ilTorinese

Piemonte, saldi estivi dal primo agosto

Una mano tesa al comparto commerciale dopo la serrata

Il Piemonte non si ferma non è solo una parola d’ordine che si sente risuonare in queste settimane, ma anche una concreta necessità per settori come quello del commercio e dell’artigianato che rappresentano una fetta importante della nostra economia. Proprio per questo motivo e, in considerazione del fatto che la vita quotidiana ha subito rallentamenti e differimenti nelle normali attività di vendita, si è pensato di autorizzare l’apertura della stagione dei saldi estivi dal agosto.

La decisione è stata presa all’unanimità dagli assessori regionali alle Attività economiche e produttive nel corso dell’ultimo incontro della Conferenza Stato-Regioni, che ne ha ratificato l’efficacia rendendola uniforme su tutto il territorio nazionale.

“Lo spostamento dei saldi – commenta l’assessore regionale al Commercio, Vittoria Poggio – consentirà a tutte le attività che a causa del lockdown hanno subito pesanti cali di fatturato di poter recuperare in parte le vendite stagionali. Lo slittamento del periodo di un mese consentirà anche ai consumatori di potersi riappropriare della ‘normalità’ che durante questa tremenda pandemia è venuta meno”.

“Una mano tesa al nostro comparto commerciale che ha subito la serrata imposta dal Coronavirus e speriamo uno stimolo alla ripresa – afferma l’assessore regionale alle Attività economiche e produttive, Andrea Tronzano – Sappiamo benissimo che si tratta ovviamente di uno stimolo, ma soltanto con la ripresa della normalità e della quotidianità il commercio potrà tornare a contare su numeri importanti e determinanti per lasciarci alle spalle questo brutto periodo. Al di là dei numeri e delle vendite questa unanimità di intenti, riconosciuta anche dalle associazioni di categoria, è il modo migliore per ripartire con decisione e con coraggio”.

Il giallo del cadavere di donna trovato nella Dora

I  vigili del fuoco hanno recuperato questa mattina un cadavere riaffiorato dal fiume Dora a Torino, nei pressi del ponte Emanuele Filiberto.

E’ una donna all’apparenza di oltre 70 anni. Presente anche la Polizia di Stato, allertata dalla segnalazione di un cittadino

Sul corpo non sono evidenti  segni di violenza, tra le ipotesi un malore o  un suicidio.

(foto archivio)

Caffè e cibi da asporto, non tutti i commercianti aderiscono

Sono circa 2.000 i pubblici esercizi che da ieri possono avviare il takeaway anche a Torino, 6 giorni dopo il resto del Piemonte.

Anche se molti bar, ristoranti e pasticcerie hanno rinunciato  a servire cibo e bevande d’asporto: troppo complicato capire appieno le disposizioni normative  e soprattutto farle rispettare. Nel caso dei bar si devono  fare le prenotazioni, avere bicchieri di carta e tutto ciò che serve per  un caffè d’asporto. Poi i clienti devono stare 80 metri distanti dal locale per consumare la colazione. Insomma, tanti problemi che fanno desistere parecchi esercenti (e clienti).

Sembravano caramelle ma erano dosi di cocaina

Producevano crack in casa, scoperto il laboratorio della droga, i carabinieri arrestano 4 persone

Nell’appartamento di San Giorgio Canavese, pentole e sostanze da taglio per “cucinare” il crack e la cocaina, stile Breaking Bad.

Cucinavano la cocaina per produrre crack. Un appartamento di San Giorgio Canavese era un vero e proprio laboratorio per la preparazione, il confezionamento e la vendita della droga. E gli arrestati non erano al livello del professor White della famosa serie tv Breaking Bad, ma anche loro si davano da fare nella preparazione della droga con pentole, sostanze da taglio e bilancini di precisione. Alcune persone avevano segnalato ai carabinieri di aver sentito uno strano odore provenire da quell’appartamento e un continuo viavai di ragazzi. Individuato l’alloggio, i carabinieri hanno atteso che uscisse uno dei ragazzi per entrare.  I militari hanno immediatamente percepito un forte odore, quasi irrespirabile. I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, in collaborazione con i colleghi delle Stazioni di San Giorgio Canavese, Rivarolo e Castellamonte, hanno arrestato per detenzione ai fini di spaccio, 4 persone, tra i 23 e i 31 anni, di Castellamonte e San Giorgio Canavese. La perquisizione ha permesso di trovare 210 dosi di cocaina, circa 130 grammi, 190 scaglie di crack, circa 90 grammi, e tutto il materiale per il taglio e il confezionamento delle dosi. Le dosi di droga erano camuffate da caramelle con involucro viola.
Sono stati accompagnati in carcere a Ivrea a disposizione AG, in attesa dell’udienza di convalida

Di figlia in madre. Un augurio recluso

LA POESIA / di Alessia Savoini

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Nei giorni in cui ogni mondo abita il silenzio della propria terra
e l’arsura dei giorni stride al labbro la sete di un incontro,
nei giorni in cui il memorabile tempo del silenzio
isola
il dente lunare che oggi dissipa un po’ di luce nel nocciolo di mizrach
e le dune dell’assenza assediano il cuore con l’ombra di una concreta lontananza,
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nei giorni in cui  l’assedio sabbatico del nostro tempo
traduce i salici delle mie cadute nel vuoto impercorribile della tua insonnia,
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in questi giorni di simultanea solitudine,
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mi si accomoda un pensiero,
di te che mi contieni, nel grembo di un domani,
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nei giorni in cui i tuoi palmi strinsero il bocciolo di un’altra esistenza
e il tuo corpo fece da culla all’aurora del mio sogno;
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e del primo mondo fosti sartia dei miei venti,
talismano di una forza che abissa le paure dove non è necessario guardare.
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Sussurrami, se puoi,
la potenza intrinseca dell’amore
e con il calamo della tua voce
i giorni che non abbiamo vissuto.
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Parleremo poi,
ancora,
come tuttora,
e tuttavia,
di questi insoliti giorni,
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e scioglierai ancora i nodi dei miei anni
scorgendo i miei segreti senza doverli prima strappare dagli incastri di un pettine.
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E forse mi aiuterai a smarrire i buii con meno timore
dall’occhiello del tuo amuleto
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sbirciando nei cassetti della mia voce
per cogliere un groviglio.
E troverai nelle canzoni di Bennato
un sorriso da prestarmi,
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imparerai presto a sottrarti
dalle colpe che ti ho inflitto
in quei giorni
in cui i miei anni
erano fragili.

Un semaforo anti-coda made in Torino

SMART-Q è un sistema acustico-luminoso per la gestione delle code all’ingresso dei negozi e dei supermercati; un vero e proprio semaforo per permettere ai commercianti di regolamentare l’accesso e a chi è in coda di capire quando è possibile l’ingresso nel locale. Un’idea tanto semplice quanto indispensabile per questa “Fase 2” dell’emergenza Coronavirus, in cui le parole d’ordine sono turni di ingresso, distanza di sicurezza e dispositivi di protezione.

Potrebbe sembrare poca cosa ma forse non tutti sanno che esiste un’unica azienda in Italia che produce sirene e lampeggianti nel settore industriale e automotive. È Sirena, azienda di Rosta in provincia di Torino: oltre 46 anni di esperienza, 130 dipendenti, oltre 1 milione di pezzi all’anno venduti in 72 paesi in tutto il mondo, con un fatturato di 20 milioni di Euro e un export pari al 50% del totale.

È Sirena a lanciare in questi giorni SMART-Q, un sistema acustico-luminoso autoalimentato per la gestione delle code, facilissimo da installare ed economico.

Proprio come un piccolo semaforo il sistema fornisce un’indicazione, a chi si trova in attesa all’ingresso di punti vendita, farmacie e supermercati, sulla possibilità di entrare o meno, considerando il numero di persone che sono presenti all’interno. Un controllo a distanza regola il semaforo, consentendone l’utilizzo anche se nel punto vendita, per le limitazioni Covid, è presente un solo operatore.

L’idea è piaciuta sia alla GDO sia a piccoli esercizi commerciali italiani e ha già conquistato anche l’estero. Nella sede di Rosta stanno arrivando richieste e ordini dalla Germania, dal Belgio, dalla Francia e dagli Stati Uniti oltre che dal territorio nazionale.

La Casa delle tecnologie digitali emergenti

A due mesi dalla pubblicazione del bando Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE), Torino candida il CSI Next come centro nevralgico della proposta per accedere al maxi finanziamento

Non un’unica infrastruttura fisica, ma una rete di hub dell’innovazione diffusa: così è stata pensata la Casa delle Tecnologie Emergenti di Torino e il suo primo tassello, che ne costituirà il cuore, sarà il CSI Next, un laboratorio progettato per incardinare le migliori tecnologie digitali, i nuovi modi di lavorare (co-working), i migliori sistemi per comunicare, per Torino e per il Piemonte.

Un’indicazione, quella del CSI Next, contenuta nella proposta progettuale definita da Città di Torino, Università e Politecnico di Torino, Links, incubatori universitari, Torino wireless, 5T e dallo stesso CSI Piemonte.

La Casa Centrale, come anche gli altri hub fisici che comporranno il progetto di Casa delle tecnologie emergenti diffusa, avrà il ruolo di sperimentare e validare nuove tecnologie emergenti: dal cloud computing all’intelligenza artificiale, da nuovi standard tecnologici nelle telecomunicazioni alla cybersecurity e al blockchain.

In un momento storico difficile come quello che stiamo attraversando – dichiara Marco Pirontiassessore all’Innovazione della Città di Torino –  questo bando può rappresentare un stimolo alla coesione e alla convergenza verso un ambizioso obiettivo comune. Sia la Città, sia i suoi partner nel campo della ricerca chiamati a costituire il nucleo di questo nuovo progetto, sono consapevoli del potenziale del territorio in tema di competenze, tecnologia e innovazione. Un potenziale in grado di generare impatti positivi per cittadini e imprese, in termini di servizi, efficienza e occupazione. Anche durante l’emergenza Covid-19 – conclude l’assessore – la Città guarda verso il futuro cercando di intercettare nuove opportunità con potenziali ricadute positive sul territorio”.

Questo progetto rappresenta per il CSI Piemonte una grande conferma sul ruolo centrale e strategico di accelerazione e convergenza con le politiche di innovazione del territorio – afferma Pietro Pacini, General Manager CSI Piemonte -. Abilitare innovazione e diffondere nuove tecnologie emergenti a cittadini e imprese è una delle nostre prerogative essenziali”.

Lo scorso 3 marzo il MISE aveva avviato la procedura per la selezione di progetti di ricerca e sperimentazione a supporto delle tecnologie emergenti, con proponenti le amministrazioni comunali. L’oggetto di questo bando di finanziamento è la realizzazione di Case delle tecnologie emergenti, intese come centri di innovazione e trasferimento tecnologico volti a supportare ricerca, sperimentazione, startup, trasferimento di conoscenza a imprese.

Il primo tassello di Torino in questa direzione è da ricercare nella iniziativa ‘Torino City Lab’, che fino dal 2018 ha avviato lo sviluppo di un ecosistema di attori dell’innovazione che a oggi annovera circa cinquanta soggetti, impegnati all’unisono a supportare il co-sviluppo e il testing di soluzioni innovative e di frontiera in risposta a sfide urbane.

La Casa delle tecnologie di Torino pertanto potrà essere combinata con la piattaforma e il partenariato Torino City Lab, per quanto riguarda sviluppo e sperimentazione di servizi urbani innovativi in settori molto strategici come la Smart Mobility e l’Industry 4.0.

Moro, il progetto, lo stile e i cattolici democratici

IL COMMENTO  di Giorgio Merlo / “Coscienza di sè e apertura verso gli altri”. Queste parole di Aldo Moro racchiudono più di ogni altra cosa il segreto del magistero politico, culturale, sociale e anche istituzionale del leader pugliese. E cioè, una forte consapevolezza del proprio ruolo politico legato ad una identità culturale altrettanto delineata accompagnata, però, da una altrettanto e spiccata disponibilità al dialogo e al confronto con gli altri.

Ovvero, anche con quei mondi lontani dalla propria appartenenza culturale ma curiosi e convinti che solo attraverso il metodo democratico della condivisione e della inclusione è possibile costruire un mondo migliore. Il mai tanto decantato “bene comune”. Ora, è difficile e complesso rileggere il magistero politico e culturale di Aldo Moro. Per chiunque. Anche per coloro che storicamente si riconoscono nella tradizione del cattolicesimo politico e democratico del nostro paese. Ma proprio da quella sorgente è possibile recuperare sorsi di cultura politica e di metodo democratico che conservano tuttora una bruciante attualità. A cominciare, appunto, dal metodo. Che non è una questione formale o burocratica ma, al contrario, è intrisa di profonda e ricca cultura democratica. Perchè solo attraverso la comprensione di ciò che capita realmente nella società da un lato e la chiara volontà di costruire un processo politico il più possibile inclusivo dall’altro è possibile contribuire a far camminare in avanti quella “democrazia difficile” a cui proprio Moro faceva riferimento nella sue costanti e profonde riflessioni politiche. Soprattutto quando si costruivano nuovi scenari, nelle diverse fasi storiche, e sempre nel solco della cultura e del percorso democratico. Ecco la prima grande lezione politica di Aldo Moro che non può e non deve essere archiviata. Anche in una vita politica articolata e confusa come quella che stiamo attualmente vivendo.

In secondo luogo la “coscienza di sè”. E cioè, essere consapevoli che nella dialettica politica democratica si è portatori di interessi, certamente, ma soprattutto di un progetto di società perchè si è espressione di una precisa cultura politica. L’attaccamento di Moro alla Democrazia Cristiana non era l’esaltazione religiosa di un partito, che resta sempre un mezzo e mai un fine dell’azione politica, ma la capacità attraverso uno strumento politico di far decollare ed evidenziare, in qualsiasi momento, i valori e la cultura di un filone ideale che non potevano mai essere sacrificati sull’altare della convenienza, del trasformismo e della mediazione al ribasso. Certo, Moro era uomo di mediazione e di un alto compromesso, ma sempre finalizzato al “bene comune” e senza rinunciare mai alle proprie convinzioni culturali. Ora, è proprio su questo versante che noi misuriamo la distanza siderale – non delle fasi storiche che scorrono e che quindi sono diverse le une delle altre – tra una politica ispirata e condizionata da una cultura politica che orienta le scelte concrete e legislative, e una politica dominata dal trasformismo e dalla radicale assenza di qualsivoglia tensione ideale. Se non imposta dalla legge dei sondaggi e dalla volontà di demolire il “nemico” a seconda delle convenienze momentanee. Ovvero, l’alternativa del metodo moroteo e della cultura morotea.

Ecco perchè il recupero attivo, e non protocollare, del magistero politico e istituzionale di Aldo Moro oggi può essere l’elemento determinante per inaugurare una nuova fase politica nel nostro paese. Senza alcuna tentazione nostalgica – oltretutto fuori luogo – ma fortemente ancorati a quella memoria storica che può ancora essere decisiva per contribuire al rinnovamento e alla rifondazione della politica contemporanea. Un messaggio particolarmente attuale e vincolante per l’area cattolico democratica e cattolico popolare. Una rete organizzativa e valoriale che nella vasta periferia italiana continua ancora ad essere un asse portante del tessuto democratico del paese, oltre ad aver contribuito, nei passaggi cruciali della storia politica italiana, alla crescita della democrazia in un contesto di libertà e di giustizia sociale costante. Ma per centrare questo obiettivo il recupero della “lezione” morotea è decisivo. E i cattolici democratici non devono nè rinnegare il proprio passato nè, tantomeno, reinventarlo. Si tratta, molto più semplicemente, di riattualizzarlo. Con coraggio, con coerenza e soprattutto con lo stile. Perchè Aldo Moro è stato sì un grande e raffinato leader politico. Ma lo è stato perchè aveva uno stile e una coerenza che lo hanno reso più credibile agli occhi del suo partito e della società nel suo complesso. Avversari compresi. E da quella sorgente occorre continuare ad attingere. Per il bene della politica italiana e la stessa qualità della nostra democrazia.

Raggiungere le seconde case è un crimine, svaligiarle è facile

Ovviamente non intervengono le forze dell’ordine, impegnate a misurare la distanza tra fidanzati; ovviamente non intervengono i magistrati, spaventati e basta; ovviamente non intervengono i vicini di casa, occupati a spiare ed a denunciare chi passeggia senza mascherina…

 

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Raggiungere le seconde case è un crimine, svaligiarle è facile

La polizia consegna i tablet agli studenti

La scorsa settimana, la Preside dell’“Istituto comprensivo Pacinotti” di Torino ha contattato il Commissariato S. Donato per ricevere un aiuto nella consegna di 64 tablet alle famiglie dei ragazzi delle quattro scuole del Comprensorio (le elementari Boncompagni, De Filippo e Manzoni e la media Pacinotti) che ne erano sprovvisti.

Visto l’altro numero di beneficiari e considerato il fatto che alcuni risiedono al di fuori del quartiere S.Donato, per la distribuzione, avvenuta ieri, ci si è avvalsi anche dell’aiuto di volontari dell’ associazione ACMOS della rete “Libera”, che si sono occupati della consegna dei tablet alle famiglie che risiedono in altro quartiere; 40 tablet sono stati consegnati presso la sede centrale in via Vidua 3 ai nuclei residenti in prossimità della scuola, sotto la supervisione dei poliziotti del Commissariato; 13 tablet sono stati consegnati direttamente da una pattuglia del Commissariato a casa delle famiglie che risiedono leggermente più lontano dalla scuola. Insieme ai tablet è stata fornita anche una scheda dati per consentire la connessione ad Internet.