ilTorinese

“Allarme ragno violino”: ma il comunicato ASL è falso

Un comunicato su presunte segnalazioni di presenza del «ragno violino» nelle zone periferiche di Novara è apparso sui social con gli accorgimenti da adottare  in caso di morso dell’insetto. Peccato che il comunicato non sia stato diffuso dall’Asl di Novara, ma sia un falso. La smentita è arrivata da ASL e Comune di Novara.

Nuova legislatura regionale, le priorità da affrontare. Intervista a Sergio Bartoli

 

Sergio Bartoli, neo consigliere regionale della Lista Cirio, è stato eletto presidente della V Commissione Ambiente dell’Assemblea regionale Piemontese. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sulle iniziative della legislatura appena iniziata.

La nuova legislatura presenta importanti sfide per il Piemonte. Quali sono i temi principali da affrontare?

Molte sono le opportunità di sviluppo ma tante sono anche le criticità da affrontare che riguardano il territorio di una regione come la nostra alle prese con il costante invecchiamento della popolazione e con problemi che spaziano dall’occupazione al rilancio dell’economia. Sicuramente il lavoro, in particolare per i giovani dovrà essere al centro dell’attività del Consiglio e della Giunta. La sanità, che assorbe gran parte del bilancio regionale, sulla quale già la precedente giunta Cirio ha lavorato nell’ottica di ridurre le liste d’attesa e migliorare i servizi sui territori. I trasporti, visto che ci sono molte strade pericolose e nuove opere viarie da realizzare. E l’ambiente, di cui ci occuperemo in V Commissione, oggi prioritario anche perché collegato al tema del cambiamento climatico e di conseguenza alla nostra vita e al futuro del pianeta.

Lei è stato per anni sindaco di Ozegna. La Regione si impegnerà per i numerosissimi Comuni del Piemonte?
Per la mia esperienza posso dire che mi dedicherò personalmente in Consiglio regionale a valorizzare il ruolo dei Comuni nella società e nel tessuto economico piemontese. Per anni sono stato sindaco, e un sindaco – in particolare in un piccolo comune – è il primo cittadino nel vero senso della parola: deve essere primo nell’affrontare e possibilmente risolvere i problemi, primo nel prendere di petto le emergenze, primo nel capire la propria gente.

In sintesi il sindaco deve essere un uomo del fare?

Certo, infatti la comunità locale necessita di interventi che vanno al di là delle competenze ufficiali attribuite a un primo cittadino. Così il sindaco si trasforma spesso in una figura a metà tra il volontario e lo psicologo: anche la capacità di dialogo e di ascolto con le persone, saper dire una buona parola a chi è in difficoltà sono aspetti fondamentali di “valore umano aggiunto” nel rapporto tra sindaco e cittadini.

Che sensazione ha in questo suo nuovo ruolo regionale?
Mi avvicino con emozione al Consiglio regionale, istituzione prestigiosa, il Parlamento del Piemonte. Ma sono convinto che a questo prestigio istituzionale si debba accompagnare la capacità e la volontà del Consiglio e dei consiglieri (perché alla fine sono sempre le persone che fanno la differenza ) di agire nel concreto a favore della comunità piemontese.

In chiusura di intervista abbiamo chiesto a Bartoli cosa si aspettano sindaci e Comuni dalla Regione e dalle istituzioni in generale. Ecco alcuni temi da affrontare che ci ha elencato il presidente della V Commissione:

– lo spopolamento dei piccoli comuni che è un problema nazionale: sono il 70% dei comuni italiani, coprono il 56% della superficie italiana, ci abitano 10,5 milioni di persone. Il Piemonte è la seconda regione italiana per numero di Comuni: 1180. Dobbiamo attivarci anche nella nostra regione per combattere il disagio demografico ed economico, la desertificazione commerciale dei centri minori.

– Per garantire un futuro ai piccoli Comuni (in particolare quelle di aree marginali come la montagna) dobbiamo essere capaci di sfruttare pienamente le opportunità finanziarie del Pnrr. Perchè ciò avvenga non sono solo necessarie visione strategica e capacità organizzativa, ma bisogna disporre di figure essenziali come quella dei segretari comunali, dei quali oggi c’è carenza: e anche di questo tema la Regione si dovrà occupare in sinergia con il Governo.

– Dobbiamo poi puntare sulle opportunità residenziali, turistiche e agricole (patrimonio storico, paesaggio e prodotti agroalimentari), che se valorizzate, potrebbero dare nuovo futuro ai territori, recuperare le case vuote, gli edifici storici e le aree agricole.

– Inoltre vi sono problemi legati all’ assetto idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio sempre più fragile e a rischio. Preoccupa il cambiamento climatico che rappresenta una delle sfide più urgenti per i Comuni con le ricadute su cicli di acqua e rifiuti, risparmio energetico, rinnovabili, prevenzione del dissesto, agricoltura.

– Non dimentichiamo, infine, che i territori devono essere connessi tra loro anche dal punto di vista delle comunicazioni: bisogna quindi attivarsi per la piena copertura dei segnali TV e per la telefonia mobile.

La Regione deve quindi aiutare i Sindaci – anche grazie ad adeguate risorse finanziarie – a rendere i Comuni più forti, migliorando i servizi come la sanità e le scuole, per affrontare efficacemente la crisi ambientale e la crisi demografica, promuovere il diritto al lavoro, rendere concrete nuove prospettive di sviluppo.

I piloni della tangenziale diventano opere d’arte

In strada Crosassa nella periferia di Bra il cemento fa da tela all’arte.

L’arte di strada e’ uno strumento molto potente capace di trasformare aree grigie o degradate in musei en plein air. Le opere dipinte, perlopiu’ su muri o su strutture edificate in cemento come in questo caso, non sono solo “tele” colorate che migliorano e valorizzano una parete, ma sono veicoli moderni di diffusione che rivestono una vera e propria funzione sociale. Come abbiamo gia’ visto in precedenza alcuni di questi urlano terribili ingiustizie, riportano alla mente tragedie e affrontano importanti temi che riguardano tutti noi. Non c’ e’ solo la volonta’ , quindi, di rendere piu’ bello un muro di squallido gesso, non e’ solo una vocazione estetica, dietro alla maggior parte delle opere di street art c’e’ un pensiero, un obiettivo e una comunicazione energica che vuole scuotere le coscienze.

In Piemonte e precisamente sulla strada che porta da Bra a Bandito attraversata in un tratto dal cavalcavia dell’autostrada, dei freddissimi e asettici piloni sono stati trasformati in opere d’arte. Giovanni Botta, pittore braidese famoso per i suoi dipinti urbani a cielo aperto, ha voluto donare a quei pilastri un po’ di vita, li ha voluti rendere “parlanti” con le sfumature dell’arte, ma anche con considerazioni e insegnamenti impressi sui colori ; ogni opera, infatti, e’ accompagnata da uno scritto che vuole dare un preciso messaggio e fare di quei sostegni portanti un mezzo divulgativo. Tra i tanti testi spicca quello di Falcone: “Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili”.

Questa vivace iniziativa, ancora in progress, vede dipinti diversi personaggi carismatici tra cui Papa Francesco, Borsellino e Falcone, Madre Teresa di Calcutta, Sandro Pertini, Anna Frank, Chiara Lubich, Martin Luther King e Nelson Mandela, ma riproduce anche quadri famosi come la Gioconda o parti della Cappella Sistina dipinte da Michelangelo; tutti i volti ritratti hanno il viso attraversato dalle lacrime e questo crea oltre allo stupore una grande spinta emotiva sul visitatore indotto ulteriormente alla riflessione.

Ancora una volta la street art cambia uno scenario, converte uno spazio impersonale in una creazione piena di significato, spinge a fermarsi, non solo per ammirare l’opera in se’, ma anche per meditare su eventi ed argomenti di interesse collettivo. Questa arte sotto il cielo di tutti e’ un abile strumento per rilanciare intere aree e coinvolgere attivamente le persone, rappresenta un bene comune accessibile, gratuito e generoso.

MARIA LA BARBERA

Prolungato il calendario di caccia al cinghiale

Caccia e peste suina, l’assessore Bongioanni: «,approvata la fascia di 500 metri per gli agricoltori e permesso nei prelievi selettivi l’uso di visori notturni»

Con due delibere approvate  nell’ultima Giunta prima della pausa estiva su proposta dell’Assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca e Parchi Paolo Bongioanni, la Regione Piemonte ha approvato due importanti misure per la gestione della caccia al cinghiale e un ancora più pressante contenimento della specie responsabile della Psa, la Peste suina africana.

Spiega Bongioanni: «La prima deliberafortemente voluta dalle associazioni agricole, riguarda il contenimento del cinghiale nel contrasto sanitario alla Psa e autorizza i proprietari e conduttori di un fondo rurale di effettuare abbattimenti di cinghiali anche in un raggio di 500 metri oltre i confini del proprio appezzamento, anche avvalendosi dei soggetti autorizzati e appositamente incaricati dalle amministrazioni competenti. La seconda delibera prolunga di un mese il calendario venatorio in Piemonte, permettendo ai cacciatori la battuta al cinghiale ininterrottamente per quattro mesi dal 15 settembre al 15 gennaio anziché – com’è stato finora – in un periodo di tre mesi scelto fra il 15 settembre e il 15 dicembre o dal 2 novembre al 30 gennaio. Si incrementa quindi in modo considerevole la possibilità di procedere alla caccia al cinghiale, riducendone il numero e di conseguenza la pressione sulle colture agricole, senza naturalmente dimenticare che l’attività venatoria nelle aree indenni dalla Psa comporta anche una riduzione dei possibili contatti fra il selvatico sano e quello affetto dal virus».

La norma recepisce la modifica introdotta a livello nazionale dalla nuova legge sull’agricoltura, la 101 del 14 luglio 2024 (la cosiddetta “Legge Lollobrigida”). Altra importante novità introdotta dalla legge 101 e recepita in questa delibera è che, nelle azioni di prelievo selettivo del cinghiale, gli operatori potranno ora avvalersi di dispositivi di puntamento, anche digitale, per la visione notturna.

Commenta Bongioanni: «Questi due provvedimenti vanno a rafforzare e rendere ancora più efficace e armonico il contributo dei diversi soggetti coinvolti a 360° nell’opera di contenimento della specie cinghiale e nella lotta alla diffusione della Psa: cacciatori, Polizia provinciale, guardiaparco, agricoltori, Gruppi Operativi Territoriali. Una lotta nella quale contiamo a breve di poter aggiungere anche il contributo dei militari e le altre misure su cui ci siamo confrontati nei giorni scorsi con il dottor Giovanni Filippini, prima fra tutti la nascita di un coordinamento delle Regioni coinvolte dalla pandemia».

Una terza delibera, sempre approvata dalla Giunta il 9 agosto su proposta dell’Assessore Bongioanni, permette infine per la stagione venatoria 2024-25 nuove immissioni, in deroga alla legge regionale 5 del 2018, di capi di specie cacciabilifagianopernice rossa, lepre e starna. È una richiesta venuta dagli Ambiti Territoriali Caccia e dai Comprensori Alpini per sostenere il ripopolamento naturale e l’autoriproduzione della fauna in territorio libero attraverso l’immissione di capi provenienti da allevamenti autorizzati.

“Una buca pericolosa ‘lunga’ 40 giorni”

“Una buca ” lunga” oltre 40 giorni. Siamo in strada Settimo altezza del civico 61 e in prossimità di un incrocio molto trafficato. Da oltre 40 giorni quella buca sta lì con tutta la sua pericolosità . Si è transennata e provvista di lucerna , peccato che  quella originaria non funzionava e specie di sera la presenza della buca  era pressochè invisibile col rischio di finirci contro. Poi qualcuno ha segnalato che la lanterna non emetteva segnali luminosi ad intermittenza. Qualcuno è venuto a sostituire la lanterna, buttando quella vecchia dentro la buca , è visibile in foto) e mettendone un’altra. Ma lasciando la buca ancora così per chissà quanto tempo. Parlano tanto di sicurezza  nelle strade ma i fatti sono sempre scarsi. Dopo oltre 40  giorni  che il comune ne è a conoscenza , ci si chiede quanto tempo occorre per sistemarla”. E’ quanto ci scrive il lettore Luigi Gagliano che ci invia anche le foto pubblicate.

Quasi un’Olimpiade: mancano 150 giorni all’Inizio dell’Universiade invernale a Torino

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Il conto alla rovescia è cominciato da un po’, ma adesso che mancano 150 giorni all’inizio della XXXII Universiade invernale l’attesa si sta facendo più pressante. Dal 13 al 25 gennaio 2025 la nostra città e i Comuni di Bardonecchia, Pragelato Pinerolo, Torre Pellice e Sestriere accoglieranno tantissimi giovani atleti in rappresentanza di oltre 50 Paesi di tutto il mondo pronti a gareggiare per conquistare la medaglia più ambita. Le delegazioni partecipanti saranno presenti a Torino dal 16 al 20 settembre in occasione dell’accensione della Torcia del Sapere e della partenza del tour della Fiaccola che coinciderà con la Giornata Internazionale dello Sport Universitario, che avrà luogo al Rettorato dell’Università degli Studi il 20 settembre.

Proprio in questi giorni i siti di gara stanno vivendo un importante restauro affinché gli atleti possano trovare dei campi di gara in perfette in condizioni. Non bisogna dimenticare che il Palavela è rimasto aperto per tutta l’estate su iniziativa del Comitato Organizzatore per ospitare uno stage della Nazionale Italiana Junior di Figura e Artistico, gli allenamenti degli azzurri dello Short Track e di Pattinaggio di Figura, il primo torneo di Floor Curling organizzato dalla FISG Piemonte. L’apertura dell’impianto di via Ventimiglia ha permesso anche a migliaia di giovani di provare il brivido del pattinaggio e delle discipline della neve in versione estiva al parco di Fisulandia.

Tra qualche giorno arriverà nella nostra città la coppia di pattinatori formata da Charlène Guignard e Marco Fabbri, già vincitori delle Universiadi nel 2015, che si alleneranno per l’inizio della nuova stagione agonistica, mentre tra novembre e dicembre si terranno i Test Events di Short Track, Biathlon e Hockey. Fra un mese si terrà la Festa di “Call to Action” dedicata ai volontari al Pala Gianni Asti.

Marco Aceto – Torino Click

Vuole lanciarsi dal ponte, i vigili del fuoco lo salvano

Un uomo voleva lanciarsi  dal Ponte Nuovo  di Alpignano.

Grazie all’intervento dei vigili del fuoco è stato salvato e trasportato d’urgenza all’ospedale di Rivoli.

In buone condizioni,  è stato ricoverato  in codice verde.

Area Veglio, 58 nuove abitazioni per famiglie in difficoltà

(Torino Click) – Sono ripartiti i lavori nell’area Veglio per la costruzione di un nuovo complesso di edilizia sociale. Il cantiere sorto nell’ex sito industriale dismesso sul territorio della Circoscrizione 5 aveva infatti subìto un’interruzione nei mesi scorsi, necessaria per effettuare una bonifica ambientale degli oltre 12mila metri quadrati in seguito al ritrovamento di tracce di amianto nel terreno, che non erano emerse dalle precedenti analisi eseguite in fase di avvio progettuale.

Ultimata la bonifica, possono riprendere gli interventi per la costruzione del nuovo edificio. Un investimento da 16 milioni e mezzo di euro, interamente finanziati con fondi Pnrr, che permetterà di ridare vita a uno spazio da tempo inutilizzato per aumentare l’offerta residenziale per persone e famiglie in difficoltà.

58 le unità abitative che verranno realizzate, di diverse tipologie e metrature, per un totale di 146 posti letto, oltre a spazi destinati a servizi e aree di socializzazione aperte al quartiere.

Mercoledì  alla ripresa dei lavori, era presente anche l’assessore alle Politiche sociali e abitative Jacopo Rosatelli per un sopralluogo al cantiere. “Con questo progetto – afferma – la Città porta avanti l’impegno concreto per incrementare e migliorare l’offerta di edilizia sociale, in risposta alla domanda di abitazioni da parte dei torinesi in condizioni di fragilità economica. Proprio in ragione dell’importanza di questo obiettivo, l’amministrazione, gli uffici comunali e le imprese coinvolte hanno messo in campo ogni sforzo possibile per ripartire cercando, nonostante gli imprevisti, di rispettare quanto più possibile il cronoprogramma iniziale”.  

La realizzazione del progetto, che in un primo momento avrebbe dovuto vedere la fine dei lavori a settembre 2025, ha ora come termine per la chiusura del cantiere la prima metà del 2026.

A Palazzo Madama: CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il Po

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino presenta una mostra che, insieme a un amplissimo progetto territoriale, intende approfondire il tema della crisi climatica, offrendo una visione sinottica dei cambiamenti millenari lungo il percorso del fiume Po, paradigma di quanto sta avvenendo su scala mondiale.

 

Il progetto nasce in dialogo con l’Assessorato alla Cura della città, Verde Pubblico e sponde fluviali della Città di Torino e dalla collaborazione tra Palazzo Madama e fondamentali partner nazionali, da sempre impegnati sui temi della conservazione e tutela ambientale, in primis l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (ABDPO) e l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (A.I.Po) insieme alle Riserve della Biosfera del Po, oggi unite nella Riserva MaB UNESCO Po Grande. Accanto a essi gli interpreti torinesi, dal Politecnico di Torino all’Università degli Studi di Torino, allo European Research Institute che quotidianamente portano avanti la ricerca e lo studio del Po e dell’acqua in generale da prospettive disciplinari diverse, e con la media partnership di Rai Radio3.

 

Affrontando i temi essenziali del cambiamento climatico in un’esposizione che intesse un racconto visivo tutto sviluppato nell’interazione tra grande pittura e fotografia, illustrazione e infografica capaci di narrare il paesaggio italiano nella sua complessità e articolazione, dalle Alpi al mare, il progetto espositivo punta l’attenzione sul tema dell’acqua e in particolare sul nostro Grande Fiume, che da millenni determina il paesaggio e la vita della popolazione, è via di comunicazione ma anche supporto essenziale per le attività agricole e industriali, ed esplora le conseguenze e analizza le potenziali soluzioni messe in atto sul territorio dai diversi enti di ricerca e di tutela del Po.

652 chilometri di lunghezza, 141 affluenti, quasi 87.000 chilometri quadrati di bacino idrografico, 19.850.000 di abitanti, il 37% della produzione agricola italiana, il 55% dell’industria zootecnica nazionale: il Po e il bacino padano, dove si produce il 40% del PIL nazionale, costituiscono una delle aree con la più alta concentrazione di popolazione, industrie e attività commerciali a livello europeo.

Questo incredibile sviluppo è stato reso possibile grazie alla storica stabilità e abbondanza della portata delle acque del maggior fiume d’Italia, che provengono da innumerevoli fonti e processi naturali diversificati – sorgenti montane, fusione nivale, ghiacciai, grandi laghi e risorgive di pianura – ma che negli ultimi decenni hanno visto un significativo mutamento, portando a un fenomeno di crisi che si sta verificando ovunque a livello globale.

Proprio per le sue peculiarità e per il suo portato di memoria, di stratificazione storica e di paesaggi, il Po – romano e pagano, bizantino e longobardo, feudale e delle signorie, delle campagne e delle città, romantico, agricolo, industriale, turistico e cinematografico – è capace di restituire in maniera emblematica e chiaramente percepibile la crisi climatica e i suoi effetti: la fisionomia del pianeta sta cambiando più rapidamente di quanto abbia fatto negli ultimi millenni ed è ormai dimostrato il ruolo che gli esseri umani hanno esercitato in questo processo.

La mostra Change! ha l’obiettivo di descrivere questi cambiamenti, offrendo occasioni di riflessione sulla crisi e sui possibili scenari di adattamento ad essa, ma anche di esortare all’azione e alla presa di coscienza: è tempo di agire.

Dal forte impatto scenografico ed emotivo, grazie al progetto allestitivo di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta, la mostra si apre con una formidabile installazione capace di proiettare al paesaggio di dieci milioni di anni or sono, poi narrato tramite il mondo dei fossili, stupefacenti cartografie storiche, infografiche e illustrazioni originali realizzate da Jacopo Rosati, avviando un racconto sulla nascita, storia ed evoluzione del Bacino Padano prima e del Po a seguire, con un focus sui cambiamenti caratterizzati da un andamento secolare e da un’improvvisa accelerazione durante l’Antropocene, la nostra era.

La seconda sezione illustra la vita naturale e il lavoro umano nell’area del bacino del Po attraverso fotografie e dipinti di grandi artisti in parte provenienti dalle collezioni dei Musei Civici di Torino, così da sottolineare l’eccezionalità non solo del patrimonio della GAM e di Palazzo Madama, ma anche i fondi storici dell’Archivio Fotografico: olii, acquerelli, acqueforti e tempere di Giovanni Michele Graneri, Jean Louis Daudet, Giuseppe Pietro Bagetti, Antonio Fontanesi, Carlo Pittara, Giuseppe Pellizza da Volpedo e altri grandi artisti saranno accostati a fotografie di maestri quali Vittorio Sella, Mario Gabinio, Riccardo Moncalvo, Franco Fontana, Mimmo Jodice e Bruna Biamino, per restituire frammenti di vita quotidiana, tradizioni, le attività e le relazioni delle persone che vivono lungo le sponde del fiume Po, oltre che tratteggiare i paesaggi padani attraverso i secoli.

All’Antropocene è dedicata invece la terza sezione. Attorno al 1950 l’emissione di grandi quantitativi di gas serra inverte il processo di neoglaciazione, generando una fase di riscaldamento climatico a matrice antropica, che è quanto l’attuale siccità del Po racconta: la diminuzione della sua portata, causata dall’assottigliamento dei ghiacciai alpini, causa una diminuzione dell’acqua che arriva al Delta.

Il racconto per immagini operato da Mondoserie.it è un esempio cristallino del modo in cui l’uomo ha in origine guardato alla Terra e di come questo sguardo sia diventato progressivamente meno lungimirante, fino a perdere di vista l’orizzonte complessivo che però ora si palesa con eventi dirompenti.

Le secche del Po sono il sintomo locale di un problema planetario, quello della riduzione dei ghiacciai e delle calotte polari, raccontato in mostra attraverso immagini satellitari che mostrano la mappa del bacino idrografico del Po, con le centinaia di venature azzurre che scendono dalle vallate alpine e appenniniche per poi riunirsi e dare forma, nella pianura padana, alla grande traccia blu del Po che sfocia nell’Adriatico. Un reticolo idrografico che appare come un insieme di “vasi sanguigni” che assicurano al territorio la linfa vitale dell’elemento acqueo, necessario per la sopravvivenza stessa del mondo vegetale e animale, e che, negli ultimi anni, ha subito mutamenti radicali: in alcuni periodi dell’anno il grande letto del fiume è ridotto a cumuli di ghiaia e sabbia, colonizzato da cespugli e giovani piante, gli affluenti sono in secca e il delicato ecosistema del Delta è messo a rischio dalla risalita del cuneo salino.

La siccità italiana è però un caso unico, perché deriva da uno dei tanti paradossi che caratterizzano il nostro Paese: nonostante l’Italia sia il quinto in Europa per quantità di precipitazioni dopo Croazia, Irlanda, Austria e Slovenia, siamo quello che immagazzina meno acqua in assoluto, poiché non riusciamo a stoccarla.

Di fronte a questo scenario è necessario immaginare soluzioni nuove: la mitigazione e l’adattamento devono prevedere non solo azioni che contribuiscano a ridurre la vulnerabilità degli esseri umani agli impatti attuali (o previsti) dei cambiamenti climatici, come i fenomeni meteorologici estremi e l’innalzamento del livello del mare, ma anche nuovi protocolli agricoli che garantiscano la sicurezza alimentare e suppliscano alla perdita di biodiversità, nonché la produzione e l’approvvigionamento di energia da fonti alternative a quelle esistenti, ponendo nuove basi per una più equilibrata relazione fra uomo e natura.

Le immagini di Adaptation.it invitano a riscoprire la capacità di correggere i propri errori, di mitigarli appunto, e la possibilità per l’uomo di esplorare nuove soluzioni dando spazio alla sua incredibile abilità nell’adattarsi a situazioni nuove, impreviste e spesso anche sfavorevoli, sfruttando inventiva, tradizione e semplice buon senso.

La mostra Change! si inserisce in un più ampio progetto che Palazzo Madama dedica per tutto il 2024 ai temi dei diritti dei popoli e dell’autodeterminazione, del clima e dell’Europa e rappresenta l’acme di una riflessione avviata ad aprile con la Planet Week insieme alla World Bank in occasione del G7 Clima, Energia e Ambiente e sviluppata attraverso la mostra Max Pinckers. State of Emergency e che vedrà attivarsi una esposizione collaterale Memorie d’acqua. Parole e immagini a cura dell’Atlante Linguistico Italiano; cicli di conferenze e convegni internazionali organizzati dall’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, dall’Assessorato alla Cura della città, Verde Pubblico e sponde fluviali della Città di Torino, insieme a un fitto programma di attività, workshop, laboratori e giornate a tariffa ridotta che coinvolgeranno l’intera cittadinanza, nella riscoperta e protezione della grande arteria d’acqua.

La mostra, curata da Tiziana CasertaAnna La Ferla e Giovanni C.F. Villa, sarà accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con contributi – fra gli altri – di studiosi dell’Università degli Studi di Torino, dell’Università degli Studi di Bergamo, del Politecnico di Torino, del Politecnico di Milano, dell’ENEA, di Slow Food, di Adaptation.it e di Mondoserie.it

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Sala Senato

Piazza Castello – Torino

 

27 giugno 2024 – 13 gennaio 2025

 

INFO UTILI:

 

SEDE ESPOSITIVA E DATE Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica. Piazza Castello, Torino

27 giugno 2024 – 13 gennaio 2025

ORARI Lunedì e da mercoledì a domenica: 10 – 18. Martedì chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
BIGLIETTI intero € 12,00 | ridotto € 10,00

Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card

INFORMAZIONI palazzomadama@fondazionetorinomusei.it   – t. 011 4433501                 www.palazzomadamatorino.it