ilTorinese

Alle Molinette la prima Lupus Clinic

E’ nata la Lupus Clinic della Città della Salute di Torino, presso la Reumatologia dell’ospedale Molinette (diretta dal dottor Enrico Fusaro, coadiuvato dal dottor Luca Lo Sardo). In collaborazione con il Gruppo LES Italiano ODV, che da sempre si occupa della tutela dei pazienti affetti dal Lupus Eritematoso Sistemico, si tratta della prima struttura di questo tipo in Piemonte e tra le prime in Italia. La Lupus Clinic nasce dall’esigenza di un approccio integrato e multidisciplinare che prevede la collaborazione tra medici specialisti, medici di medicina generale, personale infermieristico ed Associazioni dei pazienti. La principale finalità del progetto è una precoce presa in carico del paziente fin dalle prime fasi di sospetto diagnostico ed un successivo follow-up in tutte le fasi successive della malattia, anche grazie alla creazione di un team multidisciplinare all’interno dell’Azienda. L’approccio clinico – organizzativo è principalmente volto ad una gestione finalizzata ad evitare i flares (riacutizzazioni) di malattia, come evidenziato dalle raccomandazioni EULAR. A tale scopo si sta sviluppando un specifico PDTA.
Numerosi i benefici del progetto:
·  facilitare il percorso del paziente all’interno dell’Azienda sia per quanto riguarda gli accessi ambulatoriali che i ricoveri diurni o ordinari, garantendo un accesso coordinato ed appropriato alle prestazioni necessarie (visite specialistiche, esami diagnostici, terapie);
·  favorire la gestione del paziente nella sua complessità, con migliore gestione dei processi, razionalizzazione del percorso con, ove possibile, maggior ricorso all’assistenza ambulatoriale, razionalizzazione dell’uso del farmaco, diminuzione del danno d’organo, riduzione di aborto e parto prematuro, ridotto impatto della patologia a livello lavorativo e sociale;
·  creare un network con la Medicina generale che permetta di ottimizzare il percorso di diagnosi e la terapia, tramite collaborazione e la rete di specialisti referenti all’interno dell’Azienda;
·  favorire un più stretto rapporto tra paziente e la Reumatologia, anche con l’utilizzo della telemedicina;
·  garantire l’accesso a terapie innovative, anche tramite la possibilità di partecipare a trial clinici con possibilità di accesso a terapie sperimentali non ancora disponibili in commercio;
·  creare un punto di riferimento per facilitare l’afferenza dei pazienti piemontesi o provenienti da regioni limitrofe non dotate di tale servizio.

Il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) è una malattia infiammatoria cronica autoimmune di origine multifattoriale ed interessamento sistemico di natura autoimmune. All’eziopatogenesi concorrono, quindi, fattori genetici, ambientali ed ormonali. Tali elementi portano ad una alterazione della tolleranza immunologica che si manifesta come risposta immunitaria diretta contro strutture dell’organismo stesso del paziente.
Il LES presenta una prevalenza che può variare dai 10 ai 122 casi ogni 100.000 abitanti. Si osserva un maggiore numero di casi nelle etnie afro-caraibiche (120 casi/100.000 ab.), mentre il minimo valore è verificato nei pazienti caucasici (12 casi/100.000 abitanti). Un valore medio tra i due sopra descritti è registrato negli USA, con una prevalenza di circa 51 casi ogni 100.000 abitanti. La massima prevalenza si verifica nelle aree rurali rispetto a quelle maggiormente urbanizzate.
L’incidenza del Lupus è quasi triplicata negli ultimi 40 anni, anche a causa del miglioramento degli strumenti diagnostici. Le stime dell’incidenza in Europa e Nord America suggeriscono un intervallo di 2-8 nuovi casi ogni 100.000 abitanti per anno.
In base a tali dati si stima dunque che vi sia una prevalenza di 271 casi per la Città metropolitana e 523 nella regione Piemonte.
Relativamente all’incidenza, la Città Metropolitana di Torino si dovrebbe attestare tra i 45 ed i 181 casi/anno, mentre la regione Piemonte ne osserva tra gli 87 e i 348 casi/anno.
Il LES è una malattia che tipicamente colpisce giovani donne, con un picco di incidenza tra i 15 ed i 40 anni d’età ed un rapporto genere femminile – maschile di 9 a 1.
Il Lupus Eritematoso sistemico è una patologia complessa, le cui manifestazioni cliniche presentano elevata variabilità da individuo a individuo ed anche in momenti diversi della storia di uno stesso paziente.
I principali bersagli sono rappresentati dalla cute, dai reni, dalle articolazioni, dal sistema nervoso, dal cuore e dall’interessamento ematologico.
Inoltre vi è un aumento del rischio di infezioni legate sia alla malattia che alla terapia immunosoppressiva.
La diagnosi si basa sui dati clinici e sulle alterazioni di esami strumentali. Tra questi gli esami di laboratorio evidenziano alterazioni immunologiche tipiche del LES, utili sia alla diagnosi sia al follow up, che consistono principalmente nella produzione di autoanticorpi.
Tra le terapie in uso i corticosteroidi sono ancora una delle colonne portanti del trattamento del LES, soprattutto nella fase di induzione di pazienti con manifestazioni severe (interessamento renale e del Sistema Nervoso Centrale). Inoltre si possono annoverare farmaci antimalarici ad azione immunomodulante (Clorochina e Idrossiclorochina), immunosoppressori ed i più recenti farmaci biotecnologici. Durante tali terapie risulta fondamentale uno stretto monitoraggio del paziente al fine di valutare l’efficacia del trattamento, la prevenzione di effetti collaterali e lo sviluppo di infezioni.
È evidente come un approccio multidisciplinare sia indispensabile per la cura del paziente affetto da LES, per le motivazioni suesposte e per consentire al paziente (molto spesso alla paziente) una adeguata qualità della vita. In quest’ottica risulta fondamentale l’assistenza della paziente anche in gravidanza, in tutti i suoi aspetti.

Bob Sinclar, Mario Biondi, Ivana Spagna, al Foro Festival di Carmagnola

Tutto il programma dei concerti dal 2 – 11 settembre: sul palco  decine di altri artisti

Il Foro Festival si svolge in concomitanza con la 73^ FIERA NAZIONALE DEL PEPERONE: 10 giorni ricchi di eventi gastronomici, culturali e artistici che propongono intrattenimenti ed esperienze coinvolgenti per tutti i sensi e per tutte le fasce di età

Nato nel 2018 da un’idea dei ragazzi della Consulta Giovanile Carmagnolese come evento musicale collaterale alla frequentatissima Fiera Nazionale del Peperone, Il Foro Festival dal 2018 porta a Carmagnola (TO) molti dei protagonisti della scena musicale italiana.  L’evento prende vita in una grande arena all’interno del Foro Boario di Piazza Italia, da cui il nome del festival. Tra i grandi nomi sino ad ora ospitati dal festival, nel 2018 Ermal Meta, nel 2019 gli Eiffel 65 e i Pinguini Tattici Nucleari, pochi mesi prima della loro “esplosione” al Festival di Sanremo. Nel 2021 invece è stata la volta di Giusy Ferreri e Noemi.

E che succede nel 2022, in concomitanza con la 73^ edizione della Fiera Nazionale del Peperone, in programma dal 2 all’11 settembre 2022? Il programma è definito nel dettaglio, per un livello del festival è decisamente alto. L’organizzazione è a cura della Kontakt Agency di Francesco Andrisani, agenzia che organizza grandi eventi a livello internazionale, in collaborazione con Langhewood Records.

Ecco il programma:

Venerdì 2 settembre Il Foro Festival a Carmagnola (TO) inizia con l’evento “Vivere” by Stay Club”. E’ una cena in bianco  animata a cura dello Stay Club di Carmagnola, in collaborazione con la Consulta Giovanile Carmagnolese

Verranno aperte le porte alle ore 20:30 e dalle 21 inizierà la cena, che sarà condita da spettacoli circensi, ottima musica e tanto divertimento. Il Dress Code richiesto è totalmente in bianco ed elegante. Info & Prenotazioni: tel.  331 335 5931 ; info@staycarmagnola.it

Sabato 3 settembre Il Foro Festival continua con una scatenata Dagma Night. Protagonisti sono artisti piemontesi che sanno come far scatenare i più giovani e non solo loro. In console, sul palco, l’energia di Molinhero, ovvero la musica e lo show Roberto Molinaro, Greta Tedeschi, Visco, Juno O (vocalist)  e Danilo El Paris (MC) (ingresso libero).

Domenica 4 settembre Il Foro Festival propone invece un evento in grado di mettere d’accordo generazioni diverse di spettatori. La serata inizia con un doppio concerto, quello della Special Guest Cristina D’Avena, voce amatissima di mille sigle di cartoni animati e quello di Ivana Spagna, voce simbolo della dance italiana anni ’80 e non solo. Più tardi si balla con il format “Mania ’90”. Le voci sono quelle di Kim Lukas e Nathalie Aaarts from Soundlovers, interpreti di tanti successi di quel decennio e pure quella di Haiducii, celeberrima per la sua versione della hit “Dragostea din tei”. Il sound invece è quello di Emanuele Caponnetto e di Dj Jump. (posti in piedi 12 € + ddp, posti a sedere 15 € + ddp).

Lunedì 5 settembre a Il Foro Festival di Carmagnola (TO) la musica è quella di Ogni Istante, tribute band che interpreta il repertorio di Elisa, senz’altro una delle artiste italiane più amate di sempre.  Ingresso Libero. Inizio Concerto ore 21.

Martedì 6 settembre alle 21 a Il Foro Festival di Carmagnola (TO) invece ecco sul palco il Sunshine Gospel Choir, una formazione di ben 40 elementi diretta da Alex Negro. Con il loro repertorio sono in grado di emozionare chiunque. L’ingresso per il concerto è gratuito, con posti a sedere a disposizione fino ad esaurimento. Ingresso libero, dalle 21. Info Whatsapp 3277928137.

Mercoledì 7 settembre con ingresso libero dalla 21 ancora live music a Il Foro Festival di Carmagnola (TO): sul palco vanno gli Oronero, scatenata tribute band che interpreta le canzoni di Luciano Ligabue.

Giovedì 8 settembre a Il Foro Festival di Carmagnola (TO) arriva poi una superstar del mixer, ovvero il francese Bob Sinclar. E’ un top dj che da decenni sta a metà tra pop e house music. Celeberrimo anche in tv (è stato super ospite a Sanremo) e non solo nei e nei festival musicali di tutto il mondo, Bob Sinclar è semplicemente una rockstar della console e brani come “World Hold On” o “Love Generation” fanno emozionare e non solo ballare il mondo.

Con Sinclar, per una serata decisamente internazionale, i bergamaschi The Cube Guys, anche loro attivi in tutto il mondo a ritmo di house. Protagonista anche anche B Jones, una delle artiste simbolo della scena musicale di Ibiza e non solo.  Non mancano il francese Rawdolff, l’italiano Ayko, il belga Hoax, la slovena Dj Xenia, il monegasco TMP Dj, l’italiano Alex Pizzuti ed il violino dell’ucraina Helinxy Violinist. Ingresso 15€+3€ Diritti di Prevendita. Info & Prevendite Whatsapp 3277928137

Venerdì 9 settembre a Il Foro Festival di Carmagnola (TO) prende invece vita uno scatenato Urban Show – Latin Night. In console e sul palco, per una festa reggaeton e urban, Dj Chama e Ricky Jo e un vero corpo di ballo. Ingresso libero.

Sabato 10 settembre ecco poi la voce unica di Mario Biondi, per una data del suo “Romantic Tour”. In molti, ascoltando per la prima volta alla radio la sua “This is what you are”  nel 2006 immaginavano che a a interpretarla fosse un robusto cantante afro-americano di mezza età. Invece a cantare era Mario Biondi, catanese (città che da sempre ha un rapporto speciale con la musica italiana) che aveva allora trentacinque anni e la pelle bianca… da allora la sua carriera è in costante crescendo (posti in piedi 20 € + ddp; posti a sedere 30 € + ddp).

Domenica 11 settembre, per una conclusione del festival piena di divertimento, sul palco va la Royal Party Band, che propone un vero e proprio revival delle canzoni più amate della musica dance. Con loro anche la dj Jay C.  (ingresso libero).

I biglietti degli eventi a pagamento de Il Foro Festival sono acquistabili in vari punti prevendita del territorio, presso le casse del Festival nelle serate dei concerti a partire dalle ore 18:30 (se ancora disponibili), via Whatsapp al numero 3277928137 e online su ticketone.it, youticket.net e ciaotickets.com. Media Partner: Radio Vida  Network.

Il Foro Festival 2022 si svolge in concomitanza con la 73^ “Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola”, dal 2 all’11 settembre 2022: 10 giorni ricchi di eventi gastronomici, culturali e artistici che propongono intrattenimenti ed esperienze coinvolgenti per tutti i sensi e per tutte le fasce di età.

Rubano vasi di fiori e ombrelloni dal dehors del negozio

Il titolare di un negozio di alimentari in via Coda a Chiavazza è rimasto basito nello scoprire che dall’esterno della sua bottega erano stati rubati due vasi con tanto di piante e gli ombrelloni sistemati nel dehors. A quel punto il proprietario  ha avvisato i carabinieri nella speranza di scoprire i colpevoli del furto.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

“E così, io ti guardo buttare l’amore…”

MUSIC TALES, La rubrica musicale

E così, io ti guardo buttare l’amore

resto qui e finisco per farmi del male

passerà, serviranno altre mille persone

e va bene così”

Oggi Davide si è presentato a lezione con questo brano.

Lui, come me, è amante delle cose belle e della regia di Ferzan Özpetek, nello specifico de “le fate ignoranti”.

 

Una donna, affranta dalla prematura perdita del marito, scopre che questi aveva un amante, Michele. Questo nuovo trauma la porta a conoscere un mondo per lei ignoto, popolato di una umanità viva e lontana dal perbenismo. Niente è come sembra, quasi mai. Mai. Se posso azzardare.

Le fate ignoranti sono tutti quelli che vivono allo scoperto, che vivono i propri sentimenti, e non hanno paura di manifestarli. Sono le persone che parlano senza peli sulla lingua, che vivono le proprie contraddizioni e che ignorano le strategie.

Io sono una fata ignorante, mi ci rivedo in quel film, per il suo significato, per la concezione di vita che mi appartiene.

 

La canzone: “buttare l’amore” che nasce dalla penna di Gianni Bindi e Matteo Mancini e ci viene interpretata da una Mina che (non me ne vogliate) vocalmente non riesco più ad apprezzare come un tempo, parla dell’incapacità e impossibilità di continuare un rapporto, una relazione, con chi canta impegnata a guardare l’altra persona “buttare via l’amore” mentre non si riesce ad impedire che ciò avvenga. E la passione appare mancare proprio a causa dell’assenza di un elemento esterno mentre si osserva, inermi, il declino e il decorso del rapporto.

 

buon ascolto, vi piacerà …almeno spero

 

https://www.youtube.com/watch?v=1HIJdd69ha8&ab_channel=MinaMazziniOfficial

Chiara De Carlo 

Bisognerebbe numerare ogni centimetro del nostro cuore, come si fa con un inventario, perché quando arriverà il giorno, che prima o poi verrà, sia più facile rimettere insieme i pezzi rotti.”

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Sabato 17 settembre 2022

ore 21.30

10HP – reimmaginando Lucio Battisti

Prandi’s Corso Savona 17 – Moncalieri TO

***

Martedi 20 settembre 2022

ore 19.00

The Slaves – Repertorio internazionale

OGR – https://ogrtorino.it/

Corso Castelfidardo, 22 Torino

Spirito geniale. Scrittori, ispirazione e alcol

Penne e drink, capolavori e banconi dei bar, centinaia di righe scritte in compagnia di cocktail che hanno ispirato la creatività e donato leggerezza a molti scrittori, indiscussi talenti della letteratura

 

Alcuni ne hanno abusato, ne hanno fatto uno stile di vita non sempre benefico, altri sorseggiando meravigliosi cocktail e istaurando con l’alcol un rapporto affettivo più equilibrato, di equa e sobria distanza, hanno dato vita a opere letterarie altresì straordinarie.

Il bevitore per eccellenza fu Hernest Hemingway, “bevo da 15 anni e nessuna cosa mi ha dato più piacere” affermava. Genio della forma scritta, coraggioso nei reportage di guerra, Premio Nobel per la Letteratura con Il vecchio e il mare, non si vergognò mai della sua debolezza terrena, del suo amore per il vino anzi “un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti” diceva. Tra i sui cocktail preferiti il Mojito, foglie di menta, lime, zucchero bianco di canna, ghiaccio spezzato, rum e soda e il Daiquiri, da egli stesso reso celebre, fatto con una miscela di rum, limone, zucchero, ghiaccio tritato e maraschino. Tra le sue preferenze pare ci fosse anche il whisky, assolutamente senza ghiaccio. Oscar Wilde, eccezionale scrittore e drammaturgo irlandese, era un tradizionalista e amava moltissimo lo Champagne. In seguito, dopo il suo trasferimento a Parigi in seguito a vicende giudiziarie che biasimarono la sua moralità, si dedicò all’Assenzio che considerava poetico, incline all’amore e per cui “è necessario il silenzio, la meditazione, la dolce pazzia”.

L’autore del mistero e del terrore Edgar Allan Poe amava invece il Brandy. L’alcol è spesso protagonista delle sue opere come ne Il gatto nero dove colui che narra la storia è proprio un bevitore ostinato. A causa del suo vizio ebbe problemi già ai tempi dell’università, la sua vita fu difficile, ma il suo animo tormentato diede vita a opere incredibili, poetiche e passionali. “Ciò che non cura il brandy è incurabile” dichiarava, riferendosi molto probabilmente al dolore per la morte della moglie, un evento che lo fece sbandare ma che non gli impedì di scrivere magnifiche e indimenticabili capolavori del brivido.

La birra, signora alcolica morbida ma decisa, “scoperta più grande del fuoco” come affermava Wallace è stata magnificata da molti scrittori. Charles Bukowsky la mischiava con qualsiasi altra bevanda, Goethe affermava che sapere dove si “spilla” la birra aiuta a conoscere la geografia, Poe le dedicava poesie, Rimbaud scriveva che “giugno sa di vigne e birra” e Milan Kundera: “Non è la birra una santa libagione di sincerità? La pozione che dissipa ogni ipocrisia, ogni sciarada di belle maniere?”. Il nostro Gabriele D’annunzio, poeta esuberante e trasgressivo, fu testimonial dell’Amaro Montenegro e Amaretto di Saronno, ma il suo rapporto con il vino rimane ancora un mistero, “non bevo vino dall’infanzia” diceva, “Iersera bevvi una certa “malvasìa” a me donata dai Càlabri! E tu sai che io son quasi astemio”.

Forse, come scriveva Euripide, ”bevendo gli uomini migliorano” e sicuramente l’alcol avrà favorito momenti di pura creatività e attutito periodi bui di dolore esistenziale, ma bere non può essere una condotta abituale, una consuetudine giornaliera che diventa indispensabile, una terapia o una automedicazione. Un bicchiere con gli amici, un drink dopo il lavoro, una concessione saltuaria per rilassarsi un po’ e distendere le tensioni che la quotidianità ci procura, solo questo può essere, un piacere effimero. Bere responsabilmente invece può anche aiutare l’organismo infatti l’alcol può funzionare come antiossidante, grazie al polifenolo contenuto nella buccia dell’uva, e come antinfiammatorio, maggiormente attivo nel vino rosso.
Insomma, come dice un anonimo è molto probabile che l’alcol sia un propellente che fa andare lo spirito in orbita, ma rimanere ben ancorati e sobriamente a terra è molto più salutare.

 

Maria La Barbera

Treni, Torino-Bardonecchia: fino a metà settembre modifiche alla circolazione

Nei giorni feriali dal 16 agosto al 16 settembre

Interventi di manutenzione straordinaria, a cura di Rete Ferroviaria Italiana, sulla linea Torino – Bardonecchia, tra Meana e Salbertrand.

Per consentire le attività nelle gallerie Serra La Voute ed Exilles, alcuni treni regionali della linea Torino – Bardonecchia, dal 16 agosto al 16 settembre (nei soli giorni feriali), saranno cancellati e sostituiti con bus nella tratta Bussoleno – Bardonecchia.

Torino e i suoi musei. Il MAO

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Torino e i suoi musei

Con questa serie di articoli vorrei prendere in esame alcuni musei torinesi, approfondirne le caratteristiche e “viverne” i contenuti attraverso le testimonianze culturali di cui essi stessi sono portatori.

Quello che vorrei proporre sono delle passeggiate museali attraverso le sale dei “luoghi delle Muse”, dove l’arte e la storia si raccontano al pubblico attraverso un rapporto diretto con il visitatore, il quale può a sua volta stare al gioco e perdersi in un’atmosfera di conoscenza e di piacere.

1 Museo Egizio
2 Palazzo Reale-Galleria Sabauda
3 Palazzo Madama
4 Storia di Torino-Museo Antichità
5 Museo del Cinema (Mole Antonelliana)
6 GAM
7 Castello di Rivoli
8 MAO
9 Museo Lomboso- antropologia criminale
10 Museo della Juventus

8 Mao

“Oriente”: una parola così piccola che cela un significato così grande. Geograficamente il termine indica il “mondo” che si estende ad est, il Vicino, Medio ed Estremo Oriente, rispetto all’Europa, con le sue numerose culture e religioni assai lontane da noi, forse più da un punto di vista concettuale che del territorio. Oggigiorno, nel mondo della globalizzazione e del livellamento culturale, nulla pare irraggiungibile, aerei, treni ad alta velocità e colossali transatlantici inaffondabili ci portano ovunque e noi godiamo mentre, abbronzati, ci scattiamo “selfie” con sfondi esotici e che fanno tanto moda “blogger”: è evidente che non si esce dal tranello della società dei consumi.  Per me l’ “Oriente” è qualcosa che conosco appena, un’infinità di mistici saperi che ancora non ho avuto modo di approfondire e studiare.
L’ “Oriente” è un enigma che l’ “Occidente” non potrà mai risolvere. La parola deriva dal latino “orior”, “nascere”, riferito al Sole che sorge; in geografia diventa sinonimo di “levante”, termine che per assonanza di significato si collega a “Nippon”, uno dei nomi del Giappone, “Ji Pen Kwo”, letteralmente traducibile con “Paese dove sorge il Sole”.

Una delle tante definizioni recita: “L’opposto dell’oriente è l’occidente, associato viceversa al concetto di tramonto e decadenza”. E con questa serafica affermazione potrei anche terminare qui le mie riflessioni di oggi, ma volutamente continuo perché voglio portarvi nel luogo in cui Torino conserva il suo “Sol Levante”.  Nel cuore del Quadrilatero romano, mimetizzato tra ristorantini, “torterie” e locali chiassosi, sorge il MAO-Museo d’Arte Orientale. Il museo, uno dei più recenti tra quelli ospitati dalla città, ha sede a Palazzo Mazzonis, noto come “Palazzo Solaro della Chiusa”, abitazione dell’omonima famiglia. L’edificio venne restaurato nel 1870, divenendo proprietà del Cav. Paolo Mazzonis di Pralafera, importante industriale tessile. Successivamente esso fu adibito a sede della Manifattura Mazzonis s.n.c. fino al 1968, anno in cui l’attività cessò. Nel 1980 fu ceduto al Comune di Torino, nel 2001 il palazzo fu oggetto di altri restauri e finalmente il 5 maggio 2008 si inaugurò l’apertura del MAO. L’esposizione del MAO è formata dalle collezioni già precedentemente conservate nel Museo Civico d’Arte Antica e dai reperti provenienti dalle raccolte della Regione Piemonte, della Compagnia San Paolo e della Fondazione Agnelli.

Lo scopo è quello di rendere note al pubblico opere emblematiche della produzione artistica orientale. Il compito di curare l’allestimento interno è stato affidato all’architetto Andrea Bruno, il quale ha previsto una tipologia di esposizione a rotazione di circa 1500 opere disposte in cinque sezioni corrispondenti ai diversi piani del Palazzo: il primo ed il secondo piano sono dedicati al Giappone, il terzo ospita la “Galleria Himalayana” mentre il quarto, che conclude il percorso, offre preziosi esempi d’arte islamica.
Vi sono poi anche altre collezioni, come quella del Gandhara che comprende la produzione artistica dell’Afghanistan e del Pakistan nord-occidentale; una zona è dedicata all’India, in cui sono visibili sculture, busti, bronzi, terrecotte e dipinti su cotone originari del Kashmir e del Pakistan Orientale; un’altra area è dedicata al Sud-est asiatico, nella quale sono esposte opere della Cambogia, Myanmar, Thailandia e Vietnam. Un’ultima sala espositiva si propone di presentare al pubblico interessanti elaborati dell’arte islamica provenienti dalla Turchia, dalla Persia e dall’Asia Centrale.

Eccoci allora pronti per la visita.
“Saltellando” tra un sanpietrino e l’altro, finalmente raggiungo l’ingresso del Museo. Appena varcata la soglia, pare subito evidente che stiamo entrando in un altro mondo: l’atrio fatto di vetrate e sabbia bianca propone un’elegante ricostruzione di un giardino “zen” giapponese con tanto di muschio e, proprio in linea retta con il mio sguardo, un saggio “Buddha” mi sorride, conscio della sua superiorità filosofico-intellettuale. Mi dimentico sempre di quanto sia grande il MAO, con i suoi quattro piani ricolmi di opere meravigliose, abilmente disposte e illuminate. Come molto spesso mi capita di dire, penso “la teoria la so”: i primi due piani sono dedicati al Giappone, dovrei trovare dapprima dipinti, paraventi e sculture lignee, poi armature e preziose stampe, al terzo piano, invece so che ci sono rari esemplari di “thang-ka” tibetani mentre all’ultimo dovrei trovare, tra gli altri ricercati oggetti, alcune copie del Corano.
Solo per non creare più dubbi del necessario, “thang-ka” in tibetano significa “messaggio registrato” o “arrotolato” e indica dei dipinti didascalici che danno degli aiuti per la vita, in quanto ogni dettaglio rappresentato cela un significato preciso e profondo. Questa è la teoria, in pratica inizio il percorso e subito mi perdo, un po’ a causa del mio inesistente senso dell’orientamento, un po’ perché appositamente mi voglio abbandonare in questo minuscolo viaggio sensoriale alla scoperta di ciò che “so di non sapere”.

Quando mi imbatto nel “Kongo Rikishi stante su base rocciosa” mi sembra quasi di incontrare un demone di Luca Signorelli: non sono riuscita a lasciare il mio occidentalismo fuori dalla porta. La scultura che mi trovo davanti è enorme, eseguita in legno di cipresso giapponese dipinto, alta 230,5 cm e risalente al periodo Kamakura, (seconda metà XIII secolo). L’opera è stata realizzata con la tecnica “yosegi-zukuri”, (pezzi assemblati) e rappresenta uno dei due “dvarapala”, ossia i guardiani del tempio e della dottrina buddhista, generalmente posti in coppia ai lati della porta dei monasteri. Il viso espressivo è segnato dalla particolare illuminazione della sala, gli occhi esorbitanti sono eccessivamente in fuori, la bocca è contratta ed esprime l’esplosività della sillaba “hum”, il terribile mantra delle divinità furiose. La penombra segna il petto nudo, ne esalta i muscoli e le vene in rilievo, la figura, imponente e possente, rispecchia i canoni della “Scuola Kei”, apprezzata dalla casta militare che a quell’epoca dominava il paese.

Mi sento come in un viaggio fantastico, le opere che vedo le percepisco come esseri alieni che mi dispiace non identificare e forse proprio per questo li scruto con l’attenzione di un pioniere.
Continuo a perdermi e intanto che tento di capire geograficamente dove mi trovo, incontro “Zhenmushou” e quasi mi spavento. Capisco di essere in Cina, sto guardando una creatura protettrice delle tombe, è una scultura in terracotta a impasto marrone-rosato, ingobbio bianco e pigmenti appartenente alla seconda metà VII secolo d.C, (dinastia Tang). Mi sento osservata di rimando, il mostro multicolore,-bianco, arancione, nero e rosso- è accucciato in una postura rigida e frontale, ha testa di animale, il muso largo e schiacciato, tiene le fauci spalancate, lunghe corna da antilope e piccole ali sul dorso. Mi accorgo della coda sinuosa che pare muoversi appena distolgo lo sguardo, ha artigli aguzzi nelle zampe e pancia piatta. Forse non è cattivo, ma preferisco allontanarmi.
Come inseguendo una bussola rotta mi trovo magicamente in India. I reperti sono assai numerosi, eleganti, agghindati e sinuosi come la “shalabhanjika” che mi conquista con la sua danza immobilizzata nella pietra. L’immagine, scolpita a rilievo nel marmo, raffigura la tipica movenza del corpo chiamata “tribhanga” che subito mi rimanda all’iconografia della danza del ventre, l’anca è incurvata, il busto si dispone di conseguenza e a me sembra di sentire dei campanelli sonanti in risposta a quei movimenti. La fanciulla ha il braccio alzato sopra la testa e con la mano sta afferrando un ramo rigoglioso, è la posa dello “shalabhanjika”, ossia “colei che spezza un ramo dell’albero”.

Un altro balzo temporale e geografico e sono in Tibet. Qui l’iconografia del Buddha la fa da padrona ed è proprio davanti ad uno di questi Buddha che decido di fermarmi. Mi avvicino alla teca e scruto la scultura –o forse è lui a guardare me- leggo la targa, c’è scritto: “akshobhya” che significa “l’Irremovibile”, “l’Imperturbabile”. La nomenclatura è più che azzeccata, il Buddha del Paradiso d’Oriente non si smuove davanti alla tentazione di Mara, “Morte” (dalla radice sanscrita “mri”), l’asura che cerca di distogliere il Buddha dal “Risveglio”. Gautama Buddha raggiunge così l’Illuminazione. La figura maestosa, il volto scolpito con un sorriso appena accennato, tipico del periodo Pala, siede in “vajrasana”, la mano sinistra è nel tipico atteggiamento meditativo, con l’altra sfiora il suolo, è, cioè, in “Bhumisparshamudra” ossia con il “gesto che chiama la Terra a testimone del diritto maturato in infinite vite precedenti”.
La sintesi non rientra nei requisiti necessari per raggiungere il Nirvana.

Trasportata dalla penombra arrivo al termine del percorso, sono circonda da preziosità islamiche e anche qui sento la vastità della definizione -tutta occidentale- di “arte islamica”, con cui si identifica la produzione artistica eseguita in quasi mille anni, dalla fondazione dell’Islam (ad opera del profeta Maometto, nel VII sec. d.C,) fino al XVII secolo, quando iniziano a definirsi i grandi imperi islamici. Soprattutto in un primo momento i motivi che caratterizzano tale produzione artistica sono disegni geometrici e vegetali, come quelli che decorano la cupola della roccia di Gerusalemme (VII sec. d.C.). L’artista musulmano deve seguire alcuni dettami estetici, definiti dal Profeta: “Dio è bello e ama la bellezza”; “Dio ha iscritto la bellezza in tutte le cose”; “Dio desidera che se fate qualche cosa, ciò sia fatto alla perfezione”; “Il Lavoro è una forma di adorazione”.  In questo contesto mi colpisce un manoscritto proveniente dalla Persia, il Commentario sulle “40 Tradizoni”, databile al periodo timuride. L’opera è attrib uita al Profeta, tradotta dal poeta Ahmad al-Jami e copiata dal calligrafo Muhammad al-Sabzevari. Il testo, scritto in grandi caratteri “muhaqqaq” è stilato in oro con vocalizzazioni in blu, i caratteri più piccoli e neri sono persiani (“rayhani”), i primi due fogli sono interamente miniati in oro e colori.
Immersa tra tali reperti, mi sembra difficile capire come sia stato possibile arrivare alle miserie violente che purtroppo continuano a non cessare là dove l’integralismo religioso ha vinto sulla cultura e sulla bellezza.

Il mio viaggio è finito, l’astronave su cui ero salita mi ha riportato a “riveder le stelle” occidentali, non mi resta che mescolarmi tra la folla chiassosa, conscia del fatto che quando si torna da un viaggio, non si è mai la stessa persona di prima.

Alessia Cagnotto

In viaggio da Torino al lago di Lugano per festeggiare i 45 anni di Antennatre

Doppia e ghiotta occasione per i torinesi che vogliano concedersi una gita fuori porta uscendo dai soliti itinerari e, perché no, anche dai confini piemontesi.

La nostra proposta turistica vi porterà a Brusimpiano, gradevolissima località sul Lago di Lugano, in provincia di Varese. Nel weekend dal 2 al 4 settembre potrete prendere i classici “due piccioni con una fava” visitando il ridente borgo lacustre con i suoi verdi dintorni e, al tempo stesso, immergendovi nella storia della televisione.

In quei giorni, infatti, si terrà l’evento “Ti ricordi quella sera?”, in occasione dei 45 anni di un’emittente leggendaria: Antennatre Lombardia, fondata nel novembre del 1977 da Renzo Villa, con la collaborazione di Enzo Tortora. Molti piemontesi ricordano benissimo i programmi rivoluzionari di quella televisione, il cui canale 52 si riceveva perfettamente nell’Alessandrino, Vercellese e Novarese. I torinesi potevano invece seguire quelle trasmissioni sulla storica tv “sabauda” Grp che, negli anni ‘80 ripeteva il segnale di Antennatre.

Oggi la signora Wally Giambelli, moglie del fondatore Renzo Villa, è impegnata nel tenere vivo il ricordo e la passione del marito, attraverso l’Associazione Amici di Renzo Villa. Con la  Società Operaia di Mutuo Soccorso di Brusimpiano la signora Villa (con il prezioso aiuto di Alessandro Di Milia, responsabile della nastroteca storica e Angelo Costanza, capo del marketing negli anni d’oro dell’emittente) promuove quindi la tre giorni che si aprirà venerdì 2 settembre alle 20.30 presso la sede della S.O.M.S. di Brusimpiano, dove verrà inaugurata Mostra Rassegna, un’esposizione di video, giornali, foto e documenti d’epoca di Telealtomilanese e Antenna 3. Mostra Rassegna rimarrà aperta anche nei due giorni successivi.

Il venerdì alle 21, in piazza del Lago, Enrico Beruschi, Massimo Emanuelli e Wally Giambelli introdurranno la proiezione del docufilm “Via per Busto 15. La TV commerciale è nata qui” di Marco Pugno.

Sabato pomeriggio, sempre in piazza del Lago, ci sarà la consegna dell’importante premio Gigi Vesigna, storico direttore di TV Sorrisi e Canzoni. Tra i premiati il cantante Drupi, la trasmissione I Top di Antenna 3, l’Associazione Amici di Renzo Villa, Aldo Vitali, Pino Callà e la compianta attrice Liliana Feldmann, che trascorse gli ultimi anni di vita proprio a Brusimpiano.

Chiusura domenica, quando in piazza del Lago si rivivranno i momenti dello storico programma televisivo della “Bustarella”, con  le interviste a Ettore Andenna e Diana Scapolan.

L’ingresso a tutti gli eventi è gratuito.

 

(Nella foto di copertina il fondatore di Antennatre, Renzo Villa) 

 

In Piemonte presentate 23 liste per le elezioni politiche

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In Piemonte sono 23 i partiti e formazioni politiche  che hanno presentato le liste dei candidati per la Camera e il Senato. Ora i controlli della documentazione per sapere  quali sono state accettate o meno.

Ecco le liste presentate in ordine di arrivo: M5s, Italexit, Unione Popolare, Italia Sovrana e Popolare, Gilet Arancioni, Forza Nuova, Popolo delle Partite Iva, Forza Italia, Lega, Noi di Centro, Impegno Civico, Terzo Polo, Lista Vita, Alleanza Verdi Sinistra, Fratelli d’Italia, +Europa, Noi Moderati, Partito animalista Ucdl, Partito Comunista, Pd, Referendum e Democrazia con Cappato, Destre Unite e Alternativa per l’Italia.

Uomo travolto da Tir ha perso una gamba

Un uomo  di 41 anni è stato investito sull’A26 all’altezza di Tronzano Vercellese. Ha perso una gamba, ora è intubato al Cto di Torino.

Per ragioni da chiarire l’uomo è sceso dalla sua auto ed è stato investito ieri in corsia di emergenza mentre stava percorrendo l’autostrada in direzione Genova con la moglie e i figli piccoli. Si è fermato al bordo della strada e un tir lo ha travolto.