ilTorinese

Nubifragio record su Torino: mai così tanta pioggia da 90 anni

Pioggia record su Torino nel pomeriggio 

Non pioveva così tanto dal 1928, in sole tre ore una vera e propria bomba d’acqua si è scatenata in città.

Numerose le chiamate ai vigili del fuoco per gli allagamenti nelle cantine in diverse zone, come Borgo Dora e Vanchiglia.

Forti anche le raffiche di vento. Intanto sul Nord del Piemonte permane lo stato di allerta gialla meteo.

Covid, il bollettino di martedì 22 giugno

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 45 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 4 dopo test antigenico), pari allo 0,3% di 17.777 tamponi eseguiti, di cui 10.785 antigenici. Dei 45 nuovi casi, gli asintomatici sono 16 (35,6%).

I casi sono così ripartiti: 11 screening, 20 contatti di caso, 14 con indagine in corso; per ambito:0 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 2 scolastico, 43 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 366.687 così suddivisi su base provinciale: 29.559 Alessandria, 17.484 Asti, 11.520 Biella, 52.908 Cuneo, 28.241 Novara, 196.279 Torino, 13.728 Vercelli, 12.973 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.501 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.494 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 25 (5 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 208 (5 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 1.228

I tamponi diagnostici finora processati sono 5.303.696 (+17.777 rispetto a ieri), di cui 1.733.913 risultati negativi.

I DECESSI SONO 11.693

Sono stati comunicati 2 decessi di persone positive al test del Covid-19 dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è quindi di 11.693 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.566 Alessandria, 713 Asti, 432 Biella, 1.454 Cuneo, 943 Novara, 5.588 Torino, 525 Vercelli, 373 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 99 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

353.533 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 353.533 (+200 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 27.884 Alessandria, 16.717 Asti, 11.015 Biella, 51.300 Cuneo, 27.191 Novara, 189.871 Torino, 13.132 Vercelli, 12.576 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.435 extraregione e 2.412 in fase di definizione.

Premio Villa Sormani, menzione speciale a Giovanni Firera

Per il suo impegno nella comunicazione e nei rapporti internazionali

Missaglia (Lecco) – Sabato 26 giugno alle ore 15.45 nella raffinata cornice della storica Villa Sormani Marzorati Uva a Missaglia (Lecco) si terrà la IV edizione del prestigioso Premio Arte & Cultura Villa Sormani, riservato a personalità italiane di eccellenza che si sono distinte a livello internazionale nei campi della cultura, dell’arte, della scienza e dell’imprenditoria. Tra i premiati, anche il siciliano Giovanni Firera che da anni lavora a Torino (nella foto), che riceverà una menzione speciale per il suo ventennale impegno nella comunicazione e nei rapporti internazionali. Firera, originario di Pachino (Siracusa), è presidente onorario di Konfindustria Albania in Italia. In questa veste, e ancor prima come Console onorario dell’Albania, si è impegnato nello sviluppo degli scambi economico-industriali e socio-culturali tra i due Paesi. È stato presidente dei Giornalisti degli Uffici Stampa del Piemonte e vice segretario nazionale del GUS (Gruppo di Specializzazione) della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI); già vice segretario dell’Associazione Stampa Subalpina del Piemonte, docente di corsi di giornalismo e comunicazione, sia in Italia che all’estero. In qualità di presidente dell’Associazione culturale “Vitaliano Brancati” dal 2004 a oggi, ha promosso e organizzato seminari e incontri letterari e culturali, promuovendo l’omonimo premio giornalistico internazionale che si svolge a edizioni alterne in Sicilia e in Piemonte. Oggi è Responsabile della comunicazione e delle relazioni istituzionali dell’INPS in Piemonte.

«È un immenso orgoglio – dice il Conte Alberto Uva Parea, proprietario della dimora e organizzatore del Premio – in questo momento di rinascita, ritrovarsi a celebrare la cultura in questa sede eccezionale. Nonostante le difficoltà causate dalla situazione sanitaria, siamo riusciti a organizzare un evento di rilievo internazionale. Abbiamo deciso di assegnare una menzione speciale al dottor Firera, con il quale abbiamo relazioni e rapporti per progetti, anche culturali, che vorremmo sviluppare in Albania e che ha sempre ricoperto ruoli importanti a livello istituzionale tra Italia e Albania».

«Sono orgoglioso di ricevere un premio così prestigioso – ha detto Giovanni Firera – che in qualche modo sottolinea anni di impegno e di passione pura nel mondo della comunicazione, delle relazioni istituzionali e internazionali. Un motivo in più per continuare a sviluppare questi processi di crescita relazionali che mi hanno condotto fin qui».

Il Premio Arte & Cultura Villa Sormani, nato nel 2018 con il riconoscimento consegnato al maestro del cinema Pupi Avati, è cresciuto anno dopo anno per la caratura internazionale dei premiati, l’importanza degli ospiti, i contenuti della manifestazione e infine l’eccezionalità delle opere d’arte esposte al pubblico.

L’edizione 2021, dato il particolare momento che il Paese sta vivendo, intende diffondere un messaggio forte, di alto valore simbolico, sottolineando il ruolo che la creatività e l’eccellenza italiana dovranno avere nella ripartenza e nella rinascenza dell’Italia.

Premiati, per il settore Impresa, Andrea Maspero di Maspero Elevatori, gruppo internazionale che ha realizzato avveniristici ascensori nell’Acropoli di Atene, nel Tempio di Penang in Malesia e nel Business Park di Jedda; per la ricerca scientifica, Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biontech per il prezioso impegno nella ricerca di farmaci innovativi. Per il settore Arte e Cultura, il premio andrà alla coppia Franca Squarciapino ed Ezio Frigerio: lei costumista, premio Oscar nel 1991 per i costumi del film “Cyrano de Bergerac”, in passato vincitrice del Premio Goya, del César, del BAFTA e di tre Nastri d’argento; lui scenografo di fama internazionale, pluripremiato, che ha firmato numerose e prestigiose opere cinematografiche, televisive e teatrali in Italia e nel mondo. Infine, uno speciale riconoscimento alla memoria andrà ad Amedeo Maffei, psicologo e scienziato, per il suo impegno nella ricerca culminata nella realizzazione dello strumento terapeutico Keope, attualmente in sperimentazione nell’Istituto di Neuroscienze dell’Ospedale San Raffaele. Madrina della manifestazione, l’attrice Morena Gentile, Leone d’Argento a Venezia nel 2019.

Il Premio sarà inserito in una “tre giorni” di arte e cultura, da venerdì 25 a domenica 27 giugno, con mostre d’arte contemporanea, conferenze, performance teatrali e musicali e l’esposizione dei capolavori il “Bacco sulla botte di vino” (1625) di Pieter Paul Rubens e la “Madonna col Bambino” (1640) di Erasmus Quellinus, celebre allievo del maestro fiammingo. Da questo link è possibile scaricare il programma completo della manifestazione.

Un gran finale per “Barriera Stories”

Gran finale del primo tour di “Barriera stories” stasera alle ore 19 presso lArena Teatro Monterosa di via Brandizzo 65.

Levento coinvolge gli scrittori che hanno raccontato il quartiere sia nel volume pubblicato da Graphot Editrice e curato da Paolo Morelli e Rocco Pinto, sia nei loro romanzi: Paola Cereda, Margherita Oggero, Enrico Pandiani, Massimo Tallone e Dario Voltolini.

Continua, intanto, “Porta Palazzo stories”, che proseguirà fino al 30 giugno. Chiunque potrà partecipare inviando un contributo (al massimo 5000 battute spazi inclusi), meglio se corredato da unimmagine di proprietà dellautore, allindirizzo email: pontidiparole.to@gmail.com con oggetto Porta Palazzo stories”.

Con il volume nasce ufficialmente la collana Stories, dedicata al racconto collettivo dei quartieri cittadini e partita con “Borgo Rossini stories”. In questo secondo volume sono presenti 61 racconti per 62 autori diversi.

Le scuole e le botteghe storiche sono le coordinate di un reticolo di relazioni che tocca chiese, cinema, campi sportivi. Barriera di Milano è una realtà complessa, piena di sfumature incorniciate dai racconti di chi lha conosciuta. Parlare del quartiere risveglia e rafforza legami antichi: ci sono storie di politica e commercio, integrazione e cultura. Messe insieme, restituiscono limmagine ricca e variegata di una zona che è un pezzo di storia di Torino. Ci sono scrittori, artisti, organizzatori culturali, amministratori locali e volti importanti del tessuto sociale di Barriera. Ma soprattutto abitanti, ex abitanti o frequentatori del quartiere.

Gli autori: Lorenza Actis Foglizzo, Giuliana Alliaud, Beppe Beraudo, Andrea Biagiolini, Ettore Bianco, Claudio Bondioli, Alberto Bozzolan, Daniela Braidotti, Rita Bufano, Paola Busso, Alessandro Cagno, Marisa Calcio Gaudino, Daniela Calvo, Davide Cattaneo, Paola Cereda, Nadia Conticelli, Ermanno Cottini, Sandra Cerruti, Daniela De Prosperis, Nunzia Del Vento, Roberto Ferraris, Riccardo Franco, Davide Gambaretto, Massimo Garbi, Valter Gerbi, Biagio Irene, Numinato Dario Licari, Francesco Lombardi, Andrea Lupi, Anna Rosa Marengo, Isabella Martelli, Roberto Martin, Erika Mattarella, Gianfranco Moine, Paolo Morelli, Orges Musabelliu, Margherita Oggero, Giovanni Oteri, Marco Paganin, Enrico Pandiani, Michela Pini, Rocco Pinto, Margherita Prota, Marco Ranieri, Valentina e

Carlo Rosso, Carla Sacchetto, Simone Schiavi, Giuseppe Sciortino, Cristina Talarico, Massimo Tallone, Antonio Tarallo, Nadia Tecchiati, Anna Tolomeo, Laura Tori, Vincenzo Torraco, Patrizio Tosetto, Maurizio Tropeano, Beppe Turletti, Marta Vercillo, Giuliano Vergnasco, Dario Voltolini.

Associazione Ponti di parole

Nasce a Torino nel 2021 da unidea di Rocco Pinto e Paolo Morelli. Ne fanno parte i due ideatori, con Rocco Pinto nelle vesti di presidente, e il libraio Claudio Aicardi. “Ponti di parole” promuove il progetto Stories, che ha lobiettivo di raccontare i quartieri e le città attraverso le voci degli abitanti o dei frequentatori, con lintento di ricostruire una memoria collettiva e condivisa. L’associazione organizza iniziative sul territorio insieme ad altre realtà culturali, per promuovere la lettura, la scrittura, la memoria e il senso di comunità.

 

Arrestati gli autori dell’assalto al bancomat con il carro attrezzi

I carabinieri della Compagnia di Pinerolo hanno arrestato tre persone, responsabili di concorso in tentato furto, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale.


In particolare, si tratta di due fratelli italiani di 24 e 29 anni, destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il terzo componente della banda, un italiano di 69 anni, è destinatario di un’ordinanza cautelare dell’obbligo dimora nel comune di Torino, detenuto nel carcere di Ivrea per un altro procedimento. Il 29enne è detenuto per altra causa in un carcere francese, motivo per il quale è stata chiesta l’internazionalizzazione del provvedimento.

Il 21 agosto 2019, alle 2 di notte in piazza 25 Aprile a Piscina, nell’hinterland torinese, i ladri avevano preso di mira l’Unicredit e utilizzando un carro attrezzi rubato come ariete l’avevano utilizzato per sradicare lo sportello bancomat con un cavo, con l’obiettivo di portarselo via. Il cavo però si era rotto e il carro attrezzi era stato nuovamente lanciato in retromarcia contro l’apparecchio bancomat per liberare lo sportello dalle macerie, manovra che causava lo sfondamento del muro e danni strutturali al palazzo. L’arrivo dei carabinieri della Stazione di Cumiana (TO) aveva costretto i ladri a scappare in macchina. L’inseguimento era durato per circa 4 km. Nelle campagnedi Cumiana un carabiniere notando che i ladri stavano armeggiando rivolti verso di loro un oggetto che sembrava un fucile, aveva esploso un colpo di pistola in direzione degli pneumatici anteriori della Fiat Punto. L’auto aveva proseguito la sua fuga per circa un chilometro arrestandosi all’improvviso nei campi dove era stata abbandonata dagli occupanti che erano scappati nella vegetazione. Le immagini di videosorveglianza della filiale di Piscina (TO), l’analisi del traffico telefonico e gli accertamenti tecnico – scientifici hanno consentito di individuare gli autori dell’assalto e di ricostruire le fasi dell’azione delittuosa. I due fratelli sono ritenuti gli autori materiali dell’assalto al bancomat. Per quanto riguarda la posizione del 69enne, i carabinieri hanno dimostrato che è stato lui a procurare la Fiat Punto per raggiungere e poi fuggire dal luogo del reato.

Reale Mutua Torino – Tortona: 77-89, che brutta partita

Il basket visto da vicino.

Il punteggio non importa, Torino ha perso ma questo non è un basket spettacolo; è una strana commistione tra calcio e pallamano con giocatori che si spingono e colpiscono sempre e comunque gli avversari.  Ormai esiste probabilmente la regola del vantaggio (che nel basket non c’è…) e la possibilità di tirare o spingere o trattenere sempre l’avversario senza incorrere in penalità fallose. Torino ha giocato male, e su questo, pur avendo piovuto fuori, non ci piove.

Ma non è educativo per le nuove generazioni di atleti e allenatori pensare che il modo di giocare di Tortona sia il modo giusto.

Il basket è, o forse è  meglio dire era, un gioco tecnico, elegante e con stile. Ora sembra una specie di rissa dove il lavoro sporco paga e il pubblico è contento se la squadra vince e dispiaciuto se perde, ma non guarda cosa effettivamente accade in campo.

Far leggere la Divina Commedia ad un computer permette a tutti di ascoltarla, ma se la legge un bravo attore la stessa prende vita e dà emozione e calore. E questo è quello che si vede dagli spalti.

Giocatori esaltati che urlano contro i tifosi locali, pur giocando come dei fabbri, o gesti volgari mai sanzionati dagli arbitri che ormai consentono tutto ciò che non consentirà più di veder giocare a basket. Naismith inventò il gioco per evitare i contatti e penalizzare l’eccesso di violenza. Se fosse stato presente ieri sugli spalti avrebbe preferito nascondere il suo merito dell’invenzione.

La partita. Che dire. Nulla di bello da entrambi i lati. Perpochissimi minuti si è giocato a basket e poi nella “rissa” creata dalla difesa di Tortona la Reale Mutua si è persa, non riuscendo più neanche a fare le cose semplici e quindi hanno subito una sconfitta decisa. C’è chi dice che le partite di calcio belle sono quelle che finiscono 0-0. E chi dice che nel basket vince chi fa segnare un canestro in meno all’avversario o chi preferisce segnarne uno in più.  Ma questo gioco, non è bello.

Che fare? Tornare a giocare a basket. Cercando di segnare i tiri aperti e non farsi sopraffare dalla aggressione sportiva avversaria.

Sperando che Diop voglia tornar a giocare da MVP del campionato,  che Pinkins giochi almeno al suo livello e che Cappelletti riesca a superare i limiti del dolore. Ieri ha giocato solo e da solo Clark. Troppo poco per lamentarsi della sconfitta, meritata tra l’altro.

La vera sconfitta è nella mancanza di qualcosa di bello, che scaldi i cuori e infiammi gli animi.

A volte mi perdo nel comprendere il motivo di questo regresso nello sport, dove ormai è tutto fisicità ed essenziale.  Si vince o si perde, ma poco importa se l’arte e il bel gesto sono meno importanti del risultato.  Ma questa è la città di dove nacque il detto “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

E allora, almeno, vinciamo…

ForzaTorino, non si può perdere in questo modo abbassando la guardia regalando partite a chi avendo meno qualità utilizza le armi che ha.

C’è ancora tutto il tempo per vincere bene. La serie al meglio delle 5 partite è sull’1 a 1.

Sempre che vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole… .

Paolo Michieletto

Salvini: “In arrivo più forze dell’ordine a Torino”

“Rinforzi in arrivo in provincia di Torino, con più di 25 donne e uomini in divisa che andranno ad arricchire l’organico delle Forze dell’Ordine da metà luglio a metà settembre.

È una risposta concreta alle necessità del territorio in vista del periodo turistico, fortemente voluta dal sottosegretario all’Interno con delega alla Pubblica Sicurezza Nicola Molteni. Con la Lega al governo, ecco rinforzi di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Rinforzi che si sommano a nuove assunzioni. Dalle parole ai fatti”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini, commentando il piano di potenziamento dei servizi di vigilanza estiva.

Cucce per cani: scegliere la dimensione

Informazione promozionale

Le cucce per cani hanno il compito di ospitare i nostri amici a quattro zampe sia che questi vivano principalmente all’aperto, nel giardino di casa, sia che passino la maggior parte del tempo all’interno di casa. In entrambi i casi la cosa di cui tenere principalmente conto è la scelta delle dimensioni.

Cucce per esterni: le dimensioni ideali
È importante che la cuccia permetta al vostro cane di sdraiarsi e muoversi comodamente ma non deve esservi troppo spazio in eccesso per scongiurare la dispersione del calore al suo interno finendo per privarla di uno dei suoi scopi principali, ovvero quello di dare riparo, soprattutto durante l’inverno.
Per scegliere la dimensione della cuccia occorre partire dalla taglia del cane misurandone principalmente altezza e lunghezza che vanno sommate e successivamente se ne calcolano i 3/4, il valore ottenuto rappresenta lunghezza e larghezza minima della cuccia.
Per quanto riguarda la porta d’ingresso può anche essere un po’ più bassa dell’altezza della cuccia, ma non più bassa della schiena del cane.

Cucce per cani da esterno: i materiali

Per quanto riguarda i materiali disponibili in commercio troviamo il legno, la plastica ed il metallo.
Tra questi, il migliore dal punto di vista dell’isolamento è sicuramente il legno, assicuratevi che sia legno trattato con sostanze naturali e non dannose per la salute del cane, inoltre si pulisce anche più facilmente.

Negli ultimi tempi si sono diffuse anche le strutture in plastica, ma il problema principale di questo materiale è che non risulta per niente adatto alle alte temperature.

Il consiglio principale per le cucce per cani da esterno è quello di scegliere materiali isolanti dal punto di vista termico, stesso motivo per cui la cuccia deve essere anche leggermente sollevata da terra, il contatto diretto con il suolo potrebbe essere dannoso.
Di recente hanno realizzato anche delle cucce per cani con la base termica che funziona elettricamente e vi offre la possibilità di accenderla nelle giornate più fresche, però ancora oggi non se ne conoscono gli effetti sul cane e quindi prestate comunque attenzione.

Cucce per cani da interno

Se, invece, desiderate o siete costretti a tenere il cane in casa allora le soluzioni possono essere diverse.
In questo caso le opzioni sono diverse.
Al primo posto troviamo le cucce morbide in stoffa o in ecopelle perché comode e pratiche. Anche in questo caso le misure sono diverse al fine di poter offrire il massimo comfort al cane.
La cura per i dettagli non manca sia all’interno che all’esterno e per questo sono realizzate con i migliori materiali certificati CEE, garanzia di sicurezza.
Al di là della cuccia scelta per il vostro cane quello a cui bisogna prestare maggiore attenzione è sicuramente la pulizia, durante la stagione estiva la possibilità che si annidino pidocchi e larve è piuttosto elevata, oltre che la presenza di peli, tracce di urina, macchie di fango.
Non essendo sottoposte agli agenti atmosferici, le cucce possono essere costituite da materiali delicati, avere forme e colori diversi e adattabili allo stile della vostra casa.

 

Atelier Riforma, la moda sostenibile che protegge il pianeta

Il punto di vista / Le interviste di Maria La Barbera

La start up creata da due giovani imprenditrici promuove l’economia circolare, l’inclusione e l’occupazione ridando una nuova e preziosa vita ai capi di abbigliamento usati.

E’ davvero straordinaria l’idea di Elena Ferrero e Sara Secondo, due giovani e laboriose imprenditrici conosciutesi durante il percorso formativo della Fondazione CRT “Talenti per l’impresa”, che con Atelier Riforma, la loro start up innovativa e a vocazione sociale nata nel maggio 2020, lavorano per preservare l’ambiente con il tentativo di frenare l’impatto drammaticamente negativo, soprattutto quello legato al consumo e all’inquinamento della risorsa idrica e allo sfruttamento delle risorse naturali, che il settore moda ha sul nostro ecosistema. Qualche esempio? Per fare una t-shirt servono 2700 litri d’acqua (la stessa quantità che ne utilizza una persona per vivere 2 anni e mezzo), il settore mondiale del tessile utilizza ogni anno all’incirca 79 miliardi di m3 d’acqua, l’intero fabbisogno d’acqua dell’economia europea nel 2017 è stato di 266 miliardi di m3.
Si stima che il comparto tessile sia responsabile del 20% dell’inquinamento acquifero mondiale mentre per quanto riguarda le emissioni, la valutazione dice che il 10% di quelle globali di gas a effetto serra siano causate dalla produzione di vestiti e calzature (più di quelle di tutti i voli internazionali e della navigazione marittima messe assieme!). I dati del 2017 ci dicono inoltre che l’acquisto di indumenti nel nostro continente determina ogni anno l’emissione di 654 kg di CO2 per persona e parlando di rifiuti i dati sono ugualmente allarmanti, dal ’96 ad oggi, infatti, il numero di vestiti acquistati in Europa per persona è aumentato del 40% (a causa dei bassi prezzi e dell’elevato turnover della fast fashion). I cittadini europei ogni anno usano 26 kg di vestiti e ne buttano circa 11 kg, la maggior parte di questi vengono bruciati o destinati alle discariche (87%), meno dell’1% viene riciclato in nuovi capi di abbigliamento anche a causa di mancanza di tecnologia ed efficienza nella gestione della filiera.

Atelier Riforma raccoglie gratuitamente capi usati, li riqualifica ridandogli una nuova vita stilistica per poi metterli in vendita attraverso il negozio online con una certificazione di tracciabilità. Questa azienda rivoluzionaria vuole lanciare un messaggio forte che mira alla sensibilizzazione e spinge verso una moda sostenibile e circolare che grazie al potere rivitalizzante del riciclo permette il riutilizzo dei vestiti che troppo presto vengono abbandonati nella spazzatura o dismessi senza consapevolezza.
Elena e Sara, 28 e 30 anni, non si sono fatte scoraggiare dal difficile periodo pandemico, hanno cominciato a raccogliere i capi usati e in un anno hanno creato una rete che conta, sul tutto il territorio nazionale, più di 20 realtà sartoriali, dato nuova vita a più di 700 capi d’abbigliamento e creato una attività produttiva e una organizzazione trasparente e sostenibile. Tra le realtà coinvolte nel progetto ci sono oggi anche 5 sartorie sociali che sostengono l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate come migranti, ex-detenute e donne vittime di violenza; una azienda profit quindi ma con una consistente attitudine alla inclusione, alla creazione di occupazione e alla lotta contro l’inquinamento di cui si sente tanto parlare.
Atelier Riforma, arrivata seconda alla RomeCup 2021 di Fondazione Mondo Digitale e Invitalia e attualmente tra i finalisti del “Green Skills Award” dell’European Training Foundation (unico progetto italiano in finale), sta lavorando inoltre ad una tecnologia di Intelligenza Artificiale per la catalogazione e lo smistamento degli scarti tessili che consenta di utilizzare questo modello circolare di attività in maniera diffusa. Entro il 2025 in tutta l’Unione Europea sarà infatti obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili e questo lavoro di ricerca farebbe dell’Italia un paese all’avanguardia nel cambiamento di normativa nel settore.

3 domande a Elena Ferrero

Cosa vuole dire creare una azienda in controtendenza, che promuove l’upcycling e il riutilizzo dei capi di abbigliamento, in un periodo in cui impera il consumismo compulsivo, la fast fashion e la tendenza all’usa e getta?
E’ certamente una sfida. Se facciamo riferimento al momento storico sicuramente la pandemia, con tutti i timori in termini di igiene e sicurezza che si sono accentuati con l’emergenza sanitaria nell’ultimo anno, non aiuta un’iniziativa che propone capi usati. Ovviamente, come già avveniva nel periodo pre-Covid, abbiamo posto molta attenzione a questo aspetto; a tal proposito vorrei anche evidenziare che i vestiti nuovi in vendita nei negozi non sono più puliti di quelli usati.
Riguardo invece alla questione legata alla tendenza di acquisto siamo consapevoli che non è facile mettersi in competizione con giganti del fast fashion o con un orientamento così radicato all’acquisto compulsivo e usa e getta, inoltre molte aziende cadono nel “GreenWashing”, ovvero astute attività di marketing che cavalcano il trend dell’ecologia senza un impegno realmente concreto. Vediamo spesso , soprattutto in occasione di particolari “Giornate Mondiali” come quella della Terra o dell’Ambiente, brand che pubblicizzano micro-progetti apparentemente virtuosi volti alla sostenibilità per poi, nella pratica, continuare a produrre la maggior parte delle proprie collezioni con processi criticabili dal punto di vista etico e ambientale. Una grande parte della popolazione, purtroppo anche quella più attenta, si lascia ancora incantare da queste pseudo buone azioni e noi vogliamo rispondere a tutto questo cercando di fare informazione e sensibilizzare attraverso i social, i media, facendo podcast ed interviste.

La beneficenza attualmente è un tema molto significativo e una pratica diffusa che spesso dà anche molta visibilità. Perché fondare una azienda “profit” che vende capi riformati invece di una “no profit” che raccoglie e dona?

La donazione dei vestiti è un argomento nella realtà poco conosciuto soprattutto l’enorme problema sociale e ambientale legato ai capi usati dismessi. Tante persone pensano che regalare i propri vestiti sia una azione unicamente virtuosa, noi a nostra volta ne riceviamo moltissimi da privati o associazioni che ne hanno accumulati troppi e che affermano che “non ci sono abbastanza poveri per tutti i vestiti usati donati”. In realtà il problema è che il mondo è letteralmente invaso dai rifiuti tessili e disfarci di altri capi usati non fa altro che ingigantire il problema, questo perché questi vestiti raccolti nel nostro Paese (così come in Europa e negli USA), di bassissima qualità a causa della fast fashion, vengono per la maggior parte esportati in Africa o in altri Paesi del Sud del mondo. La questione è che stiamo trasformando quei continenti nella nostra discarica considerato che la maggior parte dei capi viene buttato e i restanti che vengono rivenduti, non donati come si potrebbe pensare, hanno prezzi bassissimi, così che l’economia tessile locale viene messa in seria difficoltà. Molti stati africani stanno mettendo dei divieti nell’importazione di vestiti usati nei loro Paesi, perché la situazione non è più gestibile. Stiamo spostando le conseguenze del nostro stile di vita consumistico in altri continenti senza provare a risolvere qui il problema o a cambiare approccio. La beneficenza non è sempre una soluzione, semplicemente perché per problemi complessi come questo ci vogliono soluzioni altrettanto complesse.
La sensibilizzazione su questo argomento si fa mostrando le immagini della situazione reale, portando trasparenza nella filiera, cercando di eliminare le infiltrazioni della criminalità organizzata ed eliminando la mala gestione dei rifiuti tessili. Senz’altro una piccola startup non può fare tutto da sola, ma può dare un input alla creazione di regolamentazioni più stringenti e controlli capillari da parte delle autorità competenti.

 

In un momento difficile come quello che stiamo vivendo voi avete deciso con molta determinazione di dare vita ad una azienda articolata che ha alla base una idea innovativa. Quali sono stati gli stimoli e gli impulsi motivanti? Cosa si sente di consigliare, a titolo pratico, ai giovani che hanno idee e obiettivi di business che vogliono perseguire?

Lo stimolo più grande che ci ha portato ad avviare il progetto è stato il capire che di questo tipo di cambiamenti c’è estremo bisogno. Forse in controtendenza con la maggior parte del mondo start up, abbiamo concentrato l’attenzione sui risvolti ambientali e sociali che avremmo assicurato con il nostro lavoro, più che lanciarci in spavalde previsioni di crescita economica esponenziale. Ai ragazzi, che spessissimo incontro nelle nostre numerose attività divulgative, consiglio sempre di non tenere le loro idee nascoste. Di parlarne, di condividere i propri progetti senza paura che qualcuno “rubi” loro l’idea. Ciò che conta, lo abbiamo capito con Atelier Riforma, non è l’idea, ma se la si porta a termine e come. Serve costruirsi una solida rete, utilizzando i social in modo corretto, e imparare il più possibile. Più nel concreto, noi siamo andate per gradi, Sara ed io, abbiamo prima seguito un percorso formativo sul mondo start up, formulato la nostra idea prima nella nostra mente, poi sulla carta e infine abbiamo proseguito con test e tentativi, inizialmente affiancando questo “sogno” alle nostre precedenti attività lavorative e in seguito dedicandoci interamente ad esso. Bisogna considerare che l’idea è qualcosa in continuo mutamento e non bisogna necessariamente “innamorarsi” della visione iniziale, ma trasformarla in risposta agli stimoli esterni, finché non diventa la soluzione migliore per risolvere il problema da cui si è partiti.