ilTorinese

Rissa tra ubriachi: si calmano solo all’arrivo di polizia e carabinieri

Polizia e Carabinieri sono intervenuti nella notte di sabato per sedare una rissa avvenuta a Biella all’ingresso di un bar. Diverse le persone coinvolte probabilmente alterate dall’eccesso di alcol. La colluttazione è degenerata tanto da indurre i presenti a chiamare le forze dell’ordine.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Azione: “Sul rischio idrogeologico l’unica ricetta è la prevenzione”

“La Provincia di Vercelli è stata messa a dura prova da un’ondata di maltempo che qualche anno fa avremmo definito eccezionale e che, invece, oggi è diventata un drammatico evento ricorrente. Nel manifestare solidarietà a quanti sono stati colpiti da questo nuovo evento calamitoso sul nostro territorio, Azione Vercelli Valsesia intende tenere lo sguardo alto sul nodo centrale del problema: quello della prevenzione. Dai dati disponibili risulta che per innalzare in modo efficace il livello di sicurezza servirebbero 8.000 opere di prevenzione per una spesa poco inferiore a 27 miliardi di euro. A fronte di queste necessità, il Piano Nazionale per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico, varato nel 2019, prevede fino al 2030 stanziamenti per 14,3 miliardi di euro, parte dei quali destinati a opere emergenziali connesse ad eventi calamitosi, interventi di messa in sicurezza dei territori ed infrastrutture, interventi per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico. Per risolvere il problema del dissesto idrogeologico servono almeno 26,58 miliardi di euro. Tale è il valore delle richieste provenienti dagli Enti Locali registrati sulla piattaforma RENDIS (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo)”.
A dichiararlo in un comunicato è Azione Vercelli e Valsesia con il Vice Segretario Provinciale Gabriele Posillipo, la Presidente provinciale Floriana Bazzano e il Segretario Cittadino di Vercelli Paolo De Marco.
“Sono cifre che non devono sorprendere se si considera che 6,8 milioni di abitanti risiedono in aree a rischio alluvionale medio e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio, complessivamente il 15% della popolazione. Gli edifici in zone alluvionali ad alto e medio rischio sono 2,1 milioni, il 15% del totale”.
“Azione Piemonte è impegnata in Parlamento, grazie al lavoro della Coordinatrice Regionale Onorevole Ruffino, componente della Commissione Ambiente e di inchiesta sul rischio idrogeologico, interventi che favoriscano la prevenzione collaborando con le istituzioni regionali e locali per sviluppare un piano strategico di gestione del territorio. Ma non bisogna nascondersi dietro un dito, servono risorse economiche. La Regione Piemonte ha già fatto, in anni di programmazione, un grande lavoro in Provincia di Vercelli per ridurre il rischio delle frane nelle aree montane e per la manutenzione dei corsi d’acqua con tre programmi di manutenzione idraulica dei corsi d’acqua demaniali con estrazione ed asportazione di materiale litoide. Ma la gestione del territorio deve cambiare sotto la pressione dei cambiamenti climatici. Il problema è che i fiumi, che per anni abbiamo soffocato e attorno a cui abbiamo costruito e coltivato, si stanno riprendendo il loro spazio. La piovosità è aumentata in modo spaventoso. Non ha mai piovuto così. Nell’evento che ha toccato il Piemonte a settembre dello scorso anno sono cadute quantità di pioggia inedite nell’arco di 24 ore. A Boccioleto da lunedì a mercoledì sono caduti 473 millimetri di pioggia, 406 in sole 24 ore. Semplicemente inaudito. Alcune sfide attendono il nostro territorio. L’aumento delle opere di difesa dal dissesto nelle aree montane. Il taglio selettivo degli alberi cresciuti nelle zone golenali. La redazione per il Fiume Sesia di un Programma di gestione dei sedimenti, come quello che è stato fatto sul Po. Il finanziamento dello scolmatore di Vercelli. L’adeguamento degli argini della Città di Vercelli.
Serve una visione a lungo termine, produttive e propositiva, che metta al centro la sicurezza e il benessere dei nostri cittadini, senza guardare le magliette politiche o se si gioca nella squadra della maggioranza o dell’opposizione”.

Raccolta rifiuti: il calendario dei servizi nelle festività

 In concomitanza delle festività previste nelle prossime settimane, Amiat Gruppo Iren effettuerà i servizi di raccolta rifiuti con il seguente calendario:

  • Domenica 20 aprile (Pasqua): la raccolta non viene effettuata per tutte le frazioni
  • Lunedì 21 aprile 2025 (Pasquetta): passaggio regolare per tutte le frazioni.
  • Venerdì 25 aprile 2025: passaggio regolare per tutte le frazioni.
  • Giovedì 1° maggio 2025: la raccolta non viene effettuata per tutte le frazioni; in particolare, l’organico è posticipato a venerdì 2 maggio, la carta è posticipata a sabato 3 maggio, non recuperabile, vetro e plastica sono posticipate a domenica 4 maggio.

Tutti i giorni verrà comunque garantito un presidio, in particolare in corrispondenza delle utenze più critiche, così come per il servizio di nettezza urbana.

I Centri di Raccolta saranno regolarmente aperti, con le seguenti variazioni: lunedì 21 e venerdì 25 aprile saranno aperti al mattino i soli ecocentri di via Ravina e via Zini.  Domenica 20 aprile e giovedì 1° maggio, invece, tutti gli ecocentri saranno chiusi.

Il Servizio di Customer Care Ambientale sarà attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 17.00, ad eccezione dei giorni festivi.

Maggiori informazioni e dettagli sui servizi di raccolta rifiuti sono disponibili sul sito di Amiat: www.amiat.it

“FilosoFARE” a Villa Lascaris

A Villa Lascaris, a Pianezza, si terranno tre workshop di filosofia pratica. Primo appuntamento giovedì 24 aprile con l’incontro dal titolo “INTERPRETAZIONE”

“FilosoFARE” rappresenta un workshop di filosofia pratica che affronta a Villa Lascaris, a Pianezza, grazie al suo direttore Marco Fracon, in ogni appuntamento un tema diverso, non sotto nforma di convegno o lezione frontale, ma con un approccio semplice, partecipato e coinvolgente.
Ogni volta che si riflette sul significato della vita, dell’amicizia, su cosa voglia dire “essere felice”, sul senso del dolore che si prova, si sta facendo filosofia. È un’attività del pensiero umano ed è naturale quando si riflette sull’ esistenza; è la ricerca di risposte alle domande che ciascuno si pone.

Al di là della materia studiata nei libri, delle parole complicate, dei filosofi che, dall’antica Grecia a oggi, hanno espresso pensieri su quelle che possono essere definite “le grandi domande”, il filosofare – anche se non vengono chiamate espressamente così – accompagna tutto il percorso di ogni vita, plasma il modo in cui è possibile leggere il mondo e le singole esperienze. Ed è una filosofia personale, pratica, che si costruisce ogni giorno.

Per portare la filosofia fuori dai libri e dentro la vita reale, Villa Lascaris, casa di spiritualità e cultura dell’Arcidiocesi di Torino, in collaborazione con UNECON – Università per l’Educazione Continua di Pianezza, propone tre incontri che affrontano in modo diverso dal solito la Filosofia.
Giovedì 24 aprile alle 21.00 a Villa Lascaris, in Via Lascaris 4 a Pianezza, il primo incontro parlerà di “INTERPRETAZIONE”.

Secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani, “interpretare” significa “Attribuire un significato, spiegare la natura, la ragione e il fine di determinati atti o fatti, dedurre da indizî o da parole i pensieri e le intenzioni di una persona”. Viene attribuito un significato a un testo, a un gesto, a un evento, ed è un processo fondamentale per la nostra esistenza e per le nostre relazioni con gli altri.

Insieme a Marco Fracon, direttore di Villa Lascaris, verranno esplorate le diverse interpretazioni e modalità, l’importanza di interrogarsi e lasciarsi interrogare da ciò che ci circonda, sia esso un libro o un articolo di giornale, l’atteggiamento di una persona, un’esperienza che abbiamo vissuto, e come tutto questo si rifletta nel vivere e agire quotidiano.

L’ingresso agli incontri è libero, previa prenotazione via mail all’indirizzo eventi@villalascaris.it
Per sostenere le attività culturali di Villa Lascaris è gradito un contributo volontario.

I prossimi appuntamenti con FilosoFARE
– Giovedì 8 maggio, ore 21.00 – FELICITÀ
– Giovedì 22 maggio, ore 21.00 – CONOSCI TE STESSO

Mara Martellotta

Festa dello Sport e Torino Sport Card

Cresce l’impegno della città per il benessere fisico, l’avvio alla pratica sportiva e l’inclusione

 

Confermata la Festa dello Sport 2025 e ampliata la platea di beneficiari della Torino Sport Card Let’sTo, in un quadro nel quale le Circoscrizioni avranno un ruolo centrale nella gestione delle risorse economiche destinate alle iniziative sportive locali, che potranno rispondere in maniera più capillare alle reali esigenze dei territori. È quanto stabilisce la delibera proposta dall’assessore allo Sport Domenico Carretta, approvata  dAlla Giunta comunale, con un impegno della Città pari a circa 130mila euro.

La Festa dello Sport 2025 si svolgerà nei weekend di settembre e ottobre e avrà, come nelle scorse edizioni, l’obiettivo di incentivare la pratica sportiva, promuovere la cultura del benessere e valorizzare aree verdi e spazi urbani delle Circoscrizioni, offrendo una vetrina per le associazioni sportive locali. Anche quest’anno alle proposte sportive saranno affiancate attività di natura culturale, con l’iniziativa “Circoscrizioni in mostra” a cura dell’Assessorato alla Cultura.

La Torino Sport Card – Let’s To, rivolta ai giovani tra i 14 e i 19 anni, sarà potenziata con maggiori contributi economici, sia per ampliare le opportunità legate al suo utilizzo sia per sostenere le associazioni che affiancheranno in questo la Città. La platea di beneficiari – 45mila i giovani a cui è stata inviata la tessera nel 2024 – sarà inoltre ampliata, con l’obiettivo di garantire ancora maggiore inclusione sociale ed equità nell’accesso alle attività sportive e ricreative offerte. Tra i nuovi beneficiari: minori destinatari di provvedimenti di protezione e tutela, inclusi quelli del circuito penale ospiti in strutture di accoglienza cittadine; minori stranieri non accompagnati affidati a connazionali e in attesa di perfezionamento della residenza; careleavers, ovvero giovani usciti da strutture di accoglienza o in affidamento familiare, fino ai 21 anni, che necessitano di supporto nel loro percorso di autonomia.

“Si tratta di provvedimenti e misure che puntano a rafforzare il legame tra sport e comunità – ha commentato l’assessore Carretta -. Affidare alle Circoscrizioni la gestione delle risorse significa rendere le decisioni più snelle e vicine alle esigenze dei territori, e investire nelle due iniziative vuol dire dare concretezza e operatività ai principi e ai valori che animano la cultura sportiva. I numeri sull’utilizzo della Sport Card sono in forte crescita, per cui abbiamo scelto di potenziare ulteriormente di questa misura che avvicina sempre più giovani ai benefici della pratica sportiva”.

Bartoli: “Ecco il mio ricordo dell’incontro con Papa Francesco”

Caro direttore,

con immenso dolore e profonda commozione, apprendiamo della scomparsa di Papa Francesco.

Il Santo Padre lascia un vuoto immenso non solo nella Chiesa cattolica, ma nell’intera umanità, a cui ha dedicato instancabilmente ogni parola, ogni gesto, ogni preghiera.

Ho avuto l’onore di stringergli la mano personalmente nel dicembre 2023, durante un incontro nell’Aula Paolo VI (Aula Nervi) in Vaticano, alla presenza di una delegazione di sindaci italiani. In quell’occasione, Papa Francesco, seppur già costretto a muoversi in carrozzina, trovò la forza di alzarsi, appoggiandosi al suo bastone, per accoglierci con un sorriso disarmante e una presenza colma di umanità. Ricordo con emozione la sua spontaneità, la sua forza d’animo, e quel carisma naturale che trasmetteva autorevolezza senza mai perdere la dolcezza.

La sua figura era intrisa delle radici profonde della sua terra d’origine: il Piemonte. Non mancava mai di citarlo con affetto nei suoi discorsi, quasi a voler ribadire quel legame indissolubile con le proprie origini, con quella cultura della sobrietà e della laboriosità che lo ha sempre contraddistinto.

Papa Francesco ha saputo interpretare la missione evangelica con coraggio, avvicinando la Chiesa alle persone, abbattendo muri, tendendo mani, ascoltando i dolori e le speranze del nostro tempo. In un’epoca segnata da divisioni e conflitti, si è speso senza riserve per invocare la pace, per dialogare con i potenti della terra, per sostenere i popoli oppressi, per costruire ponti laddove altri vedevano solo barriere. La sua voce contro la guerra e contro ogni forma di violenza rimarrà per sempre scolpita nella memoria collettiva dell’umanità.

La sua scomparsa arriva in un momento storico delicatissimo, in cui il suo instancabile impegno per la fine delle guerre, per la difesa dei più deboli e per la tutela del creato era più che mai necessario.

Qui, nella sua amata terra piemontese, il dolore è ancora più vivo, consapevoli che la sua testimonianza di fede, semplicità e forza interiore resterà per sempre esempio e guida.

“La pace è artigianale: si costruisce ogni giorno con la semplicità, il rispetto e il dialogo.”
(Papa Francesco)

Possa il suo insegnamento continuare a illuminare il nostro cammino.
Grazie, Santo Padre.

Sergio Bartoli
Consigliere Regionale del Piemonte
Presidente della V Commissione Ambiente

Torino, un giardino segreto chiamato Hotel Victoria

Nel cuore più raffinato e raccolto della nostra città, là dove Piazzale Valdo Fusi si sfiora con Piazzale Carlina, si cela una viuzza silenziosa e appartata: Via Nino Costa 4. È un angolo che sfugge allo sguardo frettoloso, un piccolo segreto urbano protetto dall’abbraccio verde di un’edera fitta e vibrante, che avvolge le pareti di un palazzo elegante come un abito d’altri tempi. Qui, in questo scorcio sospeso nel tempo, sorge un luogo dal fascino discreto ma profondo: l’Hotel Victoria. Non è solo un hotel, il Victoria. È un rifugio dell’anima, un piccolo gioiello incastonato tra le pieghe della storia torinese, la cui identità si intreccia intimamente con quella di una famiglia che lo ha sempre amato con devozione autentica. Una dedizione viscerale, la loro, che si percepisce in ogni dettaglio, in ogni gesto curato con pazienza e affetto, come si fa con le cose preziose di casa. Per cogliere davvero la magia che si respira in questo luogo, bisogna tornare indietro, agli albori della sua esistenza. L’edificio che oggi ospita l’hotel è, di per sé, un simbolo di rinascita. Fu costruito dalla famiglia Rolla nel dopoguerra, sulle ceneri di un tempo ferito dai bombardamenti. Dove un tempo c’erano macerie e silenzio, sorse questo palazzo come un atto d’amore verso la città, un segno tangibile di speranza e ricostruzione. In principio, l’edificio non nacque con l’intenzione di accogliere viaggiatori: era destinato a essere un luogo di lavoro, un sobrio complesso di uffici. Ma il destino, come spesso accade, aveva in serbo qualcosa di diverso. Fu nel 1961 che le sue stanze iniziarono a trasformarsi, grazie alla visione e alla determinazione della madre dell’attuale proprietaria.

Donna di grande intraprendenza, era già conosciuta per aver creato luoghi di cura sulle colline torinesi, spazi pensati per il benessere del corpo e dell’anima. Fu lei a intravedere, in quei muri, il potenziale di un’accoglienza diversa, più intima, più umana. L’Hotel Victoria cominciò così a scrivere la sua nuova storia, intrecciando il proprio destino con quello della città. Gli anni Sessanta portarono con sé un vento di modernità: era l’epoca di Italia ’61, e Torino si affacciava sul palcoscenico del futuro. In questo clima di fermento, anche il Victoria trovò il proprio respiro, divenendo non solo un luogo di ospitalità, ma un testimone silenzioso dei grandi eventi che animavano la città. Eppure, pur nel fluire del tempo, qualcosa è sempre rimasto immutato: l’anima del luogo. L’attuale proprietaria, erede di quella visione originaria, ha saputo imprimere un nuovo stile, più raffinato e personale, senza mai tradire lo spirito iniziale. Con il marito, il Dottor Vallinotto, hanno scelto con fermezza di non trasformare l’hotel in un ambiente impersonale o freddo. No, il Victoria non doveva essere un’azienda, ma una casa. E i clienti, mai semplici ospiti di passaggio, ma persone da accogliere con calore e rispetto. “Ogni dettaglio deve essere curato personalmente dalla famiglia” — questo è sempre stato il principio cardine. E in effetti, ogni angolo della struttura parla con il linguaggio delicato dell’attenzione e dell’amore. Dalla scelta delle luci soffuse, agli arredi raccolti nel tempo, ogni elemento è espressione di un desiderio profondo di bellezza condivisa. Un esempio emblematico di questa filosofia si trova nella sala colazioni. Qui, le pareti non sono semplici muri: sono tele vive, adornate con l’elegante carta da parati Zuber, una meraviglia artigianale dalle origini antichissime. Non è solo decorazione: è un atto d’amore per il bello, un gesto di generosità verso chi varca la soglia del Victoria. Perché l’estetica, qui, non è mai fine a sé stessa. È un invito silenzioso alla contemplazione, alla calma, alla cura. Questo senso profondo di accoglienza è arrivato fino alla terza generazione della famiglia, che ne custodisce l’eredità con la stessa passione. Lo stesso emerge anche nei dettagli delle stanze che risultano un rifugio dalla realtà accomodante ed accogliente. Il raffinato senso estetico e l’ardente passione per l’arte della padrona di casa si rivelano con disarmante eleganza in ogni angolo della dimora, ma trovano la loro massima espressione in un gesto tanto audace quanto poetico: le umili porte di un ascensore, timide e anonime per natura, sono state elevate a veri e propri scrigni di meraviglia. Su di esse, con mano visionaria, prendono vita i capolavori onirici di René Magritte, reinterpretati con tale maestria da confondere i confini tra sogno e realtà, lasciando chi osserva sospeso in un’atmosfera incantata, dove nulla è come sembra e ogni dettaglio è un invito a perdersi nell’illusione.

Con il passare degli anni, molte cose sono cambiate. I tempi si sono fatti più rapidi, i desideri della clientela si sono evoluti, diventando talvolta più sofisticati, più esigenti. Eppure, il Dott. Vallinotto Alberto- appartenente alla terza generazione e attuale proprietario dell’hotel- nonostante la mutevolezza dei gusti e delle mode, ha conservato il fascino del Victoria che è rimasto intatto, come una melodia che resiste al frastuono del mondo. Il Victoria è divenuto un rifugio amato da politici, scrittori, artisti e intellettuali che fanno tappa a Torino, chi per svago, chi per dovere. Un crocevia discreto di idee e pensieri, dove l’anonimato si coniuga alla raffinatezza. Merito, anche, del Dottor Vallinotto, figura di grande spessore e sensibilità, che con il suo impegno accademico e la sua visione aperta ha contribuito a fare del Victoria un luogo non solo elegante, ma anche colto. Grazie a lui, il legame tra l’hotel e il mondo universitario torinese si è fatto più solido, arricchendo ancora di più l’atmosfera di questo piccolo, prezioso universo sospeso tra tradizione e contemporanei. Spesso con i clienti che si fermano per più tempo si crea anche un profondo senso di affezione dovuto alle cure che ad essi riserva l’hotel e alla fidelizzazione.

Tra i tratti distintivi del Victoria, uno in particolare cattura l’anima e la conduce in un viaggio lontano nel tempo: la spa ISIDE, un luogo sospeso tra storia e benessere, custodita al piano terra della struttura come un prezioso tempio segreto. Varcata la soglia, ci si ritrova immersi in un’atmosfera che evoca la magia e il mistero dell’antico Egitto, in un omaggio raffinato al celebre Museo Egizio di Torino — vanto cittadino e autentica passione della proprietaria. Non è un caso che il centro prenda il nome di ISIDE: fu proprio l’aura mistica della dea a suggestionare la mente e il cuore della padrona di casa, spingendola a battezzare così questo rifugio di pace, dove il tempo sembra rallentare e ogni dettaglio invita alla contemplazione. Aperta sia agli ospiti dell’hotel sia ai visitatori esterni, la spa è pensata per offrire a chiunque un’esperienza irripetibile, sospesa tra mito e relax. E come in un dipinto bucolico, poco distante si apre il giardino interno: un angolo segreto al centro della struttura, dove la quiete regna sovrana e il verde si tinge delle atmosfere delicate di un giardino inglese. Qui, tra profumi di fiori e cinguettii discreti, è possibile gustare la celebre colazione mattutina, coccolati da un’armonia che pare uscita da un’altra epoca.

Si conclude così un viaggio che, più che una semplice permanenza in hotel, si è rivelato un’immersione profonda in un’atmosfera capace di avvolgere, rasserenare e far sentire davvero a casa. Il Victoria non è solo un luogo di passaggio, ma un rifugio dove relax, fiducia e un autentico senso di familiarità si fondono armoniosamente, offrendo a ogni ospite esattamente ciò che dovrebbe trovare in un’esperienza di vero ristoro.

 

 Valeria Rombolà

foto: Hotel Victoria

Tir contromano sulla Torino – Bardonecchia

Nella serata di lunedì 14 aprile (è stata data notizia solo nelle scorse ore) un tir ha percorso contromano un tratto dell’autostrada Torino-Bardonecchia-Frejus. Il camion è entrato dallo svincolo di Susa Ovest, destinato all’uscita dei veicoli provenienti dalla Francia, e ha proseguito in direzione Bardonecchia per circa due chilometri.

L’allarme è stato dato da alcuni automobilisti. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia stradale di Susa e il personale ausiliario della Sitaf, che hanno fermato il tir nella galleria Giaglione. Fortunatamente non si sono verificati incidenti né feriti.

Alla guida un cittadino straniero, al quale è stata ritirata la patente. L’uomo ha spiegato di essersi affidato alle indicazioni sbagliate del navigatore.

Evitiamo di farci manipolare / 3

Terza parte 

Possiamo senza dubbio affermare che ogni giorno, direi quasi ogni ora, siamo bersaglio di qualche tentativo di manipolazione. Ogni relazione interpersonale, ogni contatto con le fonti di informazione, con i media (televisioni, radio, giornali, internet, ecc.), e con i social, può facilmente diventare fonte di condizionamento.

Difenderci da tutto ciò, com’è ben intuibile, non è facile, e anche le persone più attrezzate non sono assolutamente immuni dalle dinamiche che abbiamo descritto. Ma sappiamo che qualcosa possiamo fare per arginare lo straripante mondo dei soggetti e delle situazioni che tentano di manipolarci a loro vantaggio.

Il pensiero logico, l’indipendenza di giudizio, il porsi domande circa le reali intenzioni di soggetti e dinamiche relazionali, la consapevolezza delle varie situazioni, sono senza dubbio elementi che ci preservano dal farci travolgere totalmente dai tanti tentativi, più o meno scoperti, di manipolazione.

Conoscere adeguatamente i nostri valori guida, sapere ciò che davvero vogliamo e ciò che invece non fa parte di noi e dei nostri effettivi desideri, ritrovare il senso profondo della nostra esistenza, comprendere i nostri bisogni e il loro perché, sono i migliori strumenti che possiamo utilizzare e mettere in campo.

Se non essere manipolabili e manipolati del tutto è praticamente impossibile, cerchiamo perlomeno di esserlo con consapevolezza, comprendendo e accettando (nella giusta misura) i bisogni altrui e gli altrui obiettivi, sapendo che la vita sociale e di relazione ha tra i suoi costi un po’ di inevitabile manipolazione…

Tra il farsi travolgere totalmente e il rifiutare e combattere ogni tentativo di condizionamento, la via maestra dell’equilibrio esistenziale consiste nell’adeguarsi armoniosamente alle regole di una buona relazionalità e socialità, senza per questo rinunciare a ciò che siamo e vogliamo e al dialogo costante e chiaro con noi stessi.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della terza e ultima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Lee come William Borroughs, una discesa all’inferno

Sugli schermi, “Queer” di Luca Guadagnino

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

 

Nelle traduzioni che si sono susseguite da noi in una quindicina d’anni, “Queer” – il romanzo che William S. Borroughs scrisse tra il 1951 e il ’53 e che Luca Guadagnino ha portato sullo schermo, con il viatico della vetrina internazionale di Venezia – è stato etichettato come”Diverso” o più crudemente “Checca”, è tornato a possedere il proprio titolo originale nell’edizione di Adelphi del 2013 e il regista di “Chiamami col tuo nome” identicamente ce lo propone. Un romanzo che il regista lesse a diciassette anni e che è riuscito a realizzare a cinquantatré, “il suo film più desiderato”. Una discesa all’inferno, consapevole e continuata, il racconto dei bar malfamati ed estremi di Città del Messico visitati da parte del protagonista Lee – chiaramente, autobiograficamente negli abiti bianchi e venati di sporcizia di Borroughs, anche le unghie alonate di nero denunciano estrema trasandatezza – alla ricerca di birre e di bicchieri di tequila, di quantità non indifferenti di varie droghe da assumere e soprattutto di bei ragazzi da trascinarsi in casa, con tanto di pistola nella fondina, in mezzo a incontri occasionali e a relazioni che guardano soltanto al denaro lasciato sul tavolino accanto al letto come ad altre che farebbero sperare in qualcosa di più duraturo e coinvolgente. Come quando Lee fa gli occhi dolci (ma anche il compiacente giullare) al giovane Gene Allerton, ben pettinato ed elegantino, un passato di spia e di battaglie, un danno di guerra in quella costola rotta immediatamente denunciata, sfuggente e incontrollabile come i rapporti che mantiene con una donna, oggetto d’amore per un susseguirsi di pedinamenti attraverso le strade della città – ricostruite a Cinecittà nelle scenografie assai belle di Stefano Baisi e fotografate da un eccellente Sayomphu Mukdiphrom, capace di ricreare atmosfere e deliri con entusiasmante esattezza ma anche con una tristezza che non si dimentica mai di aleggiare attorno al protagonista -, in un alternarsi di ricerca del desiderio e del corpo e del sesso esplicito soddisfatta come di ribellioni calate all’improvviso tra loro da parte della “vittima”.

È questo inizio, decadente e intriso di ogni calura, la parte più bella e convincente – sarebbero sufficienti le immagini iniziali, sui titoli di testa, il silenzio e il letto sfatto zeppo di occhiali, pistole, cartine geografiche, emblematiche – che Guadagnino ricostruisce con le immagini allo spiegamento del romanzo, fatto di sguardi e di gesti, di passi che si susseguono, l’uno appresso all’altro, di sole e di ombre, del chiuso della camera e dell’insegna dell’hotel che si riflette nella finestra, dei commenti al veleno che gli appartenenti gay della comunità americana ospite scambia con Lee, delle particolarità dell’avventure vissute.

Tre capitoli e un epilogo (la sceneggiatura è firmata da Justin Kuritzkes, già collaboratore di Guadagnino per il penultimo “Challengers”), che hanno una parte centrale capace si sprofondare nel viaggio che la coppia compie nella giungla, in un profondo sudamerica, alla ricerca della radice yagé, allucinogena, che porterebbe alla conquista maggiore della telepatia chiunque l’assuma, per arrivare all’unione di anime e di corpi soprattutto, di mani che vagano sotto la pelle, dove tutto pare una coreografia, di luci che abbagliano e di serpenti che fuggono davanti all’uomo terrorizzati, dietro lo sguardo di una fattucchiera locale: procedimenti sconosciuti a chi scrive, libero pure della lettura del romanzo, ma che paiono prendere forma, in una sorta di movie B degli anni Cinquanta con una scenografia, questa sì, falsificata e falsa, con un qualcosa anche di ridicolo, di cenni psichedelici non facilmente controllabili, di momenti che sfuggono al regista mentre cerca di concretizzarli. Un vero punto morto della trasposizione. Se non imbarazzante. Con il ritorno a casa, in solitaria, si torna ai livelli alti quando la storia di Lee/Borroughs si conclude, sulla china della più completa autodistruzione, al termine della scrittura e dei romanzi, degli articoli giornalistici, della droga che ha corrotto ogni cosa, di un’esistenza che ha anche visto lo scrittore nelle vesti di rapinatore e spacciatore, barista e operaio, di padre e madre che per una vita intera hanno sovvenzionato il figlio fuori da ogni regola, dell’incidente alla moglie Joan a cui lui, in vena d’imitazione di Guglielmo Tell, dopo averle posato un bicchiere colmo di cognac sulla testa, sparò un colpo di pistola, gesto per il quale fu condannato a soli due anni per omicidio colposo, mai scontati, giudizio su cui pesarono quattrini familiari e avvocati con un bel paio di baffi, gesto che Guadagnino ha la “bellezza” narrativa e cinematografica di riprendere qui sotto altra veste, come uccisione dell’oggetto desiderato, come fine di una passione che porta nelle scene finali alla morte. Sottolineò all’epoca lo scrittore: “Guardando “Queer” a metà, sentivo un blocco, mi sentivo impossibilitato a leggerlo, figuriamoci a scriverlo… il passato era un fiume velenoso, mi sentivo ‘fortunato’ a esserne uscito, quella forza che mi bloccava era ciò che aveva generato il libro stesso, un evento che non viene mai citato, né nominato, ed evitato con cura: l’incidente che uccise Jean nel 1951.” Momenti di difficile interpretazione, semmai, magari da memorizzare soltanto, che magari ci spingono a entrare e a guardare ancora una volta, con occhio curioso o riflessivo, allo scrittore del secolo scorso.

Film scandaloso se ci si fermasse alla “pelle” sbandierata e non ci si accorgesse di quella tristezza di cui sopra. Affatto, quindi. Con la bravura di Drew Starkey, silenzi ammiccamenti desideri di fuga e di passioni, grande interpretazione di un Daniel Craig tutto da scoprire, lasciate in un angolo della memoria il macho di 007 o l’ironico detective di “Cena con delitto” e guardatevi l’attore pronto a prendersi maledettamente sul serio, a rimettersi completamente in gioco, questo uomo stazzonato e sfatto, intristito e arrapato, solo e fragile, alla ricerca di una droga e di una passione che dovrebbero aiutarlo a vivere.