ilTorinese

Le terre blu di Nico Orengo

Vengo da un paese di mare; un paese che si confonde e affonda in quel giardino”. Con queste parole lo scrittore Nico Orengo si presentava nel suo racconto Terre blu.

Quel giardino” dove si sentiva a casa erano i Giardini Botanici Hanbury che si distendono dal promontorio della  Mortola verso il mare di Ventimiglia, a pochi chilometri dal confine francese. Diciotto ettari sull’estrema punta del Ponente ligure al quale dedicò la sua opera letteraria, ambientando racconti e poesie. Un gioiello naturalistico prezioso, uno dei giardini di acclimatazione più belli e preziosi d’Europa e dell’intero bacino mediterraneo. Orengo raccontava che sono blu le terre della Liguria quando fioriscono i carciofi, quando il mare “rimbalza il suo colore sotto i pini, quando si alza il fumo degli sterpi sulle fasce, quando la campanula buca i rovi e quando la bungavillea e il glicine sui muri incontrano il tramonto”. In questo modo il blu si imprime indelebilmente nella memoria, trasformandosi nel colore del ricordo e della terra. Quella terra “aspra e dolce della Liguria di Ponente che da Imperia a Ponte San Luigi corre anguillesca sul mare e su, verso l’interno di paesi d’incanto, umidi e solari”. Con Terre blu Nico Orengo raccontava una geografia sospesa tra la realtà e l’immaginazione come può essere solo quella di “un viaggiatore che ritorna sui suoi passi per constatare che c’è un albero in più e una pietra in meno, che il pollaio è una villetta, o che quel tal orto si è fatto casa”. Alla terra di confine dove ambientò quasi tutti i suoi romanzi Nico Orengo rimase sempre legatissimo. La sua Liguria non era solo uno spazio naturale pieno di odori e colori, suggestioni straordinarie sospese tra il blu del mare e i colori forti dell’entroterra  ma anche un luogo della memoria, degli anni della giovinezza e dell’adolescenza. Un mondo intero dove si intrecciavano indimenticabili ricordi che rievocò nei suoi romanzi (Dogana d’amore, Il salto dell’acciugaLe rose d’EvitaLa guerra del basilicoRibesLa curva del latte) con la sua scrittura lieve e ironica. Nel suo penultimo romanzo, Hotel Angleterre, accompagnò i lettori in un viaggio della memoria rimescolando ricordi, rievocando la figura della nonna paterna, la contessa Valentina Tallevitch, che, nelle fredde sere invernali, mentre gettava bucce di mandarino nel fuoco acceso nel camino, narrava ai nipoti vecchie storie della nobiltà russa in Costa Azzurra e nella Riviera di Ponente, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Nell’ultimo, Islabonita, ambientato a metà degli anni Venti, usa l’espediente narrativo del bestiario e di una figura antropomorfica di anguilla voyeur, per raccontare un epoca che stava per lasciare una traccia dolorosa e indelebile sulla pelle della nazione. Spesso nei suoi libri riecheggia l’amarezza per il  tramonto della società contadina e il declino dei suoi umanissimi valori a scapito  del rapido imporsi del modello industriale e urbano che il boom economico avrebbe poi codificato nell’avvento della società dei consumi. E la natura e l’ambiente, entrambi da difendere e tutelare, rappresentano desideri che emergono in molti racconti come Gli spiccioli di Montale dove, in un tratto di mare al confine con la Francia, un uliveto che rischia di scomparire, provocando uno strappo violento nella memoria, quasi come se un ricordo venisse rubato. Ci restano in eredità i suoi versi, le filastrocche ( A-ulì-ulè ) , i racconti, le battaglie contro la speculazione edilizia e per la salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni culturali, il bellissimo ritratto delle langhe fissato nelle pagine del romanzo Di viole e liquirizia. Nico Orengo morì a Torino, nella mattinata di sabato 30 maggio 2009, all’ospedale delle Molinette dove era stato ricoverato dopo una crisi cardiaca. Aveva 65 anni. Al capoluogo piemontese ( vi era nato il 24 febbraio del 1944)  era legato per l’intensa collaborazione con Einaudi e la lunga direzione di Tuttolibri, il settimanale letterario de  La Stampa, quotidiano per cui scriveva. Non casualmente scelse come ultima e definitiva dimora il piccolo cimitero dei Ciotti tra La Mortola e Grimaldi, aggrappato alla roccia e affacciato sul mare blu cobalto. Come scrisse lui stesso nell’agosto  del 2000, lo scenario non poteva che essere quello di “ una Liguria favolosa di sapori, fico polveroso e gelsomino stordente, di buganvillea e cappero, di garofano, calendula e rose, mirto e rosmarino”Un buon modo di ricordarlo è quello di leggere le sue opere magari accompagnandone il piacere con un buon bicchiere di vino, preferibilmente rossese o vermentino, secondo le antiche ricette della cucina ligure.

Marco Travaglini

Cesana Torinese l’Amministrazione ha incontrato commercianti e cittadini

CESANA TORINESE – A neanche sei mesi dall’insediamento, l’Amministrazione Comunale di Cesana ha voluto organizzare mercoledì 27 novembre un incontro pubblico per i propri commercianti e con la cittadinanza tutta. E la risposta è stata decisamente importante in quanto la sala Formont era gremita.

Un successo non solo di partecipazione, ma anche di contenuti con i presenti ad interagire in modo costruttivo con l’Amministrazione Comunale.

Il Sindaco Daniele Mazzoleni è soddisfatto: “Abbiamo fortissimamente voluto incontrare i nostri concittadini per presentare loro le prime azioni che abbiamo messo in campo in questi primi sei mesi di amministrazione e per condividere con loro le idee che abbiamo per il futuro di Cesana e delle sue frazioni. Ci ha fatto molto piacere vedere la sala gremita e soprattutto il confronto con commercianti e cittadini è stato costruttivo ed è quello che auspicavamo. Ringraziamo tutti gli intervenuti ed soprattutto i funzionari del Comune che si sono dati disponibili ad intervenire in modo fattivo e puntuale a questo doppio incontro. Su questa strada vogliamo proseguire perché crediamo che il futuro di Cesana passi proprio dalla partecipazione di tutti”.

Un doppio incontro dunque.

Nella prima parte infatti con il Sindaco Daniele Mazzoleni, il vicesindaco Matteo Ferragout, i consiglieri di maggioranza Clementina Pansoya, Gian Marco Blanchet, Renato Manzon e Stefano Blanchet, sono intervenuti i funzionari Simona Ballario e Valentina Jacob con il comandante della Polizia Locale Massimo Blanc. Presenti tra il pubblico anche il capogruppo di minoranza Lorenzo Colomb, con il consigliere Daniele Gorlier e la consigliera Rita Tedesco; il comandante della locale stazione dei Carabinieri, il sindaco di Sauze di Cesana Federico Marocco e la presidente della Pro Loco “Per Cesana” Doriana Antonucci.

Il tema è stato quello delle manifestazioni ed eventi con l’illustrazione precisa e puntuale di tutti gli adempimenti necessari per la loro corretta realizzazione.

L’incontro ha poi toccato il tema delle strisce blu con l’illustrazione di tutto il piano parcheggi e con l’annuncio che il parcheggio a pagamento entrerà in funzione per il weekend dell’Immacolata.

Con la cittadinanza poi l’Amministrazione di Cesana ha toccato i temi degli investimenti, dei progetti in essere, delle problematiche ancora da risolvere e con l’intervento dell’ingegner Stefano Bonino e del dottor Diego Joannas, segretario Unione Montana Comuni Olimpici Vialattea, è stato inoltre illustrato il progetto della Comunità Energetica e le modalità per poter aderire.

È stato infine ribadito dall’Amministrazione che il tema del futuro della pista di Bob è ancora tutto da decidere e che l’avere ottenuto i primi fondi necessari configura un primo passo in avanti. L’Amministrazione Comunale di Cesana ha inoltre confermato l’intenzione di perseguire la strada che porta alla realizzazione di uno Skidome in quell’area ad oggi vandalizzata e che deve diventare invece una risorsa per la cittadinanza!

Tamponamento tra auto e camion: un ferito grave

In un tamponamento tra una vettura e un camion sulla tangenziale di Novara un 40enne è rimasto ferito gravemente ed è stato portato in ospedale. L’incidente si è verificato nei pressi dello svincolo per l’autostrada A4.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Torino, Montaruli (FDI): Città ostaggio di violenti. Misure straordinarie

“Il ministero dell’interno individui misure straordinarie per Torino dove l’ aggregazione estremista legata ai centro sociali e la presenza di organizzazioni che determinano l’insicurezza di interi quartieri rende insostenibile il carico attuale per le forze dell’ordine e il degrado per  cittadini ormai quotidianamente sotto assalto” a chiederlo è la vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli, che prosegue: “Ci sono aree della città dove i due fenomeni tendono a sovrapporsi, in particolare l’area nord della città, dove non a caso maggiormente insistono le sigle che oggi hanno messo a dura prova l’ordine pubblico, che non può più attendere. Il capoluogo piemontese non merita la realtà che da anni vive e che sta esplodendo in maniera sempre più evidente davanti agli occhi di tutta Italia. Con un’interrogazione al Ministro Piantedosi, che con il governo Meloni è stato fin da subito sensibile agli sviluppi della città, chiedo interventi straordinari affinché si affronti il caso Torino con ulteriori strumenti sul modello di quanto già fatto in altre realtà”.

Zangrillo: a Torino inqualificabili atti di violenza, solidarietà alle forze dell’ordine

“Solidarietà alle forze dell’ordine per gli inqualificabili atti di violenza compiuti a Torino da sedicenti manifestanti dell’estrema sinistra. Un clima da guerriglia urbana che dovrebbe costringere ad una seria riflessione chi, nella giornata di oggi, auspica di rivoltare il Paese come un guanto. Il diritto allo sciopero e a manifestare non ha nulla a che vedere con i comportamenti delinquenziali messi in atto oggi nel capoluogo piemontese”. Così il ministro per la Pubblica amministrazione, senatore Paolo Zangrillo, segretario di Forza Italia Piemonte.

Marra (Lib – Pop): A Torino le modalità fasciste degli antifascisti

“Quello che accade nelle nostre università ed è, ormai, all’ordine del giorno, dovrebbe farci riflettere sullo stato di salute della democrazia italiana. L’università è il luogo in cui si forma la classe dirigente del Paese. L’università è il primo campo di battaglia della lotta politica. Invece, il mondo accademico si è piegato a logiche ideologiche, che contrastano sostanzialmente e formalmente coi valori della Costituzione antifascista”, così Matteo MarraResponsabile Giovani e Universitari Liberali e Popolari, commenta l’occupazione dell’Università e gli scontri di Torino.

“La stessa Costituzione, usata come arma politica contro una parte legittima dell’arco costituzionale, diventa carta straccia per l’estrema sinistra, che non usa gli stessi parametri “morali” per giudicare il proprio agire politico. Anzi, questo è considerato, dalla sinistra antagonista, però non tutti i mezzi, come la violenza tanto cara ad Askatasuna, agli altri centri sociali ed alla sinistra delinquenziale in generale, sono legittimi: qualcuno lo spieghi ai figli di papà che bloccano il traffico, creando disagio a quei lavoratori che un tempo la sinistra voleva difendere, aggiunge Marra.

“Qualcuno lo dica anche a quei delinquenti che a Torino hanno occupato i binari di Porta Susa, cantando vittoria o, per essere più precisi: “occupiamo quel che vogliamo“. Oppure, agli stessi che a Porta Nuova hanno bruciato l’effigie del ministro Salvini. Qualcuno legga loro la Costituzione che dicono tanto di difendere, visto che non ne conoscono il contenuto

Qualcuno spieghi loro che non c’è nulla di democratico nel bloccare, da parte di una ventina di persone, come è accaduto, a titolo d’esempio, oggi a Torino, chiunque tenti di entrare nell’aula di un’università, violando il diritto allo studio, anche questo contenuto nella Costituzione antifascista”, continua Marra.

“Questa sinistra extraparlamentare, che parla di antifascismo, ma che, allo stesso tempo, fa del fascismo una virtù si colloca fuori dall’arco costituzionale e, pertanto, non dovrebbe avere, in un Paese che vuole essere autenticamente democratico, tutto lo spazio che le viene lasciato con una certa connivenza da parte di una sinistra “istituzionale”, che interviene in sua difesa, anche giustificandone la violenza. Il tutto di fronte agli occhi impotenti di uno Stato sprovvisto di sufficienti garanzie democratiche”, conclude Marra.

Italia Liberale e Popolare

Direzione Nazionale

Maccanti – Benvenuto (Lega): intollerabile violenza dei “pacifinti”

Gli esponenti torinesi della Lega intervengono condannando duramente i gesti estremi accaduti durante la manifestazione “pacifica” che ha sfilato oggi per le strade del capoluogo: “Ci risiamo: il centro della nostra Torino, anche oggi, è diventata teatro della violenza estremista. I soliti antagonisti non solo hanno cercato di sfondare il cordone delle Forze di polizia, ma hanno anche bruciato le foto della premier e del vicepremier leghista.

Come se non bastasse – proseguono i deputati della Lega Elena Maccanti, segretario provinciale a Torino e consigliere comunale in Sala Rossa e Alessandro Benvenuto, Questore della Camera, “alle fiamme è stato dato anche un fantoccio con le sembianze di Matteo Salvini. Altro che fantomatiche mobilitazioni pacifiste!”.


Stamane davanti la Stazione di Porta Nuova migliaia di manifestanti hanno acceso lo scontro contro le Forze dell’Ordine e inveendo con il Ministro dei Trasporti strumentalizzando con atti di violenza e disordini le motivazioni dello sciopero annunciato nei giorni scorsi.

Clelia Ventimiglia

Finisce in manette per aver rubato tre biciclette

 

29 novembre: nel corso della nottata, i Carabinieri del nucleo radiomobile del comando provinciale di Torino hanno arrestato un 44enne senza fissa dimora, noto alla polizia, sorpreso nei pressi di via Cellini (borgo san Salvario) mentre tentava di fuggire a seguito di un furto.
I militari operanti hanno recuperato la refurtiva (3 biciclette e materiale da lavoro) che l’uomo aveva appena rubato da un garage in quella via, dopo averne forzato la saracinesca.
Il presunto autore è stato arrestato in quanto gravemente indiziato del reato di “furto aggravato” e tradotto in carcere presso la locale casa circondariale.

Arturo, fascista pentito

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Le discussioni con Arturo, fascista tutto d’un pezzo, erano spesso animate e a volte molto dure. Lui era convinto della bontà delle scelte del Duce, entusiasta del regime e profondamente legato alla politica nazionale e autarchica. Non era mai stato un violento anche se non ammetteva nessun tipo di errore per quanto veniva imposto in quegli anni ed era pronto a giustificare quasi tutto. Quasi perché su un punto s’incrinavano le sue certezze: chi non la pensava come i fascisti andava convinto, ragionando con tutta la passione necessaria ma mai si doveva usare la violenza. Le squadracce e le loro bravate, non godevano del suo plauso. S’arrabbiava, diventavano rosso in volto. Tutta quella violenza, le botte e le bevute d’olio di ricino imposte ai dissidenti, andavano non solo criticate ma anche condannate. Arturo sosteneva che il vero fascismo non fosse quello. La rivoluzione sociale non poteva degenerare e il riscatto del popolo non doveva affermarsi con imposizioni e discriminazioni. Le nostre discussioni, all’osteria davanti all’imbarcadero di questo piccolo paese sul lago Maggiore, assumevano toni molto forti ma non degeneravano mai in uno scontro vero e proprio. Arturo portava rispetto per chi non condivideva il suo punto di vista e concludeva i suoi ragionamenti con una frase precisa, sempre la stessa: “Sei più testardo di un mulo e non vuoi vedere più in là del tuo naso. Ti convincerai che le cose andranno per il verso giusto. E chi sgarra, come questi matti che interpretano le direttive del partito con arroganza e violenza, pagherà per i suoi torti”. In realtà era lui, povero Arturo, a non persuadersi di ciò che stava accadendo attorno a noi, al clima sempre più pesante e opprimente, alla paura che induceva al silenzio, al clima di sospetto. Eravamo agli inizi ma già si intuiva che le cose sarebbero peggiorate, che il regime avrebbe mostrato il suo volto peggiore anche nei piccoli centri, nella provincia più profonda. Ogni dissenso era considerato tradimento, e come tale andava represso. Arturo se ne andò una mattina. Aveva trovato un impiego dalle parti di Castellanza come contabile in una manifattura tessile. Sembrava invecchiato precocemente. Parlava poco, non mostrava più l’ardore di un tempo. Qualcuno disse che un giorno, sul finire del 1938, ebbe uno scontro durissimo con alcune camicie nere che avevano prelevato dalla fabbrica due giovani operai accusandoli di essere ebrei e che, come tali, dovevano essere allontanati dalla produzione. Arturo li difese, gridando che il fascismo era nato per difendere il popolo e i lavoratori, che nessuno doveva essere discriminato, che quei metodi gli facevano schifo, ribrezzo. Venne malmenato e, una settimana più tardi, licenziato dalla direzione del cotonificio. Tornò da sua zia, l’unica parente che gli era rimasta dopo la morte, avvenuta molti anni prima, dei genitori. Era avvilito, provato. Mangiava poco e vagava a lungo, senza meta, tra i boschi e lungo le rive del lago. Un giorno sparì. E di lui non si seppe più nulla. Solo dopo la liberazione, venimmo a conoscenza della sua morte. La delusione profonda verso il tradimento dei suoi ideali l’aveva portato ad aggregarsi ad un gruppo di partigiani del varesotto e, durante un rastrellamento, era stato catturato e fucilato dai suoi ex camerati. Ci dissero che non aveva armi per sua precisa scelta: la violenza gli faceva orrore e si occupava solo di tutto ciò che poteva consentire alla banda di resistere tra quei monti, dal recupero del vettovagliamento alla logistica. Morì senza aver mai sparato un colpo. Vittima di quel regime che gli aveva acceso in cuore una speranza per poi spegnerla con l’arbitrio e la violenza.

Marco Travaglini

Ambrogio (Fdi): “scontri violenti con la polizia: la misura è colma”

SCIOPERO GENERALE RIDOTTO A SOLITA GUERRIGLIA ANTAGONISTA

 

“Pugni, calci, uova, torce di segnalazione, aste di bandiere e fumogeni scagliati contro le Forze dell’Ordine dai Pro Pal che, già in mattinata, avevano preso parte al corteo dei sindacati per lo sciopero generale. Tutto ciò è semplicemente intollerabile, la misura è colma. Ho sempre massimo rispetto per gli scioperi e per il dissenso democratico, ma qui siamo di fronte a uno sciopero generale permeato dall’odio e dall’antisemitismo, ridotto alla solita guerriglia antagonista e alla lotta armata tanto cara ai centri sociali”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.

“Penso – continua la Ambrogio – che gli stessi sindacati dovrebbero condannare l’accaduto e prendere le distanze da certe dinamiche, ma il fatto che i centri sociali, ora travestiti da Pro Pal, abbiano sfilato per ore al loro fianco senza che nessuno battesse ciglio, mi porta a dire che, con ogni probabilità, ciò non avverrà. E’ un grande peccato che il lavoro e i lavoratori vengano immolati dalla sinistra sull’altare della strumentalizzazione politica, tutto viene fatto contro il Governo e contro la premier Meloni, della sostanza e dei temi sociali manco l’ombra”.