ilTorinese

“Franciscus” guarda alla sua epoca per parlare al mondo di oggi

Simone Cristicchi sul palcoscenico del Gioiello, soltanto sino a domani

 

Vabbè, uno dice è un grande, un grandissimo cantante, un’isola a sé, uno fuori di ogni schema, solitario come una perla rara sul palcoscenico più canoro dello Stivale e ben altrove, ne ascolti la voce e lo ammiri: ennò, non soltanto quella, Simone Cristicchi è un cultore della parola, non solo nella bella dizione che si porta appresso e che ti godi, esclusa da un certo variopinto farfugliamento che ti ritrovi a volte sui palcoscenici, uno di quelli che la parola la sanno comporre e ricomporre, amalgamare, incrociare e dispiegare, rafforzata dall’Idea che avvince e coinvolge il pubblico. Andate al Gioiello a gustarvi il suo “Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli”, scritto con Simona Orlando (al Gioiello sino a domani giovedì 10 aprile), e preparatevi a essere avvolti dentro questo testo – e abbiate il coraggio tutto umano di commuovervi – che non è solo la rappresentazione di una figura umana che ha messo la sua profonda impronta su un’epoca ma dell’epoca stessa, che è fuori da ogni “santino” che vi possa essere capitato tra le mani, la figura di un santo che ha preso alla lettera le parole del Vangelo, che è il frutto di studi portati avanti con profondità, con saggezza, attingendo a quanti hanno guardato nell’intimo del santo d’Assisi, da Bonaventura da Bagnoregio per arrivare all’Ottocento del francese Paul Sabatier, con una divulgata miscela di riflessioni e di divertimento, un inno alla povertà e una sferzata inconfutabile al superfluo, circa 100 minuti monologali di meditazione più vicini alla Cavani che non a Zeffirelli, dove scorgi la “letitia” e l’inno alla natura – ma vivaddio non a quell’ecologismo di attuale facciata dietro cui molti oggi sbavano e si nascondono con grande comodità -: e l’autore/attore, al termine, a salutare con commozione e a ringraziare la sala stracolma, il pubblico in piedi e sotto il palcoscenico, tra applausi senza condizione, non come l’interprete che ha vinto la sua battaglia, ma come l’uomo pieno di dignità e di timidezza che ha ancora ben presente quanta strada ci sia da fare a completare la strada.
“Franciscus” non è che la tappa, attuale, di un cammino di un uomo completo di spettacolo che non ha ancora saltato la barriera dei cinquanta, che è stato obiettore di coscienza e volontario in un centro di igiene mentale, che s’è all’inizio dato ai tormentoni tipo “Vorrei cantare come Biagio” e che ci ha regalato poi capolavori come “Ti regalerò una rosa” e “Abbi cura di me”, “Studentessa universitaria” e “Quando sarai piccola”, che è passato attraverso le scritture di “Mio nonno è morto in guerra” e “Magazzino 18”, intorno al dramma delle genti istriane, giuliane e dalmate del dopoguerra, e “Manuale di volo per l’uomo”. Prove che l’hanno sempre più fatto immergere nel teatro – anche d’organizzazione, per tre anni è stato direttore dello Stabile d’Abruzzo -, alla piena consapevolezza della ricerca di un teatro “di civiltà” o civile, un cammino – lo ascoltavo dalla platea in certi a parte, in certe parole in cui più veniva messo a fuoco il pensiero di Cristicchi autore, con delucidazioni, con ampi pensieri, con ragionamenti, con commiserazione della attualità, che abbracciavano anche miserevoli percentuali del nostro vivere quotidiano – che lo sta felicemente portando a vivere quelle stesse aree già frequentate da Giorgio Gaber (è da manuale il brano del centro commerciale, con la fame che tutti conosciamo di gettare oggetti dentro il carrello della spesa; e come non avvicinare i due autori, di epoche diverse, in quel tema della finzione, “fingendo di essere liberi” l’uno, “far finta di essere sani” l’altro?) in quegli stessi anni in cui Cristicchi è nato. E lui, ben saldo sul palcoscenico, potrebbe essere il signor C. degli anni futuri.
Franciscus il rivoluzionario e l’estremista, l’innamorato della vita e capace di vivere un sogno, forte e momentaneo se già certi suoi seguaci preferirono rinnegare nella maggiore comodità il suo insegnamento, il folle che parlava agli uccelli, che riusciva a vedere la bellezza del Creato nell’acqua come nella morte. L’uomo che compone negli ultimi anni della sua vita il “Cantico delle creature”, che s’è rifugiato tra i lebbrosi e ha ucciso uomini nella guerra tra Perugia e Assisi, che è “così pazzo da cambiare il mondo”, che “è tutto e il contrario di tutto”, che è un alternarsi di “studi silenzi isolamenti”, che con i mattoni e le pietre ha costruito chiese e con la propria esistenza ha per un attimo rimesso in sesto una Chiesa traballante, che s’è spogliato davanti al tempio di Minerva, come c’insegna Giotto, in una scelta radicale di povertà, rinnegando gli averi di ser Bernardone – magari messo a confronto (parola grossa!) con gli spogliarelli di oggi che vanno tanto per la maggiore, che viveva di religiosità e di dubbi, che viveva di utopie, che ha perso la partecipazione alla Crociata ma riesce a stabilire egualmente, a Damietta, sulle rive del Nilo, un legame con il futuro sultano al-Malik al-Kamil. “Ci fu un tempo in cui c’era ancora tempo” recita Cristicchi e in quel tempo pone la santità del suo uomo: ponendogli a filtro Cencio, stracciaiolo girovagante con il proprio carretto su cui raccoglie quei brani di stoffa, seta e quant’altro, che poi porterà alla cartiera perché divengano preziosa carta a cui ridaranno vita infaticabili amanuensi, uomo rude e imbronciato, caustico e certo non grande ammiratore del poverello, inventore di una lingua sua che Cristicchi con bell’approccio diversifica e offre al pubblico con simpatia. E con la bravura di sempre ripone all’interno dello spettacolo, che ha la bella struttura scenografica lignea di Giacomo Andrico, otto canzoni, scritti con Amara, che con l’aiuto della chitarra sono parte non secondaria della serata. Uno spettacolo da non perdere, una faccia non troppo rivisitata di quel Teatro con la lettera maiuscola che ci spinge, che ci aiuta a crescere. Una rabbia, una laicità, un affetto anche che fanno grande un momento teatrale. Che ha il potere, autentico, di chiamarci a testimone e di coinvolgere.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Edoardo Scremin.

Il parco riscoperto del Castello di Miradolo

Sabato 19 aprile, ore 11

L’inaugurazione con una speciale visita guidata del parco rinnovato progettato nell’Ottocento da Xavier Kurten

 

Nel 1824 Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, incarica il celebre paesaggista ottocentesco Xavier Kurten di progettare la trasformazione del parco del Castello di Miradolo, da giardino all’italiana a parco romantico e paesaggistico, detto “parco all’inglese”.

Nel 2024, esattamente 200 anni dopo, si è completato il recupero, che ha avuto un obiettivo ambizioso: riprendere e restituire al parco la configurazione progettata da Kurten nel 1824. Grazie a un attento restauro, rispettoso del disegno originale, sono stati recuperati gli elementi storici e paesaggistici più significativi, garantendo così la conservazione della memoria storica del luogo e la continuità nel tempo del progetto del grande paesaggista. Questo intervento ha riportato alla luce il genius loci del giardino e ha ricreato un ambiente che rispetta il progetto originale, ma che al contempo è pronto ad accogliere i numerosi visitatori che ogni anno vengono a visitare il Castello di Miradolo e il suo Parco.

Il 2025 si apre con le nuove audioguide, che accompagneranno il pubblico in una visita approfondita del parco storico, con traduzioni in inglese, francese e LIS, sviluppate in collaborazione con l’Istituto dei Sordi di Torino, e la produzione e l’allestimento della nuova pannellistica informativa, progettata in un’ottica di accessibilità per tutti. Da sabato 19 aprile sarà disponibile per tutti il nuovo percorso di visita. Alle ore 11 è in programma per questa occasione una visita speciale guidata dalla proprietà durante la quale sarà possibile scoprire e apprezzare in prima persona tutti i miglioramenti e le trasformazioni apportate al sito, con particolare attenzione al ripristino del disegno originario del Kurten. Sarà un’opportunità unica per comprendere come il parco, anno dopo anno, abbia ritrovato la sua identità smarrita negli anni di abbandono; arricchito di nuove aree e spazi rinnovati; il parco è oggi ancora più accogliente e fruibile per tutti. A seguito della visita, sarà prenotabile “Erbe nel piatto”: un calice di bollicine accompagnato da un assaggio a tema, a cura di Antica Pasticceria Castino.

 

LA RICERCA ARCHIVISTICA

Il gruppo di ricerca “Parchi e Giardini” del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino, coordinato dal professore Marco Devecchi, ha condotto nel 2023 e 2024 una approfondita ricerca archivistica volta a riconoscere le permanenze storiche del parco del Castello di Miradolo. La ricerca storica, incaricata dalla Fondazione Cosso, si è concentrata prevalentemente sulla componente vegetale, sulla Serra neogotica e sul territorio circostante. La dottoressa Paola Gullino del DISAFA ha coordinato e condotto con la professoressa Federica Larcher ed il Dottore Enrico Pomatto l’attività di ricerca archivistica. Il gruppo di ricerca ha rinvenuto fonti descrittive, iconografiche e cartografiche in riferimento alla realizzazione del parco, alle modifiche e trasformazioni avvenute nel tempo, ai caratteri compositivi e paesaggistici. La copiosa documentazione, per lo più inedita è stata rinvenuta in diversi archivi, biblioteche e accademia principalmente piemontesi ed è riferibile al periodo storico compreso tra il XVII secolo e XX secolo.

Nel 1824 venne incaricato il paesaggista prussiano Xavier Kurten di disegnare e progettare il nuovo parco del Castello di Miradolo: il parco da giardino settecentesco, caratterizzato da parterre formali, diventa informale o “all’inglese”. Da questa data, fino al 1837, vennero sostenute “Spese straordinarie” per la realizzazione del “Nuovo Giardino di Miradolo”. Molte specie arboree impiantate da Xavier Kurten nella prima metà dell’Ottocento costituiscono ancora oggi la struttura del parco storico del Castello di Miradolo. Di inestimabile valore è la presenza di alberi secolari e monumentali. In particolare, sono cinque gli esemplari monumentali presenti e riconosciuti dalla Regione Piemonte. Il Ginkgo biloba L., esemplare secolare posto proprio di fronte all’ingresso del castello, il Taxus baccata L., il Taxodium distichum (L.) Rich., anche denominato cipresso calvo, il Liriodendron tulipifera L., l’albero dei tulipani ed il Carpinus betulus L. Questa ricerca ha permesso anche a livello accademico e scientifico di riconoscere gli elementi compositivi e le permanenze storiche ancora presenti oggigiorno e di definire le linee guida per la valorizzazione del parco storico del Castello di Miradolo.

 

LA STORIA DI UNA RINASCITA

La Fondazione Cosso entra all’interno delle mura del Castello di Miradolo per la prima volta nel 2007, dopo oltre 60 anni di gestione irrispettosa del sito e 10 anni di completo abbandono da parte dei proprietari succeduti a Sofia di Bricherasio. Il disegno paesaggistico del parco è stravolto. Le facciate del Castello sono alterate da ristrutturazioni frettolose. I tetti dell’edificio sono crollati, le sale interne hanno perso le volumetrie originali e le decorazioni murali sono in pericolo, i rustici sono diventati depositi.

Dopo 15 anni di cantieri realizzati con fondi propri e di azioni di valorizzazione e racconto del luogo, nel 2022, in occasione di due finanziamenti PNRR – NextGenerationEU relativi alla rigenerazione dei parchi e giardini storici e al sostegno ai settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione digitale, inizia per la Fondazione Cosso un’ulteriore fase lavoro sui restauri e sul completamento dei servizi di accoglienza dedicati ai visitatori.

Ottavo in graduatoria tra i migliori progetti italiani e primo in Piemonte, con il progetto “Il Parco del Castello di Miradolo. Storia di una rinascita”, la Fondazione ha oggi concluso una nuova tappa del restauro e rinnovamento del parco storico, consolidando così l’impegno per il recupero e la valorizzazione del sito. Il 2024 ha infatti visto compiersi numerose azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria della componente vegetale e del disegno storico in un’ottica di salvaguardia della biodiversità e di potenziamento dell’attrattività turistica, di restauro delle componenti impiantistiche con finalità di tutela del bene e di contenimento dei consumi energetici, di ricerca storico-paesaggistica e di rinnovamento dei servizi per i visitatori secondo la logica dell’inclusività e diversificazione dell’utenza, realizzando strategie di consolidamento e potenziamento dei target di utenza, in un’ottica di accoglienza per tutti, tutto l’anno.

Il rispetto dell’identità del luogo e l’attenzione alla sostenibilità ambientale sono stati elementi cardine del progetto con cui la Fondazione Cosso ha coinvolto l’architetto Paolo Pejrone, uno dei più rinomati paesaggisti italiani, che dopo aver disegnato e progettato l’Orto, ha ridisegnato anche la Corte aulica del Castello e la zona antistante la Serra, con il rinfoltimento della collezione botanica, il ripristino delle antiche vaserie e la selezione di arbusti idonei ad attrarre gli insetti pronubi, preziosi per la loro attività di impollinatori.

Attento e rispettoso degli equilibri della flora e della fauna è anche il nuovo progetto di illuminazione del parco che esalta il carattere identitario del luogo con gli stessi principi tipici del giardino romantico, dove le due anime, quella naturalistica e quella storica, dialogano e si completano offrendo al visitatore un’immagine notturna intima ed accogliente. Come nel giardino paesaggistico, la mano dell’uomo c’è ma non si vede, così gli elementi di luce sono nascosti alla vista e la luce diventa solo effetto e veicolo per apprezzare la natura al calar del sole. In questo delicato rapporto con la natura, il progetto di illuminazione segue la stagionalità del sito attraverso scenari luminosi che adattano l’intensità al variare della vegetazione, offrendo sempre nuove e diverse suggestioni al variare delle stagioni.

Il cantiere è proseguito negli ultimi mesi anche sulle componenti architettoniche, impiantistiche e di sicurezza: si sono conclusi i cantieri relativi al relamping, al completamento dell’impianto di illuminazione e all’allestimento dell’area bike friendly, così come il cantiere edile relativo alla ex portineria che sarà utilizzata a fini didattici e il restauro dell’antica stalla nelle pertinenze rustiche.

INFO

Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)

Sabato 19 aprile, ore 11

Miradolo, il parco riscoperto

Visita offerta dalla proprietà, compresa nel biglietto di ingresso.

Erbe nel piatto

Un calice di bollicine accompagnato da un assaggio a tema. Costo: 10 euro a persona. Prenotazione obbligatoria.

Costi di ingresso Castello e Parco:

Intero 15 euro; ridotto over 65, gruppi e convenzioni 12 euro; ridotto 12-26 anni e universitari 10 euro; ridotto scuole secondarie di II grado di Pinerolo e Tessere PineCult 5 euro; gratuito 0-11 anni, Abbonamento Torino Musei, disabili ed accompagnatore

Agevolazioni

FamilyLab: 5 euro bambini + 10 euro accompagnatori, comprensivo di ingresso e attività didattica

Tessera 5 ingressi: 45 euro

Tessera 10 ingressi: 85 euro

Tessera 10 ingressi per residenti a San Secondo di Pinerolo: 70 euro

Passaporto culturale: ingresso gratuito per il bambino nel primo anno di vita e per due accompagnatori

Il biglietto di ingresso è comprensivo di:

Accesso al Parco, al Castello e alle mostre quando allestite; Supporti di visita; Audioguide; Visite guidate

Orari

Sabato, domenica e lunedì, dalle 10 alle 18.30. Ultimo ingresso alle ore 17.30

Informazioni

0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

www.fondazionecosso.com

#DaCasaCon festeggia 5 anni di vita

La rubrica #DaCasaCon celebra un importante traguardo: 5 anni di attività. Nata nell’aprile 2020 su iniziativa di Laura Pompeo – archeologa, docente e consulente per la valorizzazione dei beni e delle attività culturali, già Assessora alla Cultura a Moncalieri e oggi Consigliera regionale del Piemonte – la rubrica è diventata un punto di riferimento per la condivisione e il confronto culturale.
#DaCasaCon è nata in un momento delicato, durante il lockdown imposto dalla pandemia, quando le relazioni sociali in presenza erano sospese. È stata pensata per mantenere vivo il dialogo, offrendo uno spazio d’incontro virtuale a migliaia di persone, inizialmente costrette a casa. La rubrica ha accolto figure rappresentative di vari ambiti, dal livello locale a quello internazionale, «persone che, per vita e per mestiere, sono attenti osservatori e portatori di opinioni utili».
Il successo è stato immediato e ha continuato a crescere negli anni, merito anche della diffusione crossmediale del progetto, trasmesso su Facebook (pagina Laura Pompeo), YouTube, Spotify (link diretto) e su Radio Stella (www.RadioStellaPiemonte.net), grazie alla collaborazione con Gianni Ricci.
Al centro del format, i punti di svolta delle vite di ospiti illustri, provenienti da mondi diversi, capaci di proporre letture lucide dell’attualità e visioni per il futuro. Tra gli ospiti: Pupi Avati, Davide Livermore, Sara D’Amario, Margherita Oggero, Bruno Gambarotta, Elsa Fornero, e il compianto Monsignor Bettazzi.
Il traguardo dei 5 anni sarà celebrato mercoledì 16 aprile alle ore 19, con una puntata speciale che vedrà Sara D’Amario, attrice, regista e scrittrice, nei panni dell’intervistatrice. Un’inversione di ruoli che segna anche un ritorno alle origini, dal momento che fu proprio con D’Amario che la rubrica prese il via il 18 aprile 2020.
Ad oggi, #DaCasaCon ha realizzato oltre 300 interviste e superato i 7 milioni di ascolti (con una media di oltre 200.000 ascolti mensili via radio).
A partire dalla puntata successiva, sarà inoltre introdotta una novità, che verrà annunciata durante l’evento del 16 aprile.
Il progetto ha ispirato anche due pubblicazioni, edite da Pintore Editore:
•“#DaCasaCon. Quaranta per la quarantena” (2022)
•“#DaCasaCon. Il mondo non si è fermato mai un momento” (2024)
I volumi sono acquistabili in libreria e sul sito dell’editore.
Prossimo appuntamento con la presentazione del libro per il Salone Off:
Mercoledì 14 maggio, ore 18.30
Le Rosine – Polo artistico e culturale
Via Plana 8/C, Torino
Per ulteriori informazioni e per seguire la rubrica:
•Facebook: Laura Pompeo
•Spotify: DaCasaCon su Spotify
       •    YouTube
•Radio Stella: www.RadioStellaPiemonte.net

Nuoto, a Sara Curtis il Record italiano assoluto: pass per il Mondiale di Singapore

Anche la terza giornata del Campionato Italiano Assoluto Unipo è terminata ieri, ricca di emozioni per il Piemonte!

La sessione di finali inizia con la premiazione delle classifiche del Campionato Nazionale a Squadre – Coppa Caduti di Brema. Premiato la società Centro Nuoto Torino per il secondo posto ottenuto nella Serie A1 Maschile.

Il pomeriggio di gare si apre poi col botto: nella finale A dei 200 Misti Donne Anita Gastaldi (CS Carabinieri/Vo2 Nuoto) si prende un argento che le vale il pass per il Mondiale di Singapore, una prestazione da 2’10’’97. “Non me l’aspettavo proprio un crono del genere e soprattutto di ottenere il pass per i Mondiali, sono al settimo cielo. – racconta l’allieva di Fabrizio Clary – Sono cresciuta molto in questi ultimi anni e penso di avere ancora margini di miglioramento”. Nella stessa finale arriva il bronzo per Anna Pirovano (Fiamme Azzurre/In Sport RR) con 2’12’’26 e settima la posizione di Francesca Fresia (CS Carabinieri/Aquatica Torino) con 2’15’’65.

Ma le emozioni in questa sessione di gare non finiscono, show di Sara Curtis (CS Esercito/CS Roero) nella gara regina, l’atleta cuneese seguita da Thomas Maggiora si prende il pass per il mondiale con tanto di Record Italiano Assoluto e con la migliore prestazione stagionale mondiale, un clamoroso 53’’01 che cancella il primato di Federica Pellegrini 53’’18. “Non ho parole per quello che ho fatto onestamente. Sapevo di stare bene e di essere in forma ma così sono andata oltre le mie aspettative – racconta Curtis – Ho battuto un mito come Federica, che per noi rappresenta una leggenda. Adesso ho altre gare qui a Riccione e poi penserò ai Mondiali”.

Nella finale A dei 200 Misti Maschili si classifica all’ottavo posto Lorenzo Altini (CN Torino) che chiude con il tempo di 2’02’’16.

Nei 100 Stile Libero Maschili è quarto Alessandro Miressi (GS Fiamme Oro/C Torino) con 48’’74, quinto Alessandro Bori (Fiamme Gialle/In Sport RR) con 49’’07. Impreziosisce la Finale A della gara regina un giovanissimo Lorenzo Actis Dato (Sisport) con una prestazione da 49’’26 in mattinata e che chiude la gara in settima posizione stampando un 49’’52.

In chiusura di serata lo svolgimento delle serie della staffetta 4×100 Mista: si classifica sesta la formazione maschile del Centro Nuoto Torino (Ubertalli, Mangiamele, Torquati e Febbraro) con 3’39’’06.

De Leonardis (SE) nuovo coordinatore Cultura circoscrizione III

Ieri sera Domenico De Leonardis (Sinistra Ecologista) è stato nominato coordinatore della V commissione cultura per la Circoscrizione 3.

De Leonardis “raccoglie” il testimone da Emanuele Busconi, che da settembre 2024 è entrato in Sala Rossa:
«Sono sicuro che l’ingresso in giunta e la nomina a coordinatore della V commissione della Circoscrizione 3 con delega alla cultura di Nico de Leonardis permetterà di continuare l’importante lavoro portato avanti in questi anni. – commenta Busconi – Il tessuto culturale dei quartieri San Paolo, Pozzo Strada, Cenisia e Cit Turin è vivo e ricco di associazioni di varia natura: per questo richiede cura e attenzione, che sono sicuro non mancheranno da parte di De Leonardis. Cosi come non mancherà l’impegno per far sì che progetti e attività si svolgano in modo diffuso e partecipato per tutta la cittadinanza».

La nomina di De Leonardis, conferma il ruolo di Sinistra Ecologista all’interno della maggioranza.

«Come coordinatore alla cultura, mi impegnerò nel segno della continuità di chi mi ha preceduto consapevole che la nostra città, e quindi il nostro territorio circoscrizionale, debba essere un luogo di incontro e di scambio tra culture diverse – dichiara De Leonardis – Lavorerò per valorizzare le tante attività sul territorio anche promuovendo la cultura come motore nella transizione ecologica e nella lotta al cambiamento climatico. Antifascismo, uguaglianza, accessibilità e inclusione saranno i principi guida di un palinsesto di azioni che spero dia ampio spazio a tutte le forme culturali e alle realtà presenti sul territorio anche attualizzandole con i temi e le sfide che il mondo contemporaneo impone».

Intelligenza artificiale o stupidità naturale?

Di Gianluigi De Marchi 

 

Tutti ormai sappiamo che dobbiamo fare i conti con AI, l’intelligenza artificiale che piano piano sta prendendo il posto degli umani, risolvendo problemi complessi, dando risposte a domande che sembrano impossibili, prendendo decisioni in tutti i campi.

Infallibile, perché la mostruosa quantità di dati che può consultare dà la garanzia che ogni risposta è data con la massima precisione, competenza e razionalità.

Che bello affidarsi ad un metrò senza conducente, un consulente finanziario che consiglia il miglior investimento, una sala operatoria senza chirurgo…

Però…

Però possono verificarsi episodi al limite dell’assurdo, che pensavo fossero confinate in qualche scenetta di Crozza o di Brignano, ed invece sono state vissute da una mia conoscente: leggete bene.

 

La signora telefona il 3 aprile alla sua agenzia di Unicredit, dove da moltissimi anni affitta una cassetta di sicurezza e chiede di poter prelevare l’argenteria per far bella figura con gli amici invitati a cena.

Già il fatto di telefonare per chiedere il permesso per un’operazione così banale è ridicolo, ma le norme interne prevedono che non si possa arrivare senza preavviso, gli impiegati hanno tanto da fare, ognuno riceve la clientela solo su appuntamento “per offrire un miglior servizio”.

Vabbè, seguiamo le procedure senza polemizzare, si dice la signora e chiama la linea verde. Dopo una lunga attesa riesce a parlare con un addetto che le fissa, con grande professionalità, l’appuntamento per la complessa operazione in data 28 aprile. Di fronte alle garbate rimostranze della signora, la voce consiglia di provare attraverso il sito della banca.

Vabbè, proviamo, magari il sito è più efficiente e magari mi dà appuntamento per oggi pomeriggio, si dice la signora e, fiduciosa, apre il sito e formula la richiesta.

L a risposta, ovviamente, è fornita da un “assistente virtuale”, una di quelle specie di fantasmi con i quali puoi colloquiare su qualunque argomento. A fronte della richiesta di appuntamento urgente per l’apertura della cassetta di sicurezza presso l’agenzia X, la risposta ricevuta è esilarante e merita di essere citata nella sua letterale completezza: “Ci dispiace, ma la filiale prescelta non ha disponibilità nei prossimi giorni per questo tipo di operazioni, te ne proponiamo di seguito delle altre disponibili”.

Capito quanto è intelligente e preparato quel fenomeno di “assistente virtuale” che gestisce gli appuntamenti?

La signora non può andare nell’agenzia X perché gli impiegati sono molto occupati, ma può effettuare l’operazione nell’agenzia A o in quella B dove l’afflusso è minore. Arrivata lì, con qualche misteriosa procedura dell’AI potrà prelevare l’argenteria nella cassetta di sicurezza dell’agenzia X e passare una bella serata sfoggiando il “servizio buono”.

Ma si può essere più dementi? Si può affidare ad un “assistente virtuale” un’operazione banale (forse troppo banale per l’intelligentone artificiale…) rispondendo in questo modo?

Lancio un appello ai dirigenti Unicredit: per favore, levateci dai piedi l’intelligenza artificiale, ridateci la vecchia, cara stupidità naturale che sicuramente ci farà aprire la casetta di sicurezza dieci minuti dopo, senza tante storie….

 

demarketing2008@libero.it

 

IED presenta THE DREAMERS, Public Portfolio Review alle Gallerie d’Italia

giovedì 17 aprile alle 15

In occasione di Exposed, Torino Foto Festival, l’istituto Europeo di Design, gli studenti di Fotografia dell’istituto Europeo di Design propongono, in una portfolio review dinamica e interattiva,  un viaggio visivo attraverso aspirazioni, fragilità e trasformazioni, svelando il primo capitolo intitolato “Ti vorrei dire”.

Un mosaico generazionale che interpreta e riflette il presente con autenticità,  vulnerabilità e una profonda tensione poetica. “The Dreamers” rappresenta il primo capitolo del progetto triennale “Ti vorrei dire”,  realizzato in collaborazione con le Gallerie d’Italia Intesa Sanpaolo.

Giovedì 17 aprile dalle 15 alle 17.30 Gallerie d’Italia-Torino ospita la Public Portfolio Review  che mette in mostra i lavori di 21 studenti e studentesse dei corsi di fotografia IED delle sedi di Milano, Torino e Roma, le cui voci si uniscono per la prima volta per esplorare i sogni, le  vite parallele e le scelte dei loro coetanei.

Attraverso la potenza delle immagini, il progetto si propone di tracciare un ritratto sfaccettato e sincero dei giovani  che superi le narrazioni semplificate e contrapposte che spesso emergono quando si osserva chi ha vent’anni, restituendone, invece, la complessità,  la fragilità e le aspirazioni.

Un’indagine fotografica che si svela in una lettura di un portfolio dinamica e interattiva che favorisce il dialogo tra l’autore, il pubblico e special lecturer, professionisti del mondo della fotografia e del settore museale e culturale, curatori e giornalisti, che avranno l’occasione di confrontarsi con l’opera dello studente e arricchire il dibattito. Elemento centrale di questa esperienza è il tavolo, che accoglie le immagini, custodite in una scatola, il cui design è curato dagli studenti di Design della Comunicazione  Visiva Ied di Firenze. Con la sua presenza costante nelle case, negli studi, nei luoghi di lavoro di tutti, il tavolo è un punto di raccolta quotidiano , dove accadono le discussioni più accese, i momenti di scambio, le confidenze. Qui diventa simbolo di incontro, veicolo attraverso cui condividere i propri progetti  e palcoscenico ideale per una riflessione collettiva ma, al tempo stesso, empatica.

“Ogni portfolio, presentato in una scatola  progettata con cura, rappresenta un’unità che, una vota aperta, entra fisicamente in un progetto di confronto – raccontano le curatrice del progetto e coordinatrici dei corsi di Fotografia IED Giulia Ticozzi, Carlotta Cattaneo e Daria  Scolamacchia – “ Gli studenti  e le studentesse sono invitati non solo a mostrare il proprio lavoro al pubblico, ma anche  a muoversi nello spazio, a interpretarlo, a porre domande, con l’idea di stimolare un discorso comune che si costruisce e si arricchisce di volta in volta coinvolgendo diversi sensi di chi, esperto o semplice curioso, investe il suo corpo in questa performance partecipata aggirandosi liberamente tra i tavoli.

The Dreamers non è  solo una mostra, ma un archivio in continuo divenire, una testimonianza viva e pulsante delle prospettive creative delle nuove generazioni, che è destinata a crescere nel tempo, grazie all’incontro tra chi crea,chi osserva e chi si mette in gioco.

Giovedì 17 aprile 2025 Gallerie d’Italia Torino, piazza San Carlo 156.

Ingresso libero dalle 15 alle17.30.

Mara Martellotta

Misure antismog livello zero

 

Sulla base dei dati previsionali sulla qualità dell’aria forniti  da Arpa Piemonte per  martedì 15 aprile 2025 è stato confermato il livello 0 (bianco) delle misure antismog.

A partire da mercoledì 16 aprile 2025 il protocollo antismog prevede la sospensione delle limitazioni temporanee emergenziali, pertanto a partire da tale data, ai sensi dell’ordinanza dirigenziale n° 7398 del 20 dicembre 2024, saranno attive le sole limitazioni strutturali, in vigore dal 1 gennaio 2025 e valide tutto l’anno.

Maggiori dettagli, quali l’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, le deroghe e i percorsi stradali esclusi dai blocchi è disponibile sulla pagina: www.comune.torino.it/emergenzaambientale

TORINO CLICK

Scuola di Polizia Locale “Roberto Bussi”, al via il Corso di formazione

Ha preso il via , presso la Scuola di Polizia Locale “Roberto Bussi” di Torino, il 97° corso regionale di formazione per gli agenti di Polizia Locale neo-assunti, promosso dalla Regione Piemonte in collaborazione con la Città di Torino, alla presenza dell’assessore regionale alla Sicurezza e Polizia Locale Enrico Bussalino, dell’assessore alla Sicurezza e alla Polizia Locale della Città di Torino Marco Porcedda e del comandante della Polizia locale di Torino Roberto Mangiardi. 100 agenti coinvolti, suddivisi in quattro classi, dei quali 56 provenienti dalla Città di Torino e 44 da altri enti locali del Piemonte.

Il corso, che è anche il 62° corso per agenti di Polizia Locale della Città di Torino, ha una durata di 360 ore e si svolge secondo il nuovo piano formativo approvato il 18 ottobre 2024. E’ diretto da Enrica Baretta, responsabile della Scuola “Roberto Bussi”, istituzione che dalla sua fondazione nel 1953 ad oggi ha formato circa 5mila agenti di Polizia Municipale che acquisiscono una preparazione teorico-pratica ritenuta tra le più innovative a livello nazionale. Tra le materie trattate figurano il Codice della Strada, il Codice Penale, l’Infortunistica stradale, la normativa sul Commercio, la Sicurezza Operativa, la Guida Sicura, le tecniche di Segnalazioni manuali e il metodo di prossimità, che punta a rafforzare la relazione tra l’agente di polizia locale e la comunità di riferimento.

“L’obiettivo è fornire agli agenti tutte le competenze necessarie per affrontare con serietà e preparazione il loro ruolo sul territorio. La formazione è la prima forma di sicurezza. Solo un’azione congiunta tra Regione e Comuni può garantire una Polizia Locale davvero efficace, vicina ai cittadini, pronta e moderna – ha dichiarato l’assessore regionale Enrico Bussalino –. Questo corso è anche un’occasione per rafforzare lo spirito di corpo e la cultura del servizio pubblico”.

“È una giornata importante – ha sottolineato l’assessore della Città di Torino, Marco Porcedda – in cui salutiamo i nuovi agenti che iniziano la formazione che li porterà a prendere servizio in città e nei Comuni di tutto il Piemonte. Lo faranno nella nostra scuola di Polizia Locale, un elemento di cui siamo particolarmente orgogliosi e rispetto al quale vogliamo ringraziare la Regione Piemonte e l’assessore Bussalino per il sostegno dato alla formazione di queste donne e di questi uomini. Il loro arrivo al termine di questo percorso ci consentirà di continuare e rafforzare il lavoro di presidio del territorio e di presenza di prossimità già in campo nella città di Torino”.

Il percorso formativo si concluderà il 7 luglio 2025, mentre la cerimonia finale è prevista per l’8 luglio.

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Donatella Taverna. “Leggende sugli antichi cammini”

Continua il “viaggio” della scrittrice-archeologa torinese alla ricerca delle antiche radici pre-romane del nostro Piemonte

Poche righe “rubate” all’introduzione del libro:“Forse per l’immagine che si pensa – accucciati a un focolare, vestiti di pelle, irsuti – gli uomini della preistoria e della protostoria stanno fermi: è opinione diffusa, ma errata. Erano genti in cammino e di questi cammini – lenti, non di una sola generazione, ma spesso di qualche persona speciale in avanguardia – si vedono ancora tracce”. Tracce che, da anni, ricerca e studia, con passione infinita, Donatella Taverna, scrittrice, giornalista e nota critica d’arte, importanti (e mai, per un attimo, dimenticati) studi di “Archeologia” alle spalle, sotto la guida, nell’Ateneo torinese, di Giorgio Gullini e di Antonio Invernizzi, nonché figlia del celebre scultore – allievo e collaboratore del Bistolfi  – Giovanni Taverna. Il suo è un lento percorrere, fra storie leggende e suggestive ricerche sul campo, strade di un passato ancora in gran parte avvolto nel mistero, se non del tutto obliato, lungo le quali trovare risposte “sotterranee” a realtà che hanno ancora tanto, ma proprio tanto, da raccontare e da svelare a noi “uomini dell’oggi”. Focus incentrato, in particolare, e ancora una volta, sulle antiche radici del nostro Piemonte, è di fresca uscita in libreria, sempre per i tipi della gloriosa “Atene del Canavese” (editrice fondata nel 2010 da Giampaolo Verga a San Giorgio Canavese e così denominata per omaggiare quella che è stata terra natia di tanti celebri intellettuali e uomini di cultura), la sua ultima “fatica” letteraria dal titolo ben esplicito – come da introduzione – di “Leggende sugli antichi cammini”.

Sottolinea Donatella: “Il libro continua la serie dei miei scritti sulle tradizioni popolari piemontesi, riprendendo un discorso che viene da lontano”. E che ha già visto la pubblicazione di svariate opere incentrate sull’argomento. Quattro capitoli, un’ottantina di pagine intense e ricche di avvincenti “leggende – verità” legate fra loro da un unico rigoroso fil rouge“Che – spiega ancora l’autrice – é la trasformazione di un antico sapere atavico attraverso metafore successive, spesso tradotte in temi religiosi, che descrivono esperienze ancestrali remote nel tempo. Nelle narrazioni qualcosa di incontrollabile dall’uomo avrebbe modificato la terra in modi diversi (la pioggia di fuoco, il diluvio, la caduta di grandi meteoriti, il vulcanesimo). Sempre lo si è attribuito alla divinità, alla grande dea madre nera sumerica ‘Tiamat’ fino agli arcangeli, o alla punizione divina contro gli uomini. Questi ultimi, benché in tempi remotissimi e a più riprese, si sono messi in cammino spostandosi, a seconda delle necessità di sopravvivenza, verso Occidente, ed hanno portato con sé la narrazione di eventi terribili, di volta in volta modificata e trasfigurata, ma con un comune denominatore. Quello assunto da una di queste narrazioni in una veste semitica prima e cristiana poi è riflesso in San Michele. Nel suo culto il percorso è più chiaramente identificabile perché cristianizzato”.

E all’Arcangelo Michele, sempre raffigurato e rappresentato in forma di guerriero con la spada sguainata e ricordato per aver difeso la fede in Dio contro le orde di Satana, il libro dedica una particolare attenzione (oltreché l’immagine di copertina in cui l’illustrazione della “Sacra”, pilastro del culto micaelico in Piemonte, viene intelligentemente “frantumata” nelle sue parti più emblematiche e significative dalla pittrice Luisa Porporato) anche perché “accosta esperienze lontane a mondi più vicini, dalla cristianizzazione alla forte presenza bizantina in Piemonte e ad una comunanza culturale della regione più con l’area borgognona e provenzale, che con la cultura del resto d’Italia”. Curiosa, “pazza” (dice Donatella”) “novità” del libro, due sue poesie “che fanno parte di una lunga serie scritta , prima in italiano (i miei primi versi sono stati pubblicati da Teresio Rovere quando avevo otto anni), poi in un ‘mistilinguismo’ che in quanto cresciuta in un contesto di cultura con versanti anche provenzali, trovavo anche interessante tecnicamente e infine in francese”… Au peril de la mer, toi, Saint Michel/garde les ames pieuses chancelantes … E, invece, non novità ma piacevole consuetudine, l’abbinamento delle parole, del racconto a varie illustrazioni a tema, opera di artisti amici: dal “Remember” di Sandro Cherchi, a “La Bella Addormentata” di Pippo Leocata (“immagine della montagna che sorgeva dietro una tenuta dei miei antenati in cui il nome di famiglia, una generazione sì e una no, era proprio ‘Michele’”), fino a “La nuotatrice” di Elisabetta Viarengo Miniottti e a “La Sacra” di Tino Aime.

Donatella mi mostra il suo ultimo libro e già, butta lì qualche idea sul prossimo. “Ora in pentola bolle … una ‘pietra nera’ (!?) che dimostrerà ancora di più come tutte le civiltà, dalla Mesopotamia in qua, abbiano una radice comune, trasformandosi in più aspetti anche antropomorfi … con l’editore abbiamo poi il sogno di un lavoro sull’amore per l’‘Ideale’ (come Dante per Beatrice) ma ancora una volta in una versione che parte, prima di Dante, dal Piemonte”. Suspense! Assolutamente vietato “spoilerare” in anticipo. Restiamo in fiduciosa attesa. Brava, Donatella!

Donatella Taverna“Leggende sugli antichi cammini”, “Atene del Canavese”

Per infowww.atenedelcanavese.it//donatellataverna

Gianni Milani

Nelle foto: Cover “Leggende sugli antichi cammini”; Donatella Taverna; Illustrazioni: Tino Aime “La Sacra” e Pippo Leocata “La Bella Addormentata”