ilTorinese

Sea, per gli anziani dal centro alle periferie

anziani parcoanziani

Prosegue il nostro viaggio attraverso le realtà associative che si occupano di anziani. Oggi parliamo di SEA Italia onlus (Servizio Emergenza Anziani), il Coordinamento Nazionale delle associazioni SEA territoriali che operano in Piemonte e in Lombardia

 

L ’11 gennaio 1988 il SEA iniziava la propria attività nel quartiere popolare di Madonna di Campagna in Torino con i primi 11 volontari. Da allora vi è stato un crescendo di iniziative, con l’apertura di sedi territoriali in Torino e provincia, in Piemonte e in Lombardia.Il SEA Italia è costituito il 2 maggio 2000 per l’esigenza di coordinare l’attività delle numerose associazioni cresciute sulle radici del primo SEA fondatore.

 

Oggi il Coordinamento SEA Italia conta 21 SEA territoriali che operano nei quartieri delle città, nel centro e nelle periferie, nei paesi dell’area extraurbana e nelle zone rurali. Ciascuna risponde ad una propria dirigenza e sviluppa l’organizzazione più consona alle necessità del territorio, in stretta collaborazione con le istituzioni locali. Il coordinamento SEA Italia vanta circa 1.000 volontari che operano nelle Associazioni Territoriali SEA e collaborano tra loro per le esigenze comuni e per creare nuove possibilità di sviluppo ad un’opera di volontariato ormai indispensabile per assistere i bisogni di una popolazione che, invecchiando sempre più, richiede civile rispetto e attenzione per la qualità della loro vita.

 

Come il SEA Italia, tutte le Associazioni SEA territoriali sono associazioni ONLUS di volontariato di ispirazione cristiana che rispondono in autonomia alle esigenze del territorio e ai bisogni delle persone anziane, con servizi gratuiti di accompagnamento e di assistenza domiciliare. Le Associazioni SEA intervengono direttamente con i loro volontari attraverso la segnalazione diretta degli anziani in difficoltà, dei loro parenti o dei loro amici e vicini.

 

Le sedi sono distribuite nelle città, nelle periferie e nei territori rurali, collaborano tra loro, con le istituzioni di supporto sociale e attivano iniziative di carattere socioculturale per offrire agli anziani soli (e talvolta emarginati) l’occasione di incontri e di attività gratificanti. Tutti i volontari SEA sono al servizio di chi, in difficoltà perché senza mezzi propri, ha necessità di raggiungere ospedali, medici, parenti e amici o luoghi di aggregazione per attività sociali e culturali.

 

Indirizzo: via Cassini 14 , TORINO

 

Dopo arte e cultura Torino è capitale del vino

VINO PREGIATOVINO

Sono presenti anche tre vini piemontesi tra i quindici effigiati su francobollo da Poste Italiane con la terza serie sui vini Docg:  il Barbaresco Docg, il Gattinara Docg e il Ruchè di Castagnole Monferrato Docg

 

Saranno alcuni degli edifici storici simbolo della città, dal 22 al 24 novembre (Teatro Carignano, Palazzo Carignano e Palazzo Reale) ad ospitare il 48° congresso nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier – Ais. Dopo arte e cultura, Torino sarà capitale del vino. Saranno in degustazione le ultime annate di Barolo, Barbaresco, Roero, e Nebbiolo. E lunedì Anteprima Vendemmia 2014, con la presentazione dei dati dell’annata vitivinicola. Si chiude con “In Bianco”, evento dedicato ai grandi vini bianchi europei.

 

Il tutto mentre si registra che la produzione piemontese di vino, quest’anno, è complessivamente di 2.401.988 ettolitri, con un calo del 7% rispetto al 2013. I dati sono della Cia Piemonte. La crescita delle esportazioni di vini dop negli ultimi quattro anni è stata di oltre il 50%.

 

Infine, una curiosità: sono presenti anche tre vini piemontesi tra i quindici effigiati su francobollo da Poste Italiane con la terza serie sui vini Docg:  il Barbaresco Docg, il Gattinara Docg e il Ruchè di Castagnole Monferrato Docg. L’ emissione dei francobolli autoadesivi, ognuno dedicato a una specific adenominazione, avverrà sabato. Ogni francobollo è prodotto 800 mila esemplari dal costo 80 centesimi.

 

 

Casorati, il fascino malinconico e riservato di Torino

casorati

La città sabauda fu terreno fertile per il ritorno all’ordine e ai valori plastici del 900 con rivisitazioni neo-quattrocentesche di Piero Della Francesca e secentesche di Wermeer nella atemporale “ Silvana Cenni”, di Mantegna negli scorci azzardati de “ La fanciulla dormiente”, di Ingres nell’eleganza de “ Il Concerto”. Tutte opere, come egli confessava, che potevano scaturire solo a Torino

 

La mostra di Felice Casorati in corso ad Alba fa ricordare quanto Torino è stata determinante per la sua arte a partire dal 1918. In altre città in cui il pittore soggiornò, a causa degli spostamenti del padre ufficiale, Milano, Reggio Emilia, Napoli, la stessa Padova che pure era in stretto contatto con Venezia, centro culturale di maggiore importanza, non trovò affinità elettiva come in Torino; l’atmosfera silenziosa, riservata, un po’ misteriosa si adattava perfettamente alla sua indole riflessiva e malinconica. Lo stesso fascino lo subì Nietzsche e pure De Chirico allorché s’ispirò alle Porte Palatine per “ La torre rossa” dove nella piazza deserta ed enigmatica  si inserisce, unica presenza, il Caval d’ Brons  di Carlo Alberto ed anche per “ Nostalgia dell’infinito” rievocazione della Mole Antonelliana.

 

Casorati si trovò subito a proprio agio nella città facendo amicizia con personaggi influenti quali l’architetto Annibale Rigotti promotore di salotti culturali, Alfredo Casella, Alberto Sartoris, e con Piero Gobetti con cui condivise in parte le idee politiche senza però prendere forti posizioni contro il regime comportandosi con diplomazia.L’incontro più fruttuoso fu con Riccardo Gualino che gli farà da mecenate commissionandogli molti ritratti e affreschi per il teatrino di casa sua.La scuola di pittura che aprì in Via Galliari annoverò allievi come Lalla Romano, Daphne Maugam e Sergio Bonfantini mentre fu a contatto con Paolucci, Menzio, Levi, Chessa che poco dopo, insieme alla Boswel e a Galante, divennero “I sei di Torino”

 

Nello studio di Via Mazzini 52, cuore della città, assorbì l’atmosfera ovattata e silenziosa cui diede corpo ai dipinti malinconici ed essenziali con allusioni alle quadrettature urbanistiche e alle architetture che tanto affascinarono Nietzsche. La città sabauda fu terreno fertile per il ritorno all’ordine e ai valori plastici del 900 con rivisitazioni neo-quattrocentesche di Piero Della Francesca e secentesche di Vermeer nella atemporale “ Silvana Cenni” (nell’immagine), di Mantegna negli scorci azzardati de “ La fanciulla dormiente”, di Ingres nell’eleganza de “ Il Concerto” Tutte opere, come egli confessava, che potevano scaturire solo a Torino.

 

Giuliana Romano

Cesare Barbero: l’eleganza per i signori, non per i ricchi

BARBERO EMERSONSono pochi i torinesi dei “salotti” buoni che non sono passati nell’atelier del “ragioniere”, e che non hanno respirato, almeno qualche volta, l’atmosfera british che un magazzino di tessuti (tale era agli inizi la rinomata boutique) ha saputo acquisire negli anni. Giovedì alla Chiesa di Santa Cristina in piazza San Carlo si terrà una messa che darà modo alla cittadinanza di dare un ultimo saluto all’uomo che rappresentò, con grande sobrietà e dedizione, lo stile classico ed inglese per oltre mezzo secolo

 

La pioggia di questi giorni ha salutato uno dei più grandi magistri elegantiarum torinesi: il “ragioniere” Cesare Barbero, più noto per il brand del negozio che avviò 58 anni fa, e che si può ancora trovare all’ammezzato di via Cesare Battisti 1, in pieno centro: Jack Emerson.

 

Sono pochi i torinesi dei “salotti” buoni che non sono passati nell’atelier del “ragioniere”, e che non hanno respirato, almeno qualche volta, l’atmosfera british che un magazzino di tessuti (tale era agli inizi la rinomata boutique) ha saputo acquisire negli anni. Nel tempo, il magazzino è divenuto piccolo centro sartoriale per riparazioni e poi, con l’importazione diretta di famosi prodotti dell’eleganza maschile, è diventato un punto di riferimento dello stile classico che ha anche saputo dettare tendenza.

 

Eppure, lo stile di Jack Emerson è rimasto fortemente “torinese”. Nessuno sfarzo modaiolo, nessuna concessione al mondo del fashion e degli eccessi che spesso accompagnano i negozi frequentati da una clientela fatta di vip e personaggi pubblici. Nessun vernissage o party, solo scaffali pieni di stoffe ed un ambiente che non ha mai del tutto perso l’impostazione originale, anche quando ormai era diventato un piccolo centro commerciale in cui dalle scarpe al cappello, il gentleman poteva trovare tutto.

 

Ecco che così un luogo fisico, discreto e riservato anche nella visibilità al pubblico (nessuna grande vetrina e solo pochi anni fa un accesso autonomo alla strada, che ha affiancato la semplice targhetta sul campanello) ha saputo raccontare un approccio all’abbigliamento ed alla propria cura che solo i sabaudi possono capire: un posto per conoscitori che ha accolto reali e capitani d’industria (se così si vogliono definire Umberto Agnelli e l’Avvocato), ma anche persone molto più normali, accomunate dal gusto di una città che al primo sguardo sembra grigia, mentre sotto sotto nasconde colori raffinati riservati a chi li sa scovare.

 

Jack Emerson, per curiosità, è un personaggio che Cesare Barbero definì “un amico di famiglia”, ma che forse è identificabile in una figura romantica che visse tra Firenze e Capri, con la sua sposa scrittrice, e che leggende urbane vorrebbero spia dei servizi segreti della Corona Inglese.

 

Le esequie del “ragioniere” si sono tenute con grande discrezione, dopo la scomparsa del novantenne da tempo malato avvenuta giovedì scorso in una clinica privata, ma giovedì prossimo alla Chiesa di Santa Cristina in piazza San Carlo si terrà una messa che darà modo alla cittadinanza di dare un ultimo saluto all’uomo che rappresentò, con grande sobrietà e dedizione, lo stile classico ed inglese per oltre mezzo secolo.

 

Un lutto che, per noi che amiamo una Torino che negli anni ’30 era la vera capitale della Moda italiana, ci dà modo di riflettere su un centro sempre più affollato di grandi catene low cost, in cui l’amore e la passione per il proprio lavoro sartoriale hanno lasciato il posto a offerte e sconti da fast food dell’abbigliamento. L’unica speranza che rimane riguarda, cinicamente, un’eredità che si spera fatta di gusto, e non solo una sfrenata galoppata verso la massificazione del commercio e degli stili. Forse, se questo sarà il nostro destino, l’addio non sarà solo a Barbero, ma anche a ciò che ci ha insegnato.

 

Giovanni Vagnone

L’Albania nel cuore cantando Fratelli d’Italia

tiranese23ALBANI ITALIA

La comunità albanese a Torino e in Piemonte è molto forte e integrata pienamente da anni. Inizia da oggi – attraverso il nuovo link del Torinese, IL TIRANESE – la pubblicazione di notizie, opinioni e servizi giornalistici incentrati sui rapporti tra il Piemonte e il Paese delle Aquile, nello spirito di amicizia e interscambio culturale e sociale. Gli articoli precedenti sono visibili cliccando sul link Vetrina 1, in alto sopra il titolo

 

Uniche nella storia del pallone le tre invasioni pacifiche di campo da parte di tre tifosi albanesi: il primo ha realizzato un record, facendosi fare la  firma sulla propria bandiera da Cikalleshi, punta  della squadra del Paese delle Aquile, che ha interrotto il gioco per apporre il suo autografo. Una rinnovata dichiarazione di fratellanza tra l’Albania e l’Italia tramite una competizione di calcio  

 

AMICHEVOLE  ITALIA -ALBANIA  1- 0

Si è giocata ieri allo sadio di Genova Luigi Ferraris a  Marassi, la partita amichevole Italia Albania . Lo stadio  si e’ dipinto di rosso e nero, circa 21.000 gli Albanesi giunti da tutta Italia e un migliaio da Tirana ,per assistere alla prima partita tra Italia e Albania ,che ha visto a confronto l’allenatore Italiano della nazionale albanese De Biasi con il tecnico della Nazionale Italiana Antonio  Conti.
 
Singolare sin dall’inizio è stato questo incontro amichevole, quando dagli spalti si e’ sentito  in coro gli Albanesi cantare l’inno Italiano, in particolar modo e’ stata una  competizione differente  se    la paragoniamo all’ultimo incontro dell’Italia con la Croazia terminata in modo poco sportivo. Uniche anche le tre invasioni pacifiche di campo da parte di tre tifosi albanesi: il primo ha realizzato un record ,facendosi fare la  firma sulla propria bandiera di Cikalleshi punta  della squadra Albanese ,che ha interrotto il gioco per apporre il suo autografo.
 
Una rinnovata dichiarazione di fratellanza tra l’Albania e l’Italia tramite una competizione di calcio.L’Albania ha fatto un buon gioco, in particolare si è distinto Berisha che gioca in Italia nel ruolo di portiere  nella Lazio . A 7 minuti dal termine dell’incontro l’Italia ha segnato il goal. Antonio Conti al termine della partita ha dichiarato che l’Albasnia non e’ piu’ da considerare un piccolo team ,ricordando che è reduce dalla vittoria contro il Portogallo e ha disputato  anche un’ ottima partita contro la Francia.
 
De Biasi, il coach  Italiano, sta portando la Nazionale Albanese  passo per passo ai vertici del calcio Internazionale ,questo e anche frutto del cambiamento in atto in Albania grazie ai percorsi che sta realizzando l’Albania dall’elezione avvenuta a Giugno 2014  ad essere potenziale   candidato all’entrata nella  comunita’ europea .

 

Nikoleta Memaj

Agli automobilisti europei piace la Fca

 

fiat fca

La 500 e la Panda sono le auto più vendute

 

La 500 e la Panda sono le auto più vendute. Buone notizie per il 14/esimo mese consecutivo per il mercato dell’auto in Europa. Le immatricolazioni nei 28 Paesi Ue e inIslanda, Norvegia e Svizzera sono state (fonte Acea) 1.112.628 nel mese di ottobre, + 6,2% rispetto allo stesso mese del 2013. Sono state 11.020.107 le consegne, +5,9% sullo stesso periodo 2013. Fca ha immatricolato più di  65.000 vetture, +8,4%  dello stesso mese 2013 con il 5,9% (+0,1%) di quota.

 

(Foto: il Torinese)

Gdf in Regione per gara appalto su facchinaggio

guardia_finanza_

L’operazione riguarderebbe l’inchiesta su Gesconet, una grande realtà dei servizi che opera  in tutta Italia

 

Fiamme gialle negli uffici della Regione Piemonte alla ricerca di documenti relativi a una gara di appalto del servizio di facchinaggio nel periodo 2007-2010. L’operazione riguarderebbe l’inchiesta su Gesconet, una grande realtà dei servizi che opera  in tutta Italia. La posizione della Regione Piemonte sarebbedi parte offesa. I militari della Guardia di Finanza si sono presentati anche all’Agenzia Territoriale per la Casa e all’Arpal.

Piemonte, la rivoluzione degli ospedali

molinette2molinette

La Giunta regionale ha definito un nuovo modello di rete ospedaliera che intende consentire al servizio sanitario piemontese di riacquistare quel ruolo di eccellenza a livello nazionale che ricopriva fino a qualche tempo fa e di investire 400 milioni in edilizia, tecnologie, assistenza territoriale e domiciliare, prevenzione

 

La delibera approvata su proposta dall’assessore Antonio Saitta suddivide il Piemonte in sei quadranti (l’ospedale hub registra oltre 70.00 passaggi annui in pronto soccorso, ha un bacino di utenza tra 600.000 e 1.200.000 di abitanti ed è dotato di tutte le specialità; il Dea di 1° livello registra oltre 45.000 passaggi annui in pronto soccorso, ha un bacino di utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti, è dotato di punto nascita, cardiologia e neurologia; l’ospedale di base registra oltre 20.000 passaggi l’anno in pronto soccorso, ha un bacino di utenza tra 80.000 e 150.000 abitanti, è dotato di pronto soccorso, medicina, chirurgia e ortopedia; l’ospedale in area disagiata registra meno di 20.000 passaggi annui in pronto soccorso, ha un bacino di utenza inferiore a 80.000 abitanti, è dotato di pronto soccorso, medicina, chirurgia ambulatoriale):

 

Torino Nord, con il San Giovanni Bosco come ospedale hub, Maria Vittoria, Ivrea, Chivasso e Ciriè come Dea di 1° livello, Cuorgnè come ospedale di area disagiata, Gradenigo come ospedale di base con pronto soccorso;

Torino Ovest, con il Mauriziano come ospedale hub, Martini, San Luigi di Orbassano, Rivoli e Pinerolo come Dea di 1° livello, Susa come ospedale di area disagiata;

Torino Sud-Est, con la Città della Salute come ospedale hub, Chieri e Moncalieri come Dea di 1° livello, Carmagnola come ospedale di base con pronto soccorso;

Piemonte Nord-Est, con il Maggiore di Novara come ospedale hub, Vercelli, Biella e Borgomanero come Dea di 1° livello, Borgosesia come ospedale di base con pronto soccorso, mentre la scelta tra Domodossola e Verbania come Dea di 1° livello verrà effettuata entro il 31 dicembre 2015 dopo un ampio confronto con il territorio capace di individuare una soluzione condivisa;

Piemonte Sud-Ovest, con il Santa Croce e Carle di Cuneo come ospedale hub, Mondovì, Savigliano ed Alba come Dea di 1° livello, Bra e Saluzzo come ospedali di base, Ceva come ospedale di area disagiata.

Piemonte Sud-Est, con il SS. Antonio e Biagio di Alessandria come ospedale hub, Asti, Casale Monferrato e Novi Ligure come Dea di 1° livello, Tortona ed Acqui Terme come ospedali di base con pronto soccorso.

 

Il mantenimento degli ospedali Martini di Torino, Casale Monferrato e Mondovì come Dea di 1° livello sarà valutato entro il 31 dicembre 2015. Il ruolo dei presidi di Lanzo, Giaveno, Venaria e Nizza Monferrato verrà valutato successivamente, ed al momento continueranno a svolgere attività di primo intervento.La delibera viene ora presentata come atto di impegno politico al cosiddetto “Tavolo Massicci” del Ministero dell’Economia, che la dovrà approvare entro i prossimi mesi, presumibilmente nella prossima convocazione di marzo 2015.

 

“Gli obiettivi che intendiamo raggiungere – ha commentato il presidente Sergio Chiamparino illustrandone i contenuti ai giornalisti – sono diversi: riqualificare la spesa sanitaria riducendo gli sprechi che in questi anni hanno abbassato la qualità del sistema sanitario piemontese; tornare ad assumere medici ed infermieri; investire i 400 milioni che si risparmieranno nei prossimi tre anni in edilizia sanitaria, magari con modalità innovative che consentano di chiudere i cantieri in pochi anni, nelle tecnologie più avanzate, nel rafforzamento dell’assistenza territoriale e domiciliare e della prevenzione. Era indispensabile – ha sottolineato – tornare a programmare l’offerta sanitaria pubblica e privata come in questa Regione non si faceva da troppo tempo”.

 

L’assessore alla Sanità, Antonio Saitta, ha posto l’accento sul grande cambiamento che verrà determinato dalla nuova configurazione: “Abbiamo voluto mettere al centro della nostra politica sanitaria la salute e la sicurezza dei cittadini, oltre a ridurre l’attuale frammentazione dell’offerta anche se ci sono comprensibili resistenze a livello locale. Per i piemontesi non ci saranno rivoluzioni. La revisione della rete ospedaliera pubblica non comporta alcun disservizio, anzi nei prossimi due anni porterà ad un reale aumento di efficienza nei reparti. Oggi le strutture complesse attive negli ospedali pubblici del Piemonte sono 842, con una frammentazione eccessiva di personale e con una produzione che troppo spesso non raggiunge i volumi necessari per garantire parametri di sicurezza agli ammalati. L’accorpamento li porterà entro i prossimi due anni ad essere solo 668, e nelle case di cura private le strutture complesse da 185 diventeranno 148. Non ci saranno né licenziamenti, né riduzioni di personale – ha proseguito Saitta – e dal 2015 ci saranno invece incrementi di personale medico ed infermieristico. La nostra programmazione serve a valorizzare le numerose eccellenze della nostra sanità, ma soprattutto a garantire ai piemontesi un servizio sanitario che fermi l’emorragia di mobilità passiva verso altre Regioni. La sanità del Piemonte negli ultimi anni è molto cambiata: la produzione è calata del 3% ma senza la contestuale riduzione dei costi ed è aumentata la mobilità passiva verso altre Regioni, il cui saldo è diventato negativo di 30 milioni nel 2013”.

 

L’assessore ha garantito che “i piemontesi non assisteranno ad una riduzione di posti letto nelle strutture, bensì ad una diversa distribuzione che comporterà un aumento importante di posti letto di continuità assistenziale: ne abbiamo indicati in delibera ben 1330 in più, una prima risposta alla richiesta di tante famiglie che dopo il ricovero ospedaliero chiedono soluzioni per gli ammalati, spesso anziani, prima del rientro in casa. Questa la grande differenza rispetto alle scelte della precedente amministrazione regionale”.In conclusione, Saitta ha voluto rimarcare che “ci presentiamo a Roma con una grande mole di lavoro svolta dalla Giunta Chiamparino nei primi cinque mesi di attività, consapevoli di avere l’onere di scelte difficili, spesso impopolari e sempre rinviate nel passato. Noi vogliamo uscire dal Piano di rientro, per ridare dignità al Piemonte”.

 

(ggennaro – www.regione.piemonte.it – Foto: il Torinese)

Fratelli d’Italia: “No alle occupazioni abusive”

“QUARTIERE BLOCCATO DAI PICCHETTI ANARCHICI, TROPPE OCCUPAZIONI ANTAGONISTE USATE COME COVI CONTRO FDO. ESIGIAMO DALLA PREFETTURA SGOMBERI SUBITO!”

aurora poliziaaurora poliz

<< Via Cuneo si è risvegliata bloccata con interruzione del traffico dal dispiegamento di Forze dell’Ordine richiamato dal rischio di mobilitazioni anarchiche  durante l’esecuzione di uno sfratto: prendiamo atto ancora una volta del fatto che interi quartieri stanno cadendo in mano degli antagonisti dei centri sociali>> denunciano Patrizia Alessi e Maurizio Marrone, Capigruppo di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale in Circoscrizione 7 e in Comune di Torino, che spiegano <<l’arroganza degli anarchici aumenta dove si concentrano le loro occupazioni abusive, sempre utilizzate come covi organizzativi per gli assalti alle Forze dell’Ordine: Aurora e’ il tipico esempio con l’Asilo di via Alessandria, L’occupazione recente dei corso Giulio Cesare, la sede del FAI ecc. Abbiamo già più volte sollecitato alla Prefettura gli sgomberi di queste basi delinquenziali, ottenendo garanzie di tempestivi interventi in preparazione, ma il tempo passa e Torino si sta trasformando nel parco giochi dei teppisti della sinistra radicale>>.

Eternit, sentenza annullata. I parenti delle vittime: “Vergogna!”

amianto3

Processo Eternit, in riva al Tevere si chiude il lungo percorso giudiziario iniziato sulle rive del Po. E la partenza dal Tribunale di Torino venne resa possibile dalla presenza della Saca (Gruppo Eternit) a Cavagnolo con la sua scia di morti

 

AGGIORNAMENTO

Annullata  senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, da parte della Cassazione, la sentenza di condanna per  l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny nel maxiprocesso sull’Eternit. Contestualmente annullati anche i risarcimenti per i familiari delle vittime e per le amministrazioni locali, in primis Casale Monferrato,  che si erano costituite come parti civili. I parenti delle vittime dell’amianto: “Vergogna, vergogna!” Francesco Iacoviello, sostituto procuratore della Corte di Cassazione aveva chiesto di dichiarare prescritto il maxi-processo Eternit per disastro ambientale:“La prescrizione non risponde a esigenze di giustizia ma ci sono momenti in cui diritto e giustizia vanno da parti opposte”. In tal modo si annulla la condanna a 18 anni per l’ imputato,  che era stato condannato dalla corte d’appello torinese nel 2013. Rabbia e amarezza da parte dei familiari delle vittime dell’industria.

 

LE REAZIONI

 

Il commento del Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino

“Apprendo con sorpresa e disappunto della decisione della Corte di Cassazione di annullare, causa prescrizione del reato, la sentenza di condanna a Stephan Schmidheiny nel processo Eternit. Non può che destare profonda indignazione il fatto che migliaia e migliaia di persone e famiglie siano private del riconoscimento dei danni e delle responsabilità per ragioni che sono poco più che cavilli burocratici. Quando il diritto cozza con le più elementari ragioni di giustizia è segno che c’è qualcosa di profondo che non funziona nei meccanismi della giustizia italiana. Il danno provocato dagli stabilimenti piemontesi e italiani dell’Eternit va al di là delle morti finora contabilizzate e allunga la sua ombra sulle generazioni future: alle famiglie delle vittime, alle associazioni che si sono battute in questi anni e a tutti coloro che attendevano un giudizio di giustizia ed equità, vanno la mia solidarietà, il mio sostegno e la mia vicinanza.”

 

Guariniello: “Aspetto di leggere la sentenza”

Palazzetti, sindaco di Casale: “Dispiaciuta e amareggiata”

Lavagno (Pd): “Una richiesta che umilia la giustizia”

Cgil: “Richiesta sconcertante”

Airaudo (Fiom): “Richiesta pg scandalosa”

 

(Roma – Nostro servizio)  – Nella capitale oggi, mercoledì 19 novembre, si celebra l’ultimo atto della lunga trafila giudiziaria relativa alle morti bianche dell’Eternit, la fabbrica della morte che dall’inizio del Novecento sino al 1986 fu operativa a Casale Monferrato, portando si lavoro, ed illusorio (e relativo) benessere per molte famiglie, ma che ha lasciato – e continua a lasciare – una scia di morte tra i lavoratori ed i cittadini per via dei “ricordi” che ha lasciato e che si chiamano cancro al polmone, asbestosi, e soprattutto, il terribile mesotelioma pleurico, la neoplasia alla pleura (o, più raramente, al peritoneo) che non lascia scampo. E nell’elenco delle città martiri non c’è solo Casale, che è quella che ha pagato il tributo più alto in vittime, ma ci sono anche Cavagnolo, in Provincia di Torino, dove c’era la Saca, altra controllata del gruppo dalla proprietà belga prima e svizzera poi, Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Il 10 ottobre 2009 iniziò davanti al Tribunale di Torino il processo per disastro doloso e omissione volontaria delle misure di sicurezza nei confronti di Stephan Schmidheiny, multimiliardario svizzero, già consigliere per l’ambiente dell’allora presidente americano Bill Clinton, e dell’anziano Louis De Cartier De Marchienne, barone belga. Torino venne scelta perché nel maxi esposto indirizzato a Raffaele Guariniello, dove venivano documentate le innumerevoli morti per cancro dei lavoratori, si era specificato che Cavagnolo, era uno dei luoghi dove si era consumato il dramma.

 

E proprio il Comune di Cavagnolo,  prima della pronuncia della sentenza di primo grado aveva ritirato la sua costituzione di parte civile dietro il pagamento di una somma milionaria da parte dei legali di Schmidheiny,  offerta (poi ribattezzata “L’offerta del diavolo”) avanzata anche all’amministrazione comunale di Casale pari a 18 milioni di euro. Su questo punto il fronte anti – amianto in quell’occasione aveva vacillato perché il consiglio comunale, con il voto favorevole dell’allora maggiorana di centro – destra, aveva votato un atto di indirizzo nel quale di autorizzava l’allora sindaco Giorgio Demezzi e la sua giunta ad accettare la transazione (il tutto all’insegna che dopo sarebbe stato difficile il recupero delle somme e che questi avrebbero potuto venire impiegati immediatamente per la città), ma si verificò una vera e propria levata di scudi, che portò il sindaco Demezzi, tra una presenza in televisione da Gad Lerner ed un incontro con il ministro della salute Renato Balduzzi il 1 gennaio 2012 in prefettura ad Alessandria, ad un ripensamento ed alla reiezione della proposta.

 

Si arrivò così alla storica sentenza del 13 febbraio 2012 in cui il Tribunale condannò i due imputati, difesi da professionisti di elevato livello, a 16 anni di reclusione e ad un risarcimento multimionario alle parti civili. Guariniello,  che con il suo pool di magistrati sostenne le ragioni della pubblica accusa disse “mi sembra di sognare”. Unico neo di l’esclusione dei lavoratori di Bagnoli e Rubiera dagli episodi contestati ai due imputati. La Corte d’Appello, invece, il 3 giugno 2013 non solo ha confermato la validità dell’impianto accusatorio ma, allargando la responsabilità penale a tutti gli episodi contestati, ha aumentato a 18 anni la condanna all’imputato svizzero, mentre l’altro era nel frattempo deceduto. La sentenza, forse, non arriverà oggi, come spiegano il presidente ed il coordinatore dell’Afeva, l’Associazione familiari vittime amianto, Romana Blasotti Pavesi e Bruno Pesce, ma ci sarà comunque entro la fine del mese. E, intanto, sempre dall’ombra della Mole Antonelliana sta per partire contro gli ex vertici Eternit un secondo processo, con i capi d’accusa elaborati dalla Procura torinese.

 

Massimo Iaretti