ilTorinese

Nuoto, l’impatto dell’emergenza coronavirus

Il punto del Presidente FIN Piemonte e Valle d’Aosta Gianluca Albonico

 

Tra i risvolti problematici dell’emergenza sanitaria che sta imperversando in Italia e nel mondo ci sono naturalmente quelli di natura economica, che non hanno risparmiato lo sport. «Una “parte debole” nel nostro paese, perché si regge sulle associazioni e sulle società sportive, a loro volta sostenute principalmente da volontariato e passione – ha ricordato il Presidente della Federazione Italiana Nuoto Paolo Barelli in una recente intervista su Radio1 – il movimento natatorio risulta ancor più fragile perché si sviluppa su impianti che risultano molto costosi da gestire; anche se chiusi, poiché richiedono costantemente cura e manutenzione».

 

Di seguito il punto di Gianluca Albonico, Presidente del Comitato Regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta.

 

Presidente, come è stata gestita l’attività agonistica di Piemonte e Valle d’Aosta nelle ultime settimane?

«Le manifestazioni regionali organizzate dal nostro Comitato sono sospese ormai da fine febbraio. Abbiamo deciso di bloccare tutte le gare anche prima dei divieti ufficiali delle autorità pubbliche, una volta constatato che non sarebbe stato possibile garantire la sicurezza degli atleti e delle loro famiglie, dei tecnici e dei dirigenti. Alla luce della chiusura degli impianti e di comune accordo con le società del nostro territorio, sono stati sospesi anche tutti gli allenamenti, eccezion fatta per gli atleti probabili olimpici che hanno proseguito la preparazione a Torino, in accordo con un’ordinanza della Sindaca Chiara Appendino. Anche questi ultimi, con il rinvio dei Giochi di Tokyo e con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del primo aprile, hanno poi interrotto la preparazione. Vorrei sottolineare la postiva collaborazione che si è instaurata fin dai primi giorni dell’emergenza con il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, con l’Unità di Crisi e la Sanità piemontese, che ringrazio per i costanti confronti e per la disponibilità assicurata in questo periodo particolarmente impegnativo».

 

Passando agli impianti, come stanno le piscine piemontesi?

«Non bene. Certo, dobbiamo considerare il fatto che tutto è fermo, non solo le piscine; ma gli impianti natatori possono soffrire di più perché sono strutture tecnologiche, energivore e caratterizzate da alti costi di manutenzione. Necessitano di interventi frequenti e negli ultimi vent’anni sono state oggetto di riqualificazioni strutturali ed energetiche. Le associazioni e società sportive hanno investito fortemente per rendere le piscine più moderne ed efficienti, in certi casi indebitandosi parecchio e pagando di tasca propria anche gli interventi negli impianti pubblici (perché le amministrazioni comunali sempre più spesso non sono grado di sostenere i costi di manutenzione straordinaria). La situazione è preoccupante».

 

Che messaggio ha lanciato la Federazione Italiana Nuoto?

«L’emergenza Coronavirus ha messo a nudo le fragilità di un mondo – quello natatorio – chiamato oggi a fare squadra per la propria sopravvivenza. Tutto il movimento sportivo che si riconosce nella Federazione Italiana Nuoto – comprese naturalmente le realtà di Piemonte e Valle d’Aosta – sostiene il messaggio che il nostro presidente nazionale Paolo Barelli sta portando agli esponenti di Governo (a questo link la videoconferenza di ieri tra il Presidente Barelli e il Ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora). Cioè che in ballo non ci sono solo le massime competizioni sportive, come le Olimpiadi o il campionato di calcio, ma soprattutto l’attività sportiva di base, la cui continuità è oggi seriamente minacciata. Le associazioni e le società sportive, d’altra parte, offrono un ampio servizio alla comunità; integrano la funzione educativa di scuole e famiglie, favoriscono l’inclusione sociale delle fasce deboli e supportano il sistema sanitario nelle attività di prevenzione. Se non ci fosse tutto questo, non ci sarebbero neanche campioni come Federica Pellegrini, Gregorio Paltrinieri e il nostro Alessandro Miressi, che portano prestigio all’Italia».

 

La prima risposta del Governo Italiano all’emergenza economica è arrivata con il Decreto Legge “Cura Italia” dello scorso 17 marzo (n.18), che nel suo articolo 96 ha trattato l’indennità dei collaboratori sportivi. Un’indennità di 600 euro, richiamata nello stesso Decreto all’articolo 27 (Indennità professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa) e “riconosciuta da Sport e Salute Spa nel limite massimo di 50 milioni di euro per l’anno 2020”. Come già anticipato nel citato articolo 96, lunedì 6 aprile è uscito un Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con l’Autorità delegata in materia di sport, di approfondimento su beneficiari dell’indennità, modalità di presentazione delle domande tramite il portale di Sport e Salute Spa, relativi controlli e criteri di gestione del fondo.

 

Cosa pensa a proposito degli aiuti stanziati dal Governo?

«Sono sicuramente un bene, anche in riferimento all’indennità per i collaboratori sportivi. Ma sono deluso dal criterio di applicazione, perché penalizza chi ha percepito più di 10.000 euro nel 2019 e dà la possibilità a collaboratori che hanno percepito cifre irrisorie di accedere ai 600 euro di bonus, che forse vanno ben oltre il loro normale compenso. Paradossalmente, mia figlia – studente – che nel 2019 ha percepito 500 euro e che nei mesi del 2020 ne ha percepiti 60 mensili, oggi potrebbe richiedere i 600 euro di indennità. Sono stati stanziati 50 milioni, le risorse sono poche e in questo momento bisogna aiutare chi ha realmente bisogno. A questo proposito, invito tutti coloro il cui sostentamento non dipende dalla collaborazione sportiva, a non richiedere l’indennità, agevolando le richieste di chi realmente vive grazie a queste collaborazioni. E in ogni caso spero vivamente che il governo ripensi al criterio del tetto dei 10.000 euro».

 

Per quanto riguarda i gestori, invece?

«Qualcosa certo è stato fatto anche qui, dove i problemi sono sostanzialmente tre. Il primo – immediato – è la mancanza di liquidità, perché le entrate si sono interrotte ma le spese, seppur ridotte, ci sono. Il Governo è intervenuto fornendo garanzie a coloro che ricorreranno a finanziamenti con istituti di credito – notizia dell’ultima ora sono i finanziamenti erogati dall’Istituto del Credito Sportivo – e ha agito anche sulla sospensione di pagamenti, rate dei mutui, contributi, IVA ecc. Si tratta comunque di sospensioni, aspetto che introduce il secondo problema fondamentale: la durata degli appalti. Se ora il gestore ha l’opportunità di congelare tutto e ricorrere al credito per affrontare questo periodo di blocco, questo porterà però inevitabilmente a dover allungare i periodi dei contratti per ottemperare alle mutate condizioni dei piani economici. Occorre un decreto che consenta ai comuni di derogare il codice degli appalti sulle gestioni esistenti, prolungandone la durata in base ai nuovi piani economico-finanziari. Questo sarà fondamentale, altrimenti molte strutture non riapriranno; e poi c’è bisogno di un sostegno economico, perché dietro gli impianti non ci sono aziende profittevoli che possono investire i guadagni del passato».

 

E il terzo punto?

«È quello più spinoso: la ripartenza. A oggi non sappiamo quando e come riprenderemo le attività; possiamo fare ipotesi e nessuna è confortante. Una domanda ricorrente è: l’estate sarà fruibile? Per molti la bella stagione è un’importante momento di entrate, da utilizzare a copertura dei costi invernali. Altre domande sono: potremmo riaprire con contingentazione degli ingressi?, con nuove normative igienico-sanitarie?, con numeri ridotti? Le piscine stanno in piedi grazie al numero elevato di utenti che le frequentano. Ridurne il numero, per normative o diminuzione “naturale”, significa pensare a un periodo relativamente lungo di ripartenza, con conseguenti perdite economiche che – appunto – dovranno essere finanziate. Bisogna consentire ai gestori di ammortizzare queste perdite in un periodo di tempo congruo e intervenire per sostenerli economicamente. I sei anni indicati dal Governo come durata dei finanziamenti sono pochi. Il rischio è che le associazioni e le società “non ripartano proprio”, soffocate da spese che gravano sui bilanci anche quando le piscine lavorano a pieno regime, a maggior ragione in questo periodo di blocco. Questo scenario significherebbe una paralisi dell’attività natatoria (e sportiva) in Italia, dove lo sport – di alto livello e di base – è organizzato principalmente dalle associazioni e dalle società sportive. In conclusione, vorrei sottolineare proprio il fondamentale ruolo delle piscine, a livello sportivo ma anche educativo e sociale. In campo nazionale abbiamo circa 5 milioni di praticanti discipline acquatiche; in Piemonte 10mila tesserati agonisti, che gravitano su circa 70 impianti affiliati FIN, con una stima di 1000 dipendenti e 2000 collaboratori. E questi 70 impianti forniscono servizi anche a scuole, disabili, associazioni e utenti sul territorio»

Nelle rsa piemontesi morte 252 persone a causa del coronavirus

I numeri di un dramma: nel primo trimestre 2020 sono morte nelle Rsa del Piemonte 2.874 persone, nello stesso trimestre dell’anno precedente ne erano morte 2.467.

Si tratta di 407 persone in più, delle quali  252 risultano decedute per cause Covid. Questi  i dati diffusi in videoconferenza dalla sede Unità di crisi della Regione Piemonte in corso Marche. Finora sono stati quasi 14 mila i tamponi eseguiti.  E’ risultato positivo circa il 40% del personale, e il 30% degli ospiti. Entro la settimana i tamponi saranno 20 mila.

 I DATI DELLA REGIONE: QUASI 14 MILA I TAMPONI ESEGUITI AL 14 APRILE, 755 NUOVI OPERATORI ASSUNTI PER AFFRONTARE L’EMERGENZA.

La Regione Piemonte ha reso noti, questo pomeriggio in conferenza stampa, i dati aggiornati del monitoraggio sulle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa).

Lo scorso 8 aprile il Coordinamento dell’Area Funzionale dell’Unità di crisi, ha richiesto formalmente a tutte le strutture del Piemonte – 750 dedicate agli anziani, di cui 366 Rsa – il numero dei posti letto, le unità di personale e i tamponi effettuati.

In particolare, viene evidenziato un notevole incremento dei tamponi effettuati nelle Rsa, che sono più che triplicati nell’ultima settimana, passando dai 4.085 del 7 aprile ai 13.940 del 14 aprile (sul totale di 74.060 tamponi realizzati a quella data sulla popolazione piemontese).

Di questi 3.610 sono positivi, 5.753 sono negativi e 4.577 sono in attesa dell’esito del tampone.

Sui tamponi effettuati alla data dell’8 aprile, gli ospiti delle Rsa risultati positivi sono il 40%, il personale il 30%.

Al 31 marzo nelle Rsa vi sono stati 407 morti in più del primo trimestre 2019, di cui 248 risultati positivi al Covid-19.

La delibera della Giunta regionale n. 4 del 20 marzo sulla “Sostituzione del personale nelle strutture residenziali e semiresidenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in emergenza Covid-19” ha inoltre permesso l’assunzione di 755 nuovi operatori, di cui 645 con mansioni assistenziali e 110 in qualità di personale infermieristico.

I dati saranno aggiornati  con cadenza settimanale.

L’attuale emergenza ha poi evidenziato la necessità di potenziare l’assistenza infermieristica ai pazienti. L’Unità di crisi ha quindi predisposto, il 7 aprile, una circolare straordinaria per far fronte alle carenze riscontrate nelle strutture residenziali socio-sanitarie. Le Asl del Piemonte hanno così incrementato l’assistenza infermieristica domiciliare, per i prossimi quattro mesi, in misura minima di almeno un operatore ogni 20mila abitanti. Tale misura, che ha messo a disposizione delle Rsa piemontesi decine di infermieri, ha evitato la sospensione dei servizi infermieristici in alcune strutture.

L’assessore al Welfare, Chiara Caucino, ha sottolineato l’efficacia delle azioni condotte finora dall’Area funzionale Rsa rispetto alle criticità riscontrate presso le strutture, in particolare sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, sull’incremento dei tamponi effettuati e sulla sostituzione del personale assente.

Tutte le Asl piemontesi hanno poi recepito le indicazioni della circolare del 3 marzo scorso dell’Unità di crisi, in cui veniva richiesta l’attivazione di nuclei di vigilanza.

“L’attenzione alla situazione delle case di riposo – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – è documentata fin dal primo atto dell’Unità di crisi del 23 febbraio nel quale già si raccomandava ai gestori delle strutture di limitare l’accesso dei visitatori e di attenersi alle misure di prevenzione previste dalle disposizioni ministeriali, che la maggior parte delle strutture ha applicato. In qualche caso, nonostante le misure, si sono verificati contagi. Oggi abbiamo più task force e Usca nelle aziende sanitarie locali dedicate all’emergenza delle case di riposo, oltre a quasi 800 infermieri e operatori socio sanitari assunti per soccorrere le case di riposo rimaste sguarnite di personale a causa del contagio. Sui test sierologici abbiamo avviato la sperimentazione ed ora aspettiamo le indicazioni del Ministero della Salute per procedere secondo le linee che verranno individuate dalle autorità sanitarie”.

 

I carabinieri consegnano computer portatili ai bambini

Nei giorni scorsi  i bambini delle Scuole Medie che frequentano l’Istituto Comprensivo di Pavone Canavese (TO) e i ragazzi del Liceo Scientifico Gramsci di Ivrea (TO) hanno ricevuto una consegna speciale a casa.

A bussare, però, non è stato il postino, ma i Carabinieri della Compagnia di Ivrea con in mano un piccolo dono, strumenti informatici per lo studio a distanza forniti dai rispettivi Dirigenti Scolastici.

L’emergenza epidemiologica ha determinato inaspettati cambiamenti, anche nel settore scolastico, con la necessità di svolgere lezioni a distanza, utilizzando la tecnologia.

Nel momento in cui i Dirigenti Scolastici hanno recuperato dei computer portatili da assegnare ad alcuni dei propri studenti che ne erano sprovvisti (alcuni dei quali con disabilità), si poneva il problema di come procedere alla loro consegna, evitando la concentrazione di persone in violazione del doveroso principio del “distanziamento sociale”.

I Carabinieri di Ivrea hanno subito confermato la loro incondizionata disponibilità.

E così, nel pomeriggio di ieri sono stati proprio loro a ritirare i computer portatili dalla scuola e a bussare casa per casa, cercare studente per studente, consegnando nelle loro mani l’importante strumento tecnologico.

Un piccolo gesto di solidarietà alla popolazione, che è la piena espressione di quel dovere innato e imprescindibile di ausilio operato in tutte le sue forme dell’Arma dei Carabinieri.

Una consegna fuori dall’ordinario che i ragazzi ricorderanno con piacere, con la speranza che possa contribuire ad accrescere la loro “cultura per la legalità”.

#IoRestoaCasa con il Circolo dei lettori

Nonostante la chiusura delle sedi di Torino, Novara e Rivoli, in ottemperanza alle misure per il contenimento dell’emergenza “coronavirus” Covid-19, la Fondazione Circolo dei lettori continua a rimanere accanto alla propria comunità regalando occasioni di approfondimento intorno ai libri e alle storie. Tante sono infatti le iniziative digitali pensate sia per offrire contenuti che per continuare a parlarsi e conoscersi online.

 

Gli Indispensabili – Beni primari culturali
Un format di video in cui scrittori e scrittrici consigliano la propria lista di “beni primari culturali”, tra classici, romanzi imperdibili, dischi, film e serie tv da recuperare per fare scorta di cultura in questi giorni di isolamento. Il primo video è andato online sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori e sul profilo Instagram il 25 febbraio, ai tempi delle prime code ai supermercati. “Gli Indispensabili” sono diventati infatti anche un volantino che mima quelli delle offerte.
Da Carlo Levi e Rocco Scotellaro, autori da riscoprire secondo il direttore della Fondazione Elena Loewenthal, passando per La Peste di Curzio Malaparte, suggerimento di Nicola Lagioia, fino a Tucidide e Giorgio Caproni consigliati rispettivamente da Andrea Marcolongo e Antonio Manzini, “Gli Indispensabili” sono un bagaglio di quarantena prezioso e ricchissimo. È possibile anche contribuire mandando la propria lista via mail a comunicazione@circololettori.it.

Passatempi letterari
Un cruciverba, un labirinto, un rompicapo al giorno – sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram del Circolo – per passare il tempo tra una lettura e l’altra e impegnare così la propria mente in una piccola sfida letteraria che ha a che fare con romanzi, scrittrici e scrittori, curiosità, pagine e parole. Le soluzioni vengono pubblicate sul blog.

 

Dizionario dei tempi incerti
Contagio, assalto, limite, casa, supermercato, attesa, opportunità, code, epidemia, fermarsi, fiducia, speranza, paura, ansia, regola, distanza, allarme, misura, contatto, rischio, sicurezza, speranza, fuga, assalto, emergenza, pazienza, deserto, panico, studio, tempo.
Sta per partire sui social del Circolo dei lettori il Dizionario dei tempi incerti, una collezione di parole scelte da filosofi, filologi, storici, antropologi e scrittori, tra quelle che riempiono pagine di giornali, miriadi di chat e trasmissioni televisive, bisbigliate o urlate in questi tempi incerti.
La Fondazione Circolo dei lettori ne ha chiesto la definizione ai protagonisti e alle protagoniste delle rassegne autunnali, Torino Spiritualità e Festival del Classico, perché le parole segnano il rapporto che abbiamo con il mondo e con il presente, perché le parole sono ricordi, affetti e storie: il Dizionario è un invito a riscoprirle insieme.

Chicche letterarie
Ci sono libri dimenticati da riscoprire o classici che magari non si è avuto tempo di leggere: sono le “Chicche letterarie”, una al giorno sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori di Novara e sul profilo Instagram della sede novarese della Fondazione. Da Il potere dei sogni di Luis Sepúlveda a Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, passando per Verso la bellezza di David Foenkinos, Ballata delle donne imperfette di Edgarda Ferri e molti altri.

Restiamo in casa, accendiamo lo stereo!
Consigli musicali sulla pagina Facebook del Circolo della musica: una colonna sonora per ogni momento della giornata, per arricchire le proprie playlist o per crearne di nuove.

La bellezza ai tempi del coronavirus, con il progetto Bella Presenza*
Un fiore sbocciato sul balcone, una fotografia che si credeva di aver perso, il sapore inaspettato in una pietanza preparata in casa, scoprire la vicinanza o la nostalgia di qualcuno, provare preoccupazione e allo stesso tempo sentire il bisogno di aiutare gli altri.
L’invito è a raccontare le cose belle che si vedono in questi giorni di isolamento con un video, senza limite di lunghezza, stile e formato, da inviare a bellapresenza@circololettori.it (obbligatorio allegare anche il documento compilato sulla privacy scaricabile). È possibile infatti trasformare la paura in opportunità.
* La Fondazione Circolo dei lettori è partner del progetto Bella Presenza, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e coordinato a livello nazionale dalla Cooperativa Dedalus di Napoli. All’ente di via Bogino è affidata Essere presenti a se stessi, terza delle dodici azioni prevista dell’iniziativa, con la curatela artistica di Roberto Tarasco e Gabriele Vacis, che trasformerà tutti i video raccolti dalla Fondazione in un progetto audiovisivo speciale.

Le ricette letterarie di Barney’s!
Sulla pagina Facebook di Barney’s – il bar del Circolo dei lettori, ogni giorno una ricetta diversa tratta da un’opera letteraria per cimentarsi ai fornelli.

Emergenza sanitaria, dalla Protezione civile nuove mascherine ai Comuni

È in arrivo nei COM Centri Operativi Misti del Piemonte la seconda fornitura di mascherine per i Comuni. Dopo la prima tranche degli scorsi giorni, la Protezione civile sta infatti consegnando in queste ore altre 130 mila mascherine, che i Sindaci potranno ritirare al COM e distribuire secondo le esigenze del proprio territorio.

«Come promesso – sottolinea l’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi-, abbiamo provveduto a fornire altre mascherine che i Sindaci possono dare alle persone più esposte e comunque in base alle necessità del proprio territorio. Ci siamo impegnati per incrementare il quantitativo arrivando a raddoppiarlo rispetto alla prima tranche: un risultato importante, in un momento in cui i nostri comportamenti sono più che mai fondamentali per la sicurezza di tutti. Il piano di distribuzione dei dispositivi di sicurezza prosegue, cercando di soddisfare il più possibile le richieste che ci sono pervenute dai primi cittadini».

Il quantitativo destinato ad ogni Comune è stato stabilito secondo un criterio demografico. «Crediamo – conclude l’Assessore Gabusi – che i Sindaci siano i più indicati a regolare la distribuzione in considerazione della profonda conoscenza della loro comunità e delle specifiche esigenze».

Le opposizioni alla Giunta regionale: “Rispondano a noi sul dramma delle Rsa”

Coronavirus, conferenza stampa della Regione. PD, LUV, Moderati, Lista Monviso: “Rispondano a noi  sulla situazione del Piemonte”

“Si può rispondere alle opposizioni, che chiedono da settimane dati aggiornati rispetto a quelli errati del 30 marzo, sconvocando le sedute di Consiglio e Commissioni e convocando una conferenza stampa? Vista l’irritualità di tutto ciò, anche se certamente non siamo soliti suggerire ai giornalisti ciò che dovrebbero dire, ci tocca chiedere loro di porre le domande che le opposizioni avrebbero rivolto alla maggioranza nelle sedi istituzionali: a che punto è lo screening sui piemontesi?

Perché a inizio crisi Cirio e Icardi hanno giustificato i pochi tamponi col rispetto rigoroso delle indicazioni dell’ISS e ora li attribuiscono alla scarsità di laboratori analisi? Quali sono i dati aggiornati sui pazienti positivi nelle Rsa, rispetto a quelli errati comunicati il 6 aprile e risalenti al 30 marzo? Quanti sono i tamponi effettuati nelle Rsa? Quanti medici, operatori e pazienti infettati ci sono? Quante sono le morti per Covid nelle Rsa? A che punto sono i tamponi sul personale medico (inclusi i medici di famiglia) e sui più esposti? Che cosa è accaduto con la delibera approvata, non pubblicata, poi modificata, per ospitare pazienti positivi nelle RSA? Perché si è perso tempo a cercare di portare in RSA ammalati di Covid anziché verificare la riapertura ad hoc di padiglioni di ospedali abbandonati?”- così le forze di opposizione del centrosinistra (PD, LUV, Moderati, Lista Monviso) intervengono sulla conferenza stampa virtuale – con la presenza degli Assessori Icardi e Caucino – convocata dall’Unità di Crisi della Regione per oggi alle 17, allo scopo di fare il punto sulla situazione nelle Residenze socio-assistenziali del Piemonte.

“Ma le domande non sono finite” – proseguono i Capigruppo (Ravetti, Grimaldi, Magliano e Giaccone) e i segretari delle opposizioni – “per quale ragione il Piemonte non ha coordinato gli acquisti di dispositivi di protezione individuale e perché non ha prevenuto la carenza di reagenti e personale dei laboratori di analisi? È stato attuato e come il ‘piano hotel’ annunciato tre settimane fa da Icardi, per collocare i dimessi dagli ospedali negli alberghi? Si sono individuate strutture per la quarantena dei pazienti positivi in luoghi diversi dalle case o dai reparti Covid? Chi si occupa in Piemonte degli approvvigionamenti per chi è in quarantena e non ha famiglia in Piemonte? Perché i ritardi nella realizzazione delle USCA? Perché i medici di base sono stati lasciati soli? E ancora, si comincia a parlare di riaperture, ma i lavoratori entrati in contatto con pazienti positivi che presentano sintomi sono stati sottoposti a tamponi anche per rientrare in servizio?”

“La maggioranza” – concludono le opposizioni – “attraverso il Capogruppo della Lega Preioni riempie i giornali con critiche verso i medici e la sanità piemontese: hanno attaccato anche noi da quando, oltre un mese fa, abbiamo chiesto più tamponi e uno screening a tappeto nelle case di riposo. Ma ora la situazione drammatica nelle RSA è davanti agli occhi di tutti. Non è compito delle opposizioni sostituirsi al ruolo delle autorità competenti e degli inquirenti, tanto meno trovare i responsabili di eventuali reati, ma certamente non è compito di chi governa quello di addossare le colpe ad altri o negare i dati”.

Le nuove vittime del virus sono 95, in totale oltre 2000. Calano i ricoveri in terapia intensiva

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 19 di mercoledì 15 aprile

1.628 PAZIENTI GUARITI E 1.437 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che il numero complessivo di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, è di 1.628 (155 in più di ieri): 112 (+27) in provincia di Alessandria, 79 (+6) in provincia di Asti, 87 (+5) in provincia di Biella, 163 (+16) in provincia di Cuneo, 109 (+7) in provincia di Novara, 869 (+77) in provincia di Torino, 94 (+3) in provincia di Vercelli, 90 (+12) nel Verbano-Cusio-Ossola, 25 provenienti da altre regioni (+2)

Altri 1.437 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 2.064

Sono 95 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi, di cui 30 al momento registrati nella giornata di oggi. Occorre ricordare che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi covid.

Il totale complessivo è ora di 2.064 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 413 ad Alessandria, 100 ad Asti, 134 a Biella, 145 a Cuneo, 201 a Novara, 845 a Torino, 113 a Vercelli, 89 nel Verbano-Cusio-Ossola, 24 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 18.446 (+673 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al “Covid-19” in Piemonte: 2.464 in provincia di Alessandria, 905 in provincia di Asti, 717 in provincia di Biella, 1.800 in provincia di Cuneo, 1.747 in provincia di Novara, 8.753 in provincia di Torino, 850 in provincia di Vercelli, 906 nel Verbano-Cusio-Ossola, 210 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 94 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 358 (-11 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3.406

Le persone in isolamento domiciliare sono 9.553

La Regione acquista cinque milioni di mascherine lavabili

Verranno finanziate con 6 milioni di euro grazie alle donazioni 

Saranno consegnate a casa attraverso Comuni e Poste italiane: successivamente sarà obbligatorio  indossarle

La Giunta regionale ha predisposto una modifica al bilancio per garantire la copertura economica necessaria all’acquisto delle mascherine da distribuire a tutta la cittadinanza. È stato approvato questa mattina un provvedimento che verrà presentato domani ai Capigruppo del Consiglio regionale, per destinare 6 milioni di euro per il 2020 all’acquisto e distribuzione di dispositivi di protezione per tutta la popolazione piemontese, attraverso una modifica della legge 14 sulla Protezione civile.

 

Tutti i Capigruppo hanno già espresso parere favorevole e, pertanto, nella mattinata di venerdì una apposita commissione legislativa approverà in via definitiva l’intervento.

 

Per la copertura delle risorse necessarie verrà utilizzata una parte delle donazioni ricevute dalla Regione Piemonte sul conto corrente attivato per l’emergenza coronavirus.

 

«Abbiamo pronto l’acquisto di 5 milioni di mascherine lavabili per tutti i piemontesi – spiegano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, insieme all’assessore alla Protezione civile Marco Gabusi e alla Sanità Luigi Icardi –.Ad aggiudicarsi la gara realizzata attraverso SCR sono state tre aziende del Piemonte. Insieme a Poste italiane e alle associazioni che rappresentano gli enti locali stiamo definendo le modalità migliori per organizzare la distribuzione alle famiglie su tutto il territorio. Ringraziamo tutti i Capigruppo del Consiglio regionale per la sensibilità dimostrata e la generosità di chi ci ha permesso con le proprie donazioni di coprire la spesa. Prima di rendere le mascherine obbligatorie era, infatti, fondamentale poterle garantire a tutti, ancor più in vista della fase di ripartenza».
Nella foto L’Unità di crisi della Regione Piemonte

 

Coronavirus, Ravetti (Pd): “Dissenso sulla gestione politica”

“Vi dico questo: avremmo dovuto ottenere parte della documentazione sulle attività svolte nelle RSA del Piemonte a tutela degli ospiti e dei lavoratori. Abbiamo bisogno di relazioni, elaborazioni di dati, cronoprogramma degli interventi, è una documentazione necessaria per svolgere un’analisi in vista della Commissione Sanità, in un primo momento programmata per oggi, ma che è stata rinviata a venerdì 17.

Per oggi invece, lo scopro ora, è stata convocata una conferenza stampa per presentare quei dati e quelle relazioni.

Qual è la vera ragione che ha convinto la Lega e il Presidente a rinviare la Commissione?

E’ una modalità per evitare il potenziale conflitto tra le nostre analisi e le loro? Mi sbaglio?

Voi sapete che ho fatto il possibile per dare forza all’Istituzione regionale, privilegiando la via del confronto con la Giunta. L’ho fatto perché in gioco non c’era qualche percentuale di voti in più per il mio Partito, ma la vita delle persone. E quando la posta in palio è così alta si deve avere la consapevolezza che lo spazio va occupato per affrontare insieme i problemi.

Prendo atto che sin dal principio, e ancor più ora che viviamo la fase più difficile della crisi, questo confronto è stato evocato più volte da alcuni e in qualche circostanza è stato abbozzato, ma nei fatti in generale non è mai stato attivato.

E’ chiaro che in queste ore non è arrivato un segnale di svolta e nemmeno un convinto cambio di passo da parte della Giunta regionale. Anzi, oggi, mi trovo di fronte a un ulteriore elemento negativo che va ad aggiungersi a tantissimi altri.

Per questo manifesto apertamente il mio dissenso sulla gestione politica della crisi. Una gestione fatta in solitudine e troppo spesso in conflitto con i protagonisti che più di altri hanno combattuto “a mani nude” il covid-19”.

 

Domenico Ravetti, capogruppo Pd Regione

Ripetizioni in lingua e chiacchierate con la portineria di comunità

La Portineria di comunità corre in soccorso alle famiglie e persone sole  Da oggi i “portinai” metteranno a disposizione il proprio tempo per aiutare i ragazzi nei compiti, per assistere gli anziani che hanno difficoltà a scaricare un’app, creare un account su Facebook, o insegnarvi a fare una tinta in casa.

 La Portineria di comunità “Lo Spaccio di cultura”, nata per favorire l’occupazione e l’inclusione delle fasce più deboli e far risparmiare tempo a chi tempo non ha, si attiva per correre in aiuto gratuitamente a chi ne ha bisogno in questo momento difficile.

Tra i servizi offerti c’è l’aiuto ai genitori che non riescono a seguire i figli nei compiti perché sono loro stessi occupati con il lavoro o perché pensano di non avere tutte le conoscenze necessarie, tutta una serie di giochi e attività creative per bambini per occupare il loro tempo libero. C’è anche l’sos tecnologia, per aiutare le persone a scaricare applicazioni, creare account, trasferire dati. E infine la possibilità di chiacchierare in francese, seguire un piccolo corso di canto, o imparare a farsi una tinta ai capelli con metodi naturali.

Tutti i servizi saranno offerti dalla Portineria e si potranno richiedere dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16 chiamando il numero di telefono 3478788271, o alla mail info@spacciocultura.it. Lo Spaccio di Cultura – Portineria di comunità è un progetto ideato da Rete Italiana di Cultura Popolare e fa parte dei 15 progetti di innovazione sociale sostenuti dalla Città di Torino, cofinanziati dall’Unione Europea – Fondi Strutturali di Investimento Europei – Programma Operativo Città Metropolitane 2014-2020; in partenariato con Ufficio Pastorale Migranti e Nessuno è straniero.

“Le case non sono tutte uguali e nelle case non siamo tutti uguali. – afferma Chiara Saraceno, presidente della Rete Italiana di Cultura Popolare – Non abbiamo tutti le stesse opportunità: dall’accesso al wifi all’attenzione che possiamo dare ai nostri figli per seguire i compiti. La Portineria vuole provare a colmare quei divari che proprio un’emergenza come questa non fa che evidenziare”.

“Sono particolarmente felice della nascita di questo progetto, sostenuto dal settore innovazione sociale, approdato al mio assessorato in quanto progetto di integrazione, ma soprattutto di comunità. – commenta l’assessore alle Pari Opportunità della Città di Torino, Marco Giusta – All’estero i progetti come questo, ispirato al portierato di quartiere, hanno come valore aggiunto la capacità di creare connessioni di comunità. ‘Abbiamo voluto ridare umanità alla vita quotidiana’ diceva Charles Vincent, che ha due significati: da un lato sollevare dalle mille incombenze quotidiane con un piccolo aiuto, dall’altro dare la possibilità a tanti soggetti di poter dare quel piccolo aiuto. In questo prezioso scambio ci può stare molto: la conoscenza, la reciprocità, la fiducia e in questo periodo, l’aiuto solidale. Gli elementi insomma per costruire una rete di comunità”.