ilTorinese

È morto Emilio Fede. L’inizio fu a Torino, alla Gazzetta del Popolo

IL giornalismo televisivo italiano perde uno dei suoi volti più noti

 Si è spento all’età di 94 anni Emilio Fede, figura centrale della televisione e del giornalismo italiano. La sua lunga carriera, segnata da successi, polemiche e popolarità, ebbe però le radici a Torino, dove mosse i primi passi professionali.

Negli anni giovanili, infatti, Fede trovò posto nella redazione della Gazzetta del Popolo, quotidiano che per decenni rappresentò un pilastro dell’informazione piemontese. Qui affinò le tecniche del mestiere: dalle cronache locali agli inviati sul campo, fu in quelle pagine che sviluppò il gusto per la notizia diretta e l’attenzione al racconto immediato, tratti che lo avrebbero accompagnato per tutto il resto della sua attività.

Dalla carta stampata passò poi alla televisione pubblica, diventando inviato e conduttore al TG1. Negli anni Ottanta e Novanta arrivò la stagione privata: prima con la creazione di Studio Aperto, poi con la lunga direzione del TG4, che lo rese un volto familiare e discusso nelle case degli italiani per oltre vent’anni.

Il legame con Torino resta però un capitolo fondante della sua storia.

Grandi opere: Asti – Cuneo ultimata entro fine 2025

Proseguono nel rispetto dei tempi i lavori dell’autostrada Asti-Cuneo che, come previsto dal cronoprogramma, sarà interamente percorribile entro la fine dell’anno. La società Asti Cuneo ha confermato questa mattina, durante il vertice che si è svolto in videoconferenza al Grattacielo Piemonte per fare il punto sullo stato di avanzamento e le tempistiche dei lavori dopo il varo delle campate del viadotto, il proprio impegno a completare l’opera entro dicembre dimezzando i tempi di esecuzione previsti in contratto. Nelle prossime settimane saranno ultimate le lavorazioni sulla carreggiata in direzione Asti con la posa delle ultime due campate mancanti, collocate in tratti non interessati dal traffico veicolare, un passaggio fondamentale verso la conclusione dell’opera.
Una volta terminata questa fase, si procederà con le attività necessarie per il completamento dell’intero viadotto.
Al vertice, presieduto dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, hanno partecipato assessori gli assessori ai Trasporti, Marco Gabusi, alle Opere Strategiche, Enrico Bussalino, l’assessore Marco Gallo e i vertici della società Asti-Cuneo, con l’amministratore delegato Bernardo Macrì.
«La Asti-Cuneo è una di quelle opere che non ammettono distrazioni né pause — ha affermato il presidente della Regione, Alberto Cirio — e per questo la stiamo seguendo passo dopo passo, con un’attenzione che non è mai venuta meno, nemmeno nei momenti di maggiore complessità tecnica o burocratica. Ho voluto come presidente organizzare subito al rientro della pausa di Ferragosto questo incontro. E settimanalmente aggiorneremo le fasi finali che sono sempre le più delicate. Il confronto di oggi ci consente di confermare che siamo ormai nella fase conclusiva e che, entro la fine dell’anno, questa infrastruttura potrà finalmente essere percorsa nella sua interezza. È un impegno che abbiamo assunto con i cittadini e che porteremo a termine, consapevoli di quanto questo collegamento sia strategico per la competitività del nostro territorio, per le imprese e per le comunità locali».
«Tenere alta l’attenzione su questa opera — hanno aggiunto Gabusi, Bussalino e Gallo — è stato, e continuerà a essere, il nostro obiettivo. Ogni fase è stata monitorata con costanza, e continueremo a farlo fino al taglio del nastro. Il completamento dell’Asti-Cuneo non è solo un traguardo ingegneristico: è una risposta concreta a chi, da troppo tempo, attende un’infrastruttura che migliorerà la mobilità e la sicurezza dei collegamenti in questa parte del Piemonte».
Il cantiere sul lotto 2.6A (tratto Verduno–Cherasco, lungo circa 5 km), è attivo con circa 400 lavoratori impegnati. Il costo complessivo della tratta mancante Cherasco–Alba è di 348 milioni di euro, mentre l’importo totale dell’infrastruttura completa (circa 90 km) ammonta a 1,457 miliardi di euro. In particolare, il solo lotto 2.6A ha un costo di 155 milioni di euro, mentre i due lotti finali (2.6A e 2.6B) insieme totalizzano un investimento di 370 milioni di euro.

Le terre blu di Nico Orengo

Vengo da un paese di mare; un paese che si confonde e affonda in quel giardino”. Con queste parole lo scrittore Nico Orengo si presentava nel suo racconto Terre blu.

Quel giardino” dove si sentiva a casa erano i Giardini Botanici Hanbury che si distendono dal promontorio della  Mortola verso il mare di Ventimiglia, a pochi chilometri dal confine francese. Diciotto ettari sull’estrema punta del Ponente ligure al quale dedicò la sua opera letteraria, ambientando racconti e poesie. Un gioiello naturalistico prezioso, uno dei giardini di acclimatazione più belli e preziosi d’Europa e dell’intero bacino mediterraneo. Orengo raccontava che sono blu le terre della Liguria quando fioriscono i carciofi, quando il mare “rimbalza il suo colore sotto i pini, quando si alza il fumo degli sterpi sulle fasce, quando la campanula buca i rovi e quando la bungavillea e il glicine sui muri incontrano il tramonto”. In questo modo il blu si imprime indelebilmente nella memoria, trasformandosi nel colore del ricordo e della terra. Quella terra “aspra e dolce della Liguria di Ponente che da Imperia a Ponte San Luigi corre anguillesca sul mare e su, verso l’interno di paesi d’incanto, umidi e solari”. Con Terre blu Nico Orengo raccontava una geografia sospesa tra la realtà e l’immaginazione come può essere solo quella di “un viaggiatore che ritorna sui suoi passi per constatare che c’è un albero in più e una pietra in meno, che il pollaio è una villetta, o che quel tal orto si è fatto casa”. Alla terra di confine dove ambientò quasi tutti i suoi romanzi Nico Orengo rimase sempre legatissimo. La sua Liguria non era solo uno spazio naturale pieno di odori e colori, suggestioni straordinarie sospese tra il blu del mare e i colori forti dell’entroterra  ma anche un luogo della memoria, degli anni della giovinezza e dell’adolescenza. Un mondo intero dove si intrecciavano indimenticabili ricordi che rievocò nei suoi romanzi (Dogana d’amore, Il salto dell’acciugaLe rose d’EvitaLa guerra del basilicoRibesLa curva del latte) con la sua scrittura lieve e ironica. Nel suo penultimo romanzo, Hotel Angleterre, accompagnò i lettori in un viaggio della memoria rimescolando ricordi, rievocando la figura della nonna paterna, la contessa Valentina Tallevitch, che, nelle fredde sere invernali, mentre gettava bucce di mandarino nel fuoco acceso nel camino, narrava ai nipoti vecchie storie della nobiltà russa in Costa Azzurra e nella Riviera di Ponente, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Nell’ultimo, Islabonita, ambientato a metà degli anni Venti, usa l’espediente narrativo del bestiario e di una figura antropomorfica di anguilla voyeur, per raccontare un epoca che stava per lasciare una traccia dolorosa e indelebile sulla pelle della nazione. Spesso nei suoi libri riecheggia l’amarezza per il  tramonto della società contadina e il declino dei suoi umanissimi valori a scapito  del rapido imporsi del modello industriale e urbano che il boom economico avrebbe poi codificato nell’avvento della società dei consumi. E la natura e l’ambiente, entrambi da difendere e tutelare, rappresentano desideri che emergono in molti racconti come Gli spiccioli di Montale dove, in un tratto di mare al confine con la Francia, un uliveto che rischia di scomparire, provocando uno strappo violento nella memoria, quasi come se un ricordo venisse rubato. Ci restano in eredità i suoi versi, le filastrocche ( A-ulì-ulè ) , i racconti, le battaglie contro la speculazione edilizia e per la salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni culturali, il bellissimo ritratto delle langhe fissato nelle pagine del romanzo Di viole e liquirizia. Nico Orengo morì a Torino, nella mattinata di sabato 30 maggio 2009, all’ospedale delle Molinette dove era stato ricoverato dopo una crisi cardiaca. Aveva 65 anni. Al capoluogo piemontese ( vi era nato il 24 febbraio del 1944)  era legato per l’intensa collaborazione con Einaudi e la lunga direzione di Tuttolibri, il settimanale letterario de  La Stampa, quotidiano per cui scriveva. Non casualmente scelse come ultima e definitiva dimora il piccolo cimitero dei Ciotti tra La Mortola e Grimaldi, aggrappato alla roccia e affacciato sul mare blu cobalto. Come scrisse lui stesso nell’agosto  del 2000, lo scenario non poteva che essere quello di “ una Liguria favolosa di sapori, fico polveroso e gelsomino stordente, di buganvillea e cappero, di garofano, calendula e rose, mirto e rosmarino”Un buon modo di ricordarlo è quello di leggere le sue opere magari accompagnandone il piacere con un buon bicchiere di vino, preferibilmente rossese o vermentino, secondo le antiche ricette della cucina ligure.

Marco Travaglini

Da Roma più risorse alle università del Piemonte

 600 milioni di euro per il 2025. Incremento del 3,4% rispetto allo scorso anno

Aumentano le risorse per le università piemontesi. È di 602.386.749 euro lo stanziamento previsto per il 2025 dal Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), il principale strumento per l’assegnazione delle erogazioni pubbliche agli atenei per le spese di funzionamento e del personale. Il Ministro Anna Maria Bernini ha firmato il decreto che va a ripartire il Fondo alle università. Per quelle del Piemonte l’incremento è del 3,4% rispetto al 2024 e del 33,7% in più rispetto ai 450.735.872 euro stanziati nel 2019.

“Un Paese che crede nel futuro investe nell’Università e nella Ricerca, perché è questa la strada della crescita. E il Fondo di Finanziamento Ordinario destinato ai nostri atenei è l’asse portante di questo percorso. Quest’anno la dotazione del Fondo è aumentata di 336 milioni rispetto al 2024, fino a raggiungere un totale di 9,4 miliardi. Possiamo essere orgogliosi di un cammino che sa difendere le sue priorità: valorizzare i giovani, attirare talenti, accettare le sfide di un mondo in rapido cambiamento. Abbiamo l’ambizione di poter avere un ruolo da protagonisti: perché se facciamo crescere la nostra Università, cresce l’Italia”, commenta il Ministro Bernini.

In dettaglio, le risorse destinate all’università di Torino ammontano a 341.555.733 euro con il 2% in più rispetto al 2024, il finanziamento previsto per il Politecnico, sempre di Torino, è di 190.704.260 euro (+6% sull’anno precedente), mentre lo stanziamento per l’università del Piemonte Orientale è di 70.126.756 euro (+2,4).

L’incremento dei finanziamenti alle università piemontesi si inserisce in un quadro di generale crescita delle risorse destinate agli atenei italiani. Il Fondo di Finanziamento Ordinario ammonta quest’anno a 9,4 miliardi di euro con uno stanziamento di 336 milioni di euro in più rispetto al 2024.

Giaveno, patente ritirata e segnalazioni per droga

Nella notte tra sabato e domenica la Polizia locale di Giaveno, congiuntamente ai Carabinieri della locale stazione, ha effettuato una serie di controlli straordinari sul territorio.

Tale controllo straordinario è stato richiesto anche dalla Prefettura per meglio monitorare le strade in occasione dei grandi spostamenti per le ferie.

La Polizia locale ha richiesto anche il supporto di un’unità cinofila della Polizia locale della Città di Moncalieri, con il cane specializzato nella ricerca di sostanze stupefacenti.

La notte di controlli si è conclusa con il ritrovamento in alcune vetture di sostanze stupefacenti tipo hashish, marijuana e cocaina. Tutte le persone trovate in possesso delle droghe saranno segnalate alla Prefettura; una di queste era anche il conducente dell’auto fermata e quindi gli è stata subito ritirata la patente.

Inoltre, è stata elevata una decina di sanzioni amministrative per altre violazioni al codice della strada.  

“Ringrazio il Comandante della Polizia locale Gianni Franchino e il Comandante dei Carabinieri Giuseppe Francolino e tutti i loro agenti per il continuo monitoraggio del territorio. Purtroppo come si evince dal risultato, questi controlli sono necessari per evitare che alla guida ci siano persone potenzialmente pericolose”, dice il Sindaco, Stefano Olocco.

Primo giorno di insediamento di Tranchida alla Città della Salute: una visita lunga 9 km

Ieri alle 8 il dottor Livio Tranchida ha iniziato il suo primo giorno da Direttore generale della Città della Salute e della Scienza di Torino entrando dall’accesso principale del Pronto soccorso delle Molinette. Con lui erano presenti il nuovo Direttore sanitario, dottor Lorenzo Angelone, e il Direttore di presidio, dottor Antonio Scarmozzino. Durante la visita al Dea ha ricevuto informazioni sul progetto del futuro Pronto soccorso e ha incontrato operatori e pazienti.

Successivamente ha incontrato la professoressa Paola Cassoni, Direttrice della Scuola di Medicina dell’Università di Torino, e alcuni Direttori di Dipartimento. Ha visitato i reparti di Chirurgia vascolare e Medicina generale, per poi spostarsi all’ospedale Sant’Anna insieme al dottor Giampaolo Grippa, confermato Direttore amministrativo. Qui ha visitato la Terapia intensiva neonatale, la sala parto e il reparto di Ostetricia e Ginecologia 4.

Il percorso è proseguito all’ospedale Infantile Regina Margherita, dove la professoressa Franca Fagioli lo ha accompagnato nei reparti di Rianimazione, Pneumologia, Oncologia, Cell Factory e al Pronto soccorso. Infine, si è recato al Cto, visitando il Pronto soccorso, la Rianimazione, l’Ortopedia oncologica e il cantiere del nuovo reparto di Ortopedia al sedicesimo piano.

Al termine della mattinata ha pranzato alla mensa aziendale delle Molinette insieme ai Direttori sanitario e amministrativo. Nel pomeriggio si è dedicato ad alcune pratiche amministrative e a un incontro di lavoro con il dottor Grippa sul bilancio 2024.

“Ho provato emozione e senso di responsabilità nel visitare l’Azienda in questo mio primo giorno. Solo in mattinata ho percorso oltre 9 chilometri, un dato che restituisce l’idea delle dimensioni della Città della Salute con i suoi quattro ospedali. Ho incontrato un personale motivato e da subito inizierò a lavorare sui dossier più urgenti”, ha dichiarato il dottor Livio Tranchida.

Al via l’edizione 2025 di MITO SETTEMBREMUSICA con il concerto al Lingotto

Al via a Torino l’edizione 2025 di MITO SETTEMBREMUSICA con il concerto di mercoledì 3 settembre prossimo, all’Auditorium  Giovanni Agnelli del Lingotto, all’interno del percorso “Mitja e gli altri”. Verranno eseguiti il Valzer n. 2 dalla Suite per orchestra di varietà di Sergej Rachmaninov, il Concerto n. 2 in do minore per pianoforte e orchestra op. 18 di Sergej Rachmaninov e di Pëtr Il’ič Caikovskij la Sinfonia n. 6 in si minore op. 74 detta “Patetica”. A eseguirli l’Orchestra Filarmonica della Scala, fondata dai musicisti scaligeri con Claudio Abbado nel 1982.  Dirigerà  il maestro Myung- Whun Chung, al pianoforte il pianista giapponese Mao Fujita, nato a Tokyo.

La lunga e straordinaria attività musicale  di Myung-Whung Chung è segnata dalla nomina  a direttore emerito della Filarmonica della Scala di Milano dal 2023, è primo direttore ospite principale in assoluto della Staatskapelle di Dresda, direttore musicale onorario della Tokyo Philarmonic Orchestra e dell’Orchestre Philarmonique de Radio France di Parigi.
È stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Commandeur de la Légion d’Honneur del governo francese, commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia  e grande ufficiale al merito della Repubblica italiana del governo italiano. Gli sono, tra l’altro, state consegnate le chiavi della città di Venezia.
Mao Fujita nel 2017 ha vinto il primo premio al concorso Clara Haskil in Svizzera, ottenendo anche il Premio del Pubblico, il Prix Modern Times e il Prix Coup de Coeur, evento che lo ha portato all’attenzione della comunità musicale internazionale. Nel 2019 è  anche stato medaglia d’argento al Concorso Cajkovskij di Mosca.

La Suite per Orchestra Jazz n. 2 ( The Second Waltz) è una composizione di Sostakoviĉ risalente al 1938 e nacque per la neonata  Orchestra Jazz Nazionale Sovietica, coordinata da Wiktor Knuschewitzki. Fu eseguita per la prima volta il 28 novembre 1938  a Leningrado.  Causa le vicessitidini della seconda guerra mondiale, la partitura della suite andò perduta, ma una sua riduzione per pianoforte fu riscoperta nel 1999 da Manashir Yakubov.
Il concerto n. 2 in do minore per pianoforte e orchestra op. 18 risulta il più popolare  ed eseguito dei quattro concerti per pianoforte del compositore russo Rachmaminov, nonché uno dei concerti per pianoforte più famosi di tutti i tempi. Venne composto tra il 1900 e il 1901.
La Sinfonia n. 6 in si  minore op. 74 detta ‘Patetica’ di Cajkovskij rappresenta la sua ultima Sinfonia e venne eseguita per la prima volta nove giorni prima della sua scomparsa, il 16 ottobre del calendario Giuliano del 1893 a San Pietroburgo. Per le tematiche presenti all’interno della stessa, la bellezza dei temi, la maturità compositiva  e il pathos che domina la Sinfonia, può essere considerata uno dei brani più significativi del compositore russo.

Mara Martellotta

Ultimi giorni: “Adapted Sceneries” al MAO per non dimenticare la “Tienanmen coreana”

La tradizionale pittura di paesaggio coreana si confronta con la “modernità” e la memoria ancora viva dei fatti del “18 maggio ‘80”

Fino al 7 settembre

“Scenari adattati”. Ovvero il passaggio dalla delicata, sacrale bellezza artistica del paesaggio alla rivendicazione del farsi, la pittura, atto di ricerca e memoria legata alla storica tragicità di spietate, mai del tutto sopite, dittature. “Adapted Sceneries”: di qui il titolo dato alla mostra programmata fino a domenica 7 settembre prossimo, al secondo piano delle “Collezioni permanenti” e nell’area espositiva “t-space” al piano terra del “MAO” di Torino. Organizzata dal “Museo” di via San Domenico in collaborazione  con il coreano “Gwangju Museum of Art”, la rassegna é dedicata alla più storica “pittura di paesaggio coreana” (sansuhwa) affiancata ad opere di più stretta “attualità” (storica ed artistica), insieme ad altre ispirate al “Movimento di Democratizzazione del 18 maggio” ovvero alla rivolta popolare scoppiata il 18 maggio 1980 nel centro di Gwangju (la “Tienanmen coreana”) in Corea del Sud contro la dittatura di Chun Doo-hwan con scontri, davanti alla “Chonnam National University” che portarono a migliaia di vittime fra studenti, professori e comuni cittadini. Nel 1997 i presidenti Chun Doo-hwan e Roh Tae-woo vennero processati e condannati per il “massacro” di Gwangju, insieme ad altri 17 imputati e, in seguito, graziati. Nel 2002 venne creato un cimitero nazionale per le vittime e il 18 maggio fu dichiarato “Giornata Nazionale di Commemorazione”.

Mostra, dunque, su cui riflettere, non solo come suggestivo, poetico “spaccato” artistico di un’arte le cui origini risalgono al periodo cosiddetto “Goguryeo” (37 a. C. – 668 d. C.) e tipicamente caratterizzata nel corso dei secoli, fino ai primi del Novecento – con il declino del “buddismo” e la diffusione del “confucianesimo” – dai “colori brillanti” e dalle “linee fluide”, riattate in epoca moderna in minuti contrasti di bianco e nero, da cui emergono astratte visioni di figure umane e animali captate in un certosino gioco di realtà e pura fantasia, ma anche in pagine narrative che ancora vogliono essere documento storico di denuncia e vitale espressione e domanda di quotidiana libertà sociale per cui combattere e resistere fino alle estreme conseguenze.

L’evento espositivo rientra nell’ambito del progetto “Cultural City Gwangju 2025” e dell’accordo di collaborazione tra la “Città di Gwangju” e la “Città di Torino” sottoscritto nel 2024.“Adapted Sceneries” offre dunque un’opportunità significativa “per far conoscere – sottolineano i curatori Ik YunHyeokjin Lee e per il ‘Museo’ torinese Davide Quadrio (direttore) e Anna Musini – la tradizione artistica e la storia di Gwangju e della regione di Jeollanam-do al pubblico italiano attraverso la collaborazione con il ‘MAO’ di Torino, città che si distingue per la sua vivacità culturale e che, come Gwangju, soprannominata la ‘Città dell’Arte’, valorizza la cultura come elemento chiave della sua identità”.

L’itinerario espositivo offre dunque inizialmente  uno sguardo approfondito sulla “pittura Namjonghwa” (“Scuola di pittura del Sud”), un genere fondamentale nella storia dell’arte coreana, insieme però a “reinterpretazioni contemporanee” della pittura più tradizionale. Tra le opere esposte, quelle di Heo Ryeon (soprannominato “Peonia” per il frequente reiterarsi della profumatissima “pianta” nei suoi dipinti), Heo Baekryeon e Heo Hangmyeon sottolineano la “sensibilità estetica della pittura coreana classica”, mentre i lavori di Lee SunbokHeo DalyongHong Sungmin e Kim Hoseok (con quel minuto lavoro grafico di “The History of the Gwangju Democratic Uprising 2” dove il caos segnico di una sorta di “nuvola antropomorfa” racconta, a ben guardare, la durezza della rivolta e della sofferenza popolare) mostrano l’evoluzione del linguaggio pittorico, attraverso un riavvicinato dialogo fra tradizione e modernità. Uno spazio particolare viene dato proprio alle opere ispirate al “Movimento di Democratizzazione del 18 maggio”, movimento quasi del tutto sconosciuto in Europa. Attraverso queste opere e alcuni importanti materiali d’archivio forniti grazie al supporto di “5.18 Democracy Moviment Archives” e “The May 18 Foundation”, il pubblico potrà approfondire le testimonianza drammatiche di questo momento storico cruciale per la Corea, “non solo ammirandone la bellezza del panorama artistico, ma anche comprendendone il valore e il significato sia in relazione alla storia moderna, sia allo scenario culturale globale”.

Gianni Milani

“Adapted Sceneries”

“MAO-Museo d’Arte Orientale”, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 7 settembre

Orari: mart.- dom. 10/18; lunedì chiuso

Nelle foto: Parte allestimento (Ph.Studio Gonella); Heo Baekryeon “Painting of Bronze Vessels and Flowering Plants”, 1950 circa; Heo Hangmyeon “View of Baekyangsa Temple”, 1942; Kim Hoseok “The History of the Gwangju Demomocratic Uprising 2”, 2000

Aggressione a giovane calciatore del Volpiano: la condanna del Sindaco Panichelli

Durante una partita di calcio disputata a Collegno tra il Carmagnola e il Volpiano, un genitore della squadra avversaria ha aggredito con violenza il portiere tredicenne del Volpiano, provocandogli un trauma allo zigomo e al malleolo. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri, che hanno identificato l’aggressore.

Il Sindaco di Volpiano, Giovanni Panichelli, condanna con fermezza l’accaduto: “È un fatto molto grave soprattutto perché perpetrato da un adulto nei confronti di un ragazzo. Lo sport è rispetto delle regole e, soprattutto, dell’avversario, quindi atti di violenza non dovrebbero mai entrare sul campo di gioco. Per questo non posso che esprimere la mia solidarietà al giovane calciatore, alla sua famiglia e alla squadra del Volpiano.”

Il primo cittadino aggiunge: “Già spiace se episodi simili avvengono tra ragazzi, o sugli spalti tra genitori, ma che un adulto arrivi ad aggredire un minorenne è un fatto ancora più grave e poco edificante. Lo sport deve essere occasione di aggregazione e benessere, mai di divisione o di violenza.”

L’Amministrazione comunale esprime quindi la propria vicinanza al giovane atleta, ai suoi familiari e alla società sportiva, ribadendo con forza il valore educativo e sociale dello sport.