ilTorinese

Dantès e l’Olivetti

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All’inizio degli anni ’50 un vivace yorkshire terrier di nome Dantès viveva a Ivrea, capoluogo del canavese. La “città delle rosse torri” era conosciuta in ogni angolo del mondo grazie all’Olivetti, la prima fabbrica nazionale di macchine da scrivere, fondata nel 1908 e destinata a diventare leader nel settore dei materiali per ufficio e poi in strumenti elettronici all’avanguardia, dalle telescriventi alle prime macchine da calcolo meccaniche. Dantès era il compagno inseparabile di un giovane ingegnere che lavorava alle Officine ICO, uno dei luoghi produttivi della Olivetti più innovativi e all’avanguardia, esempio unico per lo spirito imprenditoriale che l’animava grazie alla visione illuminata di Adriano Olivetti.

Dantès era un cane molto intelligente, tanto curioso e intraprendente quanto dotato di uno spirito avventuroso. Ogni giorno accompagnava il suo padrone in ufficio dove l’ingegnere e i suoi collaboratori erano impegnati a progettare e costruire macchine da scrivere e calcolatrici. La fabbrica in quegli anni era un luogo vibrante e pieno di idee innovative, e Dantès guardava quel fermento accoccolato sulla sedia vicino alla scrivania ricevendo coccole dagli operai che passavano di lì e anche qualche bocconcino che dimostrava di gradire molto. Una mattina, mentre il suo padrone era immerso nei progetti, Dantès decise di esplorare il vasto complesso dell’Olivetti. Si allontanò dalla scrivania e si avventurò nei corridoi tra le macchine e i tavoli da lavoro. La sua curiosità lo portò in una grande sala dove si stava stavano discutendo animatamente su un nuovo modello di macchina da scrivere. Dantès attratto dalle voci si avvicinò silenziosamente. Stavano parlando della Lettera 22, macchina da scrivere portatile che avrebbe rivoluzionato il modo di scrivere diventando la preferita dei più grandi giornalisti italiani. Ormai era pronta per essere messa in produzione nello stabilimento di Aglié. Progettata da Giuseppe Beccio e disegnata da Marcello Nizzoli, rappresentava al meglio l’estetica olivettiana. I suoi pregi erano la leggerezza (tre chili di peso) e la maneggevolezza ma anche le caratteristiche tecniche erano destinate a renderla unica e amatissima fino al punto di diventare un’icona, un oggetto di culto. Con grande sorpresa il piccolo terrier notò che Adriano Olivetti era presente. L’uomo, con il suo carisma e la sua visione lungimirante, stava parlando di come la tecnologia dovesse essere al servizio dell’umanità, migliorando la vita delle persone. Dantès, colpito da quelle parole, si accucciò ai piedi di Adriano, ascoltando attentamente. Il proprietario dell’Olivetti, notando il piccolo cane, sorrise e si chinò per accarezzarlo. “Ecco un piccolo compagno che sembra capire l’importanza del nostro lavoro” disse, suscitando le risate dei presenti.

Dantès scodinzolò felice, sentendosi parte di quel mondo straordinario. Da quel giorno divenne una vera e propria mascotte per l’azienda eporediese.  Ogni volta che Adriano Olivetti visitava il reparto il piccolo yorkshire era sempre lì, pronto a ricevere coccole e a portare un sorriso sul volto di tutti. La sua presenza non solo era gradita ma offriva quasi un senso di leggerezza e di gioia rammentando che, oltre ai progetti e ai macchinari, c’era spazio per l’amore e l’amicizia. La fabbrica a misura d’uomo era il sogno di Olivetti che la immaginava non solo come un luogo di produzione da cui trarre il maggior profitto possibile, ma il centro dello sviluppo della società e dell’economia. Un luogo di socializzazione in cui si dovevano produrre oltre che beni, anche idee e sviluppo della persona seguendo la logica che attribuiva all’attività lavorativa il compito di garantire la realizzazione dell’individuo. Con il massimo rispetto per tutti gli esseri viventi. E questo piaceva molto a Dantès. Un giorno, mentre l’azienda preparava il lancio di un nuovo prodotto, il piccolo cane si accorse che il suo padrone era particolarmente stressato. E non solo lui. Decise allora di fare qualcosa. Con una mossa astuta rubò un pezzo di carta da un tavolo e, correndo nei corridoi, attirò l’attenzione di tutti. Gli operai, divertiti dalla vista del piccolo terrier che si muoveva velocemente, iniziarono a seguirlo, lasciando per qualche istante le postazioni di lavoro. Dantès guidò il gruppo verso il giardino della fabbrica, inondato dal sole che brillava alto in cielo. Anche Adriano Olivetti li aveva raggiunti e vedendo la gioia che aveva portato, ben consapevole di quanto fosse importante prendersi una pausa e condividere momenti di felicità, decise di lasciare a tutti il pomeriggio libero. Fu così che Dantès diventò anch’esso uno dei simboli viventi di quell’azienda che credeva nel benessere dei suoi dipendenti. Adriano Olivetti, riconoscendo l’importanza di un ambiente di lavoro sereno e stimolante, incoraggiò l’idea di momenti di svago e socializzazione creando i presupposti di una vera e propria comunità. Dantès continuò a correre tra le scrivanie, piccolo eroe a quattro zampe in un’epoca di grandi cambiamenti, portando gioia e ispirazione in un mondo che stava evolvendo. La sua storia divenne parte della leggenda dell’Olivetti, piccolo ma non secondario simbolo di come anche l’entusiasmo di un animaletto potesse avere una grande importanza nella vita delle persone e nei successi di un’impresa così importante.

Marco Travaglini

Il sex coaching

A partire dagli anni ’80 si sono diffusi i termini coach, coaching e, in un delle varie declinazioni, sex coaching.

Il coaching è a tutti gli effetti una disciplina, condotta da un maestro (coach) che offre il suo aiuto ed il suo supporto professionale, occupandosi di colmare e chiarire tutti quei dubbi che ognuno di noi può avere e rimasti senza risposta.

Oggi tratterò, in particolare, in sex coaching. Di cosa si tratta?

Letteralmente è l’allenamento al sesso ed i sex coach ne sono gli allenatori, che aiutano a risolvere le lacune in materia di sesso, permettendoci di giungere ad una sua diversa percezione (tabù, convinzioni limitanti).

Il sex coaching è una disciplina che punta a risolvere le problematiche legate al mondo del sesso come pure ansie e blocchi legati alla sfera sessuale.

Il sex coach è, a tutti gli effetti, una figura professionale che si occupa di insegnare tanto a singoli individui quanto alle coppiecome vivere e salvare la loro vita sessuale, sia personale che nella relazione, portando i soggetti ad esprimersi in modo più aperto, sia nelle fantasie che nelle prestazioni vere e proprie.

Una disciplina che permette a chiunque viva un disagio nella sfera sessuale di confrontarsi col coach per arrivare a prendere conoscenza di sé e della propria sessualità, con l’obiettivo di rimuovere alcune cause ostative o di raggiungere un maggior benessere ed una consapevolezza di se stessi.

Tutti noi, chi più chi meno, particolarmente agli inizi della propria vita sessuale o all’arrivo della menopausa e dell’andropausa, ma anche in periodi di sovraffaticamento psichico, possiamo incontrare disagio o incomprensioni nella sfera intima. Il sex coach ha il compito di ascoltare chi si trovi in tale situazione fornendogli gli elementi per superare eventuali blocchi e disagi e vivere consapevolmente la propria vita sessuale.

L’incontro con il sex coach vede affrontati tanti argomenti, con il paziente che palesa i propri problemi o dubbi e formula domande, ed il coach aiuta chi si rivolge a lui/lei fornendogli i giusti strumenti per comprendere le tematiche e rimuovere i blocchi.

Si parla di ogni sfaccettatura della sessualità, dalla soluzione di problemi come l’eiaculazione precoce a come prolungare il piacere, dal vaginismo alla disfunzione erettile. Insieme, coach e paziente permettono al paziente di disattivare quel meccanismo mentale che privilegia la parte razionale a svantaggio di quella istintuale, che blocca ogni tentativo di cambiare, di seguire desideri e realizzare fantasie.

Tutti noi ci portiamo dietro dall’infanzia alcuni blocchi, qualcuno più di altri, dovuti all’imprinting genitoriale, all’ambiente, all’educazione, alla religione; compito del sex coach è aiutarci a vivere il sesso più liberamente ed in modo appagante.

In un periodo in cui siamo tutti presi dalla frenesia della vita quotidiana, dove stress, preoccupazioni, ansie e lavoro minano seriamente la nostra felicità e la nostra vita sessuale rivolgiamoci al sex coach senza timore e, lavorando insieme a lui/lei, riportiamo la felicità tra le mura domestiche e sotto le lenzuola.

Conditio sine qua non, però, è essere consapevoli di avere un problema.

Sergio Motta

Sex coach

Ladri nella parrocchia di Casanova

Nella sera del penultimo giorno dell’anno, il 30 dicembre 2024, dei malintenzionati sono entrati all’interno della casa parrocchiale di Casanova, sradicando l’inferriata ed entrando all’interno degli uffici parrocchiali. Sono intervenuti i carabinieri ed è stata presentata la denuncia da parte della Parrocchia. Il bottino è stato di alcune decine di euro che erano le offerte appena raccolte all’interno della chiesa e destinate al Benin per l’adozione a distanza di un ragazzo. Trafugate anche le chiavi dell’Abbazia cistercense di Casanova che erano conservate all’interno degli uffici, un computer e un altoparlante.
Purtroppo il danno maggiore è stato quello materiale con inferriate e porte rotte e molti danneggiamenti.
Ora stanno indagando i carabinieri che stanno anche controllando le telecamere presenti nella zona tra cui quelle del Monastero di Casanova.
La Parrocchia ha subito sostituito le serrature dell’antica Abbazia e sono state incrementate le misure di sicurezza dei locali parrocchiali.
Dalla Parrocchia commentano: “Ci dispiace constatare che i furti nella zona sono sempre più in aumento e contemporaneamente le chiese vengono prese sempre più come un possibile bersaglio in cui fare razzie. Condanniamo quindi questo gesto e continueremo con il lavoro di incrementazione della sicurezza e della sorveglianza nei locali e nelle chiese delle nostre Parrocchie”.

Orchestra Sinfonica RAI: torna sul podio Andrea Battistoni con la Sinfonia per organo di Saint-Saens

Giovedì 9 gennaio a Torino

 

Recentemente nominato direttore musicale del Teatro Regio di Torino, torna sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino Andrea Battistoni, protagonista del concerto in programma all’Auditorium Rai Arturo Toscanini giovedì 9 gennaio 2025 alle 20.30, trasmesso in diretta su Radio 3 e in live streaming sul portale di Rai Cultura. Replica venerdì 10 gennaio ore 20.

In apertura di concerto verrà proposta l’Ouverture per orchestra Le baruffe chiozzotte op. 32 del compositore torinese di origine ebraica Leone Sinigaglia, morto nel 1944 durante l’arresto che lo avrebbe condotto in un campo di sterminio. Il brano fu composto nel 1905 e trionfò alla Scala di Milano anche grazie all’allora direttore d’orchestra Arturo Toscanini. È caratterizzato da grande vitalità e freschezza melodica, capace di descrivere l’ambiente popolano lagunare di cui Goldoni fu osservatore nella commedia omonima.

La serata prosegue con le Variazioni su un tema Rococò per violoncello e orchestra op. 33 di Petr il’ic Cajkovskij, che reimmagina il Settecento attraverso ornamentazioni strumentali, controcanto e sonorità neomozartiane. Le variazioni su un tema Rococò per violoncello e orchestra furono scritte nel 1876, qualche mese prima della Quarta Sinfonia e dell’Eugenij Onegin, l’opera che avrebbe dato al compositore larga fama per la ricchezza e la varietà dell’invenzione melodica, oltre che per la penetrante caratterizzazione dei personaggi.

Le variazioni su un tema Rococò op. 33 per violoncello e orchestra furono la composizione di Cajkovskij più vicina ad un concerto per violoncello. Seppur ispirate a uno stile mozartiano e al classicismo, il tema su cui si basano è originale del compositore. A interpretarle è chiamata la violoncellista Anastasia Kobekina, vincitrice nel 2016 del concorso Enescu di Bucarest e nel 2019 del concorso Cajkovskij di San Pietroburgo.

In chiusura di concerto la Sinfonia n. 3 in do minore op. 78 di Camille Saint-Saens, detta ‘Sinfonia per organo’, entrata anche questa in repertorio grazie ad Arturo Toscanini che la incise registrandola in pubblico a New York nel 1952, quando aveva 85 anni. Saint-Saens la compose nel 1886 e la dedicò a Liszt. Il materiale tematico dell’intera opera è quasi interamente derivato dalle prime note della sequenza liturgica del Dies irae, che era già stata utilizzata da Liszt nella sua Totentanz e da Berlioz nella Symphonie Fantastique. Qui Saint- Saens si svincola dai tradizionali aspetti funebri o satanici per farne un purissimo motto musicale. Luca Benedicti è l’organista impegnato nell’esecuzione con l’Orchestra RAI.

 

Auditorium RAI di Torino Arturo Toscanini. Piazza Rossaro

I biglietti sono in vendita presso la biglietteria e online sul sito dell’OSN RAI. Tel 0118104653

 

Mara Martellotta

Giustizia riparativa minorile, prorogato il protocollo

È stato approvato dalla giunta regionale lo schema di proroga del Protocollo d’Intesa tra la Regione Piemonte, la Garante Regionale Infanzia e Adolescenza, il Centro Giustizia Minorile, la Procura presso il Tribunale per i minorenni di Torino, il Tribunale per i minorenni di Torino e i Comuni di Torino e di Novara per gli interventi di giustizia riparativa e di comunità volti all’inserimento di minori sottoposti a provvedimenti penali.
La funzione rieducativa della pena deve essere reale e concreta – dichiara l’assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte Maurizio Marrone -. Bisogna infatti evitare il rinsaldarsi di un percorso di devianza e delinquenza, insegnando il rispetto per la comunità e permettendo ai ragazzi di rimediare al male fatto svolgendo servizi utili”.
Per l’anno 2025 sarà concesso un finanziamento da assegnare rispettivamente al Comune di Torino per euro 50.000,00 ed al Comune di Novara per € 10.000,00, per la realizzazione di interventi di giustizia riparativa e di comunità a favore dei minorenni sottoposti a provvedimenti penali, copertura delle voci di spesa definite del Protocollo.

A Rivoli la Befana arriva un giorno prima

Con la città in festa fino a lunedì 6 gennaio grazie alla ventunesima edizione de Il Villaggio di Babbo Natale, Rivoli si prepara ad accogliere una grande festa in onore della Befana. L’amata Befana arriva un giorno prima, domenica 5 gennaio, con un pomeriggio di animazione in piazza San Rocco.

Alle 15,30 è in programma lo spettacolo “Babbo Natale esiste?” della compagnia TeatrAli mentre alle 16,30 è previsto l’arrivo dei Babbi Natale e delle Befane in moto che coloreranno per la gioia di grandi e piccini piazza San Rocco, dopo aver percorso i quartieri di Rivoli e aver fatto tappa davanti all’ospedale cittadino. Alle 17, poi, spazio alla tradizione con l’accensione del falò. Continua intanto la raccolta solidale nei negozi del quartiere di generi alimentari per famiglie in difficoltà a cura dell’associazione San Rocco e G.V.V. San Martino-Stella.

           Sono anche gli ultimi giorni per divertirsi a Il Villaggio di Babbo Natale di Rivoli diffuso per la città, da piazza Martiri fino all’iconico piazzale del Castello dove ad attendere i bambini c’è la casetta di Babbo Natale: un suggestivo viaggio nella magia delle Feste con tante proposte per la famiglia (dal lunedì al venerdì apertura 15-19, sabato e domenica e il lunedì dell’Epifania anche 10-13). La festa della Befana, in collaborazione con l’associazione commercianti e artigiani San Rocco, è infatti inserita nel ricco calendario de Il Villaggio di Babbo Natale di Rivoli organizzato da TurismOvest, con il contributo della Città di Rivoli e il patrocinio di numerosi enti territoriali.

Programma completo sul sito www.turismovest.it; aggiornamenti ed eventuali cambiamenti di programma sono disponibili sulle pagine Facebook e Instagram del Consorzio TurismOvest.

Consumo di suolo: in Piemonte terre fertili a rischio. Parla Igor Boni (Europa Radicale)

di Massimo Iaretti – Canavesano e dintorni

Igor Boni è il coordinatore di Europa Radicale, un’associazione a livello nazionale nell’ambito della ‘galassia’ radicale. Militante del Partito Radicale da 40 anni, laureato in scienze forestali, da sempre porta avanti un impegno nel contrastare quel fenomeno conosciuto come ‘consumo di suolo’ avvero quel processo che prevede la progressiva trasformazione di superfici naturali o agricole mediante la realizzazione di costruzioni e infrastrutture. L’Ispra lo definisce la ‘variazione da una copertura non artificiale, ovvero il suolo non consumato, ad una copertura artificiale del suolo, ovvero il suolo consumato.

Con lui Canavesanoedintorni.it ha voluto fare il punto della attuale situazione normativa ai vari livelli e su quale sia il cosiddetto consumo di suolo in Piemonte.

Nel 2021 è stata varata la seconda Strategia Tematica, la prima risaliva al 2006 ed invitava gli Stati a contenere il consumo di suolo, ma non era cogente. Adesso c’è una Direttiva in fase di definizione ,a riguarda il monitoraggio.

Invece a livello nazionale c’è una legge ?

Non c’è alcuna legge in questo senso nel nostro Paese. Difesa del suolo significa, con un termine che rimanda al passato, difesa del territorio, non dello strato che riguarda il coltivo e ciò che vi è sottostante. Nel 2006 è stata presentata la prima proposta di legge inerente la protezione del suolo e, in particolare, il consumo del suolo, ma non è mai arrivata a diventare un testo normativo.

Qual è la situazione in Piemonte ?

I dati Ispra del 2023 parlano di un consumo di suolo in Italia del 7,2% con una crescita di 20 ettari/giorno. In Piemonte è del 6m7% con una suddivisione del 8,6% per Torino, del 5% a Vercelli, 11,2% a Novara, 5,3% a Cuneo, 7,3% ad Asti, 7,1% Alessandria, 7,9% Biella e 2,8% nel Verbano Cusio Ossola.

Pertanto c’è un dato inferiore alla media nazionale e a prima vista non esageratamente alto ?

Il dato deriva dalla conformazione della nostra regione che ha una forte connotazione montagnosa e collinare, dei due milioni e mezzo di ettari subalpini un terzo appartengono a un territorio di montagna. Questo vuole dire che il consumo di suolo è più diffuso soprattutto nelle zone di pianura. E non dimentichiamo che la Pianura Padana e in generale il Nord Italia, in Piemonte – in misura minore rispetto – Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, parzialmente anche il Friuli, si vede sottrarre dei terreni che sono tra i più fertili d’Europa.

Che ruolo gioca in questo l’informazione ?

E’ sicuramente importante per creare la consapevolezza del problema che, però, a tutti i livelli, non viene avvertito nella giusta misura. Oggi se si parla di inquinamento dell’acqua, dei PM10 nell’aria, questa consapevolezza è molto elevata, anche se i dati per queste problematiche sono in costante aumento. Per il consumo di suolo, invece, non accade: si continua a costruire capannoni, lasciando quelli sfitti inutilizzati e si prosegue nel consumo del suolo. Il caso di Vercelli è sotto gli occhi: l’area industriale, che ha sottratto terreni vocati alla risicoltura, è grande ormai come il centro storico. E questa espansione è avvenuta in pochi anni, mentre la città ha dovuto espandersi per un periodo molto più lungo.

Quale potrebbe essere un rimedio ?

Vorrei premettere che non è che le aree industriali non debbano essere fatte, ma debbano tenere conto, in un’ottica di pianificazione di quello che è il consumo del suolo, del fatto che la qualità del suolo svolge una funzione pubblica, anche se privata, in linea con quanto scritto nell’articolo 42 della Costituzione.

Il che tradotto in pratica cosa significherebbe ?

In altri Paesi europei viene riconosciuto un valore a questa funzione del suolo, un valore economico per cui chi edifica paga alla collettività il ‘danno’ che provoca consumando il suolo. In Italia questo non c’è perché: 1) il suolo non ha un valore economico al di là del valore catastale 2) non c’è una legge che lo definisca

In Regione Piemonte cosa farete in questa legislatura ?

Lo abbiamo fatto in passato e torneremo a farlo con questo Consiglio Regionale, nel riproporre l’impostazione di cui dicevo poc’anzi che non vuole dire ‘Stop al consumo del suolo’ ovvero che non si può più costruire, ma nell’andare nella direzione di dare un valore economico al suolo come definito in precedenza. Il tutto sperando sempre che si arrivi ad una legge nazionale.

Inizio d’anno a Cesana Torinese con le foto in bianconero tra 800 e 900

CESANA TORINESE – Quest’anno Cesana Torinese per le vacanze natalizie e di inizio anno, accanto agli eventi legati alla neve, ha voluto puntare forte sulla cultura.

Appuntamento quindi da non perdere, sabato 4 gennaio, per un viaggio nel tempo. Infatti alle ore 21 presso la Sala Formont in via Pinerolo 0, l’Associazione Museo Monte Chaberton di Claviere, in collaborazione con l’Ufficio del Turismo di Cesana e con il patrocinio del Comune di Cesana Torinese, organizza una serata informativa ad ingresso gratuito e aperta a tutti “Cesana in bianco e nero” sulla storia di Cesana e del Monte Chaberton attraverso le immagini in bianco e nero del passato. Un viaggio per immagini tra XIX° e XX Secolo quando Cesana è passata da borgo alpino a presidio militare ai confini del Regno d’Italia.

Sino a domenica 5 gennaio è poi visitabile presso la sala polivalente dell’Ufficio del Turismo la mostra personale dell’architetto Massimo Rasero “Montagna e Territorio” con ingresso libero dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle 15.30 alle 19.

Ultimi giorni anche per visitare la mostra “I Sapori tramandati dalle Donne” che è ospitata presso il “Museo Casa delle Lapidi” di Bousson sino a martedì 7 gennaio. Sempre a Bousson, grazie all’impegno dell’Associazione Contempora, resterà aperta alle visite sino al 31 gennaio la Natività con figure a grandezza naturale dipinte a mano dall’artista Valeria Tommasi con la grande novità dei grandi Angeli che dalla via del “Museo Casa delle Lapidi” indicheranno la via alla Natività.

Si conclude poi il 30 gennaio la seconda edizione dell’iniziativa “Scatta e Post@” a cura dall’Ufficio del Turismo. La partecipazione è libera e tutti ed è sufficiente scattare una foto o girare un video e pubblicarli sul social istagram taggando la pagina ufficiale del Comune @comunecesanatorinese. I primi 100 partecipanti saranno premiati con un simpatici gadget da ritirare presso l’Ufficio del Turismo di piazza Vittorio Amedeo.

Questa sera, venerdì 3 gennaio, a Sansicario “Sansi on fire”: fiaccolata per la solidarietà con dj set e ospiti a sorpresa. La discesa è prevista per le ore 18 con partenza dal Rifugio Madia per livello spazzaneve e dal Rifugio Soleil Beuf per livello sci paralleli/esperti. Una iniziativa promossa dalla Scuola Sci “Sansicario Action” e “Non solo neve” che si concluderà con una festa in piazza.

Domani, sabato 4 gennaio alle ore 21, sempre a Sansicario “Concerto Sansicario Vibes” “La Montagna che suona”: un gruppo di giovani talentuosi musicisti cresciuti a Sansicario. Una serata di grande musica e atmosfera perfetta per concludere le vacanze in bellezza.