ilTorinese

Premio Speciale 40 TFF a Giampiero Leo

Il Museo Nazionale del Cinema e il Torino Film Festival con la Fondazione CRT consegnano a Giampiero Leo un riconoscimento per l’importante opera di sostegno che negli anni ha riservato al TFF, il Premio Speciale 40° TFF per benemerenza. 

“La benemerenza, recitano i dizionari, definisce un merito definito e riconosciuto. Giampiero Leo, prima come consigliere comunale e poi come assessore regionale e sempre come persona intellettualmente libera e sensibile, è stato il baluardo che ha consentito a iniziative culturali come il TFF di esistere e di crescere. La sua intelligenza e la sua tenacia sono da tutti riconosciute, e il TFF con questo premio vuole solo unirsi ai tanti che negli anni hanno detto: grazie, amico Giampiero”.

Il Premio Speciale a Giampiero Leo sarà consegnato  giovedì 1 dicembre, alle ore 21.30 al Cinema Romano (sala 2), prima della proiezione ufficiale del film Perfetta Illusione di Pappi Corsicato.

Emergenza casa e povertà: si rinnova l’accordo tra Città e Arcidiocesi

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Oggi, giovedì 1° dicembre, alle  ore 10.45 nella Sala delle Congregazioni di Palazzo Civico si terrà la conferenza stampa per presentare il rinnovo dell’Accordo di collaborazione fra la Città di Torino e l’Arcidiocesi.

All’incontro con i giornalisti interverranno la Vicensindaca, Michela Favaro, l’Assessore al Welfare, Jacopo Rosatelli e il Direttore dell’Ufficio Pastorale della Salute della Diocesi di Torino, don Paolo Fini.

L’Accordo, che ha validità triennale, è finalizzato allo sviluppo e alla qualificazione di programmi per affrontare la povertà e l’emergenza abitativa attraverso la messa a disposizione di 20 alloggi della Città all’Arcidiocesi.

Mondiali Qatar: Polonia-Argentina 0-2 Arabia S.-Messico 1-2

Prosegue la terza giornata dei gironi,
nel gruppo D, a sorpresa ma ininfluente come risultato,la Tunisia batte 1-0 la Francia, già qualificata. Ma non basta ai nordafricani per passare il turno perché una coriacea e ben organizzata Australia sconfigge 1-0 la Danimarca e si qualifica come seconda.Nel gruppo C
L’Argentina batte la Polonia per 2-0 qualificandosi così agli ottavi di finale. La Polonia passa come seconda nel girone grazie alla differenza reti, non più alla classifica fair play,il Messico non va oltre la vittoria solo per 2-1 contro l’Arabia Saudita.

Enzo Grassano

I premiati di “Piemonte sotto le stelle”, iniziativa promossa da Even29 Onlus

Il Premio “Piemonte sotto le stelle” si articola in tre sezioni: Premio Tradizioni 2022, Premio Visioni 2022 e Premio Cultura 2022.

Il Premio Tradizioni 2022 è stato assegnato quest’anno al poeta Sergio Donna, per il suo impegno nel sostenere e tenere vivi gli usi e costumi della lingua piemontese nel mondo.

Il Premio Visioni 2022 è andato ad Alessandro Sciretti, per la visione strategica nella gestione di un ente pubblico, che sostiene un modello moderno di servizi e contributi al diritto allo studio, rendendo il Piemonte una regione universitaria.

Il Premio Cultura 2022 è stato assegnato a Lara Martinetto, padrona di casa di grandi mostre a Torino e in Piemonte, capace di contribuire con la sua azienda al modello di città e regione aperta al turismo di qualità.

MARA MARTELLOTTA

Premio Stella della Mole a Malcom McDowell

 

Nell’edizione del quarantennale del Torino Film Festival, il Premio Stella della Mole va a Malcom McDowell, grande star del cinema internazionale.

“Per noi è un grande onore poter conferire il Premio Stella della Mole a Malcom McDowell – sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del CinemaLa prima premiata è stata Isabella Rossellini nel 2020 durante il TFF, in piena pandemia. Dopo di lei sono stati premiati grandi artisti come  Monica Bellucci, Xavier Dolan e Dario Argento. Ora è il turno di Malcom McDowell, un grande personaggio, vera icona del cinema internazionale, che con le sue interpretazioni ha segnato non solo la storia della settima arte ma anche e soprattutto l’immaginario collettivo di diverse generazioni”.

 

“Durante questo Torino Film Festival è stato per me un grande piacere trascorrere questo periodo qui in vostra compagnia – afferma Malcom McDowell dopo aver ricevuto il Premio Stella della Mole -, grazie per l’invito e grazie per lo straordinario Torino Film Festival. Torino ha anche questo meraviglioso Museo del Cinema, ne visitati molti nel mondo ma niente è paragonabile alla bellezza di questo museo. Grazie ancora, la vostra città è davvero meravigliosa, mi dispiace lasciare Torino. Pensavo di vedere una città molto simile a Manchester, pensavo che a Torino si fabbricassero le automobili della Fiat. In realtà è una città bellissima ed elegante, la più bella d’Italia”.

 

La motivazione.

Nella sua lunga carriera, Malcolm McDowell ha interpretato 270 film e in tutti ha lasciato un segno indelebile. Esordisce nel 1968 interpretando Mick Travis in If di Lindsay Anderson e già si fa portatore di una ribellione che caratterizzerà molte delle sue interpretazioni successive. Per il grande pubblico sarà sempre identificato con Alex DeLarge nel film di Stanley Kubrick Arancia meccanica, ma la sua fama di attore versatile è legata ai film più diversi, da Il bacio della pantera di Paul Schrader a Intrigo a Hollywood di Blake Edwards, da Mortacci di Sergio Citti, a I protagonisti di Robert Altman e Halloween di Rob Zombie. Tra i molti premi di cui è stato insignito il Nastro d’argento europeo nel 2005 per Evilenko di David Grieco.

I nativi d’America, i fantasmi del tunnel e le madri di sapori dittatoriali

Spagna, Giappone e Stati Uniti in concorso al 40° TFF

 

Staticità nipponica, immobilità cinematografica del Sol Levante: un prendere o lasciare, non c’è via di mezzo, per il pubblico di casa nostra. Un cinema chiuso, a tratti indecifrabile, fatto di sovrapposizioni, di un tempo che sfugge e si mostra confuso, di personaggi immateriali, di un mondo onirico che si rivela reale e viceversa; di riprese soprattutto che s’affidano totalmente alla camera fissa, estenuanti, lunghi corridoi notturni e no per portarci a due passi da una tragedia, insistiti, privi di uno sviluppo ma chiusi nel loro scorrere, l’attore posto non sai se più per vezzo o per abitudine di spalle a mostrare la nuca per manciate e manciate di secondi, o l’inquadratura di questo o quell’oggetto mentre l’unica presenza sono certi suoni o un pianto indecifrato o un intervento anonimo, frasi a brandelli, sesso giovanile meccanico e affatto risolto. “Nagisa” (in concorso) è diretto da Takeshi Kogahara, è la storia di un ragazzo, Fuminao, e di sua sorella Nagisa che da poco tempo hanno perduto la madre. La ragazza ha un incidente alle porte di Tokio, sull’autobus su cui viaggia per andare a trovare Fuminao, universitario nella capitale. Nagisa non lo abbandonerà del tutto, dopo pochi anni rivisitando più e più volte il tunnel che è stato il luogo della tragedia, il ragazzo sarà certo di rivederne il fantasma. Materia “surreale”, trattata attraverso cenni fine a se stessi, decine di episodi minimi, brevissimi, flashes aperti e presto chiusi, dove i contenuti non hanno assolutamente il tempo e la possibilità di irrobustirsi, di amalgamarsi, di legarsi l’uno all’altro: la materia, già impalpabile, si perde anche negli ultimi attimi, nelle immagini conclusive, quando un clima di normale allegria e affettività sembrerebbe spazzar via quanto di infelicemente sospeso abbiamo visto sinora.

Di area spagnola (coprodotto con l’Argentina da Alex de la Iglesia) “La pietad” del trentenne Eduardo Casanova, ormai osannato in patria, una delle promesse del cinema europeo, autore nel 2017 di “Pelle”, passato su Netflix, chiacchierato affresco di persone che, a causa delle loro deformità fisiche, sono costrette a nascondersi e a isolarsi dal resto del mondo. Anche con “La pietà” non si scherza. Libertad, nomen omen, detta Lili, donna non ancora cinquantenne (Angela Molina) e Mateo (Manuel Llunell) sono madre e figlio, vivono insieme in un vasto ed elegante appartamento dove il color rosa predomina e l’ordine regna. Il loro affetto è forte, sconfina nella passione, senza limiti la dipendenza dell’uno nell’altra, il mondo tagliato fuori, un padre e un marito che s’è rifatto una vita con un’altra donna. Lili pensa per il figlio, parla per lui, agisce al posto suo, riempie ogni sua necessità. Qualche più o meno piccola ribellione è cancellata sul nascere: il cancro, il tentativo di un’operazione, gli ultimi istanti di un padre che ha voluto porre fine alla propria esistenza, li uniranno più di prima. L’eleganza, la malattia, la morte, la dedizione reciproca, l’amore incondizionato di una madre per chi ha generato e cresciuto, spingono il regista a spiccare un volo che nessuno spettatore s’aspetterebbe mai: sta più o meno a due passi la Corea del Nord, con il proprio dittatore Kim Jong-un, padre di un popolo osannante e prono, pronto a versare fiumi di lacrime quando sarà il tempo della sua dipartita… perché non creare un bel dualismo, un serioso (quanto eccentrico!) paragone con questa madre-dittatora amabilmente in rosa? Ossessione, dipendenza, maternità, controllo, terrore e potere in un’orgia di melodramma, in scenografie raffinate, in un profumo d’Almodovar datato e scimmiottato che ti dà alla testa. Non è l’estrema rifinitura a disturbare, è quella morbosità insistita e bisturizzata e gelida a guastare in fondo l’embrione di una intera vicenda.

Ancora bandiera spagnola per il convincente “Mantìcore”, scritto e diretto da Carlos Vermut, a cui il festival sta dedicando una sezione speciale composta di quattro lungometraggi. Ha da poco superato i quaranta ma il suo nome non è tra i più frequentati dal nostro pubblico. Deve aver preso a prestito ben più di un’idea dalla sua vecchia professione di illustratore a “El mundo” o di ri-creatore della serie nipponica “Dragon Ball” se anche al suo protagonista Julian (un intenso Nacho Sànchez), ragazzo chiuso e senza legami affettivi, affida le immagini e le costruzioni al computer abituali della medesima professione. Quei video game di successo che porta avanti con l’editore partoriscono mostri, animali stranissimi, paesaggi e vicende inimmaginabili. All’inizio del film un incendio lo mette di fronte ad un bambino e al suo salvataggio, nel corso della storia con l’apparizione della giovane Diana (Zoe Stein, il viso bellissimo, una sorta di Demi Moore in “Ghost”) inizierà a vedere una finestra aperta sulla felicità. Ma i mostri non sono soltanto delle immagini, abitano dentro di noi, costantemente, quando pensi di averli cacciati, mostri che vivono nei nostri rapporti e nei nostri sentimenti, che puoi incontrare in ogni angolo: ma “Mantìcore” è anche la lotta per liberarci di essi, è la manifestazione delle nostre richieste d’amore, del bisogno che ne abbiamo, di amare e di essere amati, la lotta contro il buio e i silenzi che stiamo attraversando. Un film sincero, intimo, capace di rendere una felice scrittura dei personaggi, ben calibrato, che trova posto nel fuori concorso e che qualche distributore italiano dovrebbe con un minimo di coraggio proporre nei mesi prossimi.

In finale di carrellata, “War Pony” che nel maggio scorso, presentato a Cannes nella selezione ufficiale di “Un certain regard”, ha vinto la Caméra d’Or, il premio per la miglior opera prima, trasversale a tutta la selezione del 75° Festival. Potrebbe aver tutta l’aria di essere uno dei premiati anche al festival torinese. È un esordio promettente, che va dentro alle vicende e ai personaggi, ai luoghi degradati, che è un esempio di conduzione d’attori, che mette in campo appieno la naturalezza di adulti e ragazzini, che non nasconde i lati oscuri e duri di quanti portano avanti un’esistenza nella riserva indiana di Pine Ridge, nel South Dakota; è la prima volta dietro la macchina da presa dell’attrice e modella Riley Keough (è anche nipote di Elvis Presley) che lo ha codiretto con Gina Gammell (anche produttrice). Una storia ottimamente trattata, che a tratti ha l’ambizione di accostarsi alla materia con sguardo documentaristico, l’affresco di una quotidianità fatta di problemi e di modalità di risoluzione non sempre legittimi, di funerea sopravvivenza, di abitazioni squallide e di disoccupazione, dell’arrancare di ogni giorno, del consumo di droga e di alcol, dell’infanzia già troppo adulta, della separazione dal resto della nazione e del rintanamento imposto, come di una componente antica e religiosamente ricordata, con le preghiere e i riti e l’immagine dell’immenso bisonte che è un po’ il dio protettore dell’intera comunità. Basterebbe pensare a Matho, di dodici anni, qualche volta frequenta la scuola, più spesso scorribanda con altri ragazzini, cresce in fretta con un padre che è tossico e spacciatore: a cui ruba la droga, per essere cacciato di casa e trovare rifugio da una nonna che tiene tra le sue quattro pareti una centrale di spaccio. O al Bill ventitreenne (le due storie sono obbligate a incrociarsi), padre di due pargoli da due donne diverse, che cerca di tirar su un po’ di soldi con l’allevamento di cuccioli. S’accontenta di lavoretti al limite del legale e se il padrone bianco accampa scuse per non dargli il promesso, ecco che violenza ancora una volta si aggiunge a violenza. E la rabbia è destinata a continuare.

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini, scene tratte da “Nagisa” del giapponese Takeshi Kogahara, da “La Pietad” con Angela Molina, dallo spagnolo “Manìcore” e dallo statunitense “War Pony” diretto dalla coppia femminile Riley Keough/Gina Gammell.

Polizia municipale e Gtt insieme nei controlli sui mezzi pubblici

Questa mattina, il personale di GTT, supportato dagli agenti della Polizia Locale, ha effettuato il primo di una serie di interventi programmati volti a verificare la validità dei titoli di viaggio a bordo dei mezzi di trasporto pubblico urbano su alcune linee con maggiori criticità.

Il controllo odierno ha interessato la tratta della linea 11, lungo la quale sono state controllate 10 vetture, per un totale di 220 passeggeri, 23 dei quali sanzionati in quanto privi del biglietto.

Grazie anche alla presenza della Polizia Locale, il servizio si è svolto in totale sicurezza e non si sono riscontrate particolari criticità.

Sgarbi in visita alla Gam di Torino

Ieri sera, martedì 29 novembre il  Sottosegretario alla CulturaOn. Vittorio Sgarbi si è recato in visita privata alla GAM di Torino.

È stato accolto dal presidente della  Fondazione Torino Musei Massimo Broccio,dall’Assessora alla Cultura della Città di Torino Rosanna Purchia e dal Direttore del museo Riccardo Passoni.

Il Sottosegretario ha dedicato molto tempo e attenzione alla visita, apprezzando particolarmente la qualità del museo, della sua collezione e delle mostre temporanee.

La visita è stata anche l’occasione per affrontare il tema del restauro  della GAM che sarà oggetto nei prossimi mesi di approfondimento e confronto con il Socio Fondatore Città di Torino, la Regione Piemonte, la Fondazione Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT.

Ravetti (Pd) al sit-in dei sindacati dei pensionati

 “COSTRUIRE UNA SOCIETA’ IN CUI INVECCHIARE NON DEBBA ESSERE VISSUTO CON ANGOSCIA E’ POSSIBILE”

30 novembre 2022 – “Oggi ho preso parte al sit-in di protesta, organizzato da UIL Pensionati, Fnp CISL e Spi CGIL, contro la Giunta regionale di centrodestra che ha effettuato scelte che non aiutano gli anziani” afferma il Consigliere regionale del Partito Democratico Domenico Ravetti.

“Sul tema del sostegno alla popolazione anziana nella nostra Regione credo sia importante esprimere una posizione chiara – prosegue l’esponente dem – Innanzitutto, serve una seria programmazione per non mettere in competizione le case di riposo pubbliche con quelle private. Le storie recenti raccontano della resa del pubblico. Una provincia come quella di Alessandria, che ha una percentuale più alta di anziani rispetto alle altre, merita una quota più alta del trasferimento all’Asl Al dal Fondo sanitario regionale. Mi sembra semplicemente una questione di buon senso. Infine, sono convinto che se gli anziani avessero la possibilità di decidere del proprio destino sceglierebbero di restare nelle proprie case, accanto a affetti e ricordi, e non di finire nei cronicari ospedalieri o nelle case di riposo. Per questo motivo è importante prevedere politiche domiciliari innovative e un numero più alto di figure professionali sociosanitarie che seguano a casa i non autosufficienti”.

“Mi batterò in Consiglio regionale perché vengano realizzate politiche di sostegno ai nostri anziani.  Costruire una società nella quale invecchiare non debba essere vissuto con angoscia, ma come una tappa dell’esistenza da vivere con serenità, è possibile! So che in questa lotta non sarò solo!” conclude Ravetti.

 

A Bardonecchia Alberto Re racconta la sua storia di guida alpina

“Orizzonte Montagne – Una vita da guida alpina”. E’ il titolo del primo libro di Alberto Re, storica guida alpina di Bardonecchia, che sarà presentato nel corso di una serata evento, il prossimo 9 dicembre al Palazzo delle Feste di Bardonecchia, alle 20,45.

Il libro, ultimo titolo della prestigiosa collana “I Licheni”, edizioni Priuli & Verlucca, ripercorre la carriera di alpinista di Alberto Re, prima guida alpina a condurre un gruppo di scialpinisti oltre i 7000 metri del Trisul nel 1978 ed a scalare in cordata con due clienti il Gasherbrum II, uno dei 14 Ottomila della Terra.

 

Attraverso il racconto di episodi tra i più significativi della sua vita alpinistica, è diventato Guida Alpina nel 1974 ed è stato presidente delle Guide Alpine del Piemonte dal 1990 al 2009 e a capo del Collegio Nazionale delle Guide Alpine Italiane dal 1997 al 2003, Alberto Re racconta oltre mezzo secolo di avventure, prime ascensioni e viaggi esplorativi, che lo hanno portato un po’ ovunque nel mondo, dal Polo Nord al Sud America, dal Sahara alla Namibia, dalla Spagna alla Russia, dall’India all’Iran, in un percorso che ha scritto importanti pagine dell’alpinismo moderno. Un percorso sempre fatto con “entusiasmo”, la parola che forse ricorre di più nelle oltre 700 pagine del libro, con curiosità ed umanità.

 

Nel corso della serata al Palazzo delle Feste, Alberto Re sarà intervistato da Pietro Giglio, giornalista professionista, a sua volta guida alpina.

 

L’evento proseguirà poi con la proiezione del film documentario “Alberto Re – biografia di una guida alpina”, realizzato da Riccardo Topazio.