Bar Italia, in corso Cavour a Ivrea all’angolo con via Luca e successivamente, in una nuova sede. Molto conosciuto in città il suo bar è stato punto di ritrovo per moltissimi eporediesi.