ilTorinese

A Volpiano pagamento della sosta con l’app “Telepass”

Sulle “Strisce blu” con lo smartphone, senza alcun costo aggiuntivo sulla tariffa della sosta. Servizio gestito in collaborazione con Abaco Mobility, concessionaria della sosta in città.

È ora attivo anche nel comune di Volpiano (TO) il servizio di pagamento delle soste nelle aree gestite con parcometro tramite l’app Telepass: grazie alla collaborazione con la divisione Mobility di Abaco S.p.a., società di gestione del servizio di sosta, è ora possibile pagare il ticket con il proprio smartphone, anche senza avere il Telepass in auto. Comodo, intuitivo e cashless: il servizio, riservato ai clienti Telepass, permette il pagamento dei soli minuti di sosta effettivi, sulla base delle tariffe indicate dal Comune, senza alcun costo aggiuntivo sulla tariffa della sosta.

Telepass semplifica dunque la vita agli automobilisti anche nella famosa località elbana. Grazie alla piattaforma, infatti, non è più necessario cercare parcometri, ricorrere a carte di credito, ricariche o monetine ma basta scaricare l’app Telepass o Telepass Pay X, confermare la propria posizione e impostare la durata della sosta. Al resto ci pensa l’app che avvisa l’utente quando la sosta sta per scadere e calcola direttamente l’importo complessivo che sarà successivamente addebitato. Inoltre, è possibile modificare il termine della sosta, anticipandolo o posticipandolo, anche a distanza in modo da pagare l’effettiva durata della sosta ed evitare le multe.

La regolarità del pagamento della sosta con Telepass è verificata dagli ausiliari del traffico tramite consultazione di un palmare, inserendo la targa del veicolo in sosta. Per poter ulteriormente segnalare agli ausiliari il metodo di pagamento (facoltativo nel comune di Volpiano), è necessario esporre il tagliando Telepass disponibile sul sito telepass.com o nell’app. Quest’ultima segnalerà all’utente se nel comune in cui sta effettuando la sosta l’esposizione del tagliando è obbligatoria.

È possibile, inoltre, fare la propria nota spese accedendo all’archivio delle soste presente nell’app Telepass.

Con l’avvio del servizio Strisce blu a Volpiano, diventa più semplice ed economico parcheggiare in città, con un vantaggio sia per le persone che per la mobilità urbana. – ha dichiarato Aldo Agostinelli, Chief Consumer and Marketing Officer di Telepass. – Grazie alla proficua collaborazione con Abaco S.p.a., la località si aggiunge alle oltre 280 su tutto il territorio italiano dove il servizio è già attivo. Nello scenario attuale, la sfida di Telepass è offrire una rete di servizi che diano alle persone la possibilità di muoversi in libertà, in modo integrato, sicuro e sostenibile”.

“Per noi la collaborazione con Telepass è davvero importante – spiegano dal quartier generale di Abaco, azienda veneta che tramite la propria divisione Mobility gestisce la sosta in un centinaio di città italiane – poiché ci consente di offrire al cittadino un’ulteriore opportunità di pagamento, facilitando e velocizzando la procedura, migliorando la cosiddetta mobility experience dell’utente”.

 Foto Claudia Calegari

Latte: “Allevatori preoccupati per il ribasso del prezzo alla stalla”

Confagricoltura Piemonte

Necessario convocare il Tavolo regionale di filiera”

 

Confagricoltura Piemonte ha chiesto all’Assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa di convocare con urgenza il tavolo del latte per valutare la condizione del settore lattiero – caseario e prevenire una crisi a livello regionale

 

È necessario che tutti gli attori della filiera facciano la loro parte, per evitare di impoverire il nostro patrimonio zootecnico regionale – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia dopo aver analizzato il mercato lattiero caseario e in particolare l’andamento dei due mesi appena trascorsi.

E’ passato oltremodo  tempo dall’ultimo incontro tra le aziende del settore, le Organizzazioni sindacali e le Istituzioni piemontesi: è più che mai doveroso, in un contesto nazionale di incertezza dei mercati dovuto all’innalzamento dei costi di produzione e a uno scenario geopolitico smosso da diversi conflitti, riunirsi attorno al Tavolo regionale per pianificare investimenti e attuare strategie di mercato nel medio/lungo periodo, che richiedono un’adesione convinta di tutta la filiera produttiva e commerciale”.

 

La situazione dei nostri allevamenti bovini da latte è delicatissima ormai da anni – sottolinea Guido Oitana, allevatore e presidente della Sezione regionale Settore Bovini da Latte – ma la crisi si è ulteriormente acuita nell’ultimo periodo anche a causa della pressa di posizione di Lactalis, che ha disdetto molti dei contratti in essere, proponendo per l’anno a venire accordi tali da far rischiare il tracollo delle già fragili economie aziendali”.

 

Confagricoltura Piemonte evidenzia altresì che i prezzi regionali all’origine, storicamente, sono più bassi rispetto a quelli delle altre Regioni del bacino padano per effetto di una valorizzazione della qualità diversa da quella della Lombardia e di una struttura produttiva che vede una scarsa presenza di cooperative lattiero casearie.

In Piemonte sono attive 1.391 stalle da latte con 234.804 vacche: Cuneo è la provincia con più allevamenti (565 stalle e 121.134 vacche), seguita da Torino (539 stalle e 78.747vacche).

In Piemonte, nell’ultima campagna le consegne di latte hanno superato 1,16 milioni di tonnellate con un aumento di oltre il 3% rispetto al periodo precedente. Il peso delle vendite dirette sulla produzione commercializzata rappresenta però meno del 2% del volume, in circa il 20% degli allevamenti, con prevalenza di strutture di limitate dimensioni ubicate nelle aree montane, e una produzione media prossima a 50 t/anno.

A fronte dei risultati produttivi incoraggianti, rimane però come principale elemento di criticità del settore l’estrema volatilità dei prezzi, sia sul versante dei ricavi che di quello dei costi di produzione, accentuato dalla progressiva riduzione dei meccanismi di protezione del mercato comunitario, nonché da fattori economici e finanziari di carattere internazionale.

 

Jacopo Lusci torna sul ring

Jacopo Lusci ritorna questa sera sul ring dopo un anno. L’occasione sarà durante la Manno Boxing Night, che si terrà allo Sporting Dora di corso Umbria 83, sabato a partire dalle 18. L’organizzazione curata dalla Manno Boxing Club prevede 10 match dilettanti, dedicati alle categorie élite e ci sarà la semifinale Coppa Piemonte degli schoolboy e schoolgirl. L’incontro clou sarà tra Jacopo Lusci (7-7-1) 35 anni categoria super piuma 59 kg e il quarantenne francese Raphael Laruelle (3-2-0). Il torinese rientra dopo la sconfitta subita un anno fa da Emiliano Salvini. L’avversario d’Oltralpe vanta una storia curiosa. Dopo aver esordito nel 2011 sul quadrato, non ha mai combattuto e questo incontro segna il suo rientro sulla scena. Il francese ha la fama di essere un pugile alquanto ostico e la sfida sarà sulle 6 riprese. Nella stessa serata ci sarà un incontro tra l’allievo di Benoit, Juan Fernando Vargas Velasquez (6-0-0) 28 anni categoria super medi e Robert Sivak.

Cremazione? Sì, forse, dipende

In una società in forte espansione (complessivamente sul pianeta siamo quasi 8 miliardi) il problema di seppellire i defunti diventa rilevante. Pensiamo soltanto a periodi di epidemie, durante i quali il numero di sepolture supera quello delle estumulazioni, che costringono a costruire (e, prima, progettare e reperire i fondi) nuovi luoghi di sepoltura.

La cremazione, l’interesse verso la quale è notevolmente aumentato negli ultimi due decenni, sembrerebbe essere la soluzione ottimale: minori spazi (una celletta ha dimensioni ridottissime rispetto al tradizionale feretro), l’urna non richiede esumazioni dopo un tot numero di anni (solitamente la concessione della celletta è di 99 anni, contro i 10-15 delle inumazioni ed i 50 delle tumulazioni).

Vi sono tuttavia due ordini di problemi.

Primo problema: perché la salma possa essere cremata occorre che tutti gli eredi siano d’accordo (è sufficiente che uno solo sia in disaccordo e non si può procedere) ragion per cui molti preferiscono affidare la loro volontà ad una Associazione apposita che, se dotata di personalità giuridica, agisce da esecutore testamentario (tizio aveva espresso la volontà di essere cremato, quindi si procederà in tal senso).

Secondo problema: la Chiesa cattolica, sebbene pochi ancora seguano le sue indicazioni, accetta la cremazione ma non la dispersione delle ceneri né, tantomeno, che queste vengano utilizzate per creare diamanti sintetici, souvenir ecc.

Riguardo la volontà testamentaria, come ho scritto, è sufficiente iscriversi alle apposite associazioni e il problema è risolto.

Per quanto riguarda il secondo problema la cosa si complica. La Congregazione per la dottrina della fede, cioè quell’ente vaticano che fino al 1965 si chiamava “Sant’Uffizio” e che mandò tanti oppositori alla graticola (Savonarola, Giovanna d’Arco, Giordano Bruno, Finnicella) oppure al confino (Galileo Galilei),nell’istruzione Ad resurgendum cum Christo ha stabilito che “Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica.”

Ma ciò che maggiormente perplime è che nell’istruzione succitata è chiaramente indicato che “[..] per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione. [..] Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana si devono negare le esequie, a norma del diritto”.

In altre parole, il sacerdote che venga a conoscenza dell’intenzione degli eredi di disperdere le ceneri nel roseto della rimembranza o nel mare o, semplicemente, di portare a casa l’urnetta cineraria (salvo “circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale”) potrà rifiutarsi di celebrare il funerale religioso; per meglio inquadrare la situazione va ricordato che l’ex Sant’Uffizio riabilitò Galileo Galilei soltanto dopo circa 360 anni dalla condanna per eresia, 31 anni fa, quando ormai le sue tesi erano accettate da secoli dagli scienziati di tutto il mondo.

Il problema dello spazio, sempre più necessario per costruire nuovi luoghi di sepoltura, i costi richiesti agli eredi per la concessione di un loculo ed il rischio biologico sempre presente in una sepoltura, specie quando vi sia in corso una epidemia (peste, colera e covid insegnano) sono evidentemente sconosciuti in piazza del Sant’Uffizio al punto che non possono essere addotti come motivi per infrangere l’istruzione del 2016.

L’istruzione vaticana non pare toccare particolarmente i fedeli stante che le cremazioni sono aumentate nel 2022 del’1,22% rispetto all’anno precedente e sono in continua ascesa.

Quel che lascia maggiormente perplessi è che molte persone chiedono l’estrema unzione, la benedizione della salma, mettono questa in un feretro con sui lati il bassorilievo di San Pio, chiedono il funerale cattolico ma nascondono l’intenzione di disperdere le ceneri perché la Chiesa è contraria.

I farisei erano dilettanti al confronto.

Sergio Motta

Preioni (Lega): “Al Piemonte 98,2 milioni per il Tpl” 

“un risultato del lavoro di Molinari e Salvini”

“L’azione politica della Lega ottiene risultati concreti in Regione e nel dialogo con il livello nazionale – dichiara il capogruppo in Consiglio regionale del Piemonte Alberto Preioni -. Infatti i 98,2 milioni assegnati al nostro territorio per il trasporto pubblico locale sono la dimostrazione dell’impegno del nostro capogruppo alla Camera Riccardo Molinari e dell’attento operato del ministro ai Trasporti Matteo Salvini”. Il finanziamento è stato definito nella Conferenza unificata, grazie al lavoro del Mit di concerto con il Ministero dell’Economia.

EGIZIO, il museo più antico del mondo si trova a Torino

SCOPRI – TO

Itinerari e sorprese alla scoperta di Torino

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“Un museo che ripensa a se stesso è un’istituzione culturale viva, dinamica, e moderna, che mira a diffondere conoscenza.” queste le parole di Christian Greco attuale direttore del Museo Egizio di Torino. Torino ospita il museo più antico del mondo, il Museo Egizio secondo per importanza solo a quello del Cairo.
Il Museo si trova in centro, a pochi metri da Piazza San Carlo, in via Accademia delle Scienze 6, tantissimi sono i turisti italiani e stranieri che ogni giorno ne fanno visita.
Nel 1824 il Re Carlo Felice Di Savoia acquistò da un noto collezionista, Bernardino Drovetti, oltre 7000 reperti egizi che furono posti inizialmente nelle sale della Accademia Delle Scienze per diventarne poco per volta un museo aperto al pubblico. Nel 1894 il sovraintendente del museo Ernesto Schiapparelli, ex Senatore del Regno d’Italia e grande egittologo finanziò scavi e spedizioni in Egitto trovando nuovi reperti ed ampliando così il museo al punto che nel 1930 il Museo Egizio ebbe circa 30’000 pezzi, tra mummie, papiri, arredi funerari e animali imbalsamati.
Nel 2015 viene ulteriormente amplificato e ad oggi ha anche sale adibite al restauro, una biblioteca e il giardino botanico dedicato alla flora dell’Antico Egitto.
Nel Museo Egizio oggi si contano fino a 45’000 pezzi dall’epoca del Paleolitico in avanti, tra cui 24 mummie umane e 219 sarcofagi.
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ADDENTRANDOCI NEL MUSEO
Tra le esposizioni più note possiamo trovare la Sfinge, la statua di Ramses II e il Sarcofago di Ibi.
Il Museo si articola su quattro piani e le scale mobili sono allestite ad immagine della risalita al fiume Nilo per opera dello scenografo premio Oscar Dante Ferretti. Nel seminterrato vi è l’ingresso alla visita, al primo piano vi è un’immensa galleria di sarcofagi e di mummie dell’epoca romana, al secondo piano si trovano reperti del periodo predinastico al Nuovo Regno d’Egitto con molteplici affreschi e tombe che riportano l’immaginazione del visitatore alla realtà di quel periodo. Le mummie un tempo venivano imbalsamate in posizione fetale e solo in seguito si decise di metterle prone, proprio per questo alcune di esse hanno ancora posizioni ricurve su sé stesse. Molte di esse hanno anche un’identità scoperta grazie a reperti storici e utensili ritrovati nelle tombe. Nell’ultimo piano vi è un forte gioco di luci che rende l’ambiente ancor più magico con statue di faraoni e figure mitologiche.
La Gestione del Museo è in carico alla Fondazione Delle Antichità Egizie che finanziano spesso nuovi scavi e restauri. Per i bambini viene proposto un percorso facilitato e ricco di avventure.
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EVENTI AL MUSEO EGIZIO
L’antico Egitto ha da sempre un fascino magnetico e nonostante i numerosissimi visitatori del Museo Egizio emerge dai dati Istat che oltre il 50% di diciottenni e diciannovenni in Italia non visitano in un anno neanche un museo perché lo trovano vetusto; per questo motivo, il Museo Egizio in collaborazione con il Club Silencio ha organizzato delle serate molto particolari e coinvolgenti per incentivare i ragazzi ad andare nei luoghi di arte e cultura. Le serate prevedono musica dal vivo con un noto dj e drink dalle 19 alle 24 all’interno del museo e nel cortile, circondati da un’atmosfera araba e mediterranea.
Il Museo Egizio offre anche visite private a porte chiuse, aperitivi, cene di gala, colazioni, eventi, talk e conferenze oltre a mostre temporanee dedicate all’Egitto come quella di “Tutankhamon” o “Il Dono di Thot” realizzare proprio quest’anno.
Il Museo è quindi in continuo rinnovamento grazie ad eventi, nuovi reperti e mostre temporanee motivo per cui ne rimangono sorpresi ed affasciati  anche coloro che lo avevano già visto in passato e ci tornano a distanza di anni.
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IL MUSEO DEL CAIRO 
Per ordine di importanza, prima del Museo Egizio di Torino, troviamo quello del Cairo in Egitto, con oltre 137’000 reperti storici su due piani, suddivisi tra Medio, Nuovo e Antico Regno. Fu costruito per volere del governo nel 1835 per evitare continue esportazioni all’estero di manufatti storici. Tra i pezzi di maggior prestigio vi sono i reperti della tomba di Tutankhamon trovati nel 2022 nella Valle Dei Re e 27 mummie reali. Il museo ha cambiato locazione rispetto alle origini, oggi si trova in piazza Tahir all’interno di un edificio fondato dall’egittologo Auguste Mariette.
Proprio dal Cairo arriva una notizia di questi giorni che sta attirando particolarmente l’attenzione tra gli appassionati e non dell’antico Egitto; è quella data direttamente da Zahi Hawass, archeologo ed egittologo egiziano, Segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie, ovvero, il ritrovamento di tre nuove porte all’interno della Piramide di Cheope e che il 5 dicembre prossimo verranno quindi  probabilmente svelati nuovi segreti di questa maestosa costruzione.
La cultura e l’arte sono discipline fondamentali per un buon bagaglio culturale e se i musei ad oggi vedono un calo di presenza delle nuove generazioni si potrebbe pensare di rinnovarli rendendoli anch’essi nuovi e all’avanguardia ed è proprio questa la strada vincente che sta percorrendo il nostro “Museo Egizio” collocandosi fra i musei più importanti al mondo e sempre più … al passo con i tempi.
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Noemi Gariano

La laurea di Sara è il regalo più bello

1 dicembre 2023: la già dottoressa Sara Tosetto diventa Dottoressa magistrale in Economia e Management. Sistemi d’ innovazione in Italia: analisi del trasferimento tecnologico. Relatore prof. Meak Guido imprenditore e professore. Voto 108 su 110. Ovviamente Tesi di laurea sperimentale. Direi proprio il massimo dei massimi. Contento? Ho toccato il cielo con un dito.
Si dice così ma non raffigura appieno cosa un padre prova per i propri figli, in questo momento. Ripeto sempre ad amici e parenti: sono un uomo fortunato ed il mio ipotetico esistenziale conto economico è fortemente in attivo grazie alle mie figlie. Il momento più entusiasmante quando Sara esponeva la sua Tesi. Come si dice : dietro una grande figlia ci sono dei grandi genitori dietro. In particolare la mamma, nonché mia moglie Paola Riceputi. Per anni l’ha seguita passo passo. Ieri a Scienze Politiche indirizzo internazionale dell Università Roma  tre ed in questi due anni a Torino. Ti sono riconoscente Paola oltre modo. Alla fine non mi invento nulla rubando le parole di nostra Figlia Sara.
Ringrazio la mia famiglia, in particolare mia mamma e mio papà,  mio punto di riferimento da sempre.  Grazie per il continuo appoggio, sostegno e profonda pazienza che avete nei miei confronti da 26 anni. La certezza di poter contare sempre su di voi mi ha dato forza nei momenti più difficili.
Grazie.  Grazie per essere la coppia più incasinata e forte che io conosca,  per tutto l’amore che date e mi fate sentire ogni giorno.
Non sarei quella che sono senza di voi.
Grazie a mia sorella Alice, mio modello da seguire da quando sono piccola. Grazie ad Antonella e Giorgio per essere i miei zii acquisiti. E grazie a tutti voi cinque per essere stati in grado di costruire una famiglia allargata che si vuole bene e si sostiene.  Solo ora che sono grande capisco quanto sia difficile e quanto siamo fortunati.
La mamma ed io possiamo solo aggiungere:
Grazie Sara di esistere.
PATRIZIO TOSETTO

TFF ai titoli di coda. Si avvicinano le ultime proiezioni

Si avvicinano le ultime proiezioni di questo 41mo TFF, edizione mai affollatissima (giusto aspettare le cifre a completo spegnimento degli schermi), tranquilla nei titoli offerti ovvero digiuna di una o forse più storie che abbiano – al di là di innocenti contrasti, di pareri discordi subito persi all’uscita delle sale, di opinioni che non intaccano amicizie né accendono chiassose chiacchierate – espresso il caso eclatante, il film bomba. Curioso di vedere come saprà comportarsi la giuria alle prese nella riunione finale con chi lasciare fuori dai premi e chi onorare di un riconoscimento. Per il momento, in concorso, dal cinema dell’Arabia Saudita, ad opera del regista Ali Kalthami, veniamo a sapere che “mandoob” è termine che dà il titolo al film e che sta a significare non soltanto il fattorino, colui incaricato di consegnare un pacco ma altresì chi possa essere compianto per la perdita di una persona o per una qualche altra disgrazia o tout court una persona sfigata. In una notte fatta delle luci delle auto imbottigliate in un traffico sempre congestionato e delle ombre dei vicoli dei quartieri poveri di Riyad, pronti ad alternarsi con quelli lussuosi e illuminatissimi, architetture avveniristiche che sono rifugio più o meno esposto e chiaro di gente piena di denaro, quel termine si appiccica a Fahad, uomo in tutta apparenza tranquillo, un padre da curare e al quale dedicare più attenzioni e una sorella, madre di una bambina, che lui cerca di aiutare economicamente, dividendosi tra le consegne della notte e l’impiego quotidiano nei box di un call center. Un’aggressione a sconvolgere la tranquillità dell’uomo, un ritorno della memoria e della vicenda a qualche giorno precedente – strizzando l’occhio ad un thriller magari d’oltreoceano: che gli americani non ne rubino il soggetto? – per raccontare la fitta spirale di violenza entro cui il protagonista è caduto. Tanto per cominciare il licenziamento di Fahad, arriva in ritardo e con i clienti che intercetta al suo telefono risponde frettolosamente, dando poi di matto con il responsabile al momento in cui gli viene imposto di fare le valigie. Si butta sulle consegne, in un mondo dentro a cui guarda alla corruzione, all’illegalità, al denaro facile, alla merce che sottrae a chi tenterà con ogni mezzo di recuperare. Alla sua voglia di emergere, qualsiasi siano i modi e i mezzi. Fahad cerca il successo sporco, come tanti fanno e hanno fatto prima di lui, buttarsi nel traffico degli alcolici potrebbe aprirgli un tranquillo futuro: ma la sua notte di ordinaria follia si tinge sempre più di colori lividi. Seppur con un ritmo quasi ad ogni giravolta convincente, il film di Kalthami si ferma all’esposizione avventurosa dei fatti senza voler rovistare più a fondo in quel terreno scivoloso in cui il protagonista si è imprudentemente avventurato.

Ancora in concorso, batte bandiera ucraina – ma i giorni dolorosi che la nazione sta vivendo non ci sono mostrati, semmai le decadi precedenti, con la politica e la storia degli anni Novanta della Russia e l’Ucraina da poco indipendente -, “La palisiada”, ancora una terminologia e un significato a fare da titolo ad un film. Palisiada, ci verrà spiegato quasi al termine dell’opera firmata da Philip Sotnychenko, sta a significare una ridondanza di parola: come se quella tanto attesa spiegazione facesse definitivamente luce su quanto di troppo per noi confuso abbiamo visto in circa 100’ minuti di proiezione! Un ispettore di polizia e uno psicologo forense si ritrovano a far luce sull’esecuzione (è una delle ultime, tra non molto la pena di morte verrà abolita) di un uomo condannato per la morte di un ufficiale, la ricerca delle prove, l’infedeltà delle immagini e le testimonianze di donne mute arbitrariamente tradotte, la sua spiccia condanna eseguita con metodi bui e quantomai sbrigativi, un’eliminazione sviata a carico di un qualche malato burocrate o di un drappello governativo (?) che sta contando le sue ultime ore. Un colpo di pistola finale anticipato da un altro iniziale, improvviso, stupido, in un ambito familiare, ancora più inspiegabile, ancora più oscuro. Nessuno osa dire che Sotnychenko, qui all’opera d’esordio, sia uno sprovveduto alle prime armi, il rastrellamento dei prigionieri o le carrellate sui mercatini posti sui binari fanno cinema robusto, come quel girovagare con la macchina da presa in un alloggio che sta per essere abbandonato, uno sguardo attento e pietoso su mobili, oggetti, sulla carta scolorita che ricopre le pareti, come quel cercare sul corpo di una donna attraverso i tatuaggi i ricordi del passato: ma lo spettatore tranquillo dell’Occidente avrebbe la pretesa di barcamenarsi all’interno con un po’ più di sicurezza. Avvertiamo il rimando all’Ucraina di ieri e a quella di oggi, ma parecchio non è chiaro quando si esce dalla proiezione.

C’è già un piccolo passato cinematografico alle spalle della regista sudcoreana Jiyoung Yoo. In “Birth” la giovane Jay è una scrittrice che tenta di sfondare nel mondo dell’editoria, il suo compagno Gun-woo un apprezzato insegnante di lingua inglese che viene spinto dal direttore della scuola a accettare il posto di responsabile della nuova succursale per i più piccoli. Tutto pare filare nel migliore dei modi: se non fosse per una indesiderata gravidanza che viene a disturbare i progetti del futuro. Jay vorrebbe rinunciare al proprio bambino, il suo stato fisico non glielo permette mentre la situazione inizia a rovinare un solido rapporto di coppia; lui coltiva in sé il desiderio di costruire una famiglia e si deve addossare l’intero andamento della casa. Come se non bastasse, a confondere l’esistenza della donna è quella autobiografia con cui costruisce il suo nuovo romanzo “Birth” come la consapevolezza tutta personale che la gravidanza stia rendendo sterile la sua vena di scrittrice, che altre del suo gruppo abbiano quel successo è ormai negato, che anche chi ha sempre creduto in lei e sempre l’ha sostenuta stia tornando sulle proprie idee. Resistono appieno due caratteri che continuano a fronteggiarsi, fermo ognuno nelle proprie convinzioni: ed è nello studio finissimo di quelli che la buona mano della regista eccelle. Tuttavia, secondo un modo di fare cinema intimamente legato al suo tempo e soprattutto ai suoi luoghi, un mondo di silenzi, di sguardi, di scene bruscamente interrotte, di dialoghi asciugati e rarefatti, di fissità protratte per troppi secondi che stridono con i nostri “mezzi” e con i nostri sentimenti di fare cinema.

Elio Rabbione

Nelle immagini: scene tratte da “Mandoob” (Arabia Saudita) per la regia di Ali Kalthami; “La palisiada” di Philip Sotnychenko (Ucrania); “Birth” della regista sudcoreana Jiyoung Yoo.

Addio ad Alfredo, virtuoso della chitarra

Ha lasciato la vita terrena il Geometra Alfredo Maugeri, lasciando orfano il Borgo Po. Conosciuto nel lavoro per il suo punto vendita di pneumatici, ove tutta la collina torinese si serviva per la sua professionalità. Esempio tipico di integrazione della prima immigrazione che dal sud portava a Torino forza lavoro.

Il padre da ex operaio Michelin apre in borgo Po oltre mezzo secolo fa il punto vendita, che ebbe nel borgo subito successo. Alfredo Maugeri prima come aiuto poi prendendo le redini in mano dell’attività aumento’ il suo successo con la sua professionalità. Fu ugualmente bravo a coltivare la sua passione ” La musica”! Divento’ un virtuoso della chitarra conosciuto in tutta Torino dove si esibiva con ampi successi nel locali di tendenza. Lascia in entrambi i campi un grande vuoto. Troppo veloce e improvvisa e stata la sua dipartita, ha vinto su lui il male del secolo. Sino all’ultimo non si è fatto piegare dalla malattia. Buon viaggio Alfredo,  un’intera comunità porterà in se’ il tuo ricordo. Domani alle 9.30 il funerale nella Parrocchia San Giacomo Apostolo in via Chiesa 53. La salma sarà tumolata presso il cimitero di Abbadia di Stura.

Paolo Petromilli

E’ Natale: «Paghiamo gli stipendi»!

Sostenere la retribuzione mensile degli oltre 40 ragazzi con disabilità cognitive o di tipo autistico ai quali è stato dato un lavoro regolarmente retribuito: questo il risultato che l’impresa sociale ATT raggiungerà con Paghiamo gli stipendi. L’iniziativa è rivolta a giovani uomini e giovani donne tra i 20 e i 30 anni – dipendenti, tirocinanti o stagisti – che si occupano di distribuire merende durante gli intervalli nelle scuole del territorio.

Con “Paghiamo gli stipendi”, anche a Natale è possibile contribuire a un progetto in grado di restituire dignità a giovani adulti e di rendere il mondo più sostenibile. La sfida è ambiziosa, ma non certo impossibile: arrivare al traguardo delle mille persone desiderose di impegnarsi e garantire un’offerta mensile di almeno 10 euro. Il fine è nobile: raggiunto l’obiettivo, infatti, sarà possibile sostenere l’intero monte stipendi degli oltre 40 ragazzi con disabilità cognitive o di tipo autistico che proprio grazie all’impresa sociale ATT hanno un vero lavoro.

L’obiettivo della campagna Paghiamo gli stipendi è raccogliere liquidità per il pagamento degli stipendi dei ragazzi, fine al quale chiunque può contribuire con una donazione deducibile. I ragazzi imparano a mettersi in gioco e a superare così, è proprio il caso di dirlo, tutte le barriere verso una piena autonomia e realizzazione. Questo l’IBAN per le donazioni: IT05U0501801000000017073750.

«Anche una piccola cifra versata, con un bonifico ricorrente, il 27 di ogni mese può fare la differenza e siamo certi che in corrispondenza del Natale tante persone vorranno, con una donazione deducibile, contribuire a un progetto nel quale ogni singolo euro donato è destinato integralmente ai giovani con disabilità.» dichiara l’Amministratore dell’Impresa Sociale Carlo Maria Tresso. «Quello proposto da ATT è un percorso di vera crescita e di autentica autonomia, dal momento che i ragazzi imparano competenze professionali, gestionali e relazionali di livello. Siamo sicuri che saranno tante le persone che, convinte della bontà del progetto, decideranno di sostenerlo: da parte nostra, proviamo a stimolarne la generosità con questa sorta di sfida giocosa e con l’obiettivo di arrivare a quota mille sostenitori.»

L’impresa si occupa formare i giovani dal punto di vista professionale nel campo della preparazione alimenti e nella loro vendita e li aiuta in un percorso di crescita dell’autostima, della capacità di lavorare in gruppo, di maneggiare denaro, di relazionarsi con i clienti in modo allegro e positivo. Inoltre le scuole presso le quali i giovani di ATT vendono, durante l’intervallo, la merenda, hanno degli ulteriori benefici: gli alimenti distribuiti sono sostenibili dal punto di vista ambientale, sono di ottima qualità e proposti a prezzi contenuti.

ATT Srl è un’impresa sociale nata dalla volontà di un gruppo di amici determinati che si proponevano un obiettivo preciso, quello di garantire l’inclusione e la crescita personale dei ragazzi con autismo attraverso un’esperienza formativa nell’ambito della ristorazione. La storia dell’impresa è una storia di impegno e perseveranza che, grazie al coinvolgimento di numerosi istituti scolastici, ha dimostrato la capacità di sensibilizzazione oggi anche di tanti cittadini.