ilTorinese

Odifreddi replica a Quaglieni: “Anche Quasimodo era un geometra…”

Pubblichiamo la replica del matematico Piergiorgio Odifreddi all’articolo di Pier Franco Quaglieni  (link a fondo pagina) uscito tempo fa sul “Torinese”

 

Commento interessante, soprattutto per la sua prosopopea. A parte la faccenda del geometra e del liceale, che rivela l’ottusità che si acquisisce appunto frequentando il secondo tipo di scuola, che ad altro non insegna che a sentirsi superiori, senza nessun particolare motivo o merito, a chiunque non abbia fatto studi inutili, mi permetto di correggere gli errori fattuali del suo commento:

1) io non ho mai cercato di incontrare papa Francesco, perché non poteva interessarmi di meno. Non avrei saputo di cosa parlare con lui, non avendo letto nessun suo libro: meno che mai, i volumetti acchiappalettori scritti da ghost writers (non so come si dicesse in greco o in latino, ma noi moderni ormai parliamo altre lingue).

2) ho invece incontrato varie volte Benedetto XVI, e abbiamo scritto due libri insieme. Evidentemente lui non aveva la sua ottusità, e si preoccupava di cosa uno poteva dire, invece che di quale diploma avesse.

Naturalmente, al liceo si sono ben guardati dall’insegnarle che molti dei nostri premi nobel della letteratura NON avevano fatto la sua scuola: Grazia Deledda aveva la quarta elementare, Quasimodo era un geometra (già…), Montale un ragioniere, e dario fo aveva fatto il liceo artistico. Evidentemente, nemmeno il comitato di stoccolma aveva la sua ottusità.

mi vien da pensare che la sua ottusità forse ce l’abbia solo lei, e sia un tipico riflesso condizionato del frustrato che può esibire, come unico titolo di “merito”, il diploma del liceo. Magra consolazione…

Ps. io non faccio male a una mosca: sono persino vegetariano, pensi un po’, e non per motivi dietetici. Dunque, non azzannerei nessuno: neppure lei, che pure se lo meriterebbe. Ma una pernacchia gliela farei. Anzi, gliel’ho già fatta… e ora siamo pari. Stia allegro, e dica meno sciocchezze in futuro, almeno su di me.

Piergiorgio Odifreddi

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Il prof. Odifreddi che stimo e apprezzo come uomo di scienza , ma non come politico e commentatore, ama fare del sarcasmo su di me. Io sono tollerante, anzi, nel caso specifico, mi sento cristiano nel senso del perdono. Condivido con lui la considerazione e la stima per Benedetto XVI cui fu impedito di tenere una lezione alla “Sapienza” da tanti amici e colleghi di Odifreddi. Benedetto XVI scrisse anche libri con Marcello Pera. E qui mi fermo perché non amo scambiare pernacchie.

Pier Franco Quaglieni

 

Se Odifreddi imita Scalfari

Inchiesta ospedale di Settimo: pazienti sedati e senza farmaci?

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Emergono nuovi e inquietanti aspetti sullo scandalo “Sanitopoli” all’ASL To4: alcuni pazienti sarebbero stati sedati e lasciati senza farmaci per intere notti nel reparto lungodegenti dell’ospedale di Settimo Torinese. Durante le ispezioni della Guardia di Finanza, altri anziani sarebbero stati trovati in condizioni disumane, fradici e sporchi, nella struttura dove un’azienda privata — oggi al centro della bufera — gestiva i servizi infermieristici.

È un altro aspetto dell’inchiesta sulla sanità del Canavese e di parte del Torinese che punta sugli appalti e sui concorsi che sarebbero stati truccati dell’ASL To4. Secondo gli inquirenti, la società coinvolta sarebbe stata favorita per 16 milioni di euro. In cambio, alcuni dirigenti pubblici avrebbero ottenuto vantaggi personali, ricevendo in anticipo informazioni riservate su bandi e prezzi di gara e garantendo assunzioni a persone legate agli amministratori infedeli.

Misure antismog: da martedì 14 ottobre livello 0 (bianco)

Secondo i dati previsionali forniti oggi da Arpa Piemonte, da domani martedì 14 ottobre, e fino a mercoledì 15 ottobre 2025 compreso (prossimo giorno di controllo), entrerà in vigore il livello 0 (bianco) con le sole misure strutturali di limitazione del traffico previste del semaforo antismog.

Si ricorda che eventuali variazioni del semaforo antismog, con le relative misure di limitazione del traffico, vengono comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entrano in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure, delle esenzioni e dei percorsi stradali esclusi dai blocchi sono disponibili alla pagina www.comune.torino.it/emergenzaambientale .

TORINO CLICK

Amleto in parrucca, una tragedia piena di divertimento

Nell’anniversario dei 70 anni dello Stabile torinese

Era l’inizio di novembre 1955 quando Anna Maria Rimoaldi – che sarebbe divenuta anni dopo la preziosa collaboratrice di Maria Bellonci nella guida del Premio Strega e presidente lei stessa alla scomparsa della scrittrice – metteva in scena De Musset e Goldoni per il Piccolo Teatro della Città di Torino, sotto la direzione per un paio di stagioni di Nico Pepe. Due anni dopo cambio d’etichetta e nuova denominazione in Teatro Stabile di Torino, Gianfranco De Bosio a guidarlo per dieci anni. Tanto e tanti si sarebbero avvicendati, sino a questo nostro anno che meritatamente celebra un anniversario e tante direzioni e tanti capolavori che restano nella memoria di chi lo ha seguito. La compagine Bianchi/Fonsatti/Binasco spegne felicemente il copioso gruppo di candeline con una delle tappe cardine del teatro dei tempi e del mondo, quell’”Amleto” shakespeariano che “solo” nel maggio del ’19 il buon Binasco aveva inscenato alle Fonderie Limone, Mario Pirrello racchiuso in un paio di piccoli ruoli e oggi, in quel dramma variegato di felicissima commedia che Leonardo Lidi ha approntato per il palcoscenico del Carignano, capace d’esplodere in una padronanza e in una variegatura di intenti e di risultati per chi scrive queste note davvero da applauso incondizionato.

Giudizio che abbraccia strettamente da vicino quello per Lidi (ricordiamolo, regista residente del TST e per il trienno 2024-2027 affidatario della direzione della Scuola per Attori, di recente insignito del Premio Hystrio per la regia, “che approccia i classici con rispetto e un poco di sfacciataggine”, è scritto tra l’altro nella motivazione), passato sin qui tra Garcia Lorca e Molière, tra la “Medea” euripidea e la “Gatta” di Williams, attraverso la trilogia cecoviana che, per molti tratti, meno ci aveva convinto. Qui diverte e s’è divertito a mettere la sordina al dramma e – siccome, dice lui, l’unico teatro che conosce è “quello che non si accontenta di ripetere il passato come una reliquia”: per cui anche l’inizio del monologo più famoso al mondo verrà slungato e storpiato – ecco che si butta sulle note del divertimento, persino scendendo giù per i gradini del più becero avanspettacolo (con una serie sonora di piccoli peti, come avrebbe potuto fare un tempo l’ultimo dei guitti, per prendersi l’ennesima risata), pur non tralasciando una velatura di tristezza, a cominciare da un Amleto con la parrucca e l’atteggiamento da Pierrot triste, con la sua pancia posticcia e spropositata e una voce tra cantilena e dolore portato appresso, pur non tralasciando la fine di un regno e di una recita, dove la scena immacolata inventata da Nicolas Bovey (bianchi anche i costumi di Aurora Diamanti, unico in rosso il Claudio del sempre eccellente Nicola Pannelli), quella scalinata e quel sipario disceso, il trucco sul viso degli attori all’inizio lucente e biancastro, ogni cosa s’è disfatta. Amleto che dice “farò il pazzo” mentre qualcuno gli risponde “c’è del metodo in questa pazzia”. Come c’è del metodo, quantomai irriverente, all’insegna decisamente convincente (abbiamo scoperto l’altra sera quanto si possa andare oltre senza perdere l’assennatezza dei “pedibus plumbeis” di scolastica memoria!) del “to play” e del “jouer”, quando nella scena della recita sono coinvolti due ignari rappresentanti del pubblico, meritevoli ogni sera di entrare in locandina, istruiti a rappresentare il re e la regina assassini e infingardi, con l’intera sala che tifa per loro.

Tutto costruito e svolto in una trappola che si chiama teatro – Lidi incrocia per un attimo anche la Christie e quell’attimo diventa una trappola per topi -, un teatro che si fa società civile, “un teatro che sia luogo di coscienza collettiva” (s’è unito nelle proprie note Diego Pleuteri, adattatore e traduttore), asservito a “smascherare la corruzione del re”, utile per poggiare sui visi le tante maschere nude: per cui bisogna “trattare bene gli attori, perché sono l’essenza di un’epoca”, e Lidi e Amleto hanno il terrore che ce ne dimentichiamo e lo fanno ripetere più volte alla platea, in un crescendo collettivo. La bellezza salverà il mondo e il teatro è tanta bellezza. Lidi fa completamente suo questo “capolavoro inesauribile” e lo rende in una veste nuovissima, convinto com’è di quel “castigat ridendo mores” che è il perno della rilettura. Guardate a Rosencrantz (Alfonso De Vreese) e Guildenstern (un ottimo Christian La Rosa, anche nel maneggio di pupazzi irruenti e giudicanti e macabri e “io faccio voci” del fu Robin Williams quasi fosse un abilissimo ventriloquo), che già si ritagliarono il ruolo di protagonisti in Stoppard e qui rotolati giù, in miseria visiva, agghindati a due baldraccone da quattro soldi in un travestimento e mossette che avrebbe avuto l’applauso di Totò e Peppino. Si sarebbe tentati di pensare a una “festa” se il termine non suonasse privo di rispetto alle radici del grande Bardo, ma certo nei veloci 120’, dentro cui sono rimasti in pieno sudore sette soli attori a ricoprire dieci personaggi a confronto dei trenta e più che affollano il dramma, circola un’aria circense e uno splendente caos che rimandano al Fellini più leggero e pensoso: e ditemi, tanto per cominciare, se “quella” Guildenstern non somiglia alla Saraghina di “8 e mezzo”.

C’è gran libertà di rinnovata scrittura nella vicenda di un uomo (un ragazzo? non più) che si è fatto buffone, Lidi a gran piacimento sposta nello spazio e nel tempo (“il tempo ha smarrito il suo spazio”, e il caos continua) i momenti e le parole che abbiamo nelle orecchie, ogni frase d’importanza scivola come fosse un giocattolo rotto, ne fa un gioco che non è solo accattivante per catturare l’applauso – interverranno persino i Camaleonti di musicale ricordo – ma che è tutto in sottrazione, quasi sminuendo importanza e tragicità. Un gioco a cui s’adatta con vive lodi la prova di Pirrello, che scava, appollaiato su quel trampolino che s’affaccia in platea, nei gesti e nelle parole e nel modo stanco e ribelle allo stesso tempo di porgerle, con una fatica che ricade per la maggior parte sulle sue spalle e che lui porta con provatissima maestria. Una bella, corposa, scommessa vinta appieno. Compagni di viaggio ancora Rosario Lima come Polonio e Ilaria Falini come Gertrude, forse lasciata nella prima parte più in disordine; mi è soprattutto piaciuta Giuliana Vigogna, eccellente Ofelia, lontana dal romanticismo di un Rossetti preraffaellita ma estremamente vittima viva e palpitante, umanamente convincente, che tenta d’abbracciare gli ultimi istanti in quel nome dell’amato scritto nell’aria più e più volte. Anche per lei gli applausi senza se e senza ma di una platea che ha visto festeggiare come si deve un anniversario importante. Si replica al Carignano sino al 26 ottobre. Da vedere.

Elio Rabbione

Nelle immagini di Luigi Di Palma, alcuni momenti dello spettacolo diretto da Leonardo Lidi.

“Balla Chieri”. Spettacoli, flash mob e illustri ospiti

A Chieri, per quattro giorni, danza e cultura ravvivano il cuore della città collinare

Dal 16 al 19 ottobre

Chieri (Torino)

Bell’idea! Che già l’anno scorso ha riscosso parecchio successo. Di qui l’organizzazione di una seconda edizione di “Balla Chieri”, la manifestazione che porta la danza, da giovedì 16 a domenica 19 ottobre, nel cuore della città “come momento di cultura, aggregazione e benessere”.

Promossa dal “Comune di Chieri” ed organizzata dalle Associazioni Sportive Dilettantistiche “Fabricadanza”, “Artedanza”, “Livingston”, “Bottega del Groove” e “A Time for Dancing”, l’iniziativa si arricchisce, per di più, quest’anno di nuove proposte e appuntamenti, confermando lo “spirito inclusivo” che già aveva caratterizzato la prima edizione.

Il via, giovedì 16 ottobre (ore 18,30) all’“Auditorium Leo Chiosso”, con una conferenza del Maestro Francesco Borelli, figura di riferimento della danza italiana, solista al “Balletto di Milano” e partner di Luciana Savignano e Maria Grazia Galante (attualmente direttore della Rivista “Dance Hall News”), che parlerà del valore della danza “come parte integrante del tessuto sociale”. L’incontro sarà aperto alle domande di allievi e cittadini.

Venerdì 17 ottobreore 17, l’appuntamento è nei locali della “Biblioteca Civica”, con i “Centri Socio Sanitari”, con i quali continua una proficua collaborazione. Obiettivo: dimostrare come la danza possa essere non solo espressione di svago, ma anche “strumento di cura e miglioramento della qualità della vita”. A seguire “Flash Mob” al “Parco PA.T.CH, in via Tana a Chieri.

Sabato 18 ottobre: Una giornata interamente dedicata alla città. Mattina: “Flash Mob” in Piazza Cavour, con arrivo in Piazza Dante. Lo scorso anno vi parteciparono oltre 250 persone. Bel successo che si spera di poter bissare o (perché no?) migliorare quest’anno. Pomeriggio: danze popolari e contemporanee, con il “Gruppo Ovidio” e le danze rumene, le sonorità senegalesi, il “latinoamericano”, la “milonga” e la “street dance”. Le vie del centro, da Piazza Cavour a via Vittorio Emanuele, diventeranno un “grande palcoscenico diffuso” e torneranno anche le “vetrine danzanti”, con i “manichini viventi” animati dagli allievi delle “scuole di danza”.

Domenica 19 ottobre“Gran Ballo” finale con una grande novità, la “danza classica” in Piazza Umberto. Verrà allestita una sala “a cielo aperto” con pavimentazione e sbarre per accogliere oltre 200 danzatrici e danzatori, guidate da due primi ballerini del “Teatro alla Scala”Marco Agostino e Martina Arduino. Una lezione-spettacolo che porta l’eleganza della “danza accademica” nel cuore della città.

Commenta l’assessore chierese “alla Cultura e all’Istruzione”, Antonella Giordano“Per il secondo anno consecutivo ‘Balla Chieri’ trasformerà la città in una grande sala da ballo dove chiunque lo vorrà potrà sentirsi protagonista. Un evento pensato per diffondere la pratica del ballo come mezzo di relazione, offrendo l’opportunità di esplorare nuove forme di danza come strumento formativo ed educativo, elemento di socializzazione e di forza per l’intera comunità chierese. La danza, peraltro, ha un ruolo rilevante per Chieri, poiché sul nostro territorio sono attive numerose scuole di grande prestigio”. E alla Giordano, fa eco Federica Paganini, coordinatrice del Progetto: “Questa seconda edizione è la prova che la danza può davvero diventare un’esperienza collettiva per tutta la città. Invitiamo, quindi, cittadine e cittadini a partecipare e a vivere insieme la bellezza di questo evento unico”.

G.m.

Nelle foto: immagine di repertorio e Antonella Giordano, “assessore alla Cultura e all’Istruzione” della “Città di Chieri”

Il Giappone approda al Polo Artistico e Culturale delle Rosine

Il Giappone approda a Torino con “Japan Mania”, l’appuntamento che trasforma il Polo Culturale delle Rosine in un crocevia di arte, musica, tradizione e cultura pop nipponica. Sabato 18 ottobre, dalle 15 alle 18, gli spazi del Polo si animeranno con mostre, laboratori, talk, performance e attività dedicate a tutte le età. Si tratterà di un viaggio nel mondo del Sol Levante, tra manga, videogiochi, musica e artigianato Kawaii. Un pomeriggio all’insegna della creatività e del divertimento, arricchito dalla presenza di numerosi cosplayer, guidati da Matteo Lovecchio, che daranno vita ai personaggi più amati di anime e manga. Lorenzo Balocco presenterà “Sortisia”, un manga tutto italiano; Wada Shinobu, illustratrice e docente, svelerà dal vivo le tecniche di disegno manga; Barbara Sirtoli, illustratrice e docente, mostrerà l’iconografia giapponese attraverso disegni a china e ad acquerello; Sara ‘Marilù Lab’ mostrerà come si creano gli “amigurumi”, una tecnica giapponese che consiste nell’uncinetto a maglia per la realizzazione di piccoli pupazzi e oggetti tridimensionali. Una tecnica legata alla cultura del Kawaii; Sandro Solido racconterà il suo libro “Il favoloso mondo di Simon”, in un viaggio tra letteratura e cultura pop; Elena Romanello, esperta dell’opera di Riyoko Ileda, ci condurrà nella Corte di Versailles con Lady Oscar, tra segreti e aneddoti; Fabio Valerio, docente di Storia del Manga e caporedattore di Mondo Japan, ripercorrerà la storia della cultura pop giapponese dal periodo Tokugawa ai nostri giorni, spiegando come abbia influenzato l’Italia.
Il Museo Piemontese dell’Informatica propone una sala giochi vintage con console storiche come Commodore 64, Atari, Amiga e Spectrum; Videogames Generation conduce nel futuro con PS 5, Xbox 1 e i titoli più amati del momento. Si terrà anche un’esposizione di opere ispirate al Giappone di fine Ottocento dell’artista Cecilia Prete.

Gli appuntamenti speciali saranno alle ore 16 e alle 18. Alle 16 con l’esibizione di arti marziali a cura del maestro Matteo Brianti e degli atleti del Dojo Karate&Kobudo di Moncalieri; alle ore 18 si terrà un concerto live dal titolo “Le sigle che hai amato”. Verranno cantate le sigle dei cartoni animati e anime più amati, interpretate dalla cantante Lisa Spizzo.

Japan Mania è un’esperienza unica tra Torino e Giappone, tra passato e futuro. Il ricavato dell’evento, a offerta libera, andrà a sostenere il percorso di musicoterapia per bimbi audiolesi, una delle tre opere sociali gratuite del Polo delle Rosine, realizzate grazie ai proventi dei corsi, agli affitti degli spazi e alla generosità di chi vi partecipa.

Info: eventi@lerosine.it

Polo Artistico e Culturale delle Rosine – via Plana 8/c, Torino

Mara Martellotta

Tortino allo zafferano. Anche con gli avanzi di riso

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E’ una torta salata che potrete proporre come primo piatto, una preparazione semplice, cremosa, dal gusto delicato che deliziera’ il palato di tutti i commensali.

Ideale anche per utilizzare del riso avanzato da condire a piacere.

Ingredienti

300gr. di riso Carnaroli
1 uovo intero
1 bustina di zafferano
100gr. di pancetta affumicata a cubetti o prosciutto cotto
200gr. di ricotta morbida
50gr. di parmigiano grattugiato
Sale, pepe, burro, latte qb.

Cuocere al dente il riso in acqua salata, scolare e lasciar raffreddare. Dorare in padella la pancetta a cubetti, asciugare su carta assorbente. In una terrina mescolare il riso con l’uovo intero, lo zafferano, la ricotta, la pancetta, metà parmigiano, il sale ed il pepe. Aggiungere poco latte per rendere la preparazione più morbida.
Ungere una teglia da forno con burro fuso, cospargere con pangrattato, versare il riso, coprire con il parmigiano rimasto e fiocchetti di burro. Infornare a 200 gradi per 10 minuti e per altri 5 minuti con funzione grill. Servire caldo.

Paperita Patty

Politica e religione fra Piemonte ed Europa

Dal 15 ottobre al 19 novembre un ciclo di conferenze organizzate dalla Deputazione subalpina di storia patria per illustrare le interferenze tra le scelte dei potenti e i culti religiosi dall’età antica a quella contemporanea.

Politica che sfrutta propagandisticamente la religione e religione che condiziona le scelte politiche. È il tema su cui si sviluppa il ciclo di conferenze “Politica e religione fra Piemonte e Europa” organizzato dalla Deputazione subalpina di storia patria, che intende illustrare per la prima volta i cortocircuiti tra le due dimensioni, che nella pratica storiografica vengono per lo più studiati in modo separato.

In quattro appuntamenti aperti al pubblico, dal 15 ottobre al 19 novembre presso l’Archivio di Stato di Torino, si punta l’obiettivo sul Piemonte e sull’arco alpino occidentale che dall’età antica alla contemporaneità non si rivelano affatto una periferia bensì il cuore dell’Europa. Sono diversi, per natura ed estensione, i culti che entrano in interferenza con le scelte dei potenti: si va dall’olimpo classico e dalla divinizzazione dell’imperatore in età tardoromana, trattati dalla Prof.ssa Silvia Giorcellidell’Università degli Studi di Torino, alle pratiche di devozione favorite e indirizzate dai principati territoriali dell’età moderna, illustrate dal Prof. Paolo Cozzo (Storia del cristianesimo all’Università degli Studi di Torino); dalle ingerenze dei prìncipi sabaudi nella religiosità locale gestita da chiese e monasteri per disegnare spazi della vita sociale medievale, con relatrice Elena Corniolo (ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Storici di UniTO), ai profondi cambiamenti dei rapporti potere-religione dall’Italia unita in poi, nell’esposizione di Francesco Traniello, storico italiano, professore emerito nella facoltà di Scienze Politiche di Torino, socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino.

Inoltre, è in tema anche la lectio magistralis che tenuta il 25 novembre da Andrea Nicolotti, professore di Storia del cristianesimo e delle chiese presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, in occasione dell’annuale«Giornata della Deputazione subalpina di storia patria»: il relatore presenterà l’uso propagandistico della Sindone da parte dei Savoia.

La Deputazione subalpina di storia patria è un organo ufficiale dello Stato, i cui membri sono nominati dal Presidente della Repubblica. Tra le tante attività che promuove ci sono le conferenze rivolte a un pubblico generico di curiosi, interessati alle proprie regioni nella storia e agli aggiornamenti della ricerca ben divulgata e applicata a luoghi che conoscono. I temi trattati e sviluppati ogni anno e i relatori esperti sullo specifico argomento sono scelti dall’assemblea generale dei soci effettivi della Deputazione, per mettere in relazione ambiti in cui la ricerca storica ha fatto particolari progressi con le sensibilità più attuali e ancora piuttosto vive nel presente”. Giuseppe Sergi, vicepresidente della Deputazione

CICLO DI CONFERENZE DELLA DEPUTAZIONE SUBALPINA DI STORIA PATRIA 2025

“Politica e religione fra Piemonte ed Europa”

15 ottobre, 16-18, Silvia Giorcelli, Luoghi, forme e interpreti del culto imperiale nel Piemonte romano
22 ottobre, 16-18, Paolo Cozzo, La devozione come linguaggio religioso e politico nell’area subalpina di età moderna
29 ottobre, 16-18, Elena Corniolo, Pratiche religiose e forme del controllo nello spazio sabaudo del Quattrocento
19 novembre, 16-18, Francesco Traniello, Ri-definizioni e mutevoli ruoli del ‘religioso’ dal Risorgimento alla Repubblica
25 novembre, 15.30-18.00, Giornata della Deputazione Subalpina di storia patria. Saluti istituzionali: Sergio Roda, Attività e prospettive della Deputazione fra 2025 e 2026. Lectio magistralis di: Andrea Nicolotti, L’uso propagandistico della Sindone da parte dei duchi di Savoia. Assegnazione del Premio Giorgio Bouchard

Investimenti “green” nelle imprese italiane, bene il Piemonte

Calano gli investimenti green nelle imprese italiane, ad eccezione di alcune Regioni, tra cui il Piemonte, che registra un +1,2%. La tendenza è contenuta da un rapporto realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato su dati Union Camere ed Excelsior, che rivela una flessione dal 25,2% del 2023 al 21,4% del 2024, facendo registrare una flessione del 4,1%. Analisi che ha rilevato anche un Green Tax Spread, la tassazione ambientale su cittadini e imprenditori italiani, che pesa 11,1 miliardi di euro in più rispetto alla media dell’Unione Europea, pari a 188 euro pro capite di maggiori costi.

“Nonostante i segnali incoraggianti a livello piemontese, questa opportunità richiede un cambio di rotta nelle politiche pubbliche a sostegno della transizione ecologica – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – il riordino degli incentivi previsti con la prossima legge di bilancio nazionale, dovrà rappresentare un momento di svolta. Occorrerà recuperare le risorse rimaste inutilizzate e indirizzarle verso un modello capace di sostenere in particolare le piccole imprese che decidono di investire nella sostenibilità”.
A livello nazionale la flessione rilevata è dello 0,5%, data dal 25,2% del 2023 confrontata con il 24,7% del 2024, mentre a livello territoriale, la propensione delle imprese negli investimenti green vede una situazione in chiaroscuro: l’Emilia Romagna registra l’incremento più netto rispetto all’anno precedente delle imprese che investono nel green, con un balzo in avanti di 1,6 punti percentuali, seguita dal Piemonte con il +1,2%, Campania +1%, Valle d’Aosta +0,8%, Lazio e Umbria allo 0,7% e Abruzzo con un +0,3%. Di segno opposto dati che riguardano la Basilicata che, pur mantenendo la prima posizione assoluta, ha visto un calo marcato di 8,6 punti percentuali rispetto al 2023, seguita dalla Calabria con un -4,6%, la Sardegna con un -4,1%, il Trentino Alto Adge che segna -3,3%, Marche -2,9% e Puglia -2%. Si riduce anche l’incidenza degli investimenti green in Friuli Venezia Giulia, Liguria e Sicilia. A frenare gli investimenti green delle aziende sono gli elevati oneri finanziari imposti dalla stretta monetaria e la scarsa efficacia del Piano Transizione 5.0: al 15 settembre 2025 risultano inutilizzati ben 4,2 miliardi di euro, pari al 68,1% delle risorse disponibili.
Per ciò che riguarda il Green Tax Spread, il prelievo fiscale ambientale in Italia ha raggiunto i 54,2 miliardi di euro, pari al 2,5% del PIL, un valore superiore di 0,5 punti alla media europea, del 2%. Questo nonostante il nostro impatto pro capite sia inferiore dell’ 8,4% rispetto all’UE.

“Questo spread fiscale, che penalizza cittadini e imprese – sottolinea De Santis – è ingiustificato e contraddice il principio europeo ‘chi inquina, paga’. Per questo sollecitiamo una riforma della fiscalità ambientale che tenga conte dell’efficienza energetica reale, e del contributo delle imprese alla transizione ecologica. Non può esserci sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica. Le micro e piccole imprese italiane devono essere messe in condizione di competere, non penalizzate con un carico fiscale superiore a quello dei concorrenti europei”.
Questa situazione contraddice il principio che la stessa UE adotta, ovvero “chi inquina, paga”. L’Italia inquina di meno ma paga di più. Si tratta di una sorta di Green Tax Spread che penalizza aziende e famiglie italiane. Le voci principali riguardano le accise sui carburanti (25,7 miliardi), le imposte su energia elettrica e gas (12,6 miliardi) e il settore trasporto (11,2 miliardi). L’accise italiana sul gasolio è la più alta d’Europa (24,9% in più rispetto all’Eurozona), mentre quella sulla benzina è l’11,6% sopra la media dell’Eurozona.
“Anche in questo caso l’Italia figura tra i Paesi con il carico fiscale più elevato, alle spalle solo di Paesi Passi e Finlandia – spiega Confartigianato – per questo sarebbe necessaria una riforma della fiscalità ambientale che tenga conto dell’efficienza energetica reale e del contributo delle imprese alla transizione ecologica”.

Mara Martellotta