ilTorinese

Vigilanza Polizia al confine: 8500 persone e 2 mila veicoli controllati

Dallo scorso mese di luglio, la Polizia di Stato ha intensificato i servizi di controllo anche nell’area dell’Alta Val di Susa, in relazione all’aumento dei flussi connessi alla stagione estiva.

In particolare, il personale del Settore Polizia di Frontiera di Bardonecchia, nell’ambito degli specifici compiti di vigilanza della fascia confinaria italo-francese e del contrasto alla criminalità transfrontaliera, ha rafforzato i controlli dei valichi alpini del Moncenisio, del Monginevro/Clavière, del valico autostradale del Frejus, nonché del Colle della Scala in Bardonecchia, integrando il dispositivo di pattugliamento del territorio anche con equipaggi a bordo di motocicli.

Le pattuglie moto montate, impiegate nei servizi di retrovalico o di polizia giudiziaria, che operano anche in forma congiunta con i collaterali organi francesi della Police aux Frontières del Monginevro e di Modane, effettuano spesso attività di avvistamento e segnalazione a distanza dei veicoli sospetti, al fine di consentirne il loro fermo e successivo controllo, in condizioni di sicurezza nelle zone ritenute più idonee; inoltre, concorrono ad elevare il livello di sicurezza della circolazione stradale, sulle arterie principali dei valichi alpini, ancor più con l’aumento dei flussi motociclistici del periodo estivo, che interessano l’autostrada A32, le strade statali SS24 del Monginevro ed SS 25 del Moncenisio.

L’operato dei motociclisti della Polizia di Frontiera consente, altresì, un controllo più capillare della viabilità secondaria dell’Alta Val di Susa e Val Cenischia, nonché del reticolo di strade “bianche” nei territori montani dei comuni di Cesana Torinese, Clavière e Moncenisio, che conducono ai passi stagionali di Col Chabaud – Col Bousson, Col Saurel, Col Gimont e strada Lago Arpone – confine di Stato – Lago Rotarel.

Il dispositivo di vigilanza si è dimostrato estremamente efficace, poiché nel periodo dal 1° luglio al 23 agosto le attività svolte sui valichi hanno portato all’identificazione e controllo di circa 8500 persone e di 2000 veicoli, di cui 1250 autobus; all’arresto di 18 persone, alla denuncia di altre 5 e alla riammissione alle Autorità Francesi di più di 90 cittadini stranieri irregolari, poiché privi dei requisiti necessari per far ingresso nel territorio nazionale.

I servizi di pattugliamento congiunto italo-francese e con equipaggi moto montati proseguiranno anche nei prossimi mesi.

Estate, tempo di truffe. La Polizia Locale in campo: consigli per gli anziani in un video

Chi ritenesse di essere rimasto vittima di una truffa può denunciare alla Polizia Locale anche telefonicamente chiamando il numero dedicato 011.011.30000.

La Polizia Locale di Torino, da sempre impegnata in campagne di sensibilizzazione per rendere più sicura la vita dei cittadini e delle cittadine, ha realizzato un video che da alcune settimane  è divulgato attraverso i canali social della Città di Torino per aiutare gli anziani a proteggersi dalle truffe.

Questi crimini odiosi, perpetrati con modalità inattese, invasive della sfera personale, si realizzano molto spesso approfittando della solitudine degli anziani – commenta l’assessore alla Sicurezza Marco Porcedda-. Si tratta di un fenomeno in crescita, soprattutto d’estate quando queste persone restano spesso sole in città, senza una rete di contatti su cui contare, e che non va ignorato. Iniziative come queste accrescono la consapevolezza del problema ed essere consapevoli dei rischi è il primo strumento per prevenire e affrontare possibili truffe”.

Il video fa parte del più ampio progetto di prevenzione “Più informati, più sicuri” nato nel 2023 con l’obiettivo di sensibilizzare su quanto possano essere subdole le modalità che i criminali utilizzano per circuire le persone facendo leva sugli aspetti più cari come figli e nipoti, raccontando di loro inesistenti incidenti o guai giudiziari, o spacciandosi addirittura per agenti delle forze dell’ordine.

A tal fine, dallo scorso anno, personale del Corpo della Polizia Locale appositamente formati ha dato vita a una serie di incontri in luoghi di aggregazione come uffici postali, centri Asl, bocciofile, mercati, parrocchie e parchi cittadini, sensibilizzando gli over 65 sul pericolo delle truffe, mettendoli in guardia dalle innumerevoli strategie adottate dai truffatori – che possono presentarsi al citofono di casa, al telefono, in strada o, come accade sempre più spesso, su internet – e dando loro indicazioni su come affrontare comunicazioni con individui che destano sospetti. Sono stati oltre 60 gli appuntamenti in tutta la città che proseguiranno anche durante l’estate soprattutto nei mercati e negli esercizi commerciali più frequentati, come le farmacie.

Il progetto ha previsto inoltre la consegna nelle abitazioni di circa 70 mila persone anziane over 80 di materiale informativo specifico per le tipologie di truffe più insidiose, oltre all’impegno operativo di agenti in servizi di vigilanza in borghese nei luoghi dove solitamente le persone anziane si recano per ritirare la pensione.

Chi ritenesse di essere rimasto vittima di una truffa può denunciare alla Polizia Locale anche telefonicamente chiamando il numero dedicato 011.011.30000.

(Torino Click)

Granarolo e Dominate the Water insieme per coniugare sport e tutela dei mari

Anche nel 2024 il Gruppo sarà sponsor della manifestazione ideata dal campione olimpico Gregorio Paltrinieri e rinnoverà il Patto con il Mare per la Terra elaborato dall’Università di Pollenzo e sottoscritto da numerose associazioni e aziende per promuovere, proteggere e conservare la biodiversità marina

 Granarolo S.p.A. è ancora una volta al fianco di Dominate the Water (https://www.dominatethewater.com)il circuito di manifestazioni di nuoto di fondo in acque libere ideato dal campione olimpico Gregorio Paltrinieri, testimonial del Gruppo per la linea Granarolo Benessere e vincitore di due medaglie alle Olimpiadi di Parigi 2024, che concilia eventi sportivi, passione, valorizzazione e tutela dei mari e delle spiagge italiane.

Il sostegno di Granarolo è perfettamente in coerenza con i valori del Gruppo e il costante impegno per la sostenibilità e la promozione del benessere delle persone, sposando il percorso di consapevolezza della manifestazione teso a diffondere una cultura del rispetto delle spiagge e dei mari e tutelare la biodiversità, unendo l’energia degli atleti con la fragilità del nostro ecosistema marino.

Nello specifico, nel calendario degli appuntamenti di questo tour lungo le coste italiane, Granarolo sarà protagonista nella tappa di Cattolica (RN) dal 31 agosto al 1° settembre. In questa occasione, il Gruppo rinnoverà il Patto con il Mare per la Terra, un impegno formale elaborato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN): Granarolo, partner strategico dell’università, è stata una delle prime aziende a sottoscriverlo e a siglarlo insieme a Gregorio Paltrinieri.

Il Patto intende sensibilizzare sulla nostra risorsa naturale più importante, elaborare strategie condivise per raggiungere gli obiettivi relativi alla valutazione del buono stato ecologico delle acque e partecipare alla costruzione di un modello alternativo a quello attuale, attraverso ricerche, iniziative con finalità culturali e divulgative. Novità di quest’anno è la costituzione della Fondazione Patto con il Mare che porterà avanti tutte le attività per far conoscere, proteggere e conservare la biodiversità marina, fondamentale risorsa per salvaguardare il benessere umano.

L’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 promosso dalle Nazioni Unite per le persone, il pianeta e la prosperità vuole Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico -sanitarie. Si parla di acqua potabile naturalmente, ma l’accesso all’acqua dolce passa attraverso il rispetto della terra e del mare, in Italia come nei paesi in via di sviluppo. Il mare è alleato per combattere la crisi climatica e il riscaldamento del pianeta, il Patto aiuta a conoscere meglio l’unico capitale naturale in grado di garantire benessere e sostenibilità alla nostra vita presente e futura. Il Patto con il Mare per la Terra è un patto contro l’inquinamento delle acque, la cultura dello scarto e dello spreco perché il Mare non può più essere la discarca della Terra. Il patto è un impegno a proteggere la sua biodiversità perché noi siamo parte di un unico sistema.

Tentano di forzare la serranda e abbandonano gli attrezzi da scasso

Nel corso della nottata di ieri i carabinieri del nucleo radiomobile sono intervenuti in zona piazza massua di torino e hanno arrestato due uomini, di 66 e 57 anni, che avevano tentato di entrare mediante effrazione in un esercizio commerciale della zona. I due si sono dati alla fuga abbandonando un borsone con attrezzi da scasso, poi recuperato e sequestrato dai miliari; i presunti malfattori sono stati arrestati poco lontano mentre cercavano di nascondersi e portati in camera di sicurezza per il rito direttissimo in quanto gravemente sospettati di tentato furto aggravato

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, ultimi giorni per la mostra sugli Anni ‘40/50

Fino a domenica I settembre 2024

La mostra, curata da Francesco Poli, intende riportare l’attenzione su una fase fondamentale per il rinnovamento della scena artistica di Torino tra gli anni ‘40/50 del Novecento: la grande stagione dell’Informale.

Nel percorso espositivo si trovano le opere dei principali artisti attivi in area torinese e piemontese, in dialogo con un’ampia scelta dei lavori dei più noti artisti italiani e stranieri presenti nelle mostre delle gallerie private e nelle rassegne in spazi pubblici.

Una trentina i pittori e gli scultori di area torinese: Nino Aimone, Franco Assetto, Annibale Biglione, Mario Calandri, Romano Campagnoli, Francesco Casorati, Antonio Carena, Sandro Cherchi, Mauro Chessa, Mario Davico, Pinot Gallizio, Albino Galvano, Franco Garelli, Mario Giansone, Ezio Gribaudo, Gino Gorza, Mario Lattes, Paola Levi Montalcini, Piero Martina, Umberto Mastroianni, Mario Merz, Mattia Moreni, Adriano Parisot, Enrico Paulucci, Carol Rama, Piero Rambaudi, Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Filippo Scroppo, Piero Simondo, Giacomo Soffiantino, Luigi Spazzapan, Mario Surbone, Francesco Tabusso.

La selezione di artisti italiani e stranieri, invece, comprende: Afro, Pierre Alechinsky, Karel Appel, Enrico Baj, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Gillo Dorfles, Jean Fautrier, Lucio Fontana, Sam Francis, Gruppo Gutai, Hans Hartung, Toshimitsu Imaï, Asger Jorn, Georges Mathieu, Ennio Morlotti, Shigeru Onishi, Jean Paul Riopelle, Emilio Scanavino, Pierre Soulages, Antoni Tapiés, Giulio Turcato, Emilio Vedova.

ORARI

Martedì, mercoledì e venerdì 10-18 │ Giovedì 10-20 │ Sabato, domenica e festivi 10-19

La biglietteria chiude mezz’ora prima │Lunedì chiuso

COSTO

TARIFFA UNICA (comprensiva di ingresso al Museo): intero € 14,00; ridotto € 12,00

RIDOTTO: fino a 26 anni; over 65; convenzioni

RIDOTTO INSEGNANTI: € 6,00

GRATUITO: fino a 10 anni; possessori Abbonamento Musei, Torino + Piemonte Card e tessera ICOM; diversamente abili; giornalisti iscritti all’albo

MOSTRA CON VISITA GUIDATA

QUANDO: sabato e domenica ore 11.30 e 17.30

COSTO: € 3,00 oltre al biglietto d’ingresso (prezzo promozionale)

Giovedì 29 agosto, ore 18.30

ESTATE A COLORI | VERDE: LA NATURA E LA RIGENERAZIONE

Ultima visita a tema sui colori

Ultima visita dedicata ai colori, in occasione della mostra TORINO ANNI ‘50. LA GRANDE STAGIONE DELL’INFORMALE (Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, fino al I settembre 2024).

Il percorso sui colori e sul loro potere espressivo si conclude con il VERDE, colore della natura, della vita e della rigenerazione. Artisti come Hans Hartung e Jean Fautrier mostreranno come il verde possa evocare un senso di rinascita e vitalità. Le loro opere, immergeranno i visitatori in un mondo di energia rinnovata e connessione con l’ambiente. Le opere degli ultimi naturalisti, Sergio Saroni e Francesco Soffiantino offriranno una prospettiva contemporanea e rigenerativa sul verde. Il verde, in tutte le sue sfumature, parlerà di crescita, speranza e tensione con il mondo naturale.

COSTO: € 6,00 oltre al biglietto d’ingresso

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: 011 837 688 int. 3/biglietteria@fondazioneaccorsi-ometto.it

IMMAGINE: Sergio SARONI, Paesaggio appenninico, 1961. Torino, Galleria del Ponte

Torino Capitale delle Alpi, Uncem: “Collegamenti con la Francia importanti”

Torino Capitale delle Alpi fa molto bene a insistere su collegamenti adeguati verso la Francia. È punto centrale del ruolo. I lavori della TAV e del Tenda devono accelerare. E che il Sindaco di Torino ne parli, con la Giunta e tutto il Consiglio comunale, è molto importante. Lo Russo fa bene a insistere. Una azione insieme con quella della Regione guidata dal Presidente Alberto Cirio, da apprezzare, che Uncem applaude. Lo Russo Sindaco di una Città alpina unita all’Europa attraverso le Alpi-cerniera. Occorre massima convergenza di azione, di tutti i livelli istituzionali, per superare rallentamenti nelle opere (la situazione al Tenda è grave e Anas deve cambiare passo), per intervenire efficacemente in Valle Stura come nelle Alpi Marittime, per avere reti viarie e ferroviarie moderne. Uncem lo chiede da quasi due decenni.

Torino supera l’isolamento – come Uncem ha sempre ripetuto – insistendo come Città sulla sua naturale relazione con Nizza attraverso Cuneo. Con la Valle d’Aosta e la Liguria. E con Lione attraverso le Montagne Olimpiche. Non possiamo essere tagliati fuori – come Capitale alpina, Torino e le sue Valli, gran parte del Piemonte – dal Terzo Valico che passa solo sul Sempione e da Genova va verso Milano, come vorrebbe fare anche SNCF con i treni ad alta velocità francesi sulla rete italiana, dal 2025, probabilmente escludendo Torino. Fanno bene Confindustria, Confartigianato, CNA, le Associazioni dei trasportatori ad alzare la voce. Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, incoraggia questo impegno e questa relazione tra sistema delle imprese e degli Enti locali. I cantieri non possono essere lenti. Sulla TAV abbiamo perso vent’anni per colpa di proteste, mentre altri tunnel anche in Italia, e in altri Paesi UE, si facevano. Ora è molto importante l’azione della Giunta di Torino Capitale delle Alpi per avere collegamenti efficaci, in tempi rapidissimi, verso la Francia. Per evitare l’isolamento di Torino e del nord-ovest, come Uncem ripete da 15 anni.

Formazione per Agenti di Polizia Locale neo-assunti

Ha preso il via ieri il 95° Corso di Formazione per gli agenti di Polizia Locale neo-assunti, presso la Scuola di Polizia Locale “R. Bussi” di Torino. Il corso, promosso dalla Regione Piemonte in collaborazione con la Città di Torino, è organizzato e gestito dalla Polizia Locale di Torino e si svolgerà fino al 12 novembre 2024.


L’assessore regionale alla Polizia Locale, 
Enrico Bussalino,  ha inaugurato le attività formative. “L’obiettivo di questo corso è di fornire agli agenti neo-assunti tutte le competenze necessarie per affrontare con professionalità le sfide quotidiane del loro lavoro. La formazione continua è fondamentale per garantire una Polizia Locale competente e pronta a rispondere alle esigenze dei cittadini – ha sottolineato l’assessore regionale, Enrico Bussalino -. Solo attraverso un lavoro congiunto tra la Regione e gli Enti locali possiamo assicurarci che gli Agenti siano adeguatamente preparati e supportati per affrontare le complesse esigenze delle nostre comunità. La Regione Piemonte vuole essere sempre più vicina ai comuni, non solo attraverso iniziative formative come questa, ma anche attraverso bandi ed erogazioni di contributi destinati ai corpi di Polizia Locale.”

Il programma del corso prevede 360 ore di formazione, suddivise in 239 ore di lezioni teoriche e 121 ore di esercitazioni pratiche. Gli argomenti trattati spaziano dall’ordinamento della polizia municipale alla gestione dei conflitti, dalle normative sulla sicurezza alla pratica delle tecniche operative. Al termine del corso, gli allievi dovranno sostenere un esame finale previsto per l’11 novembre 2024.

“Auguro a tutti i partecipanti un percorso formativo ricco e proficuo, certo che sapranno mettere in pratica quanto appreso a beneficio delle comunità che andranno a servire,” – ha concluso l’assessore Bussalino.

Chi ce l’ha la piazza più grande d’Europa? Piazza Vittorio “sotto accusa”

Torino sul podio: primati e particolarità del capoluogo pedemontano

Malinconica e borghese, Torino è una cartolina daltri tempi che non accetta di piegarsi allestetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre larancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano allirruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo a misura duomo, con tutti i pro e i controche tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma lantica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri sudaticcima ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.

1. Torino capitale… anche del cinema!

 

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici

4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

7. Torino policulturale: Portapalazzo

8.Torino, la città più magica

9. Il Turet: quando i simboli dissetano

10. Liberty torinese: quando leleganza si fa ferro

 

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

Progettata nel 1817 e terminata nel 1825, Piazza Vittorio Veneto, è uno dei luoghi più conosciuti e suggestivi di Torino.
Passeggiando per limmenso spiazzo o camminando distratti sotto i portici mentre si osservano le vetrine, quasi non ci si accorge che latmosfera muta seguendo il sole: di giorno pare dessere su unimmensa terrazza che si affaccia sul Po e sul verde della collina, di sera ci si ritrova in un salotto borghese, aggraziatamente illuminato dai lampioni impero con braccio a cornucopia, edificati negli anni Sessanta, e ridondande di risate e chiacchiericcio.
Chissà se anche i ragazzi e le ragazze che indossavano velette o redingote si rivolgevano alla zona con lappellativo familiare di Piazza Vitto, ma quel che di sicuro non è cambiato da allora, sia che si tratti degli adolescenti del primo Novecento, o della giovanissima Gen Z, è che in questo enorme spiazzo porticato si veniva e si continua a venire- per gozzovigliare e spettegolare.
Lo dimostrano i numerosi locali oggi presenti sul territorio, quali La Drogheria, Soho o il Tr3nd, perennemente strabordanti di ragazzi chiassosi e comitive spensierate, ma lo testimoniano anche i bar storici, molti dei quali non sono più presenti sul territorio, ma hanno accolto i grandi personaggi torinesi prima che il loro nome fosse impresso nella Storia, e chissà se Gioberti avrà mai pianto damore al Gran Corso o da Biffi, oppure se un serioso Gobetti avrà mai alzato troppo il gomito presso il Caffè del Gas, pioniere dellilluminazione a idrogeno.


I tempi cambiano, le città si modernizzano, ma per fortuna certe cose non possono cambiare. Ce lo ricorda limmortale Caffè Elena, aperto da circa 130 anni dal 1889- interamente decorato in stile liberty, il famigerato bar in cui Giuseppe Carpano ha messo a punto la ricetta del suo Vermouth motivo per cui sulla porta dingresso campeggia la storica insegna originale in vetro del Vermut Carpano dellOttocento-.
Tuttavia oggi non vi parlo, cari lettori, di Piazza Vittorio come luogo più chiacchieratodi Torino, la nomino in questa lista di articoli perché tale località sfoggia un suo particolare primato, anche se non è quello che ogni ogni torinese ha sentito dire almeno una volta nella sua vita, ossia che Piazza Vittorio è la piazza più grande dEuropa.
Mi spiace deludervi, gentili compatrioti, ma non temete, c’è la soluzione anche per questa spinosa disputa.
La verità è che i primati sono questione di dettagli, come continua ad insegnarci questa società sempre più volta alla competizione ed al primeggiare ad ogni costo.
La nostra Piazza Vitto-benché ampia 39.960 mq (360 metri di lunghezza e 111 metri di larghezza massimi)- non è né la più estesa dEuropa, né tantomeno la più vasta di Torino il record appartiene a Piazza della Repubblica- il suo primato è più specifico: si tratta dello slargo dotato di porticipiù grande del Vecchio Continente.
Quindi, amici Torinesi, se qualcuno osasse mai contraddirci in tal senso, inneggiando alle mastodontiche dimensioni di altri luoghi, come ad esempio Piazza della Parata di Varsavia, Piazza Carlo di Borbone a Caserta, Place de la Concorde a Parigi o ancora Karlovo náměstí, la piazza più grande di Praga, siate pronti a replicare con puntualità.
Al di là dei record, ed evitando le ovvie quanto scontate battute sul sempiterno desiderio di gareggiare in dimensioni – aspetto tenuto in gran considerazione già dalle torri dei comuni medievali fino ai SUV oggi parcheggiati in seconda fila- è opportuno sottolineare il grande valore storico-artistico, ambientale e architettonico del luogo.
Piazza Vittorio Veneto, così nominata dal 1919, volendo onorare la località legata alla vittoria nella prima guerra mondiale -in origine intitolata a Vittorio Emanuele I- è un perfetto esempio di soluzione edilizia neoclassica, stile più che presente nellestetica del capoluogo, oltre al Liberty e al Barocco.
La piazza rappresenta inoltre un brillante accomodamento progettuale atto a risolvere il problema del raccordo con l’esedra barocca di Via Po e il forte dislivello tra i due capi del medesimo spiazzo. È larchitetto Giuseppe Frizzi, a partire dagli anni Venti dellOttocento, a redigere un disegno ben strutturato, basato su cortili in comune tra più proprietà, ospitanti originariamente rimesse, scuderie, laboratori artigiani, progetto a cui dobbiamo lattuale aspetto del luogo. Detto in modo più semplice, larguto architetto riesce a nascondere visivamente il fatto che, da via Po al ponte, esiste un dislivello di sette metri.
Quello che attualmente si presenta come uno dei cuori pulsanti della movidadella città, nonché esempio di eleganza e sciccheria, sia a livello edilizio che di avventori, un tempo era un territorio poco salubre, destinato a barcaioli e lavandaie. Ma si sa dai diamanti non nasce niente, dal letame nascon i fior.

Tutto ha inizio nel lontano 1663, con la costruzione della Contrada di Po, progetto che però non conduce a grandi miglioramenti; è necessario attendere i numerosi interventi che si succedono dai primi decenni dellOttocento, che interessano personalità come Claude-Yves Joseph La Ramée Pertinchamp, Ernesto Melano (1792-1867), per arrivare poi allassetto definitivo, ideato appunto da Giuseppe Frizzi.
Altra peculiarità del luogo è il suo collegamento, tramite il ponte Vittorio Emanuele I, alla Gran Madre di Dio, uno dei principali luoghi di culto della città, costruito su esempio del Pantheon romano, anchesso, come la dirimpettaia piazza, in stile neoclassico.
Per la gran parte del XIX secolo tuttavia la zona viene utilizzata principalmente per scopi prettamente militari, soprattutto in epoca fascista, quando lampio spazio è considerato più che opportuno per le adunanze dellesercito.
Purtroppo è necessario ricordare anche i momenti meno gloriosi della storia: nonostante la bellezza del territorio e la valenza aggregativa per la cittadinanza, sappiamo che la violenza della guerra non ha scrupoli per niente e nessuno, così tra il 1942 e il 1943 i bombardamenti distruggono la maggior parte degli edifici, sia quelli abitatiti sia le strutture commerciali, che tuttavia verranno poi ricostruiti in epoca più recente.
Oltre alla gloria apportata dal suo primato indiscusso, la piazza si arricchisce di dettagli e aneddoti storici, che ne esaltano ulteriormente linsito valore, come comprova il pilastro presente al numero civico 12, su cui è annotato il ricordo dellastronomo Giovanni Plana, qui deceduto nel 1864, oppure la lapide situata al numero civico 23, posta in alto tra due finestre e dedicata alla rimembranza del soggiorno torinese del poeta romantico-risorgimentale Giovanni Prati.
Per diversi anni, prima che anche festeggiare divenisse qualcosa di così complicato, la piazza è stata sede centrale dei grandi Carnevali del capoluogo, capeggiati da Gianduja, la maschera torinese per eccellenza. Particolarmente noto resta lanno 1886, quando si svolge il Terzo Congresso delle Maschere italiane, evento caratterizzato da giostre, padiglioni, cortei mascherati. La gran macchina delle feste resiste in piazza Vittorio fino agli anni Ottanta del Novecento, quando si inizia a decidere che la felicità può essere dannosa per larredo urbano, le grandi processioni dapprima vengono spostate, per valorizzare larchitettura del luogo, in seguito vengono quasi del tutto soppresse per altre motivazioni che non è il caso di approfondire.
Anche lo stesso Farò” – o Falò– della Festa Patronale di San Giovanni un tempo si svolgeva qui, invece che nella sede attuale altrettanto spettacolare- di Piazza Castello.
Restano lì in piazza per ora- i fuochi artificiali accesi sempre durante la festa del Patrono, lungo il tratto del fiume Po, essi illuminano rombanti il Monte dei Cappuccini, il ponte, limmensa Piazza Vittorio, accendono gli sguardi di chi ancora si vuole stupire dei colori che fluttuano nel cielo notturno, ravvivano una città unica nel suo genere, che, come tutte le dame, talvolta si fa impaurire dagli anni che passano, e si dimentica di difendere la sua sempiterna bellezza.

 

Bonus condizionatori 2024, modalità e requisiti

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Le agevolazioni fiscali a cui è possibile accedere con il bonus condizionatori permettono di ottenere delle detrazioni fiscali che oscillano tra il 50% ed il 70%, a seconda dell’intervento che si sta effettuando in casa.

Per poter beneficiare delle detrazioni fiscali nel momento in cui si installano questi apparecchi è possibile accedere ad una serie di misure. Vediamo quali sono: bonus ristrutturazioni edilizie: permette di ottenere una detrazione Irpef del 50%; bonus mobili: 50%; ecobonus: 65%; superbonus: 70%.

Ogni singola misura ha delle caratteristiche diverse, con particolari massimali, al cui interno non sono contenute esclusivamente le spese sostenute per acquistare ed installare i condizionatori, ma tengono conto dei costi complessivi sostenuti dal contribuente per quel determinato intervento.

Le famiglie hanno la possibilità di accedere al bonus condizionatori a seguito di una ristrutturazione o manutenzione straordinaria dell’immobile. L’agevolazione, in questo caso, spetta nel caso in cui dovessero essere installati dei condizionatori nuovi a pompa di calore, che permettono di ottenere un risparmio energetico.

Attraverso questa misura è possibile accedere ad una detrazione Irpef pari al 50% della spesa sostenuta, entro il limite massimo – per intero intervento – di 96.000 euro per immobile. La detrazione Irpef viene plasmata in dieci rate annuali di pari importo.

I condizionatori che vengono installati non devono essere necessariamente abilitati al riscaldamento invernale. Ma è necessario che venga rilasciato l’apposito attestato di conformità e il libretto d’impianto.

Il bonus mobili costituisce una valida alternativa per sostituire i condizionatori di casa. L’agevolazione, però, è strettamente legata ad un precedente intervento di ristrutturazione edilizia o di manutenzione straordinaria. Anche in questo caso è prevista una detrazione Irpef pari al 50% della spesa sostenuta per acquistare i mobili e il condizionatore, ma con un limite massimo di 5.000 euro.

È importante, infine, sottolineare che la detrazione Irpef al 50% viene riconosciuta esclusivamente quando viene installato un condizionatore in classe energetica superiore (almeno A+) in occasione di una ristrutturazione edilizia straordinaria.

Il bonus condizionatori può rientrare all’interno dell’Ecobonus nel caso in cui il contribuente decida di sostituire una caldaia a gas con un climatizzatore che permette di evitare l’utilizzo del gas. Stiamo parlando, in altre parole, di un apparecchio che possa essere utilizzato per il raffrescamento ed il riscaldamento attraverso i radiatori.

L’Ecobonus permette di ottenere una detrazione Irpef del 65% della spesa sostenuta, entro il limite massimo di 46.154 euro, che deve essere suddivisa in dieci rate annuali di pari importo. Per poter accedere all’agevolazione è necessario ottenere l’asseverazione di un tecnico abilitato e la scheda informativa degli interventi che sono stati realizzati, dove devono essere riportati: gli importi dei costi sostenuti; il risparmio energetico ottenuto (tramite attestato di prestazione energetica); i dati catastali e personali di chi detrae la spesa.

È necessario che il nuovo condizionatore appartenga ad una classe energetica superiore (A+++). La detrazione fiscale spetta unicamente nel caso in cui il contribuente decida di acquistare un climatizzatore con pompa di calore utilizzabile sia per la climatizzazione estiva che invernale. Deve essere sostituito un vecchio impianto.

Attraverso il superbonus è possibile ottenere il bonus condizionatore. In questo caso la detrazione Irpef è al 70% sul costo sostenuto per acquistare o installare degli impianti di climatizzazione, anche quando prevedono la sostituzione dell’intero impianto.

I costi ammessi sono unicamente quelli effettuati all’interno di uno degli interventi trainanti del superbonus, come ad esempio l’isolamento delle superfici verticali o orizzontali, che vengono effettuati nei condomini. È necessario che l’installazione del condizionatore garantisca il miglioramento di due classi energetiche certificate attraverso l’Ape.

Nei castelli della Valle d’Aosta tra dame e cavalieri

Sembra una fortezza inespugnabile il castello di Fénis con la doppia cinta muraria merlata e le torrette di guardia munite di feritoie ma in realtà non è mai stato assediato e mai si sono visti eserciti nemici attaccare le sue mura.

Non è stato costruito come centro difensivo ma piuttosto per essere una residenza sfarzosa e ben protetta: così volle la nobile famiglia Challant che visse per tanti anni al suo interno. Avvicinandosi al castello colpisce il fatto che, contrariamente a tanti altri castelli eretti per scopi difensivi, quello di Fénis non si trova su un monte o su un’alta collina ma su una lieve altura circondata da prati e vigneti. È un gran bel castello medievale, uno dei più belli d’Italia, che ogni anno viene visitato da oltre 80.000 persone. Lasciarselo sfuggire transitando per la Valle d’Aosta sarebbe un vero peccato. Più che ad arcieri e soldati dobbiamo immaginare un via vai di cavalieri, dame e principesse nelle sale del castello fino al cortile affrescato con San Giorgio che uccide il drago, tra preziosi affreschi, enormi camini, scaloni e simboli del potere.
Ma è anche l’incredibile storia di un castello che a un certo punto viene abbandonato e trasformato perfino in una stalla prima di essere sottoposto a un lungo e accurato restauro. Il castello di Fénis, a 17 chilometri da Aosta, fu sia fortificazione sia residenza signorile: i Challant, oltre a rafforzare l’apparato difensivo, abbellirono il maniero con eleganti decorazioni pittoriche, aggiunsero una sala d’armi e i dipinti dell’Annunciazione e di San Cristoforo attribuiti a pittori della bottega del torinese Giacomo Jaquerio e datati 1425-30. C’è il refettorio per soldati e servitori, la cucina e la dispensa mentre al primo piano si trovano la cappella, la sala da pranzo dei signori e la sala di giustizia. Nel 1716 il castello, appartenuto fino a quell’anno ai Challant, fu ceduto ai conti di Saluzzo Paesana. Fu in questo periodo che ebbe inizio il degrado del castello che divenne un edificio agricolo con stalle, depositi e magazzini per i viveri. Alfredo d’Andrade lo riportò all’antico splendore. L’architetto portoghese, naturalizzato italiano, acquistò il castello di Fénis alla fine dell’Ottocento e lo donò allo Stato dopo averlo restaurato. Oggi è di proprietà della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Tra feste e tradizioni locali il piccolo comune di Fénis,1700 abitanti, offre ai turisti un calendario ricco di eventi anche dopo l’estate. A fine settembre “Castello in fiera” con mercatini, musica e intrattenimenti all’esterno e all’interno del maniero e a ottobre sarà la volta della rassegna dedicata alla castagna. Gli Challant conducono le danze anche al castello di Aymavilles, a dieci chilometri da Aosta, su una collina circondata da vigneti in Valle Cogne. Imponente, elegante e torreggiante, domina dalla sommità di un’altura la valle centrale e da lassù si ammirano il castello reale di Sarre, residenza di caccia dei Savoia, e il fiabesco castello di Saint-Pierre che aprirà al pubblico il prossimo anno. In origine Aymavilles era circondato da una cinta muraria, oggi scomparsa e sostituita da giardini e aiuole fiorite. Assoluta novità di quest’estate, il maniero è stato aperto al pubblico a maggio dopo oltre dieci anni di restauri. Il primo riferimento storico del castello risale al 1207 e dal Trecento, con il passaggio dai Savoia agli Challant, nobile famiglia della Valle d’Aosta, l’edificio subisce, tra medioevo e barocco, grandi trasformazioni. Il nuovo maniero, realizzato all’inizio del Quattrocento, fu sopraelevato, ai quattro angoli furono costruite delle torri semicircolari e fu scavato un fossato ma è nel Settecento che il castello venne trasformato in una residenza. Tutto fu ristrutturato e rinnovato, sia all’esterno che all’interno. Del vecchio castello rimase ben poco e l’edificio perse il suo antico aspetto difensivo medievale. Oggi ci troviamo davanti a una moderna residenza signorile immersa nel verde che negli ultimi due secoli ha avuto diversi nuovi proprietari, liguri e piemontesi, che hanno più volte modificato gli interni, utilizzando il castello come museo e poi come luogo di villeggiatura estiva. Nelle sue sale, oltre alla storia del castello, si può ammirare la raccolta d’arte e archeologia dell’Académie Saint-Anselme. Nel 1970 il castello di Aymavilles è stato acquisito dalla Regione autonoma Valle d’Aosta. Per contatti e informazioni telefonare al castello di Fénis 0165-764263. Per il castello di Aymavilles telefono 0165-906040. E’ consigliabile la prenotazione online.         Filippo Re
Nell’ordine foto del Castello di Fénis, Castello di Saint Pierre, Castello di Aymavilles