ilTorinese

Evergreen Fest torna con un’edizione speciale, al Parco della Tesoriera

Atteso ritorno dell’Evergreen Fest al Parco della Tesoriera, fino al 20 luglio prossimo, con 46 serate di eventi gratuiti in una delle location più affascinanti di Torino. Nata con l’obiettivo di promuovere occasioni di aggregazione accessibili a tutta la cittadinanza, Evergreen Fest propone un ricco programma di attività per tutte le età e i gusti: laboratori artistici di wellness, tour guidati, letture e presentazioni di libri, interviste, incontri con associazioni, progetti socioculturali e stand informativi. Non mancheranno le serate di cinema, teatro, danza, concerti e silent disco accompagnati da punti ristoro in cui potersi rilassare e gustare ottimo cibo.

Quella del 2025 di Evergreen è un’edizione speciale, un traguardo importante per il festival, che si apre con uno sguardo di gratitudine verso il passato, celebra i legami costruiti nel corso degli anni e guarda con entusiasmo alle novità del presente e del futuro. Sarà questa l’occasione per accogliere nuovi talenti della scena locale nazionale e ritrovare gli artisti più amati delle edizioni passate. Quest’anno la manifestazione si inserisce nel programma “Torino che spettacolo – Che bella estate!”, e porta sul palco nomi come Big Mama, Ron, Meg, Tormento, Grido, Andrea Cerrato, Il Muro del Canto, Vladimir Luxuria, Roberto Mercadini, Casadilego, Cettina Donato, Davide D’Urso, Federico Sirianni, Federico Sacchi, Giorgia Goldini, The Spell of Ducks, Distilleria Manouche e molti altri ancora.

L’inaugurazione è prevista il 5 giugno alle 21.30, con Ippolita Baldini nello spettacolo “Io, Roberta, Ippolita, Lucia”, in cui l’attrice di “Benvenuti al Nord” e della serie TV “Camera Cafè”, analizzerà con ironia le molteplici e diverse personalità che mostriamo quotidianamente. Sono previsti anche performance coreutiche, come quella del 9 giugno intitolata “Danza quanto basta”, fino a “Piacere, Charlie”, una serata dedicata a Charlie Chaplin in programma il 22 giugno prossimo. Un appuntamento particolare sarà quello con Roberto Mercadini, intitolato “La bellezza delle parole” il 25 giugno, artista che esplora la meraviglia della narrazione fra storie sacre, profane, mitiche, indiane e maya.

L’Evergreen Fest è ideato e organizzato da Tedacà Compagnia Scuola d’Arte Performativa e realtà culturale nata nel 2002, impegnata nella diffusione delle arti e nello sviluppo sociale attraverso la cultura.

Il Festival si inserisce nell’ambito del programma “Torino che spettacolo – Che bella estate!” promosso dalla Città di Torino, in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino, con il main sponsor Iren, il sostegno della Circoscrizione 4 e la media partnership di Radio Energy. Tutti gli appuntamenti, salvo diversa indicazione, sono a ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti.

Per il programma è possibile visitare il sito di Evergreen Fest.

Mara Martellotta

“Essere umani”: buon compleanno, Teatro Stabile!

Presentata la 70ma stagione dello Stabile torinese

Buon Compleanno, Teatro Stabile! Perché sono settanta da quella sera del 3 novembre 1955 che Anna Maria Rimoaldi – non avrebbe poi fatto lunga strada nel mondo teatrale ma avrebbe affiancato dalla metà degli anni Sessanta Maria Bellonci alla conduzione dello Strega, che poi guiderà alla scomparsa nel 1986 dell’autrice di “Rinascimento privato” – mise in scena “Gli innamorati” goldoniani in coppia con un atto unico di De Musset, “Non si può pensare a tutto”. Con questo compleanno s’arriva alla stagione che ha per titolo “Essere umani”, un simbolo grafico che è un Pinocchio vestito di un abito e di un cappello a cono rossi. “Un bel traguardo per un teatro – ci tiene a sottolineare il direttore artistico Valerio Binasco presentando quasi in solitaria i circa novanta appuntamenti – mentre per ciascuno di noi sarebbe un fatto destabilizzante, un passaggio bellissimo al technicolor provenendo da un’epoca antica in bianco e nero. E poi l’immagine felice di quel burattino di legno che per divenire un essere umano è desideroso di trasformarsi in un bambino, portandosi inevitabilmente appresso quel che di fanciullesco è in quella età: vale a dire la fantasia e le bugie e i travestimenti, quanto anche i teatranti portano con sé, chi fa il teatro e chi lo guarda, allo stesso modo. Proprio in virtù di una grande magia che ci riporta indietro nel tempo.” Non nascondendoci che “essere umani” vuole anche essere, in questa nostra epoca di sconvolgimento non soltanto morale, un invito a crescere e a riscoprire quella umanità che stiamo sempre più perdendo: e a questo, con le parole di Natalia Ginzburg, Binasco dedicherà la suggestiva quanto “tempestosa” chiusura della conferenza stampa di presentazione, tra le poltrone blu del Gobetti.

L’identità sconcertata di “Amleto” – anche ospitalità di “attori” nel gioco di ragnatele del principe – è stata scelta ad aprire la stagione il prossimo 6 ottobre, Mario Pirrello protagonista e Leonardo Lidi (regista residente del TST e direttore della scuola di recitazione) pronto a metterlo in scena (“non esiste sfida più grande che quella di interpretare o dirigere la storia del principe di Elsinore”, parole che mettono le mani avanti), un testo fatto di domande e di immancabili risposte, testo profondo e difficile da far sì tremare le vene e i polsi, perché “Amleto è tutti noi, perché il suo dubitare rappresenta l’essenza stessa dell’umanità”. Titolo d’apertura di un cartellone che vede 14 produzioni esecutive – tra cui le riprese di “Pinocchio” diretto in due parti da Marta Cortellazzo Weil, di “Come nei giorni migliori” (per il terzo anno) della accoppiata Pleuteri/Lidi, di “Novecento” di Gabriele Vacis da Baricco, di “Festa grande d’aprile” che Giulio Graglia ha messo in scena sulle parole di Franco Antonicelli, della convincente “Gatta” di Tennessee Williams con una lunga tournée – e 10 coproduzioni.

Tra le prime, il direttore Binasco, regista e interprete con Pamela Villoresi, propone nell’aprile ’26 ancora un esempio di teatro nel teatro, “Circle Mirror Trasformation” di Annie Baker – un testo suggeritogli dalla traduttrice e “scopritrice” Monica Capuani -, una delle voci più originali della nuova drammaturgia americana, già premiata con il Pulitzer, una commedia brillante dove cinque sconosciuti si ritrovano in un’anonima sala prove di provincia per un corso di teatro, sei settimane di esercizi teatrali in cui si scoprono legami inattesi, tra momenti di fragilità e la scoperta di desideri nascosti di ogni animo umano. Il New York Times ha definito la commedia “coinvolgente, implacabile e acutamente divertente”. Mentre il signor Shakespeare s’affiderà per il prossimo “Prato inglese” alle regie “al femminile” di Marta Cortellazzo Wiel e di Giulia Odetto per rispettivamente “Le allegre comari di Windsor” e “Come vi piace” e Jurij Ferrini guarda alla “Mandragola” di Machiavelli ieri come oggi intrisa di avidità, manipolazione e finzioni sociali, Liv Ferracchiati sarà alle prese con le “Tre sorelle” cecoviane (Giordana Faggiano tra le interpreti) e accentuerà “la modernità dell’opera, mettendo in luce la nostra precarietà emotiva e rivelando le fratture interiori dei personaggi e le loro aspirazioni irrisolte” (dal 17 marzo). Il nuovo drammaturgo residente, “Diego – interferisce Binasco – che ha anche un cognome, Pleuteri” considerando la familiarità con cui s’approcciano al nuovo enfant prodige alcuni altri seduti in palcoscenico, si carica di ben tre importanti appuntamenti della stagione: oltre la ripresa di “Come nei giorni migliori”, dà alle scene “Tutto in me è amore” (regia di Marco Lorenzi), con al centro la figura di Piero Gobetti, l’anno prossimo ne sarà l’anniversario della morte, diviso tra passione politica e amore per il teatro, nell’intento drammaturgico di riscoprirne tutta l’eredità umana e sociale (nel teatro che da lui prende il nome dal 27 gennaio) e “Resteremo sempre qui buone ad aspettarti” (regia di Leonardo Lidi), ovvero Briciola, Luna e Wanda, ovvero un cane, un gatto e un pesce rosso di sesso femminile, sole nella casa dove i padroni le hanno abbandonate, metafora della sopraffazione a cui si è quotidianamente sottoposti (ancora al Gobetti, dal 14 aprile).

Tra le coproduzioni, spicca un titolo che non ti aspetteresti mai nel cartellone di uno Stabile, quel “Chicago” di John Kander e Fred Webb, acclamato musical, frequentato dal cinema e dai palcoscenici di tutto il mondo, “raffinata rilettura” firmata da una degli artisti associati del TST, Kriszta Székely, e interpretata dagli attori del Katona di Budapest, ancora una volta esempio di realtà e rappresentazione, in un alto alternarsi di spettacolo, potere e sistema giudiziario. Curiosi di vedere quel che uscirà dalla realizzazione della regista ungherese. Poi ancora Cechov, con “Il gabbiano” nelle mani di Filippo Dini, anche in scena con Giuliana De Sio, uno dei successi di Eduardo, “Sabato, domenica e lunedì” con Teresa Saponangelo e la regia di Luca De Fusco, “Mirra” di Alfieri con cui si confronta il giovane Giovanni Ortoleva, dramma d’incesto costruito su una lingua antica di perfezione che dovrà essere avvicinata al pubblico di oggi per saggiarne tutta la modernità, “Guarda le luci amore mio”, un testo del Nobel per la Letteratura 2022 Annie Ernaux, dalla scrittura “asciutta e penetrante”, messo in scena da Michela Cescon, interpreti Valeria Solarino e Silvia Gallerano.

Innumerevoli e importanti le ospitalità, impossibile citarle tutte. Citeremo almeno Franco Branciaroli (“Sior Todero Brontolon”), Ascanio Celestini e Milena Vukotic, Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo a riproporre le loro ormai collaudate figure papali e Lino Guanciale a Torino con un altro testo di Davide Sacco, “Napoleone. La morte di Dio”, nell’abbuffata shakespeariana il “Re Lear” di Lavia e il “Riccardo III” di un sempre stuzzicante Antonio Latella con Vinicio Marchioni interprete e “Otello” dove, con la drammaturgia di Dacia Maraini, Giorgio Pasotti sarà regista e perfido Iago mentre l’interprete del titolo lo ha catturato Giacomo Giorgio, giovane speranza – che speriamo non sdruccioli davanti a tanto peso – uscita da “Mare fuori”. Massimiliano Gallo ripropone a teatro l’avvocato Malinconico di radici televisive, Davide Livermore torna a Torino con “Il lutto si addice ad Elettra” di O’Neill, produzione dello Stabile genovese, Elisabetta Pozzi e Tommaso Ragno tra gli interpreti, Luca Marinelli, dopo il grande successo di “M”, visita “Le Cosmicomiche” di Italo Calvino e Silvio Orlando è il pirandelliano Ciampa del “Berretto a sonagli”, maschera grandiosa di un’intera filosofia, mentre Umberto Orsini vive con l’aiuto di Massimo Popolizio un vecchio attore che attende di entrare in scena, prima di recitare “Il temporale” di Strindberg.

Elio Rabbione

Nelle immagini: momenti di “Pinocchio” e di “Novecento” da Alessandro Baricco (ph di Luigi De Palma), Teresa Saponangelo futura interprete dell’eduardiano “Sabato, domenica e lunedì” (ph di Carol Levico) e “Festa grande d’aprile” messo in scena da Giulio Graglia (ph di Andrea Macchia)

Revisione dopo 25 anni, ascensore Mole fermo dal 17 giugno al 22 luglio

Dal 17 giugno al 22 luglio 2025 l’Ascensore Panoramico della Mole Antonelliana sarà interessato dalla revisione venticinquennale, un intervento previsto dalla normativa per gli impianti di sollevamento. Durante questo periodo l’ascensore non sarà accessibile, ma la Mole resterà aperta e il Museo Nazionale del Cinema, ospitato al suo interno, continuerà a essere regolarmente visitabile.

In funzione dal 1999, l’ascensore è uno degli elementi più riconoscibili della Mole: la cabina in vetro compie una corsa verticale in un’unica campata, attraversando il vuoto centrale dell’edificio fino a quota 85 metri. Un tragitto che consente una visione continua dello spazio interno e offre, all’arrivo al “tempietto”, un affaccio panoramico sulla città.

L’impianto è seguito da un programma strutturato di manutenzione. Oltre alla revisione quinquennale prevista per legge, sono effettuate verifiche ordinarie con cadenza settimanale, mensile, trimestrale, semestrale e annuale. Ogni controllo mira a garantire l’affidabilità dell’impianto e la continuità del servizio.

La revisione venticinquennale, più approfondita rispetto alle ordinarie, prevede:

  • il controllo di funi e altri componenti meccanici soggetti a usura;
  • il collaudo della navicella di emergenza situata sotto il piano 0, prevista come servizio di sicurezza supplementare in caso di emergenza;
  • la verifica dei gruppi di continuità (UPS), che mantengono attiva l’alimentazione in assenza di erogazione da rete principale.

L’intervento è svolto da GTT in coordinamento con il Comune di Torino e con gli enti di controllo, con l’obiettivo di assicurare la piena efficienza operativa dell’impianto e il rispetto delle normative tecniche. La riapertura al pubblico è prevista per mercoledì 23 luglio.

 

Il volontariato cresce con i giovani, la solidarietà è il regalo più bello

Le azioni solidali fanno bene a chi le riceve e anche a chi le fa.

Generosita’ fa rima con giovani, la solidarieta’ nei confronti di coloro che sono meno fortunati ha, infatti, una locomotrice guidata da piccoli uomini e donne che agiscono per migliorare la vita di chi ne ha bisogno.

Secondo una ricerca di Openpolis i giovani tra i 14 e i 17 che fanno volontariato e’ cresciuta in pochi anni, dal 2021 al 2023, dal 3,9 al 6,8 per cento. Non c’e’ che esserne fieri, si puo’ fermare quella litania che racconta di ragazzi svogliati ed egoisti interessati solo a loro stessi. I stessi dati raccontano che geograficamente il volontariato giovanile e’ meno forte al sud, mentre al nord e in particolar modo a Sondrio, Gorizia e Pordenone, ci sono piu’ associazioni no profit procapite.

E’ bello poter raccontare di questa rinata sensibilita’, e’ incoraggiante per il nostro futuro, ma anche per quello dei posteri che godranno di una classe di persone munifiche e partecipi.

E’ indubbio che le nuove generazioni siano investite da problematiche legate ai cambiamenti sociali, ma poter identificare nelle loro condotte varchi di grandezza d’animo e altruismo costituisce una grande speranza che porta a credere che sono loro il grande patrimonio del nostro paese.

Nel biennio dopo il Covid la propensione generale a fare volontariato e calata tranne che nei ragazzi, ma oltre al fatto generazionale, come dicevamo sopra, c’e’ un divario che riguarda l’appartenenza territoriale; prendendo in considerazione gli estremi percentuali abbiamo un 16% di partecipazione in Trentino Alto Adige e un 4,6 % in Sicilia. C’e’ ancora bisogno, evidentemente, di sensibilizzazione e di spinta a guardare oltre le nostre vite e occuparci anche di quelle degli altri, tuttavia la strada intrapresa e’ quella giusta.

Oltre ad occuparsi dell’assistenza alle persone con vari disagi, i giovani sono anche molti attivi nelle associazioni che si occupano di ambiente ed ecologia, ma anche di diritti umani, di pace e progetti internazionali in collaborazione con enti pubblici e privati.

Volendo fare “pubblicita’” alle azioni di solidarieta’ e volontariato e’ provato che oltre a creare benessere a chi le riceve, l’impegno sociale attivo ha dei risvolti positivi anche su chi lo pratica:

aumenta l’autostima, riempie le esistenze di senso e, come affermano alcuni studi, sembra che l’agire solidale abbia un effetto sulla durata delle nostre vite, una terapia a doppio senso quasi miracolosa. E’ un beneficio che torna indietro, un successo sicuro per ognuno di noi, una palestra emotivo-psicologica che ci porta grandi risultati e che mantiene il cervello sempre giovane. Aiutare gli e’ una medicina che ha positivi effetti terapeutici.

MARIA LA BARBERA

“Novecento” di Baricco al termovalorizzatore

Grande successo di pubblico sabato 7 giugno, al termovalorizzatore di Torino per l’adattamento, da parte della compagnia teatrale PoEM, di “Novecento” di Alessandro Baricco. L’opera, prodotta dal Teatro Stabile di Torino, valorizzata dalla regia di Gabriele Vacis e dagli allestimenti e dalla scenofonia di Roberto Tarasco, si è svolta all’aperto, con il pubblico che ha assistito di fronte a un bilico – un pianale industriale trasformato in palcoscenico – da cui ha preso vita la vicenda del leggendario pianista del Virginian.

 Hanno assistito allo spettacolo oltre 300 spettatori che hanno apprezzato l’allestimento che ha favorito il dialogo tra attori, pubblico e impianto in un unico organismo scenico.

Il termovalorizzatore, luogo in cui si trasformano i rifiuti in energia e calore, ha ospitato una diversa metamorfosi: quella della parola scritta che si fa voce, corpo e visione.

Via Arquata si trasforma con YouToo

Taglio del nastro a Torino per il nuovo spazio riqualificato nell’area di via Arquata, nel cuore della Circoscrizione Uno. Quello che prima era un vecchio campetto polisportivo è stato infatti trasformato in un moderno campo da basket “3 contro 3”, arricchito da arredi mobili pensati per offrire un luogo flessibile e multifunzionale ideale per lo studio, l’aggregazione e la creatività giovanile. Un’opera concreta di rigenerazione urbana e sociale, nata per rispondere al bisogno di giovani e adolescenti di poter avere a disposizione spazi aperti, accessibili e inclusivi. All’inaugurazione, che ha coinvolto la comunità locale tra attività sportive e musica, erano presenti l’assessora alle Politiche giovanili e alla Rigenerazione urbana della Città di Torino Carlotta Salerno, la presidente della Circoscrizione Uno Cristina Savio, la presidente di Kallipolis APS Rita Cararo e il campione di basket Paul Biligha, in rappresentanza della Fondazione Jeanne D’Arc.

“Restituire spazi ai giovani significa restituire futuro alle nostre città – ha dichiarato Carlotta Salerno –. Via Arquata oggi non è solo un’area rinnovata, è il simbolo di un lavoro condiviso che parte dall’ascolto dei bisogni dei ragazzi e delle ragazze. Attraverso la co-progettazione con il Terzo Settore, vogliamo costruire luoghi dove la socialità, lo sport, la cultura e l’impegno civico si incontrano. Ed è proprio da qui che passa il diritto di tutte e tutti a sentirsi parte della comunità”.

L’intervento, sviluppato e realizzato dall’Associazione di Promozione Sociale Kallipolis, grazie ad un finanziamento di circa 74mila euro nell’ambito di YouToo, il programma con cui la Città di Torino ha destinato 4 milioni di euro provenienti dal Piano Urbano Integrato a favore di sedici progetti, modulati su giovani e adolescenti con interventi in tutte le circoscrizioni cittadine. YouToo nasce da un percorso di co-progettazione tra l’Assessorato alle Politiche Giovanili della Città di Torino e gli Enti del Terzo Settore, per garantire interventi efficaci e mirati, sia materiali (come ristrutturazioni e nuovi allestimenti), sia immateriali (come laboratori, workshop e attività educative). Nel caso dell’area di via Arquata, oltre alla riqualificazione fisica, sono previsti interventi immateriali, quali attività di sensibilizzazione ambientale, iniziative cinematografiche su tematiche legate al lavoro, eventi musicali e sportivi, per fare dello spazio un vero e proprio presidio culturale e sociale.

TORINO CLICK

Divertimento e inclusività illuminano Special Olympics 

 

Treviso, 8 giugno 2025 – Divertimento, entusiasmo e tante emozioni hanno colorato la seconda e ultima giornata di sport e inclusione nella splendida cornice della città di Treviso alla Ghirada – città dello sport, in occasione della Special Olympics International Unified Basketball Tournament 2025. La giornata ha visto protagonisti atleti con e senza disabilità intellettive provenienti da diverse parti del mondo, uniti dalla passione per il basket e dal desiderio di condividere valori di rispetto, amicizia e divertimento.

Tanti appassionati fra atleti, familiari, volontari, allenatori hanno reso unico un weekend all’insegna della promozione dell’inclusione sociale, del confronto e della crescita attraverso lo sport.

Fra le tante realtà che hanno preso parte all’evento, una storia straordinaria che merita di essere raccontata è quella dell’Umana Reyer Venezia, che ha portato alto il nome di Special Olympics in questi giorni a Treviso e non solo.

Da ormai più di un anno, attraverso l’affiliazione col Team Italia, la squadra veneta ha ufficializzato la propria squadra di basket unificato, con regolari atleti tesserati, diventando l’unica realtà professionistica di basket in Italia ad avere il proprio Team Unificato Special Olympics.

Il Team è composto da atleti e partner, con percorsi seguiti dai referenti regionali e nazionali di Special Olympics, insieme all’Umana Reyer Venezia.

Metro 1: consegnato il primo nuovo treno Alstom 

 

È stato consegnato  nella nuova officina di Collegno il primo dei previsti nuovi quattro treni “Boa” Metropolis che andranno ad implementare l’attuale flotta. I treni ALSTOM saranno già equipaggiati con il nuovo sistema di automazione ed entreranno in servizio contestualmente all’attivazione del nuovo sistema di segnalamento e controllo della marcia dei treni (CBTC) al momento in fase di attuazione. La consegna dei restanti treni avverrà entro il 2025.

I nuovi treni sono caratterizzati da 4 carrozze intercomunicanti tra loro, maggiore comfort, migliore accessibilità e facilità di spostamento da una vettura all’altra. Ciascuna cassa è dotata di una postazione dedicata ai passeggeri con ridotta mobilità e di un sistema di videosorveglianza collegato in tempo reale con il posto di comando e controllo. Le carrozze si presentano ben illuminate e funzionali, grazie all’innovativa illuminazione lineare a LED ed agli schermi multimediali che consentiranno una diffusione delle informazioni grafiche oltre che acustiche.

Grande attenzione è stata rivolta alla sostenibilità. I nuovi treni sono stati costruiti per il 96% con materiali riciclabili e sono dotati di motori ad alte prestazioni, migliorando la loro efficienza energetica e riducendo i consumi, a favore dell’ambiente.

La livrea richiama i colori distintivi della città di Torino: il giallo e il blu su sfondo bianco.

I treni provengono dallo stabilimento Alstom di Valenciennes Petite Foret in Francia, dove sono stati interamente prodotti; la fornitura si inserisce nel contratto di appalto aggiudicato nel 2022 – in corso di esecuzione – del valore di 156 milioni di euro, che prevede anche la fornitura del nuovo sistema di segnalamento CBTC completamente automatico di ultima generazione e l’aggiornamento degli automatismi di bordo del materiale rotabile esistente, che Infra.To ha messo in atto per l’estensione della Linea 1 fino a “Cascine Vica”.

Al fine di soddisfare il fabbisogno complessivo di disponibilità dei treni conseguente al prolungamento del tracciato, prima fino a Bengasi e poi in futuro fino a Cascine Vica, la città di Torino ha da tempo presentato richiesta di finanziamento al MIT per ulteriori 150 mln di euro volti all’acquisto di ulteriori 12 unità con caratteristiche analoghe (+ 58 mln di euro per interventi accessori e complementari).

“Con l’arrivo di questo nuovo treno Metropolis – dichiara Bernardino Chiaia, Presidente e AD di Infra.To – si raggiunge un traguardo importante nell’attuazione di questo ambizioso progetto, volto a migliorare la mobilità e la qualità del trasporto pubblico urbano. È il segno tangibile di un costante progresso verso soluzioni innovative, sostenibili sotto il profilo ambientale e accessibili a tutti. Questi nuovi convogli, che si inseriscono nel complesso degli interventi previsti per l’estensione della Linea 1 fino a Rivoli-Cascine Vica, rappresentano il primo aggiornamento della flotta da quando la linea è entrata in servizio commerciale; ci auguriamo che possano essere presto accompagnati da ulteriori unità in numero sufficiente a sfruttare appieno le potenzialità offerte del nuovo sistema di segnalamento CBTC ”.

“La consegna del primo treno Boa rappresenta un passo importante verso una mobilità metropolitana sempre più efficiente, accessibile e sostenibile – dichiara Chiara Foglietta, Assessore alla Mobilità e Trasporti della Città di Torino -. Con l’introduzione di questi nuovi convogli, dotati delle tecnologie più avanzate e pensati per rispondere alle esigenze di tutti i passeggeri, facciamo un salto di qualità nel servizio offerto ai cittadini. È un investimento concreto nel futuro del trasporto pubblico torinese, che accompagna l’estensione della Linea 1 e si inserisce in una visione più ampia di città connessa, moderna e attenta all’ambiente”.

TORINO CLICK

Da oggi modifiche alla viabilità in via Vinovo

I lavori di rinnovo della rete di teleriscaldamento da parte di Iren lungo via Vinovo che inizieranno lunedì prossimo 9 giugno determineranno nella zona alcune modifiche della viabilità con chiusure al traffico nel tratto tra via Nizza e via Genova, interruzioni della pista ciclabile di via Nizza e l’istituzione di diversi divieti di sosta.

L’intervento, suddiviso in 4 fasi, si concluderà nel mese di settembre.

Fino a venerdì 14 giugno il transito lungo via Vinovo, tra le vie Nizza e Genova, sarà consentito solo ai residenti e ai mezzi di soccorso. La pista ciclabile dal civico 361 via Nizza a via Vinovo non sarà percorribile e sul medesimo tratto di strada sarà inoltre vietata la sosta all’interno della carreggiata est. Il divieto di sosta interesserà parimenti ambo i lati di via Vinovo, per un tratto di circa 40 metri, in corrispondenza del numero civico 11.

Durante la seconda fase dei lavori, fino al 1° luglio, via Vinovo sarà di nuovo aperta al traffico, mentre non sarà possibile sostare su ambo i lati di via Nizza, tra i numeri civici 344 e 361, tratto nel quale anche la pista ciclabile non sarà temporaneamente percorribile, e su ambo i lati di via Vinovo, all’intersezione con via Nizza.

Via Vinovo tornerà a essere interamente chiusa al traffico dal numero civico 10 a via Nizza nella corso della terza fase dei lavori che si prolungheranno fino al 14 agosto,  quando per i soli residenti verrà istituito un doppio senso di circolazione dal numero civico 10 in direzione di via Genova. I divieti di sosta riguarderanno ambo i lati di via Vinovo, da via Nizza a via Genova; ambo i lati di via Nizza, all’intersezione con via Vinovo; il lato ovest di via Rocca de’ Baldi, da via Vinovo a via Testona.

Nella quarta e ultima fase dell’intervento, che si concluderà il 6 settembre, via Vinovo sarà chiusa al transito dal numero civico 10 a via Genova, mentre dal numero civico 10 a via Nizza sarà istituito un doppio senso di circolazione per i soli residenti. In via Vinovo, da via Nizza e via Genova, in via Nizza, dal numero civico 361 a via Vinovo e sul lato ovest di via Rocca de’ Baldi, da via Vinovo a via Testona sarà vietato parcheggiare.

Contestualmente all’esecuzione dei lavori da parte di Iren anche il percorso delle linee 18 e 93/ di Gtt, subirà delle modifiche. Di seguito le variazioni nel periodo tra il 9 e il 13 giugno.

Linea18

•      direzione P.za Sofia: da via Passo Buole / via Nizza deviata a destra per via Nizza – a sinistra per corso Maroncelli – a sinistra per via Genova – segue percorso regolare;
•      direzione piazzale Caio Mario: percorso regolare.

Linea 93B

•      direzione piazza Mochino (San Mauro): da via Passo Buole / via Nizza deviata a destra per via Nizza – a sinistra per corso Maroncelli – a sinistra per via Genova – segue percorso regolare;
•      direzione corso Tazzoli: percorso regolare.
TORINO CLICK

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Fatma Aydemir “Tutti i nostri segreti” -Fazi Editori- euro 18,50

Nata nel 1986, nell’ex Germania Ovest, in una famiglia di origine turco-curda, Fatma Aydemir, è oggi una delle voci più interessanti della letteratura tedesca contemporanea. Giornalista e scrittrice, con questo secondo romanzo ha scalato velocemente le classifiche, riscuotendo un successo ampiamente meritato.

Il libro inizia con una morte che non è solo fisica. Implica anche quella di un sogno e mette a nudo ferite, incomprensioni, segreti e non detti, annidatisi a lungo all’interno della famiglia Ylmaz. Formata dai genitori curdi, Emine e Hüsey, emigrati in Germania alla ricerca di vita migliore, e i loro 4 figli.

Con una magnifica scrittura limpida, l’autrice affronta più temi, miscelandoli sapientemente nelle pieghe delle vite e dei rapporti dei membri della famiglia turco-curda.

Non è un romanzo autobiografico, ma Aydemir l’ha concepito pensando alla generazione dei suoi nonni; anche loro, dopo la Seconda Guerra Mondiale, lasciarono il paese di origine e andarono altrove, desiderando un futuro migliore.

A 59 anni, dopo una vita di duro lavoro e sacrifici in una fonderia tedesca, finalmente, Hüseyn, è riuscito a coronare il sogno di tornare in patria e comprare una casa a Istanbul, dove iniziare un nuovo meritato capitolo della sua esistenza. Ma proprio quando ha finito di arredare il nuovo nido e la famiglia sta per raggiungerlo, viene stroncato da un malore.

E’ lo strepitoso inizio di poco più di 300 pagine che non vorremmo finissero. Scandito in 6 capitoli, ognuno svela uno degli Ylmaz; penetra a fondo nella sua storia e nella sua anima, mettendo a nudo ferite e traumi.

I due figli maggiori, Sevda e Hakan, non riescono ad arrivare in tempo al funerale… per loro sarà un rimorso in più.

Sevda è quella che ha raggiunto i genitori in Germania più tardi, a 12 anni, la ribelle che ha sempre cercato di sottrarsi alle leggi del patriarcato. Sposata con un fannullone, poi si è resa indipendente, imprenditrice affermata, ma in rotta di collisione con i genitori.

Su Hakan, il primo figlio maschio, si sono concentrate le grandi aspettative del padre e si è riversata l’indulgenza materna.

Perihan e Ümit, a loro volta, sono portatori di ulteriori dinamiche. Fino al capitolo finale in cui scoprirete il segreto che ha segnato soprattutto il legame dei genitori.

Uno spettacolare affresco che racconta più generazioni a cavallo tra due mondi e due culture, con al centro il tema complesso e portante della famiglia e del veleno che può scorrere nelle sue vene. Ci sono poi i nodi duri del patriarcato, spesso favorito supinamente dalle donne che ne perpetuano l’azione sulle figlie.

E ancora: levate di scudi del femminismo e dell’emancipazione, crisi di identità -anche di genere- e sullo sfondo razzismo e difficoltà nell’accettare il diverso da noi.

Un meraviglioso romanzo, in cui una scrittura di altissimo livello ci conduce con sensibilità e intelligenza nel microcosmo di un nucleo familiare, nei pensieri e nel sentire di personaggi indimenticabili.

 

 

Phyllis Rose “Vite parallele” -UTET- euro 24,00

L’autrice di questo saggio è un’autorevole critica letteraria americana e autrice di approfondite biografie. Qui ricostruisce e analizza le vite coniugali di 5 famose coppie di intellettuali e scrittori, vissute in epoca vittoriana. Quando si mescolavano la censura della sessualità ma si invitava anche a procreare; la donna era fattrice e angelo del focolare. Mentre per i mariti spesso il sesso era quello praticato con le prostitute.

Il volume mette in luce quanto legò alle loro metà, Carlyle, Dickens, Eliot, Stuart Mill e Ruskin; fu pubblicato negli Stati Uniti nel 1983 ed è tutt’oggi un’indiscussa pietra miliare per studiosi e appassionati di letteratura.

Apre e chiude la carrellata l’unione tra lo storico Thomas Carlyle e la moglie Jane Welsh. Dal primo capitolo sul loro fidanzamento, a quello finale sugli ultimi anni del matrimonio. Unione altamente imperfetta, forse neanche mai consumata per limiti di lui che, comunque, ebbe una relazione “innocente” con Lady Harriet Montague, fonte di enorme sofferenza per Jane.

Da questo dolore nacque però una scrittrice “postuma”, poiché Jane affidò la sua infelicità alle pagine del diario che il marito fece pubblicare dopo la sua morte; in parte per denunciare la propria scorrettezza, e in parte per stemperare il senso di colpa verso colei che l’aveva sempre accudito amorevolmente.

Charles Dickens, nel 1836 sposò la figlia del suo editore, Catherine Hogarth.

Ma 20 anni dopo s’innamorò dell’attrice 18enne Ellen Ternan. All’epoca lui aveva 45 anni e il divorzio era possibile, ma altamente sconsigliato per la sua immagine pubblica.

Ed è così che uno scrittore immenso scivolò, invece, tanto in basso da accusare ingiustamente la moglie di malattia mentale, nel tentativo di togliersela di torno e spedirla in manicomio.

Il misfatto non gli riuscì, ma la vicenda lo sminuisce sul versante etico e affettivo e induce a meditare…

Però state tranquilli perché ci furono anche unioni felici. Ma non erano quelle suggellate da vincoli legali o religiosi. La scrittrice George Eliot e il critico Henry Lewis i rapporti li ebbero eccome, si amarono alla follia per 25 lunghi felici anni.

Come felice fu l’unione della nobildonna Effie Gray; ma non quando era sposata con John Ruskin. Anzi, quella fu davvero un’unione male assortita fin dall’inizio: lui dedito agli studi e orripilato dalla sessualità femminile. Lei ambiva attenzione e figli, mentre lui non ne voleva sapere. Altro matrimonio mai consumato, pericolante per continue distanze e incomunicabilità.

Le cose svoltarono decisamente in meglio quando Effie ottenne la nullità del matrimonio e si unì al pittore John Everett Millais; 2 mesi dopo le nozze era incinta e dall’unione nacquero ben 8 rampolli.

 

 

Benedetta Centovalli “Nella stanza di Emily” -La Tartaruga- euro 17,00

La vita di Benedetta Centovalli è dedicata ai libri e all’editoria da oltre un trentennio, questo fa di lei una delle massime esperte di letteratura; dotata di una sensibilità acuta che descrive come quasi totalizzante: «… e vestita di libri, in modo ossessivo e principesco, in una maniera assoluta e monacale».

La passione di Benedetta Centovalli per Emily Dickinson l’ha condotta laddove la poetessa ha trascorso la sua vita, immersa nel piccolo-immenso mondo che ha saputo trasformare in arte poetica, diventata poi immortale.

Da New York ha raggiunto in autobus Amherst, nel New England, immergendosi in un viaggio emotivamente coinvolgente. Prima a Homestead, dove la Dickinson nacque e visse dal 1855 fino al suo ultimo respiro; poi a Evergreens, a visitare la dimora del fratello Austin e della moglie Susan.

Emily Dickinson nasce il 10 dicembre 1830 ad Amherst, nel Massachussetts, dove vive fino alla morte, causata da una nefrite, il 15 maggio 1886, a soli 56 anni. E’ dopo la sua scomparsa che la sorella Lavinia decide di dare alle stampe i suoi scritti, svelando così al mondo intero l’immensità della Dickinson.

Curioso che una delle più grandi poetesse dell’Ottocento sia chiamata “la matta della soffitta”, perché, ancora giovanissima decide di chiudersi nella sua stanza, dalla quale esce solo di notte. Di lì in poi, il suo tempo e le sue energie sono tutte volte a dare voce al suo universo interiore.

Uno dei grandi pregi di questo libriccino è l’intensità con cui l’autrice ci guida dentro il mondo della poetessa, l’emozione che prova e ci trasmette quando si trova al cospetto dei vari angoli che sono stati testimoni della sua presenza e del suo passaggio.

Stanze che conservano un’anima, ci raccontano il suo sguardo oltre le finestre rivolte a ovest ed est, la sua cura e la profonda conoscenza delle piante raccolta nel famoso e delicato erbario, l’amore per gli animali, domestici ed esotici.

E ci sembra quasi di esseri lì e poter toccare noi stessi il suo scrittoio….perché la passione di Centovalli e la sua bravura nel trasmetterla compiono anche questa meravigliosa magia.

 

 

Francesca Fagnani “Mala. Roma Criminale”  -Sem- euro 18,00

Francesca Fagnani, prima ancora che padrona di casa della trasmissione di successo “Belve”, è giornalista d’inchiesta, e in questo libro ha ricostruito la geografia criminale della Capitale.

Lo spunto da cui parte il racconto -documentatissimo e basato su uno studio approfondito e minuzioso delle fonti giudiziarie- è l’assassinio a sangue freddo di Fabrizio Piscitelli; detto “Diabolik”, capo degli ultras “Irriducibili” della Lazio e ai vertici della cosiddetta “Batteria di Ponte Milvio”.

Da quella morte Fagnani traccia le fila delle alleanze suggellate da tempo e delle nuove rivalità e tensioni che serpeggiano più recentemente nel sottobosco del malaffare più losco.

Il Parco degli Acquedotti a Roma è teatro della morte di Piscitelli, il 7 agosto 2019, quando viene brutalmente freddato da un colpo di pistola alla nuca. A sparargli -mentre è tranquillamente seduto su una panchina- è un sicario travestito da runner che punta l’arma da distanza ravvicinata.

La pace che vigeva tra gang si spezza, mentre la miccia appena innescata dà il via a un susseguirsi di esplosioni di: violenza, sequestri, pestaggi, omicidi e torture.

Fagnani studia meticolosamente le carte degli atti giudiziari, collega i fatti e traccia le linee di un mondo di malaffare dove scorrono fiumi di droga, soldi sporchi e ogni azione criminale che ne deriva.

La giornalista romana da tempo segue i meandri e le dinamiche della malavita, in particolare il narcotraffico, risalendo al vertice e ai vice di maggior spicco per arrivare allo spaccio.