ilTorinese

Sopralluogo Regione e Protezione civile a Bardonecchia

Sopralluogo a Bardonecchia del Capo Dipartimento nazionale della Protezione civile Fabio Ciciliano e dell’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi, che con la sindaca Chiara Rossetti hanno fatto il punto sulle operazioni necessarie per il ripristino dei danni causati dal nubifragio del 30 giugno e per la messa in sicurezza del territorio.

“Dall’agosto 2023 abbiamo messo in campo con il Comune interventi che hanno aiutato anche in questo evento, come il sistema di monitoraggio che  ha consentito di emanare alla popolazione un’allerta tempestiva, anche se non è purtroppo servito per evitare il decesso di una persona, alla cui famiglia rinnoviamo le nostre condoglianze – ha dichiarato Gabusi – E sono già finanziati altri interventi di mitigazione, tra cui la briglia selettiva a monte di Bardonecchia che ridurrà gli effetti delle colate detritiche”.

L’assessore ha poi affermato che “ci sono gli elementi per chiedere l’ampliamento dello stato di emergenza di due anni fa e in questi giorni si effettuerà la stima dei danni, che ad una prima sommaria valutazione risultano inferiori rispetto all’altra volta” ed ha sottolineato “la tenacia della sindaca Chiara Rossetti, che non ha mai smesso di lavorare per arrivare alla messa in sicurezza completa di Bardonecchia”.

In queste ore sono all’opera in città 60 volontari del Coordinamento della Protezione, del Corpo antincendi boschivi e dei Carabinieri in congedo, che stanno provvedendo alla rimozione dei detriti e alla pulizia delle strade.

Esplosione via Nizza: tutte le ipotesi al vaglio

Ad Oggi nessuna  ipotesi viene privilegiata sulle cause dell’esplosione che  ha distrutto alcuni alloggi in un edificio di via Nizza a Torino.  Nel fascicolo senza indagati per disastro, lesioni e omicidio colposo aperto dalla procura gli accertamenti sono ad ampio raggio. Si cercherà di individuare  tutte le persone che avevano a che fare con la palazzina: residenti, proprietari, eventuali affittuari, amministratori di condominio.

L’alta sartoria di Ettore Berardi

 

Il sarto dal talento innato riuscì a trasformare in arte raffinata la moda maschile negli ateliers di Casale e Milano per mezzo secolo 

Negli anni ’60 le sue scelte provocanti ed esteticamente trasgressive abbracciarono le tradizioni dell’arte sartoriale italiana e la curiosità di grandi uomini dello spettacolo, politici, giornalisti e industriali. Le stoffe dalle tinte decise tra righe, quadri e fiori si trasformavano in veri capolavori e capi di altissimo profilo che il maestro cuciva loro addosso diventando immortali.

Il grande artigiano accompagnava ad ogni creazione incredibili cravatte e cappelli di spiccata originalità, spesso elaborati su fotografie in mancanza di clienti non sempre disponibili. Nei suoi ateliers passarono Pippo Baudo, Enzo Tortora, Corrado Mantoni, Mike Bongiorno, Fred Bongusto, Gianluigi Marianini, Alberto Lupo, Sergio Endrigo, Claudio Villa, Franco Franchi, Ugo Tognazzi e Vittorio De Sica. Confezionò lo smoking per il presidente degli Usa Richard Nixon e l’abito del presidente italiano Giuseppe Saragat, ricevendo lettera di ringraziamento.


Incontrò Carla Fracci, Ira Furstenberg, Wanda Osiris, Raf Vallone, Adriano Celentano, Ettore Andenna, Renato Pozzetto, Renato Rascel ed Ernesto Calindri. Partecipò a “Portobello”, trasmissione della Tv condotta da Enzo Tortora, ritrovando cappelli papali colorati di Pio XII°. Indubbiamente il promotore del sarto fu il torinese Gianluigi Marianini, autoironico intellettuale snob definito l’ultimo dandy e grande campione di “Lascia o Raddoppia”, il fenomeno mediatico della Tv italiana.


Prestigiosi riconoscimenti arricchirono la carriera del casalese Berardi, diplomi nella moda di successo, nella tecnica ed estetica assegnati ad Alessandria, Milano e San Remo, Forbice d’oro, Ago d’oro, Gesso d’oro e l’importante onorificenza di cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana conferita dal presidente Giovanni Leone. Importanti le sue iniziative, Oscar del Successo, Moda e Casa, Giro d’Italia Gastronomico. A Casale fu fondatore della Pro Loco, della Mostra di San Giuseppe, del Carnevale e della Stracasale, corsa notturna nelle vie della città e dirigente della Commissione Provinciale
dell’Artigianato.
A Sant’Evasio, patrono di Casale, intitolò il premio San Vas e fondò la Banda Musicale casalese “la Mounfrin’a”, confezionando le divise con i colori della città e sostenendo con le proprie stoffe la realizzazione dei costumi delle Majorettes guidate dalla capitana Gianna Sassone proiettata nel 1968 da Berardi a “Settevoci”, programma Tv condotto da Pippo Baudo, creando un risveglio musicale senza precedenti a Casale Monferrato.
Armano Luigi Gozzano

Coppa del Mondo per Club, Juventus eliminata agli ottavi

Un colpo di testa di García manda avanti il Real Madrid

Dopo l’Inter, anche la Juventus saluta la Coppa del Mondo per Club agli ottavi di finale. I bianconeri sono stati sconfitti per 1-0 dal Real Madrid in una gara combattuta ma decisa da un episodio nella ripresa.
Il gol che ha spezzato l’equilibrio è arrivato al 55° minuto: su un preciso cross dalla destra, Gonzalo García si è inserito con tempismo e ha battuto Di Gregorio con un colpo di testa imparabile, portando in vantaggio i blancos.
La Juventus, guidata in panchina da Igor Tudor, ha provato a reagire con orgoglio ma non è riuscita a sfondare la compatta retroguardia madrilena. Nonostante un buon primo tempo, i bianconeri non hanno concretizzato le occasioni create e hanno pagato caro l’unico vero errore difensivo della serata.
Con questa sconfitta, anche la seconda rappresentante italiana esce dalla competizione agli ottavi, dopo l’eliminazione dell’Inter. Il Real Madrid invece approda ai quarti di finale e prosegue il suo cammino nella competizione confermandosi, ancora una volta, tra le grandi protagoniste internazionali.

Enzo Grassano

La scuola Holden e l’oro che luccica

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Adesso capisco dopo le polemiche innescate da una ex allieva della Scuola Holden di cui è fondatore e preside Alessandro  Baricco, cosa significhi la competitività esasperata che si genera in quella scuola tra allievi aspiranti scrittori. Avevo avuto occasione di conoscerne uno che ebbi l’ingenuità di invitare a cena dopo un incontro con due amici colleghi di due importanti università italiane. Il ragazzo stette in silenzio tutta la sera, ma poi riportò i discorsi che udì a docenti nemici dei due, aggiungendo pettegolezzi suoi. Ne nacque un piccolo caso diplomatico che mi premurai di risolvere rapidamente. Quando chiesi ragione di un comportamento sleale al giovane cresciuto alla Holden egli mi disse che “oggi per sopravvivere si fa così, senza andare tanto per il sottile”. Io ingenuamente pensavo di aver fatto una cortesia ad invitare a cena con due maestri un giovane. In effetti sbagliavo perché l’ex allievo di Baricco voleva trarre un vantaggio anche da un invito a cena. Un diabolico piccolo Machiavelli in sedicesimo che allontanai dai miei rapporti. Questo episodio dimenticato mi è tornato alla mente, leggendo dell’ambientino della scuola che rilascia diplomi senza valore legale (in effetti una convenzione con il ministero la ottenne e forse essa andrebbe quanto meno rivista) con delle rette di 20mila euro.
Sono sempre stato convinto che non si possa insegnare la creatività artistica dello scrittore e in ogni caso, leggendo i nomi dei docenti, ritengo assai improbabile che il miracolo di scoprire un nuovo scrittore possa essere compiuto da una scuola che potrebbe rischiare di illudere gli ingenui ed attrarre gli ambiziosi.
Tra il resto, ho scoperto che l’autore del testo scolastico di storia che fa politica spicciola, ha anche lui frequentato la scuola Holden e certo non ha appreso la storiografia in quelle aule. Forse l’ex allieva arrabbiata per aver buttato tempo e denaro, non ha la lucidità per apprezzare la scuola frequentata. C’è anche chi dopo averla frequentata  ha fatto carriera negli uffici stampa e nella politica. Forse la scuola Holden è davvero una stella del firmamento torinese come vorrebbero farci credere. E‘ certamente un bastione di quel deprecabile sistema Torino che neppure i grillini hanno saputo o voluto  intaccare: anzi, alcuni si sono omologati  senza problemi. C’è chi ha scritto che “la scuola Holden  è una macchina commerciale che crea un ecosistema di promesse ed illusioni“. Sicuramente la studentessa che denuncia nell’anonimato sui social, può aver esagerato o addirittura può aver diffamato. Ma il polverone che ha sollevato la sua denuncia deve far riflettere sul fatto che non è sempre oro ciò che luccica.

Loredana Cella, la passione per i libri grazie a Carlo Fruttero

 

La scrittrice e curatrice racconta il suo legame con Torino e il Piemonte.

Con Loredana Cella non è stata solo una intervista, ma una piacevole chiacchierata, uno scambio tra donne che amano Torino e si nutrono della sua unicità e della sua bellezza.

Loredana è una donna gentile e garbata, ma anche determinata, eclettica e vulcanica. Scrive, è curatrice di libri di successo, gestisce fortunate rubriche sui social come il Caffè letterario di Lory su Facebook e Insoliti punti di vista – Quello che le donne non dicono ed è ideatrice insieme a Paolo Menconi di format radiofonici come La Clessidra su Caffè Italia Radio, una interessante collana di interviste lampo di 10 minuti che presenta insieme a Dario Albertini.

Il suo spettro di collaborazioni è molto ampio così come è importante la sua dedizione all’ attività di sensibilizzazione e supporto nei confronti di chi convive con la sclerosi multipla. A proposito di questo tema medico scientifico, ma anche sociale Loredana Cella ha curato la creazione del libro “Una vita da sclero” (Graphot/Spoon River), una collezione di storie, raccontate da pazienti affetti da questa grave malattia del sistema nervoso centrale, realizzata in collaborazione con il San Giovanni Bosco e l’Aism di Torino. 

La sua è una vita dinamica divisa tra produzione editoriale, creazione di eventi, ma anche impegno sociale a favore di diverse realtà del territorio. È una torinese doc, ma con una apertura culturale ampia. Le parole, scritte e pronunciate, sono la sua passione, così come le storie del territorio, quello a cui è fortemente radicata. Il suo modo di affrontare temi e argomenti è collettivo, condiviso e sinergico come dimostrano i lavori di cui si è occupata.

Loredana come definiresti il tuo rapporto con Torino?

È un bellissimo rapporto. Ho sempre vissuto in centro, nello stesso stabile di Carlo Fruttero che ha influenzato il mio amore per la scrittura; la mia vita è stata caratterizzata dai libri e faccio parte di diversi gruppi di lettura. Il mio sogno è sempre stato quello di poter mettere su carta le storie e le bellezze della mia città. Il primo libro, che ho scritto insieme a Giuliano Vergnasco, è stato “Piazza Statuto e Porta Susa” edito da Graphot e grazie a questa pubblicazione Edizioni della Sera di Roma mi ha proposto di curare la realizzazione di diverse antologie come “Torinesi per sempre”, “Piemontesi per sempre” e “Chiacchierate Torinesi” che vede la città raccontata attraverso i suoi meravigliosi e unici bar. Questo lavoro antologico ha permesso la nascita di nuove amicizie e di osservare la città e la regione con uno sguardo emotivo, appassionato e profondo. Non posso non citare un’altra raccolta che è “Piemonte sulle vie del vino”, pubblicato da Affiori, del Gruppo Giulio Perrone, che racconta di vigneti, dolci colline e borghi che narra la vendemmia e il processo magico che si cela dietro alla produzione del vino. 

Ti sei dedicata molto anche alle donne di Torino e alle loro gesta?

Esatto. Grazie alla Neos edizioni è uscito il libro “Le Torinesi Ribelli”, diciannove storie per ricordarle.

Sono dei brevi racconti scritti da diverse autrici e autori dedicate a straordinarie “signore” che hanno segnato periodi e nuove consuetudini per l’emancipazione e la conquista della libertà della donna come Rita Levi Montalcini, Adelaide di Susa, Carol Rama, Isa Bluette, ecc. Ciascuno con il proprio stile e la propria scrittura ha ridato vita a queste eroine che hanno avuto il coraggio di affermare diritti e desideri. L’idea di realizzare questo libro è nata anche dal fatto del mio sentirmi ribelle e dalla mia ammirazione per la fermezza con cui queste donne si sono imposte andando spesso contro convenzioni, ma anche in contrasto con la propria famiglia.

Progetti per il futuro?

Entro fine anno usciranno altri due libri, il primo è un’antologia per la Neos Edizioni dedicata a Torino e al Natale per cui non sarò curatrice, ma autrice e promotrice mentre il secondo sarà pubblicato da Aede Books, di Milano, e prevedrà’ anche una serie di attività nell’ambito della scuola che coinvolgeranno molti lettori. Ad ottobre, inoltre, ripartirà una nuova stagione della Clessidra. Per il 2026 ho in previsione altri interessanti  progetti per i quali sto già lavorando.

Maria La Barbera

Controlli a San Salvario, oltre 27mila euro di sanzioni

La Polizia di Stato ha coordinato un controllo a San Salvario, volto alla verifica dei titoli autorizzativi di esercizi pubblici e al contrasto di fenomeni di illegalità nelle aree del quartiere.

L’attività, coordinata dal Commissariato di P.S. Barriera Nizza, in collaborazione con personale della Guardia di Finanza, della Polizia Municipale, dell’A.S.L. e dell’Ispettorato del Lavoro di Torino, e con il contributo della Polizia Ferroviaria e del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte ha consentito di rilevare molteplici violazioni amministrative nei locali controllati, comminando oltre 27.300 euro di sanzioni. Cinque persone sono state denunciate di libertà.

Una sanzione di 1473 euro è stata elevata nei confronti di un esercizio di via Nizza da parte della Polizia Municipale per diverse violazioni amministrative. Personale dell’A.S.L., invece, ha riscontrato carenze igienico-sanitarie e strutturali, sanzionando il medesimo per 2000 euro. Altri 12560 euro venivano comminati dall’Ispettorato del Lavoro per la presenza di due lavoratori “in nero”, con la conseguente sospensione dell’attività fino alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro. Il titolare dell’esercizio è stato denunciato in stato di libertà per frode in commercio.

Analoga denuncia colpiva il titolare di un locale di corso Raffaello. L’esercizio è stato sanzionato per 160 euro per violazioni amministrative e per 7360 euro dall’Ispettorato del Lavoro che ha accertato irregolarità in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Anche in questo caso l’esercizio andava incontro alla sospensione dell’attività.

A causa delle condizioni igienico-sanitarie, per un ristorante in zona San Salvario è stata sottoposta a sequestro probatorio l’intera unità immobiliare. All’interno veniva riscontrata la presenza di infestanti ed escrementi di roditori e trovati 556 kg di alimenti in cattivo stato di conservazione, alcuni dei quali in avanzato stato di decomposizione. Tutti gli alimenti venivano sottoposti a sequestro. Il titolare veniva denunciato in stato di libertà dalla Polizia di Stato per commercio di sostanze nocive e alimenti in cattivo stato di conservazione e dalla Polizia Municipale per tentata frode in commercio.

Un bar di corso Dante è stato, infine, sanzionato dalla Polizia Municipale per 1160 euro per diversi illeciti amministrativi.

Nel corso dell’attività, due cittadini egiziani, di 24 e 20 anni, sono stati controllati in via Berthollet angolo via Saluzzo: per entrambi è scattato il provvedimento di allontanamento, ex art.2 T.U.L.P.S., e la denuncia in stato di libertà per la violazione in materia di stupefacenti. Entrambi sono stati infatti trovati in possesso ai fini di spaccio di pastiglie di Lyrica. Al ventenne sono stati rinvenuti anche di 765 euro e il medesimo è stato denunciato in stato di libertà per il possesso di una bomboletta spray al peperoncino e perché inottemperante all’Ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale.

I controlli continueranno con cadenza regolare.

“La traversata notturna” di Andrea Canobbio: le vie di Torino come “teatro della memoria”

THE PASSWORD Torino oltre gli asterischi

 

Per la rubrica The Password: Torino oltre gli asterischi”, in collaborazione con Il Torinese, Anna Gribaudo presenta La traversata notturna, penultimo romanzo di Andrea Canobbio, approdato sino alla finale di un importante premio letterario. Le pagine del libro narrano di un viaggio nella memoria familiare, tra le pieghe di un rapporto padre-figlio complesso, con Torino a fare da coprotagonista, nella sua cupa e malinconica ortogonalità.

La traversata notturna è il penultimo romanzo dello scrittore torinese Andrea Canobbio, classe 1962, pubblicato nel 2022 da La nave di Teseo. Il libro è stato finalista nella cinquina del premio Strega 2023, frutto di otto anni di lavoro. Come racconta l’autore in un’intervista al Circolo dei Lettori, il motivo scatenante per l’ideazione del libro era stata la solenne consegna, da parte delle sorelle, di una valigetta contenente le lettere che i genitori si erano scambiati durante il loro fidanzamento, tra 1943 e 1946, testimoni di una felice storia d’amore, sbiadita nel ricordo del figlio.

Al centro dell’opera c’è la famiglia Canobbio, e in particolare il complicato rapporto padre-figlio, sicuramente tra i più indagati nella storia della letteratura, da Ulisse e Telemaco fino a Kafka con la sua Lettera al padre: qui questa relazione è senza dubbio condizionata dalla malattia del padre, la depressione, di cui lo scrittore cerca di ricostruire le cause, ritrovandosi senza risposte definitive, se non con un sentimento di dolore inconfessato: «[…] non lo perdonavo di essere stato un depresso […]. Poi non riuscivo a perdonargli di non aver mai giocato con me, di non avermi mai parlato o incoraggiato, di non avermi mai trattato alla pari, come un adulto». Della malattia l’autore offre definizioni semplici e lapidarie: « […] e per me era questo il ritratto di mio padre, il ritratto della depressione, cioè del non vivere per non morire – come se la depressione fosse una scelta, una volontà di potenza o di impotenza […]».

Il libro è una “traversata” nel senso stretto del termine, un percorso per i sentieri tortuosi della memoria, con dei sopralluoghi tra le vie di Torinocittà che si erge in tutta la sua ortogonalità come coprotagonista: «Il cielo stellato sopra di me, la pianta ortogonale dentro di me». Infatti, l’autore ha creato una griglia di 81 caselle con i luoghi più significativi della città, in cui si muove procedendo come un cavallo su una scacchiera, non passando mai due volte dalla stessa casella. Canobbio afferma di aver ripreso l’idea da La vita, istruzioni per l’uso di Georges Perec, che aveva fatto lo stesso ma per le stanze di un condominio. Torino è però oggetto di sentimenti ambivalenti da parte dell’autore; infatti, è prima di tutto la città dei genitori, in cui si sente spesso esiliato: «ma in realtà la disprezzavo [Torino] perché era la città di mio padre, e mi sembrava triste e grigia come lui, e anche quando fingevo di appartenerle me ne sentivo escluso per sempre».

A tratti romanzo storico, con squarci sulla Torino bombardata e ricostruita nel Dopoguerra, a tratti autobiografia, ma anche album di famiglia, con vecchie fotografie, appunti dell’agenda del padre, disegni, schizzi che si mescolano alle pagine, per cercare di mettere ordine tra quello che resta dopo un lutto. La stesura difatti è stata lunga, racconta Canobbio, anche per via del dolore che i ricordi risvegliano – per cui interrompeva spesso il progetto con altre letture, come Perec, Queneau, ma anche con opere etnografiche di Griaule e Leiris, che paradossalmente lo riportavano al proprio vissuto e ai propri genitori. Vedeva anche un parallelo tra il suo lavoro e quello degli etnologi, viaggiare nello spazio per viaggiare nel tempo, in quanto si guardava spesso alle popolazioni primitive come all’infanzia dell’umanità.

Tra le pagine trovano spazio anche momenti di tenerezza e di leggerezza, e divertite riflessioni sulla natura dei piemontesi e dei torinesi: «se non sta attento, un piemontese può allargare le vocali fino ad aprire voragini al centro del discorso», «perché la natura profonda del torinese è militare e religiosa, mentre il milanese è laico e mercantile», «era torinese e quindi per natura e cultura attratto dalla melancolia […]».

Un libro decisamente lungo, 514 pagine, ma dalla lettura scorrevole e dallo stile preciso, trasparente, elegante, che lascia questioni aperte e forse irrisolvibili: quanto si è responsabili della propria malattia? Quanto è difficile vedere i propri genitori come persone? E come perdonarli per non essere come vorremmo che fossero?

Anna Gribaudo – redattrice di The Password

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Mammà Isola di Capri porta il profumo di mare alle OGR di Torino

“Il mare dentro”: la nuova rotta gourmet di Raffaele Amitrano tra Capri e Torino

C’è un momento, entrando alle OGR di Torino, in cui si dimentica la città. Forse è l’architettura imponente, forse l’energia creativa che vibra tra queste mura post-industriali. Da poco, a rendere ancora più speciale questa atmosfera, è soprattutto il profumo del mare che conquista chi varca la soglia di SNODO: è l’effetto del nuovo menù estivo firmato dallo chef Raffaele Amitrano per Mammà Isola di Capri, raffinato spin-off torinese dello storico ristorante stellato di Capri.

Il titolo scelto, “Il mare dentro”, non è una metafora. È una dichiarazione d’intenti. Amitrano non si limita a cucinare il mare: lo racconta, lo interpreta, lo porta in tavola con la grazia di chi ne conosce l’anima. E riesce, con sorprendente equilibrio, a far dialogare il respiro salmastro di Capri con la concretezza piemontese, creando un ponte gastronomico tra Sud e Nord che è, prima di tutto, un gesto d’amore.

Il percorso comincia con un benvenuto carico di semplicità e memoria: la pizzetta caprese, friabile e leggera, riporta alla mente l’infanzia, le estati in terrazza, i profumi del forno. Leggermente piccante, la pizzetta caprese è un assaggio studiato per risvegliare le papille gustative e preparale a un viaggio che sa di estate, sole e Mediterraneo.

Segue uno dei piatti più emblematici della nuova carta, “Capri Torino andata e ri-Tonno”, una rivisitazione del carpaccio di tonno alla napoletana, qui arricchito da un gel di cipolla alla genovese cotto per sei ore, e accompagnato da mela annurca. È un piatto stratificato, costruito con intelligenza e memoria, dove l’intensità degli ingredienti si stempera nella dolcezza della frutta, e il risultato è elegante.

“Come un’insalata di mare” è un’idea affascinante: alghe, limone salato, emulsione di ricci racchiusi in una rondella di calamaro. È un boccone che sa di fondali e di fantasia, un gioco di consistenze e iodio. Forse il calamaro, nella sua struttura, avrebbe potuto offrire una morbidezza leggermente più avvolgente, ma l’intuizione rimane forte e stimolante, capace di evocare immagini e sapori di profondità marine.

Tra i primi piatti, il “Vesuvio di Gragnano con scarola, alici marinate, fonduta di Moscione e tarallo” si presenta come un incontro deciso tra terra e mare. La pasta di qualità accoglie la delicata amarezza della scarola e la sapidità delle alici, mentre la fonduta di caciocavallo sorrentino — il Moscione — avvolge il piatto in una nota cremosa e intensa. È una composizione audace, forse con un accostamento — quello tra alici e Moscione — che sorprende più di quanto convinca fino in fondo, ma che proprio per questo apre a una riflessione sulla sperimentazione e sulla ricerca del gusto.

Il “Baccalà alle erbe fini, la sua brandade e peperoni” è invece una piccola sinfonia ben risolta: il baccalà mantecato trova rifugio in un peperoncino verde, in un gioco di dolcezze e sapidità che Amitrano completa con un tocco piemontese – qualche goccia di aceto di Barolo – che dà profondità e sottolinea l’anima ospitale del piatto.

Il “Baccalà alle erbe fini, la sua brandade e peperoni” si rivela il piatto forse più compiuto dell’intero menù. Qui Amitrano orchestra con sensibilità tre elementi che dialogano in modo armonico e preciso: il baccalà mantecato, avvolto in un peperoncino verde; il baccalà alle erbe fini e un carpaccio di baccalà servito con cruditè di peperoni; e una salsa ai peperoni che lega tutto con una dolcezza vellutata e vibrante. È un piatto in cui ogni componente ha una voce distinta, ma contribuisce a un insieme coerente, elegante, profondo. Il tocco di aceto di Barolo, misurato e calibrato, aggiunge un accento locale senza forzature, e completa una composizione che conquista senza alzare la voce, ma lasciando un ricordo nitido e persistente.

E quando si pensa che il percorso stia per concludersi, arriva un pre-dessert sorprendente: una delicata crema al caffè con crumble di mandorla, spuma di limone e una spolverata di polvere di cappero, che gioca sui contrasti e rinfresca il palato. Un piccolo, raffinato intermezzo che rinfresca il palato e lo prepara all’ultimo, goloso atto. Un passaggio armonioso e intrigante esaltato da un Vermouth Superiore Gran Torino.

Il gran finale che lascia il segno è “Melanzana, cioccolato e caffè con nocciola e caramello”. Un omaggio alla melanzana al cioccolato amalfitana, reinterpretata con eleganza e coraggio, dove la dolcezza della nocciola e la nota profonda del caffè si intrecciano in un equilibrio che richiama, con grazia, i sapori autentici del Piemonte.

A completare il percorso, due cocktail a firma Gran Torino raccontano la stessa storia con spirito liquido. “Torino-Capri/esperienza liquida”, servito all’aperitivo, unisce Gran Torino Superiore in purezza e soda al limone della costiera con una sfoglia di mela piemontese in soluzione salina: fresco, preciso, evocativo. Il gran finale arriva con “Espresso”: infuso al Caffè Special Terra di Lavazza e baccello di vaniglia, con fiore di cappero siciliano che gioca con il dolce e il salato e riduzione di Vermouth. Un sorso che è viaggio e sorpresa, e che sigilla il menù come un punto fermo carico di aroma e visione.

Con questa proposta estiva, Mammà Isola di Capri si conferma ben più di un’estensione del ristorante di Capri: è un luogo dove l’identità si rinnova attraverso il dialogo tra territori e culture. E dove il talento di Raffaele Amitrano incontra l’eleganza moderna delle OGR, in un contesto curato con attenzione anche nell’accoglienza, grazie alla direzione discreta e sapiente del restaurant manager Fabio Buratti.

“Il mare dentro non è solo un menù: è un sentimento, un ricordo, un’idea di cucina che parla di radici e di futuro”, racconta lo chef. E ha ragione. Perché questa nuova carta non è semplicemente un viaggio nel gusto, ma un racconto che lascia spazio alla memoria, al territorio e a chi, come Amitrano, sa trasformare una tradizione in qualcosa che ancora non c’era. Un invito a perdersi tra i sapori e ritrovarsi in un’idea nuova di cucina italiana.Ad accompagnare i piatti una selezione di vini pensata per esaltare ogni sfumatura del gusto. Tra le etichette in carta spicca il Bersano Arturo Brut, uno spumante piemontese Metodo Classico dal perlage fine e persistente, perfetto per aprire il pasto con freschezza e delicate note fruttate, ideale accanto ai crudi di mare o a un antipasto leggero.
Proseguendo, la tavola si è impreziosita con un bianco delle Langhe, il Vionié 2020 di Sordo, espressione elegante del vitigno Viognier: profumi di fiori bianchi e frutta a polpa gialla anticipano un sorso morbido e avvolgente, perfetto per accompagnare primi piatti di pesce e ortaggi mediterranei.
E in ultimo il Rosa di Poggio 2023 di Poggiomandorlo, rosato toscano dal bouquet fruttato e agrumato.
A rendere l’esperienza ancora più intensa contribuisce l’ambiente stesso: gli interni del ristorante, firmati dall’architetto Fragomeli, sono stati concepiti come una vera immersione nel blu del mare caprese. Eleganza, raffinatezza e un’attenta ricerca dei materiali definiscono l’ambiente, dove la scelta dei colori – dominata dalle sfumature marine – crea una cornice scenografica unica.

Il menù “Il mare dentro” è disponibile a pranzo e a cena fino alla fine dell’estate presso Mammà Isola di Capri – SNODO, OGR Torino.

📍 Corso Castelfidardo 22, Torino

📅 Lunedì 19.30 – 22.00 | Martedì–Venerdì 12.30–14.30 / 19.30–22.00

GIULIANA PRESTIPINO

La polizia sequestra 4 chili di droga

La Polizia di Stato ha arrestato in flagranza di reato cinque cittadini, di cui tre italiani e due peruviani per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

Da attività info-investigativa, gli operatori della Squadra Mobile apprendevano che presso l’abitazione di uno dei cittadini italiani, a San Giorgio C.se (TO) era stato allestito un vero e proprio laboratorio clandestino per la lavorazione di sostanza stupefacente.

Dalle perquisizioni effettuate, è emersa una vera e propria “raffineria” per la cocaina, con prodotti chimici ed attrezzature per la lavorazione della stessa. Complessivamente, sono stati rinvenuti infatti circa 4 kg di stupefacente tra cocaina e hashish e 4200 euro.

Su richiesta della Procura di Ivrea, è stato convalidato l’arresto con successiva applicazione della misura cautelare della custodia in carcere per quattro degli indagati e degli arresti domiciliari per il quinto.