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MuPIn – Museo dell’Informatica presenta  la mostra “Virtual Tennis – 66 anni di videogames!”

 Sulla storia dei videogiochi dedicati al tennis in programma il 9 e 10 ed il 16 e 17 novembre 2024 presso Contrada Murazzi (Murazzi del Po Gipo Farassino 23)

Per rendere omaggio alle ATP Finals in programma a Torino dal 10 al 17 Novembre 2024, il Museo Piemontese dell’Informatica (MuPIn) propone per il secondo anno consecutivo un evento che lega la passione per il tennis, a quella per la tecnologia e per il retrogaming, che fa parte del ricco calendario di eventi collaterali degli appuntamenti sportivi.

Dopo il grande successo nel 2023 di “Un Ace Virtuale” MuPIn propone nel 2024 una nuova mostra dal titolo “Virtual Tennis – 66 anni di videogames!“, un viaggio attraverso l’evoluzione dei videogiochi legati a questa disciplina, una mostra – evento gratuita che permette ai visitatori di vivere lo sviluppo e la diffusione dei videogames. La mostra racconta come il tennis abbia giocato un ruolo fondamentale nel plasmare l’industria videoludica e la cultura pop in oltre 60 anni di percorso e fa seguito alla partecipazione del Museo alla storica mostra Play – Videogame arte e oltre alla Reggia di Venaria.

Attraverso postazioni di gioco funzionanti, pannelli informativi e video, i visitatori potranno comprendere la storia dei videogiochi e cimentarsi in prima persona in accese partite grazie alle postazioni di gioco funzionanti, dal pionieristico “Tennis for Two” del 1958, alla “Magnavox Odyssey” del 1972, dall’iconico “Pong” fino ai titoli dei primi anni 2000 e a “Wii Sports Tennis”.

I volontari MuPIn, grazie alla loro esperienza e competenza ed avvalendosi di pannelli informativi e video, illustreranno ai visitatori come il tennis abbia avuto un ruolo molto importante anche sull’industria videoludica.

La mostra – evento è ad accesso gratuito e si svolgerà nei weekend delle ATP Finals, il 9 e 10 ed il 16 e 17 novembre 2024 a Torino presso Contrada Murazzi (Murazzi del Po Gipo Farassino 23) con orario dalle ore 10:00 alle ore 21:00 con prolungamento orario nelle serate di sabato.

Per il presidente MuPIn Elia Bellussi: “la mostra è l’ennesimo esempio delle attività che il Museo sta svolgendo con successo sul territorio per raccontare la storia del computer, dell’informatica e in senso più allargato di tutta l’evoluzione verso il digitale che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Da anni il museo è una realtà molto apprezzata per preservare la memoria storica della tecnologia elettronica analogica e digitale grazie a una importante collezione di hardware, software, libri, manuali, riviste e documenti. Il museo ha l’obiettivo di diventare un importante hub nazionale dedicato alla cultura digitale e alla storia degli strumenti tecnologici che accompagnano la nostra vita quotidiana. Nonostante le difficoltà legate all’insediamento nella nuova sede, nella zona nord di Torino, proprio negli anni del Covid, gli associati lavorano instancabilmente per rendere possibile l’attesa apertura al pubblico, con il supporto di enti pubblici e sponsor privati”.

Il MUPIn – Museo Piemontese dell’Informatica è il museo dedicato alla storia del computer, dell’informatica e del digitale che ha sede a Torino In Piazza Riccardo Valla 10148 a Torino, già Via Reiss Romoli 49 bis accanto al MUFANT – Museo del Fantastico e della Fantascienza nella sede conferita in convenzione dal Comune di Torino.

Il MuPIn – Museo Piemontese dell’Informatica è un’importante istituzione museale situata a Torino, in Piemonte, che si dedica alla raccolta, conservazione e valorizzazione della storia dell’informatica e delle tecnologie digitali. Il MuPIN è tra i primi musei del genere in Italia e rappresenta un punto di riferimento fondamentale per studiosi, appassionati e curiosi del settore informatico. Nato dalla passione e dall’impegno di un gruppo di collezionisti, imformatici e tecnologi, il MuPIn non è solo un luogo di esposizione di computer e dispositivi storici, ma anche uno spazio per approfondire le evoluzioni che hanno portato l’Italia e il mondo all’attuale era digitale.

Il MuPIN ha, infatti, una funzione importante nella conservazione del patrimonio tecnologico, una risorsa che altrimenti rischierebbe di essere dimenticata con il rapido avanzamento dell’innovazione. I computer, i software e le periferiche esposti non sono solo oggetti d’epoca, ma strumenti che raccontano storie di ingegnosità, di sfide e di progressi. Conservare e ricordare questi strumenti e le innovazioni che rappresentano significa anche ricordare le persone, le idee e le culture che hanno contribuito a creare il mondo

L’informatica è una scienza che ha impatto su ogni aspetto della nostra vita quotidiana, tuttavia non sempre il pubblico ne conosce la storia. Un museo dell’informatica aiuta a diffondere la cultura scientifica e del digitale sul territorio, preservando nel contempo un patrimonio di oggetti e conoscenze del passato che assumono sempre maggiore importanza.

La storia e la mission del MuPIn

Il MuPIn è nato per iniziativa dell’Associazione Museo Piemontese dell’Informatica, che ha voluto preservare la memoria storica del settore informatico in Italia e condividere la cultura della tecnologia con il pubblico. Fondata nel 2011, l’associazione si è posta l’obiettivo di raccogliere e restaurare macchine, periferiche, software e documentazione che testimoniassero le trasformazioni dell’informatica e del digitale, dando voce alla storia e all’evoluzione di questo settore in modo completo e accessibile. Nel 2021 seguendo le evoluzioni della legislazione del Terzo Settore l’associazione si è trasformata in MuPIn ODV divenendo legalmente una Organizzazione di Volontariato (ODV.

La missione del museo è duplice: da un lato, si concentra sulla conservazione del patrimonio tecnologico, dall’altro, si impegna in attività di divulgazione e educazione per favorire la conoscenza dell’informatica e del digitale e delle loro applicazioni nella vita quotidiana. Un’attenzione particolare è riservata anche alla storia italiana dell’informatica, spesso poco conosciuta ma ricca di contributi pionieristici.

Il MuPIn – Museo Piemontese dell’Informatica si configura come un’istituzione unica nel panorama italiano, che riesce a unire il valore della conservazione storica alla necessità di divulgare e sensibilizzare il pubblico sulle implicazioni e l’importanza dell’informatica nella vita quotidiana. Attraverso la sua collezione ricca e varia, le attività educative, i laboratori e le esposizioni tematiche, il MuPIN non è solo un museo, ma un centro di cultura e di conoscenza per appassionati e curiosi, giovani e meno giovani. Nel tempo il Museo è diventato una parte fondamentale della comunità tecnologica italiana e un faro per la conservazione della memoria informatica, un contributo importante alla comprensione di come il mondo della tecnologia si sia evoluto e un’occasione per riflettere su come potrebbe continuare a trasformare le nostre vite.

Grazie alla presenza congiunta di MuPIn e MUFANT a Torino è nato un nuovo polo museale che fa parte di un’iniziativa di riqualificazione urbana, promossa dalla Città di Torino insieme alla Circoscrizione 5 per creare spazi di coesione sociale e servizi culturali e didattici dedicati ai torinesi e ai turisti.

Le collezioni del MuPIn

Il Museo dispone di una collezione di 6 mila pezzi hardware e software dai mainframe, ai mini computer, ai personal e home computer, fino alle console per i video giochi, i telefonini e gli smartphone. Molto importante anche la collezione di software e relativi manuali.

Il patrimonio di libri, manuali e riviste, di cui si sta completando la catalogazione comprende 5 mila volumi, 10 mila riviste e periodici e 30 mila manuali.

La collezione del MuPIN comprende una vasta gamma di dispositivi, dai primi computer analogici e digitali fino agli oggetti tecnologici di uso comune negli anni più recenti. L’esposizione è organizzata in modo da mostrare l’evoluzione dell’informatica attraverso alcune tappe fondamentali, che permettono ai visitatori di fare un viaggio nel tempo attraverso le invenzioni e i dispositivi che hanno cambiato il nostro modo di lavorare, comunicare e vivere.

La collezione comprende computer storici e macchine pionieristiche, microcomputer e personal computer degli anni ’70 e ’80, molti modelli di home computer e microcomputer che sono stati protagonisti dell’informatizzazione di massa, dal Commodore 64, l’Apple II e i primi modelli di IBM PC, tutti elementi iconici per gli appassionati e testimonianze di un’epoca di grande innovazione.

Il museo dedica una parte della sua collezione ai primi modelli di console per videogiochi, come l’Atari 2600 e il Nintendo Entertainment System (NES), che hanno dato origine alla cultura dei videogiochi come la conosciamo oggi. Vi sono anche giochi, cartucce e accessori, che mostrano come il settore dell’intrattenimento digitale abbia affascinato generazioni di giovani e meno giovani.

Il MuPIN espone vari accessori storici, come stampanti, tastiere, dischi rigidi e altre periferiche, che danno l’idea delle trasformazioni che la tecnologia ha attraversato anche in termini di interfaccia e usabilità.

Accanto alla collezione permanente, il MuPIN ospita esposizioni temporanee che esplorano temi specifici della storia dell’informatica o che si concentrano su aspetti particolari, come i software storici, l’evoluzione dei videogiochi o l’informatica nell’arte. Queste mostre hanno l’obiettivo di mettere in luce come la tecnologia abbia influito e continui a influire su vari ambiti della nostra vita.

Il MuPIN non è solo un museo statico, ma un centro attivo di cultura informatica che propone regolarmente esposizioni temporanee, laboratori e attività educative per coinvolgere il pubblico di tutte le età. Gli eventi vengono ideati per suscitare l’interesse dei visitatori verso la storia e la tecnologia informatica, con particolare attenzione ai più giovani, che possono imparare divertendosi.

L’ attività di divulgazione e educazione dell’informatica e del digitale

La seconda missione del MuPIn si concretizza nell’ attività di divulgazione e educazione per favorire la conoscenza dell’informatica e del digitale e delle loro applicazioni nella vita quotidiana.

I Laboratori interattivi sono indirizzati ai più giovani e per chi vuole sperimentare da vicino il funzionamento di alcuni dispositivi. In questi contesti, i partecipanti possono toccare con mano i dispositivi, comprendere come funzionano e magari avvicinarsi al mondo della programmazione. Un esempio sono i laboratori di coding, e di robotica pensati per introdurre i visitatori alla programmazione attraverso linguaggi come Scratch, Lego o Python, utilizzati per creare giochi e semplici applicazioni.

La missione educativa del MuPIN si realizza anche attraverso i progetti didattici per le scuole, rivolti a studenti di ogni ordine e grado. In collaborazione con istituti scolastici, il museo organizza visite guidate e attività didattiche mirate, pensate per fare avvicinare gli studenti alla storia dell’informatica e sensibilizzar li sull’importanza della tecnologia nella società moderna. Attraverso le attività educative, i giovani scoprono come i computer e le tecnologie abbiano trasformato il mondo e si immergono in una realtà che li porta a riflettere su come il digitale influenzerà il loro futuro.

Il MuPIN si è affermato come un importante centro di divulgazione della cultura informatica e digitale in Italia. In un contesto in cui la tecnologia continua a evolvere e a cambiare velocemente, il museo si propone come un punto di riferimento per comprendere le radici della rivoluzione digitale e per ricordare l’importanza dell’innovazione in Italia. Il museo promuove regolarmente conferenze, seminari e incontri con esperti del settore, studiosi e appassionati per dibattere e approfondire temi legati all’evoluzione tecnologica e all’impatto dell’informatica sulla società.

Partnership nazionali e internazionali

Oltre a concentrarsi sulla storia dell’informatica in Italia, il MuPIN collabora con altre istituzioni nazionali e internazionali, partecipando a bandi, iniziative e progetti che riguardano la conservazione della memoria informatica e il dialogo con altri musei e centri di ricerca all’estero. Attraverso queste collaborazioni, il museo mantiene viva la tradizione del passato tecnologico e sostiene la consapevolezza della sua importanza per le generazioni future.

Una raccolta delle maggiori iniziative del MuPIn – Museo Piemontese dell’Informatica negli ultimi anni

 

I contatti di MUPIN

  • E-mail: info@mupin.it

Il PressKit di MUPINhttps://bit.ly/mupinpresskit

Nella sezione testi del presskit si trova la presentazione aggiornata di MuPIn con la descrizione del percorso negli anni del Museo Piemontese dell’Informatica con la narrazione delle principali attività svolte negli anni. Nella sezione immagini del presskit trovate le immagini delle mostre 2024 e 2023 per le ATP Finals.

Le Nitto ATP Finals a Torino 2024

Per il quarto anno consecutivo, Torino e il Piemonte si preparano ad accogliere le Nitto ATP Finals, l’evento sportivo organizzato da FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) e ATP (Associazione Tennisti Professionisti). Dal 10 al 17 novembre 2024, i migliori otto giocatori al mondo e le otto migliori coppie di doppio si sfideranno all’Inalpi Arena in un torneo attesissimo ed emozionante, che chiuderà la stagione del circuito maschile mettendo in palio il trofeo più importante.

Anche quest’anno, per accogliere al meglio il pubblico e offrire un’esperienza indimenticabile a turisti e cittadini, Città di Torino, Regione Piemonte, Camera di commercio di Torino, in collaborazione con Turismo Torino e Provincia e Visit Piemonte, proporranno un ricco e variegato calendario di attività, talk, degustazioni, mostre, animazione diffusa, visite guidate e molto altro – che coinvolgeranno l’intera città in un clima di festa, dal 9 al 17 novembre.

In scena al Gobetti “Un sogno a Istanbul. Ballata per tre uomini e una donna”

Maddalena Crippa tra gli interpreti

Tratto da un bestseller dello scrittore e giornalista Paolo Rumiz, è nato un testo teatrale creato da Alberto Bassetti, testo di grande intensità e suggestione, magistralmente interpretato da Maddalena Crippa, Maximilian Nisi e Adriano Giraldi, sulle musiche di Mario Incudine. Lo spettacolo, coprodotto da La Contrada, Teatro Stabile di Trieste e Srca Azzurra, s’intitola “Sogno a Istanbul. Ballata per tre uomini e una donna”, che rimarrà in scena al teatro Gobetti fino al prossimo 17 novembre.

‘Un sogno a Istanbul. Ballata per tre uomini e una donna’ racconta di Max e Masa e del loro amore. Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco, viene mandato a Sarajevo per un sopralluogo nell’inverno del ’97. Un amico gli presenta la misteriosa Masa Dizdarevic, donna austera e selvaggia, splendida e inaccessibile, vedova e divorziata, con due figlie che vivono lontano da lei. Scatta qualcosa, un’attrazione potente che non ha la possibilità di concretizzarsi, perché Max torna in patria e prima di ritrovare Masa passano tre anni. Masa ora è malata, ma l’amore finalmente si accende. Da lì in poi smuove un vento che accende le anime e i sensi, che strappa lacrime e sogni. Comincia l’avventura che porta Max nei luoghi magici di Masa, in un viaggio che si fa rito, scoperta e risurrezione.

“Non trovo nelle quattro figure in scena – spiega il regista Alberto Pizzech – semplicemente il dipanarsi di un percorso emotivo, di una semplice storia d’amore. Quel racconto privato, nella scrittura di Rumiz, che Alberto Bassetti ha ben colto nel suo riadattamento, è la metafora degli sconfinamenti, del nostro lasciarsi invadere, della possibilità di incontrare, di costruire storie che ci spostino dal nostro punto. Su cosa si fonda l’Europa, se non su questi comuni destini, su questo sangue, su amori nati sulle ceneri di palazzi crollati, sulle schegge di bombe che hanno dilaniato architetture? L’Europa è figlia di queste storie, è la sua storia e noi siamo il risultato di quei processi storici che dialogano con la nostra storia personale”.

Teatro Gobetti, via Rossini 12

Orario spettacoli martedì giovedì sabato 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45, domenica ore 16.

MARA MARTELLOTTA

Beirut: i 100 anni dell’Orient-Le Jour, incontro a Torino

È decollato dall’aeroporto della capitale libanese senza problemi ma con la paura di un possibile attacco aereo israeliano ed è atterrato alla Malpensa mentre altri cinque caschi blu della missione Unifil dell’Onu venivano feriti a Sidone nel sud del Libano. Elie Fayad, caporedattore de L’Orient -Le Jour di Beirut, uno dei più autorevoli organi di informazione del Medio Oriente, è venuto a Torino per festeggiare i cent’anni del quotidiano libanese in lingua francese in un momento drammatico per il Libano e per l’intero Medio Oriente. In un incontro organizzato dal Centro studi Federico Peirone in collaborazione con la Fondazione internazionale Oasis alla Facoltà Teologica di via xx settembre, Elie Fayad ha ripercorso la lunga, travagliata, ed esaltante storia del giornale francofono a un secolo dalla sua fondazione con uno sguardo alla terribile situazione nel Paese dei Cedri.
“Da un secolo, ha sottolineato Fayad, l’Orient-Le Jour difende gli stessi valori democratici, il pluralismo e il dialogo tra culture e religioni. In una terra di apertura sul mondo vicino e lontano come quella libanese, l’Orient-Le Jour è da sempre una voce moderata, un combattente per la libertà in una regione dominata da potenze regionali, da grandi potenze e da troppi estremismi”. L’Orient-Le Jour è l’unico quotidiano in lingua francese del Libano. È nato a Beirut nel 1971 dalla fusione di due testate francofone, L’Orient, fondato appunto nel 1924 durante il Mandato francese del Libano e Le Jour nato nel 1934. All’inizio della guerra civile libanese (1975-1990) il giornale fu chiuso per un breve periodo dall’esercito siriano di occupazione e nel 1976 fu assassinato Eduard Saab caporedattore del giornale stesso. Al convegno del Centro Peirone sono intervenuti anche Monica Maggioni, inviata della Rai, in collegamento da New York, e Lorenzo Cremonesi, inviato di guerra del Corriere della Sera, in video da Kiev, e Alessandro Banfi, direttore della comunicazione della Fondazione Oasis. “Il Libano deve restare unito anche se ci sono tante forze che vorrebbero dividerlo. Bisogna sconfiggere gli estremismi da qualunque parte vengano, ha puntualizzato Fayad, puntando il dito contro l’Iran e la sua creatura Hezbollah osteggiato da molti libanesi perché ha troppo potere e fa solo gli interessi dell’Iran”. Nel corso degli anni il movimento islamista sciita filo-iraniano ha costruito uno Stato nello Stato libanese, una milizia più potente dell’esercito regolare libanese e un partito, il “Partito di Dio”, che spadroneggia sia nel governo che in Parlamento.
   Filippo Re

Alla Galleria Pirra le foto denuncia di Gabriele Zago

La Galleria Pirra si tinge di nero con il progetto-denuncia di Gabriele Zago

Fino al 24 Novembre la galleria Pirra di Corso Vittorio Emanuele II n.82 presenta YANA Amazonas, lavoro fotografico di Gabriele Zago a cura di Laura Tota che con un percorso artistico racconta il conflitto tra le tribù che vivono lungo il Rio delle Amazzoni e le compagnie petrolifere.

Si viaggia per scoprire, per imparare, per conoscere. Gabriele Zago, designer biellese di nascita ma torinese da moltissimi anni, viaggia anche per denunciare. Lo ha fatto in passato, lo fa oggi, alla vigilia dell’inaugurazione della sua nuova mostra “YANA Amazonas”. Durante  questo viaggio, Zago ha visitato e vissuto insieme ad alcune tribù dell’Amazzonia tra Ecuador e Perù  per capire quali sono i problemi che affrontano a causa degli interessi legati all’estrazione del petrolio e ad un’economia capitalista che deturpa le loro terre. Il risultato è una selezione di foto che sono poi state rielaborate in studio per raccontare per immagini quello che le genti di quei luoghi subiscono.

Il lavoro di Zago si inserisce così tra il reportage antropologico-naturalistico e la rappresentazione artistica. Tuttavia, le foto patinate non si limitano a una mera funzione estetica. Al visitatore che posa uno sguardo più attento appare tutta la crudeltà che le tematiche analizzate da Zago fanno emergere.

Dopo aver visitato tribù tra America Latina, Oceania, Asia e Africa subsahariana, ha deciso di recarsi in Amazzonia. Come sceglie i luoghi da visitare? 

Il mio interesse si rivolge soprattutto a quei luoghi abitati da quelle minoranze etniche che sono minacciate dalla globalizzazione e da interessi economici; processi che mettono a serio rischio la loro identità e la loro sopravvivenza. Vorrei che i miei progetti diventassero documentazione e testimonianza di ciò che accade lontano dai nostri occhi ma che riguarda tutti noi in quanto queste popolazioni sono da considerare patrimonio dell’umanità.

Quest’ultimo progetto affronta i problemi che sorgono dalla costruzione di oleodotti in habitat finora incontaminati. Cosa succede alle popolazioni che abitano in queste zone? 

Le tribù native della Foresta Amazzonica vivono su alcuni dei giacimenti di petrolio più estesi e redditizi al mondo. Purtroppo gli interessi miliardari legati a questo business non prevedono la coesistenza con le Comunità ancestrali che abitano quei luoghi da sempre. Nel migliore dei casi, le tribù vengono “sfrattate” dai loro territori per poter disboscare per costruire i centri di estrazione del petrolio dai quali si diramano le condutture degli oleodotti che invadono la Foresta. Nel peggiore dei casi, e purtroppo non così di rado, gli effetti sono mortali. Le pipeline negli anni si degradano, hanno delle fuoriuscite di sostanze tossiche che penetrano nelle falde acquifere e avvelenano uomini e animali. Di recente nel fiume Pastaza, un affluente del Rio delle Amazzoni tra Ecuador e Peru, una conduttura si è danneggiata causando una fuoriuscita di Petrolio che riversandosi nelle acque ne ha provocato l’avvelenamento.

Come reagiscono le tribù che lei ha visitato?

Le tribù con cui sono entrato in contatto subiscono da anni questa preoccupante situazione. In particolare ho potuto vivere qualche giorno con la Comunità dei Bameno, un gruppo di indigeni che vive nella parte ecuadoriana della Foresta Amazzonica, i quali vivono un forte conflitto con i cosiddetti petroleros. I pozzi di estrazione del petrolio sono spaventosamente vicino ai loro villaggi e ai loro territori di caccia che, nonostante siano stati decretati Parco Nazionale, rischiano ogni giorno l’invasione a causa, tra le altre cose, dell’instabilità del Governo.

Le sue foto sembrano colate nere che ricoprono la tela di un quadro, come gettate di petrolio che soffocano la terra su cui si riversano. eppure degli sprazzi di natura emergono. Si può dire che la natura resiste o è destinata lentamente a soccombere? 

Il nero che pervade le immagini è una patina che ci impedisce di vedere chiaramente una natura spettacolare. E con lei, gli esseri viventi che la abitano. Lo scenario, che ho ricreato tramite decine di miei scatti ricomposti in un tableau vivant, viene attraversato da linee cromate che stridono con il contesto, proprio come le condutture degli oleodotti che invadono la Foresta. Anche se oscurata dal velo nero del petrolio ciò che prevale è comunque la Natura, mi piace pensare che sia così saggia e potente che sappia come sopravvivere a quello che l’uomo le sta provocando. Vorrei che ne emergesse un messaggio positivo di resilienza e di speranza.

A questo punto è obbligatorio chiedersi cosa possiamo fare noi. Quali sono le azione fatte da noi che possono avere un impatto su eventi che sembrano cosi remoti? 

Queste opere rappresentano luoghi esotici, remoti e lontani anni luce dal nostro quotidiano. Ma La Foresta Amazzonica è una risorsa di inestimabile valore per noi e per tutto il Pianeta, dobbiamo essere consapevoli di cosa sta succedendo e del processo distruttivo che è stato innescato. È fondamentale che se ne parli, che ci si sensibilizzi e che si diffonda una cultura di salvaguardia delle nostre risorse naturali.

Se dovesse scegliere una e una sola cosa che si è portato da questo viaggio, quale sarebbe? 

Una tra le cose che più mi affascinano quando ho l’opportunità di viaggiare in questi luoghi è assistere allo straordinario rapporto simbiotico che questi popoli hanno con la Natura. Un legame inscindibile e viscerale. Mi vorrei portare a casa la capacità di riuscire a vivere con quello stesso profondo rispetto per i luoghi in cui vivo, ricordandomi sempre di considerare la Natura come una risorsa, come un’alleata e non come un mezzo da sfruttare.

La mostra è visibile presso la Galleria Pirra, in Corso Vittorio Emanuele II n.82, sino al 24 Novembre 2024.

Lori Barozzino 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Ligabue e Frankie Hi-nrg Mc

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al teatro Regio si esibisce Ligabue.

Martedì. Al Jazz Club è di scena Matteo Salvadori.

Mercoledì. Al teatro Colosseo arriva Malika Ayane. Al Jazz Club suonano i Dicks Fall. Al teatro

Concordia si esibisce Anna Pepe. All’Osteria Rabezzana sono di scena i The Last Coat of Pink. Al

Peocio di Trofarello suonano gli Atomic Rooster. Al Blah Blah si esibiscono i Dicks’Fall. Allo Ziggy

sono di scena i San Leo +Makepop.

Giovedì. Per Moncalieri Jazz alle Fonderie Limone, concerto dal titolo “Cine & Jazz” per un omaggio

ai centenari :Marcello Mastroianni, Marlon Brando, Henry Mancini, con l’Orchestra Magister

Harmoniae e la House Band. Al Blah Blah si esibisce Tony Mezzacarica & I Carusi. All’Hiroshima

Mon Amour arriva il rapper Frankie Hi-nrg Mc. Al teatro Colosseo è di scena Diodato. Al Cafè

Neruda suonano i Mashkatarìa. Al Jazz Club si esibiscono i Dionysian. Alla Divina Commedia

sono di scena gli Acoustik Brothers.

Venerdì. Allo Ziggy suonano i Distruzione + Putridity. Al Blah Blah si esibiscono i Temple Of

Deimos+ Palm In A Forest. Al Magazzino sul Po suonano gli Stormo. Per 3 giorni consecutivi

i Pink Floyd Legend Week, ripropongono gli album di maggior successo dei “mitici” Pink Floyd

al teatro Colosseo. Al Capolinea 8 suona il Cantabile Trio. Per Moncalieri Jazz alle Fonderie Limone,

concerto dal titolo “Il Cielo è pieno di stelle”, tributo a Pino Daniele eseguito dal duo Mazzariello-

Bosso. Al Jazz Club suona la Terry Blues Band.

Sabato. Allo Ziggy suonano i Fuori Controllo + Redmoon Heroes. Al Blah Blah sono di scena i

La Crisi+Pigro. Al Folk Club si esibisce il quintetto di Stefano Dall’Armellina. Al Capolinea 8

concerto tributo a Chet Baker con il quartetto di Felice Reggio. Per Moncalieri Jazz alle Fonderie

Limone, suona Albert Hera & Friends con la partecipazione di The Singers Choir. Al Jazz Club

si esibisce la Project Band.

Domenica. Chiusura di Moncalieri Jazz all’auditorium Toscanini, di Torino con lo spettacolo dal titolo

100 anni della radio” con l’Orchestra Rai diretta da Steven Mercurio, con la partecipazione

straordinaria di Tosca. Al Blah Blah suonano gli Spiritual Deception+ Chasing People. Allo Ziggy

sono di scena gli Hibaku Jumoku. Al Jazz Club si esibiscono i Plastic Fingers.

Pier Luigi Fuggetta

Una racchetta gigante in piazza San Carlo

Questa mattina piazza San Carlo si è trasformata in un grande quadro in movimento grazie al flashmob “Finals in Frame”. L’evento, che ha suscitato la curiosità dei cittadini e dei turisti di passaggio in piazza, è stato organizzato dalla Città di Torino nell’ambito del programma di animazione del centro cittadino per celebrare le Nitto ATP Finals.

Accanto alla racchetta, composta dai volontari della Città di Torino e delle scuole di tennis locali, hanno completato la scena una pallina da tennis gigante e sette cartelli animati dai partecipanti per formare le scritte “Ace”, “Game” e “Set”. Un tributo al mondo del tennis che varcherà i confini di piazza San Carlo, grazie al web e ai social, inviando un messaggio da Torino a tutto il mondo.

Cento anni fa nasceva Ugo Buzzolan

Cento anni fa nasceva Ugo Buzzolan, il più autorevole critico televisivo italiano. Generazioni di torinesi, e non solo, lo ricorderanno di certo, firmava la sua rubrica su “La Stampa” con una sigla divenuta celebre: ” u.bz.”. Inventore di un genere nuovo, destinato ad avere grande fortuna, viveva la sua funzione di critico quasi come una missione: puntuale, attento, acuto, nemico di ogni eccesso, si impose come il più onesto ed il più temuto dei cronisti televisivi.

Buzzolan portò avanti  numerose battaglie, denunciando già allora le straripanti interruzioni pubblicitarie, l’emarginazione del teatro in tv, la scomparsa degli spazi per le proposte culturali, dalla musica ai libri, e si faceva sovente portavoce di tutti i suoi lettori che per per anni non riuscirono a vedere la terza rete della Rai perché il segnale era irrangiungibile. Sapeva essere pungente ma sempre con garbo: su “La Stampa”, nel 1980, Ugo Buzzolan parlando dello sceneggiato televisivo italiano, osservava che ” abbiamo il primato assoluto delle riduzioni dei romanzi dell’Ottocento. I magazzini della Tv traboccano di tube, crinoline, cuffie e mustacchi, di lumi a petrolio, di occhialini e carrozze”.

Proprio lui che era stato il più innovativo già ai tempi della televisione sperimentale con i primi “originali televisivi”, opere scritte appositamente per il piccolo schermo, trasmesse dalla Rai ancora prima dell’annuncio ufficiale del gennaio 1954. Per il Centenario della sua nascita, mercoledì 13 novembre, alla Mediateca Rai di Torino, al Palazzo della Radio di via Verdi, verrà ricordato dai figli Arturo, Angelica e Dario con la visione di “Eravamo giovani”, un originale televisivo del 1955, dove tra l’altro, oltre a Antonella Lualdi e Franco Interlenghi, recita anche una giovane attrice, Cecilia Ciaffi, la moglie di Buzzolan.

Igino Macagno

Quali politiche possono aiutare il sistema industriale torinese?

Quali politiche possono aiutare il sistema industriale torinese, da tempo in bilico fra crisi ed eccellenze, e quale contributo può ritagliarsi la Città in questa prospettiva: sono stati gli argomenti al centro dell’ultima seduta della commissione Lavoro a Palazzo Civico

Per analizzare la situazione e valutare possibili inziative, il presidente Pierino Crema ha invitato la vicesindaca Michela Favaro, l’assessore Chiavarino e i rappresentanti dell’Unione industriali di Torino Marco Gay, della ConfArtigianato Nicola Scarlatelli e dell’API – Associazione delle piccole e medie imprese Alberto Russo che sono intervenuti presentando un documento comune.

Nel documento, illustrato durante l’incontro, i tre rappresentanti del mondo imprenditoriale torinese hanno posto l’accento su diverse questioni. La prima riguarda l’estrema complessità della situazione attuale, contraddistinta da una forte instabilità politica ed economica in Europa e nel mondo, che si riverbera inevitabilmente nel nostro Paese. Un panorama nel quale la manovra governativa di Bilancio, appena presentata, conferma i limiti delle risorse pubbliche disponibili e porta i responsabili delle associazioni di categoria a ribadire la necessità di fare affidamento sugli investimenti privati per rilanciare lo sviluppo del territorio. Di conseguenza, ritengono che la Città debba rispondere realizzando le condizioni per offrire un ambiente sicuro ed accogliente, capace di attrarre questi investimenti, innovando e migliorando le infrastrutture e la mobilità, semplificando la burocrazia. Per diventare snodo strategico nell’assetto continentale.

Insieme, per muovere capitaligenerare valore e creare occupazione, le amministrazioni e le aziende locali dovranno puntare forte sulle eccellenze del territorio. Non solo l’automotive, dentro una crisi che non può essere risolta con incentivi e misure temporanee, che non deve essere abbandonata ma rilanciata con interventi specifici e urgenti. E vanno messi in vetrina l’aerospazio, che sul territorio conta 450 aziende, 35mila addetti per un valore di 8 miliardi di euro l’anno; il settore energetico che deve valorizzare le fonti rinnovabili per accrescere la competitività; l’innovazione e la ricerca, che possono contare su un sistema universitario di livello.

“Ci viene chiesto di unire le forze per affrontare sfide epocali, dobbiamo essere pronti a raccogliere quell’appello” dichiara Crema nel concludere i lavori. “Soprattutto – precisa il presidente della commissione – ci viene chiesto di superare le divisioni di un passato recente, una richiesta già arrivata in altre sedi dalle organizzazioni sindacali e che ritengo vada raccolta per lavorare ad un progetto comune di tutela e rilancio del settore produttivo della città”.