Il pellerossa e il day-glo
CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60
Citazione letteraria d’obbligo in apertura di articolo, oggi che parliamo dell’etichetta di Los Angeles “Chattahoochee Records”, attiva tra 1962 e 1966 e saltuariamente tra 1972 e 1979. La cromia piuttosto ricorrente sui 45 giri in questione vedeva l’accostamento viola chiaro e arancio, che nella mia mente rimanda subito ai colori “DayGlo” tanto cari a quei pionieri del movimento psichedelico che furono i “Merry Pranksters”, le cui vicissitudini e il cui viaggio “coast to coast” vennero narrati e storicizzati nel celebre libro del 1968 di Tom Wolfe “The Electric Kool-Aid Acid Test”, vero manifesto della “Psychedelia” a stelle e strisce. Colori che avevano la tipica pigmentazione rilucente e autoriflettente alla luce solare (“glowing in daylight”) dei primi psichedelici della “West Coast” tra San Francisco e Los Angeles, che pareva accendersi ulteriormente sulla pelle abbronzata di quei liberi vagabondi sognatori; quei colori saranno poi ben visibili per esempio nei successivi celeberrimi manifesti rock di Victor Moscoso e di innumerevoli locandine ed annunci di eventi della “Summer of Love” del 1967. Ecco che “Chattahoochee Records”, proprio negli anni 1963-1964 delle scorribande “Pranksters”, iniziava a proporre quella cromia suggestiva e iconica, accompagnata da un logo in cui campeggiava un pellerossa con copricapo e tamburi. Possiamo segnalare inoltre che, sebbene la discografia “Chattahoochee Records” non fosse incentrata sul garage e sul surf rock, tuttavia nelle “compilations” attuali si rileva un interessante ritorno di questa etichetta, così come nei cataloghi di settore e tra i cultori del genere. Qui di seguito si elencano esclusivamente i 45 giri di surf, garage e psychedelic rock del periodo 1963-1966:
– THE MURMAIDS “Wild And Wonderful / Bull Talk” (CH 641-1) [1964];
– THE CONTENDERS “The Dune Buggy / Go Ahead” (CH-644) [1964];
– THE CONTENDERS “Johnny B. Goode / Rise ‘n’ Shine” (CH 656) [1964];
– THEE MIDNITERS “Land Of A Thousand Dances (Part 1 – 2)” (CH-666) [1964];
– THE CONTENDERS “The Toughest Band Around / Drag Slot” (CH-671) [1965];
– DANNY WARNER & THE SESSIONS “Big Boss Man / Tramway” (CH 675) [1965];
– THEE MIDNITERS “Whittier Blvd. / Evil Love” (CH-684) [1965];
– THE BOSTWEEDS “Simple Man / Little Bad News” (CH-689) [1965];
– THEE MIDNITERS “Empty Heart / I Need Someone” (CH-693) [1965];
– THEE MIDNITERS “That’s All / It’s Not Unusual” (CH-694) [1965];
– THE PASTEL SIX “I Can’t Dance / Red River Valley” (CH 696) [1965];
– TY WAGNER & THE SCOTCHMEN / TY WAGNER & THE ONES “I’m A No-Count / Walking Down Lonely Street” (699) [1965];
– THE BOSTWEEDS “She Belongs To Me / Lisa” (CH-701) [1965];
– THEE MIDNITERS “Land Of A Thousand Dances / Ball O’Twine” (CH 666; RE-1) [1965];
– BOB LINKLETTER “The Out Crowd / The Final Season” (CH 702) [1966];
– MOSS & THE ROCKS “There She Goes / Please Come Back” (CH-703) [1966];
– THE ANGLO-AMERICANS “The Music Never Stops / Are You Ready For This?” (705) [1966];
– THEE MIDNITERS “I Found A Peanut / Are You Angry” (CH-706) [1966];
– DEE CEE CORD “Ya Know / Kind Words” (CH-707) [1966];
– DOW JONES AND THE AVERAGES “Bring It On Home / Chim Chim Cher-ee” (CH-709) [1966];
– THE CHYMES “Quite A Reputation / He’s Not There Anymore” (CH-715) [1966];
– THE END RESULT “A Bird In The Hand / Never Ask Again” (CH-717) [1966];
– THE SURVIVORS “Midnight Mines / Quoth The Raven” (CH-718) [1966].
Gian Marchisio
Dal comunismo al consumismo
A grandi linee tutti sappiamo cosa sia o, per meglio dire, sia stato il comunismo. Ispirato al “Manifesto del partito comunista” di Marx e Hengels, ha portato avanti tesi che hanno permesso la nascita ed il governo per 70 anni dell’Unione Sovietica, con annessi Paesi del Patto di Varsavia, di governare Stati come Jugoslavia, Laos, Vietnam, Cuba e Cina, per citarne solo alcuni, e che hanno giustificato interventi armati degli USA in Paesi come il Vietnam.
In Italia, dopo anni di monocolore democristiano e qualche Governo pentapartito, si giunse al famoso “compromesso storico” che avrebbe dovuto portare i comunisti al Governo; l’idea, nata all’indomani del Golpe Pinochet in Cile ad opera di Berlinguer, di fatto non si realizzò mai. Quegli anni, successivi all’ autunno caldo, in concomitanza con la stagione del terrorismo (Italicus, 1974 per dirne una) video da un lato l’affermarsi dell’ideologia comunista e dall’altro, ipso facto, molti cittadini prenderne le distanze.
A distanza di 50 anni circa, se vogliamo fare un bilancio, possiamo dire che tale dottrina sia stata completamente soppiantata da altre due altrettanto incisive: il qualunquismo ed il capitalismo, con la sua emanazione peggiore: il consumismo.
Mentre per il primo avevamo manifestazioni già ottant’anni fa, e la rivista “L’uomo qualunque” ne era portavoce, il secondo è nato con la complicità di tutti noi, vuoi per aderire alle smanie di progresso esterofile, vuoi per pigrizia, assecondando decisioni prese ad alti livelli.
Si assiste, quindi, alla nascita degli ipermercati a cavallo tra anni ’70 ed ’80 che permettono di comprare anche ciò che non ti serve(vedi il mio articolo https://iltorinese.it/2023/08/19/usa-e-getta-no-grazie/), convinti di risparmiare e non accorgendosi che, per una serie di implicazioni, veniamo a spendere molto di più.
I presunti sconti, le promozioni, i saldi, le fidelizzazioni consentono di ottenere merce scontata che, presumibilmente, va ad integrare, anziché sostituire, analoga merce che già possediamo: quanti di noi hanno fatto riparare un TV o un lettore di CD negli ultimi anni? Meglio prenderne uno in più, così è sempre nuovo ed in garanzia, tanto sull’altro qualcosa funziona ancora. Ovviamente, al momento di riparare l’oggetto, preferiamo gettarlo in discarica contribuendo, in misura minima, all’aumento della TARI, al problema dello smaltimento dei rifiuti speciali ma contenti di aver contribuito all’occupazione (quella cinese).
Io stesso, dovessi cercare un radioriparatore, così come un ciabattino, avrei difficoltà non vedendone uno in strada da anni.
La maggior parte di noi ha una TV in camera da letto, non potendo fare a meno della puntata 6000 della fiction preferita; se sei a letto è per dormire, magari leggere, soddisfare i doveri coniugali e, eventualmente, riprodurti; non puoi mantenere separate le due cose, ritornando a ritmi umani?
Quanti di noi hanno almeno un doppione negli elettrodomestici (due taglia barba, due tostapane di modello diverso, vestiti che hanno le piaghe da decubito a forza di stare chiusi nell’armadio perché usiamo sempre gli stessi 4 o 5) e magari otto tra eau de toilette e dopobarba che diventeranno modernariato perché non li usiamo mai? Certo, forse ci sono stati regalati, ma ciò sposta solo il problema: qualcuno effettua regali non pensando se sia utile a chi lo riceverà o aumenterà solo i profitti del venditore.
Non parliamo delle autovetture: lo spauracchio dell’”Euro qualcosa”, che ogni tot anni renderà le vetture di quel tipo non-ecologiche, fa si che molti, quasi tutti, cambino le auto dopo 5-6 anni, a meno della metà del chilometraggio percorribile, perché “così ho sempre un’auto ecologica”.
Naturalmente fa parte del pacchetto consumistico anche la non refusione del danno da grandine da parte di alcuni assicuratori, che obbliga i possessori di auto costose ad acquistare un box o, quantomeno, pagare l’affitto in un’autorimessa.
Se ci addentiamo nella sanità, poi, ne usciamo sconfitti: siamo tutti malati, molti di ignoranza. Su un tema importante qual è la salute, ci si aspetterebbe che un soggetto consulti almeno 3-4 medici per avere pareri diversi, a volte discordanti tra di loro, si documenti su testi di provata affidabilità scientifica per giungere alla determinazione che Big Pharma abbia un ruolo nelle modifiche continue ai valori massimi degli esami ematochimici o, al contrario, si adatti ai mutati parametri della sanità.
Quanti lo fanno?
Diventa, dunque, evidente che le dittature non si manifestino più con proclami dal balcone, attraverso l’organo di stampa giornale ufficiale del partito ma, semplicemente, ti convincano che stanno lavorando per te, per risolvere i problemi che non sapevi di avere, soprattutto che non hai ancora o non avresti mai.
Il lockdown? Consideriamola una prova generale.
Sergio Motta
Proseguirà il 26 ottobre, alle 17.30, presso i locali del Ricetto di piazza della Fontana, in frazione Muriaglio di Castellamonte, “Territori d’autore”, la rassegna organizzata dalla Società di Mutuo Soccorso Agricola e Operaia. Proprio il 26 ottobre Simona Vogliano presenterà il suo romanzo “Il canto del torrente”, pluripremiata pubblicazione che, negli ultimi mesi, sta regalando molte soddisfazioni all’autrice. Nella cornice selvaggia e affascinante della Valchiusella, Giorgio Invaro, scultore e chimico, lotta per difendere la sua terra da chi vuole sfruttarla senza scrupoli. Dopo anni trascorsi a Londra, è tornato tra le montagne per scolpire la pietra della sua valle e riscoprire se stesso. Il passato lo raggiunge quando Elisabeth, l’amore che ha lasciato dietro di sé, riappare con un progetto rivoluzionario: trasformare la vecchia cartiera in una scuola di mestieri artigiani. Tra battaglie legali, sabotaggi e segreti mai sopiti, l’esistenza della valle si scontra con l’avidità di Cosimo Valli, deciso ad impadronirsi della cava.
Un piccolo momento conviviale concluderà l’incontro. Chiuderà la rassegna “Territori d’autore” Oliviero Cima, con “Due soldi di benessere” (Baima Ronchetti & C. Edizioni), inserito nella biblioteca degli scrittori piemontesi.
Mara Martellotta
Commneta l’on. Daniela Ruffino (Azione): “Fa bene il ministro Giorgetti a tenere stretta la borsa della spesa e mettere in sicurezza la finanza pubblica. Fa male – e molto – se pensa di scaricare sui Comuni il peso di finanziare il fondo comune per il sostegno ai minori e ai disabili imponendo di fatto un incremento della tassa di soggiorno. L’idea presenta profili rilevanti di incostituzionalità. Lede, infatti, l’autonomia dei Comuni, già sotto pressione per i tagli dei trasferimenti. Scorpora il finanziamento del fondo dalla fiscalità generale mentre è ad essa che la Costituzione assegna l’onere di sostenere i soggetti più deboli (artt. 3 e 38). Con una nota a margine: che succede quell’anno che dovesse rallentare il flusso turistico e diminuiscono le entrate della tassa di soggiorno? Altra riflessione: città altamente turistiche dovrebbero finanziare la disabilità dei Comuni senza attrazione turistica? Trattandosi di entrate aleatorie e non prevedibili, ai Comuni verrebbe impedito di fare la benché minima programmazione. Non voglio credere che le politiche sociali di sostegno siano considerate uno sperpero da questo governo”.
SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO

Di Renato Verga
Non serve cercare un filo rosso tra i brani del secondo concerto della stagione sinfonica Rai: il vero
tema della serata era uno solo, Kirill Petrenko. È per lui che l’Auditorium Toscanini di via Rossini
si è riempito in ogni ordine di posti. È per lui che il pubblico torinese, da giorni in fermento, si è
lasciato trascinare in una nuova, magnetica lezione di direzione orchestrale. Otto volte sul podio
dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai in più di vent’anni, Petrenko ha con questa formazione
un’intesa speciale, costruita sulla fiducia reciproca e su un linguaggio condiviso che non ha bisogno
di parole.
Il pubblico sarebbe accorso anche se in programma ci fosse stato Fra Martino campanaro. Ma, per
fortuna, la serata offriva ben altro: un viaggio nel Novecento mitteleuropeo e un ritorno luminoso al
classicismo di Beethoven.
Janáček e Bartók, il folklore senza confini
La prima parte del concerto accosta due autori lontani solo in apparenza. Leoš Janáček e Béla
Bartók guardano entrambi alle radici popolari, ma senza indulgere nei colori pittoreschi o nel
nazionalismo accademico di Smetana e Dvořák. Per loro il folklore non è cartolina, ma linguaggio:
una grammatica nuova con cui ridisegnare la musica dopo la crisi della tonalità.
Nelle Danze lachiane, Janáček distilla il canto moravo fino a renderlo struttura viva. Petrenko lo
accompagna con una delicatezza sorprendente, come se accarezzasse le pieghe di una lingua
arcaica. Il tono pastorale della prima danza, il lirismo tenero della seconda, la rude energia della
terza — il “martellare del fabbro”, come lo chiamava il compositore — vengono disegnati con
precisione millimetrica, ma mai fredda. L’orchestra risponde con un suono terso e flessibile, i legni
chiacchierano come in una scena di villaggio, gli archi danzano con leggera ironia. Nella sesta
danza, la musica esplode in un tripudio di ritmo e luce: Petrenko la fa vibrare con gioia quasi fisica,
trasformando la sala in un paesaggio sonoro di colline e vento.
Poi, di colpo, il quadro bucolico svanisce. Con la suite da Il mandarino meraviglioso di Bartók, il
direttore ci trascina in un’altra dimensione: quella oscura e febbrile della città moderna. Il racconto
di Melchior Lengyel – sesso, denaro, morte – trova nella musica un corrispettivo visivo e viscerale.
Petrenko dirige con lucidità chirurgica: ogni dissonanza, ogni contrazione ritmica ha un senso
preciso. Il suono è barbarico ma non brutale, illuminato da una tensione interiore che ne svela la
logica. Il clarinetto seduce, gli ottoni esplodono, le percussioni feriscono. E poi, nel finale, la
trasfigurazione: le dissonanze si sciolgono in una luce impalpabile, quasi un perdono. Petrenko
riesce a rendere questo passaggio con una spiritualità rarefatta, sospesa tra dolore e redenzione.
Beethoven: la chiarezza come emozione
Dopo tanta energia tellurica, serve un intervallo per respirare. Ma il ritorno in sala è una rivelazione:
la Seconda Sinfonia di Beethoven, che sotto la bacchetta di Petrenko diventa un inno alla vitalità,
alla costruzione lucida, alla gioia come forma di resistenza.
Il direttore ridisegna la partitura come un prisma di luce. L’introduzione lenta è un respiro
trattenuto, l’Allegro con brio un turbine di idee. Tutto è controllato ma mai ingessato: le
modulazioni insolite, tanto criticate dai contemporanei, diventano per Petrenko un terreno di
scoperta. Il dialogo fra le sezioni è un esercizio di equilibrio miracoloso: legni che cantano come in
Mozart, timpani che punteggiano con eleganza, archi che respirano insieme, come un organismo
unico.
Lo Scherzo è un piccolo prodigio: ironico, leggero, ma sempre sotto tensione. Petrenko lo
costruisce con mani d’orafo, misurando ogni dinamica come un regista della parola musicale. E
quando arriva il Finale, la sinfonia diventa un’esplosione di energia controllata: un gioco ritmico in
cui la chiarezza si fa emozione, e la gioia non è mai superficiale.
Il gesto del direttore – asciutto, preciso, magnetico – traduce il pensiero in suono con una
naturalezza che dovrebbe essere studiata nei conservatori. Ogni movimento delle mani ha un senso,
ogni sguardo accende una risposta immediata nell’orchestra. Alla fine, il pubblico esplode in un
applauso al calor bianco, ma sono gli stessi musicisti, con il loro sorriso riconoscente, a dire la
verità più profonda: con Petrenko sul podio, suonare è un atto di felicità.
Nel pomeriggio di giovedì 16 ottobre si è svolta l’inaugurazione del nuovo flagship store Galup, in via Andrea Doria 7, a Torino. L’evento, accolto con entusiasmo e una significativa partecipazione, ha visto la presenza di rappresentanti delle istituzioni.
“Galup cresce ancora nel cuore di Torino con un ampliamento del locale che è un segno di forza e fiducia per portare ancora più in alto una delle più grandi eccellenze piemontesi. Una vetrina importante della nostra tradizione dolciaria per i torinesi e per i tanti turisti che scelgono Torino e il Piemonte” hanno dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’Assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano.
“Torino si arricchisce con una nuova eccellenza che è quella storica, radicata nel territorio piemontese dal lontano 1922, che coniuga tradizione, modernità e innovazione, in un contesto esteticamente accattivante, in una delle vie commercialmente iconiche della città “ ha affermato l’assessore al Commercio della Città di Torino Paolo Chiavarino.
“Questa inaugurazione rende noi e la Città di Pinerolo estremamente orgogliosi. Galup rappresenta l’eccellenza e la tradizione del Pinerolese e l’apertura di questo nuovo negozio è un segno concreto di come il nostro panettone sappia narrare il territorio e le sue eccellenze nel mondo” ha dichiarato Francesca Costarelli vice Sindaca della Città di Pinerolo e assessora al Turismo e Attività produttive.
L’inaugurazione non è stata soltanto un momento celebrativo , ma anche un’occasione simbolica per festeggiare I primi dieci anni di una gestione che ha dato nuovo impulso e una visione rinnovata al marchio; era il 2015, quando Giuseppe Bernocco e Sebastiano Astegiano portavano a termine l’acquisizione di Galup. Da allora, affiancati dai soci Mariano e Piero Costamagna, i due imprenditori cuneesi hanno saputo tracciare nuove strade e sviluppare progetti innovativi, restituendo nuova vita non solo all’iconico panettone creato da Pietro Ferrua nel 1922, ma a tutta la produzione firmata Galup.
“Il nuovo flagship store Galup nasce da un’idea molto chiara, dare forma concreta all’evoluzione del brand, unendo autenticità, ricerca e cura in ogni dettaglio. Questo spazio rappresenta la sintesi della nostra visione , quella di valorizzare le radici storiche di Galup guardando al futuro con creatività, mantenendo l’eccellenza artigianale e un’estetica distintiva che da sempre ci contraddistinguono. Non è solo Galup a volersi raccontare in questo modo, abbiamo voluto portare nel cuore di Torino anche l’identità di altri nostri marchi, Streglio, Golosi e Tartufo Regale, quest’ultimo nato dalla collaborazione con lo chef Ugo Alciati, offrendo un’esperienza completa e coerente, che esprime la forza del nostro gruppo.
Chi entra nel nostro store può gustare un caffè o una cioccolata abbinata a una dellle nostre storiche specialità, oppure scoprire una reinterpretazione originale del toast firmata Galup. È molto più di un punto vendita. È un luogo in cui vivere il nostro mondo, attraverso sapori, storie e dettagli che parlano di territorio e di passione” commnta l’AD di Galup Stefano Borromeo.
Mara Martellotta
Domenica 19 ottobre, alle ore 16, presso il teatro di Rivara, andrà in scena lo spettacolo “Il Treno dei Desideri”, scritto e interpretato dalla bravissima Roberta Belforte, che sta riscuotendo data dopo data un importante successo.
A cura di Elio Rabbione
A Big Bold Beattiful Journey – Un viaggio straordinario – Drammatico. Regia diKonogada, con Clin Garrell e Margot Robbie. David, da sempre single con la volontà di esserlo ancora per parecchio tempo, incontra Sarah – single, manco a dirlo – al matrimonio di un amico. Viaggiando in una sorta d’incantesimo, i due si ritroveranno, a bordo su di un’auto, dinanzi a una serie di porte che permetterà di farli entrare in momenti già vissuti da entrambi e per loro cruciali. Saranno anche momenti per rivedere e correggere quei momenti, i loro comportamenti: cominciando con lo scoprire anche se stessi e l’amore che li può legare. Durata 109 minuti. (The Space Torino, The Space Beinasco)
After The Hunt – Thriller. Regia di Luca Guadagnino, con Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo Edebiri. Terzo film su suolo americano del regista di “Chiamami col tuo nome”, dove Alma è insegnante di filosofia all’università di Yale, del suo gruppo fanno parte l’assistente Hank, quarantenne, e la dottoranda Maggie, in non completa armonia tra loro. Un giorno la ragazza si presenta a casa di Alma (che ha anche un proprio segreto da camuffare) e le confessa di aver subito molestie da Hank: all’insegna del me too, da un lato una credibilità verso chi combatte per il presente delle donne e dall’altro in beneficio del dubbio da riconoscere comunque a Hank, entrambi metteranno a dura prova il fisico e la mente dell’insegnante. Scrive Maurizio Porro nelle colonne del Corriere: “Guadagnino padroneggia l’atmosfera con un certo esibizionismo dialettico, che però si dipana òlungo la bravura notevole di tutto il cast, tra ambiguità, sottintesi e dialoghi quasi vintage tanto sono ben scritti e una Julia Roberts che colpisce, di raffinata malinconia.” Durata 139 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

A House of Dynamite – Drammatico. Regia di Kathryn Bigelow, con Idris Elba e Rebecca Ferguson. Radar militari in Alaska scoprono che un missile nucleare è stato lanciato da una parte imprecisata del Pacifico e che entro 19 minuti colpirà Chicago, uccidendo oltre 10 milioni di persone. Non si sa chi l’abbia sganciato, non si sa chi sia il nemico che in silenzio ha dichiarato guerra all’America: il Presidente sa che con gli uomini che gli sono attorno deve prendere una decisione in una manciata di minuti. Presentato in concorso alla recente Mostra veneziana. Designato Film della Critica dal SNCCI: “Kathryn Bigelow mostra ancora una volta la sua maestria registica nel raccontare i venti minuti precedenti ad un (possibile?) attacco atomico negli Stati Uniti da tre angolazioni diverse, costruendo un complicato puzzle acustico e visivo. Teso e adrenalinico, il film descrive un evento per cui nessuno è preparato, dimostrando come la tecnologia più sofisticata non aiuti a fermare il pericolo. Un thriller che va oltre il racconto ammonitore, oltre la fantapolitica, per rivelarsi un’agghiacciante fotografia dell’esistente: qui, e ora.” Durata 112 minuti. (Massimo sala Cabiria V.O.)
Amata – Drammatico. Regia di Elisa Amoruso, con Miriam Leone, Stefano Accorsi e Tecla Insolia. “Amata” racconta due vite che si sfiorano senza incontrarsi, legate da fili invisibili e scelte capaci di cambiare un destino. Con uno sguardo intimo, sensuale e profondamente umano, “Amata” esplora attraverso il corpo e l’anima delle sue protagoniste cosa significa scegliere. E amare. Nunzia è una giovane studentessa fuori sede, schiacciata dal peso di una gravidanza segreta e non desiderata. In una realtà che la isola, si confronta con una decisione profonda e lacerante: custodire o rinunciare. Altrove, Maddalena e Luca abitano il vuoto lasciato da ciò che non arriva. Dopo un lungo percorso, una possibilità si affaccia nelle loro vite: delicata, luminosa, carica di attese. “Amata” è la storia incrociata di due donne, fragilità combattenti e potenti, che raccontano l’amore, la libertà e la maternità in molte delle sue forme. E di una terza donna, Margherita, la bambina, sospesa tra mondi diversi, portatrice silenziosa di un legame che unisce, senza che nessuno lo sappia. Durata 100 minuti. (Massaua, Reposi sala 2, Romano sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
L’attachement – La tenerezza – Drammatico. Regia di Carine Tardieu, con Valeria Bruni Tedeschi e Pio Marmaï. L’occupazione di Sandra è la gestione di una libreria, conduce una vita tutta sua tra molte sigarette, vari compagni occasionali, la certezza di non aver mai voluto avere figli. Ma se poi prevale l’incontro con la propria vicina di casa che s’allontanerà qualche giorno per andare in ospedale a partorire, vicina che le rifila il primogenito Elliott di cinque anni perché sia lei a occuparsene? Una tragedia inaspettata stravolgerà la via e le abitudini di Sandra, costringendola a far parte contro ogni sua volontà del ménage della porta accanto. Ma intanto stanno entrando in scena un grande attaccamento e una immensa tenerezza. Tratto dal romanzo “L’intimité” di Alice Ferney. Durata 106 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Harpo)
Le città di pianura – Commedia. Regia di Francesco Sossai, con Filippo Scotti, Sergio Romano, Andrea Pennacchi e Robero Citran. Due spiantati cinquantenni sono ossessionati di bere l’ultimo bicchiere. Una sera incontrano un ragazzo, Giulio, timido studente di architettura e il modo di vedere il mondo e l’amore all’improvviso si trasforma pian piano mentre i tre girano tra i locali del Veneto. Durata 90 minuti. (Eliseo, Romano sala 2)
Duse – Drammatico. Regia di Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Merlant e Fausto Russo Alessi. Negli anni tra la Prima Guerra Mondiale e l’ascesa del fascismo, la Divina sceglie di tornare nel luogo dove la sua vita ha avuto inizio: il palcoscenico. Costantemente in lotta con la brutalità degli eventi e del potere, e aggrappandosi alla possibilità dell’utopia, fa della sua arte un atto rivoluzionario, anche a costo di sacrificale salute e affetti. E affronta il suo viaggio finale consapevole di poter rinunciare alla vita stessa ma non alla sua vera natura. Il film è stato designato “Film dellaCritica” dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Mentre il corpo del Milite Ignoto attraversa l’Italia in treno per essere sepolto a Roma, Eleonora Duse vive gli ultimi anni della sua vita: non la fermano né la tisi né i debiti perché le interessano solo tre cose: “lavorare, vivere. morire”. E Pietro Marcello affida a una straordinaria Valeria Bruni Tedeschi il compito di illustrare il dramma di chi è disposta a scendere a patti anche col potere per poter continuare a confrontarsi con l’arte del teatro. Un film dove il materiale d’archivio s’intreccia alla finzione per scavare dentro la vita di una donna pronta a sacrificare anche l’amore materno per tener fede alla sua missione d’attrice.” Durata 125 minuti. (Nazionale sala 3)
Eddington – Drammatico. Regia di Ari Aster, con Joaquin Phoenix, Pedro Pascal, Austin Butler ed Emma Stone. Maggio 2020, in periodo di piena pandemia, nella piccola cittadina di Eddington, nel New Mexico, lo sceriffo Cross si ritrova a dover osteggiare l’imposizione della mascherina protettiva, venendo immediatamente in contrasto con il sindaco Garcìa, che della moglie di Cross, donna mentalmente instabile, è stato in passato l’amante. Contrasti politici riversati nel personale. Quando Cross decide di candidarsi a sindaco, ecco che la cittadine si divide in gruppi di diversi interessi, il tutto coinvolgendo proteste giovanili e post e messaggi virali, sino a degenerare in un fatto di violenza che metterà a repentaglio la vita della comunità. Durata 148 minuti. (Massaua, Fratelli Marx sala Harpo anche V.O., Lux sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Jane Austen ha stravolto la mia vita – Commedia drammatica. Regia di Laura Piani, con Camille Rutherford, Charlie Anson e Pablo Pauly. Agathe, una ragazza goffa e al tempo stesso affascinante e piena di contraddizioni, si ritrova ad affrontare la sua solitudine. Sogna un amore simile ai personaggi di un romanzo di Jane Austen e la sua massima aspirazione è diventare una scrittrice. Invece trascorre le sue giornate vendendo libri nella leggendaria libreria britannica Shakespeare&Company, a Parigi. Invitata in Inghilterra alla residenza per scrittori di Jane Austen, deve combattere con le sue insicurezze: fino a quando non accade qualcosa di inaspettato e la sua vita cambia come per magia. Durata 94 minuti. (Greenwich Village sala 3)
Per te – Drammatico. Regia di Alessandro Aronadio, con Edoardo Leo, Javier Francesco Leoni e Teresa Saponangelo. Paolo, quarantenne, ha cominciato a poco a poco svanire parti della propria memoria, a causa di una malattia neurovegetativa, Accanto a lui ci sono la moglie e il piccolo Mattia, di soli undici anni, che dimenticando tutto ciò che fanno i ragazzini della sua età, diverrà la sua guida, il suo sostegno. Lo sosterrà anche con le più piccole cose, con i gesti d’affetto, con i momenti di allegria che riuscirà a costruire. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Il professore e il pinguino – Commedia drammatica. Regia di Peter Cattaneo, con Steve Coogan e Jonathan Price. Argentina, 1976. Tom, insegnante inglese senza certezze e senza sogni, accetta un lavoro in una scuola privata frequentata da gente danarosa. Agli ordini del ferreo preside Buckle, mentre all’esterno si respira aria di lotta e di rivoluzione. Durante una vacanza in Uruguay, su una spiaggia dove il petrolio è arrivato a inquinare e uccidere, Tom trova un pinguino in fin di vita. il professore lo prende e lo pulisce, lo salva e lo porta con sé di nascosto a casa sua. Nasce una vera amicizia, l’animale è il riferimento di parole e chiacchiere l’unico confidente: un angolo di serenità mentre il paese è travolto dall’arrivo di ombre scure e sanguinose. Durata 111 minuti. (Massaua, The Space Torino, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
La ragazza del coro – Drammatico. Regia di Urška Djukić, con Jara Sofija Ostan e Mina Švajger. Protagonista è Lucia, una ragazza dall’animo particolarmente sensibile che canta nel coro di una scuola cattolica. In un contesto fatto di regole, silenzi e aspettative, Lucia si ritrova ad affrontare per la prima volta domande profonde e scomode: a chi appartiene il mio corpo? Come si imparano le regole del cuore e della vita? Attraverso le interpretazioni autentiche delle due attrici sopra citate, il film mette in scena con delicatezza e forza la scoperta della sessualità, i conflitti interiori e le dinamiche sociali che accompagnano la crescita. Durata 89 minuti. (Romano sala 3)
Squali – Drammatico. Regia di Daniele Barbiero, con Lorenzo Zurzolo Francesco Centorame e James Franco. Max è un ragazzo diciannovenne che con gli amici ha in programma un viaggio in Spagna. Ma uno sconosciuto Mr Price lo contatta con una email proponendogli di approfondire insieme un’app che il ragazzo ha creato in aiuto a quei suoi coetanei che debbono scegliere una facoltà universitaria. Lontano da casa, nella capitale, Max deve confrontarsi con le scelte obbligatorie e con il mondo degli adulti, in previsione di un futuro che è difficile al momento portare avanti. Durata 107 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

The Life of Chuck – Drammatico, fantascienza. Regia di Mike Flanagan, con Tom Hiddleston, Karen Gillian e Mark Hamill. Una serie di eventi sta sconvolgendo il mondo così come lo conoscevamo. Internet non funziona più, la California si sta staccando dagli Stati Uniti in seguito a eventi tellurici, le scuole non hanno studenti. Sui pochi mezzi di comunicazione ancora funzionanti compare il ringraziamento al contabile Chuck Krantz per i suoi 39 anni di contributo all’umanità. Da qui inizia il percorso à rebours che ce ne illustra la vita e la passione per il ballo. Durata 110 minuti. (Reposi sala 5)
The Voice of Hind Rajab – Drammatico. Regia di Kaouther Ben Hania, con Saja Kilani e Motaz Malhees. Leone d’Argento a Venezia 82. Il 29 gennaio 2024 i volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata di emergenza. Una bambina di sei anni è intrappolata in un’auto sotto attacco a Gaza e implora di essere salvata. Mentre cercano di tenerla al telefono fanno tutto il possibile per farle arrivare un’autoambulanza. Il suo nome era Hind Rajab. “Come l’Anna Frank del nuovo genocidio, la innocente vittima con voce impaurita ricostruisce la Storia, aprendo un dibattito che va alle radici del cinema. Chiuso in una stanza, il film ne esce infelice e vittorioso perché racconta una disfatta ma anche una resistenza al Male che lo ha prodotto” (Maurizio Porro, Corriere della Sera). Designato Film della Critica dal SNCCI: “Spingendosi con coraggio e determinazione nella ricostruzione dei tragici eventi accaduti il 29 gennaio 2024 a Gaza, Kaouther Ben Hania crea una intensa tessitura drammatica basata sulla finzione scenica per dare rilievo alla terribile realtà dei fatti testimoniata dalle registrazioni delle vere telefonate tra gli operatori della Mezzaluna Rossa e una bambina di sei anni, che chiedeva aiuto, chiusa in un’auto accerchiata dai carri armati dell’esercito israeliano, mentre il resto della famiglia era già morta. Il film, che intreccia con limpida tensione etica il piano della finzione scenica e quello della verità documentata, offre allo spettatore una testimonianza segnata da sconcerto, indignazione, dolore e pietà, che restituisce le dimensioni reali della disumanizzante tragedia in atto nel territorio palestinese.” Durata 89 minuti. (Centrale V.O., Eliseo V.O., Fratelli Marx sala Chico V.O.)
Tre ciotole – Drammatico. Regia di Isabel Coixet, con Elio Germano e Alba Rohrwacher. Dopo quello che sembrava un banale litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura chiudendosi in se stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di lancio, si butta sul lavoro. Ma sebbene sia stato lui a lasciare Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che la mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo, la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte. Dal romanzo di Michela Murgia. Durata 122 minuti. (Fratelli Marx sala Groucho, Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo Grande, Nazionale sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Tron: Ares – Azione, fantascienza. Regia di Joachim Rønning, con Jared Leto, Greta Lee e Jeff Bridges. Ares è inviato nel mondo reale, stabilendo così il primo incontro dell’umanità con esseri dotati di intelligenza artificiale. La sua esistenza cambia, sviluppa una nuova quanto a lui sconosciuta coscienza, instaura rapporti inaspettati con una brillante tecnologa, che è alla ricerca di un codice scritto da Kevin Flynn. Durata 119 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco)
Un crimine imperfetto – Thriller. Regia e con Franck Dubosc, con Laure Calamy e Benoît Poelvoorde. Ambientato in un remoto villaggio del Giura, dove Michel e Cathy tirano avanti vendendo alberi di Natale. Con il figlio dodicenne Doudou, ragazzino con difficoltà, vivono in una vecchia fattoria tra montagne innevate, conti in rosso e sogni ormai sbiaditi. La coppia è allo stremo: troppe rate da pagare, troppe delusioni e un inverno che non sembra finire mai. Una sera, sulla strada del ritorno, Michel inchioda di colpo per evitare quello che sembra un orso sulla carreggiata. La manovra azzardata lo fa schiantare contro un’auto sul ciglio della sttada, i cui passeggeri a bordo muoiono sul colpo. Preso dal panico, Michel chiama Cathy. Dopo un breve, gelido silenzio, decidono insieme di nascondere tutto. Mentre tentano di far sparire i corpi, nel bagagliaio dell’auto incidentata scoprono una borsa con oltre due milioni di euro in contanti. Quello che inizialmente sembra un miracolo natalizio si trasforma in un incubo a occhi aperti, innescando una serie di eventi caotici e assurdi. Ha scritto Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “Il problema è l’accumulazione dei fatti, tanti da sembrare un sogno, indagini e rimorsi, euro ed etica, un’alta tensione che si stempera in osservazioni di colore umoristico ma in un panorama notturno tenebroso, come se fosse tutto una paurosa favola per grandi.” Durata 109 minuti. (Classico, Due Giardini sala Nirvana)
Una battaglia dopo l’altra – Thriller, azione. Regia di Paul Thomas Anderson, con Leonardo Di Caprio, Sean Penn, Benicio Del Toro e Chase Infiniti. Un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce quando un loro perfido nemico riemerge dal loro passato, dopo sedici anni di silenzio. Tra loro, Bob Ferguson, che ha sognato per anni un mondo migliore ai confini tra Messico e States. Appeso al chiodo l’artiglieria e il nome di battaglia, Ghetto Pat, fa il padre a tempo pieno di Willa, adolescente esperta di arti marziali. Tra una canna e un rimorso prova a proteggerla dal suo passato che puntualmente bussa alla porta e chiede il conto. Dall’ombra riemerge il colonnello Lockjaw, che più di ogni altra cosa vuole integrare un movimento suprematista devoto a San Nicola. Il gruppo avrà il duro compito di salvare la ragazza, che verrà rapita, prima che accada l’inevitabile. Durata 161 minuti. (Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Chico, Greenwich Village sala 2 anche V.O., Ideal, Lux sala 3, Nazionale sala 1, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)