In via Pietro Micca 1, e l’imprenditore cuneese è atteso in città per la fine del mese
Una nuova esperienza potrà essere vissuta nel cuore di Torino, in via Pietro Micca 1,rurale all’interno di un contesto che incarna l’eleganza e la raffinatezza della città sabauda. Manca poco all’apertura ufficiale del primo Crazy Pizza torinese di Flavio Briatore. Lo staff è al completo e le prenotazioni sono già aperte in vista dell’apertura del 16 ottobre prossimo.
“Siamo entusiasti di annunciare una nuova icona del life stile italiano nel cuore di Torino, tra viali maestosi e architetture senza tempo – dichiara l’organizzazione di Crazy Pizza – in una città rinomata per la sua storia, ricca, e la sua atmosfera sofisticata portiamo un’esperienza che unisce gusto, spettacolo e stile proprio come la nostra visione del dining contemporaneo. Crazy Pizza Torino, con il suo spirito teatrale di identità inconfondibile, si inserisce perfettamente in questo scenario iconico, offrendo molto di più di una pizza, ma un’esperienza gastronomica e sensoriale che celebra le radici locali con un tocco audace. Fra tradizione e creatività, siamo pronti a conquistare Torino con sapori autentici, energia travolgente e quel pizzico di follia che ci rende unici. Dalla nostra Pizza sottile, stesa a mano, alla mozzarella fresca artigianale, la cucina è il cuore pulsante del ristorante. Ogni piatto nasce da passione, maestria e dedizione, e viene servito con amore autentico. Il menù è “à la carte”, un invitoma scoprire i sapori italiani attraverso ricette d’eccellenza”.
Dopo Milano, Montecarlo e Londra, arriva anche sotto la Mole il marchio di lusso Crazy Pizza, firmato Flavio Briatore. L’annuncio è stato diffuso con una instagram stories sulla pagina ufficiale del brand. Il format unisce la cucina gourmet all’intrattenimento. Ogni sera verrà messo in scena Lo spettacolo dai maestri pizzaioli, acrobati di professione, tra Ferrari, bollicine della catena e Birra Peroni. Il concept di Crazy Pizza vuole essere un’esperienza esclusiva con pizze realizzate con ingredienti di fascia alta, come caviale, Patanegra e tartufo nero, a prezzi compresi tra i 16 e i 69 euro, serviti in un contesto contraddistinto da musica dal vivo, djset e pizzaioli performer.
Il concetto di luxury dining di Crazy Pizza nasce già nel 2019, con l’idea di servire in maniera unica il piatto italiano più amato nel mondo, la pizza, accompagnato da un servizio premium. Quello di Torino rappresenta il 21⁰ locale della catena di luxury dinner monegasca Majestas, controllata da Briatore e Francesco Costa. Questo format è stato già sperimentato nei locali di Roma, Milano, Porro Cervo, Rijadh, Forte dei Marmi, Saint Tropez, Napoli e New York.
Mara Martellotta
La recente aggressione a un agente della polizia penitenziaria nel carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino è solo l’ennesimo episodio di una lunga serie. Sono numerosi infatti gli agenti feriti da inizio anno. Numeri che raccontano un disagio profondo, non più ignorabile.

d’ormeggio perché era stata annunciata la visita di un pezzo grosso all’hotel Beau Rivage. L’Hotel era proprio lì, dall’altra parte della strada che attraversava il paese. Olimpo, scalpellino nella cava di granito rosa, era finito ai ferri perché reo di aver canticchiato in un’osteria un motivetto che il Podestà aveva giudicato offensivo nei confronti del regime e del Regno. In realtà, il povero tagliapietre – un po’ brillo – aveva improvvisato un’innocua e vecchia tiritera che più o meno suonava così: “Viva il Re, viva la regina e viva la capra della Bettina”, animale reso famoso dall’eccellente e copiosa produzione di latte. Uno scioglilingua che però era stato mal interpretato e così, ai soliti due reprobi si aggiunse pure il terzo. Il problema derivò dal maltempo. Una forte perturbazione stava imperversando tra il lago e le alture del Mottarone e, in poco tempo, le onde s’ingrossarono trasformandosi in schiumosi cavalloni che s’infrangevano sulla massicciata ricavata dalla passeggiata del lungolago. Immaginarsi che inferno anche là sotto, per i tre prigionieri. A tratti le onde li sommergevano per poi ritirarsi, lasciandoli infreddoliti e in balia di altri, gelidi, schiaffi d’acqua. Tutti e tre furono costretti, loro malgrado, a bere quell’acqua dal cattivo sapore. Soprattutto Lucio che, una volta liberato, giurò di non toccar più una goccia di quel liquido tremendo, limitandosi – pur nelle restrizioni dell’epoca – a sorseggiare soltanto vino, compreso quello aspro e ruvido, che legava in bocca, spillato dalla botte dell’osteria della Miniera, su in Tranquilla.