Appuntamento con Matteo Renzi a Torino. Il leader di Italia Viva sarà in città venerdì 27 ottobre alle ore 17:30 presso il Teatro San Giuseppe in Via Andrea Doria, 18. Per partecipare registrarsi al link prenota.matteorenzi.it
Arrestati in due per furto di 1.350 litri di gasolio
Numerosi servizi sono stati predisposti dalla Polizia di Stato per contrastare il fenomeno dei furti di carburante ai danni di mezzi pesanti parcheggiati, durante le soste notturne, nelle piazzole di sosta e nelle aree di servizio lungo le arterie autostradali piemontesi e valdostane.
Il fenomeno ha attivato specifiche attività di indagine delle diverse unità investigative specializzate della Polizia Stradale coordinate dalla Squadra di P.G. del Compartimento di Torino.
I controlli, intensificati anche sotto l’aspetto preventivo, hanno consentito alle pattuglie di vigilanza autostradale, in questo caso della Sottosezione Polizia stradale di Torino, di intervenire nella notte del 18 ottobre scorso, ed arrestare due romeni colti mentre stavano perpetrando i furti.
Erano le ore 04:30 quando la pattuglia in servizio sulla tangenziale di Torino, nel transitare all’interno dell’area di servizio “Beinasco sud”, notava la presenza di un autocarro Iveco Daily di colore bianco, in sosta tra i mezzi pesanti con a bordo un uomo ed una donna, apparentemente intenti a dormire.
Il mezzo in questione, segnalato come sospetto dall’attività di polizia giudiziaria della Sottosezione di Novara Est e di Torino, che da qualche tempo avevano avviato le indagini, veniva quindi individuato dai poliziotti che procedevano subito al controllo degli occupanti, due cittadini rumeni, e del veicolo, da cui peraltro proveniva un forte odore di gasolio.
All’interno del vano di carico del furgone gli operatori constatavano la presenza di 2 cisterne contenenti rispettivamente 700 e 650 litri. Una di esse era ancora collegata ad un tubo in gomma a sua volta collegato ad una pompa alimentata da 2 batterie, azionabile dall’interno della cabina, unitamente ad altri tubi in gomma utilizzati come prolunghe.
Un’immediata ispezione dell’area circostante consentiva di accertare che 3 autoarticolati presentavano i tappi dei rispettivi serbatoi divelti o comunque forzati, e in corrispondenza degli stessi erano rilevate, sui serbatoi o sull’asfalto sottostante, tracce fresche di gasolio.
Gli autisti dei mezzi pesanti, che non si erano accorti di nulla, venivano svegliati dai poliziotti e, dopo aver constatato effettivamente ammanchi di diverse centinaia di litri di gasolio dai serbatoi dei loro mezzi, formalizzavano sul posto le denunce e querele per i patiti furti.
Per quanto sopra, essendo evidente che gli stessi avessero poco prima commesso i furti e stessero ancora operando attivamente per commetterne altri, si procedeva ad arrestare i due cittadini romeni che attualmente si trovano preso la casa circondariale “Lo Russo Cutugno” di Torino a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Il procedimento penale si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari. Vige, pertanto, la presunzione di non colpevolezza degli indagati, sino alla sentenza definitiva.
“La Sicurezza dei cittadini è una nostra nostra priorità” cosi’ esordisce il deputato torinese Elena Maccanti, che a Torino siede anche in Sala Rossa, per annunciare l’assunzione di 80 nuovi poliziotti che prenderanno servizio in citta’.
“Grazie all’ottimo lavoro del ministro Piantedosi e del sottosegretario Molteni, sono in arrivo 80 nuovi poliziotti alla Questura di Torino. Una buona notizia per il capoluogo piemontese, dove interi quartieri sono nelle mani di spacciatori e criminali e non è più possibile girare per le strade a causa di una immigrazione incontrollata. La sicurezza dei cittadini è e resta la priorità per il governo e per la Lega”.
Il nuovo provvedimento e’ cosi’ accolto dai deputati torinesi della Lega Elena Maccanti e Alessandro Benvenuto.
CV
Un calcio all’odio e alle guerre con la Toret Cup
Da 12 anni il circuito itinerante #unacalcioallomofobia coinvolge otto città italiane, Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Perugia, Roma con 2 società e Torino. Un torneo di calcetto che unisce appassionati e promuove iniziative sui temi dell’omofobia e transfobia con l’obiettivo primario di abbattere pregiudizi e barriere, proprio dove questi non dovrebbero esistere per definizione: lo sport. Torino nel weekend ha ospitato l’8^ edizione della Toret Cup affiliata UISP, nome della società organizzatrice, che ha promosso una due giorni di calcio a 5 e padel, che si sono tenuti sui campi di via Trofarello 10 e via Servais 200. Alla kermesse hanno preso parte 12 squadre, un centinaio di giocatori, provenienti da Firenze, Bologna, Padova, Milano, Lione. Il capoluogo torinese ha messo in campo 5 formazioni, i cui nomi si rifanno ai quartieri cittadini, Sansa, Crocetta, And Friends, Classic (i diversamente giovani) e Sud America formata da torinesi di origine sudamericana e 10 coppie nel padel. Al termine della manifestazione ci sono state le premiazioni. Prima classificata nel torneo di calcetto la Padova Pride, solo quarta la prima squadra torinese SANSA FC. Hanno ricevuto anche un premio il miglior portiere e il capocannoniere, mentre la coppa fair play è andata al team Barbie Milano. Nel padel si sono riconfermati la coppia Alessando e Andrea. L’edizione 2023 si è disputata con lo slogan “Un calcio all’odio e alle guerre”. La società Toret Cup presieduta da Mirko Fanelli ha in programma altri eventi. In occasione della giornata del 25 novembre è previsto un torneo di calcetto con 4 squadre miste che avrà come tema #noallaviolenzasulledonne e il 17 dicembre un torneo di padel per #uncalcioallomofobia
Pubblichiamo un intervento di Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte : “Per cinque anni abbiamo condotto le nostre battaglie, ora è il tempo delle proposte. Sono pronto per le primarie”
Il dibattito politico che si sta sviluppando nelle ultime settimane ha un grande assente: Il Piemonte. Bisogna rimettere al centro della discussione la nostra Regione.
In questi cinque anni abbiamo condotto le nostre battaglie, dal gioco d’azzardo all’allontanamento zero, fino all’edilizia sanitaria e alla gestione della pandemia. Abbiamo contrastato le scelte della Giunta Cirio, criticando errori ed omissioni.
Il tempo dell’opposizione sta finendo. Ora è il tempo delle proposte.
Negli ultimi mesi il Partito democratico ha tenuto conferenze programmatiche in ogni Provincia. Ho personalmente partecipato a tutte, ho ascoltato. Ora inizia il percorso di costruzione del programma insieme ai nostri alleati. A questo percorso desidero offrire il mio contributo, a prescindere da chi sarà il/la candidato/a del centrosinistra e indipendentemente dal perimetro della nostra coalizione.
Lo faccio con questo documento, che contiene la mia visione del Piemonte. In questi dieci anni ho girato tutta la Regione, da Formazza a Ormea, ho incontrato cittadini e amministratori, associazioni e imprese, ho raccolto idee e proposte.
Questo documento non è un programma elettorale, non ha pretese di completezza (mi sono soffermato sulle materie di cui mi sono occupato), è da ampliare grazie all’apporto di altri, perché c’è bisogno degli altri, i programmi sono percorsi collettivi.
In questi anni Cirio e le destre che lo sostengono hanno coltivato l’idea di più Piemonti, contrapponendo i territori tra loro (Torino contro le altre province, città contro campagne, pianura contro montagna, le altre Province le une contro le altre), alimentando campanilismi e dualismi, promettendo trattamenti di favore ora a questo ora a quello. L’esito di tutto questo è un Piemonte più debole e più isolato, facile terra di conquista per chi ha i mezzi per venire a giocarci in casa.
Per tornare a essere protagonisti nel Nord Ovest d’Italia e nell’Europa meridionale abbiamo bisogno di un Piemonte coeso, non di coltivare vocazioni localistiche le une in competizione con le altre.
Il Piemonte sta diventando sempre più piccolo e più vecchio. Ogni anno perdiamo quasi 20mila piemontesi al netto del saldo migratorio. Dobbiamo tornare a essere attrattivi, a invogliare le persone a venire da noi per vivere, per lavorare, per studiare, per insediare la propria impresa.
Abbiamo di fronte a noi la sfida di rendere sostenibili anche domani i servizi sanitari e quelli sociali. Ogni anno che passa il nostro servizio sanitario è sempre più in difficoltà. Un declino che si avverte soprattutto fuori dalle grandi città, nelle terre alte, nei territori marginali. Che la Giunta Cirio ha sedotto e illuso, mentre si perdevano abitanti e servizi, raccontando che si può continuare a fare come si è sempre fatto. E per invertire questo trend non basta mettere qualche soldo per le sagre di paese.
La mia idea di Piemonte è quella di una Regione in cui il treno per andare da Torino a Milano costa come la metropolitana; dove esiste un unico abbonamento per il trasporto pubblico locale (l’abbonamento Piemonte: 99 euro per un mese intero per muoversi liberamente su tutti i mezzi pubblici, treni e autobus, urbani ed extraurbani); dove la seconda stazione di Genova viene realizzata nell’alessandrino e connessa con l’alta velocità; dove si investe nelle filiere della mobilità elettrica e dell’idrogeno; dove esistono distretti a burocrazia zero; dove ci si prende cura del benessere psicologico anche attraverso lo psicologo per le cure primarie; dove gli asili nido sono gratuiti per tutti; dove si affronta concretamente il cambiamento climatico progettando una “Comunità Energetica Rinnovabile Piemonte”, in cui la totalità dell’energia consumata sia prodotta da fonti rinnovabili; dove dopo più di dieci anni un nuovo piano sociosanitario riorganizzi l’assistenza territoriale e ospedaliera, integrando la prospettiva della medicina di genere, dove è possibile fare visite ed esami anche il pomeriggio, la sera e nei weekend.
Queste sono alcune idee per la nostra casa, il Piemonte. Le metto a disposizione per ampliarle e migliorarle. Saranno il punto di partenza del confronto con la società civile che si svolgerà sabato 28 ottobre, alle ore 10, a Hiroshima Mon Amour (Via Bossoli, 83).
Le primarie serviranno a questo. Io sono pronto. Perdere ancora altro tempo, questo sì che finirebbe per rafforzare Cirio e le sue destre.
Daniele Valle
Cpr chiuso e lavoratori licenziati
INTERVIENE SINDACATO SNALV CONFSAL CHE TROVA SOLUZIONE TAMPONE E SI APPELLA AL GOVERNO PER RIPRISTINO STRUTTURA
Riceviamo e pubblichiamo / Torino, 24 ottobre 2023 –Nonostante le dichiarazioni del Governo, tradotte in un recente decreto legge, sull’immediata apertura di nuovi Centri di Permanenza per il Rimpatrio (i cosiddetti Cpr)- ritenuti essenziali per fronteggiare l’ondata di sbarchi che ha superato quota 140mila arrivi da gennaio- la struttura di Torino rimane chiusa da oltre sette mesi, in seguito a un incendio divampato e i lavoratori sono stati licenziati. A denunciare la situazione è il sindacato autonomo Confsal e la sua federazione di categoria Snalv Confsal che parla di licenziamento dei dipendenti, dovuto all’impossibilità di richiedere altri ammortizzatori sociali, allo scadere del periodo di Cassa Integrazione applicata.
“Abbiamo più volte sollecitato il Ministero competente a fornire informazioni su un possibile ripristino delle attività. Tuttavia, non è mai giunta una risposta, rendendo di fatto impossibile prevedere il reintegro dei lavoratori” dichiara il Segretario regionale Snalv Confsal, Giuseppe Arceri.
Nello specifico, lo scorso 16 settembre sono scadute le 26 settimane di Fondo d’integrazione salariale (F.I.S.) che l’ Ente gestore della struttura (ORS) poteva richiedere all’INPS. A causa della situazione di stallo, nessun altro ammortizzatore sociale poteva essere richiesto dall’azienda che, di conseguenza, in data 11 ottobre ha avviato la procedura di licenziamento collettivo.
“Snalv Confsal aveva pre-allertato le istituzioni del rischio licenziamento già lo scorso maggio – dichiara la rappresentante Sindacale Snalv in azienda, Sabrina Carrera – purtroppo nessuno si è assunto qualsivoglia responsabilità: ancora oggi, non si sa quando la struttura potrà riaprire e quali lavoratori potranno garantire il servizio. Noi ci auguriamo che non venga disperso il bagaglio di competenze ed esperienza già maturato dai dipendenti dell’Ente gestore”.
Il sindacato ha compiuto ogni possibile sforzo per tutelare i lavoratori “in uscita”: grazie all’accordo sottoscritto il 18 ottobre, l’azienda si è impegnata a erogare 32 giorni di integrale retribuzione, successivamente alla scadenza della cassa integrazione, l’indennità di mancato preavviso (che va dai 15 ai 40 giorni di retribuzione, in base ai livelli di inquadramento), il T.F.R. in un’unica soluzione entro il prossimo 31 dicembre, un’ulteriore somma a titolo transattivo. Al tempo stesso è stata prevista l’estensione del diritto di precedenza a 12 mesi dalla data di recesso.
“A questo punto- chiede Snalv Confsal- ci aspettiamo una risposta veloce da parte del Governo, in modo da poter conoscere le sorti del Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino”.
La domenica del cavallo contro il bullismo
Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e il sindaco della Città metropolitana di Torino Stefano Lo Russo hanno trasmesso al Governo e al Coni la documentazione necessaria per dimostrare la piena fattibilità del recupero strutturale della pista di Cesana per disputarvi le gare di bob, slittino e skeleton delle Olimpiadi invernali 2026.
Illustrando i contenuti dei documenti, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha evidenziato che “è importante comunicare al mondo che l’opportunità c’è spendendo la metà dei soldi previsti. Ho apprezzato che il Governo abbia deciso di esperire la possibilità di utilizzo del nostro impianto prima di andare fuori dai confini nazionali. Lo studio della Fondazione XX Marzo è molto dettagliato sotto il profilo tecnico-finanziario e il faldone comprende anche una relazione del professor Giuseppe Perro, presidente dell’Ordine Ingegneri di Torino, e un’ipotesi seria, credibile e di prospettiva per l’utilizzo sportivo dell’impianto anche dopo le Olimpiadi, per la quale abbiamo lavorato in queste settimane, Insomma, stiamo, in modo concreto cercando di rimediare a un errore del passato che questo territorio ha fatto, che è stato quello di rinunciare alle Olimpiadi. Fin dal primo giorno del mio insediamento abbiamo lavorato per rimetterci in corsa”,
Il sindaco Lo Russo ha affermato che “i documenti dimostrano la fattibilità tecnica nei tempi necessari con costi inferiori. Sarebbe davvero un peccato se il Governo rinunciasse a riqualificare un impianto italiano per spostare le gare all’estero. Se compatti siamo più forti e aiutiamo a prendere le decisioni giuste. Ma siamo combattivi e tenaci e non ci facciamo scoraggiare”.
Per il presidente della Fondazione XX Marzo Francesco Avato “Cesana ha solo bisogno di essere ammodernato, tutto è in buono stato e facilmente recuperabile. La pista è molto tecnica ed ha continuato l’attività con il pistino di spinta fino all’ultima stagione. Sul piano della sostenibilità energetica ed ambientale abbiamo previsto un parco fotovoltaico grazie alla buona esposizione solare e produrremo il freddo in maniera ecocompatibile”.
Infine, il sindaco di Cesana Roberto Vaglio ha ricordato che “quando il bando di Cortina andò deserto ci dicemmo d’accordo a recuperare l’unico impianto che potrebbe esistere in Italia e abbiamo aderito al progetto con grande entusiasmo”.
A sostenere l’ipotesi di riattrezzare la pista di Cesana anche il direttore tecnico della nazionale bob
e skeleton Maurizio Oioli: “Vorremmo avere un impianto in Italia. L’idea di andare all’estero ci ha
lasciati senza parole. Pensare di gareggiare di nuovo su questa pista sarebbe fantastico e poterci allenare su una pista in casa sarebbe un aiuto anche per far crescere le nostre discipline. Contare su un impianto che proseguirà anche nel post olimpico cambia le prospettive e ci permette di fare progetti a lungo termine”.
Per la notte delle arti contemporanee
In occasione della settimana torinese dell’arte contemporanea, la galleria di Raffaella De Chirico presenta un’opera unica di Sergio Regalzi, “La Grande Mère”, in un temporary space in via Mazzini 27, scelto per l’occasione. La scultura sarà visibile dalla vetrina del negozio per tutta la settimana, giorno e notte. Sarà visitabile su appuntamento anche durante la notte delle arti contemporanee di sabato 4 novembre dalle 17:00 alle 24:00.
Realizzata nel 2004, vestiti su struttura metallica e pittura industriale, risulta una struttura monocromatica nera dalle dimensioni in centimetri 320 × 100 × 80, e rivela una complessione plastica composta da una moltitudine di seni, definendo in modo evidente il femminile.
“L’archetipo femminile della Grande Madre – spiega Sergio Ragalzi in un suo scritto – è di protezione e di rinascita. La Grande Madre è l’origine primordiale; la sua figura ci rimanda alla procreazione, alla fertilità e alla sessualità in un ciclo di nascita – morte. In un centro cosmico le due ambivalenze vita – morte rappresentano l’immagine di una grande forma naturale con molteplicità di seni che nutrono il mondo, ma sono anche simbologie drammatiche simili a bombe inesplose che, attraverso questa metafora, rappresentano una liquidità nera, sotterranea, che crea un allarme sociale. Come minaccia di caduta del cielo sulla terra rappresenta un’immagine inquietante che produce ambiguità di vita e esistenza drammatica dell’umano.”
Il lavoro esposto rappresenta una sintesi dei temi trattati dall’artista torinese: il femminile, inteso come sessualità e come materno, l’origine, intesa come energia primordiale, le bombe, la guerra e uno scenario postapocalittico.
Sergio Ragalzi nasce nel 1951 a Torino, dove vive e lavora. Esordisce sulla scena dell’arte italiana nel 1984 con Estemporanea, e consacra la riapertura della galleria romana “L’attico” di Fabio Sargentini, galleria che gli dedicherà negli anni numerose personali. Dal 2020 collabora con la galleria di Raffaella De Chirico, con la quale ha realizzato due mostre personali negli spazi di Torino e Milano, oltre ad aver partecipato a alcune collettive.
La mostra aprirà il 30 ottobre alle 18:00 e durerà fino al 5 novembre. Sarà visitabile su appuntamento.
Mara Martellotta
La Ersel apre al pubblico la raccolta visitabile fino al 7 dicembre prossimo nel sua sede di piazza Solferino
La Ersel apre al pubblico una raccolta di dipinti di Francesco Tabusso appartenenti alle collezioni private, a cura di Marco Sobrero e dell’archivio Francesco Tabusso, con testo critico di Francesco Poli.
La mostra apre al pubblico dal 27 ottobre al 7 dicembre prossimo spesso la sede Ersel di piazza Solferino 11 a Torino.
Le opere esposte ripercorrono un arco temporale che inizia dagli anni Sessanta, che sono caratterizzati per Tabusso da una fortunata stagione espositiva, culminata con la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1966, dove avrebbe presentato il grande polittico ‘L’atelier di via Salvecchio’, di cui qui sono stati esposti tre pezzi rintracciati con lavori di catalogazione.
L’opera si compone di dieci tele in sé autonome e venne concepita come un grande puzzle di circa 2 metri per sei per la parete della Biennale. Nel decennio successivo l’artista si accosta a temi maggiormente agiografici, stimolato dalla sua passione per le immagini di devozione popolare. Ricordiamo la grande tela della Tentazione di Sant’Antonio Abate, dipinta per la personale presso la galleria Bussola di Torino nel 1969 e mai più esposta al pubblico da allora. Si tratta di un’opera in cui si manifesta, anche con ironia, il mondo dell’artista, popolato di animali talvolta crudeli, paesaggi agresti, creature misteriose e maliziose e villaggi in festa.
In mostra non manca il richiamo al ‘racconto dipinto’ più intenso realizzato da Tabusso, vale a dire il ciclo pittorico dedicato a San Francesco per la chiesa di Gio’ Ponti a Milano. Qui la preghiera si fa pittura e, percorrendo la navata centrale verso la Pala d’altare monumentale, si scoprono gli otto trittici che celebrano gli episodi della vita del Santo ad Assisi.
Nei decenni successivi sulle tele si susseguono i temi più cari all’artista, le Nature morte, il mare del Nord Europa, i boschi della Val Susa, il cielo notturno nelle campagne, la raccolta del vischio, le tradizioni contadine e la sua appassionata conoscenza micologica e biologica.
“Di pittori figurativi – spiega il critico Francesco Poli – ce ne sono tanti, ma sono ben pochi quelli che , con un linguaggio di sensibilità immaginifica, sono stati capaci di creare l’illusione di un mondo a parte e, al tempo stesso, radicato nella memoria collettiva e sospeso in una dimensione di armonica empatia tra uomo e natura. Tra questi c’è Tabusso, che, impegnandosi a fondo, si è pure divertito a studiare, esplorare e inventare la sua personale narrazione della realtà.
“È divertente dipingere?(…) Suppongo che il pittore Tabusso si sia davvero divertito raffigurando forme e aspetti del dolce-odiato vero che ci sta attorno. Guardo con simpatia a lui e ai pochi che, dipingendo, ci fanno credere che la vita non sia un’avventura troppo odiosa e sostanzialmente inutile”. Questa considerazione fa parte di un breve testo che Eugenio Montale aveva dedicato a Francesco Tabusso nel 1968, in un periodo in cui le arti visive erano, secondo lui, troppo impegnate a trasmettere astrusi messaggi e facevano poco per ’aiutarci a vivere’. È bene riflettere sulle parole del poeta che invoca qui, con ironico pessimismo, per la pittura una funzione delicata, quella di contribuire, per quanto possibile, a farci dimenticare il fondamentale senso di vuoto dell’esistenza, ad aiutarci a sopportare il peso ottuso della realtà attraverso un’esperienza del vero poeticamente trasfigurato.
I personaggi, le cose, i paesaggi protagonisti dei suoi quadri sono immersi in uno spazio-tempo lontano dalle tensioni della società contemporanea e hanno preso forma e vita intenzionalmente al margine delle fluttuanti dinamiche delle tendenze artistiche di punta.
Proprio per questo l’originale qualità delle rappresentazioni dell’artista, sintetiche e attente anche ai minimi particolari, sono rimaste sempre attuali, mantenendo una grande freschezza espressiva, cariche di così profonde risonanze umanistiche.
A partire da una sapiente tecnica pittorica appresa dal suo maestro Felice Casorati, che lo influenza solo inizialmente, Tabusso ha elaborato uno stile personale di evidenza raffinata, in cui entrano in gioco illustrativi derivati dall’iconografia dell’arte popolare, ma soprattutto riferimenti culturali da grandi pittori, come Brueghel il Vecchio, Chagall, Certi, de la Tour.
In mostra compaiono anche campagne e montagne dell’amata Val di Susa, colte in diverse stagioni, tra cui quella invernale come nel dipinto “Paesaggio sopra Rubiana”, che emerge sotto un cielo plumbeo o “La piana di Savoulx” dove, in mezzo alla neve, compare una figura di una ragazza che porta un mazzo di vischio sulle spalle.
Il laboratorio del restauro è un dipinto di misteriosa delicatezza e intensità, dove cogliamo una giovane restauratrice che si volta sorpresa verso di noi, mentre sta pulendo con un panno un quadro che possiamo solo intravvedere nella stanza. Tra le composizioni più inquietanti di Tabusso ricordiamo la Macelleria, una modesta macelleria di paese, in cui il bue squartatore in primo piano, colto con grande tensione espressiva, rappresenta un omaggio a Rembrandt. Il volto della ragazza, che guarda dentro da una finestrina, crea un singolare e geniale contrasto.
L’opera di più imponenti dimensioni è quella intitolata Le tentazioni di Sant’Antonio del 1968, una composizione incentrata sul personaggio stralunato del Santo, inginocchiato nell’erba tra i funghi, che volta le spalle a un gruppo di giovani ninfe o odalische distinte che si intravedono sullo sfondo a sinistra.
Il dipinto mette in scena un paesaggio di vasto respiro brulicante di presenze vegetali, animali e umane. Accanto al santo vediamo un maiale, una vipera e un nido con le uova, sull’albero, un’upupa. In secondo piano un paesino variopinto con gli abitanti in festa e, in lontananza, dei contadini che lavorano i campi e altre case sulle pendici delle colline.
La mostra è visitabile dal 27 ottobre al 7 dicembre 2023 nello Spazio Ersel in piazza Solferino 11. Apertura straordinaria in occasione di Artissima sabato 4 novembre 2023
Mara Martellotta