ilTorinese

Ema Stokholma denuncia: “Filmata sotto la gonna”

Ema Stokholma, la  dj che ha partecipato al San Giovanni virtuale di ieri, denuncia un caso di molestie avvenuto  durante lo show per la festa alla Mole Antonelliana

Dice la dj: “Un cellulare appoggiato con la fotocamera rivolta verso di me mi stava riprendendo da sotto verso su, mi stava riprendendo le parti intime. Sono sconvolta, prendo il telefono e guardo il video e vedo che ci sono davvero dieci minuti di video sotto la mia gonna. Poi guardo altri video e c’era quello di una ragazza che saliva le scale con i jeans”. L’autore del video è stato indagato, comunica  la sindaca Chiara Appendino, che commenta: “un fatto gravissimo, non ci sono parole per descrivere la rabbia e il disgusto. Solo pochi giorni fa  avevo parlato della necessità di rompere il silenzio davanti a ogni violenza nei confronti delle donne”.

Coronavirus, in calo le terapie intensive. Altri 5 morti e 20 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

24.178 PAZIENTI GUARITI E 1.366 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 24.178 (+157 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2896 (+41) Alessandria, 1404 (+3) Asti, 810 (+1) Biella, 2279 (+13) Cuneo, 2174 (+38) Novara, 12.513 (+51) Torino, 1020 (+7) Vercelli, 929 (+2) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 153 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 1.366 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 4071

Sono 5 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 0 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è di 4071 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 672 Alessandria, 253 Asti, 208 Biella, 393 Cuneo, 359 Novara, 1.797 Torino, 219 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 38 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 31.296 (+20 rispetto a ieri, di cui 13 asintomatiche; delle 20: 8 contatti di caso, 9 screening e 3 con indagine in corso) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisesu base provinciale: 4063 Alessandria, 1874 Asti, 1044 Biella, 2851 Cuneo, 2785 Novara, 15.870 Torino, 1321 Vercelli, 1133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 261 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 94 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 15 (-3 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 316 (-18 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 1350.

I tamponi diagnostici finora processati sono 402.181, di cui 220.798 risultati negativi.

Rifiuti in corso Brescia: “situazione inaccettabile”

Riceviamo e pubblichiamo /  Questa mattina in corso Brescia nel tratto Aosta Giulio Cesare la situazione era come dimostrano le foto.
Se fosse un caso eccezionale pazienza, ma è così da anni quasi ogni giorno. Non è solo colpa di Amiat ma dall’assenza di progettazione su questo territorio da parte dell’Amministrazione della Città, piddina per 25 anni e grillina da 4. Ci vuole il censimento delle case e tanto altro. Inaccettabile che si possano vedere foto simili quasi ogni giorno.

Patrizia Alessi

Capogruppo FdI Circoscrizione 7

I commercianti: “Non basta San Giovanni virtuale a rilanciare l’economia”

Il commercio e ristorazione sono ancora in difficoltà  a Torino

In molti casi il fatturato è calato fino al 50%, a ormai un mese circa  dall’inizio della Fase 3.

L’Ascom ha messo in evidenza quanto sia difficile tornare alla normalità: non sono sufficienti, ritene l’associazione dei commercianti,  gli appuntamenti del palinsesto virtuale del Comune,  a colmare l’assenza dei torinesi e dei turisti e neanche  a migliorare gli effetti sui consumi della cassa integrazione e del  periodo di smart working. “Il web non può sostituire le trecentomila persone che ogni anno partecipavano alla festa del Santo Patrono”.  L’Ascom evidenzia anche gli effetti preoccupanti dello smart working su bar, ristoranti e negozi vicini a grandi aziende ed uffici pubblici”. Dice la presidente Coppa: “è necessario coinvolgere tutte le forze della Città e le imprese nella programmazione di appuntamenti di richiamo, coniugando il bisogno di ritorno alla normalità con la sicurezza di tutti.”

Requiem per la scuola italiana

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / E’ molto difficile conciliare le esigenze del distanziamento sociale con quelle della scuola e chiunque ci fosse al ministero, si troverebbe in difficoltà. La ministra Azzolina e il suo staff brillano però per incompetenza, volendo scaricare il problema sui presidi e sull’autonomia delle scuole secondo la peggiore tradizione dello scarica- barile.

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La ministra è andata oltre il  ridicolo plexiglas che avrebbe dovuto dividere gli alunni, ma con le sue linee- guida non ha risolto i problemi, ma dimostrato grande superficialità. La presenza in classe sarà molto limitata e si prevedono lezioni nei prati e nei musei che oggi hanno ben altri problemi che accogliere ragazzi nei loro locali per far lezione.
Le linee-guida sono un progetto vago, non supportato da un adeguato impegno finanziario che scontenta studenti, genitori, professori, bidelli, presidi. Cent’anni fa era ministro della PI Benedetto Croce nell’ultimo governo Giolitti. Cercò di arginare il lassismo post – bellico regnante nella scuola. Oggi siamo alla prese con la quadratura del cerchio, un problema molto difficile da risolvere perché le nostre scuole sono fatte da banchi a due posti  e da aule tradizionali che mal si conciliano con la lotta al Covid. Ma la Francia ha già riaperto le aule, noi siamo ancora qui a discutere con il metro in mano su come distanziare gli alunni. Mentre si prevedono riduzioni di orario e di parti di programma, non si  è delineato un programma di ripresa serio e non si è ancora stabilito chi risponderebbe in caso di contagio degli alunni. Invece Azzolina vorrebbe imporre agli alunni di tre anni l’educazione civile e ambientale: una vera sciocchezza. Hanno tolto Fioravanti per mettere Azzolina, ma i grillini a viale Trastevere sono una mina vagante, incapaci di governare una scuola in tempesta. E nei fastosi Stati Generali la scuola, i docenti, i presidi non sono stati ascoltati. In un paese civile la scuola dovrebbe essere in uno dei primi posti. Nell’Italia di oggi la scuola è diventata una cenerentola. La scuola sta morendo. Dovremmo tutti rendercene conto prima che sia tardi. Tra i vari politici  del momento non vedrei purtroppo nessuno in grado di provvedervi in modo adeguato. Stiamo tornando ad un nuovo ‘68 in cui la pandemia ha preso il posto delle ubriacature ideologiche di oltre 50 anni fa.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Rapinato al Valentino davanti a moglie e figli

Camminava nel Parco del Valentino con la moglie e i due figli minori, quando due extracomunitari si sono avvicinati con la scusa di una sigaretta. 

Sono seguite subito minacce verbali di morte e uno dei due ha poi estratto un coltello per farsi consegnare il telefono cellulare.

Un 29enne di origini marocchine, ma residente da tempoa Torino,  ha tentato invano di reagire, ma è stato colpito prima con un pugno e dopo con un ramo d’albero. Le urla dei familiari hanno messo in fuga i rapinatori.

Nella circostanza una gazzella di carabinieri del Nucleo Radiomobile di Torino, in transito nella zona, avvertita da alcuni passanti della rapina, ha immediatamente soccorso la vittima che ha fornito una descrizione dettagliata dei fuggitivi.

Sono così scattate le ricerche con l’ausilio di altre pattuglie dell’Arma, che hanno consentito in pochissimo tempo di bloccare in via Bidone i due rapinatori, di nazionalità marocchina, di 29 e 39 anni. Il coltello utilizzato per commettere il reato è stato rinvenuto nella tasca di uno degli arrestati e conseguentemente sequestrato. Il telefono rubato non è stato ancora recuperato perché i fuggitivi se ne sono sbarazzati prima di essere bloccati dai carabinieri.

Covid-19, cosa ci riserva il futuro? Ce lo spiega chi analizza i dati

Dal 22 febbraio, con un appuntamento praticamente giornaliero (che dura ancora oggi nonostante lo scioglimento dell’Unità di crisi) la dottoressa Chiara Pasqualini sta vivendo l’emergenza sanitaria conseguente all’epidemia di Covid 19.

Dottoressa in biologia specializzata in statistica sanitaria è la referente del Seremi, acronimo che sta a significare Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione ed il controllo delle malattie infettive.

Al di là della lunga sigla questo significa che è la persona che tutti i giorni, ancora oggi, acquisisce i dati sull’evoluzione del dramma Covid, richiedendoli alle varie realtà. Con lei, che gentilmente non si è sottratta alle nostre domande abbiamo voluto fare un punto anche in virtù della sua posizione di osservatore dell’evoluzione del Covid – 19 in Piemonte.

Dottoressa come siamo messi in Piemonte oggi, alla luce dei dati che vengono forniti giornalmente?

“Al momento siamo messi bene, anche gli indicatori ci danno un valore basso di rischio, il numero dei focolai è basso, la pandemia è sotto controllo”.

Però si parla di una ‘seconda ondata’ in autunno …

“Può esserci, le possibilità di contagio sono scese, ma il virus non è azzerato, le strategia messe in atto possono garantire che la soglia rimanga bassa, che i nuovi casi siano tenuti sotto controllo”.

C’è  chi ha parlato del fatto che le riaperture possano provocare un aumento dei contagi …

“Occorre vedere adesso che cosa succederà. In Piemonte c’è stata una decrescita ridotta dei contagi, percentualmente, rispetto a prima, meno forte nelle ultime due settimane. E’ una riduzione minore ma i numeri ci sono”.

Insisto nella domanda, ma c’è il rischio di una recrudescenza?

“Non è da escludere ma è basso. Ci sono luoghi a maggior rischio, come le Rsa, gli ospedali, ma dove c’è attenzione, con controlli, tamponi è bassa, ma non esclusa. Occorre mantenere un comportamento responsabile per incidere anche su quel rischio. I cittadini devono fare la loro parte, non possiamo ancora dire che la battaglia sia vinta, assolutamente”.

In sintesi in questa ‘nuova normalità’ cosa si deve fare?

Occorre monitorare con attenzione cosa sta succedendo. Il punto interrogativo sarà capire a settembre/ottobre, come si comporterà il virus, in una fase dove si tornerà a condividere spazio e luoghi chiusi. Per questo è importante prendere delle misure.

Ma il virus di è modificato o no?

“Ci sono delle variazioni nella carica virale dei pazienti, modificazioni di cui non si è ancora a dare una chiara interpretazione. Certo c’è una carica inferiore con casi meno gravi ed una quota sempre maggiore di asintomatici. In ogni caso la vera sfida è azzerare la circolazione. Abbiamo imparato a tenerlo, per ora, a bada, ma dobbiamo continuare oppure lui va per la sua strada”.

Può dire qualcosa sul vaccino che per molti è la soluzione salvifica?

“C’è, a livello mondiale, uno sforzo notevolissimo, i segnali per ottenere un vaccino efficace ci sono, anche perché non si è sostanzialmente modificato il virus”.

Quale è stato il momento più brutto?

“Le prime settimane di marzo quando ad Alessandria ci siamo resi conto che dal pronto soccorso, dal medicina interna, dai reparti ospedalieri, erano emersi in pochi giorni, poi in poche ore, moltissimi casi di polmonite interstiziale”.

Cosa occorre fare adesso?

“Continuare a controllare, risalire ai contatti, cercare di ricostruire le catene di contagio, identificare le nuove soglie di positività”.

Massimo Iaretti

 

 

Distanziamento su treni e bus? Con la mascherina forse no

Si lavora per lo stop al distanziamento sui bus e treni, se i passeggeri indossano la mascherina. È questa la richiesta che il Piemonte intende fare al Governo, ribadita  dall’assessore regionale Marco Gabusi rispondendo all’interrogazione di Domenico Rossi (Pd) sulla gestione del trasporto pubblico locale in Piemonte in vista del ritorno alla normalità post Coronavirus a partire dal ritorno delle ferie estive.

“Il tavolo predisposto è al lavoro per cercare di capire che cosa potrà accadere a settembre e in autunno. La speranza è che si decida di togliere l’obbligo di distanziamento anche sui bus e treni, così come fatto con i ristoranti dove sono stati ridotti i metri di distanza per i clienti. Naturalmente tutto dipenderà dall’andamento dei contagi. Rispetto allo scorso 4 maggio, siamo in una fase diversa: la metropolitana di Torino è al 45% di passeggeri, la ferrovia al 35-40%. Abbiamo già chiesto al Governo di eliminare il distanziamento a bordo perché pensiamo bastino le mascherine” ha detto Gabusi.

Per elaborare il piano di ritorno alla normalità di settembre, legato alle ripartenze del mondo scolastico e industriale, la Regione e l’Agenzia della mobilità piemontese hanno inviato in questi giorni una prima tranche di questionari ad aziende, associazioni di categorie e istituti scolastici.

L’obiettivo, come ha concluso l’esponente della Giunta, è elaborare un sistema di trasporto che risponda  alle esigenze degli enti ed utenti. A tal scopo sono anche stati aperti tavoli interdisciplinari.

Nel corso delle interrogazioni e interpellanze è stata fornita risposta anche agli atti ispettivi dei consiglieri Sean Sacco (M5s) sui servizi di Amag Mobilità nell’Alessandrino; e Alberto Avetta (Pd) sui disagi sulla linea ferroviaria Torino-Ivrea-Aosta, sulla crisi occupazionale alla LivaNova di Saluggia (Vc), sulla riattivazione dei tirocini e sul Piano Bul per ottenere la massima copertura della banda ultralarga.

Crisi di società e impianti natatori, la necessità di interventi sostanziali

Le erogazioni una tantum a fondo perduto previste dai recenti provvedimenti del Governo e della Regione Piemonte, per sostenere la ripresa delle attività sportive e la riapertura degli impianti, sono interventi naturalmente apprezzabili ma purtroppo insufficienti per risolvere la crisi che si sta abbattendo sulle società sportive; in particolare su quelle che gestiscono impianti, a maggior ragione se economicamente dispendiosi come le piscine.

Seppur tra varie difficoltà e in tempi diversi, l’attività sportiva è ripartita in numerosi impianti natatori di Piemonte e Valle d’Aosta; in molti casi aiutata dalla bella stagione, che consente di risparmiare sulle spese di riscaldamento. I problemi maggiori si presenteranno però in autunno, quando gli impianti torneranno a richiedere spese di gestione più gravose. A quel punto, i mancati ricavi dovuti alla lunga chiusura dei mesi scorsi e al contingentamento degli ingressi si faranno sentire in maniera insostenibile per le società. Le quali, per questo motivo, vanno sostenute con interventi più mirati e più radicali rispetto a quelli – per quanto rispettabili – già in atto.
«Le piscine vanno aiutate, altrimenti il rischio concreto è quello di una chiusura forzata degli impianti natatori, proprio nell’anno olimpico – afferma Gianluca Albonico, presidente del comitato regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta – abbiamo rappresentato questi problemi alle istituzioni e occorre al più presto trovare misure di sostegno dedicate. In altre regioni sono già partiti bandi specifici di sostegno alle piscine. Rinnoviamo la disponibilità di FIN nei confronti di Regione e Comuni proprietari di impianti, per trovare rapidamente soluzioni che consentano agli impianti di rimanere aperti anche in autunno».

Locali commerciali, domanda e offerta

Prima dell’emergenza sanitaria, nel 2019 il settore commerciale ed il settore terziario hanno registrato un aumento delle compravendite rispettivamente del 6,5% e del 4,8%.

Dati positivi quindi che mettono in evidenza un interesse per l’acquisto di queste tipologie che, soprattutto nelle grandi metropoli, stanno attirando gli investitori. L’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa ha analizzato le richieste pervenute alle reti Tecnocasa Immobili per l’Impresa e Tecnorete Immobili per l’Impresa relativi a negozi ed uffici.

NEGOZI
Il segmento dei negozi è da sempre orientato alla locazione che, infatti, interessa l’80,6% delle richieste. Solo il 19,4% della domanda opta per l’acquisto. Il 43,6% è rappresentato da investitori, un dato abbastanza allineato con quello degli scorsi anni alla luce degli interessanti rendimenti da locazione. Segue un 15,1% che desidera aprire attività di ristorazione e somministrazione, dato in aumento rispetto all’ultima rilevazione alla luce della maggiore attrattiva del comparto food. La metratura più gettonata tra gli acquirenti è inferiore a 50 mq. Sul mercato della locazione, quella che raccoglie la maggioranza delle richieste, il 38,0% dei potenziali affittuari desidera metrature comprese tra 51 e 100 mq, seguito dal 33,1% che ceca metrature inferiori a 50 mq. Il 26,8% di chi cerca in affitto lo fa per avviare attività di somministrazione e ristorazione, il 9,3% per cimentarsi nel settore dell’abbigliamento. C’è poi un 5,4% che realizza studi professionali. Le zone centrali sono quelle maggiormente ambite dai retailer che tendono a posizionarsi soprattutto nelle città ad elevato afflusso turistico. Chi è presente nelle posizioni top cerca di difenderle e, se può, di migliorarle. In questo momento Milano è la città che, in Italia, attira maggiormente i brand più importanti che aprono qui i loro flagship store vista la grande attrattività che la città sta dimostrando oltre alla capacità di sperimentare nuove modalità di shopping che uniscono tradizione e innovazione. Dopo Milano anche Firenze, Roma, Torino e Napoli richiamano l’interesse dei retailer con il capoluogo partenopeo che, negli ultimi tempi, è in grande spolvero. Continua l’ascesa della ristorazione ed Il food si conferma un settore dinamico, soprattutto per quanto riguarda i nuovi concept.

Altro fenomeno che vale la pena segnalare è il progressivo abbandono dei centri storici da parte delle attività terziarie (presenza di Ztl e difficoltà di parcheggio tra i principali problemi) con conseguente liberazione di location importanti che sono così occupate da retailer a caccia di posizioni di primaria importanza. Nelle grandi città così come nelle città capoluogo e di piccola dimensione i locali commerciali in vie a basso transito continuano a soffrire e spesso chiudono. Al loro posto si insediano attività di servizi che non necessitano di passaggio. Nelle grandi città il cui mercato immobiliare residenziale è in ripresa si segnalano diversi casi in cui il locale commerciale in via non di passaggio è sottoposto a cambio d’uso in residenziale.

L’analisi dell’offerta rileva che il 57% dei negozi presenti sul mercato sono in locazione e prevalgono le metrature fino a 100 mq.

UFFICI

 

 

Anche sugli uffici si registra una prevalenza di immobili in locazione, 78,8% contro un 21,2% di richieste di acquisto. Quello degli uffici resta al momento l’unico segmento ad avere delle difficoltà, ad eccezione di Milano dove il comprato è molto vivace perché attira numerosi investitori e registra diversi interventi sul territorio. Negli ultimi mesi sembra esserci una leggera ripresa anche se, al momento, la domanda è inferiore all’offerta. Quando possibile si procede ad un cambio di destinazione d’uso in residenziale. La domanda si concentra su immobili in buono stato, posizionati possibilmente non lontano dalla metropolitana e comunque in zone ben collegate con i mezzi. La maggioranza delle richieste, sia in acquisto sia in locazione, sono orientate su tagli inferiori a 150 mq. L’apertura di studi professionali è la motivazione prevalente di chi affitta e compra un ufficio. Un 23,2% acquista per investimento.

L’offerta sugli uffici vede prevalere le tipologie in affitto (63,9%) e il taglio più presente sul mercato misura fino a 150 mq.

Fonte: Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa