ilTorinese

Ripartire a Torino: i ristoranti in trincea tra mille difficoltà

Anche lo storico ristorante Solferino, uno dei più noti e apprezzati in città, attivo da oltre mezzo secolo,  schiacciato dall’emergenza economica causata dal  Covid: «Troppe spese, poche entrate»

«Un tempo facevamo 200 coperti al giorno. Adesso i clienti sono pochissimi, ieri sera per cena non è venuto nessuno». Queste le allarmanti confessioni di Andrea Ambrogini, titolare del noto ristorante Solferino situato nel cuore dell’omonima piazza, un tempo luogo di ritrovo abituale della crème de la crème della società torinese, dove fino a qualche mese fa occorreva prenotare con largo anticipo per riuscire ad accaparrarsi un tavolo.

I danni provocati dalla pandemia sono evidenti, ancor prima di varcare la soglia d’entrata: quasi deserto il dehor, pochi i clienti da servire. All’interno del locale la situazione non cambia: i il numero dei tavoli è decisamente inferiore al solito ma, in compenso, le loro dimensioni sono più grandi (un metro per un metro) in modo da assicurare il distanziamento sociale senza bisogno degli antiestetici e poco piacevoli divisori in plexiglass.

Alcuni paraventi in plastica posti tra i tavoli più ravvicinati garantiscono la privacy e la sicurezza dei commensali, mentre gli attenti camerieri si muovono con elegante discrezione, silenziosi come gatti, muniti di mascherina e guanti. La loro professionalità (come quella degli esperti chef) costa, e non poco, ma nelle condizioni attuali trovare i soldi necessari al mantenimento dell’attività si fa sempre più difficile.

«Quello che chiediamo sono soldi a fondo perduto», ci dice Andrea, «non mi vergogno a dirlo, ma io di tasca mia ho dovuto tirare fuori 60.000 euro in due mesi. Qualche giorno prima del lockdown avevamo pensato di fare dei tagli al personale, ma non c’è stato il tempo». A preoccuparlo è anche la perdita dei clienti abituali in pausa pranzo, che ora possono lavorare da casa grazie all’ottimizzazione dello smart working. Una perdita di entità considerevole per l’intraprendente Andrea che, negli anni, era riuscito a quadruplicare il fatturato del proprietario precedente.
«Uno dei problemi maggiori è che manca proprio la mobilità fisica delle persone», continua Andrea, «Il 60% del nostro ricavato arrivava dal turismo, nazionale o estero».

Una situazione ben più che drammatica, comune alla quasi totalità delle attività ristorative, che necessiterebbe di interventi seri da parte del governo. Per il momento, i ristoratori rimangono soli davanti al baratro.

Ilaria Losapio

Gli orchestrali del Regio “le suonano” alla sindaca: concerto davanti al Comune

E’ previsto mercoledì pomeriggio, un incontro tra la sindaca Chiara Appendino, l’assessora alla Cultura Francesca Leon e i sindacati dei lavoratori del Teatro Regio

Tema della riunione la situazione dell’ente lirico torinese, che vedrà la richiesta della nomina di un commissario ministeriale per la situazione del bilancio consuntivo che ha un passivo di 2,3 milioni di euro.

Intanto, oggi pomeriggio, in concomitanza con il consiglio comunale, gli orchestrali del Regio improvviseranno un concerto davanti al Comune per “suonarle alla sindaca” , mettendo all’attenzione dell’opinione pubblica la loro difficile situazione.

Autogrup S vince la scommessa a Milano

La Concessionaria Suzuki AUTOGRUP S, punto di riferimento del marchio Suzuki per il territorio di Torino e provincia, ha inaugurato la nuova sede di Milano. L’apertura, che avviene al termine di un periodo complesso per l’economia italiana, vuole essere anche un segnale di fiducia nei confronti della ripresa, che riparte proprio da Milano, città che più di tutte rappresenta l’Italia che vuole risollevarsi dal periodo appena trascorso.

La scelta di aprire a Milano, da decenni cuore pulsante e motore dell’economia italiana, rappresenta una scommessa coraggiosa, ma supportata dall’ormai consolidato successo delle due filiali piemontesi della società, che da dieci anni operano per la diffusione del marchio Suzuki e sono in prima linea in tutte le attività del gruppo.

Lo Showroom di Milano si trova in Viale Certosa 211, un ambiente moderno e accogliente, perfetto per la scelta della nuova vettura ed è aperto dal lunedì al sabato, con i seguenti orari:

Dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.30;

Il Sabato dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30;

La nuova sede è attrezzata con tutte le misure di sicurezza per garantire ai clienti di poter conoscere la gamma Suzuki, effettuare test drive e ricevere assistenza tecnica in completa sicurezza, grazie ai dispositivi di protezione e sanificazione migliori del mercato che ne costituiscono la dotazione.

Oltre alla disponibilità del personale specializzato direttamente in sede, è possibile contattare gli esperti di AUTOGRUP S anche attraverso il servizio #SuzukiSmartBuy. Per chi preferisce ricevere consulenza direttamente via telefono, è possibile contattare via WhatsApp il numero di telefono 340.8326000, oppure via posta elettronica l’indirizzo suzuki@autogrup.comIl personale specializzato provvederà a rispondere a tutte le richieste e a fissare un appuntamento in sede.

“Siamo lieti di poter dare un segnale di ripresa così forte proprio al termine della fase più complicata dell’emergenza Coronaviruse grati a Suzuki Italia per aver ancora una volta creduto in noi ed affidatoci questa importante sfida – Commenta Paolo Bollero, Amministratore Delegato di AUTOGRUP S – La Concessionaria si è da sempre distinta per il Servizio curato e orientato all’eccellenza che offre, ponendo al primo posto il Cliente, ed attorno a queste premesse si è costruito il progetto del Nuovo Showroom, dove troverete professionisti altamente qualificati ad accogliervi ed un ambiente sicuro che rispetta tutte le normative attualmente vigenti in termini di sicurezza”.

Lo showroom di Milano si aggiunge ai due storici attivi in Piemonte:

Torino, Corso Giulio Cesare, 324 / 328

Moncalieri, Corso Trieste, 140

Per maggiori informazioni:

AUTOGRUP S S.p.A

CIVARDI CHRISTIAN civardi.c@autogrup.com

PREMOLI MAURIZIO premoli@autogrup.com

02/38002179

Sequestrate 300 tonnellate di rifiuti speciali e 25 auto abbandonate

Torino, 300 tonnellate di rifiuti speciali e 25 auto in stato di abbandono, carabinieri sequestrano discarica abusiva.

Torino, 1 giugno Una discarica abusiva di rifiuti speciali, oli esausti, scarti di plastica e gomma, e rifiuti soldi urbani, per un peso complessivo di 300 tonnellate, nonché 25 autovetture sprovviste di autorizzazioni sono state trovate  all’interno dell’area  gestita da circolo culturale di Borgaro Torinese. È stato inoltre accertato che i titolari  alimentavano la propria attività mediante allaccio abusivo alla rete elettrica.  L’intero immobile è stato sottoposto a sequestro. Il controllo è avvenuto nei giorni scorsi.

I carabinieri della Stazione di CaselleTorinese hanno denunciato il presidente e il gestore del circolo per attività di gestione rifiuti non autorizzati e furto continuato di energia elettrica. Entrambi inoltre sono stati sanzionati per non  aver sospeso l’attivitàdella loro attività durante l’emergenza Coronavirus. Contestualmente in un altro circolo culturale di Caselle torinese, i carabinieri hanno multato il gestore e il presidente per non aver sospeso lattivitàdurante il periodo di emergenza Coronavirus

Confagricoltura chiede risposte urgenti

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte: “Il Ministero deve tener conto che per coltivare un ettaro di vigna da noi servono 600 ore di lavoro all’anno,  in altre realtà ne bastano 50”.

 

“Apprezziamo l’impegno della Regione nell’affrontare l’emergenza che si è creata nel comparto vitivinicolo, ribadendo la necessità di decisioni rapide, per poter mettere in atto tutte le iniziative necessarie nei tempi utili”.

Confagricoltura, che ha partecipato nei giorni scorsi alla videoconferenza organizzata dalla Regione Piemonte per discutere sulle misure da adottare per far fronte alle difficoltà che si sono create in seguito alla pandemia che negli ultimi due mesi ha di fatto ha bloccato le esportazioni e le vendite nel canale dei pubblici esercizi e della ristorazione, sottolinea l’importanza di intervenire con un piano di azioni coordinate, dalla distillazione di crisi alla vendemmia verde, fino alla promozione, per salvaguardare le specificità di un territorio che produce oltre il 90% dei vini a denominazione di origine controllata e controllata e garantita.

Nel corso della videoconferenza la Regione ha illustrato le proposte del Ministero delle Politiche agricole, che puntano ad attivare bandi a livello nazionale per la distillazione di crisi, ma soltanto per i vini da tavola, e per la riduzione delle rese di uva in vista della prossima vendemmia, destinando a queste iniziative risorse per 150 milioni di euro.

Si tratta di uno stanziamento insufficiente per la gravità del momento – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – che ben difficilmente riuscirà a tonificare il mercato“.

L’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa e il vice presidente Fabio Carosso hanno annunciato che la Regione interverrà con un contributo finanziario aggiuntivo di circa 4 milioni di euro, da destinare sia all’incremento del contributo nazionale sulla distillazione, destinato ai vini doc e docg a condizione che l’operazione sia praticabile, sia attivando una misura strutturale per favorire lo stoccaggio dei vini da invecchiamento.

Alla Regione – conclude Allasia – abbiamo ancora ribadito la necessità di intervenire sul Ministero perché si possa arrivare a decisioni rapide, in quanto i viticoltori hanno bisogno di poter programmare l’eventuale vendemmia verde e anche la distillazione di crisi. Ciò che dobbiamo impegnarci, tutti insieme, a far comprendere al Ministero, è che la nostra viticoltura è particolarmente onerosa. Solo per fare un esempio: per coltivare un ettaro (10.000 m²) di vigneto in Piemonte occorrono mediamente 600 ore di lavoro all’anno, mentre in altre realtà di pianura e completamente meccanizzate, le ore di lavoro scendono a 90 e, in alcuni casi, addirittura sotto le 50 per ettaro. È perciò indispensabile tener conto di questa specificità, per evitare che la nostra viticoltura venga penalizzata”.

“Io Ci Credo Perché”, un 2 Giugno diverso

 In occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica, Giunta e Consiglio regionale, Prefettura, Comune di Torino, Città metropolitana, Ufficio scolastico regionale e i tre Atenei Piemontesi (Università degli studi di Torino, Politecnico e Università del Piemonte Orientale) hanno scelto di organizzare e condividere una serie di iniziative sotto il cappello di un’unica frase “Io Ci Credo Perché”, per ribadire come i valori della Repubblica e della Costituzione possano accomunare istituzioni e cittadini.

Il Consiglio e la Giunta regionale, per meglio rappresentare gli aspetti più importanti del  vivere civile e dello stare assieme, per ricordare le migliori energie messe in campo nei momenti di difficoltà, l’unità e la coesione nazionale, hanno deciso che a celebrare la giornata del 2 giugno fossero proprio le persone comuni attraverso le loro parole e le loro riflessioni.

Due sono i video realizzati per l’occasione e che saranno pubblicati in contemporanea, su tutti i siti istituzionali e dei soggetti partner della giornata, alle 12 e alle 14 del 2 giugno: il cortometraggio “IoCICredoPerchè”, 25 interviste in cui insegnanti, studenti, volontari, medici, rappresentanti delle forze dell’ordine, casalinghe, pensionati, vigili del fuoco e liberi professionisti raccontano perché credono nella Repubblica e nei valori che essa racchiude.  “Vignettisti e bambini raccontano la Costituzione” è invece il titolo del secondo video in cui grandi firme del fumetto e dell’illustrazione come Dino Aloi, Massimiliano Frezzato, Gianni Audisio, Gianni Chiostri,  Lido Contemori e Milko Dalla Battista, affiancano i bambini dei Consigli Comunali dei Ragazzi del Piemonte, nel commento agli articoli della Costituzione che più toccano da vicino la loro vita (scuola, famiglia, salute, paesaggio, lavoro, cultura). Tutte le opere inedite realizzate per l’occasione dagli artisti,  saranno donate al Consiglio regionale,  per essere poi esposte e rese visibili al pubblico a Palazzo Lascaris.

“Mai come in questo momento della nostra vita abbiamo avuto la possibilità di capire quanto siano preziosi e non scontati i valori fondanti della nostra Democrazia, come la Libertà – sottolinea Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte – Valori per cui altri Italiani prima di noi hanno donato la propria vita. Mai come oggi sappiamo di essere fortunati a vivere in un Paese che è una Repubblica. E mai come oggi il 2 Giugno è un giorno attuale da celebrare con unità. Perché solo insieme potremo ripartire davvero”.

“Io ci credo perché la nostra Carta costituzione non è solo insieme di regole giuridiche, ma anche l’insieme di regole di vita senza tempo e senza età – dichiara Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale del Piemonte –  Sono trascorsi 74 anni dalla proclamazione della Repubblica, in quel 2 giugno il popolo italiano, in tutte le sue componenti: uomini, donne, benestanti e nullatenenti, furono chiamati ad esprimere la propria scelta, quale segnale di partecipazione civile, di responsabilizzazione e di coinvolgimento per determinare il destino del Paese. Quel giorno per la prima volta i cittadini diventarono protagonisti del loro futuro”.

 

files/2020/Programma_Festa_Repubblica.pdf

L’incultura storica è nemica di un nuovo Risorgimento

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Chi scrive ha ripetutamente richiamato il pericolo potenzialmente  liberticida insito  nei decreti del presidente del Consiglio dei  ministri , ”calati dall’alto“ come ha denunciato il presidente del Senato Casellati, l’unica alta carica dello Stato che si rivela davvero interessata a difendere lo Stato di diritto che ha subito, durante la pandemia, attacchi evidenti

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Ho anche scritto sul diritto di manifestare con responsabilità, criticando però con asprezza gli assurdi assembramenti per il sorvolo intempestivo e assurdo delle Frecce Tricolori che meriterebbe un’ indagine da parte di qualche magistrato.
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Ho infine sconsigliato al centro- destra di manifestare il 2 giugno festa nazionale poco sentita,ma pur sempre festa nazionale. Ciò premesso, appare di una notevole gravità che questo capo popolo da quattro soldi, ex generale dei carabinieri ed ex deputato socialdemocratico, Pappalardo stia organizzando manifestazioni di protesta che violano le norme di sicurezza sanitaria, soffiando sul fuoco del disagio sociale sempre più evidente. Gli assembramenti non vanno fatti non solo perché vietati, ma perché pericolosi. E l’uso delle mascherine è un atto di tutela di se’ stessi e degli altri. Chi trasgredisce è un barbaro, un untore, un asociale stupido ed autolesionista. Queste manifestazioni non esprimono il senso della democrazia, ma sono un’offesa a chi, stando chiuso in casa per mesi, ha contribuito a contenere il contagio e sono anche un oltraggio ai morti di Coronavirus e ai medici e infermieri che hanno lottato per salvare vite umane. I Gilet arancione, figli dei forconi e della protesta dei tir, sono pericoli reali per la democrazia perché tendono a cavalcare le difficoltà economiche, agitando slogan velleitari e assurdi che minacciano la stessa convivenza civile. Chi scrive ha denunciato senza mezzi termini gli errori di governo e regioni, ma non può accettare che questo ex generale dei Carabinieri che tradisce il suo passato militare di servitore dello Stato, possa creare problemi alla già difficile ripresa. I mestatori vanno ripresi, fermarti e condannati senza mezzi termini dall’ opinione pubblica. Ed anche il centro-destra che vuole portare una corona d’alloro all’altare della Patria dopo il presidente della Repubblica che in quell’occasione rappresenta tutti gli Italiani, dovrebbe essere più cauto. Una vera destra consapevole della storia d’ Italia dovrebbe andare all’Altare della Patria, ad esempio, a deporre una corona d’alloro al Padre della Patria Vittorio Emanuele II nel bicentenario della nascita, auspicando un nuovo Risorgimento. Ma l’incultura storica della destra è  purtroppo incapace di pensare a certi gesti capaci di collegare passato e futuro.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Fabiano Massimi  “L’angelo di Monaco”   -Longanesi –     euro  18,00

La storia è vera e il libro inizia con gli ultimi istanti di vita della 23enne Angela Maria Raubal, detta Geli. E’ la nipote prediletta di Adolf Hitler, col quale viveva, e viene trovata morta la mattina del 19 settembre 1931 nella sua camera da letto, chiusa a chiave dall’interno. Suicidio o omicidio ben congegnato? Chi era davvero questa giovane, figlia della sorellastra di “Woolf”, come  lui si firmava in lettere compromettenti? Alcuni testimoni la descrivono fatua, dedita al lusso e ai divertimenti, piena di vita e di fascino, tanto da aver soggiogato “zio Alf” facendogli perdere lucidità. Oppure è una reclusa super sorvegliata, vittima impotente delle più aberranti perversioni dello zio, fino alle voci sull’incesto?

Inutile dire che la sua morte getta ombre pesanti sul Fűhrer, leader del partito da lui fondato, che richiama la Germania al risveglio e al predominio della pura razza ariana. Non è ancora il dittatore che invaderà mezza Europa sterminando milioni di ebrei…ma ci sta arrivando e uno scandalo non può proprio permetterselo.

Le indagini vengono affidate a 2 commissari con l’imperativo di chiuderle al più presto. L’ordine arriva dall’alto, da Hitler in persona e dai suoi accoliti più spietati, tra i quali Himmler e il morfinomane Göring. Ma la strada verso la verità è lastricata di menzogne, manipolazioni, inganni e ogni volta che stanno per essere rintracciati testimoni chiave…immancabilmente vengono trovati morti, apparentemente suicidatisi.

Questo romanzo mozzafiato miscela magnificamente realtà e immaginazione. Trae linfa dalle cronache dell’epoca -testimonianze, articoli di giornale, documenti ufficiali- e sono accertati personaggi, luoghi, tempi e ipotesi. I commissari incaricati delle indagini si chiamavano davvero come quelli del libro; Heydrich era “la belva bionda”, Eva Braun che qui fa capolino avrà il ruolo che tutti conosciamo. Soprattutto sono veri, anche se hanno dell’incredibile, i dati che risultano dalle carte ufficiali; come l’indagine aperta e chiusa in giornata o il mistero e i maneggi intorno all’autopsia di cui non c’è referto. Su tutto si innesta la bravura di Fabiano Massimi nel narrare una pagina di sporca storia e, pensando a Geli, scrive: “Per la sua morte non c’è stata giustizia. Forse un romanzo renderà giustizia alla sua vita”.

 

Marie Lamballe  “Il destino di una famiglia”    -Rizzoli-   euro 19,50

Il destino di cui si parla è quello della famiglia tedesca Koch alla fine della 2° Guerra Mondiale, ruota intorno al loro Cafè Angel a Wiesbaden, e ad altri personaggi che in un modo o nell’altro si ritroveranno nel locale una volta passata la bufera e compiuti i vari destini.

Heinz Koch è stato arruolato insieme ai figli e finisce prigioniero di guerra degli americani che lo ingaggiano come démineur (sminatore): fato beffardo perché, scampato ai combattimenti, è nel pericolo annidato nelle mine antiuomo che incappa tragicamente.

Durante la sua assenza è toccato alla moglie Else e alla figlia Hilde sopravvivere e pensare all’attività di famiglia che, prima della guerra, era rinomato ritrovo di artisti. Intorno a loro una girandola di persone. C’è Julia, costumista teatrale ebrea tenuta nascosta.

Luisa, figlia illegittima di un barone, che alla morte del padre viene cacciata insieme alla madre (entrambe considerate meno di zero dai parenti blasonati)… e le attende una fuga disperata, bombardamenti, ma anche incontri di grande umanità.

E c’è Jean Jacques soldato francese che la guerra conduce per un attimo nella vita di Hilde, della quale si innamora, ma che ritorna nel suo paese, e faticosamente riprende il suo ruolo di marito e proprietario dei vigneti di famiglia.

Ovviamente molto altro accade nelle vite dei personaggi ai quali si finisce per affezionarsi: alcune raccontate benissimo e a tutto tondo, altre un po’ meno. Ma, per chi ama le saghe familiari, il romanzo resta un affresco godibilissimo sullo sfondo storico della guerra e della caduta della Germania, con alle porte l’arrivo di russi e americani.

 

Henry “Come diventare newyorkesi” – Mattioli-   euro   10,00

Vale la pena riscoprire lo scrittore americano William Sydney Porter nato a Greensboro (Carolina del Nord) l’11 settembre 1862 e morto a New York il 5 giugno 1910, autore prolifico di 400 racconti scritti sotto pseudonimo O. Henry.

La sua fu a dir poco una vita avventurosa: avido lettore fin da piccolo, una carriera scolastica non oltre i 15 anni ma una cultura sconfinata da autodidatta, poi contabile nella farmacia dello zio, e in seguito mandriano, giornalista, disegnatore, impiegato di banca, suonatore di chitarra e mandolino, realizzatore di mappe topografiche …Insomma uomo dai tanti mestieri e dalla vita complicata.

Nel 1894 viene accusato di appropriazione indebita e scappa in Honduras; torna solo per accudire la prima moglie (sposata di nascosto perché la famiglia di lei era contraria) minata dalla tubercolosi. William dopo varie vicende, nel 1902 si trasferisce a New York, ha pochi soldi ma grandi idee e talento infinito. Sono gli anni in cui scrive racconti a getto continuo e viene incoronato dalla fama, che gusterà per poco tempo, stroncato alla fine da cirrosi epatica, con complicanze derivanti dal diabete e dalla cardiopatia.

“Come diventare newyorkesi” raccoglie 9 racconti e ci conduce dritti nelle strade della Grande Mela di quegli anni, facendoci immedesimare nei sogni e nei difetti dei suoi abitanti.

Il primo è magnifico e geniale: protagonista è lo spiantato poeta Raggles che si avventura nelle città e le corteggia come fossero donne, ognuna con le sue caratteristiche. Da Chicago (“..che ti piomba addosso”) all’elegante e casalinga  Pittsburg, passando per New Orleans e Boston, per arrivare a New York.

Una Manhattan frenetica e indifferente dalla quale Raggles si sente dapprima ignorato e respinto; poi è un incidente a fargli scoprire il vero cuore della città.

I brani successivi non sono da meno, abitati da cameriere che sognano ricchezze, ricche fanciulle che si fingono povere, broker che lavorano per un futuro migliore e incontri che sarebbero perfetti se solo ognuno si mostrasse per quello che è realmente.

I carabinieri intervistano i riders

Durante il fine settimana i Carabinieri del Comando Tutela Lavoro e di tutti i Comandi provinciali dell’Arma sul territorio nazionale hanno  intervistato oltre mille “riders”, operanti per le principali “piattaforme virtuali“ del “food delivery”

L’obiettivo è  acquisire informazioni utili alle indagini in corso, delegate all’unita specializzata dell’Arma dalla Procura della Repubblica di Milano, sulla gestione del rapporto di lavoro da parte  delle citate “piattaforme“.
 Le attività dei Carabinieri si sono svolte su strada e contestualmente in tutte le province ed hanno consentito di “fotografare”, attraverso la voce dei lavoratori e delle condizioni reali constatate sul territorio, le modalità di svolgimento del servizio e le forme di tutela loro garantite, sia sotto il profilo  della sicurezza che sanitario.

Martedì 2 giugno flash mob della Lega

Nelle piazze dei capoluoghi di provincia del Piemonte

Riceviamo e pubblichiamo / La Lega sceglie una data simbolo per tutti gli italiani, la festa della Repubblica del 2 giugno, per tornare in tutte le piazze d’Italia, ed esprimere il proprio dissenso, forte e democratico, nei confronti del governo Conte e delle sue scelte.

Lo farà attraverso brevi flash mob, a distanza di sicurezza e con un numero di partecipanti ‘contingentato’, concordato in queste ora con le diverse Prefetture.

“Martedì il Piemonte sarà presente in prima fila – sottolinea l’on. Riccardo Molinari, Presidente dei Parlamentari della Lega alla Camera, e Segretario regionale della Lega -, ovviamente attenendoci alle modalità di sicurezza concordate con le Prefetture, per fare in modo che tutto avvenga senza alcun rischio. Saranno ‘flash mob’ di piazza in ogni capoluogo di provincia per ribadire in modo chiaro che il governo 5 Stelle PD sta portando il paese nel baratro, e si mostra assolutamente incapace di progettare in maniera credibile i mesi e gli anni che ci aspettano. La scelta della data ovviamente è significativa: il 2 giugno è la festa della Repubblica, ma in questi mesi le libertà degli italiani sono state letteralmente ‘congelate’, come il ruolo del Parlamento: una brutta pagina per la nostra democrazia, che è una conquista da non dare mai per scontata, e da difendere con coraggio anche in piazza, quando è necessario. Oggi è il momento di farlo”.

Tutte le manifestazioni, in Piemonte come altrove, si svolgeranno nel pieno rispetto delle misure sanitarie di sicurezza, con un numero di presenze ‘contingentate’. Tutti i partecipanti saranno dotati di mascherine, evitando inoltre assembramenti, rischi, spostamenti eccessivi.

Nelle piazze del Piemonte ci saranno i sindaci del territorio, gli assessori, gli amministratori locali, e soprattutto militanti e simpatizzanti della Lega, pronti a mandare al Governo Conte un messaggio forte e chiaro: “Adesso basta!”