ilTorinese

Presepi dal mondo a Palazzo Lascaris

Accensione dell'albero di Natale 2024. Da sin. Carosso, Nicco, Ravetti
Accensione dell’albero di Natale 2024. Da sin. Carosso, Nicco, Ravetti

Sarà visitabile fino al 15 gennaio la mostra di presepi dal mondo intitolata “Anche qui è nato Gesù”, allestita all’Ufficio relazioni con il pubblico del Consiglio regionale (in via Arsenale 14G a Torino), realizzata in collaborazione con l’Associazione Archivio Amoretti.

I quaranta presepi esposti provengono dalla ricca raccolta di Roberto Nivolo, architetto torinese, collezionista di presepi da decenni che ha allestito la mostra insieme alla collega Sonia Bigando.
Durante l’accensione del grande albero di Natale nell’atrio di Palazzo Lascaris e l’inaugurazione della mostra, a cui hanno partecipato gli alunni della classe V dell’Istituto comprensivo Duca d’Aosta di Torino, il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco ha sottolineato: “il presepio in generale, e soprattutto in questa mostra, ha un significato universale di amore e di fratellanza tra tutti i popoli del mondo, un messaggio importante in questo periodo difficile in cui c’è molto bisogno di pace”. Hanno partecipato anche il vicepresidente Domenico Ravetti e il consigliere segretario Fabio Carosso che ha concluso con un augurio di pace e serenità rivolto in particolare alle nuove generazioni.
Ogni presepe presente nella mostra racconta una storia unica, non solo quella della nascita di Gesù Bambino, ma anche quella delle tradizioni, dei costumi, delle terre e delle mani che lo hanno creato. Dalla raffinatezza dei presepi napoletani, ricchi di dettagli e di vita quotidiana, ai panorami surreali delle creazioni sudamericane, passando per le versioni minimaliste dei presepi africani per arrivare al pastore Gelindo, che arricchisce il presepe tradizionale piemontese, ogni opera è il frutto di un incontro tra sacro e profano, storia e fantasia.

Un’attenzione particolare ha suscitato il presepe costruito dal generale Guido Amoretti quando fu prigioniero nei lager nazisti durante la Seconda guerra mondiale: un presepe necessariamente povero ma portatore di una grande speranza. Grazie alla generosità della figlia Carla Amoretti, presidente dell’Associazione Archivio Amoretti che ha partecipato all’inaugurazione, tutti potranno ammirare questa piccola Natività ricca di suggestioni e di memoria storica.

La mostra – arricchita anche da un catalogo fotografico – è visitabile fino al 15 gennaio 2025 nelle vetrine e nei locali all’Urp del Consiglio regionale in via Arsenale 14/G a Torino. Orario di apertura: dal lunedì al giovedì 9-12.30 e 14 -15.30, il venerdì 9-12.30. Ingresso libero.

La prima messa del cardinale Repole

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Ieri alle 15.30 nella Cattedrale di San Giovanni Battista a Torino il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha celebrato una funzione  eucaristica “per ringraziare il Signore per la scelta di Papa Francesco di chiamarlo al servizio del Collegio dei cardinali”.

In una cattedrale gremita di fedeli, presenti i vescovi del Piemonte i familiari dell’arcivescovo  e le autorità locali, il neo – porporato ha avuto il “battesimo” con la sua prima celebrazione nella nuova veste. Nell’omelia ha ricordato i drammi dell’immigrazione e dei conflitti presenti nello scenario internazionale.  (Foto Mihai Bursuc – La Vice e il Tempo)

Nuovi schermi informativi a Sauze d’Oulx

Con il via della stagione sciistica il Comune di Sauze d’Oulx si è dotato di due nuovissimi pannelli informativi full led dalle dimensioni di 200×130 cm. I due punti informativi digitali sono stati posizionati uno presso la sede dell’Ufficio del Turismo in viale Genevris porta di accesso al paese e l’altro in piazza Assietta nel cuore del centro storico.

L’Assessore al Turismo Davide Allemand presenta la novità: “Quando è stato eseguito il restyling di piazza Terzo Reggimento Alpini era stato anche posizionato un pannello informativo su cui sono state veicolate informazioni e video promozionali del nostro paese. Ma sulla base di quell’esperienza abbiamo deciso di fare un salto di qualità e di dotarci di nuova strumentazione al passo con i tempi. Abbiamo quindi optato per due pannelli full led di grandi dimensioni per fornire informazioni ai nostri turisti e ai nostri residenti. Abbiamo deciso di posizionarli in due punti strategici, uno all’ATL per tutti coloro che entrano in paese in auto ed uno in piazza Assietta nella zona pedonale. Su questi pannelli, che sono controllati da remoto dai nostri uffici e sono quindi in grado di fornire notizie in tempo reale, veicoleremo le informazioni turistiche, ma anche le altre iniziative che si svolgono in paese. In qualità anche di Assessore alla Protezione Civile ho pensato anche ad un uso operativo dei pannelli in caso di emergenze meteo al fine di arrivare subito a contatto con gli utenti per fornire loro importanti informazioni”.

I pannelli con il logo del Comune di Sauze d’Oulx sono già posizionati ed entreranno in funzione nei prossimo giorni dopo la necessaria taratura post montaggio e potranno così fornire servizi a turisti e cittadinanza in tempo reale.

Mara Martellotta

Legge di Bilancio: Uncem scrive ai parlamentari

Pubblichiamo di seguito la lettera che Uncem ha inviato ai parlamentari

 

I Comuni e tutti gli Amministratori pubblici, con le comunità dei territori – che Uncem rappresenta – stanno
seguendo il lavoro parlamentare di questi giorni che porteranno all’approvazione della legge di bilancio
2025.

Non posso nascondere la forte preoccupazione per i tagli che si prospettano in diversi articoli a carico
degli Enti locali, in particolare dei Comuni. Sapete bene che Uncem Vi ha proposto nel mese scorso una
serie di emendamenti per limitare i tagli previsti nella prima stesura di manovra e favorire gli investimenti,
oltre a una serie di interventi “senza oneri per lo Stato”. I Comuni da sempre fanno proposte nel merito,
senza ideologie, trasversali, capaci di interpretare le istanze dei cittadini.

Oggi i tagli che si preannunciano sono troppo forti e pericolosi. Il rischio è non riuscire a dare risposte ai più
fragili, a favorire la riduzione delle disuguaglianze, non poter intervenire sui servizi alla comunità, anche in
attuazione di opere e interventi realizzati negli anni scorsi grazie a PNRR, fondi strutturali europei, fondi per
lo sviluppo e la coesione, strategie territoriali.

I Comuni e gli Enti locali non sono “corporazione” e non sono “lobby” che difende privilegi, lo sappiamo
tutti bene. Ma oggi, chiedendo di ridurre, in questi giorni di lavoro alle Camere, le contrazioni di spesa
corrente e investimento previsti a carico degli Enti locali, siamo a invocare una attenzione più forte per le
Autonomie che apra anche a una stagione di riforme delle Autonomie stesse. I tagli previsti cadono su un
sistema che senza riforme patisce di più perché ancorato a norme e logiche del passato, perlopiù
“campaniliste”. I piccoli Comuni sono ancora più deboli. Una logica istituzionale nuova, aperta all’Europa e
inclusiva, deve puntare su forme più forti e vere di collaborazione tra Comuni che, senza annullare le
peculiarità e la storia dei singoli Municipi e paesi, definiscono una azione integrata – guidata dallo Stato
centrale e dalle Regioni – di interazione. Se si lavora insieme veramente tra Comuni, i tagli sono meno
impattanti. La frammentazione è insidiosa in stagioni complesse come quelle che si aprono.

Dobbiamo ridurre i tagli e riformare, alla luce della Costituzione, il sistema degli Enti locali. Costruendo
futuro, managerialità, Politica territoriale attenta, cultura delle geografie, territori e comunità cuore
pulsante di un paese coeso e moderno.

Uncem dà tutta la disponibilità, l’impegno, le proposte per costruire percorsi nuovi. Crediamo nel primato
della Politica, nell’azione decisiva del Parlamento con il Governo e gli Enti territoriali. Insieme.
Ridurre i tagli ai Comuni è il primo passo per generare coesione e modernità a vantaggio del Paese.

UNCEM Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani

Lupo e allevatori in Piemonte «Al varo azioni concrete»



«
Di fronte all’emergenza lupo, la tutela delle nostre montagne e di chi le vive è una priorità assoluta», dichiarano congiuntamente l’assessore regionale al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi Paolo Bongioanni e il sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte Alberto PreioniLa crescente presenza del lupo nelle aree montane – dichiarano i due esponenti – pone sfide importanti, che richiedono interventi equilibrati tra la tutela della biodiversità e il sostegno alle comunità locali. Gli allevatori sono il cuore pulsante di questi territori. Dobbiamo ascoltarli e fornire loro strumenti concreti per difendersi e lavorare serenamente».

Primo livello su cui intervenire è il sistema attuale di risarcimento dei danni agli allevatori. «È troppo macchinoso. Serve un meccanismo più rapido, semplice ed efficace per garantire un sostegno reale a chi subisce danni da predatori», afferma Bongioanni. Una svolta significativa sulla possibile gestione del problema è stata introdotta dal recente declassamento del lupo da specie “strettamente protetta” a “protetta”, deciso dal Comitato Permanente della Convenzione di Berna. «Una decisione che rappresenta una svolta importante», sottolinea Preioni. «Non si tratta di incentivare una caccia indiscriminata, ma di permettere interventi più mirati e responsabili. Questa decisione consente di adottare strategie di gestione già sperimentate con successo in altri Paesi, garantendo un equilibrio tra sicurezza, economia agricola e tutela della biodiversità».

Con circa 3.300 lupi stimati in Italia, di cui 950 sulle Alpi, il declassamento apre la strada all’elaborazione di un Piano Lupo nazionale che affronti le criticità in modo concreto. «La Regione Piemonte – proseguono i due esponenti regionali – è pronta a collaborare con il Governo per garantire risposte rapide ed efficaci a chi vive quotidianamente il conflitto con i predatori. La gestione del lupo dev’essere una priorità condivisa, capace di salvaguardare sia le attività economiche sia il patrimonio ambientale delle nostre montagne. Gli allevatori non possono essere lasciati soli. Molti rinunciano persino a denunciare gli attacchi a causa di procedure burocratiche troppo complicate. È necessario un cambio di passo, con risarcimenti immediati e misure preventive adeguate, per sostenere chi, con il proprio lavoro, garantisce la sopravvivenza e la valorizzazione di territori svantaggiati».

«Dobbiamo tutelare chi presidia le nostre montagne», concludono Bongioanni Preioni. «Il loro impegno è fondamentale per la salvaguardia del territorio e non può essere vanificato da una gestione inefficace dei conflitti con i predatori. Serve una risposta concreta, condivisa e sostenibile, per assicurare un futuro alla nostra gente di montagna».

Uno scarico fognario inquina il Po in pieno centro a Torino

Queste foto sono state scattate ieri, alla diga della Gran Madre. Come si può vedere c’è uno scarico che inquina il Po poco sopra la diga, lato corso Casale.
Già da qualche giorno circola questa segnalazione tra residenti e pescatori. Si tratta di una fognatura forse in gestione alla SMAT.
“Anche se dagli anni ’80, Torino è servita dal depuratore di Castiglione, – commenta Massimiliano Borgia di Coldiretti – non è mai stata risolta la situazione dei tanti scarichi fognari che nel tratto di Torino fanno passare lo stato di qualità delle acque del Po da BUONO a “AMBIENTE INQUINATO”. Se tutti gli scarichi, come prevede la legge, fossero davvero intercettati nei collettori diretti al depuratore, il Po a Torino salirebbe in modo stabile in classe II, BUONO”.

“Questo mondo fuori” dei ragazzi del reparto di Neuropsichiatria Infantile del Regina Margherita vince Sotto18 OFF

Il cortometraggio “Questo mondo fuori”, realizzato dai ragazzi e dalle ragazze del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale Regina Margherita di Torino, ha vinto il Concorso nazionale Sotto18 OFF
del 25° Sottodiciotto Film Festival & Campus, sezione riservata ai cortometraggi realizzati autonomamente in ambito extrascolastico dagli under 18.
Due mesi di riprese libere costruiscono “Questo mondo fuori”, un racconto corale fatto di storie individuali, realizzato per documentare e riflettere sull’esperienza personale e soggettiva dell’ospedalizzazione. Attraverso le riprese, utilizzate come strumento di autoetnografia, si ha l’opportunità di esplorare la quotidianità chiusa e delicata del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino. Lo sguardo è filtrato attraverso gli occhi dei/delle giovani pazienti, che condividono momenti, emozioni e pensieri, offrendo una prospettiva unica e autentica delle dinamiche vissute in questo particolare contesto di cura. Le riprese in ospedale sono state guidate da Paolo Ceretto ed Eleonora Diana, con il supporto di Maddalena Medri.
Il documentario si inserisce nel progetto più ampio “ERMES. Esercizi di coprogettazione in Reparto per sperimentare Metodologie ed Esperienze visive sul concetto di Soglia”, curato da Dear Onlus con l’Associazione Progetti Specifici, nell’ambito della residenza Koinòtes di Casa degli Artisti di Milano.
Sotto la guida di Olga Gambari, la residenza pone al centro il collettivo, costruendo una comunità fondata su relazioni, processi creativi e condivisione come principi cardine.
La collaborazione con Dear Onlus ha portato alla selezione di un percorso che coinvolge la comunità del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino. Tra i partecipanti vi sono pazienti, prevalentemente pre-adolescenti e adolescenti (11-18 anni), caregiver, personale sanitario ed educatrici.
Ermes fa uso di un metodo di ricerca qualitativa ispirato all’autoetnografia, applicando strumenti e tecniche dal mondo dell’arte.
L’autoetnografia permette di esplorare un contesto culturale specifico, analizzando le esperienze e i comportamenti delle persone coinvolte, promuovendo l’interazione attiva dei partecipanti attraverso l’uso di strumenti espressivi progettati per stimolare la documentazione e la riflessione sulla quotidianità ed il contesto di riferimento.
Questo approccio è stato scelto per incentivare la creatività e per favorire la partecipazione attiva della comunità del reparto. Le informazioni raccolte e i materiali prodotti hanno progressivamente arricchito la ricerca culturale ed artistica condotta da Dear Onlus e Progetti Specifici per ritrarre efficacemente la complessa e delicata realtà della Neuropsichiatria Infantile, contribuendo a sensibilizzare ed a promuovere la comprensione delle potenzialità di trasformazione sociale dei contesti di cura attraverso l’arte e la cultura.

Il pane a scuola

IL COMMENTO 

di Pier Franco Quaglieni

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La preside del liceo “Regina Margherita”  sta dimostrando una fermezza e un equilibrio nel governo della  sua scuola che mi ricorda i tempi del preside Roberto Berardi, futuro ispettore centrale del ministero della PI, un esempio unico e forse dimenticato.   Colgo l’occasione per aggiungere che Berardi andrebbe ricordato al “Regina”. Il Liceo  ha avuto  anche nella sua lunga  storia come preside il prof. Alonge che consentì  agli allievi di dar sfogo alla loro creatività, lo dico con ironia, che portò alla devastazione dei locali  con dei costi altissimi di ripristino, sicuramente non pagati dai genitori. Pagine belle e brutte di ogni scuola degli ultimi decenni del secolo scorso. Adesso la preside è oggetto di critica perché i genitori pretendono che i loro figli nel giorno del ritorno pomeridiano a scuola possano mangiare in istituto. Gli studenti e ovviamente le studentesse – guai a non citarli ambedue, magari con tanto di * come fanno al “Cavour” e persino il rettore non più molto magnifico dell’Università -hanno pranzato in aula senza porsi il problema  dello smaltimento dei rifiuti. La preside ha rimesso il problema del pasto al Consiglio di istituto che deciderà. Essa  vive concretamente la scuola e si rende conto del problema del personale e del fatto che la presenza di studenti fuori dall’orario di lezione  evidenzia responsabilità da parte della scuola.
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Questo episodio di cronaca mi  porta a raccontare una “soluzione” al problema quando ero giovanissimo professore incaricato  in un liceo il  cui preside, per ottenere il massimo consenso dagli allievi, non solo consentì i pasti agli studenti a scuola, ma obbligò  i docenti a turno a pasteggiare con gli studenti al fine di “socializzare”, portandosi da casa il “barachin”, come gli operai della Fiat quando non c’erano ancora le mense. Usò proprio la parola socializzare, il pover’uomo. Fior di professori si piegarono all’ordine  del capo di Istituto e arrivarono a scuola con il quartino di vino. Fui io solo  a rifiutarmi categoricamente per 4 anni di pranzare a scuola, sostenendo il diritto di pranzare dove ritenessi e soprattutto che tra i doveri del docente non c’era quello di assistere ai pasti degli allievi, socializzando. Per obbedire chiesi un ordine scritto (che  in realtà non arrivò mai), dichiarando che lo avrei impugnato nelle sedi competenti, come feci quando venne imposta la bollatrice contro la quale avviai in solitaria una battaglia che vinsi e che  portò alla sua rimozione, essendo l’unico strumento  legale di accertamento della presenza di un docente il registro di classe. La bollatrice serviva per bidelli e impiegati, forse per il dirigente scolastico, ma non i docenti.
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Piccole battaglie a tutela della dignità professionale dei professori che i sindacati confederali consentirono, se non favorirono, di  poter calpestare. La Cgil propose follemente le 36 ore impiegatizie per i docenti che svolgono un mestiere atipico e non comparabile con quello del personale non docente. Da quanto leggo la preside del Liceo “Regina Margherita” ha la schiena diritta e sa vedere nella scuola un luogo in cui si spezza soprattutto, se non esclusivamente, il pane della cultura.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
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(foto di copertina: Facebook)

La Polizia stronca giro di droga: sequestrati 3 chili di cocaina

La Polizia di Stato, all’esito di una vasta e articolata operazione antidroga, nelle prime ore del 10 dicembre 2024, ha eseguito sei misure cautelari ponendo così fine ad una attività di spaccio di sostanze stupefacenti che veniva portata avanti nella provincia di Novara e che assicurava ingenti profitti.

In particolare, sono state eseguite tre custodie cautelari in carcere, due obblighi di dimora con presentazione alla polizia giudiziaria e un divieto di dimora nella Provincia di Novara.

Tutte le misure sono state emesse dal Tribunale di Novara su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Sempre nel corso della stessa attività di indagine son già stati eseguiti cinque arresti in flagranza di reato, con il sequestro di oltre 3 chilogrammi di cocaina.  

L’attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile ha avuto inizio nel agosto 2023 e trae origine da un precedente arresto in flagranza di reato, avvenuto nel mese di giugno 2023. In quella occasione erano emersi dei dettagli che avevano richiamato l’attenzione degli investigatori, che avevano capito che il soggetto tratto in arresto era inserito in una più ampio contesto criminale.

Quelli che erano sospetti, nel corso dell’indagine, sono diventati delle precise conferme e lo sviluppo delle iniziali ipotesi investigative hanno poi permesso di mettere alla luce una ramificata e consolidata attività di spaccio, a carattere piramidale, condotta con modalità professionali, adottando delle cautele, anche negli spostamenti, indicative di modalità operative nel portare avanti l’attività di spaccio certamente consolidate, indice non di una occasionalità nel commettere certi reati.

Dalle indagini è emerso che, nella rete di spaccio, vi erano dei soggetti, che movimentavano ingenti quantità di cocaina, due chilogrammi ogni mese. In particolare D.H. 50 anni, cittadino albanese, era il “capo” del sodalizio criminale.

La cocaina veniva reperita attraverso un altro soggetto albanese, N.I. di anni 43, residente in provincia di Novara, in grado di consegnare 2 chilogrammi di cocaina ogni mese a D.H. per la sua illecita attività di spaccio.

Alle dipendenze di D.H., poi, vi erano altri soggetti con compiti ben precisi.

P.D. di anni 24 (cittadino albanese), H.R. di anni 27 (cittadino pakistano), R.A. di anni 47 (cittadino italiano), G.E. di anni 22 (cittadino albanese), erano i “cavallini” con il compito di consegnare le dosi di cocaina ai numerosissimi acquirenti residenti sia nel comune di Novara che in provincia. Gli stessi percepivano un vero e proprio stipendio mensile, circa 5000 euro al mese.

Ogni mattina D.H. incontrava i suoi corrieri provvedendo al loro rifornimento per le cessioni di cocaina della giornata. Gli incontri, registrati da alcune telecamere, avvenivano all’interno di parcheggi di alcuni centri commerciali presenti in città.

In questo frame D.H. poneva le dosi di cocaina all’interno di una loro autovettura e successivamente i suoi galoppini, in questo caso G.E. e R.A. si avvicinano all’autovettura a prelevarle.

Il prezzo delle singole dosi, del peso di 0,40 grammi, era di 40 euro. Ogni giorno il sodalizio criminale  era in grado di portare a termine circa 150 cessioni con un guadagno giornaliero di circa 6.000 euro.

 

Le figure di spicco della presente indagine, hanno a carico precedenti specifici, e nonostante il pregresso ad oggi sono indagati in quanto si ritiene abbiano continuato nella loro attività delittuosa. Questi, anziché abbandonare le attività illecite si ritiene che invece abbiano elevato la loro capacità nel delinquere con una spiccata attitudine nel gestire i traffici delittuosi, utilizzando stratagemmi per cercare di eludere eventuali attività investigative.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

(Dalla Questura di Novara)