GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Martedì. Al Jazz Club suona il quartetto Bassorilievo. Alla Cricca Mao reinterpreta le canzoni di Rino Gaetano.
Mercoledì. Al Jazz Club blues con Andrea Scagliarini e Fast Frank. Al Museo d’ Arte Orientale per il ciclo “Evolving Soundscapes”, arriva la cantante di Tuva (Siberia) Sainkho Namtchylak. Al cinema Massimo Fantastic Negrito presenta il film complementare al suo ultimo disco “Withe Jesus Black Problems”, dal vivo in versione acustica. Al Blah Blah suonano gli Hellgeist.
Giovedì. Al Cafè Neruda si esibisce il quartetto di Riccardo Zegna e Sandro Gibellini. Al Blah Blah sono di scena i The Wends. All’Hiroshima Mon Amour suonano i Codice Ego. All’Off Topic si esibisce Zibba.
Venerdì. Al Magazzino sul Po si esibisce Caruccio. Al Folk Club suona il chitarrista Hamish Stewart accompagnato dal trio del batterista Enzo Zirilli. Al Cap 10100 sono di scena gli in Incognito Legno. All’Off Topic si esibiscono Sem&Stènn mentre al Blah Blah suonano i Girls in Synthesis.
Sabato. Allo Ziggy si esibiscono i Critical Jojo con gli Axe Blade. Al Magazzino di Gilgamesh è di scena Willie Nile. Al Blah Blah suonano i Senzabenza preceduti dai Coconut Planters. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Jennifer Gentle con i Animaux Formidables. Al Bunker è di scena il duo Atrice. Nella sede del Gruppo Abele per la rassegna “Black History Month”, si esibisce la cantante Kady Fitini Coulibaly.
Domenica. Alle OGR suonano gli Elephant Brain e Amalfitano. Allo Ziggy punk con gli Infa Riot e gli Middle Finger.
Pier Luigi Fuggetta
Fumo e fiamme dai tombini del mercato
Ieri verso sera al mercato di Borgo Vittoria, in piazza della Vittoria a Torino, sono spuntate fiamme precedute da denso fumo nero da alcuni tombini mentre gli ambulanti stavano smontando i banchi. Sono stati impiegati estintori fino a quando non sono arrivati i vigili del fuoco. Probabilmente era penetrato del liquido infiammabile che ha preso fuoco.
Diario minimo urbano…Vedere e ascoltare per credere
Qualche volta mi capita. Qualcuno sorriderà di questo vecchio rincitrullito che gira antiche strade e quartieri di periferia per rivivere il suo passato. La sua adolescenza. La sua giovinezza. Ridete pure. Ma a me capita e non smetterò di farlo. Mi capita, soprattutto, nei momenti di malinconica nostalgia. E ne capitano, credetemi! Nostalgia di strade, di palazzi, di volti, di storie. Di un passato capace per un’oretta di ripulire, almeno in superficie, il presente. E allora vado nei luoghi della città che mi hanno visto bambino, nella rincorsa a spezzoni di vita mai rimossi, nella ricerca (quasi impossibile) di nomi sui citofoni che erano nomi di vecchi compagni di classe finiti oggi chissà dove, di cortili dove si correva e si giocava a pallone con quel che restava di scolorite maglie bianconere o di color granata, di quell’Oratorio che era casa sicura dominata dalla benevola figura dell’indimenticabile don Costantino da Bra, della scuola dei grandi Padri Rosminiani, per arrivare fino alla via Spano, con affaccio di fronte al vecchio “Fialadelfia”, quando già frequentavo l’Università. Giro, osservo, scruto i particolari (le facciate dei palazzi, le scale e gli interni se possibile, le finestre, i balconi un tempo miei) che fanno memoria e sorrido. O m’intritisco ancor di più . Ma tant’é. Così, pochi giorni fa, ci sono ricascato. Eh sì, mi è saltato lo sghiribizzo di ritornare alle Vallette. Via delle Magnolie. Lì son tutti nomi di fiori. Manco se … Volevo rivedere la vecchia scuola dove avevo insegnato da fine anni ’70 fino all’ ’89, e dove sono passato di ruolo come docente di Materie Letterarie. La “Carlo Levi”, allora, oggi scuola secondaria di primo grado “David Maria Turoldo”. Ebbene, biglietto da una corsa (100 minuti sono più che sufficienti) salgo in corso Tassoni sul “vecchio” tram numero 9. Mi siedo (con tanto di mascherina che sui mezzi pubblici è sempre prudente indossare) e dal finestrino osservo sfilare il paesaggio. Un bel guardare! La città perde sempre più i suoi contorni di quasi-centro per arrancare in scenari di “problematica”, raccogliticcia periferia. Palazzi e palazzoni senz’anima. Freddi Centri commerciali. Parco Dora. Corso Potenza, Grosseto, Toscana, Largo Toscana… sempre dritto, incroci trafficati, “rotonde” ancor di più… Ma dove stiamo andando? Mi pare tutto cambiato. Avrò sbagliato tram? O il 9 avrà sbagliato percorso? Difficile. Più probabile, ahimé, la prima ipotesi. E infatti… Un quarto d’ora dopo, ecco piazza Stampalia. Piazza Stampalia? Ecchè ci azzecca? Tutti scendono. Capolinea, signori! E adesso? Ohibò, ma saranno trent’anni e passa che il 9 non arriva più alle Vallette”, mi sogghigna il tranviere. Per andare alle Vallette, doveva scendere in Largo Toscana e prendere il 3, sentenzia. E’ vero!!! Mannaggia, adesso ricordo. Quella benedetta ( a seconda dei punti di vista) Linea 3, inaugurata, non senza accese polemiche e dibattiti con i residenti, nell’ ’87, su percorso protetto lungo tutto il rettilineo di corso Toscana e successivamente di viale dei Mughetti, scavalcato da tre ponti pedonali e capolinea nel piazzale Vallette. E adesso? Il tour della memoria salta. E sai che c’è? Per oggi niente Vallette, resto sul 9 e ritorno in corso Tassoni! Da capolinea a (quasi) capolinea. Una mezz’oretta di pace, che pian piano scopro essere di grande suggestione. A tram vuoto e ancora fermo in piazza Stampalia, via via lungo il “viaggio” di ritorno, quello spazio lungo su binari mi pare gradualmente trasformarsi in un vitale palcoscenico di umane realtà su cui fantasticare. Grama curiosità? No semplicemente desiderio di immaginare, immaginare – e un po’ condividere e “compatire” – storie di vita, di volti, gioie, sofferenze, nevrosi, delusioni. Aveva ragione il mio grande amico Pippo Leocata, pittore di meritata fama, quando sul tram che da Mirafiori, anni ’60, lo portava ad Architettura, schizzava rapido a matita, su fogli qualsiasi, volti, corpi, espressioni, posture dei suoi “compagni di viaggio”. Quelle facce, quei corpi, quelle figure sono diventati i personaggi delle mie tele! Mi racconta ancora oggi. Io osservo. Non schizzo, non disegno. Fantastico. Mi soffermo su una giovane, grande signora-mamma. Sale con il figlio appena uscito da scuola. In mano, lei, borsone della spesa, disumano zaino trolley del fanciullo, mascherina da mettere a naso e bocca del pargolo che tossisce a go-go e telefonino in quel che resta della mano destra. Amore mio siediti, che brutta tosse! Al telefonino che squilla Ciao, siamo sul 9, ci vediamo al capolinea, cia-cia-cia-ciao. Ancora: Grazie, Roby…sì sì è la sciarpa di Micky, l’ha persa, grazie, lasciamela domani a scuola! Al figlio:Amore mio, non ti addormentare! A Porta Nuova ti compro quel regalino: 10 Euro, non di più! Grande, piccola mamma. Ma come fa a far tutto? Viva le donne. Altra scena. Sale un’anziana signora, parlotta da sola. Cerca disperatamente un posto. Dei quattro o cinque ragazzotti che, cellulare perennemente in mano, ridacchiano sguaiati fra loro, nessuno si alza. Altre generazioni! Le cede il posto un “giovin” signore sulla cinquantina. La vecchina lo vorrebbe “santo subito”. Giù giù, in fondo alla carrozza, una bella ragazzina, telefona triste a bassa voce. Poi chiude e mi pare fatichi a trattenere un “conato” di tristezza. Provvidenziale, la carezza dell’amica a lei di fronte. Pochi posti più avanti, una giovane di colore, cellulare alla bocca, urla al tram una storia infinita. Bisognerebbe conoscerne la lingua! In Largo Toscana, sale una sagoma indefinita. Barba bianca e incolta, età indecifrabile (potrebbe essere tutto, dai 40 ai 90), un carrello della spesa, in mano una miriade di sacchetti, maglie, giubbotti, coperte. Qualche panino. Una birra. La sua casa. La sua vita, che addosso gli ha sgomitato da anni senza pietà. Borbotta. Chissà dove andrà? Un posto vale l’altro, purché “lassù qualcuno lo ami”. Sto per scendere. Quanto ancora ci sarebbe da osservare e fantasticare. Un biglietto per assistere a “didattici” spezzoni di vita! Da consigliare.
Gianni Milani
Rubava benzina forando i serbatoi delle auto
I Carabinieri della Stazione di Volpiano hanno identificato e denunciato il presunto ladro di benzina che nell’ultimo anno ha forato diversi serbatoi nella zona prelevando carburante. Si tratterebbe di un cinquantenne di Brandizzo, incastrato dalle telecamere di sorveglianza. A casa sua è stato trovato il materiale necessario ai furti.
I campioni olimpici Daniele Garozzo e Alice Volpi hanno consegnato i loro fioretti al sindaco Stefano Lo Russo e all’assessore allo Sport Domenico Carretta. Alla cerimonia erano presenti il presidente della Federazione Italiana Scherma Paolo Azzi e quello del Comitato di organizzatore del Grand Prix FIE di Torino Michele Torella. I due atleti a partire da oggi e fino a domenica saranno in gara al Pala Alpitour.
Marco Aceto
Dal 1° dicembre 2022 al 26 febbraio 2023
DAVID BOWIE
America • Sogni • Diritti
Archivio di Stato
Piazza Castello 209 – Piazzetta Mollino. Torino
giovedì e venerdì dalle 15 alle 19
sabato e domenica dalle 11 alle 20
per San Valentino
apertura straordinaria
1 biglietto per 2 innamorati
La promozione è valida per ogni tipo di coppia!Una bellissima occasione per conoscere il momento clou della carriera di David Bowie attraverso gli scatti del leggendario fotografo americano Steve Schapiro.
David Bowie a metà degli anni Settanta, dopo essere divenuto icona culturale in Inghilterra – suo paese di origine – riesce ad imporsi anche nel mercato più ampio e difficile da conquistare di sempre: gli Stati Uniti. L’album Diamond Dogs, e il relativo tour promozionale in Nord America, anticipano di qualche mese il suo trasferimento a Los Angeles. Nella città californiana Bowie, per sua stessa ammissione, vivrà uno dei periodi più bui della sua vita. Tra l’abuso di cocaina e l’ossessione per l’occultismo, Bowie rischiò di implodere. Ma nonostante la sua salute fisica e mentale fosse stata messa a dura prova, trovò il modo per uscire da quel tunnel che lo stava portando alla morte.Fu in quel periodo, infatti, che iniziarono le riprese di un film che lo avrebbe visto come protagonista, il primo della sua carriera. Grazie a “L’Uomo che Cadde sulla Terra” Bowie dovette imparare a gestire sé stesso in modo da essere professionale sul set. Musicalmente parlando invece, scrisse alcuni brani che avrebbero dovuto essere inclusi nella colonna sonora del film: si trattava perlopiù di musica strumentale che non venne utilizzata per lo scopo che per il quale fu prodotta. Quei landscape sonori divennero però poco tempo dopo il tema principale di due dischi fondamentali come Low e Heroes, dischi che segnano il ritorno di Bowie in Europa e la sua rinascita come artista precursore e innovatore. Ma prima di lasciare definitivamente Los Angeles, Bowie sotto le spoglie del suo nuovo personaggio, The Thin White Duke, registra il suo nono album in studio ovvero Station to Station.
In tutte le fasi dell’avventura americana di Bowie è presente, nei momenti salenti e cruciali, Steve Schapiro, che sarà fotografo di scena di “L’Uomo che Cadde Sulla Terra” e autore degli scatti che compaiono sulla copertina sia di Station to Station sia di Low. Schapiro, nato a Brooklyn nel 1934, è già considerato uno dei maggiori fotografi dell’epoca nonché uno dei più influenti nella storia della cultura popolare americana. Schapiro ha testimoniato con la sua macchina fotografica i momenti salienti della società americana della seconda metà del XX secolo: dall’avvento dei Kennedy passando per l’epopea pop di Andy Warhol e la Factory, dai movimenti per i diritti civili di Martin Luther King Jr. a personaggi dello sport come Mohammed Alì, fino al cinema d’autore per il quale ha lavorato come fotografo di scena in pellicole senza tempo come Il Padrino, Taxi Driver, Un Uomo da Marciapiede (Midnight Cowboy) e Apocalypse Now.
Bowie e Schapiro si incontrano per la prima volta 1974, in un pomeriggio anonimo in uno studio fotografico di L.A. Una delle ragioni di questo servizio era provare diverse idee e personaggi che Bowie avrebbe potuto sviluppare nelle sue performance live o nella sua musica. Il cantante per questo scopo portò con sé dei costumi da provare, la responsabilità di Schapiro fu quella di portare l’immaginazione di David alla luce del sole, tradurla in realtà. Nulla di quel primo servizio era stato preparato in anticipo… Tutte le idee messe in scena sul set nacquero spontaneamente dalla mente eclettica del cantante stimolata da quella del fotografo. Durante quel pomeriggio tra i due nasce una immediata sintonia nutrita dalle reciproche passioni e lavori – che finirono per influenzarsi l’uno con l’altro – e una collaborazione che durerà fino alla fine degli anni ’80.
Grazie ad uno straordinario mosaico di immagini, Schapiro racconta la società americana della seconda metà del secolo scorso, in maniera più chiara, diretta e allo stesso tempo poetica, di tanti romanzi, saggi, canzoni o opere d’arte siano state prodotti per decifrare uno dei periodi più complessi della storia recente. Questa storia, che si interseca con la storia biografica di David Bowie, uno dei grandi protagonisti e mente creative del ‘900, è ripercorsa nella mostra “David Bowie | Steve Schapiro: America. Sogni. Diritti”.
Attraverso la capacità di Schapiro di cogliere l’umanità dei suoi soggetti, il visitatore potrà riscoprire quindi non solo l’aspetto più personale di uno dei grandi miti della cultura popolare del XX secolo ma anche addentrarsi e respirare il clima culturale in cui Bowie creava la sua opera. Entrambi gli artisti, infatti, condividevano una particolare sensibilità per quelli che erano i temi sociali dall’epoca, a cominciare dalle lotte per diritti civili degli afroamericani, delle donne e delle persone queer. Schapiro che queste lotte -importanti allora come oggi – non solo le aveva documentate con la sua macchina fotografica ma anche sostenute di persona, ne fece spesso argomento di conversazione con Bowie, che dal canto suo le aveva sempre sposate, collaborando con molti musicisti di colore e denunciando apertamente MTV colpevole di non trasmettere abbastanza artisti di colore in un momento storico nel quale nelle strade di molte periferie americane stava nascendo l’Hip Hop.
A cura di ONO arte, la mostra è prodotta da Radar, Extramuseum e Le Nozze di Figaro, rappresenta un’anteprima nazionale e si compone di 70 scatti che partendo dal lavoro di Schapiro con David Bowie portano il visitatore a scoprire anche il suo lavoro di fotoreporter e fotografo di scena.
Durante gli anni Sessanta in America, definito “l’età d’oro del fotogiornalismo”, Schapiro ha prodotto saggi fotografici su temi diversi tra cui la dipendenza da stupefacenti, la Pasqua ad Harlem, l’Apollo Theater, Haight-Ashbury, i movimenti di protesta politica o la campagna presidenziale di Robert Kennedy. Attivista e documentarista, Schapiro ha raccontato con i suoi scatti, molte storie relative al movimento per i diritti civili degli afroamaericani, tra cui la marcia su Washington, le proteste per la registrazione degli elettori e la marcia da Selma a Montgomery. Chiamato dalla rivista Life a Memphis dopo l’assassinio di Martin Luther King Jr, Schapiro ha prodotto alcune delle immagini più famose di quel tragico evento.
Negli anni ’70 Schapiro spostò la sua attenzione sul cinema. Con le principali compagnie cinematografiche come suoi clienti, Schapiro ha lavorato sul set di film come “Il Padrino”, “Come eravamo”, “Taxi Driver”, “Midnight Cowboy”, “Rambo”, “Risky Business” e “Billy Madison”. Ha anche collaborato a progetti con musicisti, come Barbra Streisand, David Bowie e i Velvet Underground per copertine di dischi e opere d’arte correlate.Con il patrocinio di Regione Piemonte
Media partner Radio Veronica One
———————————–
Archivio di Stato
Piazza Castello 209/Piazzetta Mollino
Dal 1° dicembre al 26 febbraio
Giovedì e venerdì dalle 15 alle 19
Sabato e domenica dalle 11 alle 20
8 dicembre, 26 dicembre, 1 e 6 gennaio dalle 11 alle20
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
25 e 31 dicembre chiusoBiglietteria:
intero 12€ | ridotto 9€
Riduzioni: U18, O65, tesserati AICS, possessori abbonamento annuali o plurimensili GTT , abbonamenti Musei Piemonte e Valle D’Aosta, Abbonati Teatro Concordia
L’emergenza rifiuti che sembrava essere un problema solo di alcune zone della città più degradate, purtroppo si riscontra in quartieri che fino a qualche tempo non ne risentivano.
“Le segnalazioni corredate da fotografie – commenta Pino Iannò di Torino Libero Pensiero – mi sono arrivate dai residenti di Vanchiglietta, che devono fare i conti con cassonetti colmi, rifiuti al di fuori dei contenitori e cestini portarifiuti pieni. Non si tratta, come si potrebbe pensare, di mancanza di rispetto civico dei cittadini, ma evidentemente di un servizio poco efficiente dell’Azienda che si occupa della raccolta della spazzatura.”
Il consigliere ha presentato un’interpellanza ironica sul tema dal titolo “Di rifiuti in giro per Vanchiglietta ne abbiamo? Hai voglia”, dove il problema viene evidenziato soprattutto nell’area di via Oropa, via Porri, lungo Po Antonelli e corso Cadore.
La presenza di tutti questi rifiuti oltre al degrado, attira la presenza di insetti, topi e animali selvatici come i cinghiali, che sempre più spesso scendono in città alla ricerca di cibo.
La domanda che sorge spontanea è, l’Amministrazione comunale lo sa? Non è forse il caso di verificare come mai ci siano tutti questi disservizi sulla raccolta rifiuti?
|
|||||
|
“Sulle Olimpiadi di Milano/Cortina 2026 deve prevalere una sola regola: e cioè, la cultura del
risparmio. Ma com’è possibile continuare a disperdere una quota ingente di risorse pubbliche per
la costruzione di impianti che già esistono in altre località?
E, soprattutto, dove i praticanti di alcune di queste discipline sportive sono talmente pochi che non giustificano la pianificazione di
impianti costosi e, di conseguenza, poco o per nulla utilizzati dopo l’evento olimpico.
Ora, la posizione tenuta sino ad oggi dei vertici istituzionali torinese e piemontese risponde
semplicemente alla logica del buon senso. La disponibilità offerta dal Sindaco di Torino Lorusso e
dal Presidente della Regione Piemonte Cirio non può non essere accolta se prevale questa
politica ispirata al risparmio delle risorse pubbliche e ad utilizzo degli impianti rigoroso e
parsimonioso.
In ultimo, è doveroso che la definizione degli impianti per Milano/Cortina 2026 vada di pari passo
con la soluzione definitiva del post olimpico di Torino 2006. Con una regia politica che non può
che essere nazionale e locale. Solo così è possibile evitare nuove cattedrali del deserto da un lato
e risolvere definitivamente una decadente e triste eredità olimpica dall’altro”.
Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale Anci.